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Autore: HikariMoon    15/08/2014    4 recensioni
(Post-Dan il Guerriero Rosso e Pre-Brave) Dan e Yuuki sono rimasti soli. Mai, Clarky, Kenzo e Hideto si sono arresi e hanno abbandonato la battaglia per la verità di Gran RoRo.
Il Guerriero Rosso e il Guerriero Bianco sono però decisi a portare avanti la loro battaglia. E per vincere sanno che dovranno fermare ciò che ha pilotato l’opinione pubblica contro di loro: il Governo Invisibile.
La loro determinazione si scontrerà contro le trame di quel potere nascosto… portandoli ad una dura sconfitta dal costo troppo elevato che segnerà Dan in modo indelebile.
Ma, mentre una battaglia sembra ormai persa, un’altra missione chiama i Maestri della Luce dando loro la possibilità di ritrovare sé stessi e quello che erano. L’inizio di una nuova avventura per Mai, Clarky, Hideto, Kenzo e soprattutto Dan.
Genere: Avventura, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dan Bashin, Un po' tutti, Yuuki Momose
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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Capitolo 3

Kenzo fissava il cielo azzurro sopra di sé, posato con la schiena alla panchina e il volto piegato verso l’alto. Le nuvole si riflettevano sui suoi occhiali. Accanto a lui c’era un libro aperto e un panino mangiato a metà. Il tetto della sua scuola era deserto e per questo gli piaceva trascorrere lì la pausa pranzo. Le voci degli altri studenti, invece, si sentivano salire dal cortile.

Kenzo sospirò e chiuse gli occhi. Era tutto così tranquillo. Eppure non si sentiva felice. Ma dopotutto come poteva aspettarsi di ritrovare l’ingenua felicità che provava prima di Gran RoRo? Quando il suo piccolo sogno egoista era ancora quello di diventare il più grande duellante di tutti. O di riavere la felicità di quando era a Gran RoRo? Quando essere un Maestro della Luce non veniva visto come un qualcosa di negativo.

Il ragazzino tornò ad aprire gli occhi cercando una risposta nel cielo azzurro. Come poteva dopo tutto quello che era successo? Dopo tutte le accuse, le difficoltà? Dopo la loro sconfitta? Dopo la morte di uno di loro. Kenzo abbassò lo sguardo tristemente.

Erano passati già un paio di mesi, ma ancora non riusciva a credere che il Guerriero Bianco non fosse più con loro. E quello che più lo faceva soffrire era che per la sua morte nessuno aveva pagato. Quando i suoi genitori non lo vedevano, in quei giorni di febbraio, lui aveva seguito il più possibile le indagini tramite la televisione o internet. Lui aveva bisogno di capire.

Ed era scoppiato a piangere quando aveva capito che la polizia aveva smesso di indagare. Si erano trovati una versione dei fatti che andasse bene e avevano chiuso il caso.

Yuuki e Dan, secondo loro, si erano immischiati con una di quelle piccole bande criminali della periferia di Tokyo. Erano addirittura spuntati testimoni che avevano affermato di aver già visto in precedenza i due ragazzi in quella zona parlare con altri. Testimoni che riconoscevano, senza però saper dire esattamente chi, in quei piccoli criminali le persone che avevano accompagnato quel giorno i due Maestri della Luce. Yuuki Momose era stato presumibilmente ucciso in una resa dei conti. E quando le chiavi del suo appartamento erano state trovate in una rete del porto, erano giunti alla conclusione che gli assassini dovevano averne gettato il corpo in mare rendendo così improponibile la sua ricerca. E il caso era stato chiuso per insufficienza di prove.

Kenzo cominciò a raccogliere le proprie cose. Aveva perso la fame e presto sarebbero riiniziate le lezioni. Studiare era l’unica cosa che in quei mesi lo rendeva felice. Forse il giorno che sarebbe diventato scienziato avrebbe finalmente ritrovato la propria serenità, un proprio equilibrio.

“Pensi di stare ancora per molto lì a sospirare?”

A quella voce, Kenzo sobbalzò dalla sorpresa e si voltò chiedendosi chi fosse salito lassù. Fu allora che vide una donna posata a braccia conserte contro la porta che portava al terrazzo. Indossava una gonna blu e un maglioncino azzurro a collo alto. Gli occhi lilla facevano capolino da dietro un paio d’occhiali e aveva corti capelli giallo-arancio. Kenzo arrivò rapidamente alla conclusione che quella donna non era né un’insegnante, né una segretaria. Non l’aveva mai vista.

“Non credo siano affari che la riguardino. Lo sa che l’ingresso alla scuola è proibito agli estranei?”

La donna sorrise divertita e si avvicinò fermandosi a poca distanza da lui.

“Cos’è quell’aria saccente? L’unica cosa di cui ti devi preoccupare è dirmi se sei tu Kenzo Kiodò.”

Kenzo la fissò leggermente offeso. “Veramente è Hyoudo.”

La donna sorrise scuotendo una mano davanti a sé, quasi a sottolineare che quello fosse un dettaglio insignificante.

“Come ti pare. Sei il Guerriero Verde sì o no?”

Kenzo non rispose subito e sospirò, finendo di raccogliere le proprie cose.

“Perché le interessa saperlo? E lei chi è?”

La donna alzò gli occhi al cielo e sbuffò spazientita, chiedendosi per quale ragione al mondo si fosse lasciata convincere ad occuparsene lei. Ah già, era stato un ordine del suo superiore. La donna abbassò il viso sorridendo sorniona, con le mani posate sui fianchi.

“E per fortuna che chi mi ha mandato ha detto che sei un tipo sveglio. Comincio a dubitarne… comunque io sono la dottoressa Stella Korabelishchikov.”

L’espressione sempre più perplessa sul volto di Kenzo fece sorridere la donna, che picchiettò piano la fronte del ragazzino con un dito.

“Non serve che sforzi la tua testolina, Benzò. Non puoi sapere chi sono.”

Il Guerriero Verde sbuffò. “Sono Kenzo!”

Stella si rialzò, tornando ad incrociare le braccia. “Sì, sì… senti da quello che so tu sai molte cose sul Mondo Altrove, notizie che potrebbero tornarci utili. La domande è: ci aiuti oppure no?”

Kenzo inclinò la testa studiando la donna che aveva davanti. Una piccola parte di lui cominciava a credere di avere a che fare con una pazza. E per di più lo irritava parecchio questo suo continuo storpiargli il nome… anche se, però, gli ricordava terribilmente Magisa.

“Tu e chi altri?”

Stella si voltò a fissare la città. “Un sacco di persone… però, bella la città.”

Il ragazzino si voltò a sua volta a guardare la città. “Non è mai stata a Tokyo?”

Una strana espressione attraverso il volto della dottoressa. “In un certo senso…”

Kenzo tornò a sospirare e si voltò verso di lei. La curiosità aveva vinto: voleva saperne di più.

“A cosa vi servono le informazioni su Gran RoRo?”

Stella lo guardò seria. “A proteggere l’umanità.”

Il Guerriero Verde la fissò per un istante e poi si voltò di scatto.

“Mi dispiace ma non posso aiutarvi. Gli abitanti di Gran RoRo non sono una minaccia.”

La donna lo guardò allontanarsi verso la porta, poi si posò al parapetto e sorrise.

“Ti porto i saluti del Comandante Kazan.”

Kenzo si bloccò di colpò a sentire quel nome e tornò a voltarsi, fissando con occhi sgranati la dottoressa. Kazan? Quel Kazan? Il Kazan che li aveva aiutati su Gran RoRo? Stella sorrise soddisfatta della reazione che aveva provocato in lui. Kenzo deglutì.

“Ma tu quindi…”

Stella si staccò dal parapetto. “Esatto. Credevo lo avessi capito, ma a quanto pare mi sbagliavo. Vengo dal futuro. Esattamente dall’anno 2650.”

La bocca di Kenzo si spalancò a dismisura e fissò imbambolato la donna davanti a sé. Stella si avvicinò e gli sventolò una mano davanti alla faccia.

“Terra chiama Hyoudo. Ci sei?”

Il ragazzino annuì, mettendoci qualche secondo per trovare le parole.

“E io a cosa vi servo?”

Stella lo guardò annoiata ma gli rispose.

“Ci serve quello che sai su Gran RoRo. Sappi solo che nel futuro da cui provengo, cambiato dopo la sconfitta del Re del Mondo Altrove, i Mazoku sono riusciti a prendere il controllo della Terra e ora gli esseri umani sono costretti a combattere per la libertà. E ti sarei grata se non continuassi a farmi perdere tempo.”

Poi si posò una mano sulla fronte, borbottando qualcosa sull’incapacità di questi baby-scienziati. Kenzo intanto stava cercando di raccogliere le idee, perché, doveva essere sincero, la notizia bomba che la donna veniva dal futuro lo aveva sconvolto non poco. Poi, la parte del suo cervello dove risiedeva la curiosità riprese il sopravvento.

“Come ha fatto a tornare nel passato?”

Stella lo guardò di sottecchi, non riuscendo ad evitare di sorridere. Ormai era più che certa che entro pochi minuti il ragazzino avrebbe accettato. Non lo avrebbe mai ammesso a nessuno e tanto a meno a lui, ma vedeva in lui la stessa insaziabile curiosità che lei aveva avuto fin da bambina. Sarebbe stato interessante lavorare con lui. Anche se, continuando in quel modo, con tutte le domande che sicuramente avrebbe voluto farle, avrebbero rischiato di rimanere lì per ore… o peggio.

“Ma quante domande fai, piccoletto. E non hai neppure visto il mondo da cui provengo… possediamo una tecnologia che voi neanche vi sognate. Sviluppata la teoria, modestamente da me, non è stato particolarmente difficile…”

Gli occhi di Kenzo brillarono. Si sarebbe visto da chilometri che tutto quel discorso lo affascinava e che non avrebbe chiesto altro che poter avere a che fare con simili tecnologie. Ma subito dopo un’ombra attraversò il suo sguardo e il Guerriero Verde abbassò gli occhi, iniziando a fissare i piedi. Stella lo guardò perplessa, senza riuscire a capire quel repentino cambio d’umore.

Ma come poteva capire Stella tutti i dubbi che ora si affollavano nella mente di Kenzo? Ritornare ad occuparsi del Mondo Altrove, ritornare in un certo senso a combattere per la Terra… sarebbe stato bello lasciarsi tutti i problemi alle spalle, allontanandosi finalmente da quell’epoca che, in un certo senso, li aveva traditi. Ma i suoi genitori? Il loro rapporto era migliorato in quel periodo, non poteva lasciargli così su due piedi senza una parola. Per la seconda volta.

“Mi spieghi che ti è preso tutto un tratto?”

Kenzo tornò ad alzare gli occhi ed incrociò quelli scrutatori della dottoressa. Resse il confronto per un paio di secondi e poi sospirò.

“Non so che fare… tutta questa storia del futuro… dopo quello che è successo…”

La voce della dottoressa lo interruppe bruscamente.

“Senti. Nel futuro sappiamo più o meno quello che è successo in quest’epoca… non voglio e non ho diritto di farti prediche, darti consigli o altro. Ma parlando da scienziata a… scienziato, se vogliamo, questa mi sembra una buona occasione per riprendere in mano un esperimento che, per così dire, non è riuscito bene. In ogni caso la scelta è tua. Non è mio interesse o scopo convincerti a dire di sì o di no. Qualsiasi cosa tu sceglierai, andrà bene…”

Stella a quel punto, forse accorgendosi del discorso troppo serioso che le era riuscito fuori, si voltò di lato assumendo un’espressione melodrammatica.

“Ovviamente con tutte le conseguenze… ma lascia stare, scegli liberamente.”

La dottoressa tornò a sorridere e rimase in attesa, sebbene si notasse il suo desiderio di terminare il prima possibile quella missione. Voleva tornare nel futuro… aveva troppe cose da fare.

Kenzo non sapeva cosa rispondere. Gli sembrava di essere tornato al giorno su Gran RoRo in cui tutti avevano dovuto decidere se sacrificare o no il proprio cristallo. Anche lì era stato solo lui a decidere, non i suoi genitori, né nessun altro. E forse era quella l’occasione che cercava per ritrovare sé stesso.

Alzò lo sguardo verso gli oggetti di scuola rimasti posati sulla panchina. E prese la sua decisione.

“Vengo…”

Stella, colta alla sprovvista, si girò verso di lui. Kenzo la guardò e sorrise determinato, seppure, in fondo in fondo, si vedeva che aveva anche un po’ di paura.

“Ho detto che vengo… lasciami solo fare una cosa.”

La donna annuì e Kenzo corse verso la sua borsa. Prese veloce il portatile in esso contenuto e lo accese. Pochi minuti gli bastarono per scrivere un email la più dettagliata e rassicurante possibile ed inviarla ad entrambi i suoi genitori. Sperava solo che lo capissero.

Subito dopo, si inginocchiò e iniziò a frugare nel proprio zaino. Quando si rialzò aveva in mano la busta che conteneva il suo mazzo di carte. Kenzo la appese alla sua cintura e si voltò verso Stella inspirando profondamente.

“Sono pronto.”

Stella sorrise. “Davvero? Credevo saresti stato più lento. Comunque meglio così.”

Appena finito di parlare, la dottoressa si voltò ed estrasse dalla tasca della gonna un piccolo congegno. Kenzo si avvicinò guardandolo curioso. Stella non aspettò che lui capisse cosa fosse e premette un pulsante. All’istante a pochi metri di fronte a loro apparve un varco luminoso, molto simile a quello che avevano attraversato anche quando erano andati su Gran RoRo.

Kenzo si voltò incantato verso il varco, abbassando gli occhiali e sbattendo gli occhi. Non aveva mai visto una cosa simile… passi che un portale possa essere aperto dalla magia come facevano Kajitsu o Magisa, ma un portale creato dalla tecnologia! Quanto avanzati dovevano essere rispetto alla loro epoca?

Prima che, però, lui potesse formulare altre domande, Stella lo aveva afferrato per un braccio
sorridendo divertita e mettendosi a correre.

“Andiamo Kenduro, il futuro ci aspetta!”

Il Guerriero Verde ebbe appena il tempo di bloccarsi gli occhiali affinché non scivolassero via. Trascinato da Stella, riuscì solo a trovare la voce per esprimere il proprio disappunto.

“Io mi chiamo Kenzo!!!!”

Ma il suo grido venne inglobato nel portale che, una volta che loro lo aveva attraversato, scomparve all’istante. E mentre Kenzo attraversava i secoli che lo avrebbero condotto nel 2650, un pensiero improvviso attraversò la sua mente: gli esami!!! E ora come faccio?

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Kenzo continuava ad osservare i dati raccolti dai vari avamposti umani sparsi per tutto il mondo. Stella, su un altro computer, stava facendo lo stesso. Dovevano capire che cosa stesse succedendo.

Quando era arrivato nel futuro, un paio di settimane prima, Kenzo era stato messo velocemente al corrente di ciò che era accaduto nei secoli che separavano la sua epoca da quella in cui si trovava ora. La diffusione delle creature oscure, la creazione di Octo nel venticinquesimo secolo… e i sempre più frequenti disastri naturali. Non era stato difficile risalire ai dati accumulati nei secoli e i due scienziati si erano subito resi conti della crescita esponenziale che questi fenomeni avevano subito dopo la creazione di quel nuovo continente. Senza contare che nell’ultimo periodo sembravano aver subito l’ennesima brusca accelerazione.

Kenzo sbuffò e si spinse indietro con la sedia, facendola ruotare in modo tale da trovarsi di fronte a Stella e senza inciamparsi nel lungo camice che indossava.

“Abbiamo bisogno di più informazioni!”

Stella si voltò verso di lui. “I nostri informatori stanno facendo del loro meglio.”

Kenzo sospirò. “Lo so… è solo che ci servirebbe qualcuno che possa dirci quello che succede anche nelle aree controllate dai Mazoku. Ti rendi conto anche tu che sappiamo poco o nulla su quelle aree!”

Stella distolse completamente l’attenzione dal computer per concentrarla completamente su Kenzo.

“E secondo te lasceranno un umano vagare indisturbato nei loro territori?”

Il Guerriero Verde non rispose subito e rimase in silenzio, mentre una piccola e strana idea si faceva sempre più largo nella sua mente. Avevano bisogno di uno che fosse abituato a viaggiare, capace di difendersi, capace di duellare a Battle Spirits, abituato ai Mazoku e ai loro comportamenti…

Di scatto, Kenzo saltò in piedi sulla sedia, cogliendo di sorpresa anche la dottoressa. Un sorriso a trentadue denti brillava sul suo viso, attraversato da un’espressione trionfante.

“Dobbiamo dirlo al Comandante Kazan… so chi è la persona che fa al caso nostro!”

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Hideto era disteso sotto un albero, un filo d’erba tra le labbra e il cappello abbassato sugli occhi per riparalo dalla luce. Posato al tronco e con lo zaino accanto a sé, il Guerriero Blu stava valutando la direzione che avrebbe preso una volta riposatosi a sufficienza.

Davanti a lui si apriva la distesa piatta e quasi infinita dell’Australia. In lontananza riusciva a scorgere l’Ayers Rock, la montagna sacra degli aborigeni. Era stato in quella zona solo pochi giorni prima e gli aborigeni gli avevano raccontato un sacco di bellissime storie e leggende. Anche da lontano, guardarla era uno spettacolo affascinante.

Forse sarebbe tornato verso la costa, ma prima doveva aspettare che il caldo si facesse un po’ più mite (per quanto fosse possibile) e le ore più calde della giornata fossero trascorse.

Hideto, nascosto dal cappello, sorrise malinconico. Più un luogo era sperduto e più lui si sentiva a suo agio. Un tempo non lo avrebbe mai detto, ma era così dopo quasi un anno, ormai, che viaggiava per tutto il mondo. Ed era così perché in quei luoghi c’erano poche cose che gli ricordavano ciò che si era lasciato alle spalle. Le accuse, le sconfitte, gli amici persi di vista o persi per sempre… tutto ciò continuava ad affollarsi nella sua mente soprattutto la sera, quando il cielo stellato in quei luoghi sembrava troppo il cielo di Gran RoRo. E la nostalgia e i sensi di colpa si facevano più forti.

Sapeva benissimo che il motivo che lo aveva spinto a partire era stato quello di fuggire dalla realtà che a Tokyo si era fatta opprimente. Ma non poteva smettere di chiedersi come stavano tutti gli altri. Se stavano ancora combattendo, se stavano bene, se erano riusciti a superare la morte di Yuuki… quella notizia gli aveva fatto soltanto crescere il desiderio di andarsene ancora più lontano, lontano da tutta quella malvagità.

“Hideto, ma non potevi scegliere un posto meno caldo?!?”

Il Guerriero Blu trattenne il fiato per lo stupore, ma dopo pochi istanti si disse che doveva essere uno scherzo del caldo. Come poteva sentire la voce di Kenzo? E soprattutto la voce di Kenzo nel bel mezzo del deserto australiano? Andiamo, è assurdo.

“Hideto, guarda che non mi sto divertendo… sto morendo di caldo! Puoi non ignorarmi?”

Nel sentire quelle parole, Hideto saltò su di scatto e alzò il cappello e, quando vide proprio Kenzo salutarlo sorridente, rimase imbambolato a guardarlo con occhi sgranati per qualche istante. Nella sua mente continuava a ripetersi che doveva essere solo un miraggio… ma Kenzo aveva l’ombra. Quando si rese conto di questo particolare, Hideto fece un balzò indietro puntandogli un dito accusatorio contro.

“Tu che ci fai qui?!? Da dove sei sbucato fuori?!? E come hai fatto a trovarmi?!?”

Kenzo sorrise innocente. “È così che si saluta un vecchio amico?”

Hideto lo fissò ancora scioccato per qualche istante, prima di calmarsi un attimo e tornare a sedersi sconsolato sotto l’albero.

“Ciao, Kenzo… mi spieghi come sei arrivato qui?”

Il Guerriero Verde sorrise misterioso e si sedette accanto all’amico.

“E se io ti dico che c’è un posto dove puoi ritornare a combattere, senza che ci sia più nessuno che possa dirti niente, lontano da tutti quelli che ci hanno accusato… così lontano, che nessuno saprà chi sei. Tu cosa mi rispondi?”

Hideto sbattè le palpebre perplesso e sorrise divertito. “Che hai preso un bel colpo di sole, Kenzo.”

Il ragazzino guardò l’amico fingendosi offeso e si rese conto facilmente del barlume di speranza che brillava negli occhi blu di Hideto.

“Se prendo un colpo di calore è solo colpa tua… e non sto scherzando. Questo posto esiste davvero e io ti ci posso portare.”

Hideto scrutò l’amico per qualche istante, cercando di capire se lo stesse prendendo in giro oppure no. Ma se Kenzo poteva apparire all’improvviso nel bel mezzo dell’Australia, neanche un po’ sudato o stanco, anche quel posto poteva esistere.

“Sul serio?”

Kenzo annuì. “Sì, sul serio. Però c’è una cosa che prima devi sapere…”

Hideto lo fissò, incuriosito dal tono incerto dell’amico. “Che cosa dovrei sapere? E tu questo posto come lo hai scoperto?”

A quella domanda, il ragazzino sorrise.

“Mi ci ha portato la dottoressa Stella. Avevano bisogno di qualcuno che portasse avanti degli studi sugli sconvolgimenti climatici provocati dalla creazione nel venticinquesimo secolo del continente di Octo. E dato che all’origine di tutti questi problemi c’era la diffusione dei Mazoku sulla Terra, hanno pensato che portare nel ventisettesimo secolo un Maestro della Luce fosse la scelta migliore.”

Quando Kenzo finì di parlare, Hideto lo fissò perplesso per lunghissimi minuti cercando di metabolizzare il discorso. Solo allora il Guerriero Blu si rese conto di alcuni dettagli.

“Venticinquesimo secolo?!? Mazoku sulla Terra?!? Ventisettesimo… mi vuoi far credere che tu sei andato nel futuro?!?”

Man mano che parlava, la voce di Hideto era andata in crescendo e alla fine anche il ragazzo si era alzato fissando con gli occhi fuori dalle orbite l’amico. Anche Kenzo si era alzato e gli sorrideva con le mani dietro la schiena.

“Esattamente. Adesso non puoi dirmi che conosci un posto più lontano di questo…”

Hideto non sapeva che cosa rispondere. Faticava ancora a credergli ma sperava con tutto il cuore che fosse vero. Sarebbe stata la risposta a tutte le sue domande, la conclusione di tutte le sue ricerche. Aveva finalmente a portata di mano la possibilità di ripartire da zero, di mostrare quello che era senza i pregiudizi delle persone che lo riconoscevano come un Maestro della Luce. Poteva finalmente ricominciare a vivere.

La confusione nel suo sguardo fu presto cancellata e sostituita dall’entusiasmo. Hideto sorrise, forse con lo stesso sorriso che aveva avuto a Gran RoRo. Ci era finalmente riuscito.

Sempre sorridendo, Hideto si sistemò il cappello. “Penso che tu mi abbia convinto, Kenzo.”

Il Guerriero Verde sorrise soddisfatto. “Sapevo di poter contare su di te. Andiamo e una volta arrivati ti spiegherò che cosa dovrai fare.”

Hideto annuì e si mise in spalla lo zaino. Un tempo si sarebbe lamentato per il peso, per il caldo… per un sacco di cose in effetti. Ma quei mesi in giro per il mondo, il dover contare solo su sé stesso avevano completato il processo di maturazione che era iniziato a Gran RoRo. Hideto si sentiva diverso e pronto per una nuova avventura: non gli importava sapere in quel momento che cosa avrebbe dovuto fare, gli bastava poter arrivare nel futuro.

“Andiamo, allora.”

Kenzo non se lo fece ripetere due volte, tanto più che ormai si era abituato ai viaggi nel tempo. Estratto dalla tasca lo stesso congegno usato da Stella, premette il pulsante e attivò il portale che apparve a pochi metri da loro. Nessuno, se non qualche canguro, era spettatore di quello che stava succedendo. Il Guerriero Verde si voltò verso l’amico.

“Attraversato quel varco saremo nel futuro.”

Hideto annuì, continuando a fissare affascinato il portale. Così tanti ricordi si avvicendarono nella sua mente, ricordi di tutte le avventure a Gran RoRo e di quel primo portale che aveva attraversato due anni prima, creato dalla Principessa Farfalla. Cosa lo avrebbe atteso oltre a questo? Cosa lo avrebbe atteso nel futuro? E, soprattutto, ne sarebbe stato all’altezza?

Hideto scosse la testa: non era quello il momento di pensarci. Si sistemò meglio lo zaino sulle spalle e si voltò verso Kenzo.

“Sono pronto.”

Kenzo annuì e i due ragazzi si avviarono verso il portale. Pochi istanti dopo, tutto scomparve e nessuno avrebbe potuto dire che ci fosse stato qualcuno. Se non per le impronte sulla terra che improvvisamente scomparivano. Ma anche quelle, con il vento e con il passaggio degli animali, sarebbero presto scomparse.

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Quando Hideto riaprì gli occhi, ci mise pochi secondi per rendersi conto di non essere veramente più in Australia. In realtà sembrava quasi di essere in uno di quei film fantascientifici. Era veramente colpito.

“Guerriero Blu è un piacere rincontrarti di nuovo.”

Hideto a quella voce si voltò di scatto e, giù dalla piattaforma su cui si trovavano ancora lui e Kenzo, vide due persone. Una donna e un uomo che riconobbe subito. Kazan il distruttore. Il Guerriero Verde ne approfittò per scendere e sorridendo affiancò le due persone.

“Il Comandante Kazan lo conosci già. Lei invece è la dottoressa Stella.”

La donna sorrise. “Più precisamente sono la dottoressa Stella Korabelishchikov…”

La faccia stranita di Hideto la fece scoppiare a ridere. “… ma va benissimo dottoressa Stella.”

Hideto sorrise rassicurato e poi tornò a voltarsi verso Kazan. Ogni minuto che passava si sentiva più euforico, mentre nella sua mente rimbalzava un solo pensiero: ci sono riuscito.

“Beh, ora che sono qui penso che mi dovrete spiegare un po’ di cose… credo che in tutti questi secoli il mondo sia cambiato un bel po’.”

Kazan annuì. “Ti verrà tutto spiegato. Andiamo.”

Il Comandante si avviò subito seguito dagli altri. Mentre si dirigevano alla sala di controllo, Hideto si vide bombardato dai resoconti di quanto successo accompagnati dai continui battibecchi di Kenzo e Stella. All’inizio rimase perplesso dai loro continui tentativi di parlare prima o sopra l’altro, ma alla fine si era rassegnato decidendo che doveva essere il loro comportamento solito.

La seconda cosa, che lo sorprese più di tutte le altre, fu vedere la gigantografia dell’atlante geografico che rivela quanto gli era stato detto: la Terra era quasi ormai in mano ai Mazoku.

Ma ciò che lo lasciò scioccato fu quanto gli rivelarono Stella e Kenzo: la Terra era squassata da continui disastri naturali che non facevano altro che intensificarsi giorno dopo giorno e fu così che scoprì che cosa volevano da lui.

Kazan incrociò le mani davanti al volto, fissandolo con sguardo serio.

“Come ti sarai reso conto, Guerriero Blu, siamo privi di informazioni sufficienti sull’entità e l’intensità di questi disastri nei territori dei Mazoku. Senza contare che, di fatto, sappiamo poco o nulla dei loro comportamenti.”

Hideto si posò al tavolo, staccandosi dallo schienale della poltroncina, e fece vagare lo sguardo sugli altri tre presenti.

“Quindi, se ho capito bene, quello che voi volete da me è che viaggi in questi territori riportando tutti i dati che vi mancano?”

La dottoressa Stella annuì. “Sarebbe fondamentale per avere un quadro preciso di quello che sta succedendo. Solo così potremmo ipotizzare sviluppi futuri o magari anche una soluzione…”

Kenzo iniziò a parlare interrompendo la scienziata che li lanciò uno sguardo stizzito.

“È per questo che ho pensato a te. È da un anno che viaggi da solo e in ogni luogo della Terra… certo, ora la situazione si è fatta decisamente più pericolosa, ma da quel che sappiamo per i Mazoku vale ancora il discorso tutto si risolve con Battle Spirits…”

Stella lo spinse di lato riprendendo a parlare.

“Infatti è in questo modo che si decidono le conquiste o no dei territori. Il comandante che li guida sfida un rappresentante degli umani: se quest’ultimo perde la città è loro, se vince di solito se ne vanno.”

Hideto alzò un sopracciglio. “Di solito?”

Kenzo sorrise a disagio. “Beh, diciamo che ci sono Mazoku che a volte non rispettano proprio letteralmente la parola data…”

A quel punto, prima che qualcun altro potesse dire qualcosa, Kazan riprese la parola.

“La domanda ora è questa: Guerriero Blu, in queste condizioni e con questi pericoli, sei disposto ad accettare questo incarico?”

Tutti si voltarono a guardare Hideto, in attesa di una sua risposta. Il ragazzo rimase in silenzio per lunghi istanti, fissando la mappa dei continenti. Se lo stava chiedendo da solo: era pronto ad affrontare i pericoli che avrebbe incontrato? Hideto sorrise. Tutti quei mesi trascorsi a Gran RoRo lo avevano abituato a vivere a contatto con gli abitanti del Mondo Altrove… non sarebbe stato di sicuro più difficile che affrontare i criminali che si erano loro opposti nel passato. E poi, finalmente, avrebbe potuto tornare a combattere con il proprio fidato mazzo. Il Guerriero Blu si voltò sorridente verso Kazan, Stella e Kenzo.

“Datemi l’attrezzatura giusta… e sono il vostro uomo.”

Kenzo sorrise entusiasta. “Sapevo che potevamo contare su di te.”

Anche Kazan sorrise. “Ti ringrazio. E per l’attrezzatura, credo sia tutto già pronto. Se non avessi accettato tu, avremmo dato l’incarico a qualcun altro. Quando puoi partire?”

Hideto si alzò dal tavolo e si sistemò il cappello, un sorriso sicuro sulle labbra,

“Anche domani.”

Kazan si alzò a sua volta. “Ottimo. La dottoressa Stella e Kenzo ti forniranno tutto ciò di cui ti serve. E, quando hai un attimo di tempo, nell’hangar ti aspetta il tuo mezzo di trasporto.”

A quelle parole, Hideto sembrò molto interessato. Era entusiasta e emozionato come non lo era più da tempo. Si sentiva ritornare a vivere. Finalmente era riuscito ad azzerare il suo passato e ora poteva ricominciare. E, questa volta, sarebbe stato lui e nessun altro a dimostrare agli altri chi era veramente: Hideto Suzuri, il Guerriero Blu.

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Il Comandante Kazan, la dottoressa Stella e Kenzo erano fermi in uno dei corridoi che circondavano l’hangar in cui era stata appena ultimata la nuova astronave che avrebbe rafforzato il contingente delle forze umane. L’espressione sul volto di Kazan rifletteva la sua soddisfazione nel vedere realizzato un nuovo aiuto per la difesa degli esseri umani.

Kenzo era immobile davanti al vetro, con le mani posate ad esso. Non era particolarmente interessato all’aspetto prettamente tecnico-meccanico dell’astronave, ma aveva partecipato anche lui alla realizzazione del suo sistema informatico e del suo sistema difensivo. Dire che era orgoglioso era poco. Il Guerriero Verde sorrise. Era passato solo un mese da quando si trovava nel futuro, ma era stato un mese frenetico e così lungo da fargli sembrare di trovarsi nel futuro da almeno un anno. Ma nonostante quello si sentiva rinato.

“Non ci resta che scegliere l’equipaggio…”

Kenzo si voltò verso Kazan e annuì. “È già stato scelto un nome per l’astronave?”

Il Comandante scosse la testa. “No. È un compito che spetterà a colui o colei che sceglieremo come suo Comandante. Senza contare che rimangono da ultimare ancora alcuni dettagli.”

Finito di parlare, Kazan si riavviò lungo il corridoio lasciandosi alle spalle l’hangar. La dottoressa Stella e Kenzo, lanciato un ultimo sguardo oltre il vetro e verso l’astronave, lo seguirono.

Pochi minuti dopo, i tre erano seduti attorno ad un tavolo circolare, in quella che era la sala dove si tenevano la maggior parte delle riunioni in cui venivano spiegati i progressi fatti da Stella e Kazan oppure gli sviluppi negli scontri tra umani e Mazoku. Un enorme schermo, ora spento, era ciò che maggiormente attirava l’attenzione.

Kazan non perse tempo e spinse verso la dottoressa Stella e Kenzo due fascicoli, su cui erano pinzate due foto. Una ritraeva una ragazzina che poteva avere l’età di Kenzo, occhi e capelli rosso-castani e un sorriso entusiasta. L’altra ritraeva, invece, un ragazzo di qualche anno più grande, capelli e occhi blu e un’espressione più seria.

Kenzo alzò lo sguardo perplesso verso Kazan. “Loro chi sarebbero?”

Kazan aprì i fascicoli che aveva davanti a sé.

“Sono Plym Machina e Yus Glynnhorn. Ho osservato diversi fascicoli e ritengo che siano le persone più adatte per occuparsi della nuova astronave.”

Kenzo si posò allo schienale con le braccia incrociate, un’espressione scettica sul volto.

“Non sono troppo giovani?”

Stella sorrise e lo guardò ironica. “Parli proprio tu, Denzò.”

Il ragazzino lanciò alla donna uno sguardo che avrebbe potuto fulminarla.

“È Kenzo! E comunque non c’entra… io non ho la responsabilità di pilotare quell’affare o di occuparmi dei suoi motori senza farli esplodere!”

Stella sbuffò. “Però hai la responsabilità di portare avanti studi che potrebbero avere un’importanza vitale per il futuro di questo pianeta…”

Kenzo non rispose subito, ma alla fine sospirò arreso.

“Va bene. Comandante Kazan come è arrivato a sceglierli?”

L’uomo sorrise e prese in mano il primo fascicolo.

“Plym Machina ha vissuto per lungo tempo per le strade. Conosce qualsiasi motore o parte meccanica… credo non abbia mai fatto altro in tutta la sua vita. Si è unita alle nostre squadre perché voleva rendersi utile. Ha collaborato alla realizzazione di buona parte dei motori e dei meccanismi dell’astronave. È quasi più esperta di meccanici molto più vecchi di lei e conosce a mena dito l’astronave. Non penso ci sia persona più adatta per affidarle l’astronave.”

Stella e Kenzo annuirono, per cui il Comandante prese il secondo fascicolo e riprese a parlare.

“Yus Glynnhorn, invece, è di origini australiane. È rimasto orfano da bambino ed arrivato in Giappone con il solo desiderio di combattere contro i Mazoku. Ha un talento innato come pilota. Sono state fatte diverse simulazioni e il ragazzo ha dimostrato di cavarsela egregiamente. Forse potrebbero esserci piloti più esperti, ma credo che l’età non sia per forza un parametro da dover usare.”

Kazan concluse e posò anche il secondo fascicolo, voltandosi verso Stella e Kenzo in attesa di loro commenti. I due scienziati rimasero in silenzio per qualche secondo e poi fu Stella a parlare per prima.

“Mi fido del suo parere, Comandante. Ora ci manca solo il Capitano.”

Kenzo a quelle parole sorrise inconsapevolmente. “Se permettete, penso di avere io questa volta il candidato perfetto…”

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Clarky fissava con le mani in tasca l’aereo che stava decollando diretto verso gli Stati Uniti. Dietro di lui la folla percorreva l’aeroporto parlando e trascinando bagagli. Il Guerriero Giallo rimase immobile davanti al vetro fino a quando l’aereo non divenne un puntino praticamente invisibile.

A quel punto, il ragazzo si voltò e si avviò lentamente verso l’uscita. Quella mattina aveva accompagnato Andrew per salutarlo. Il fratello aveva ottenuto la possibilità di addestrarsi per un anno in un’accademia aereospaziale americana e non si era fatto sfuggire l’occasione. In realtà, Andrew era stato quasi sul punto di rifiutare pur di stare accanto al fratello, ma Clarky era stato categorico e gli aveva detto che non poteva rinunciare alla sua vita solo per lui. E così alla fine aveva accettato ed era partito.

Mentre scendeva con le scale mobili, Clarky non riuscì ad evitare di sorridere. Probabilmente entro poche settimane anche Mai si sarebbe trovata di fronte agli stessi saluti all’aeroporto. Dopo quello che era successo in febbraio, lui e lei avevano ripreso i contatti anche perché era un po’ difficile perdersi di vista quando i tuoi fratelli maggiori sono fidanzati. E infatti, Mai gli aveva raccontato che la sorella Kaoru aveva ottenuto la possibilità di frequentare l’anno accademico successivo in un’università americana grazie ad un progetto di scambio culturale. Anche lei aveva avuto seri dubbi sull’accettare, ma tra l’insistenza di Mai e la scoperta che anche Andrew sarebbe stato in America l’avevano convinta. Era stato così che i due “piccioncini”, come lui si divertiva a prenderli in giro, avevano deciso di trascorre l’estate insieme e così Kaoru sarebbe partita prima del programma.

Il Guerriero Giallo uscì dall’aeroporto e sorrise: era veramente felice per loro. Sperava che, se un giorno avesse trovato l’amore, anche tra loro ci potesse essere un rapporto bello come quello tra Andrew e Kaoru.

Clarky scacciò quei pensieri e si sedette alla fermata dell’autobus, estraendo dalla tasca il proprio cellulare. Perplesso rilesse il messaggio che qualche ora prima gli aveva inviato Kenzo. Era dal Natale precedente che non si sentivano, quasi cinque mesi prima. L’improvvisa richiesta del Guerriero Verde di incontralo lo aveva incuriosito. Avevano appuntamento un’ora dopo in uno dei giardini di Tokyo. Era proprio curioso di sapere che cosa volesse da lui.

La curiosità del Guerriero Giallo continuò a crescere fino a quando non vide spuntare tra le persone che passeggiavano tra i vialetti i capelli verdi di Kenzo. Il Guerriero Verde, non appena lo vide, alzò il braccio per salutarlo e lo raggiunse sorridente.

“Clarky, sono felice di rivederti e grazie per aver accettato il mio invito.”

Clarky sorrise a sua volta mentre Kenzo prendeva posto accanto a lui.

“In effetti ne è passato di tempo… il tuo messaggio mi ha sorpreso. Sono curioso di sapere il perché di questo incontro, non che non mi faccia piacere…”

Kenzo sorrise misterioso. “Ho una richiesta da farti.”

Clarky, sempre più curioso, si voltò verso di lui. “E quale sarebbe?”

Kenzo saltò in piedi e mise le braccia dietro la schiena. Il sorriso continuava ad albergare sul suo viso. A vederlo, Clarky si rese conto che Kenzo sembrava piuttosto soddisfatto per qualcosa che gli sfuggiva.

“Hai mai pensato di volare anche tu, come tuo fratello?”

Il Guerriero Giallo sgranò gli occhi, credendo che Kenzo fosse impazzito. Ma da dove gli era saltata fuori quella domanda? Lo aveva fatto venire lì solo per quello?

Vedendo l’espressione dell’amico, Kenzo scoppiò a ridere.

“Clarky, dovresti vederti… sembra che ti abbia chiesto qualcosa di impossibile!”

Il Guerriero Giallo sbuffò. “Non sarà una cosa impossibile… ma è impossibile per me. Ve l’ho già detto che volare nello spazio non mi interessa.”

Kenzo tornò a sedersi, ma non guardò Clarky, lasciando che lo sguardo vagasse sul parco.

“E se dovessi viaggiare soltanto nell’atmosfera… un po’ come fa tuo padre. Cosa mi risponderesti?”

Clarky rimase muto. Non sapeva bene che cosa rispondere. In quegli anni si era così abituato a litigare con Andrew su quella questione che lui considerava impossibile, che non aveva mai veramente pensato ad un futuro che comprendesse il volo in un altro modo. Pensandoci, era bello quando su Gran RoRo volavano sulla Limoviole… il Guerriero Giallo scacciò subito quei ricordi che, seppur non lo ammettesse, gli facevano ancora male.

“Io non so Kenzo… non ci ho mai pensato.”

Il Guerriero Verde sorrise. “Beh, pensaci… se dici di sì, c’è un posto da Capitano che ti attende.”

Clarky lo fissò per qualche istante prima di sgranare gli occhi e quasi urlare.

“Un posto da Capitano?!?”

Kenzo si guardò attorno imbarazzato e fece cenno a Clarky di abbassare la voce. Il Guerriero Giallo si zittì e si accorse delle persone che li stavano guardando perplessi. Ripreso il proprio controllo, Clarky lanciò uno sguardo perplesso all’amico.

“Kenzo, ti ricordi che io sono ancora minorenne? Mi spieghi chi sarebbe il pazzo che mi farebbe diventare capitano di un aereo?”

Il Guerriero Verde scoppiò a ridere. “Clarky, io non sto parlando di un aereo… ma di un’astronave!”

L’espressione di Clarky divenne ancora più perplessa, quasi si poteva scorgere un enorme punto di domanda sulla faccia del ragazzo. A quel punto, Kenzo si alzò.

“Penso che tutto sarà più facile una volta che saremo arrivati. Kazan ci sta aspettando.”

A sentire quel nome, i vari pezzi del puzzle si incastrarono nella mente di Clarky che finalmente cominciò a capire qualcosa di più. Il ragazzo deglutì, incredulo.

“Tu mi stai proponendo di andare nel futuro?”

Kenzo annuì e rimase in attesa di una reazione di Clarky. Il Guerriero Giallo rimase per lunghi istanti in silenzio. Andare nel futuro non era certo qualcosa da tutti i giorni. E accettare avrebbe significato riprendere in mano un duello che lui considerava finito l’anno prima. Avrebbe significato riprendere a combattere, ritrovare la determinazione.

“Perché ci hanno chiamato?”

Kenzo si rabbuiò. “I Mazoku sono riusciti a rimanere sulla Terra e l’hanno quasi ormai conquistata. L’umanità è costretta a combattere per la propria libertà…”

Clarky sorrise malinconico. “Ironia della sorte… gli umani avevano conquistato Gran RoRo, ora i Mazoku hanno conquistato la Terra.”

Kenzo annuì tornando a sedersi. “In effetti il destino è ironico quando vuole… ma è per questo che sono venuto a chiamarti. Ci aiuterai a difendere l’umanità? Chissà, magari andrà diversamente…”

Clarky continuò a sorridere e si posò allo schienale della panchina, alzando gli occhi verso le fronde degli alberi e il cielo azzurro.

“Già… magari alla fine qualcuno ci darà ascolto, almeno nel futuro…”

I due ragazzi rimasero in silenzio. Kenzo era in attesa che Clarky prendesse una decisione, lui non poteva farlo al suo posto e neppure obbligarlo. Il Guerriero Giallo, invece, stava pensando a tante cose. Le avventure a Gran RoRo, la sua famiglia, tutto ciò che era successo in quei mesi… l’anno prima si era arreso perché la battaglia che portavano avanti gli era sembrata un vicolo cieco. E questa nuova battaglia? Non poteva considerarla persa in partenza, senza neppure provarci. Non sarebbero stato da lui, non sarebbe stato da Maestro della Luce. Poteva tornare a combattere? Combattere per il futuro? Sì, poteva anzi doveva. Non poteva combattere per cambiare il passato, combattere per il presente non aveva più senso… non restava altro che lottare per il futuro. Il ragazzo sorrise e tornò a voltarsi verso Kenzo.

“Sono con voi. Devo almeno provarci, no?”

Kenzo, felice che anche Clarky avesse accettato, annuì convinto. “Grazie, Clarky.”

Il Guerriero Giallo si alzò e ridacchiò. “Aspetta prima di vedere quanti danni farò come Capitano, prima di ringraziarmi…”

Kenzo sorrise e si alzò a sua volta. “Ho fiducia in te… anche perché se non sarai adatto al ruolo, la dottoressa Stella mi prenderà in giro per tutto il resto della vita!”

Ridendo, i due ragazzi si avviarono lungo uno dei vialetti del parco, in cerca di un luogo più tranquillo dove poter aprire il portale. Dopotutto, avrebbe fatto un certo scalpore la notizia di due ragazzi scomparsi nel nulla dopo aver attraversato un varco luminoso.

Quando arrivò il momento di andare nel futuro, Clarky si voltò a fissare il parco e la città che si intravedeva oltre agli alberi. Stranamente, si rese conto che quel posto non gli sarebbe mancato. Avrebbe avuto nostalgia solo della sua famiglia, di sua madre, di suo padre, di Andrew. Forse era rimasto troppo deluso da come quell’epoca si era comportata verso di loro e verso Gran RoRo… o forse era troppo cambiato lui e lì si sentiva ormai bloccato. Qualsiasi cosa fosse, però, sentiva, senza spiegarsi il perché, che quell’avventura nel futuro lo avrebbe aiutato a capire chi fosse veramente Clarky Ray. E magari anche quale fosse il suo posto nel mondo.

Il ragazzo tornò a voltarsi verso il portale e sorrise attraversandolo insieme a Kenzo: non restava altro che scoprirlo.

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Il viaggio attraversò il portale fu più rapido e indolore di quanto Clarky si potesse aspettare. Prima ancora che si rendesse conto di quello che era successo, il Guerriero Giallo si ritrovò nell’anno 2650. Non appena aprì gli occhi, si guardò attorno sorpreso. Faticava ancora a credere di trovarsi sei secoli dopo rispetto a quando era nato.

“Guerriero Giallo, ben arrivato nell’anno 2650.”

Clarky si voltò e si ritrovò davanti Kazan e una donna che identificò come la dottoressa Stella di cui gli aveva parlato Kenzo. Il ragazzo rimase immobile qualche istante e poi li raggiunse sorridente insieme a Kenzo.

“Kenzo mi ha detto che state tornando a reclutare i Maestri della Luce.”

Il Comandante Kazan sorrise. “La vostra esperienza su Gran RoRo è quello che ci serve in questa epoca.”

Il Guerriero Giallo sorrise e mise le mani in tasca. “Allora spero proprio di rendermi utile.”

La dottoressa Stella incrociò le braccia, lanciando un’occhiata a Kenzo che si stava rimettendo il camice.

“È quello che noi tutti speriamo. Io sono la dottoressa Stella.”

La dottoressa e Clarky si strinsero la mano e poi il gruppo si avviò lungo i corridoi. Il Guerriero Giallo non capì subito dove stessero andando e nessuno sembrava intenzionato a dirgli nulla. Camminarono per lunghi minuti prima che Kazan si voltasse verso di lui.

“Immagino che il Guerriero Verde ti abbia già accennato quello che dovrebbe essere il tuo ruolo.”

Clarky annuì. “A grandi linee… ha detto che dovrei essere Capitano di un’astronave. Ma forse esagerava…”

Kazan tornò a voltarsi e fece aprire la porta davanti a cui si erano fermati.

“Non stava esagerando.”

Quando la porta si aprì, i quattro entrarono nell’hangar dove la nuova astronave delle forze umane stava ricevendo gli ultimi ritocchi. Clarky, non appena la vide, sgranò gli occhi e quasi spalancò la bocca. Kazan, Stella e Kenzo la fissavano soddisfatti, in attesa di una sua reazione. Ma il Guerriero Giallo non sapeva che cosa dire. Il primo pensiero che gli era venuto riguardava suo fratello: Andrew sarebbe morto d’invidia se avesse saputo di che cosa lo volevano far diventare Capitano. E non poteva dire di non essere ammirato. Era un’astronave stupenda, quasi leggera nella sua struttura aereodinamica. Rimasi per lunghi istanti imbambolato, finché non si riscosse e si voltò scioccato verso Kenzo, continuando però ad alternare lo sguardo tra l’astronave e il Guerriero Verde.

“Io dovrei essere il Capitano di quella?!?”

Kenzo annuì sorridente. “Esattamente. Sei felice che abbia pensato a te?”

Clarky cercò di ricomporsi, ma non seppe di nuovo che cosa rispondere. Si sentiva strano da quando era arrivato nel futuro e quella sensazione era aumentata da quando aveva visto l’astronave. Era come se avesse finalmente trovato il suo posto, un luogo dove poter finalmente ricominciare a combattere. Gli sembrava di essere allo stesso tempo inadeguato e perfetto per il ruolo che gli volevano affidare. Era lo stesso feeling che aveva provato quando era bambino e aveva iniziato a giocare con le carte gialle. Forse Andrew aveva ragione, forse anche lui anche il volo nel sangue.

“Clarky, posso presentarti l’equipaggio dell’astronave?”

Il Guerriero Giallo tornò a distogliersi dal fiume dei suoi pensieri e si voltò verso il Comandante. Dopo pochi istanti si accorse anche dei due ragazzini che lo affiancavano. Il ragazzo cercava di nascondere il nervosismo mostrandosi serio e quasi marziale, la ragazzina, invece, sorrideva e lo salutava con una mano.

“Yus Glynnhorn, Plym Machina, vi presento Clarky Ray, il Guerriero Giallo e futuro Capitano.”

Il ragazzo si portò una mano alla fronte e si irrigidì ancora di più. Clarky si accorse che dietro tutta quella serietà c’era molta diffidenza: avrebbe dovuto mostrargli che poteva fidarsi di lui.

“È un piacere conoscerla, Capitano. Sarò il pilota.”

Clarky sorrise un po’ a disagio: non era abituato a simili trattamenti. Poi, però, la sua attenzione fu completamente attratta dalla ragazzina. Plym, a differenza di Yus, gli sorrideva e sembrava molto curiosa ed entusiasta di conoscerlo.

“Io sono Plym e mi occuperò di tenere perfettamente funzionante e in ordine tutta l’astronave! Non si dovrà preoccupare, Capitano, sarà sempre splendente! E voglio approfittare della situazione per presentarvi…”

La ragazzina non finì neanche di parlare e si sporse dal parapetto facendo gesti a qualcuno. Clarky e gli altri si guardarono perplessi, mentre Plym sorridente si strofinò il naso con soddisfazione.

“Dato che è un’astronave è molto grande, ho creato una squadra che mi aiuterà!”

Kazan aggrottò le sopracciglie, perplesso. “Una squadra?”

Quasi a rispondere alla sua domanda, un piccolo robottino grigio e rosso con due lunghe braccia apparve sulla passerella e andò ad affiancare Plym, assumendo una posizione marziale. La ragazzina lo indicò entusiasta.

“Lui è Pome, il capo della squadra di robot meccanici che mi aiuteranno nella manutenzione dell’astronave!”

Espressioni sorprese e ammirate apparvero sui volti di tutti. Kenzo fissò il robottino scioccato.

“Li hai costruiti tu da sola?”

Plym annuì sorridente e quasi iniziò a saltellare sul posto. “Sono tutti pronti e operativi!”

A quel punto, il Comandante Kazan riprese il controllo della situazione e tornò a voltarsi verso Clarky e gli altri.

“L’astronave sarà pronta a partire entro pochi giorni. Le missioni che dovrete affrontare saranno principalmente di supporto, esplorative e di soccorso.”

Stella sorrise divertita. “Ma con i Mazoku non si sa mai… potreste trovarvi in mezzo ad uno scontro. Per ogni evenienza l’astronave è munita di sistemi difensivi e offensivi.”

Clarky ridacchiò. “Mi sa che ci sono un po’ di cose che mi dovrete spiegare…”

Kazan annuì. “Non temere, sarai informato di tutto ciò che serve.”

Plym si fece avanti e quasi interruppe Kazan che le lanciò uno sguardo contrariato.

“Dovete scegliere il nome dell’astronave, Capitano!”

Clarky sembrò cadere dalle nuvole e la guardò come se Plym avesse parlato in un’altra lingua.

“Devo farlo io?”

Plym annuì e anche Yus lo guardò serio. “Dovete essere voi, Capitano, a scegliere il nome.”

Clarky fece passare lo sguardo su Yus, Plym, Kazan, Kenzo e Stella. “Davvero?”

Ricevuti i loro cenni di assenso, il Guerriero Giallo tornò a contemplare l’astronave. Come poteva chiamare un’astronave? La SUA astronave… non era una cosa semplice. Continuava a fissarla in silenzio, ma ogni secondo che passava un sorriso più grande piegava le sue labbra.

“Un’astronave così meravigliosa deve avere un nome altrettanto meraviglioso…”

Clarky si voltò con aria solenne e soddisfatta verso gli altri che lo guardavano in attesa e allargò le braccia.

“E il nome perfetto è Magnifica Sophia! E avrei alcuni miglioramenti estetici da proporre!”

L’entusiasmo di Clarky fece sorgere espressioni perplesse sugli altri, escluso Kenzo che si posò una mano sulla fronte scuotendo la testa rassegnato.

“Lo sapevo…”

Scusate, scusate, scusate! >.< Lo so che vi avevo promesso di finire questo episodio entro i primi d’agosto, ma alla fine tra i preparativi per partire e le valigie ho avuto pochissimo tempo… e in questi giorni ero fuori sempre e alla sera finiva sempre che tornavo in stanza tardi per scrivere. E sul più bello che avevo finito, la connessione internet non funzionava e ho dovuto aspettare di tronare a casa. Sono veramente pessima con le promesse… XD Cercherò di pubblicare anche l’ultimo capitolo il prima possibile.

E come vi sarete accorti non tutti i nostri Maestri della Luce sono andati nel futuro… in effetti questo è stato uno dei tanti contrattempi: mi sono accorta che questo cap stava venendo lunghissimo e così ho dovuto spostare la parte di Mai al prossimo cap. Spero comunque che l’arrivo di Kenzo, Hideto e Clarky vi piaccia e spero di averli resi nel modo adatto (compresi i ritorni di alcuni personaggi come Stella e Kazan, Yus e Plym). Il momento della riscossa dei Maestri è iniziato! (e Brave è sempre più vicina).

Detto questo, ringrazio tutti quelli che hanno letto e in particolare:

Per le preferite: Ale_LoveBS, Lacus Clyne e ShawnSpenstar

Per le seguite: Osaki Kitsune e Reb e Ju

Per le recensioni del capitolo 2 (scusate se non ho ancora risposto, farò anche questo il prima possibile): Ale_LoveBS, Lacus Clyne, Osaki Kitsune e ShawnSpenstar

Come già avevo detto, nel PROSSIMO CAPITOLO vedremo finalmente Mai arrivare nel futuro e come hanno deciso di far arrivare anche Dan. E così, incrociando le dita, questi “lunghissimi” (più per il tempo di aggiornamento) Prequel saranno finiti. E partirà l’avventura vera e propria.

Grazie ancora a tutti, a presto. Hikari/D’Artagnan

  
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