Capitolo 2
Erano
finalmente lì. Dan deglutì e guardò
l’interno del piccolo bar attraverso le
vetrate. Sembrava un posto tranquillo e la maggior parte dei clienti
erano
studenti o impiegati in pausa pranzo. Poi i suoi occhi vagarono sulla
strada,
sulle persone che camminavano sui marciapiedi e sugli edifici che li
circondavano e istintivamente chiuse le mani a pugno. La determinazione
brillò
nel suo sguardo. Sarebbero arrivati alla fine di quella storia.
Dovevano farlo.
Era impaziente di sapere che cosa doveva dire loro il misterioso
“sostenitore”.
E se quel
tizio
non avrebbe detto loro niente di utile, avrebbero continuato a cercare.
Anche
se sarebbe stato difficile. Perché, doveva essere sincero,
dopo quasi un anno
che si protraeva la loro battaglia cominciava a sentirsi
stanco… ma non poteva
arrendersi. Aveva fatto una promessa a Zungurii, a Magisa e a tutti i
loro
amici.
Ma doveva
rimanere concentrato: se invece fosse stata una trappola? Lui e Yuuki
avevano
discusso a lungo se accettare o no l’incontro. Chi poteva
assicurare loro che
non fosse qualche invenzione di un giornalista o di qualcuno che voleva
solo
divertirsi alle loro spalle? E poi c’erano sempre le parole
dell’ex-Presidente
Truman che tornavano loro in mente… poteva essere una scusa
per avvicinarli e
minacciarli di smettere con la loro battaglia per la verità?
Dan si morse
un
labbro: forse aveva sbagliato ad insistere sul fatto che dovessero fare
almeno un
tentativo, per non pentirsene poi. Yuuki, però, era stato
d’accordo dopo che ne
avevano discusso. Dan si voltò verso l’amico in
piedi accanto a lui. Non riuscì
ad evitare di chiedersi a che cosa stesse pensando. Certo, in quei mesi
la loro
amicizia si era rafforzata ma nonostante tutto era rimasto qualcosa nel
Guerriero Bianco che gli sfuggiva, che non riusciva a comprendere. Ma
forse
dipendeva solo dalla differenza d’età.
In quel
momento, Yuuki si voltò verso di lui. Se in quel momento
fosse anche lui
impaziente, o preoccupato o stesse provando una qualsiasi altra
emozione, Dan
non era in grado di leggerlo dal volto del Guerriero Bianco.
“Entriamo?”
Dan
annuì con
decisione, cacciando tutti i dubbi e le domande che erano affiorate
prepotentemente nella sua mente.
I due si
diressero verso la porta del bar ed entrarono, inconsapevoli che
proprio in
quel giorno di fine febbraio tutto sarebbe cambiato per sempre.
Non appena
misero piedi nel piccolo e affollato bar, Dan e Yuuki furono avvolti
dai rumori
del bancone, dalle voci e dalle risate dei clienti. Subito i due si
guardarono
attorno in cerca della persona che li stava attendendo. Non aveva detto
loro
molto nel momento in cui avevano accettato, solo che si sarebbe fatto
riconoscere lui. E fu così.
Pochi istanti
dopo
il loro ingresso nel locale, un ragazzo che sembrava avere una ventina
d’anni
(ma anche di più, non si riusciva bene a capire) si
alzò dal tavolino in angolo
a cui era seduto e li guardò. Un breve cenno con la mano e
subito dopo si
risedette in attesa. Yuuki e Dan si scambiarono un veloce sguardo prima
di
dirigersi verso di lui. Mentre si avvicinavano, i due Maestri della
Luce ne
approfittarono per osservare il loro misterioso interlocutore. Non era
particolarmente alto, ma aveva un fisico atletico e sul naso faceva
bella vista
un paio d’occhiali.
Il ragazzo,
una
volta che i due furono vicini al suo tavolo, fece loro cenno di
sedersi. Yuuki
e Dan notarono subito che il ragazzo continuava a guardarsi attorno,
continuando a spostare le mani su tutti i pochi oggetti posati sul
tavolo. Ogni
tanto alzava la mano e sistemava gli occhiali che scivolavano sulla
punta del
naso. Sembrava nervoso e ne poteva essere giustificato. Ma
c’era qualcos’altro,
qualcosa che Yuuki non riusciva a definire. Nella vita aveva avuto fin
troppe
occasioni di imparare a diffidare delle persone, a capire se le persone
che gli
stavano davanti meritavano la sua fiducia. Forse si sbagliava, forse il
loro
misterioso “amico” era solo nervoso. Ma
c’era una luce nel suo sguardo che non
sembrava appartenere all’immagine che aveva voluto dare di
sé. Yuuki si chiese
se anche Dan avesse avuto quell’impressione, ma non avrebbe
avuto occasione di
chiederglielo fino a quando non se ne fossero andati.
“Grazie
per
aver accettato di incontrarmi.”
Dan
annuì e
attese neanche un attimo per chiedergli quello che volevano sapere.
“Hai
detto che
sai qualcosa che potrebbe interessarci sul Governo
Invisibile?”
Il ragazzo
aspettò un attimo e alla fine annuì lentamente,
continuando a lanciare fugaci
occhiate all’interno e fuori dal bar. Atteggiamento che stava
diventando
leggermente fastidioso per non dire sospetto. Yuuki si chiese
un’altra volta se
quel tipo avesse semplicemente una paura enorme o ci fosse
dell’altro sotto.
“Visto
che non
ci interessa prolungare questo incontro più del dovuto e
penso non sia neppure
il tuo obbiettivo, dicci quello che sai e poi ce ne andremo ciascuno
per la
propria strada.”
Il ragazzo si
voltò verso Yuuki studiandolo per qualche istante. Alla fine
abbozzò un
sorriso, apparentemente rassicurato, e iniziò a parlare.
“Perdonatemi.
Ma il Governo Invisibile è pericoloso… non vorrei
rischiare…”
Dan sorrise a
sua volta. “Non preoccuparti. Qualunque cosa possa succedere
ti potremo dare
una mano. Tu sei?”
Un’espressione
indecifrabile attraversò il volto del ragazzo, subito
sostituita da una seria.
Si sporse in avanti e abbassò ancora di più la
voce, quasi un sussurro.
“Chiamatemi
Yamato, se volete ma non è il mio vero nome. Tanto non
è questo che vi
interessa. Credo di sapere dove il Governo Invisibile abbia la propria
sede
qui, in Giappone.”
Quelle parole
destarono subito l’attenzione di Yuuki e Dan che si fecero
più vicini per
sentire, cercando di concentrarsi sulla voce del loro
“amico” per sentirla con
il chiasso del bar.
Dan lo
fissò
trattenendo a stento l’impazienza e l’entusiasmo
per quella che sarebbe potuta
essere una svolta nella loro battaglia.
“Dov’è?”
Il ragazzo
deglutì. “Si trova…”
Improvvisamente
l’espressione sul suo volto cambiò radicalmente.
Il ragazzo si spinse indietro
con gli occhi dilatati dalla paura e impallidì fissando un
punto oltre le
spalle dei due Maestri della Luce. Dan e Yuuki si voltarono di scatto e
il
secondo fece per alzarsi, ma si ritrovò davanti un uomo che
lo fissò perentorio
mentre indicava con lo sguardo la canna di una pistola che faceva
capolino da
sotto la sua giacca.
“Io
non lo
farei se fossi in voi.”
Altri due
uomini lo affiancarono e il ragazzo che li aveva contattati si
spostò
nell’angolo del divanetto, fissando spaventato il gruppo di
uomini armati.
Yuuki invece, gli occhi ridotti a due fessure, lanciò loro
uno sguardo gelido
ma tornò a sedersi. Nello sguardo di Dan, infine, si
mescolavano la sorpresa e
anche la rabbia per esseri fatti mettere in trappola in quel modo. Gli
ricordava tanto l’inganno del Re del Mondo
Altrove… ma come avevano fatto a
sapere che erano lì?
L’uomo
riprese
a parlare con voce dura, ma in modo tale che sentissero solo loro e
guardandoli
con espressione tranquilla, quasi sorridente. Chiunque li avesse
guardati
avrebbe pensato che stessero semplicemente parlando.
“Ora
farete
esattamente quello che vi diciamo. Vi alzerete tranquillamente come se
niente
fosse e ci seguirete. Il primo di voi che prova a fare l’eroe
si ritrova un
proiettile in fronte. Sono stato chiaro?”
Il ragazzo si
affrettò ad annuire tremante. Dan e Yuuki annuirono solo in
un secondo momento
e lentamente. Avrebbero voluto fare qualcosa, ma sapevano di non poter
far
nulla contro tre uomini armati.
L’uomo
sorrise
soddisfatto e fece un cenno agli altri due. Poi tornò a
voltarsi verso di loro.
“Ora
andiamo a
farci una bella passeggiata, amici. Dopotutto è tanto che
non ci vediamo…”
Fecero uscire
per primo il ragazzo poi Yuuki e Dan. L’uomo che aveva
parlato si mise davanti
a loro, mentre gli altri due si posizionarono a lato e dietro. I due
Maestri
della Luce riuscirono a scambiarsi a malapena uno sguardo mentre si
alzavano.
I tre uomini
li
fecero uscire velocemente dal bar. Poi, iniziarono a camminare verso
una meta
precisa, sconosciuta però ai tre prigionieri. Camminarono
per diverso tempo e i
tre uomini rimasero sempre troppo vicini perché Yuuki e Dan
potessero fare
qualcosa. E anche se ne avessero avuto la possibilità, che
cosa potevano fare?
Certo non volevano che per colpa loro qualche ignaro passante potesse
essere
colpito. Per tutto il tragitto continuarono a pensarci, continuando a
lanciare
sguardi attorno a loro nella frenetica ricerca di una via di fuga. E
poi c’era
il ragazzo che, invece, sembrava aver accettato con rassegnato terrore
il fatto
di doverli seguire. Avrebbero dovuto aiutare anche lui a fuggire. Dopo
molte
svolte, il gruppo si ritrovò in una zona periferica di Tokyo
dove si vedevano
solo enormi case popolari, vecchie fabbriche e i magazzini del porto.
In
lontananza, infatti, intravidero il mare e sentirono il rumore di una
nave. Li
fecero proseguire ancora per qualche minuto fino ad alcuni vicoli tra
le case.
Sembrava non esserci nessuno in tutte le direzioni e anche tra le
finestre,
dove ogni tanto si vedeva una pianta o una fila di panni stesi ad
asciugare,
non si vedeva nessuno. Fu allora che si fermarono.
I tre uomini
si
voltarono a guardarli, le mani che già stringevano
l’impugnatura delle pistole.
A parlare fu sempre lo stesso uomo di prima.
“Bene,
qui
potremo parlare con tranquillità.”
Dan e Yuuki si
guardarono cercando una qualsiasi idea che potesse loro dare una
possibilità di
scappare. Non potevano pensare che quella fosse la fine, non volevano
arrendersi e aspettare semplicemente di vedersi sparare addosso da quei
criminali.
Improvvisamente
latrati di cani riempirono l’aria e prima che potessero
rendersi conto di che
cosa stesse succedendo, due cani che si inseguivano corsero tra di
loro. I tre
uomini furono colti alla sprovvista e si distrassero, distogliendo la
loro
attenzione dai tre prigionieri. Dan e Yuuki non aspettarono altro. Dan
spinse
quello che gli era più vicino facendogli perdere
l’equilibrio e poi si mise a
correre seguito a ruota da Yuuki che aveva afferrato un terrorizzato
Yamato
trascinandoselo dietro nella corsa.
L’unico
pensiero dei Maestri della Luce in quel momento era correre. Se si
fossero
soffermati a pensare ad altro, non sarebbero più riusciti a
muovere un passo:
quale altro modo migliore avrebbero potuto scegliere per farsi
scaricare
addosso una pistola se non scappare?
Non sentirono
il rumore degli spari, ma solo quello che i proiettili producevano
andando a colpire
un muro, un bidone dell’immondizia o qualsiasi altra cosa che
si trovava
davanti. Dan e Yuuki non si voltarono, continuando a correre cercando
di
evitare qualsiasi cosa che per terra avrebbe potuto farli inciampare. I
proiettili sibilavano silenziosi attorno alle loro orecchie e un paio
di volte
sfiorarono i loro capelli.
Alla prima
svolta, girarono senza esitazione ribaltando un paio di bidoni
dell’immondizia
nella piccola speranza che ciò fosse sufficiente per
rallentarli.
Dopo qualche
istante non sentirono più i proiettili, ma né Dan
né Yuuki si fermarono per
voltarsi e vedere se li avevano seminati. Yamato veniva praticamente
trascinato
a forza da Yuuki. Per quanto atletico, sembrava che la paura lo avesse
reso
incapace di fare un qualsiasi movimento.
I tre
continuarono a correre lo stesso, consapevoli di dover mettere
più strada
possibile tra loro e quei criminali. All’improvviso la strada
davanti a loro si
diramò in due direzioni. Fu a quel punto che i tre
rallentarono di poco la
corsa. Dan si voltò verso l’amico.
“E
ora?”
Yuuki
guardò
davanti a sé il bivio e prese rapidamente una decisione.
“Separiamoci. Io e lui
andiamo a destra, tu vai a sinistra Dan. Non fermarti fino a quando non
arrivi
in un luogo pieno di gente o vicino ad una stazione di
polizia.”
Dan
fissò
sbalordito Yuuki e replicò contrariato. “Non
possiamo dividerci!”
Il Guerriero
Bianco non lo ascoltò neanche e lo spinse verso sinistra.
“Invece sì, avremo
più possibilità di seminarli.”
Dan si
fermò.
Sentiva che non dovevano dividersi, che dovevano affrontare insieme
anche quel
pericolo. Ma il Guerriero Rosso non poteva capire a fondo i motivi che
avevano
spinto Yuuki a quella decisione. Yuuki era maggiorenne, Dan no. Il
Guerriero
Bianco sapeva benissimo che si sarebbe sentito responsabile, oltre che
esserlo
legalmente, di quello che sarebbe potuto succedere al suo migliore
amico. E poi
voleva fare qualsiasi cosa per non perdere davanti ai suoi occhi anche
lui, il
primo che aveva creduto in lui, il suo migliore amico come aveva visto
morire
Kajitsu. Fu così che Yuuki non esitò ad imboccare
il vicolo a destra,
obbligando Dan a prendere quello a sinistra da dove si vedevano in
lontananza
gli edifici del centro di Tokyo. In fin dei conti era Dan quello che
aveva
ancora una famiglia a cui ritornare.
Yuuki
strattonò
Yamato e si voltò verso Dan, ancora incerto se correre a
sinistra o seguirlo.
“Corri
Dan!”
A quel punto,
Dan capì che Yuuki aveva ragione. Separati avevano
più possibilità di scappare.
E così, reprimendo il brutto presentimento che sentiva,
guardò ancora una volta
Yuuki e iniziò a correre senza più voltarsi
indietro.
Anche Yuuki e
Yamato ripresero a correre, anche se era più corretto dire
che il secondo si
faceva quasi trascinare dal Guerriero Bianco. Percorsero altri vicoli,
svoltando un paio di volte. Fino a quando Yamato non iniziò
a lamentarsi di
essere stanco e non di farcela più a correre. Per un attimo
la mente di Yuuki
fu attraversata dal pensiero di lasciarlo lì e continuare da
solo, ma subito lo
ignorò continuando a strattonarlo per ancora un paio di
minuti.
Alla fine in
un
piccolo slargo, Yuuki si fermò lasciando il braccio
dell’altro che si posò al
muro. Mentre Yamato piegato sulle ginocchia riprendeva fiato, Yuuki
guardò
indietro sperando di non vedersi apparire davanti i criminali. Forse li
avevano
veramente seminati… sperava solo che non stessero tutti e
tre inseguendo Dan.
Ma
all’improvviso, dietro di lui, Yuuki sentì un
piccolo rumore metallico, lo
scatto della sicura di
una pistola. E il
Guerriero Bianco capì la verità, trovando
conferma dei sospetti che nel bar
aveva provato.
“Devo
ammettere
che siete stati più testardi di quanto pensassi. Ma mi
avevano avvisato.
Comunque spero che tu abbia capito che i miei uomini vi hanno mancato
volontariamente.”
Il Guerriero
Bianco si voltò lentamente, l’espressione era
impassibile ma lo sguardo fissava
gelido Yamato. Quest’ultimo si era tolto gli occhiali e dal
suo volto era
scomparsa anche quell’aria spaventata e incerta che aveva
dominato fino a quel
punto. Era stata soltanto un’abile messa in scena. E ora
puntava una pistola
munita di silenziatore al petto del Guerriero Bianco.
“Sentivo
che
c’era qualcosa di strano in te. E ora si spiega come abbiano
fatto a sapere che
eravamo lì.”
Yamato sorrise
soddisfatto. “Se sospettavate qualcosa avreste fatto meglio
ad andarvene. Siete
ancora più ingenui di quanto mi aspettassi. Credevate
davvero che due sciocchi
ragazzini potessero agire indisturbati?”
Yuuki non
rispose fissandolo gelido. Non avrebbe mostrato paura, non davanti a
quel
criminale. Non aveva avuto paura di fronte al Re del Mondo Altrove,
Kajitsu non
aveva avuto paura di fronte al Re del Mondo Altrove. E sapeva che lei
era
accanto a lui, come le carte che aveva nella tasca, come Hououga e Ragnarock.
Se quella
era la fine, voleva che il suo ultimo pensiero fosse per lei e per i
suoi
amici. Ma non si sarebbe arreso fino al suo ultimo respiro.
Continuando a
puntargli la pistola contro, Yamato fece un paio di passi avanti, senza
fretta
alcuna. Sentiva di avere Yuuki in pugno. Il Guerriero Bianco
arretrò lentamente
fino ad un muro accanto al quale c’era un bidone, alcune
casette di legno e
altri oggetti. Yuuki li guardò appena continuando a fissare
il criminale.
“Perché
questa
messa in scena?”
Yamato
alzò le
spalle. “Chi mi ha pagato non vuole farvi sembrare
martiri.”
Yuuki sorrise.
“Quindi sono loro che hanno mosso le file di tutto quello che
è successo in
questi mesi.”
L’altro
lo
fissò indifferente. “Forse… ma non mi
riguarda. Io dovevo solo farlo sembrare
frutto di un caso sfortunato. I due Maestri della Luce coinvolti in un
qualche
scontro a fuoco nelle periferie. Lasciare poche tracce e basta. La
stampa
avrebbe fatto il resto e la polizia alla fine avrebbe chiuso il caso
per
insufficienza di prove. Un lavoro pulito e semplice.”
Il Guerriero
Bianco non rispose ma, approfittando di quell’attimo di
distrazione dovuto al
lungo discorso, afferrò un tubo metallico
dall’immondizia e lo vibrò con forza
davanti a sé. Yamato riuscì a spostarsi per non
esserne colpito, ma il tubo
urtò violentemente la pistola che sfuggì dalle
sue mani finendo a qualche metro
di distanza.
Yuuki
gettò il
tubo e iniziò a correre, consapevole che quella era la sua
ultima speranza.
Yamato imprecò sottovoce e corse a prendere la pistola. La
afferrò e la puntò
immediatamente contro la schiena di Yuuki, facendo fuoco senza
esitazione.
Ma non tutto
andò come previsto. Il colpo dello sparo rimbombò
nel vicolo e il proiettile
andò ad impattare con un muro dopo aver sfiorato
l’orecchio del Guerriero
Bianco. Yuuki si fermò di scatto. Yamato invece si accorse
in quel momento del
silenziatore incrinato, causa anche del tiro deviato. Furioso lo tolse
gettandolo a terra e puntò di nuovo l’arma.
Yuuki fece
appena in tempo a voltarsi per vedere Yamato premere di nuovo il
grilletto.
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Correva,
correva, correva. Non sapeva da quanto, non sapeva dove.
L’unica cosa che
sapeva era che doveva correre il più lontano da
lì e poi cercare Yuuki. Il
centro della città era sempre più vicino e presto
anche le strade non sarebbero
state così deserte.
Dan si
chiedeva
ancora che cosa fosse successo, ma troppe emozioni si agitavano dentro
di lui.
Sorpresa, rabbia, delusione, anche paura. E voglia di non arrendersi.
Sperava che
anche Yuuki fosse riuscito a nascondersi insieme a Yamato. Dietro di
lui non
sentiva passi o spari, ma i tre potevano star semplicemente inseguendo
gli
altri due.
Voleva
convincersi che non era così. Perché essere
pessimisti? Anche a Gran RoRo con
Zungurii aveva sempre guardato le cose in modo positivo, non perdendo
mai la
speranza o ritrovandola nei pochi momenti in cui si era sentito perso.
Sarebbe
finito tutto bene anche quella volta. Dan sorrise: sì,
sarebbe stato
sicuramente così. E da quel momento in poi sarebbero stati
più attenti, come
aveva suggerito loro il Presidente Truman.
Ma il rumore
di
uno sparo ruppe il silenzio, fendendo l’aria e distruggendo
tutte le speranze
di Dan. Quasi le sentì nella sua mente, infrangersi come un
vetro spezzato.
Simile al rumore che aveva fatto il suo cristallo quando era stato
frantumato
dal Re del Mondo Altrove.
Il sangue
gelò
nelle vene del Guerriero Rosso, che si fermò di scatto
voltandosi indietro con
gli occhi sgranati e il cuore che batteva all’impazzata.
“Yuuki…”
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“Mai,
vieni!
Presto!”
L’interpellata
sbuffò e allungò una mano per afferrare un
asciugamano, con cui iniziò ad
asciugarsi i lunghi capelli viola.
“Arrivo,
Kaoru!”
La ragazza
uscì
dal bagno e si avviò lungo il corridoio per raggiungere il
salotto dove si
trovava la sorella.
“Mai!”
La voce di
Kaoru risuonò carica d’ansia, quasi allarmata.
Mai, preoccupata, affrettò il
passo ed entrò nel salotto. La prima cosa che vide fu la
sorella che immobile
fissava lo schermo del televisore. La ragazza fece per dire qualcosa,
ma la
voce le morì in gola. Mai arretrò
impercettibilmente e l’asciugamano le scivolò
dalle mani, finendo ai suoi piedi. Sgranò gli occhi e si
portò le mani alla
bocca. Iniziò a scuotere lentamente la testa, mentre gli
occhi le si riempivano
di lacrime e piccoli rivoli d’acqua le rigavano il collo,
andando a bagnare la
maglia. Immobile, continuò a fissare lo schermo. Quasi non
si accorse delle
braccia di Kaoru che la strinsero. Avrebbe tanto voluto che fosse solo
un
incubo…
Le gambe le
cedettero e Mai si ritrovò a terra, stretta tra le braccia
di Kaoru, incapace
di smettere di fissare lo schermo del televisore. Non se ne sarebbe
dovuta
andare, sarebbe dovuta restare…
“Interrompiamo
il servizio per annunciare una notizia appena giunta in redazione.
Poche ore
fa, in una zona periferica di Tokyo i Maestri della Luce Dan Bashin e
Yuuki
Momose sono stati coinvolti in una sparatoria dalla tragica conclusione.
Le
autorità,
avvisate da una chiamata anonima, stanno ancora valutando le dinamiche.
Sembra
però confermato che, nello scontro a fuoco, abbia perso la
vita il Guerriero
Bianco.”
Clarky era
seduto al tavolo del soggiorno e stava sistemando il proprio mazzo di
carte.
Era una giornata tranquilla, come tante altre. Sua madre stava lavando
i piatti
e Andrew era all’accademia. Era così assorto a
contemplare le carte che quasi
si spaventò quando sentì squillare il telefono.
Ripresosi si alzò e si diresse
al mobile dove era posato il cordless.
“Vado
io.”
Clarky
afferrò
il telefono. “Pronto, casa Ray. Chi parla?”
“Clarky, accendi immediatamente il
televisore!”
Il Guerriero
Giallo riconobbe suo fratello e la sua espressione si fece perplessa.
Ma che
gli prendeva?
“D’accordo…”
Curioso si
diresse in soggiorno e accese la tv. Davanti a lui apparvero le
immagini del
telegiornale.
“Qui
c’è il
telegiornale. Mi vuoi spiegare che…”
Ma la voce gli
morì in gola. Clarky allungò una mano per
afferrarsi ad una sedia, non certo di
riuscire a reggersi da solo. Gli sembrava di essere in una vita che non
era la
sua. La voce del fratello gli giungeva lontana.
“Sto arrivando. Mi senti Clarky?”
Il ragazzo
annuì lentamente, senza rendersi conto in quel momento che
Andrew non potesse
vederlo. Ma sentiva solo la voce della sua testa, che gli chiedeva che
quello
fosse solo un incubo.
“Non
è ancora
ben chiaro il motivo per cui i due ragazzi si trovassero in quel luogo
e
secondo le prime ricostruzione sembrerebbe che i due siano andati
lì insieme ad
altri, forse qualcuno con cui avevano una questione in
sospeso.”
In casa
Hyoudo,
nessuno stava prestando particolare attenzione al televisore acceso.
Kenzo,
seduto sul divano, stava leggendo un libro. Il padre camminava avanti e
indietro parlando la telefono. La madre, invece, stava lavorando al
computer.
Shizuko
entrò in
quel momento nel soggiorno per avvisare la famiglia che il pranzo era
pronto.
Fu la donna ad accorgersi dei volti di Yuuki e Dan apparsi sullo
schermo.
“Kenzo,
quelli
non sono i tuoi amici?”
Il ragazzino
alzò lo sguardo e sbattè le palpebre perplesso.
Veloce posò il libro e afferrò
il telecomando alzando il volume. Le parole che sentì lo
fecero gelare e il
telecomando gli sfuggì di mano. La madre sbiancò
e si voltò di scatto a
guardarlo, il padre si immobilizzò dimenticandosi
completamente della chiamata.
Lentamente
calde lacrime cominciarono ad uscire dagli occhi del bambino. Atsuko si
alzò e
lo strinse a sé, avvolgendolo tra le braccia e cercando di
fargli distogliere
lo sguardo dal televisore. I singhiozzi erano sempre più
forti, mentre Kenzo si
afferrava a sua madre.
“Perché?!?”
La donna non
seppe cosa rispondere e lo abbracciò ancora di
più. “Non lo so, tesoro… non lo
so…”
E mentre lui
piangeva, i tre adulti fissarono impotenti lo schermo del televisore.
“Sul
luogo del
delitto, sono state ritrovati molti colpi d’arma da fuoco, ma
stando alle prime
domande poste agli abitanti della zona solo un colpo si è
sentito facendo
presumibilmente scattare l’allarme.
Dan Bashin non
è stato ritrovato sul luogo e la polizia lo sta cercando per
interrogarlo
sull’accaduto. Anche altri testimoni, che li hanno visti
dirigersi sul luogo,
saranno sentiti dagli inquirenti.”
Hideto stava
finendo
di mangiare un panino. Era seduto su una panca fuori da un piccolo
localino di
Bombay. Lì, in quell’affollata città,
nessuno pensava a lui. Dentro, nell’aria afosa,
c’erano solo poche persone che fissavano un piccolo
televisore scassato,
sintonizzato su un telegiornale. Hideto sospirò e
guardò la strada affollata.
Bambini che correvano, donne avvolte in colorati sari. Era tutto
così diverso
da Tokyo.
Il ragazzo si
alzò e fece per andarsene. Sollevando lo zaino,
lanciò uno sguardo svogliato
all’interno e si accorse che le persone all’interno
stavano parlando
animatamente tra loro. Incuriosito, entrò e si
avvicinò per vedere il televisore.
Non capiva una parola, ma si fece più attento quando
capì che riguardava Tokyo.
Improvvisamente, vide apparire il volto di Yuuki. L’ansia lo
assalì e si voltò
verso il padrone del locale.
“What
is
happened?”
L’oste
lo fissò
per un attimo e poi gli rispose, alzando le spalle, in un inglese
fortemente
accentato.
“The
White Soldier… is dead.”
Hideto
aprì la
bocca, ma neanche un suono ne uscì. Il zaino che teneva in
mano gli cadde sulle
assi sconnesse del pavimento. Si voltò verso il televisore e
rimase immobile a
fissarlo, anche quando altri servizi sostituirono quella notizia.
“Ciò
che, però,
avvolge il fatto nel mistero è la scomparsa del corpo del
Guerriero Bianco.
Secondo alcune ipotesi, gli assassini sconosciuti devono averlo portato
in un
altro luogo per nascondere le prove.
Le indagini
sono tutt’ora in corso e vi sapremo dare maggiori notizie
nelle prossime
edizioni del telegiornale. Passiamo quindi alle notizie
sportive…”
Dan
sbattè la
porta dell’appartamento di Yuuki e vi si lasciò
cadere davanti. Il ragazzo vi
posò la schiena e premette il viso, nascosto dal cappuccio,
sulle ginocchia.
Calde lacrime rigavano le sue guance, ma neppure un suono usciva dalle
sue
labbra. Rimase immobile per un tempo che sembrava infinito. Voleva
urlare,
gridare, andare a dire a tutti chi fossero i colpevoli. Ma non ci
riusciva.
Perché
era
tutta colpa sua. Solo colpa sua.
Era stato lui
il più impaziente ad accettare quell’incontro. Era
stato lui il primo ad
ignorare le parole di avvertimento del Presidente Truman. Se solo non
fosse
stato così stupido, così avventato,
così testardo… Yuuki sarebbe ancora vivo.
Non sarebbe
dovuto andare così. Ma non poteva più cambiare
nulla.
Era colpa sua
se tutti i suoi amici se ne erano andati arresi, era colpa sua se Yuuki
era morto.
Colpa del suo egoismo, della sua testardaggine.
Un singhiozzo
uscì dalle sue labbra. Seguito subito dopo da un altro e da
un altro ancora.
Davanti ai suoi occhi continuava a rivedere quelle scene, continuava a
rivedere
il suo migliore amico morire.
Dan correva a
ritroso. Non sapeva esattamente dove andare. E non era neppure sicuro
di non
trovarsi davanti i criminali con le pistole spianate. Ma non poteva
abbandonare
Yuuki. Doveva essere vivo. Doveva essere ancora vivo. Se lo ripeteva
come un
mantra.
Non seppe per
quanto corse e quanti vicoli svoltò, ma alla fine
arrivò alla sua meta. Ed ebbe
l’impressione che il cuore avesse perso un battito.
Yuuki era
accasciato a terra, inerte. Una macchia rossa che si stava dilatando
sulla sua maglietta
bianca, gocciolando a terra.
Dan
gridò
sconvolto. “Yuuki!”
Gli corse
vicino, temendo di confermare solo la sua paura: la morte del proprio
amico. Ma
quando gli si inginocchiò vicino, vide che stava ancora
respirando. A fatica,
rantolando, ma respirava ancora. Dan esitante gli posò una
mano sulla spalla.
“Yuuki…”
Il Guerriero
Bianco sembrò sentirlo e aprì lentamente gli
occhi, cercando di mettere a fuoco
ciò che aveva davanti. Quando riconobbe, cercò di
dirgli qualcosa. Dan scosse
la testa.
“Non
ti
affaticare… chiamerò
qualcuno…”
Yuuki scosse
impercettibilmente la testa e con la mano gli strinse il braccio a
fatica.
“No…
vai via…”
Il ragazzo lo
guardò sconvolto. Che cosa stava dicendo? Non poteva
lasciarlo. Le lacrime
cominciarono a pungergli gli occhi.
“Cosa
dici? Non
posso. Vedrai che andrà tutto bene…”
Yuuki lo
fissò
deciso, tentando di raccogliere le poche forze che gli restavano.
“No…
potrebbero… tornare… vai
via…”
Dan
deglutì.
“Ma…”
Il Guerriero
Bianco boccheggiò e strinse i denti. “Vai
via!”
Poi
ansimò e la
presa della sua mano perse forza. Dan si sentì sprofondare
in un baratro ma
vide lo sguardo supplicante di Yuuki.
“Salvati…
almeno tu…”
Dan si morse
un
labbro e annuì, incapace di pensare, di fare qualsiasi cosa.
Si sentiva
svuotato e privo di una propria volontà. Annuì e
si alzò. Yuuki abbozzò un
sorriso e chiuse gli occhi.
“Vai
via…”
La sua voce fu
poco più alta di un sussurro e quelle parole furono le
ultime che Dan sentì,
perché poi si mise a correre. Ancora una volta senza una
meta. Ancora una volta
solo per scappare da lì. E mentre correva le lacrime
cominciarono a rigare le
sue guance.
Stava
scappando
da una realtà che non riusciva a sopportare. Da una
realtà da cui altri lo
avevano messo in guardia. Ma lui era stato troppo testardo per
ascoltare. Si
vergognava così tanto. Voleva nascondersi. E, quasi potesse
servire a qualcosa,
alzò il cappuccio della propria felpa. Nessuno poteva
aiutarlo. Nascosto in
quel cappuccio poteva illudersi di essere al sicuro, illudersi che
nessuno si
sarebbe più accorto di lui. E corse.
Perché
lo aveva
ascoltato? Perché se ne era andato? Sarebbe dovuto restare,
chiamare aiuto.
Perché lui si era potuto mettere in salvo e Yuuki no?
E la loro
battaglia?
Non
c’era più
nessuna battaglia.
Era arrabbiato
con gli altri e con sé stesso, furioso per quello che era
successo, disperato
per aver visto morire uno dei suoi migliori amici. Non poteva
più portare
avanti la loro battaglia, quello era il capitolo conclusivo. Se lo
avesse fatto
sarebbe stato consumato dall’odio, dalla vendetta e dalla
rabbia come il Re del
Mondo Altrove. E questo lui non poteva permetterlo.
Tutti i
sacrifici dei suoi amici e la morte di Yuuki erano stati vani. Ma
arrendersi e
ignorare l’odio li avrebbe onorati, avrebbe onorato la morte
del Guerriero
Bianco.
Fu a quel
punto
che un’immagine gli si stagliò davanti agli occhi.
Il loro ultimo duello
avvenuto pochi giorni prima. Yuuki che si complimentava con lui e con
la sua
aria sicura gli diceva che gli doveva una rivincita.
Dan
colpì con
un pugno il pavimento, mentre altre lacrime rigavano le sue guance.
“Perdonami,
Yuuki… è stata tutta colpa
mia…”
Il Guerriero
Rosso si lasciò scivolare a terra, continuando a piangere.
Si sentiva spezzato
come mai prima, solo senza più i suoi amici. Che cosa
avrebbe fatto ora? Non lo
sapeva. Non sapeva come avrebbe fatto ad andare avanti, non sapeva se
tornare
dalla sua famiglia, non sapeva più chi era. Dove era finito
il Re dell’Impatto
Devastante che aveva sconfitto il Re del Mondo Altrove e liberato Gran
RoRo?
Lui non lo sapeva.
Solo di una
cosa era certo: non avrebbe mai, mai più permesso che altri
e soprattutto i
suoi amici si sacrificassero per lui, per le battaglie che avrebbe
portato
avanti. Anche a costo della sua vita.
*Nella
speranza che non siate troppo
sconvolti*
Ed
eccomi finalmente di nuovo qui! ^-^
Chiedo sinceramente scusa per aver fatto trascorrere così
tanto tempo dal mio
ultimo aggiornamento… spero mi perdonerete! Ogni tanto
provavo a scrivere ma
l’ansia per gli esami non mi permetteva di concentrami.
Ma alla fine anche questo capitolo è concluso. E come avrete
già capito la
battaglia dei Maestri della Luce si è pure
conclusa… e abbiamo cercato di farlo nel modo
più fedele possibile a
quelle poche informazioni che si deducevano da un paio di episodi di
Brave.
Yuuki “morto” (anche se noi sappiamo già
che in questa storia, episodio 0, è
ancora vivo) e Dan “spezzato” dalla terribile
sconfitta. Spero di aver reso le
parti d’azione… sono le prime vere e proprie e
quindi non sono sicura sul
risultato. Fatemi sapere che ne pensate!
Se
non si capisse, nelle parti in cui si
vedono Mai, Clarky, Hideto e Kenzo la descrizione delle loro reazioni
è
intervallata da un testo in corsivo: dovete immaginare che loro stiano
guardando contemporaneamente lo stesso telegiornale (o quasi per quanto
riguarda Hideto) e quindi le frasi separate in realtà siano
ascoltate da tutti.
Per
tirarvi su di morale, posso
assicurarvi che i prossimi ultimi due capitoli perderanno la
drammaticità e
faremo gli ultimi passi che ci ricollegheranno dritti dritti al primo
episodio
di Brave e che ci faranno scoprire come gli altri Maestri della Luce
sono
andati nel futuro.
Ringrazio
quindi tutti quelli che hanno
letto il capitolo precedente e soprattutto tutti coloro che avranno
avuto la
pazienza di aspettare per questi lunghi tre mesi. E come ogni volta,
grazie in
particolare a:
Per
le preferite: Ale_LoveBS,
Lacus Clyne e
ShawnSpenstar
Per
le seguite: Osaki
Kitsune e Reb e Ju
Per
le recensioni del capitolo 1: Ale_LoveBS,
Lacus Clyne, Osaki Kitsune
e ShawnSpenstar
Credo
di aver detto tutto… anzi no: c’è
ancora una cosa. Il mio obbiettivo è finire di inserire
rapidamente questi
capitoli finali del Prequel, entro il primo week-end di agosto. Poi
parto per
un paio di giorni ma, dato che il primo episodio è
già quasi scritto e devo
solo revisionarlo (sì, lo so è quasi un
controsenso che questo ep non sia
ancora finito di scrive e il primo sì… ma
inizialmente non avevamo ancora idee
chiare per il Prequel e io mi sono messa a scrivere avanti. XD), mi
porterò
dietro il pc e così dovrei riuscire ad aggiornare anche
mentre sono in vacanza!
E da quel momento in poi il mio obbiettivo è ricominciare ad
aggiornare una
volta alla settimana.
Detto
questo vi do appuntamento al
prossimo capitolo. A presto, Hikari/D’Artagnan
P.S.
fatemi sapere se secondo voi debba
alzare il rating di questa storia da verde a giallo… non ho
scritto niente di
troppo esplicito, ma non riesco a capire quando uno è ancora
dentro un rating e
quando no…