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Autore: HikariMoon    26/07/2014    4 recensioni
(Post-Dan il Guerriero Rosso e Pre-Brave) Dan e Yuuki sono rimasti soli. Mai, Clarky, Kenzo e Hideto si sono arresi e hanno abbandonato la battaglia per la verità di Gran RoRo.
Il Guerriero Rosso e il Guerriero Bianco sono però decisi a portare avanti la loro battaglia. E per vincere sanno che dovranno fermare ciò che ha pilotato l’opinione pubblica contro di loro: il Governo Invisibile.
La loro determinazione si scontrerà contro le trame di quel potere nascosto… portandoli ad una dura sconfitta dal costo troppo elevato che segnerà Dan in modo indelebile.
Ma, mentre una battaglia sembra ormai persa, un’altra missione chiama i Maestri della Luce dando loro la possibilità di ritrovare sé stessi e quello che erano. L’inizio di una nuova avventura per Mai, Clarky, Hideto, Kenzo e soprattutto Dan.
Genere: Avventura, Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dan Bashin, Un po' tutti, Yuuki Momose
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Battle Spirits Resurgence - I Guerrieri della Luce'
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Capitolo 2

Erano finalmente lì. Dan deglutì e guardò l’interno del piccolo bar attraverso le vetrate. Sembrava un posto tranquillo e la maggior parte dei clienti erano studenti o impiegati in pausa pranzo. Poi i suoi occhi vagarono sulla strada, sulle persone che camminavano sui marciapiedi e sugli edifici che li circondavano e istintivamente chiuse le mani a pugno. La determinazione brillò nel suo sguardo. Sarebbero arrivati alla fine di quella storia. Dovevano farlo. Era impaziente di sapere che cosa doveva dire loro il misterioso “sostenitore”.

E se quel tizio non avrebbe detto loro niente di utile, avrebbero continuato a cercare. Anche se sarebbe stato difficile. Perché, doveva essere sincero, dopo quasi un anno che si protraeva la loro battaglia cominciava a sentirsi stanco… ma non poteva arrendersi. Aveva fatto una promessa a Zungurii, a Magisa e a tutti i loro amici.

Ma doveva rimanere concentrato: se invece fosse stata una trappola? Lui e Yuuki avevano discusso a lungo se accettare o no l’incontro. Chi poteva assicurare loro che non fosse qualche invenzione di un giornalista o di qualcuno che voleva solo divertirsi alle loro spalle? E poi c’erano sempre le parole dell’ex-Presidente Truman che tornavano loro in mente… poteva essere una scusa per avvicinarli e minacciarli di smettere con la loro battaglia per la verità?

Dan si morse un labbro: forse aveva sbagliato ad insistere sul fatto che dovessero fare almeno un tentativo, per non pentirsene poi. Yuuki, però, era stato d’accordo dopo che ne avevano discusso. Dan si voltò verso l’amico in piedi accanto a lui. Non riuscì ad evitare di chiedersi a che cosa stesse pensando. Certo, in quei mesi la loro amicizia si era rafforzata ma nonostante tutto era rimasto qualcosa nel Guerriero Bianco che gli sfuggiva, che non riusciva a comprendere. Ma forse dipendeva solo dalla differenza d’età.

In quel momento, Yuuki si voltò verso di lui. Se in quel momento fosse anche lui impaziente, o preoccupato o stesse provando una qualsiasi altra emozione, Dan non era in grado di leggerlo dal volto del Guerriero Bianco.

“Entriamo?”

Dan annuì con decisione, cacciando tutti i dubbi e le domande che erano affiorate prepotentemente nella sua mente.

I due si diressero verso la porta del bar ed entrarono, inconsapevoli che proprio in quel giorno di fine febbraio tutto sarebbe cambiato per sempre.

Non appena misero piedi nel piccolo e affollato bar, Dan e Yuuki furono avvolti dai rumori del bancone, dalle voci e dalle risate dei clienti. Subito i due si guardarono attorno in cerca della persona che li stava attendendo. Non aveva detto loro molto nel momento in cui avevano accettato, solo che si sarebbe fatto riconoscere lui. E fu così.

Pochi istanti dopo il loro ingresso nel locale, un ragazzo che sembrava avere una ventina d’anni (ma anche di più, non si riusciva bene a capire) si alzò dal tavolino in angolo a cui era seduto e li guardò. Un breve cenno con la mano e subito dopo si risedette in attesa. Yuuki e Dan si scambiarono un veloce sguardo prima di dirigersi verso di lui. Mentre si avvicinavano, i due Maestri della Luce ne approfittarono per osservare il loro misterioso interlocutore. Non era particolarmente alto, ma aveva un fisico atletico e sul naso faceva bella vista un paio d’occhiali.

Il ragazzo, una volta che i due furono vicini al suo tavolo, fece loro cenno di sedersi. Yuuki e Dan notarono subito che il ragazzo continuava a guardarsi attorno, continuando a spostare le mani su tutti i pochi oggetti posati sul tavolo. Ogni tanto alzava la mano e sistemava gli occhiali che scivolavano sulla punta del naso. Sembrava nervoso e ne poteva essere giustificato. Ma c’era qualcos’altro, qualcosa che Yuuki non riusciva a definire. Nella vita aveva avuto fin troppe occasioni di imparare a diffidare delle persone, a capire se le persone che gli stavano davanti meritavano la sua fiducia. Forse si sbagliava, forse il loro misterioso “amico” era solo nervoso. Ma c’era una luce nel suo sguardo che non sembrava appartenere all’immagine che aveva voluto dare di sé. Yuuki si chiese se anche Dan avesse avuto quell’impressione, ma non avrebbe avuto occasione di chiederglielo fino a quando non se ne fossero andati.

“Grazie per aver accettato di incontrarmi.”

Dan annuì e attese neanche un attimo per chiedergli quello che volevano sapere.

“Hai detto che sai qualcosa che potrebbe interessarci sul Governo Invisibile?”

Il ragazzo aspettò un attimo e alla fine annuì lentamente, continuando a lanciare fugaci occhiate all’interno e fuori dal bar. Atteggiamento che stava diventando leggermente fastidioso per non dire sospetto. Yuuki si chiese un’altra volta se quel tipo avesse semplicemente una paura enorme o ci fosse dell’altro sotto.

“Visto che non ci interessa prolungare questo incontro più del dovuto e penso non sia neppure il tuo obbiettivo, dicci quello che sai e poi ce ne andremo ciascuno per la propria strada.”

Il ragazzo si voltò verso Yuuki studiandolo per qualche istante. Alla fine abbozzò un sorriso, apparentemente rassicurato, e iniziò a parlare.

“Perdonatemi. Ma il Governo Invisibile è pericoloso… non vorrei rischiare…”

Dan sorrise a sua volta. “Non preoccuparti. Qualunque cosa possa succedere ti potremo dare una mano. Tu sei?”

Un’espressione indecifrabile attraversò il volto del ragazzo, subito sostituita da una seria. Si sporse in avanti e abbassò ancora di più la voce, quasi un sussurro.

“Chiamatemi Yamato, se volete ma non è il mio vero nome. Tanto non è questo che vi interessa. Credo di sapere dove il Governo Invisibile abbia la propria sede qui, in Giappone.”

Quelle parole destarono subito l’attenzione di Yuuki e Dan che si fecero più vicini per sentire, cercando di concentrarsi sulla voce del loro “amico” per sentirla con il chiasso del bar.

Dan lo fissò trattenendo a stento l’impazienza e l’entusiasmo per quella che sarebbe potuta essere una svolta nella loro battaglia.

“Dov’è?”

Il ragazzo deglutì. “Si trova…”

Improvvisamente l’espressione sul suo volto cambiò radicalmente. Il ragazzo si spinse indietro con gli occhi dilatati dalla paura e impallidì fissando un punto oltre le spalle dei due Maestri della Luce. Dan e Yuuki si voltarono di scatto e il secondo fece per alzarsi, ma si ritrovò davanti un uomo che lo fissò perentorio mentre indicava con lo sguardo la canna di una pistola che faceva capolino da sotto la sua giacca.

“Io non lo farei se fossi in voi.”

Altri due uomini lo affiancarono e il ragazzo che li aveva contattati si spostò nell’angolo del divanetto, fissando spaventato il gruppo di uomini armati. Yuuki invece, gli occhi ridotti a due fessure, lanciò loro uno sguardo gelido ma tornò a sedersi. Nello sguardo di Dan, infine, si mescolavano la sorpresa e anche la rabbia per esseri fatti mettere in trappola in quel modo. Gli ricordava tanto l’inganno del Re del Mondo Altrove… ma come avevano fatto a sapere che erano lì?

L’uomo riprese a parlare con voce dura, ma in modo tale che sentissero solo loro e guardandoli con espressione tranquilla, quasi sorridente. Chiunque li avesse guardati avrebbe pensato che stessero semplicemente parlando.

“Ora farete esattamente quello che vi diciamo. Vi alzerete tranquillamente come se niente fosse e ci seguirete. Il primo di voi che prova a fare l’eroe si ritrova un proiettile in fronte. Sono stato chiaro?”

Il ragazzo si affrettò ad annuire tremante. Dan e Yuuki annuirono solo in un secondo momento e lentamente. Avrebbero voluto fare qualcosa, ma sapevano di non poter far nulla contro tre uomini armati.

L’uomo sorrise soddisfatto e fece un cenno agli altri due. Poi tornò a voltarsi verso di loro.

“Ora andiamo a farci una bella passeggiata, amici. Dopotutto è tanto che non ci vediamo…”

Fecero uscire per primo il ragazzo poi Yuuki e Dan. L’uomo che aveva parlato si mise davanti a loro, mentre gli altri due si posizionarono a lato e dietro. I due Maestri della Luce riuscirono a scambiarsi a malapena uno sguardo mentre si alzavano.

I tre uomini li fecero uscire velocemente dal bar. Poi, iniziarono a camminare verso una meta precisa, sconosciuta però ai tre prigionieri. Camminarono per diverso tempo e i tre uomini rimasero sempre troppo vicini perché Yuuki e Dan potessero fare qualcosa. E anche se ne avessero avuto la possibilità, che cosa potevano fare? Certo non volevano che per colpa loro qualche ignaro passante potesse essere colpito. Per tutto il tragitto continuarono a pensarci, continuando a lanciare sguardi attorno a loro nella frenetica ricerca di una via di fuga. E poi c’era il ragazzo che, invece, sembrava aver accettato con rassegnato terrore il fatto di doverli seguire. Avrebbero dovuto aiutare anche lui a fuggire. Dopo molte svolte, il gruppo si ritrovò in una zona periferica di Tokyo dove si vedevano solo enormi case popolari, vecchie fabbriche e i magazzini del porto. In lontananza, infatti, intravidero il mare e sentirono il rumore di una nave. Li fecero proseguire ancora per qualche minuto fino ad alcuni vicoli tra le case. Sembrava non esserci nessuno in tutte le direzioni e anche tra le finestre, dove ogni tanto si vedeva una pianta o una fila di panni stesi ad asciugare, non si vedeva nessuno. Fu allora che si fermarono.

I tre uomini si voltarono a guardarli, le mani che già stringevano l’impugnatura delle pistole. A parlare fu sempre lo stesso uomo di prima.

“Bene, qui potremo parlare con tranquillità.”

Dan e Yuuki si guardarono cercando una qualsiasi idea che potesse loro dare una possibilità di scappare. Non potevano pensare che quella fosse la fine, non volevano arrendersi e aspettare semplicemente di vedersi sparare addosso da quei criminali.

Improvvisamente latrati di cani riempirono l’aria e prima che potessero rendersi conto di che cosa stesse succedendo, due cani che si inseguivano corsero tra di loro. I tre uomini furono colti alla sprovvista e si distrassero, distogliendo la loro attenzione dai tre prigionieri. Dan e Yuuki non aspettarono altro. Dan spinse quello che gli era più vicino facendogli perdere l’equilibrio e poi si mise a correre seguito a ruota da Yuuki che aveva afferrato un terrorizzato Yamato trascinandoselo dietro nella corsa.

L’unico pensiero dei Maestri della Luce in quel momento era correre. Se si fossero soffermati a pensare ad altro, non sarebbero più riusciti a muovere un passo: quale altro modo migliore avrebbero potuto scegliere per farsi scaricare addosso una pistola se non scappare?

Non sentirono il rumore degli spari, ma solo quello che i proiettili producevano andando a colpire un muro, un bidone dell’immondizia o qualsiasi altra cosa che si trovava davanti. Dan e Yuuki non si voltarono, continuando a correre cercando di evitare qualsiasi cosa che per terra avrebbe potuto farli inciampare. I proiettili sibilavano silenziosi attorno alle loro orecchie e un paio di volte sfiorarono i loro capelli.

Alla prima svolta, girarono senza esitazione ribaltando un paio di bidoni dell’immondizia nella piccola speranza che ciò fosse sufficiente per rallentarli.

Dopo qualche istante non sentirono più i proiettili, ma né Dan né Yuuki si fermarono per voltarsi e vedere se li avevano seminati. Yamato veniva praticamente trascinato a forza da Yuuki. Per quanto atletico, sembrava che la paura lo avesse reso incapace di fare un qualsiasi movimento.

I tre continuarono a correre lo stesso, consapevoli di dover mettere più strada possibile tra loro e quei criminali. All’improvviso la strada davanti a loro si diramò in due direzioni. Fu a quel punto che i tre rallentarono di poco la corsa. Dan si voltò verso l’amico.

“E ora?”

Yuuki guardò davanti a sé il bivio e prese rapidamente una decisione. “Separiamoci. Io e lui andiamo a destra, tu vai a sinistra Dan. Non fermarti fino a quando non arrivi in un luogo pieno di gente o vicino ad una stazione di polizia.”

Dan fissò sbalordito Yuuki e replicò contrariato. “Non possiamo dividerci!”

Il Guerriero Bianco non lo ascoltò neanche e lo spinse verso sinistra. “Invece sì, avremo più possibilità di seminarli.”

Dan si fermò. Sentiva che non dovevano dividersi, che dovevano affrontare insieme anche quel pericolo. Ma il Guerriero Rosso non poteva capire a fondo i motivi che avevano spinto Yuuki a quella decisione. Yuuki era maggiorenne, Dan no. Il Guerriero Bianco sapeva benissimo che si sarebbe sentito responsabile, oltre che esserlo legalmente, di quello che sarebbe potuto succedere al suo migliore amico. E poi voleva fare qualsiasi cosa per non perdere davanti ai suoi occhi anche lui, il primo che aveva creduto in lui, il suo migliore amico come aveva visto morire Kajitsu. Fu così che Yuuki non esitò ad imboccare il vicolo a destra, obbligando Dan a prendere quello a sinistra da dove si vedevano in lontananza gli edifici del centro di Tokyo. In fin dei conti era Dan quello che aveva ancora una famiglia a cui ritornare.

Yuuki strattonò Yamato e si voltò verso Dan, ancora incerto se correre a sinistra o seguirlo.

“Corri Dan!”

A quel punto, Dan capì che Yuuki aveva ragione. Separati avevano più possibilità di scappare. E così, reprimendo il brutto presentimento che sentiva, guardò ancora una volta Yuuki e iniziò a correre senza più voltarsi indietro.

Anche Yuuki e Yamato ripresero a correre, anche se era più corretto dire che il secondo si faceva quasi trascinare dal Guerriero Bianco. Percorsero altri vicoli, svoltando un paio di volte. Fino a quando Yamato non iniziò a lamentarsi di essere stanco e non di farcela più a correre. Per un attimo la mente di Yuuki fu attraversata dal pensiero di lasciarlo lì e continuare da solo, ma subito lo ignorò continuando a strattonarlo per ancora un paio di minuti.

Alla fine in un piccolo slargo, Yuuki si fermò lasciando il braccio dell’altro che si posò al muro. Mentre Yamato piegato sulle ginocchia riprendeva fiato, Yuuki guardò indietro sperando di non vedersi apparire davanti i criminali. Forse li avevano veramente seminati… sperava solo che non stessero tutti e tre inseguendo Dan.

Ma all’improvviso, dietro di lui, Yuuki sentì un piccolo rumore metallico, lo scatto della sicura  di una pistola. E il Guerriero Bianco capì la verità, trovando conferma dei sospetti che nel bar aveva provato.

“Devo ammettere che siete stati più testardi di quanto pensassi. Ma mi avevano avvisato. Comunque spero che tu abbia capito che i miei uomini vi hanno mancato volontariamente.”

Il Guerriero Bianco si voltò lentamente, l’espressione era impassibile ma lo sguardo fissava gelido Yamato. Quest’ultimo si era tolto gli occhiali e dal suo volto era scomparsa anche quell’aria spaventata e incerta che aveva dominato fino a quel punto. Era stata soltanto un’abile messa in scena. E ora puntava una pistola munita di silenziatore al petto del Guerriero Bianco.

“Sentivo che c’era qualcosa di strano in te. E ora si spiega come abbiano fatto a sapere che eravamo lì.”

Yamato sorrise soddisfatto. “Se sospettavate qualcosa avreste fatto meglio ad andarvene. Siete ancora più ingenui di quanto mi aspettassi. Credevate davvero che due sciocchi ragazzini potessero agire indisturbati?”

Yuuki non rispose fissandolo gelido. Non avrebbe mostrato paura, non davanti a quel criminale. Non aveva avuto paura di fronte al Re del Mondo Altrove, Kajitsu non aveva avuto paura di fronte al Re del Mondo Altrove. E sapeva che lei era accanto a lui, come le carte che aveva nella tasca, come Hououga e Ragnarock. Se quella era la fine, voleva che il suo ultimo pensiero fosse per lei e per i suoi amici. Ma non si sarebbe arreso fino al suo ultimo respiro.

Continuando a puntargli la pistola contro, Yamato fece un paio di passi avanti, senza fretta alcuna. Sentiva di avere Yuuki in pugno. Il Guerriero Bianco arretrò lentamente fino ad un muro accanto al quale c’era un bidone, alcune casette di legno e altri oggetti. Yuuki li guardò appena continuando a fissare il criminale.

“Perché questa messa in scena?”

Yamato alzò le spalle. “Chi mi ha pagato non vuole farvi sembrare martiri.”

Yuuki sorrise. “Quindi sono loro che hanno mosso le file di tutto quello che è successo in questi mesi.”

L’altro lo fissò indifferente. “Forse… ma non mi riguarda. Io dovevo solo farlo sembrare frutto di un caso sfortunato. I due Maestri della Luce coinvolti in un qualche scontro a fuoco nelle periferie. Lasciare poche tracce e basta. La stampa avrebbe fatto il resto e la polizia alla fine avrebbe chiuso il caso per insufficienza di prove. Un lavoro pulito e semplice.”

Il Guerriero Bianco non rispose ma, approfittando di quell’attimo di distrazione dovuto al lungo discorso, afferrò un tubo metallico dall’immondizia e lo vibrò con forza davanti a sé. Yamato riuscì a spostarsi per non esserne colpito, ma il tubo urtò violentemente la pistola che sfuggì dalle sue mani finendo a qualche metro di distanza.

Yuuki gettò il tubo e iniziò a correre, consapevole che quella era la sua ultima speranza. Yamato imprecò sottovoce e corse a prendere la pistola. La afferrò e la puntò immediatamente contro la schiena di Yuuki, facendo fuoco senza esitazione.

Ma non tutto andò come previsto. Il colpo dello sparo rimbombò nel vicolo e il proiettile andò ad impattare con un muro dopo aver sfiorato l’orecchio del Guerriero Bianco. Yuuki si fermò di scatto. Yamato invece si accorse in quel momento del silenziatore incrinato, causa anche del tiro deviato. Furioso lo tolse gettandolo a terra e puntò di nuovo l’arma.

Yuuki fece appena in tempo a voltarsi per vedere Yamato premere di nuovo il grilletto.

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Correva, correva, correva. Non sapeva da quanto, non sapeva dove. L’unica cosa che sapeva era che doveva correre il più lontano da lì e poi cercare Yuuki. Il centro della città era sempre più vicino e presto anche le strade non sarebbero state così deserte.

Dan si chiedeva ancora che cosa fosse successo, ma troppe emozioni si agitavano dentro di lui. Sorpresa, rabbia, delusione, anche paura. E voglia di non arrendersi.

Sperava che anche Yuuki fosse riuscito a nascondersi insieme a Yamato. Dietro di lui non sentiva passi o spari, ma i tre potevano star semplicemente inseguendo gli altri due.

Voleva convincersi che non era così. Perché essere pessimisti? Anche a Gran RoRo con Zungurii aveva sempre guardato le cose in modo positivo, non perdendo mai la speranza o ritrovandola nei pochi momenti in cui si era sentito perso. Sarebbe finito tutto bene anche quella volta. Dan sorrise: sì, sarebbe stato sicuramente così. E da quel momento in poi sarebbero stati più attenti, come aveva suggerito loro il Presidente Truman.

Ma il rumore di uno sparo ruppe il silenzio, fendendo l’aria e distruggendo tutte le speranze di Dan. Quasi le sentì nella sua mente, infrangersi come un vetro spezzato. Simile al rumore che aveva fatto il suo cristallo quando era stato frantumato dal Re del Mondo Altrove.

Il sangue gelò nelle vene del Guerriero Rosso, che si fermò di scatto voltandosi indietro con gli occhi sgranati e il cuore che batteva all’impazzata.

“Yuuki…”

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“Mai, vieni! Presto!”

L’interpellata sbuffò e allungò una mano per afferrare un asciugamano, con cui iniziò ad asciugarsi i lunghi capelli viola.

“Arrivo, Kaoru!”

La ragazza uscì dal bagno e si avviò lungo il corridoio per raggiungere il salotto dove si trovava la sorella.

“Mai!”

La voce di Kaoru risuonò carica d’ansia, quasi allarmata. Mai, preoccupata, affrettò il passo ed entrò nel salotto. La prima cosa che vide fu la sorella che immobile fissava lo schermo del televisore. La ragazza fece per dire qualcosa, ma la voce le morì in gola. Mai arretrò impercettibilmente e l’asciugamano le scivolò dalle mani, finendo ai suoi piedi. Sgranò gli occhi e si portò le mani alla bocca. Iniziò a scuotere lentamente la testa, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime e piccoli rivoli d’acqua le rigavano il collo, andando a bagnare la maglia. Immobile, continuò a fissare lo schermo. Quasi non si accorse delle braccia di Kaoru che la strinsero. Avrebbe tanto voluto che fosse solo un incubo…

Le gambe le cedettero e Mai si ritrovò a terra, stretta tra le braccia di Kaoru, incapace di smettere di fissare lo schermo del televisore. Non se ne sarebbe dovuta andare, sarebbe dovuta restare…

“Interrompiamo il servizio per annunciare una notizia appena giunta in redazione. Poche ore fa, in una zona periferica di Tokyo i Maestri della Luce Dan Bashin e Yuuki Momose sono stati coinvolti in una sparatoria dalla tragica conclusione.

Le autorità, avvisate da una chiamata anonima, stanno ancora valutando le dinamiche. Sembra però confermato che, nello scontro a fuoco, abbia perso la vita il Guerriero Bianco.”

Clarky era seduto al tavolo del soggiorno e stava sistemando il proprio mazzo di carte. Era una giornata tranquilla, come tante altre. Sua madre stava lavando i piatti e Andrew era all’accademia. Era così assorto a contemplare le carte che quasi si spaventò quando sentì squillare il telefono. Ripresosi si alzò e si diresse al mobile dove era posato il cordless.

“Vado io.”

Clarky afferrò il telefono. “Pronto, casa Ray. Chi parla?”

Clarky, accendi immediatamente il televisore!

Il Guerriero Giallo riconobbe suo fratello e la sua espressione si fece perplessa. Ma che gli prendeva?

“D’accordo…”

Curioso si diresse in soggiorno e accese la tv. Davanti a lui apparvero le immagini del telegiornale.

“Qui c’è il telegiornale. Mi vuoi spiegare che…”

Ma la voce gli morì in gola. Clarky allungò una mano per afferrarsi ad una sedia, non certo di riuscire a reggersi da solo. Gli sembrava di essere in una vita che non era la sua. La voce del fratello gli giungeva lontana.

Sto arrivando. Mi senti Clarky?

Il ragazzo annuì lentamente, senza rendersi conto in quel momento che Andrew non potesse vederlo. Ma sentiva solo la voce della sua testa, che gli chiedeva che quello fosse solo un incubo.

“Non è ancora ben chiaro il motivo per cui i due ragazzi si trovassero in quel luogo e secondo le prime ricostruzione sembrerebbe che i due siano andati lì insieme ad altri, forse qualcuno con cui avevano una questione in sospeso.”

In casa Hyoudo, nessuno stava prestando particolare attenzione al televisore acceso. Kenzo, seduto sul divano, stava leggendo un libro. Il padre camminava avanti e indietro parlando la telefono. La madre, invece, stava lavorando al computer.

Shizuko entrò in quel momento nel soggiorno per avvisare la famiglia che il pranzo era pronto. Fu la donna ad accorgersi dei volti di Yuuki e Dan apparsi sullo schermo.

“Kenzo, quelli non sono i tuoi amici?”

Il ragazzino alzò lo sguardo e sbattè le palpebre perplesso. Veloce posò il libro e afferrò il telecomando alzando il volume. Le parole che sentì lo fecero gelare e il telecomando gli sfuggì di mano. La madre sbiancò e si voltò di scatto a guardarlo, il padre si immobilizzò dimenticandosi completamente della chiamata.

Lentamente calde lacrime cominciarono ad uscire dagli occhi del bambino. Atsuko si alzò e lo strinse a sé, avvolgendolo tra le braccia e cercando di fargli distogliere lo sguardo dal televisore. I singhiozzi erano sempre più forti, mentre Kenzo si afferrava a sua madre.

“Perché?!?”

La donna non seppe cosa rispondere e lo abbracciò ancora di più. “Non lo so, tesoro… non lo so…”

E mentre lui piangeva, i tre adulti fissarono impotenti lo schermo del televisore.

“Sul luogo del delitto, sono state ritrovati molti colpi d’arma da fuoco, ma stando alle prime domande poste agli abitanti della zona solo un colpo si è sentito facendo presumibilmente scattare l’allarme.

Dan Bashin non è stato ritrovato sul luogo e la polizia lo sta cercando per interrogarlo sull’accaduto. Anche altri testimoni, che li hanno visti dirigersi sul luogo, saranno sentiti dagli inquirenti.”

Hideto stava finendo di mangiare un panino. Era seduto su una panca fuori da un piccolo localino di Bombay. Lì, in quell’affollata città, nessuno pensava a lui. Dentro, nell’aria afosa, c’erano solo poche persone che fissavano un piccolo televisore scassato, sintonizzato su un telegiornale. Hideto sospirò e guardò la strada affollata. Bambini che correvano, donne avvolte in colorati sari. Era tutto così diverso da Tokyo.

Il ragazzo si alzò e fece per andarsene. Sollevando lo zaino, lanciò uno sguardo svogliato all’interno e si accorse che le persone all’interno stavano parlando animatamente tra loro. Incuriosito, entrò e si avvicinò per vedere il televisore. Non capiva una parola, ma si fece più attento quando capì che riguardava Tokyo. Improvvisamente, vide apparire il volto di Yuuki. L’ansia lo assalì e si voltò verso il padrone del locale.

“What is happened?”

L’oste lo fissò per un attimo e poi gli rispose, alzando le spalle, in un inglese fortemente accentato.

“The White Soldier… is dead.”

Hideto aprì la bocca, ma neanche un suono ne uscì. Il zaino che teneva in mano gli cadde sulle assi sconnesse del pavimento. Si voltò verso il televisore e rimase immobile a fissarlo, anche quando altri servizi sostituirono quella notizia.

“Ciò che, però, avvolge il fatto nel mistero è la scomparsa del corpo del Guerriero Bianco. Secondo alcune ipotesi, gli assassini sconosciuti devono averlo portato in un altro luogo per nascondere le prove.

Le indagini sono tutt’ora in corso e vi sapremo dare maggiori notizie nelle prossime edizioni del telegiornale. Passiamo quindi alle notizie sportive…”

Dan sbattè la porta dell’appartamento di Yuuki e vi si lasciò cadere davanti. Il ragazzo vi posò la schiena e premette il viso, nascosto dal cappuccio, sulle ginocchia. Calde lacrime rigavano le sue guance, ma neppure un suono usciva dalle sue labbra. Rimase immobile per un tempo che sembrava infinito. Voleva urlare, gridare, andare a dire a tutti chi fossero i colpevoli. Ma non ci riusciva.

Perché era tutta colpa sua. Solo colpa sua. 

Era stato lui il più impaziente ad accettare quell’incontro. Era stato lui il primo ad ignorare le parole di avvertimento del Presidente Truman. Se solo non fosse stato così stupido, così avventato, così testardo… Yuuki sarebbe ancora vivo.

Non sarebbe dovuto andare così. Ma non poteva più cambiare nulla.

Era colpa sua se tutti i suoi amici se ne erano andati arresi, era colpa sua se Yuuki era morto. Colpa del suo egoismo, della sua testardaggine.

Un singhiozzo uscì dalle sue labbra. Seguito subito dopo da un altro e da un altro ancora. Davanti ai suoi occhi continuava a rivedere quelle scene, continuava a rivedere il suo migliore amico morire.

Dan correva a ritroso. Non sapeva esattamente dove andare. E non era neppure sicuro di non trovarsi davanti i criminali con le pistole spianate. Ma non poteva abbandonare Yuuki. Doveva essere vivo. Doveva essere ancora vivo. Se lo ripeteva come un mantra.

Non seppe per quanto corse e quanti vicoli svoltò, ma alla fine arrivò alla sua meta. Ed ebbe l’impressione che il cuore avesse perso un battito.

Yuuki era accasciato a terra, inerte. Una macchia rossa che si stava dilatando sulla sua maglietta bianca, gocciolando a terra.

Dan gridò sconvolto. “Yuuki!”

Gli corse vicino, temendo di confermare solo la sua paura: la morte del proprio amico. Ma quando gli si inginocchiò vicino, vide che stava ancora respirando. A fatica, rantolando, ma respirava ancora. Dan esitante gli posò una mano sulla spalla.

“Yuuki…”

Il Guerriero Bianco sembrò sentirlo e aprì lentamente gli occhi, cercando di mettere a fuoco ciò che aveva davanti. Quando riconobbe, cercò di dirgli qualcosa. Dan scosse la testa.

“Non ti affaticare… chiamerò qualcuno…”

Yuuki scosse impercettibilmente la testa e con la mano gli strinse il braccio a fatica.

“No… vai via…”

Il ragazzo lo guardò sconvolto. Che cosa stava dicendo? Non poteva lasciarlo. Le lacrime cominciarono a pungergli gli occhi.

“Cosa dici? Non posso. Vedrai che andrà tutto bene…”

Yuuki lo fissò deciso, tentando di raccogliere le poche forze che gli restavano.

“No… potrebbero… tornare… vai via…”

Dan deglutì. “Ma…”

Il Guerriero Bianco boccheggiò e strinse i denti. “Vai via!”

Poi ansimò e la presa della sua mano perse forza. Dan si sentì sprofondare in un baratro ma vide lo sguardo supplicante di Yuuki.

“Salvati… almeno tu…”

Dan si morse un labbro e annuì, incapace di pensare, di fare qualsiasi cosa. Si sentiva svuotato e privo di una propria volontà. Annuì e si alzò. Yuuki abbozzò un sorriso e chiuse gli occhi.

“Vai via…”

La sua voce fu poco più alta di un sussurro e quelle parole furono le ultime che Dan sentì, perché poi si mise a correre. Ancora una volta senza una meta. Ancora una volta solo per scappare da lì. E mentre correva le lacrime cominciarono a rigare le sue guance.

Stava scappando da una realtà che non riusciva a sopportare. Da una realtà da cui altri lo avevano messo in guardia. Ma lui era stato troppo testardo per ascoltare. Si vergognava così tanto. Voleva nascondersi. E, quasi potesse servire a qualcosa, alzò il cappuccio della propria felpa. Nessuno poteva aiutarlo. Nascosto in quel cappuccio poteva illudersi di essere al sicuro, illudersi che nessuno si sarebbe più accorto di lui. E corse.

Perché lo aveva ascoltato? Perché se ne era andato? Sarebbe dovuto restare, chiamare aiuto. Perché lui si era potuto mettere in salvo e Yuuki no?

E la loro battaglia?

Non c’era più nessuna battaglia.

Era arrabbiato con gli altri e con sé stesso, furioso per quello che era successo, disperato per aver visto morire uno dei suoi migliori amici. Non poteva più portare avanti la loro battaglia, quello era il capitolo conclusivo. Se lo avesse fatto sarebbe stato consumato dall’odio, dalla vendetta e dalla rabbia come il Re del Mondo Altrove. E questo lui non poteva permetterlo.

Tutti i sacrifici dei suoi amici e la morte di Yuuki erano stati vani. Ma arrendersi e ignorare l’odio li avrebbe onorati, avrebbe onorato la morte del Guerriero Bianco.

Fu a quel punto che un’immagine gli si stagliò davanti agli occhi. Il loro ultimo duello avvenuto pochi giorni prima. Yuuki che si complimentava con lui e con la sua aria sicura gli diceva che gli doveva una rivincita.

Dan colpì con un pugno il pavimento, mentre altre lacrime rigavano le sue guance.

“Perdonami, Yuuki… è stata tutta colpa mia…”

Il Guerriero Rosso si lasciò scivolare a terra, continuando a piangere. Si sentiva spezzato come mai prima, solo senza più i suoi amici. Che cosa avrebbe fatto ora? Non lo sapeva. Non sapeva come avrebbe fatto ad andare avanti, non sapeva se tornare dalla sua famiglia, non sapeva più chi era. Dove era finito il Re dell’Impatto Devastante che aveva sconfitto il Re del Mondo Altrove e liberato Gran RoRo? Lui non lo sapeva.

Solo di una cosa era certo: non avrebbe mai, mai più permesso che altri e soprattutto i suoi amici si sacrificassero per lui, per le battaglie che avrebbe portato avanti. Anche a costo della sua vita.

*Nella speranza che non siate troppo sconvolti*

Ed eccomi finalmente di nuovo qui! ^-^ Chiedo sinceramente scusa per aver fatto trascorrere così tanto tempo dal mio ultimo aggiornamento… spero mi perdonerete! Ogni tanto provavo a scrivere ma l’ansia per gli esami non mi permetteva di concentrami.

Ma alla fine anche questo capitolo è concluso. E come avrete già capito la battaglia dei Maestri della Luce si è pure  conclusa… e abbiamo cercato di farlo nel modo più fedele possibile a quelle poche informazioni che si deducevano da un paio di episodi di Brave. Yuuki “morto” (anche se noi sappiamo già che in questa storia, episodio 0, è ancora vivo) e Dan “spezzato” dalla terribile sconfitta. Spero di aver reso le parti d’azione… sono le prime vere e proprie e quindi non sono sicura sul risultato. Fatemi sapere che ne pensate!

Se non si capisse, nelle parti in cui si vedono Mai, Clarky, Hideto e Kenzo la descrizione delle loro reazioni è intervallata da un testo in corsivo: dovete immaginare che loro stiano guardando contemporaneamente lo stesso telegiornale (o quasi per quanto riguarda Hideto) e quindi le frasi separate in realtà siano ascoltate da tutti.

Per tirarvi su di morale, posso assicurarvi che i prossimi ultimi due capitoli perderanno la drammaticità e faremo gli ultimi passi che ci ricollegheranno dritti dritti al primo episodio di Brave e che ci faranno scoprire come gli altri Maestri della Luce sono andati nel futuro.

Ringrazio quindi tutti quelli che hanno letto il capitolo precedente e soprattutto tutti coloro che avranno avuto la pazienza di aspettare per questi lunghi tre mesi. E come ogni volta, grazie in particolare a:

Per le preferite: Ale_LoveBS, Lacus Clyne e ShawnSpenstar

Per le seguite: Osaki Kitsune e Reb e Ju

Per le recensioni del capitolo 1: Ale_LoveBS, Lacus Clyne, Osaki Kitsune e ShawnSpenstar

Credo di aver detto tutto… anzi no: c’è ancora una cosa. Il mio obbiettivo è finire di inserire rapidamente questi capitoli finali del Prequel, entro il primo week-end di agosto. Poi parto per un paio di giorni ma, dato che il primo episodio è già quasi scritto e devo solo revisionarlo (sì, lo so è quasi un controsenso che questo ep non sia ancora finito di scrive e il primo sì… ma inizialmente non avevamo ancora idee chiare per il Prequel e io mi sono messa a scrivere avanti. XD), mi porterò dietro il pc e così dovrei riuscire ad aggiornare anche mentre sono in vacanza! E da quel momento in poi il mio obbiettivo è ricominciare ad aggiornare una volta alla settimana.

Detto questo vi do appuntamento al prossimo capitolo. A presto, Hikari/D’Artagnan

P.S. fatemi sapere se secondo voi debba alzare il rating di questa storia da verde a giallo… non ho scritto niente di troppo esplicito, ma non riesco a capire quando uno è ancora dentro un rating e quando no…

  
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