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Autore: The Mad Tinhatter    25/08/2014    3 recensioni
"Si trattava di un modello particolare di Pensatoio: mentre normalmente l'unica cosa permessa era di osservare i ricordi da un punto di vista esterno, quell'esemplare, assieme ad altri che erano stati prodotti negli anni, permetteva di rivivere i propri ricordi in prima persona e con la coscienza del momento, pur conservando ogni sensazione provata anche una volta tornati alla realtà. E quello era esattamente ciò che la giovane donna voleva fare."
[Questa storia partecipa al contest "OC mania!" indetto da ColeiCheDanzaConIlFuoco]
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Cap. 6: The Second Of May

I lampi degli incantesimi la accecavano, e le grida degli studenti le riempivano le orecchie. Era confusa, e non sapeva bene cosa fare. Questo era ciò da cui l'avevano messa in guardia sua madre e suo fratello. Lei era stata testarda, e non aveva seguito il loro consiglio. Come aveva promesso a se stessa, quella volta aveva scelto di combattere per la sua scuola.

Aveva perso il conto degli incantesimi che aveva lanciato. Fino a quel momento poteva dire di essersi difesa abbastanza bene. Ora, il suo obiettivo era trovare Megan.

L'aveva riabbracciata soltanto poche ore prima, anche se ormai le sembrava un'eternità. Era riuscita ad entrare ad Hogwarts grazie ad un passaggio ricavato da un ritratto appeso alla Testa di Porco, ad Hogsmeade. Poco dopo i saluti, però, la battaglia aveva iniziato ad infuriare, e l'aveva persa di vista. Avrebbe dovuto proteggerla, e ora nemmeno riusciva più a trovarla.

Elizabeth pensava di aver provato paura, l'anno prima; nulla, però, avrebbe mai potuto superare ciò che stava provando in quel momento, vedendo i corpi degli studenti sparpagliati sul pavimento, col timore tremendo che il volto di uno di essi potesse essere quello della sua migliore amica....

Raggiunse la Sala Grande, il fulcro della battaglia. L'aria era piena delle urla di chi stava duellando. Tenendo la bacchetta tesa davanti a sé, i suoi occhi continuarono a cercare l'amica, tra i lampi e la massa di mantelli neri che volteggiavano. E, finalmente, la vide.

Stava duellando con un Mangiamorte, il braccio della bacchetta che tremava davanti a lei. Indietreggiava sempre di più, mentre il Mangiamorte torreggiava su di lei. Era visibilmente spaventata, stava piangendo. Elizabeth accelerò, dirigendosi verso di lei. Doveva aiutarla, doveva proteggerla. Avrebbe messo da parte ogni sua paura, per lei.

Schivò alcuni incantesimi; l'adrenalina la rendeva molto più agile di quanto fosse realmente. Resisti, Megan. Sto arrivando.

Sentì una voce, tra le tante. Una voce che le sembrò vagamente familiare.

- Avada Kedavra!

Elizabeth vide Megan volare, colpita da un lampo di luce verde. Cadde per terra, in maniera quasi aggraziata, il suo corpo completamente inerte.

Elizabeth non sentì l'urlo di dolore che uscì dalla sua bocca. Non sentì le lacrime che sgorgavano dai suoi occhi. Sentiva soltanto il suo cuore che batteva all'impazzata, pieno di rabbia e di dolore. Le sembrava che il tempo si fosse fermato, mentre correva verso il corpo dell'amica, buttandosi in ginocchio accanto a lei. Gli occhi di Megan erano sgranati, le lacrime di paura ancora fresche sulle sue guance.

- Che cos'hai fatto? - urlò, puntando la bacchetta verso il Mangiamorte.

Impiegò una frazione di secondo per capire di chi si trattasse. Se la sua voce le era sembrata familiare, c'era un motivo.

- Edgar....

Suo fratello. Suo fratello aveva ucciso Megan.

La sua bacchetta era puntata verso di lei, e lei non accennò ad abbassare il braccio.

- Come... hai... potuto....

La voce di Elizabeth non riusciva ad esprimere tutto ciò che stava provando. Sentiva come un fuoco, dentro di lei, una tempesta di emozioni. Delusione. Dolore. Rabbia. Ultimo, ma non meno importante, il desiderio di vendetta. Lui aveva ucciso Megan, e doveva pagare. Poco importava che fosse sangue del suo sangue.

In pochi attimi, uno di loro due avrebbe lanciato un incantesimo, e il duello sarebbe finito. Lei cos'avrebbe fatto? Sarebbe morta, lasciando suo fratello alla giustizia o a qualcuno di più abile di lei? Oppure avrebbe seguito quell'istinto irrazionale che voleva farle urlare quelle due parole, perché sentiva che questo era ciò che lui si meritava?

O io, o lui.

- Avada Kedavra!

Elizabeth aveva fatto la sua scelta.

*

- Elizabeth?

Era sempre così, tutti gli anni. Dopo aver finito il suo percorso, restava seduta sul pavimento, a piangere. Poi, dopo pochi minuti di solitudine, sentiva delle braccia forti che la stringevano, e Julian era con lei.

Era stato lui a trovarla, in un angolo della Sala Grande, mentre, in stato di shock, teneva stretto a sé il corpo di Megan. Non appena aveva saputo della battaglia si era precipitato ad Hogwarts per assicurarsi che stesse bene.

- Va tutto bene, Jules. Stai tranquillo – gli rispose, la voce ancora rotta dal pianto.
- Non devi farlo tutti gli anni – disse lui, preoccupato.
- È la cosa giusta – fece lei, mentre Julian la aiutava ad alzarsi.

Era stato lui a consolarla, quando di notte si svegliava urlando per gli incubi. Per un lungo periodo, non appena cercava di addormentarsi la sua mente le presentava gli occhi sgranati di Megan, o lo sguardo sorpreso di suo fratello nell'attimo in cui fu colpito dall'Anatema che Uccide. Incantesimo che lei aveva lanciato. Grazie a Julian, lentamente, si era rialzata, e aveva ripreso a vivere.

Il giovane le toccò la pancia, con amore. - La nostra piccola sta bene?
Elizabeth sorrise, asciugandosi le lacrime. - Adele sta benissimo. Non ci sono controindicazioni sull'uso del Pensatoio durante la gravidanza, te l'ho detto un sacco di volte!

Ed, infine, Julian le aveva fatto il regalo più grande della sua vita. Dopo la battaglia, Elizabeth era rimasta senza famiglia. Suo padre era stato ucciso da un Auror, mentre sua madre, all'ultimo momento, aveva deciso di abbandonare il suo rifugio per contribuire alla difesa di Hogwarts. Era caduta in battaglia.

Le aveva sempre voluto bene, nonostante a volte fosse stata brusca con lei. Probabilmente durante la battaglia la stava cercando, così come lei aveva fatto con Megan. Ad Elizabeth dispiaceva moltissimo che sua madre non avesse avuto la possibilità di vedere sua nipote. Per ricordarla, aveva deciso di chiamare la piccola come lei.

Julian l'aveva portata a casa sua, e si era preso cura di lei, senza smettere di amarla neanche per un secondo, nemmeno nei momenti peggiori. Lei era guarita, e due anni prima, in un bel giorno di primavera, si erano sposati. Ed in quel momento dentro di lei c'era una nuova vita, una creatura che, in pochi mesi, avrebbe richiesto tutte le loro energie e il loro amore. Non avrebbe mai smesso di ringraziare Julian per tutta quella felicità.

Elizabeth entrò in bagno per darsi una sistemata. Dopo il percorso dei ricordi, l'unica cosa che restava da fare era visitare il cimitero. Aveva già preparato i fiori: un bel mazzo di rose, rigorosamente di colore rosa. Provenivano dal loro giardino, ed Elizabeth le aveva piantate apposta.

Finì di pettinarsi i capelli. Era pronta ad uscire.

*

Lasciò andare la mano di Julian soltanto quando si trovò davanti alla lapide. Era molto semplice: sopra aveva applicata soltanto una foto di Megan sorridente, oltre alla sua data di nascita e alla data di morte. Sulla tomba c'era un bellissimo mazzo di fiori di malva.

I suoi genitori devono essere passati poco fa.

Elizabeth posò le rose vicino ai fiori di malva, poi si inginocchiò, e abbracciò la lapide. Sapeva che era una cosa stupida da fare, ma era l'unico modo che aveva di essere vicina alla sua amica. Senza nemmeno accorgersene, aveva ricominciato a piangere.

- Scusami, Megan. Scusami – disse, singhiozzando. Come ogni anno, un solo pensiero le attraversava la mente: se solo fossi arrivata qualche secondo prima, forse quel raggio verde non ti avrebbe colpita, e tu saresti accanto a me, viva. Saresti stata la mia damigella d'onore, saresti stata la madrina di Adele. Ogni anno, ritornava la sensazione di aver fallito completamente. Aveva giurato a se stessa che l'avrebbe protetta, e non era riuscita a farlo.


Ma, come ogni anno, dopo qualche minuto di crisi una sensazione di calma la pervase, come se, in qualche modo, Megan avesse trovato il modo per rispondere al suo abbraccio. Le sembrava quasi di riuscire ad udire la sua voce, almeno nella sua mente.

Ti voglio bene, diceva.

   
 
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