Anime & Manga > Diabolik Lovers
Segui la storia  |       
Autore: Amaya Lee    02/09/2014    2 recensioni
Arashi si scrive con lo stesso simbolo di "tempesta".
Questa storia comincia con due ferite verdi, limpide ma impenetrabili, e una cappa nera che viaggia imperturbata nella neve.
Poi gocce di sangue, un ticchettio semplice, distinto, elementare, che scandisce ogni istante di un tempo che scade.
L'attesa di un cambiamento si tramuta nella speranza di sopravvivere, scendendo a patti con incubi radicati troppo in profondità, mentre paure ipnotiche e scomode sbocciano in passione dolorosa.
La creatura più fragile non può sciogliere le catene del suo destino, non può ribellarsi al compito per cui è stata scelta, e più si dimena, più le ombre la trascinano a fondo.
Chi ha pianificato tutto questo e impugna i fili del fato resta nell'ombra, nell'attesa che la tempesta si faccia domare. Una risata disumana si eleva dalle profondità del Lago, una risata che per secoli è rimasta sepolta nell'oblio, nell'attesa di essere udita.
L'ultima parola di questa storia è "vendetta", e deve ancora essere pronunciata.
{tratto dal testo}
[...] Si trattava della legge del più forte, una regola che nemmeno le preghiere avrebbero potuto spezzare.
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kanato Sakamaki, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

VII

Closed Doors

 




 

Ora vedo che la pace corrompe,
non meno di quanto la guerra devasti.

Jhon Milton

 















Deglutii, rigirandomi la chiave di ferro tra le mani. Entrambe le estremità erano molto elaborate, impossibili da replicare. Probabilmente tutte le chiavi della Casa erano simili a quella, in quanto a particolarità.

Il mio respiro si fermò per ben otto secondi, finché un altra serie di colpi, stavolta più insistenti, ma pur sempre contenuti, percosse la porta.
Mi chiesi come mai uno di loro stesse bussando, quando poteva semplicemente apparire alle mie spalle.

“Hisoka-san” mi chiamò una voce fredda, distaccata. Quella del ragazzo alto, dai capelli grigi e i capelli rossi. Non sapevo esattamente cosa pensare di lui, poiché mi era parso il più imparziale del gruppo. La sua aria rigida, tuttavia, aveva un che di inquietante, capace di mettere in soggezione. “Ti consiglio di aprire immediatamente.”

Pressai tra loro le labbra, stringendomi al petto la chiave fino a che i miei polpastrelli divennero bianchi.
Nemmeno io riuscivo a comprendere la mia esitazione, quando sapevo benissimo che una porta chiusa a chiave non li avrebbe fermati. Forse, nel profondo, intendevo ritardare il più possibile il momento in cui avrei rivisto uno di quei volti bianchi e distanti.

“Non vorrai costringerci ad entrare senza il tuo permesso, Bitch-chan.” A quell'appellativo inconfondibile, raccolsi il coraggio.

Con pochi passi raggiunsi la porta, e percepii persino la loro presenza oltre il legno scuro. Era tiepida, tutt'altro che raccapricciante.

Avrei dovuto sentire il bisogno di indietreggiare, di correre via da quelle creature, ma non era così.

L'energia che propagavano mi attraeva.

Girai velocemente la chiave nella serratura. Dopodiché, senza indugiare, dischiusi il l'uscio, inquadrando subito due figure slanciate ferme sulla soglia.

Il ragazzo coi capelli rossi era appoggiato con disinvoltura allo stipite, a una manciata di centimetri dal mio viso, e provai l'impulso di ritrarmi.
Riuscii a rimanere imperterrita al mio posto, spostando lo sguardo sull'altro giovane. Gli occhi scarlatti di quest'ultimo mi trafissero senza esitazione, più gelidi di quanto ricordassi.

“Siamo venuti per verificare che ti fossi sistemata adeguatamente” affermò il grigio, sistemandosi la giacca con un gesto distaccato.

“A cosa devo la cordialità?” chiesi, aprendo completamente la porta.

I due setacciarono la stanza con un'occhiata, per poi tornare a me. Nessuno dei due rispose alla mia domanda sarcastica, che evidentemente non meritava di essere considerata.

“Vedo che ti sei adattata alla perfezione. Naturalmente, se stupidamente ti venisse in mente di scappare...” proseguì lui, accrescendo l'aria minacciosa nelle pupille rosse, ma lo interruppi.

“Non ne ho intenzione.” Tirai un sorriso amaro, che risultò piuttosto credibile. “Dove potrei andare?”

Laito inarcò le sopracciglia, stupito dalle mie parole, ma il grigio non si scompose.

“A quanto pare, almeno tu hai un minimo di cervello” commentò. Poi, in un gesto totalmente imprevedibile, si sporse eccessivamente verso di me. Il fiato mi morì in gola.
“Solo per essere chiari – sussurrò – non ti servirà a nulla, qui.”
Se il rosso sentì le sue parole, le ignorò beatamente. Indossava ancora il suo suadente sorriso quando mi chiese “Dormito bene?”
Non capii se la domanda nascondesse un senso provocante, ma probabilmente era così.

Incrociai le braccia al petto, sulla difensiva. “Benissimo, Laito-kun” mentii.

Lui ridacchiò. “Ne sono lieto. Spero tu abbia detto addio alla luce del giorno.”
Dapprima non compresi il senso della sua affermazione. Dopo pochi secondi, però, la mia mente giunse alla soluzione.

D'allora in avanti, ovviamente, avrei dovuto vivere di notte. Ebbi un fremito, comprendendo di non poter più vedere il sole, né ogni cosa appartenesse al giorno.

L'oscurità, che da allora divenne la mia più cara amica, abbracciò affettuosamente il mio cuore, accogliendomi nel mondo delle ombre. Nel mondo governato dalle creature delle tenebre.

Mentre accettavo questo cambiamento, annuii.
“Non era necessario che facessi il tuo letto. Ci pensano già i domestici” mi riprese con severità il ragazzo dagli occhi rossi.

Io corrugai le sopracciglia, sorpresa. Com'era possibile che non si fossero ancora licenziati, lavorando in una casa da brivido per dei padroni così sgradevoli?

Preferii non replicare, rischiando di irritarli.
Il grigio tossicchiò fintamente, prima di cimentarsi in un altro discorso. “Ad ogni modo, è necessario che tu venga a sapere alcune cose riguardanti la tua condizione attuale. Inoltre non hai ancora appreso completamente le nostre identità, il che è tremendamente disdicevole. Devi conoscere i tuoi padroni.”
“Non siete i miei padroni” replicai di slancio, senza riflettere.
Ciò mi costò un'occhiataccia da parte del grigio, mentre Laito sorrideva bonariamente.
Trascorsero pochi, estremamente lunghi secondi, interrotti bruscamente dal maggiore dei due.

“Sei attesa nella Sala da Pranzo. E ti conviene non parlare troppo, se non vuoi essere punita.”

 

Il portone si richiuse alle mie spalle con un cigolio acuto e sinistro. D'altronde, non avrei potuto aspettarmi nulla di diverso.

Quel terrificante incubo aveva irreparabilmente condizionato il mio modo di guardarmi attorno. Ogni ombra sembrava tendermi un agguato, in attesa del momento più adatto per aggredirmi. Di tanto in tanto, durante il percorso, mi sembrava di avvertire un'insolita pressione in due precisi punti del collo, coperti dai capelli.

Allora tastavo la pelle con la mano, e quella sensazione si faceva più debole, quasi nulla, ma non completamente.

Non c'era nessuna concreta traccia di un morso, ma quell'orrenda impressione non svaniva. Era come se avessi già subito qualcosa del genere sulla mia carne. Eppure il mio corpo non riportava alcun segno che potesse essere stato inferto da un paio di canini.

Non volevo più ripensare a quell'incubo, ma non era semplice allontanarlo, dal momento che ben sei vampiri mi circondavano.

Quando avanzai qualche passo nella Sala da Pranzo, non attirai l'attenzione. Ne fui sottilmente sorpresa.

A prima vista, quella che mi si presentò di fronte poteva sembrare una comunissima scena quotidiana.

Ayato era seduto di fronte al ragazzo biondo, del quale avevo a malapena afferrato il nome. Mi sembrava si chiamasse Shu, o qualcosa del genere. Delle cuffiette erano infilate nelle orecchie di quest'ultimo, appoggiato con disinteresse allo schienale della sedia.
Il rosso, invece, concentrava tutta la propria attenzione su una scacchiera, posta sul tavolo in mezzo ai due. Il ragazzo teneva le sopracciglia corrugate, la bocca nulla più che una linea pallida.

Era evidente che ci mettesse molto più impegno del biondo, che invece non si curava per niente del gioco in corso. Pareva totalmente perso nella propria apatia.

Mi chiesi quanto dovesse aver insistito Ayato, per convincere una persona del genere ad accettare una sfida a scacchi. Shu non sembrava esattamente il tipo che si mette in gioco.
Notai che Subaru si era isolato dal lato opposto del tavolo, con le braccia incrociate sopra il ripiano di legno, e trafisse con un gelido sguardo prima il ragazzo con i capelli grigi, e poi Laito, il quale si sedette indisturbato a pochi posti di distanza da lui.

“Ti stai chiedendo come la nostra piccola sgualdrina sia arrivata incolume fin qui?” lo riprese il rosso, mentre le sue labbra si allargavano leggermente.

Il lupo bianco ringhiò. “Con te nei paraggi, mi sembra più che ovvio.”

L'altro rispose con un'alzata di spalle, ma non sembrava contrariato. Le sue iridi smeraldine si impiantarono nelle mie, così attraenti che a stento riuscii a ricordarmi chi fossi e dove fossi.

Chissà di cos'era fatta l'anima di quelle creature per emanare un'energia così potente, poiché mai avevo percepito qualcosa di lontanamente simile tra gli esseri umani.

D'un tratto, però, i miei pensieri presero un'altra direzione, del tutto inaspettata.

Interruppi immediatamente il contatto visivo, cercando il colpevole del mio incubo. Volevo essere sicura di averlo a distanza. Se non lo vedevo, significava che poteva essere dovunque.
E il concetto di dovunque non mi piaceva. 























Buonasera♥
Come al solito, eccomi qui. Spero davvero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, e sarei felicissima se decideste di lasciarmi una piiiiccola recensione per farmi sapere. 
Comunque, abbiamo una seconda visione dei fratelli Sakamaki ma, ahimè, ne manca uno. Inoltre, Arashi si rende conto che comincia la sua vita "notturna" insieme ai 6 vampiri. Mi scuso come al solito se i capitoli sono molto brevi, ma ho paura di risultare pesante altrimenti. 
Ah, volevo anche informarvi che presto cambierò nome in Amaya Mai, e non sarò più novegiugnoduemilatredici, solo perché non vi sorgano dubbi :)
Ringrazio UnaScuotitriceDiParole Alyx Evans per aver recensito i capitoli precedenti, e anche chi ha inserito la storia tra le preferite e le seguite, grazie♥
A presto!
Nico-chan

 

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Diabolik Lovers / Vai alla pagina dell'autore: Amaya Lee