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Autore: Niaile    03/09/2014    1 recensioni
Francesca ha bisogno di andare via, tornare alle radici e ricominciare. Nulla può impedirle di vivire sta volta, perchè lei deve tornare se stessa. Principio e arcano. Amore e parole. Io e me!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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All’aeroporto Riccardo non c’era più, e ora ritornava di nuovo a essere da sola con i suoi pensieri, cosa che la spaventava terribilmente, ma finalmente un rumore, le stava squillando il cellulare.

-Pronto

-Sei arrivata?

-Si

-Sei sempre molto loquace eh?

-Giò sono stanca dai! Sono appena arrivata, appena sono a casa ti chiamo io.

-Va bene.

Terminata la chiamata e rimesso il cellulare in tasca, si incamminò per andare a prendere la valigia e tornare a casa. Di Riccardo nessuna traccia!

Si trovava fuori dalla porta, doveva solo girare la chiave e sarebbe entrata, e poi tutto sarebbe ripiombato, la sua infanzia, suo padre, la prima cotta, il primo bacio rubato dietro casa sua, e poi l’aereo e il bel sole della Sicilia.

Entrata!

La casa non era cambiata, a parte la polvere che ormai era la padrona, ma tutto sommato con un giorno da Cenerentola sarebbe ritornata pulita.

Accese la radio e iniziò a pulire l’armadio, almeno quello per sistemare poi la valigia, era tardi per pulire e sistemare altro, decise quindi di mangiare e poi andare a dormire.

Finito di sistemare la camera da letto, accese la tv e si sedette sul divano mangiando un panino, non stava tanto attenta alla pubblicità che passava, pensava a come anche questa volta il destino si era tirato indietro, le aveva fatto conoscere quel ragazzo che l’aveva fatto sorridere e con la stessa facilità l’aveva fatto andare via, ma l’attenzione era presa da una foto messa sul camino: suo padre l’abbracciava mentre lei piangeva; doveva andare a lavorare la notte della vigilia di natale e lei non voleva lasciarlo, era piccola, e come tutte le bambine voleva passare quella notte ad aspettare Babbo Natale abbracciata nel letto con suo papà. Una delle poche foto con suo padre la riprendeva mentre piangeva, non era una bella cosa, ma quella foto aveva un qualcosa di sensibile che la faceva stare bene, quelle bracci la coprivano tutta, e sua padre aveva un sorriso così triste che, seduta sul divano, mentre qualcuno in tv stava ripetendo qualcosa sulla Divina Commedia, la fece piangere. E piangendo si addormentò .

La notte passò in fretta, senza un sogno, un immagine, una voce. Buia e silenziosa. Frencesca si alzò e ricordò di non aver chiamato sua sorella come promesso. Il cellulare segnava due chiamate perse: Giorgia. Guardò l’orologio, le 10:45, a quest’ora era al panifico a lavorare, e mentre beveva il caffè-latte la chiamò.

- Eri così impegnata ieri sera che non hai potuto chiamare? Una festa con nuovi amici per brindare alla casa?

- Buon giorno anche a te!

- Come stai?

- Non mi lamento, anche se devo ancora iniziare a pulire.

- Mi dispiace!

- Verresti ad aiutarmi?

- Stavo proprio pensando questo!

- Che sei simpatica! Come sta mamma?

- Bene, stiamo tutti bene, quì è tutto apposto, tu invece?

- Te l’ho detto non mi lamento, anche perchè non ho ancora fatto nulla, appena inizio ti faccio sapere.

- Bene, allora datti da fare, sei ritornata lì per continuare il tuo futuro, continua allora.

  • Parlare con te mi riempie sempre di gioia! Ci sentiamo dopo, ciao! Salutami tutti!

  • Buona giornata!

Giorgia, sempre la solita, aveva sbagliato a chiamarla proprio all’inizio della giornata, almeno avrebbe potuto sperare in un inizio migliore. Ora, però, si accende lo stereo e si inizia a lavorare e poi sarebbe andata a comprare qualcosa per rendere accogliente la casa, ma soprattutto per mangiare e pomeriggio sarebbe andata a quel colloquio.

Piano piano stava finendo, il bagno la cucina, la sala pranzo, e la sua cameretta. Ieri sera non era entrata nella sua cameretta, le cose si devono affrontare poco alla volta, era già entrata a casa, la camaretta e gli altri ricordi dovevano aspettare. Ma ora era lì, seduta su quel letto toccando quel cuscino e guardando quelle foto che, quando andò via lasciò lì proprio per dimenticare. C’erano tutte, quella del battesimo, con i nonni, con la zia, con i cugini e poi con le sue amiche, a scuola, al McDonald’s, a casa sua o delle altre, al cinema, al mare, due pareti piene della sua vita che però lei voleva ad ogni costo cancellare, e ora le apparivano tutte così, diverso da come prima le guardava. Ritorna guardare il cuscino, era ancora sporco di quel rimmel colato, trascinato dalle lacrime di quella notizia, suo padre, quel camion, quell’incidente, quella sera, quel Natale!

No, non doveva piangere, non doveva ricordare, era andata così, aveva dimenticato tutto, doveva aver dimenticato tutto, sennò quegli anni via da quella città a cosa avrebbero serviti? Suo padre non c’era più, lei lo sapeva aveva superato il momento della negazione, del non voler capire, già da tempo, ma le lacrime, come un atto non controllato, iniziarono a scendere e d’improvviso ritornò a quella sera: mangiava con sua madre e Giorgia e guardava in tv i soliti film di Natale che passano alla Vigilia, poi quella chiamata, quello sguardo vuoto, perso, di chi con la mente si ferma e inizia a ricordare, le lacrime e il silenzio, papà era sulla macchina e stava andando con gli altri a spegnere un incendio, ma un camion,guidato da chissà quale mal capitato non contento di quel turno, va a finire, per errore aveva detto, incontro la macchina dove si trovava suo padre e per un errore la vita di quattro uomini si spense, un errore!

Inutile ricordare la sua reazione, e quella di sua madre e Giorgia, a cosa sarebbe servito? Erano andate a vivere in Sicilia per dimenticare e perchè così nonna sarebbe stata più contenta, e alla fine vivevano a Roma solo per stare con suo padre, dopo ‘’quell’errore’’ continuare a vivere lì non sarebbe servito a nulla. Ma ora era ritornata per ricominciare e doveva farlo. Il passato è solo un arco di tempo già vissuto, ora si deve vivere il presente e allora Francesca chiuse la cameretta e andò a lavarsi.

   
 
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