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Autore: Mobscene93    04/09/2014    0 recensioni
Alcuni dicono che i fantasmi non esistono. Che se una persona è morta, non può tornare indietro.
Tutto ciò vale anche per i vivi? Se una persona che avevamo dimenticato - o che almeno eravamo convinti di averlo fatto - tornasse, quale sarebbe la nostra reazione? Dolore o gioia?
Genere: Drammatico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altro Personaggio, Brian Kinney, Justin Taylor, Michael Charles Novotny-Bruckner, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse | Avvertimenti: Incompiuta, Tematiche delicate
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Capitolo 2.
 
Michael si voltò lentamente come se avesse paura della persona dietro il suo corpo, come se ci fosse un assassino dietro le sue spalle.
 
“Cosa c’è, Mick? Non riconosci più tuo fratello?”
Domandò sarcastica la persona dietro di lui.
 
Michael si voltò completamente ma aveva percepito un brivido freddo percorrere la sua schiena, quando il ragazzo proferì tali parole.
Una folta chioma bionda invase il suo campo visivo. Scorse gli occhi enormi, marroni e profondi come i suoi. Una lieve peluria occupava le sue guance che un tempo erano soffici e rosee come quelle di Heidi. Quel sorriso. Il sorriso perfetto che tanto invidiava da ragazzino. Quello no, quello non cambiava mai.
Il biondo si gettò completamente tra le braccia de fratello, con un Emmett abbastanza sbalordito di fianco che osservava attentamente la scena tra i due.
Michael si ritrovò a ricambiare l’abbraccio del ragazzo, stringendo così il suo corpo esile tra le sue – altrettanto gracili – braccia. Decise di socchiudere gli occhi, sperando con tutto il cuore che Brian non l’avesse visto.
 
“Mi sei mancato… non ci vediamo da anni!”
Proferì il biondo, sciogliendo poco dopo alcuni istanti l’abbraccio in cui si erano racchiusi lui ed il fratello, decidendo però di avvicinarsi alla sua guancia, priva di qualsivoglia peletto, per potervi rilasciare un soffice bacio.
 
Michael rimase interdetto per alcuni istanti, non avendo ancora realizzato di avere il fratello davanti. Lo stesso fratello che decise di andarsene di casa per inseguire i suoi sogni quando aveva appena diciotto anni. Non riusciva a capire come la madre non avesse detto nulla a riguardo. Conoscendola, avrebbe dovuto andare su tutte le furie, preoccuparsi almeno un minimo. Invece sembrava che tutto fosse a posto, che non fosse mai successo niente.
Sospirò amaramente, cercando poi di rasserenarsi di fronte al biondo, sfoggiando quindi uno dei sorrisi più falsi che aveva mai fatto in vita sua.
“Anche tu mi sei mancato.”
Proferì infine, notando il disappunto nello sguardo del fratello.
 
“Farò finta di crederci.”
Disse il biondo, mostrando anche lui un sorriso alquanto falso, per via del fratello.
Ordinò un drink al banco ed una volta servito, iniziò a berlo con tranquillità. Non aveva fretta.
 
“Come mai hai deciso di tornare?”
Domandò Emmett dopo essersi destato dai suoi pensieri poco casti riguardanti i maschi sulla pista da ballo. Imitando il ragazzo, riprese a sorseggiare il suo cocktail quasi indifferentemente.
 
“Sentivo la mancanza di casa.”
Rispose solamente.
 
**
 
Uscì dalla Dark Room non molto soddisfatto del lavoro eseguito dalla sua preda, quindi era di cattivo umore.
Si faceva spazio tra la folla al centro della pista per arrivare al bancone e vedere Michael intento ad andarsene.
 
“Te ne vai così presto?”
Domandò sarcastico, inarcando un sopracciglio e mostrando un sorrisetto subito dopo.
 
“Ben mi aspetta a casa.”
Disse sbrigativo, lasciandosi tutti alle spalle per dirigersi verso l’uscita del Babylon ed andare a casa il prima possibile. Doveva essere parecchio scosso.
 
“Ma che gli prende?”
Chiese a Emmett che si limitò solamente a sollevare le spalle per comunicargli che non ne sapeva nulla. Ed in effetti era più o meno vero dato che aveva praticamente passato la serata solamente ad osservare le persone sulla pista da ballo.
 
“Penso sia colpa mia.”
 
Brian si voltò per vedere chi fosse stato a parlare.
Un ragazzo sulla ventina, con una folta chioma bionda che ricadeva sulle sue spalle poco palestrate. Qualche tatuaggio sparso per le braccia e una leggera abbronzatura.
Spostò lo sguardo sul suo volto e da lì riconobbe la figura. Era proprio lui, non c’erano dubbi. Nonostante fossero passati degli anni dall’ultima volta che lo vide, sentiva come una morsa alla bocca dello stomaco.
 
“Non si salutano le vecchie amicizie, Kinney?”
Domandò sarcastico il biondo, finendo intanto il suo drink.
Si spostò dal bancone e si diresse in direzione di Brian, con un sorriso beffardo stampato in volto.
Brian era immobile, come se fosse stato pietrificato dopo aver guardato Medusa negli occhi. Il biondo si sporse verso di lui per schioccare rumorosamente un bacio sulle sue labbra morbide. Ma nemmeno questo riuscì a farlo smuovere da quella posizione.
Notando l’immobilità di Kinney, il biondo decise di proseguire verso l’uscita del Babylon esclamando intanto un “ci vediamo!”.

**
 
Entrò in casa sbattendo la porta, non curandosi del fatto che Ben stesse sonnecchiando – o almeno fino a quel momento – sul divano con un libro aperto poggiato sul suo petto scolpito.
Si diresse verso la cucina e, dopo aver preso un bicchiere dalla dispensa, aprì il frigorifero per tirarne fuori una bottiglia d’acqua. Svitò il tappo e versò il contenuto della bottiglia nel bicchiere che aveva preso dalla dispensa, per poi riporre la bottiglia nel frigo in modo che potesse mantenersi fresca.
Bevve velocemente, come al solito, e poggiò il bicchiere all’interno del lavello, dirigendosi poi verso la lunga scalinata che portava alle camere.
 
“Michael.”
 
Si fermò prima di iniziare a salire il primo scalino, voltandosi verso il salotto, dove si trovava il marito.
 
“Che ti è successo?”
Ben si alzò dal divano, mettendo in mostra il suo fisico scolpito per via delle tante ore passate in palestra. Ci teneva al suo aspetto, nonostante non fosse il classico narcisista. Voleva tenersi in forma, soprattutto per cercare di contrastare la sua malattia, in qualche modo. Sapeva che non c’era alcuna via di scampo, ma si sentiva in dovere di combattere finché poteva.
Si avvicinò a Michael, portando lo sguardo sul suo volto. Era triste, come se avesse ricevuto una notizia tremenda.
Michael sospirò pesantemente, abbassando lo sguardo mentre scuoteva il capo, come per dire che non era successo niente. Al che, Ben portò le sue grandi mani venose a contatto col suo volto. Sembrava un cucciolo abbandonato, con quegli occhioni che cercavano amore e comprensione. Ben amava i suoi occhi, glielo ripeteva sempre. Erano grandi, come quelli di un bambino. Erano scuri e profondi. Gli infondevano dolcezza e amore. Quegli occhi erano la prima cosa che notò di Michael, se ne innamorò immediatamente non appena li incrociò coi suoi, nel negozio di fumetti.
“Allora?”
Proferì subito dopo, con un tono rassicurante che permise a Michael di sfoggiare un timido sorriso. Si sentiva protetto con Ben accanto.
 
“È che…”
Prese un respiro profondo prima di continuare a parlare. Sollevò lo sguardo da terra per incrociare gli occhi chiari del marito, portando intanto le sue piccole mani sui suoi avambracci.
“È tornata una persona… che… che non vedevo da anni.”
 
“Oh. E… chi è?”
Domandò Ben, sperando di non essere troppo indiscreto nel domandare chi fosse.
 
“È… mio fratello.”
 
**
 
Impossibile!
IMPOSSIBILE!
Continuava a ripetersi Brian una volta tornato a casa, nervoso più che mai.
Com’era possibile che Ryan, il fratello più piccolo di Michael, fosse tornato dopo così tanti anni in cui non si era mai preoccupato di sapere nulla del fratello?!
Ma non era Michael il punto.
Il punto era che averlo visto al Babylon lo aveva fatto sentire stranamente a disagio, nonostante disagio non fosse la parola più adatta per descrivere ciò che stava provando in quel momento.
Si chiedeva il motivo che aveva spinto Ryan a ricomparire dal nulla, dopo essersene andato diciottenne per la sua strada, senza dare ascolto a nessuno.
Soprattutto dopo averlo lasciato lì senza spiegazione.
Poi, ora che Justin era a New York, lontano da lui, si sentiva più vulnerabile. Quella testolina bionda, anche se non aveva mai voluto ammetterlo, lo rendeva più forte di quanto avesse imparato ad essere in tutti quegli anni. Lo amava con tutto sé stesso, per questo lo aveva lasciato libero di pensare alla sua vita prima. Non voleva essere egoista nei suoi confronti, nonostante avesse voluto trattenerlo a Pittsburgh con tutta la sua forza, per continuare a ripetergli quanto lo amava e quanto era stato fortunato ad incontrarlo. Ma doveva lasciarlo andare. Justin era giovane, avrebbe dovuto pensare alla sua vita prima. Avevano mandato a monte un matrimonio che mancava solo d’essere celebrato, per lasciare che Justin inseguisse il suo sogno di diventare un artista.
Brian cercava di nascondere il dolore, come suo solito. Voleva mostrarsi forte agli occhi degli altri, dimostrare di essere superiore, di essere quello che non provava alcun sentimento.
Ma quand’è stata l’ultima volta in cui mostrò i suoi sentimenti apertamente? Michael lo sapeva. Soprattutto, Ryan lo sapeva.
Sollevò gli occhi al cielo, sospirando pesantemente. Si diresse verso il letto, gettandosi di peso su di esso una volta giuntogli di fronte. Spense la luce e chiuse gli occhi. Sapeva che non sarebbe riuscito a dormire, ma voleva almeno fare un tentativo. Il giorno dopo, alla Kinnetic non avrebbe dovuto sfigurare di fronte ai clienti. E si sa come Brian Kinney conclude un affare.

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.:SPAZIO AUTORE:.
Secondo capitolo postato, spero che vi piaccia. Mi scuso per averci messo tanto ma come avevo detto nel capitolo precedente, non sarò costante nell'aggiornamento in quanto non scrivo solamente nella mia vita, HAHA.
Buona lettura! ♥♥
  
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