Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Maho_Lupin    25/09/2008    1 recensioni
"Mentre stavo sull’altalena a rimuginare su tutto ciò, d’improvviso, ad interrompere i miei pensieri, mi si presenta un cane, che dopo qualche passo, si siede proprio davanti a me, iniziando ad osservarmi. Mai avrei creduto, che proprio quel cane con quel naso bizzarro, avrebbe dato una tinta più chiara alla mia vita." Vi prego è la prima fic originale che scrivo, perciò dovrò fare pratica!! Spero vi piaccia!!Si accettano recensioni di tutti i tipi!
Genere: Romantico, Malinconico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

                                                                                        .:The Dog:.

 

Capitolo 6: Torna da me”.

 

 

Fu per me un vero stupore vedere proprio quel ragazzo nel salotto di casa mia.

Non sapevo nulla di lui.

Non sapevo chi fosse, quanti anni avesse o qualsiasi altra cosa lo riguardasse…

L’unica cosa che sapevo e di cui ero assolutamente certo, era l’invidia che provavo nei suoi confronti.

 

La prima volta che lo vidi, fu in un pomeriggio di metà Agosto, ero appena uscito da scuola (in quel periodo c’erano diversi esami a cui dovevo partecipare), e dal momento che era una bella giornata di sole avevo deciso di lasciare a casa la macchina per poter fare quattro passi.

Avevo appena passato un brutto periodo della mia vita e, a dirla tutta, non ne ero ancora completamente uscito.

 Avevo preferito accantonare ciò che sentivo.

Avevo deciso che sentimenti come: dolore, rabbia e odio, non erano sentimenti adatti a me…non mi servivano…per questo motivo costruii dentro di me una sorta di…barriera.

Una barriera impenetrabile, che mi avrebbe permesso di andare avanti senza problemi, senza dolori…ma soprattutto, non avrebbe permesso a nessuno di raggiungere e ferire ancora una volta il mio cuore.

Probabilmente non era il miglior modo per andare avanti ma, stavo bene…e questo mi bastava.

Con questo pensiero, passeggiavo tranquillamente fra le strade del ritorno, senza pensare a nulla, quando d’un tratto sentii un rumore provenire da un vecchio parco abbandonato.

“Sarà un cane. In genere non passa mai nessuno per di qua…” pensai.

Incuriosito, andai a dare un’occhiata.

Quello che vi trovai era un ragazzo.

Abbastanza alto (forse più basso di me di qualche centimetro), dalla corporatura asciutta ed atletica, indossava un paio di jeans blu scuro e una felpa nera, che facevano risaltare perfettamente i lisci capelli neri che  gli ricadevano scompostamente lungo il viso…sul quale spiccavano in modo ambiguo le carnose labbra di una tonalità di rosato più scura rispetto a quella della carnagione, che era lievemente pallida.

Stava energicamente prendendo a calci e pugni il muro in pietra che circondava il piccolo parco.

-Ahi! Porca – soffocò la frase -...stupido muro!- urlò dopo aver sferrato un pugno ed essersi fatto male .

Senza accorgermene, un sorriso divertito mi illuminò il viso.

Un sorriso…?

Da quando non sorridevo così…sinceramente?

Da mesi.

Sentii lo stomaco stringersi.

-Ti odio!...tiodiotiodiotiodio!!!- urlò poi al muro, prima di accovacciarsi e iniziare a piangere a dirotto, nascondendo il viso fra le braccia.

Senza accorgermene feci un passo indietro…sentivo un senso di nausea alla bocca dello stomaco.

-Perché non ti accontenti…perché mi abbandoni?!- continuò a voce più bassa e roca a causa delle lacrime.

Sentii come se qualcosa si fosse spezzato…la testa mi faceva male…mi sentivo come soffocare...che diavolo stava succedendo?!

Via.

Dovevo andare via.

Via da lui, da quel posto.

Così, spaventato, mi girai e corsi il più velocemente possibile.

Dopo un po’ senza fiato, iniziai a rallentare.

 Fortunatamente, li vicino c’era una panchina di legno nascosta all’ombra di un albero.

Mi avvicinai e mi ci sedetti.

Con i gomiti appoggiati sulle ginocchia, nascondendo il viso fra le mani, potevo sentire chiaramente gli incontrollabili battiti che il mio cuore stava subendo.

Paura…

Ma che cosa mi prende?” sussurrai.

Dolore…

“Non è possibile! Sto piangendo! No…no,no,no!!! Perché?! PERCHE’?! ...Non voglio piangere!Le lacrime non aiutano! Non servono!”

Rabbia…

“Stupido ragazzo! È colpa sua! Tutta colpa sua!!! Delle sue parole e delle sue lacrime!!!”

Perplessità…

Ma come ha fatto un semplice ragazzo a distruggere quello che ho tanto faticato a costruire? Come?!”

Invidia…

“Almeno lui riesce ad esternare ciò che sente…”

 

 

Mi alzai dalla panchina e piano mi incamminai verso casa.

Ricordo con precisione la faccia di Alfred quando tornai a casa…era preoccupato.

Ma non mi impotava nulla in quel momento…difatti con apatia mi trascinai nella mia stanza e mi ci rifugiai.

Non uscii da li fino al giorno dopo, quando decisi di ritornare in quel posto.

Non so perché...ma volevo riandarci, molto probabilmente per osservare nuovamente da lontano quel ragazzo.

Così, nascosto dietro una delle quattro facciate dei muri che circondava il parco, attraverso un buco, osservavo da lontano quel ragazzo.

Diversamente dal giorno prima, stava cercando di aggiustare la vecchia altalena, aveva persino portato degli appositi attrezzi.

Dopo un’ora e qualcosa, era riuscito a sistemare il sedile ligneo e un po’ incerto ci si sedette sopra.

Fortunatamente per lui, aveva fatto un buon lavoro.

Il sedile era tornato come nuovo e con un sorriso soddisfatto iniziò a dondolare piano…più che dondolarsi, sembrava si stesse cullando.

Difatti dopo un po’ chiuse gli occhi.

Per un fugace attimo pensai che fosse davvero tenero in quella posizione.

Restai a guardarlo ancora un po’ prima di incamminarmi nuovamente verso casa.

Nei giorni seguenti, appena avevo un po’ di tempo libero tornavo in quel parco ad osservare quello strano ragazzo che tanto mi incuriosiva e che pian piano stava scombussolando tutto quel che avevo imposto al mio cuore…mentre l’invidia verso di lui mi logorava lentamente,facendomi impercettibilmente sospirare di continuo..

Poi, a inizio Settembre, successe una cosa strana…andando al parco non ritrovai quel curioso ragazzo…pensando che sicuramente aveva qualcos’altro da fare, tornai a casa.

Il problema fu che per tutta la prima settimana di Settembre, lui non si fece vivo, lasciando quel piccolo parco nuovamente vuoto come lo era stato per parecchio tempo.

Sconfortato da ciò, non tornai più…

Ero arrabbiato.

Sapevo che non avevo motivo per esserlo, ma era più forte di me!

Mi sentivo così infantile!

Ma come potevo perdonarmi un simile errore?!

Far entrare nelle mie abitudini un ragazzo che nemmeno conoscevo e permettergli di creare scompiglio dentro me…davvero una mossa geniale!

E in più non sapeva nemmeno che esisto…ma forse questo era un bene.

Forse…tutto era un bene…soprattutto il fatto che sia sparito di colpo...in questo modo almeno, potrò riordinare le idee e tornare alle mie solite abitudini e ai miei vecchi lucchetti che appesantiscono il battito del mio cuore…

 Molto meglio così!

Spero di non rivederlo mai più!

 

Dio solo sapeva quanto mi sbagliavo!

 

Qualche giorno dopo, improvvisamente, la mia adorata cagnolina scomparve.

Ero sconvolto.

Ero completamente nel panico.

Adoravo quel cane…era una delle poche cose che veramente avesse importanza per me.

Non potevo minimamente pensare di vivere senza…

Con Alfred la cercai ovunque…ma niente.

Poi accadde quello che non avrei mai  immaginato…

 

Ero nel mio letto a recuperare la notte insonne passata a cercare Luna , senza nessun risultato.

Era ormai pomeriggio, quando mi svegliai.

Anche se ero ancora molto assonnato, decisi di scendere e magari mi sarei fatto preparare anche un buon caffè da Alfred, prima di uscire nuovamente a cercare Luna.

Così, lentamente iniziai a scendere le scale e dopo un sonoro sbadiglio, chiamai il mio fedele maggiordomo per capire dov’era.

La risposta di Alfred non si fece attendere molto:

- Sono qui signorino. Mi trovo in salotto, con un gentilissimo ragazzo che ci ha riportato la nostra Luna, che ora è in giardino-

Mi fermai di colpo, credevo di aver udito male…

“Luna era davvero ritornata?”…per confermare le parole di Alfred,mi precipitai in salotto.

- Cosa? Luna è tornata? - chiesi appena notai la figura di Alfred.

- Si, signorino. – rispose con un gran sorriso.

- E dov’è ora?- chiesi con entusiasmo

- In giardino a riposare al sole. Sa come è fatta la nostra Luna!-

- Già…- dissi mentre giravo il volt,  notando solo ora la figura accanto al mio maggiordomo.

Seduto compostamente sul mio divano c’era il ragazzo che tanto aveva scombussolato il mio animo…

Il ragazzo che per settimane avevo invidiato incontenibilmente, come un bambino che invidia i giochi di qualcun altro!

Mentre con lo sguardo color miele osservavo con più precisione i  lineamenti morbidi del suo viso, ammisi a me stesso la motivazione, che io stesso trovavo molto stupida, per la quale provavo così tanta invidia.

Lo sfogo.

Gli strani sfoghi che quel ragazzo usava rinchiudere in quel vecchio parco mi facevano salire l’invidia…

Per il semplice motivo che io, a differenza sua, non facevo altro che accantonare il mio dolore senza mai affrontarlo.

Reprimevo così tanto i sentimenti che potevano provocarmi dolore, che nemmeno una lacrima aveva percorso mai il mio viso…

Ero davvero patetico!

Mi trovavo di fronte ad un semplice ragazzo che con i suoi sfoghi mi aveva sbattuto in faccia la semplice realtà.

In quel momento il mio cuore sentì il bisogno di avvicinarsi a lui…

Così con la mia solita aria gentile, mi presentai a lui…e da li il destino iniziò a tessere le sue trame su di noi, senza che ce ne accorgessimo.

Senza un motivo preciso, io e Oliver, legammo profondamente.

Con lui mi sentivo veramente a mio agio…veramente bene.

Anche Alfred se ne accorse e ne era profondamente felice…tanto che ad un certo punto iniziò lui stesso ad invitare Oliver a casa.

 Il tempo che passavo con lui, io lo prendevo come una forma di sfogo personale, ma ovviamente lui questo non lo sapeva!

Per la mia natura emotiva non ho mai sentito il bisogno di comunicare delle cose così personali…

Però, non so perché, ma ero convintissimo che Oliver se ne  fosse reso conto e che silenziosamente accettasse la situazione...

Finalmente dopo mesi, il dolore che avevo accumulato in seguito a quella stupida fede in oro che tenevo e tengo tutt’ora conservata in una nera scatolina nel cassetto, stava man mano svanendo dal mio cuore.

I miei polmoni, perfino, mi sembrava che respirassero nuova aria, più fresca e più salutare rispetto alla precedente.

Mi accorsi di questa cosa già all’inizio del “rapporto” che stavo costruendo con Oliver…

Fu una mattina che andammo in un centro commerciale non lontano dal centro di Londra.

Mentre facevo vari acquisti con lui, vicino ad un carrettino di gelati, notai quella figura a me così familiare che aveva tanto dannato il mio cuore tradendolo…

Rimasi lì immobile a fissarla…mi sentivo come intrappolato e senza vie di uscita…ma ecco che un semplice e abbagliante spiraglio di luce mi aveva fatto voltare il viso senza difficoltà alcuna….

La voce di Oliver, innocente e allegra  arrivò al mio udito riportandomi in quello stato di benessere che avevo conosciuto grazie a lui.

Da lì, il tempo velocemente è passato…tre mesi di continua vicinanza abbiamo vissuto insieme…

La presenza di Oliver nella mia casa…nel mio cuore, era diventata oramai indispensabile…

Così tanto che quando, alcune volte, ritardava a venire da me, il mio stato d’animo andava nel panico più totale…

Quasi certamente, è stato proprio grazie a quei momenti che ho capito che oramai Oliver era diventato veramente essenziale per me.

Il suo sguardo grigio perla, le ciglia lunghe e nere, i fini capelli neri, le sue labbra lievemente carnose, il suo sorriso infantile, la sua voce calda ed allegra,le mani affusolate, la sua pelle morbida, il profumo che emanava…tutto questo era diventato indispensabile…così tanto da far battere il mio cuore.

Ma come sempre, sono stato il solito stolto...

Una settimana fa, Oliver mi ha confessato i suoi sentimenti…

Me li ha confessati con un bacio…

Un bacio che è stato di una coinvolgenza unica, da mozzare il fiato…

Probabilmente ho sempre desiderato con tutto il mio corpo sfiorare quelle labbra un po’ carnose…e quando ho potuto farlo ho dato libero sfogo alle mie emozioni…

Ma ecco che il dubbio si è insinuato in quel contatto così paradisiaco.

Il dubbio di un incerto futuro che mi si parava davanti…

Una vita con Oliver era quello che  desideravo di più?

La paura di un nuovo rapporto che poteva provocarmi ancora dolore…forse ancor più struggente del primo mi ha paralizzato..

Ed allora le mie labbra si son fermate frenando quella passione che era riemersa…

Un’amarezza incredibile ha avuto il sopravvento e la mia finta indifferenza si è riflessa negli occhi di Oliver, che veloce mi ha lasciato li, da solo, per scappar via, preso alla sprovvista da quel che aveva osservato con tristezza e dolore nei miei occhi.

Per una settimana Oliver non si è presentato…

Mi sentivo morire.

Il vuoto aveva preso il suo posto…

L’agonia di un dolore lento e straziante aveva attanagliato nuovamente il mio cuore, che aveva deciso di rinunciare ancor prima di provare…

Ero sul mio letto quando mi chiesi:

“Me lo posso perdonare?..”

No.

Non potevo perdonarmi di aver fatto soffrire la persona che mi aveva riportato la vita, la speranza, l’armonia...la facoltà di amore nuovamente.

Due stille salate scesero lungo il mio viso e finirono sulle lenzuola chiare del mio letto matrimoniale.

In due pallini scuri e umidi si trasformarono le mie lacrime…e li rimasero sole mentre il mio corpo con decisione si alzava dal letto e combatteva il letargo in cui era finito, per dirigersi verso la mia macchina con la quale mi accinsi a raggiungere casa Wood.

 

Continua…

 

 

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Maho_Lupin