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Autore: Rori98    06/09/2014    3 recensioni
"A quel tempo stavo con Kris, ero innamorata e pensavo potesse durare per sempre. Non volevo farlo soffrire; non lo avrei mai tradito. Solo quando vidi quei due occhi azzurri tutti i miei sentimenti per Kris sembrarono scomparire. Cosi decisi di lasciarlo, senza troppe scuse, usando solamente la verità: gli dissi che provavo qualcosa per Nathan e che non volevo prenderlo in giro. [...] Si avviò verso l'uscita, posò le chiavi del mio appartamento, quelle che gli avevo dato un anno prima, sul mobile all'entrata e aprì la porta. Mentre stava uscendo, si girò, mi guardò e sorrise, dicendomi che non avrebbe funzionato con Nathan e che lui mi avrebbe aspettato, anche per sempre. "
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove eravamo rimasti:
“Vieni con me al party di inizio riprese?”
Le gambe le tremavano e il cuore faceva i salti di gioia. Non aveva ancora mollato Kris, ma l’avrebbe fatto presto, probabilmente addirittura quella stessa sera, al rientro a casa.
“Si. Si. Si. Vengo al party di inizio riprese con te.”
“Cavoli, sono tanti si. Tutti questi si portano una grande responsabilità con sé. Sei pronta a sostenerla, Katic?”
 

2. Saremo fantastici, insieme.

 
"Hai lasciato Kris quella sera?" il tono della presentatrice era cresciuto di un'ottava e sembrava una ragazzina che chiede al suo idolo se può farle un autografo.
"In realtà no, quella sera Nath mi ha riportata a casa e basta, Kris era rimasto nel suo appartamento. "
"Il pensiero di lasciarlo quindi era sorto solo con Nathan?" sembrava più un’affermazione che una domanda e l’attrice si sentì di nuovo piccola, rimproverata dalla mamma per aver rotto la vecchia cornice contenente la foto del loro matrimonio, che giaceva a terra a lato dei cocci rosso-rosati. Si sentì obbligata a controbattere, usando forse un tono un po’ troppo alterato.
"No, avevo quel pensiero già da un po'. Mi sembrava di tradirlo: stare con Nate era tutto ciò che desideravo. Quando ero con lui, le gambe mi tremavano e il cuore accelerava, le guance si arrossavano, la bocca si seccava e mi mancava il fiato. Non mi ero mai sentita così: leggera, spensierata, felice. E mi sentivo terribilmente in colpa. Erano sensazioni che non avevo mai provato prima, nemmeno con Kris, e questo mi spaventava. Ero fidanzata e Nate era un mio collega, un buon amico, ma non poteva essere di più. Mi sono data del tempo, per vedere se le emozioni sarebbero cambiate, ma la mattina prima del party avevo capito che non potevo più prendere in giro nessuno, tanto meno Kris, cosi lo mollai. Come, lo sapete già."
"E la sera sei andata con Nathan al party?"
"Si"

Erano le cinque, Nate sarebbe passato a prenderla tre ore più tardi: aveva tutto il tempo per lavarsi, vestirsi, pettinarsi e truccarsi. Così aprì l'acqua per riempire la vasca e andò in camera a decidere che abito mettere. Frugando nell’armadio, trovò quello che secondo lei era perfetto: era un vestito rosa pesca, senza spalline e con uno scollo a cuore, stretto fino in vita, dove poi iniziava una gonna a palloncino fino a metà coscia. Abbinato al vestito, prese un paio di tacchi, dello stesso colore. Decise di non mettere il reggiseno, cosi prese un paio di mutande color carne, l'accappatoio e si diresse in bagno. Appoggiò il tutto sulla sedia vicino alla vasca e s’immerse nell'acqua calda. La schiuma le avvolse tutto il corpo e l'attrice si concesse i seguenti trenta minuti per riposare le membra e pensare a quello che sarebbe potuto succedere quella sera. Doveva dire a Nath che aveva lasciato Kris? E se lui le avesse confessato i suoi sentimenti?  O, peggio, se non provasse nulla e cercasse di allontanarsi da lei? In ogni caso sarebbe stato terribile, non poteva esserci niente tra loro. Forse aveva ragione Kris. In preda a tutte queste domande non si accorse che l'acqua aveva cominciato a freddarsi. Per evitare ulteriori sproloqui interiori, decise di uscire: avrebbe affrontato un problema alla volta, non valeva la pena preoccuparsene adesso. Si avvolse nell'accappatoio e si fece coccolare dal caldo abbraccio della spugna giallina; poi indossò la biancheria e si diresse in camera.

Fermandosi davanti allo specchio, quasi del tutto pronta, per la prima volta si sentì insicura, per la prima volta i suoi capelli erano troppo corti, il seno troppo piccolo, le gambe troppo secche. Per la prima volta ebbe paura di non piacere a Nathan, nonostante lui ormai l'avesse vista con qualsiasi cosa addosso, dall'orribile maglietta che aveva ai provini, alla tuta da casa, al costume da bagno. Lui l'aveva vista praticamente nuda, eppure, adesso che lei non stava più con Kris, il pensiero di non piacergli la colpì come una lama. Di certo lui aveva milioni di donne ai suoi piedi, più formose, più belle, più simpatiche e anche più intelligenti.
Immersa nei suoi pensieri, si accorse del campanello solo al secondo squillo. Velocemente, per quanto le permettevano i tacchi, andò ad aprire la porta.
Restò sbalordita quando vide Nate avvolto in un completo blu scuro, che richiamava i suoi occhi, un fiore di pesco nel taschino e uno tra le mani. Le sue mani. Si soffermò a guardarle: erano grandi ma protettive, forti ma delicate, sicure eppure in quel momento tremavano. Perché gli tremavano le mani? Troppo presa com’era a fissare le dita dell’attore e a fare pensieri poco casti su quello che avrebbero potuto fare a contatto col suo corpo, non si rese conto che l’uomo davanti a sé era ammutolito. Gli occhi che brillavano, la bocca spalancata, il respiro mozzato. Sembrava essere morto nel migliore dei modi, giunto in un posto talmente meraviglioso che poteva addirittura essere il Paradiso, bloccato davanti alla visione dell’angelo più bello che potesse esistere. Sembrava tutte queste cose e le era. Era morto, risorto e ora si trovava davanti ad un angelo. Stana, avvolta in quel vestito, era un angelo, una fata, una sirena, una musa, era la reincarnazione della vergine e tutto ciò che lui aveva sempre desiderato. Con una sola parola era perfetta. Se invece qualcuno gli avesse concesso due parole, avrebbe detto che era anche straordinaria. Sì, perfetta e straordinaria erano gli unici due aggettivi che esprimevano, almeno in parte, quello che lei era per lui.
E questi pensieri confusi sarebbero durati all’infinito, mentre Stana continuava il suo sogno ad occhi aperti, se non fosse stato per una signora di quasi novant’anni appoggiata allo stipite della porta accanto.
“Insomma ragazza, fallo entrare, offrigli un the, bacialo, ma fai qualcosa per favore.”
L’attrice si riprese, arrossì e si girò verso la vicina.
“Signora Fellon, mi scusi, non l’avevo vista” disse, cercando di sviare il discorso.
“Stana, Stana, sarò anche vicina alla morte, ma non mi inganni: non cambiare discorso. Tu e il signorino qua presente vi stavate mangiando con gli occhi e, se non era per me, eravate ancora in trans entrambi. Quindi, signorinella, muoviti e acchiappa la tua preda, oppure lo farò io, non mi permetterei mai di lasciare un così bel bocconcino davanti alla mia porta. “
Il viso della ragazza, se poté, arrossì ancora di più e rimase ammutolita a fissare la sua strana vicina negli occhi. Senza rendersene nemmeno conto, però, afferrò la mano di Nate e lo portò più vicino a sé.
“Okay, Okay, ragazza, ho capito. E’ tutto tuo. Io vado dentro, così potete tornare a fare quella strana danza dell’amore con gli occhi sul mio pianerottolo. Fossi in te però, farei anche un altro tipo di danza con questo bel ragazzone!”.  E così dicendo si richiuse la porta alle spalle.
“Davvero strana la tua vicina” fu il commento di Nathan, poco prima che il silenzio calasse tra di loro e gli occhi riprendessero a fare quello che era stato interrotto poco prima. Per fortuna questa volta l’attore si contenne e, risvegliandosi dal suo stato catatonico, si avvicinò alla guancia della donna e le lasciò un dolce bacio vicino all’angolo destro della bocca.
“Sei stupenda stasera.”
Il sussurro arrivò dolce e terribilmente sexy all’orecchio della canadese, che sentì una scossa scenderle per la schiena e l’adrenalina scorrerle nelle vene.
“Saremo fantastici, insieme”.
Quella frase era uscita dalla sua bocca, debole e insicura, come un pensiero intimo che non deve essere svelato, e si era appoggiata a stento all’orecchio dell’uomo, che sentì un sentimento a lui sconosciuto scaldargli il cuore e un altro invece abbastanza famoso all’altezza del cavallo dei pantaloni. Prima di strapparle quel meraviglioso vestito, però, riuscì a darsi una calmata e, per spezzare l’incredibile tensione che si era creata tra loro, se ne uscì con una delle sue solite battute provocatorie.
“Era un complimento questo, Stana Katic? Volevi dirmi che anch’io sono bello? Se era così, mi dispiace avvisarti ma lo sapevo già. Comunque accetto lo sforzò.”
Una candida risata si propagò per il pianerottolo e l’attrice ancora una volta ringraziò Nate per averla capita al volo e non aver approfondito quanto detto. Anche lui si unì alla sua risata ed entrambi si presero un attimo di pausa da quella costante tensione che c’era tra di loro. Il momento però finì e il silenzio ricadde su di loro, accompagnato dal desiderio che ormai aveva preso posto nel loro stomaco, nella loro testa e nel loro cuore.
“Dai vieni dentro, prendo la borsa e andiamo”.
Non riuscì neanche a fare un passo ché la mano di Nathan, ancora intrecciata alla sua, la strattono, costringendola a guardarlo.
“Questa è per te”.
Allungò il piccolo fiore che aveva tra le mani e lo sistemò all’orecchio della donna.
“Ora sei davvero perfetta” concluse, prima di lasciarle un altro caldo bacio all’angolo destro della bocca.
“Ti aspetto qui, vedi di non farti desiderare troppo!”

Arrivarono al party in perfetto orario, parcheggiando la meravigliosa auto sportiva dell’attore in uno dei posti riservati agli invitati.
La festa era stata organizzata da Andrew e non era nulla di ufficiale o pomposo. Niente giornalisti, niente fotografi, niente tappeto rosso. Era una semplice festa per conoscersi e legare un poco prima dell’inizio delle riprese. Anche il posto sottolineava questo aspetto: era un semplice spazio adibito a feste in riva al mare, con un piccolo gazebo in cui era stato posizionato il buffet e uno più grande in cui erano state sistemate l’orchestra e la pista da ballo.
Pur non essendo in ritardo, il luogo era già pieno di macchine di ogni genere e marca e così Nate era stato costretto a parcheggiare abbastanza lontano dalla passerella di legno che li portava nel vivo della festa. Da vero cavaliere scese dall’auto e andò ad aprire a Stana, che appena messi i piedi a terra si accorse di quanto era negata a camminare sulla sabbia coi tacchi. Fece per abbassarsi a toglierli, quando sentì due braccia stringerla sotto le ginocchia e intorno alla vita e si ritrovò in braccio a Nate.
“Che stai facendo?” s’impose di assumere un tono di rimprovero, ma ciò che uscì dalle sue labbra suonò più come un misto di sorpresa ed emozione. Maledetta voce che la tradiva.
“Non puoi camminare sulla sabbia o finirai per romperti una caviglia e stasera sei sotto la mia protezione, quindi farò tutto quello che è in mio potere per proteggerti. Poi, sinceramente, se fossi in Kris e ti vedessi tornare a casa col gesso alla caviglia dopo una serata con un uomo, non so se ti farei più uscire con lui!” Nate tentò una risata, ma si udì solo un piccolo mugugno.
“Oh, grazie, papà.” lo apostrofò lei “Ma sono abbastanza grande da decidere autonomamente della mia vita, non ho bisogno di qualcuno che mi dica con chi posso o non posso uscire”.
Il tono triste e malinconico fece incupire Nate, che pensò di aver detto qualcosa di sbagliato.
“Ehi, Stana, tutto bene?”
“Certo, ma fammi scendere”
“Non ci penso proprio! Ti scorterò fino alla passerella. Non scherzavo quando ho detto che sei sotto la mia protezione e che farò di tutto pur di regalarti una bellissima serata! Quindi adesso faresti meglio ad allacciare le tue esili e bellissime braccine al mio collo se non vuoi cadere.”
L’attrice si dovette arrendere e allungò le mani dietro il collo dello scritto, intrecciando le proprie dita e facendosi sempre più vicina all’uomo che la teneva in braccio. Il suo fiato s’infrangeva sul collo dell’altro, mentre le delicate dita dell’uomo le sfioravano i fianchi con movimenti circolari e rilassanti.
“Portami lontano Nath. Portami via da questa festa. Andiamocene, tu ed io.”
Non sapeva da dove le era venuta quella frase, ma ormai il pasticcio era fatto. La verità era che in quel momento non le importava niente della festa, del rumore e della gente, voleva stare tranquilla, in silenzio, con lui.
“Non possiamo andarcene. Siamo i protagonisti.” si fermò un attimo, pensieroso, poi riprese “Al massimo possiamo farci attendere, un’oretta o due, dicendo che con la scusa di voler arrivare un pochino in ritardo siamo rimasti imbottigliati nel traffico.”
Stana si appoggiò alla sua spalla e annuì debolmente, solleticando il collo del canadese con il naso, il quale per poco non sentì la terra mancargli sotto i piedi.
“E dove vuoi andare?”
“Andiamo laggiù, su quella casetta di legno”.
L’attrice indicò un piccolo prefabbricato di legno, leggermente rialzato per impedire alla marea di entrarci.
“Okay, tieniti stretta.”
Avrebbe voluto controbattere che poteva benissimo camminare, ma stava talmente bene dov’era che cambiò immediatamente idea e si accucciò ancora di più tra le braccia dell’uomo che la stava trattando come mai nessuno aveva fatto.

Saliti i pochi gradini che separavano la casa dalla sabbia, Nate la appoggiò con cautela a terra e si sedette accanto.
“Cosa c’è che non va?”
“Io e Kris ci siamo lasciati.”
Lei avrebbe voluto dire ‘Io l’ho lasciato’, lui voleva sapere il motivo della loro rottura; ma entrambi sapevano che non era il momento. Ogni cosa sarebbe andata come doveva andare, bisognava solo avere pazienza. Per il momento Stana si accontentò di appoggiarsi alla spalla di Nathan e di godere di quella calma insieme a lui, con il vento che le scompigliava i capelli e l’odore del mare che le solleticava le narici.
Nessuno dei due seppe per quanto tempo stettero così, in silenzio. Ma il canadese a un certo punto si alzò in piedi e, riprendendo la donna tra le braccia, si rincamminò verso la festa.
“Dobbiamo per forza tornare alla festa?”
Chiese lei sbuffando.
“Sì, dobbiamo.”
“Va bene, ma poi se bevo mi riporti a casa tu stasera.”
“Certo, ti riporto a casa io in ogni caso, ma tu non devi ubriacarti.”
“Smettila, papà.”
Il tono voleva sembrare scherzoso, ma l’attrice non riuscì a trattenere uno sbuffo. Lui non era nessuno: non era suo padre né il suo fidanzato, non doveva preoccuparsi per lei.
Lo fa perché ci tiene a te.
E mentre questo pensiero vagava per la sua mente, erano arrivati alla passerella e lei era stata gentilmente riposata a terra.
“Grazie” sussurrò Stana all’orecchio dell’amico, lasciandogli un lieve bacio vicino al lobo.
Insieme poi entrarono e furono accolti da una marea di fischi e applausi.
Quasi tre ore dopo, la festa era arrivata al culmine e tutti erano almeno un po’ brilli. Tutti tranne Nathan, che aveva bevuto tutta la sera succo ed era rimasto a fissare la collega buttare giù un Cosmopolitan dietro l’altro, strusciandosi su Tamala in modo provocante e rifiutando ogni tipo di avance da ogni tipo di uomo.
Anche in quel momento la stava sorvegliando: era appoggiata al muro, non si reggeva in piedi e aveva un bicchiere pieno in mano, mentre un uomo cercava di abbordarla e portarla nel retro per scoparsela. Sarebbe voluto intervenire, ma quando lo aveva fatto le volte precedenti, la donna lo aveva sempre ripreso urlando che lui non era nessuno e lei poteva benissimo cavarsela da sola. Così anche ‘sta volta era rimasto appoggiato alla colonna, in attesa che quel tipo se ne andasse. Quando però vide la mano dell’uomo alzarsi e palparle maldestramente il seno, non ci vide più e con uno spintone lo allontanò e trascinò Stana fuori dal gazebo.
“Lasciami Nate!”
“Te lo scordi! Sei talmente ubriaca che quell’uomo avrebbe potuto scoparti su quel muro e tu non te ne saresti accorta! E so che non sei così, quindi adesso ti porto a casa e ti metto a letto. Domani potrai ringraziarmi.”
Non rispose. Si tuffò tra le braccia dell’uomo e si mise a piangere. Nate la cullò per un po’, parlandole all’orecchio e accarezzandole la testa.
“Ssh, va tutto bene. Adesso ti porto a casa.”
E così dicendo, la prese di nuovo in braccio e la scortò fino alla macchina. Neanche il tempo di appoggiarla sul sedile e si era addormentata. Salì dal lato del guidatore e si fermò qualche istante a guardarla. Era bellissima. I capelli spettinati, il trucco leggermente sbavato, le guance arrossate e le membra rilassate. Sembrava serena, per la prima volta in tutta la sera.
Prima di accendere la macchina, tirò fuori il cellulare e scrisse ad Andrew, avvisandolo che loro erano andati a casa. Poi partì, sfrecciando tra le strade di Los Angeles.
Mentre guidava un pensiero lo colse all’improvviso. Kris non c’era più. Lei era sola. Non poteva semplicemente portarla a casa, metterla a letto e andarsene, doveva controllare che stesse bene. Così sterzò bruscamente a destra e imboccò la strada che li avrebbe riportati a casa sua.
Arrivati all’appartamento dell’attore, la portò fino in camera sua e la appoggiò sul letto. Poi iniziò a svestirla. Aveva bisogno di una doccia fredda, per smaltire più velocemente la sbornia ed evitare di ritrovarsi un fastidiosissimo mal di testa il giorno dopo. Le slacciò il cinturino legato al piede destro e le sfilò la scarpa, poi fece lo stesso col piede sinistro. La fece girare, col petto rivolto verso il materasso, e le abbassò la cerniera. Quando notò l’assenza del reggiseno, il cuore gli si fermò per un attimo. Non era di certo questa la situazione in cui più volte aveva immaginato di vederla nuda, nei suoi sogni era tutto più romantico. Ma lo stava facendo per lei. Prese coraggio, la fece mettere seduta e le tolse anche il vestito. La visione che aveva davanti agli occhi era incredibile, di una bellezza unica. Ci mise qualche secondo per riprendersi, poi la distese sul letto e iniziò a svestirsi anche lui.
Rimasto in boxer, riprese la donna tra le braccia e la portò verso il bagno, aprì le porte della doccia e s’infilò dentro con lei. Quando aprì il getto dell’acqua fredda, la sentì rabbrividire e la vide riprendersi un poco. La appoggiò a terra e prese una spugna, con cui si mise a pulirle dolcemente la pelle vellutata, in modo tale da rimuovere tutto il sudore e la puzza di alcool che sprigionava ogni cellula del suo corpo. Quando ebbe finito, uscì e la avvolse in un accappatoio, prendendone poi uno anche per lui. Ritornati in camera, la mise di nuovo sul letto e sparì in bagno per vestirsi. Doveva aiutarla, ma era pur sempre un uomo e lei era pur sempre una bellissima donna, una bellissima donna di cui inoltre si era innamorato e che giaceva, nuda, sul suo letto. Quando uscì dal bagno, andò verso il suo armadio e tirò fuori un paio di boxer (i più piccoli) e una maglietta. Senza levarle l’accappatoio di dosso, infilò le mani dentro l’apertura e le sfilò le brasiliane bagnate, accarezzandole dolcemente le gambe mentre accompagnava le mutandine fino ai piedi. Chiuse anche gli occhi per evitare di sbirciare, visto che aveva visto già troppo. Prese i boxer e sempre delicatamente glieli fece indossare. Poi le tolse l’accappatoio e le infilò anche la maglietta. Vedendola lì, distesa sul suo letto e con i suoi vestiti addosso, non poté non pensare per la miliardesima volta a quanto era bella e a quanto volesse vederla così tutte le mattine. Solo un piccolo dettaglio rovinava il quadro perfetto. Il trucco era ancora sulla sua faccia e per quanto lui la apprezzasse con qualsiasi cosa e in qualsiasi maniera, di certo la preferiva acqua e sapone. In quel momento si ricordò che aveva lo struccante in bagno, per quando suo fratello veniva a trovarlo con la moglie, e così andò a prenderlo. Messone un poco in un dischetto di cotone, iniziò a pulire dolcemente gli occhi della donna, passandolo poi anche sulla faccia. Quando ebbe finito, scostò le coperte e la infilò sotto, distendendosi in parte a lei. Si fermò a osservare i lineamenti del suo viso e le coperte che si alzavano al ritmo del suo respiro. Osservò la fronte aggrottarsi e qualche sbuffo uscire da quelle morbide labbra che avrebbe voluto tanto baciare. Osservò i capelli sparsi sul suo cuscino e la mano appoggiata sul petto. Osservò l’orologio e vide che erano le tre e mezza e decise che non serviva fare il letto nella camera degli ospiti perché avrebbe passato la notte disteso sopra le coperte del suo letto a vedere la donna che amava dormire tranquillamente accanto a lui.

 




Sono viva! Anche se non ho idea per quanto hahah 
Mi scuso immensamente con voi per questo immenso ritardo. In realtà il mio piano era quello di pubblicare tre giovedì fa, unico motivo per cui mi ero portata il pc in vacanza, per poi scoprire (indovinate un po') che dove ero io NON C'ERA IL WIFI! Evviva! Così appena arrivata a casa, ovvero tipo 1 ora fa, ho pubblicato il capitolo. In compenso avere il computer dietro mi ha permesso di scrivere i prossimi capitoli, che dovrebbero (e dico dovrebbero perchè ho talmente tanta sfiga che mi si potrebbe addirittura rompere il pc) essere pubblicati i prossimi giovedì. 
Passando al capitolo, l'unica cosa che posso fare è chiedervi scusa perchè non è proprio il massimo, anzi, a me non convince proprio. Però io critico tutti i miei lavori, quindi bho, mi metto nelle vostre mani! Fatemi sapere che ne pensate! 
A giovedì (spero!!)
Rò <3
  
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