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Autore: TheGreyJon    07/09/2014    1 recensioni
"Unitevi a noi, fratelli e sorelle. Unitevi a noi nell’oscurità dove resistiamo vigili. Unitivi a noi poiché compiamo il dovere che non può essere rinnegato. E semmai doveste morire, sappiate che il vostro sacrificio non sarà dimenticato. E che un giorno, noi ci uniremo a voi..."
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con
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CAPITOLO 4: Battesimo di sangue
 
Con la spada stretta in pugno, ascoltavamo tutti il silenzio della selva. Mentre la sera si avvicinava a passi lenti e il sole si avviava placido verso l’orizzonte, il nostro gruppo rimase immobile sul sentiero, trattenendo il fiato. Fu in quel momento che un mugolio sommesso emerse nuovamente dalla radura davanti a noi, e tutti ci scambiammo sguardi interrogativi.
  “Eccolo di nuovo, avete sentito?” Chiese Ser Jory impugnando più saldamente lo spadone.
  Con un gesto della mano, Alistair intimò al cavaliere di fare silenzio, mentre Daveth si avvicinava silenziosamente al limitare della radura, sfruttando piante e alberi come copertura. Sbirciò oltre la vegetazione per alcuni istanti, poi, voltandosi, affermò: “Sembra che non ci sia nessuna minaccia, però vedo parecchi corpi.”
  Cautamente ci avvicinammo tutti, e finalmente potemmo osservare ciò che ci attendeva: un gruppo di soldati che giaceva nel fango e nel sangue, circondati da alcuni cadaveri di prole oscura.
“Hurlock e genlock…” rilevò Alistair esaminando alcuni dei mostri al suolo. “Due tipologie di prole oscura.” Aggiunse subito in risposta allo sguardo interrogativo di Ser Jory.
  “Pare che abbiano colto questi esploratori di sorpresa…” constatai, iniziando ad aggirarmi cautamente tra i cadaveri. Con passi lenti scrutavo silenziosamente il terreno, quando udii nuovamente quel gemito. Mi voltai di scatto e vidi un uomo ancora vivo, per quanto ferito
  “Chi…? Custodi Grigi?” Gorgogliò lui.
  “Beh, non è poi così morto come sembra…” commentò Alistair dall’altra parte della radura, forse per cercare di sdrammatizzare la situazione; ma dato che avevo un moribondo che si contorceva ai miei piedi, decisi di ignorare la battuta e di concentrarmi sul da farsi, avvicinandomi rapidamente all’uomo.
  “Che è successo…?”
  “Io e i miei esploratori… siamo… siamo… stati attaccati. Sono arrivati da ogni direzione. Devo… Tornare al campo…”
  Mi inginocchiai per cercare di valutare la gravità delle sue ferite, anche se non serviva certo un guaritore per capire che era messo piuttosto male. Noi eravamo nel bel mezzo di una missione e non potevamo certo tornare indietro, tuttavia quest’uomo aveva bisogno di assistenza immediata.
  “Beh, almeno proviamo a curarlo…” suggerii io, senza avere idea di come fare.
  “Aspetta” disse Alistair avvicinandosi. “Ho delle bende nel mio zaino.”
Mi raggiunse e si accovacciò al mio fianco, mentre Daveth e Jory tenevano d’occhio la situazione e ispezionavano la zona. Seguendo le sue istruzioni tentai di aiutarlo come potevo mentre lui puliva le sue ferite e lo bendava. Quando ebbe finito, aiutammo il poveraccio a rimettersi in piedi. Di certo non era in grado di combattere o compire azioni simili, ma almeno sarebbe riuscito a tornare al campo.
  “Grazie…” farfugliò. “Ora… devo andarmene…” E con passo incerto si diresse verso Ostagar.
Subito Ser Jory si avvicinò a noi con aria preoccupata.
  “Avete sentito?! Un’intera squadra di veterani spazzata via da un gruppo di prole oscura…”
Alistair, percependo chiaramene il nervosismo dell’uomo, tentò di rassicurarlo.
  “Calma, Ser Jory. Se staremo attenti, andrà tutto bene…”
  Ma l’uomo sembrava tutt’altro che convinto. Infatti egli scosse con decisione il capo e insistette con nervosismo: “Quegli uomini sono stati sicuramente attenti, eppure sono stati sopraffatti. Quanti prole oscura possiamo abbattere noi quattro? Una dozzina? Un centinaio? Ce n’è un’intera armata in questa foresta!”
  Scrutai il cavaliere con fastidio. Eravamo Custodi Grigi, no? Questo era esattamente il genere di rischi che dovevamo essere disposti a correre. Eppure Ser Jory, cavaliere nobile ed addestrato, unico tra noi ad essere stato reclutato volontario, sembrava il più nervoso.
  Con un sospiro, Alistair si fece avanti, pose una mano sulla spalla dell’uomo e disse: “Ci sono dei prole oscura nei dintorni, ma non rischiamo certo di incappare nel cuore dell’esercito…”
  “E voi come lo sapete? Non sono un codardo…” aggiunse subito lui, cercando di non sembrare così intimorito. “Ma questo mi sembra un rischio stupido…”
  “A me sembrate un codardo, invece, ser” intervenni io, scocciato dal suo continuo blaterare, e ansioso di muovermi da quel campo di battaglia. Subito l’uomo mi scoccò un’occhiata offesa e forse un po’ dispiaciuta.
  “Sto solo cercando di essere razionale…” protestò debolmente sulla difensiva. “Non mi pare di essere scappato…”
  “Un po’ di paura è naturale. Nessuno è ansioso di incontrare i prole oscura” intervenne Alistair.
  “Va bene…” concessi. “Voglio solo finire questa missione.”
Anche io ero un po’ nervoso per il compito assegnatami e probabilmente era anche per questo che avevo risposto in maniera così brusca al cavaliere. Tuttavia, stavamo perdendo tempo.
“Tutti i Custodi Grigi sono in grado di percepire i prole oscura…” lo informò Alistair con fare rassicurante. “Qualunque cosa accada, vi garantisco che non ci coglieranno di sorpresa.”
  “Avete capito, Ser?” Intervenne Daveth gioviale alle mie spalle. Quasi sussultati, dato che neppure mi ero accorto che si fosse spostato dietro di me. “Moriremo comunque, solo che prima ne verremo informati!”
  La battuta strappò un sorriso al cavaliere, il quale sembrò ritrovare un po’ della sua calma. Dopo di ché, ci rimettemmo in cammino.
  Per quanto non fossi ansioso di battermi contro quei mostri, sapevo che era inevitabile. Infondo, era questa la prova: trovare del sangue di prole oscura. Il che significava certamente combatterli. Inoltre, c’era anche un’altra questione che probabilmente ci avrebbe spinto a scontrarci ulteriormente contro di loro, ovvero la necessità di trovare alcuni vecchi documenti abbandonati in delle rovine più a Sud, nella foresta. Non sapevo esattamente di che genere di pergamene si trattasse, ma Duncan ci aveva spiegato che erano antichi trattati che obbligavano alcune fazioni ad aiutare i Custodi in caso di attacco. Il perché documenti di tale valore fossero stati abbandonati in una selva, non mi era affatto chiaro, ma mi importava relativamente. Ero molto più interessato, invece a tutta quella faccenda del sangue. Infatti, come detto, parte della prova consisteva nel recuperare tre fiale di sangue di prole oscura: una richiesta insolita. Il fatto, però, che i Custodi Grigi, notoriamente immuni alla corruzione dei prole oscura presente proprio nel sangue, fossero anche capaci di percepirli quasi… magicamente, mi dava da pensare sul tipo di uso che avremmo fatto di quelle fiale. Le conclusioni che mi venivano in mente non avevano implicazioni piacevoli.
  Mentre mi tormentavo con questi pensieri, giungemmo ad una collina, ai piedi della quale, Alistair si fermò.
  “Ci siamo…” bisbigliò, mentre metteva mano alla spada.
  Tutti preparammo le nostre armi, in quanto il nemico doveva essere vicino. Salimmo con cautela il pendio e, giunti sulla sommità, vedemmo distintamente un gruppo di prole oscura intenti ad appendere per i piedi alcuni esploratori morti dell’esercito di Altura Perenne. Subito mi venne un blocco allo stomaco, pensando che uno di quei corpi sarebbe potuto benissimo essere mio fratello. Fortunatamente, non riconobbi il suo volto tra i cadaveri.
  Alistair si voltò verso di noi con uno sguardo fiducioso e, assicuratosi che tutti fossimo saldi, gridò: “Per i Custodi Grigi!” E  si gettò alla carica giù per la collina, seguito da noi tre. Il ragazzo fu il primo ad ingaggiare il nemico, abbattendo un fendente sullo scudo di un Hurlock e sbilanciandolo. Questo cadde atterra e non poté in alcun modo difendersi dalla punta d’acciaio che il Custode gli piantò in gola. Subito, però due bassi e grassocci Genlock gli si avvicinarono brandendo due spade corte come fossero coltelli da cucina. Alistair alzò immediatamente la guardia, riparandosi dietro lo scudo, in attesa di supporto. Subito io lo raggiunsi per coprirgli il fianco. Mentre mi preparavo ad attaccare brandendo Vendetta Grigia a due mani, notai con la coda dell’occhio Daveth che si spostava su un lato, mentre Ser Jory si precipitava giù per il pendio ad intercettare un altro Hurlock in avvicinamento.
  Alzai la spada sopra la testa e la calai sul mio nemico, il quale, però, fu lesto a scansarsi. Con un rapido movimento del polso fece guizzare la sua lama verso il mio fianco, ma colpendomi solo di striscio e con poca forza; la mia cotta di maglia arrestò il colpo. Prima che potessi contrattaccare, Daveth, comparve alle sue spalle con una daga in mano con un movimento improvviso, recidendogli la gola di netto, con un getto di denso liquido nero. Contemporaneamente, Alistair respinse l’attacco del secondo Genlock e, usando lo scudo scaraventò atterra il nemico. A quel punto gli piantai la lama nel ventre. Quando levai nuovamente lo sguardo, notai che il cavaliere si era occupato anche dell’ultimo mostro, procurandosi, però una ferita alla spalla.
  “Bestiali creature…” commentò successivamente, medicandosi la ferita alla bella e meglio a battaglia conclusa. Altro che bestiali, pensavo mentre esaminavo uno dei loro cadaveri da vicino. Quelli erano proprio dei mostri. Erano creature mollicce, dalla pelle scura e flaccida, con zanne da cinghiale e artigli al posto delle mani… per non menzionare il fetore animalesco che emanavano.   Un po’ disgustato distolsi lo sguardo e domandai a Daveth, il quale aveva appena riempito la sua fiala con il sangue di uno dei mostri lì vicino, se potesse prestarmi una delle sue daghe.
  “Sicuro…” rispose gioviale, porgendomene una dalla parte del manico.
  Afferrai la spada corta con decisione e la avvicinai alla gola del prole oscura. Pungolai la pelle scura e logora del mostro per qualche istante e iniziai a premere con forza crescente. Quasi subito la lama penetrò nella carne, schizzando fiotti di sangue caldo su tutta la mia manica. Un odore intenso e disgustoso aggredì le mie narici, facendomi quasi sentire male. Digrignando i denti per il disgusto, diedi un violento strattone, recidendo la giugulare di netto e facendo sgorgare liquido vermiglio. Recuperai, allora, la fiala dal mio zaino e la avvicinai alla ferita del mostro, fino a riempirla.
  “Se avete finito” annunciò Alistair. “È meglio andare. Credo che presto ne arriveranno altri.”
 
1
 
  Quando vidi ciò che vidi, fu lo stupore a fermarmi, non la paura. Eravamo giunti ad un ponte, ormai prossimi alle rovine che stavamo cercando, quando ci imbattemmo nell’ennesima squadra di prole oscure. Solo che questa volta vidi chiaramente che uno di loro… possedeva magia.
  “Jory! Occupati di quei Genlock! Daveth e Velor, uccidete l’arciere dietro la barricata! Io penserò all’emissario.”
  Alistair partì alla carica verso il mago nemico, il quale se ne stava tronfio a presidiare il ponte, mentre tre dei suoi sgherri lo proteggevano. Subito, il mostro indietreggiò mentre Ser Jory menò un poderoso fendente nel mezzo del gruppo di nemici; io e Daveth ci dirigemmo oltre il ponte a dare la caccia ad un arciere nascosto oltre una barricata. Il Custode invece, correva con la spada sguainata verso l’emissario che, intanto, si allontanava sempre di più da noi. Si fermò improvvisamente, girandosi per affrontare Alistair e lanciandogli contro una sorta di onda d’urto che fece perdere impeto al suo assalto. Mentre il guerriero cercava di riprendere l’equilibrio, dalla vegetazione circostante comparvero altri Hurlock, armati di lunghe spade ricurve. Alistair si guardò attorno preoccupato. “Velor! Vieni, ho bisogno di supporto…”
  In quel momento, però, altri due nemici sopraggiunsero a fermarci, prendendo il posto dell’arciere di cui ormai ci eravamo occupati. Daveth subito si spostò su un lato, dicendo: “Vai, qui li trattengo io!”
  Assestando un duro fendente al fianco di uno dei due mostri, lo superai con una spinta, lasciandolo ferito e in ginocchio. Correndo verso Alistair, ora accerchiato da quelle creature, notai con la coda dell’occhio Daveth eliminare il prole oscura ferito e arretrare velocemente verso il ponte, cercando di tenere il secondo nemico a distanza. Sperai solo che Jory fosse riuscito ad occuparsi dei suoi avversari, altrimenti sarebbe stata dura uscirne vivi.
  Quando sopraggiunsi, Alistair era con un ginocchio atterra e lo scudo disperatamente sollevato contro i molti nemici che lo accerchiavano. Era riuscito ad eliminarne uno, ma gli altri lo avevano costretto a mettersi sulla difensiva. Subito attirai l’attenzione di uno dei due nemici rimanenti, parando senza difficoltà uno dei suoi fendenti; poi mi gettai in avanti, trafiggendolo al ventre. A questo punto Alistair utilizzò il suo scudo per sbilanciare l’ultimo avversario e rimettersi in piedi.
  “Questo lo uccido io, Velor. Pensa all’emissario…”    
Con un cenno di assenso, superai il cadavere del prole oscura e caricai il mago, pochi passi più in la, intento a eseguire degli strani movimenti con il proprio bastone: capii troppo tardi che stava lanciando una palla di fuoco. Mi gettai di lato mentre questa sfrecciava a grande velocità oltre la mia posizione. Quando mi voltai per osservarne il percorso, notai che era indirizzato verso Daveth e Jory, che si erano occupati dei loro nemici e si stavano precipitando in nostro soccorso. Subito ci fu una grande esplosione, e i due ne vennero colpiti. Vidi cadere entrambi all’indietro, sbalzati via dalla forza dell’incantesimo mentre i loro abiti prendevano fuoco. Fortunatamente, riuscirono a domare le fiamme rigirandosi più volte sul terreno.
  Digrignando i denti, assalii il nemico, tagliandogli di netto un braccio. Subito dalla ferita iniziarono a zampillare fiotti di denso sangue nero, mentre il mostro ululava di dolore e si lasciava  cadere atterra morente.
  Quando giungemmo a soccorrere i nostri compagni, li trovammo semi svenuti, con diverse ustioni sul corpo e varie ferite minori, ma nessun danno troppo grave. Somministrammo loro alcuni impiastri magici con proprietà curative che ci eravamo portati dietro dal campo, e subito le loro ferite migliorarono decisamente.
  “Non preoccupatevi” disse Alistair. “Tornati al campo troveremo subito un guaritore e tornerete come nuovi.”
  Per quanto la notizia non sembrasse aver rallegrato l’umore dei due feriti, raggiungemmo velocemente le rovine. Si trattava dei resti di un’antica torre d’osservazione, piuttosto poderosa per gli standard a cui eravamo abituati. Lo stile architettonico ricordava molto la fortezza di Ostagar e probabilmente risaliva anch’essa all’Impero Tevinter. Un portale d’ingresso semidiroccato ci condusse ad una sorta di cortile. La vegetazione, però, lo aveva ormai reclamato da tempo, inghiottendone macerie e resti con i suoi arbusti e le sue piante rampicanti. Solo la rampa che conduceva al torrione vero e proprio era ancora sgombra.
  Entrammo con circospezione nel cortile, non sapendo quali animali o creature potessero essersi insediati in quel luogo abbandonato. Subito, un vecchio baule sfondato al centro dello spiazzo attirò la nostra attenzione. Alistair vi si avvicinò, deciso a chiarire la situazione.
  “Questa… doveva essere la cassa, ma sembra che qualcuno si sia già impossessato dei documenti…” rilevò lui digrignando i denti. Prima che chiunque di noi potesse dire qualunque cosa, una voce suadente attirò la nostra attenzione.
  “Bene, bene! Cosa abbiamo qui?”
Ci voltammo tutti verso la torre. Una giovane donna emerse dalla porta scardinata del torrione, ridiscendendo a passi lenti la rampa. Aveva corti capelli neri, acconciati semplicemente ma con cura, e magnetici occhi ambrati. I suoi movimenti erano lenti e sinuosi, dotati di una tale grazia da apparire quasi ipnotici. La donna agiva con la consapevolezza di possedere una selvaggia quanto sconvolgente bellezza; perfino il suo abbigliamento ne era testimone: indossava un provocante indumento dall’ampia scollatura, che lasciava in mostra molta pelle, specialmente sulla schiena. Il braccio destro era completamente nudo, fatta eccezione per un paio di bracciali, mentre il sinistro era coperto da una singola manica di cuoio e pelle. La gonna che portava sembrava realizzata dello stesso materiale ed aveva un aspetto un po’ selvatico, così come le brache e gli stivali.  Per quanto quegli abiti fossero ben lontani dall’essere eleganti, mettevano straordinariamente in risalto la femminilità della donna, denotando una certa cura nella scelta degli stessi.
  “Siete forse degli sciacalli, venuti a depredare luoghi da lungo tempo abbandonati…” riprese lei con voce calma, avvicinandosi ancora a noi. “Oppure degli intrusi in cerca di facili prede?”
  Ancora sorpresi e, sinceramente, impressionati da questa nuova apparizione, restammo tutti in silenzio, osservando rapiti la curiosa ma affascinante persona davanti a noi. “Allora?” Ci incalzò. “Sciacalli o intrusi?”
  “Non siamo niente di tutto ciò…” mi feci avanti io, poiché i miei compagni restavano in silenzio. “Siamo Custodi Grigi e questa torre un tempo ci apparteneva.” Cercai di apparire risoluto e determinato, ma la donna, chiunque fosse, non parve esserne affatto impressionata. Oltrepassandoci senza guardare nessuno di noi in particolare, rispose:
  “Ho seguito i vostri progressi nella foresta. Chi sono? Mi chiedevo. Cosa fanno? Dove vanno? E ora voi disturbate ceneri dimenticate per lungo tempo…” La donna si fermò a pochi passi da noi, dandoci le spalle ancora qualche secondo, come se avesse parlato più con se stessa che con il nostro gruppo. “…Perché? Mi chiedo…”
  “Non risponderle…” mi precedette Alistair, afferrandomi il braccio. “Sembra una Chasind, altri potrebbero essere nelle immediate vicinanze…”
  “Uhhh…” lo derise lei. “Hai paura che i barbari piombino su di voi e vi spazzino via!”
  “Sì, in effetti… Essere spazzati via è male…”
  Daveth fece qualche passo indietro, chiaramente nervoso: “No, è una strega delle selve, ecco cos’è! Ci trasformerà tutti in rospi!”
  Quasi mi venne da ridere di fronte alla superstizione di Daveth, poiché l’unica strega delle selve di cui avessi mai sentito parlare era parte di una leggenda… e sicuramente non era giovane come la donna che avevamo davanti. Tuttavia, non avrei escluso la possibilità che si trattasse di un’eretica. In ogni caso, strega, eretica o semplice pazza, a me interessava solo trovare i trattati.
  “Strega delle selve…?” Meditò la donna. “Che sciocca favola. Non sei in grado di pensare con la tua testa…?” La donna scosse il capo con un sorriso beffardo in volto, deridendo l’affermazione di Daveth. “E tu, ragazzo affascinante…” mi interpellò lei, con una punta di ironia nella voce. “Dimmi il tuo nome ed io ti dirò il mio. Cerchiamo di essere civili.”
  Non vidi niente di male nel cercare di ragionare con quell’eremita, così le risposi: “Puoi chiamarmi Velor.”
  “E tu puoi chiamarmi Morrigan, se lo desideri. Ora… dovrei provare a indovinare il vostro proposito? Siete venuti in cerca di qualcosa, qualcosa che non è più qui?”
  Infastidito dalla situazione, Alistair fece un passo avanti puntandole l’indice contro: “Non è più qui? Li avete rubati, non è vero? Voi, specie di… infida… strega-ladra!”
  Abbassai lo sguardo, schiaffandomi il palmo della mano contro il volto, piuttosto demoralizzato dalla completa ed imbarazzante mancanza di diplomazia e vocabolario del mio compare.
  “Davvero molto eloquente” commentò Morrigan sprezzante. “Dimmi, come si può rubare a gente morta?”
  “Con molta facilità, a quanto pare…” rispose lui, fulminandola con lo sguardo. “Quei documenti appartengono ai Custodi Grigi e ti consiglio di restituirli.” La mano di Alistair si mosse lentamente verso l’impugnatura della spada. Notai che anche Ser Jory e Daveth sembravano pronti a combattere, per quanto nervosi. Prima che qualunque cosa potesse accadere, la donna, però, rispose con fare scocciato:
  “Non lo farò! Poiché non sono stato io a rimuoverli! Invoca pure un nome che non ha più alcun significato qui, se ci tieni. Io non sono affatto intimorita.”
  Cominciando a stufarmi di tutti quei giochetti, intervenni: “E allora chi li avrebbe rubati?”
  “Mia madre, in effetti…”
  “Cos’è…?” commentai io sorridendo. “Una specie di scherzo?”
La ragazza non sembrò affatto capire il perché dei miei dubbi
  “Certo che no! Dovrò pur aver anche io una madre, non credi? Ed è così strano che in un luogo tanto solitario sia stata lei a prenderli? In ogni caso, posso condurvi a casa nostra. Non è lontana.”
  Né Alistair né gli altri miei compagni apparivano particolarmente entusiasti dell’idea, ma non avevamo scelta se non seguire questa misteriosa maga. Così, ci condusse attraverso la foresta per alcuni minuti, prima di raggiungere una palude. Di lì a poco, giungemmo in vista di una vecchia e semplice capanna di legno da cui si levava un flebile filo di fumo. Seduta su una roccia a pochi passi dall’entrata c’era una donna molto anziana che si godeva l’aria aperta.
  Avvicinandosi a lei, Morrigan, che apriva la fila, annunciò: “Salute, madre… ti porto un gruppo di Custodi Grigi che…”
  “Li vedo bene, figliola…” disse alzandosi faticosamente in piedi. “Questi vecchi occhi funzionano ancora.” Ci squadrò a lungo, poi commentò: “Mhm… sì, proprio come mi aspettavo.”
  Ridendo Alistair rispose: “Dovremmo davvero credere che ci stavate aspettando…?”
  “Oh, voi non dovete fare proprio nulla! Men che meno credere!” E fece seguire una risata sguaiata a quell’affermazione. Dietro di noi, Daveth, piuttosto nervoso, si voltò verso Ser Jory dicendo: “È una strega delle selve! Ci trasformerà tutti in rospi!” Il che era più o meno tutto ciò che aveva ripetuto durante il tragitto.
  “Silenzio!” Intimò il cavaliere. “Se è una strega, vuoi davvero farla arrabbiare!?”
  “Strega delle selve, eh?” Rise lei. “Deve essere stata Morrigan a dirvelo… Oh, come le piacciono certe storie…! Dovreste vedere come balla sotto la luna! Oh-oh-oh!”
  La ragazza scosse il capo imbarazzata, mentre tutti noi ci astenemmo dal commentare, piuttosto confusi. Allora, la donna si fece avanti, guardandomi dritto negli occhi. “E tu… giovanotto… che cosa pensi?”
  Subito avvertii una strana sensazione, difficile da descrivere. Sembrava che gli occhi di quella donna fossero in grado di penetrare dentro di me e… leggere. Per un attimo ebbi la certezza che lei sapesse esattamente ciò che pensavo.
  “Io…” risposi un po’ imbarazzato. “Non saprei…” Anche se in verità, pensavo che quella donna fosse pazza …  e magari pericolosa.
  “Una posizione molto saggia, oh-oh! Non c’è che dire!”
  “Madre…” la richiamò Morrigan. “Non sono venuti qui per sentirti farneticare…”
  “Uh, giusto, cara!” Rispose lei, come se si fosse appena ricordata di una cosa molto importante. “I trattati. Ecco a voi, li ho protetti.” Ed estrasse da sotto le lunghe vesti alcuni vecchi fogli arrotolati e sigillati. Subito Alistair intervenne come se avesse appena udito una confessione: “Ah-ah! Voi li avete…” poi si rese conto di cosa esattamente la vecchia avesse detto. “Oh, voi li avete protetti…”
  “E perché no? Il sigillo magico che li custodiva era stato distrutto. Teneteli e riportateli ad Ostagar. Dite al Re che la minaccia è più grave di quel che pensano…”
  “Che vuol dire…?” Chiesi sinceramente curioso.
  “Che la minaccia è maggiore, o che pensano di meno! Ahaha! O che la minaccia è nulla! O che loro non pensano nulla! Ahaha! Oh, non fate caso a me… Potete andare ora.”
  E così facemmo… con più domande che risposte a tormentare i nostri pensieri.
 
2
 
  Con Morrigan a farci da guida, tornammo al campo in breve tempo. Tuttavia quando il cancello si richiuse alle nostre spalle, era ormai il tramonto. Se davvero volevamo completare questo rituale prima della battaglia, era necessario sbrigarci. Così, mandammo Jory e Daveth a farsi curare da qualche mago, mentre io cercai la tenda dei Custodi per recuperare Dogmeat, rimasto all’accampamento tutto il tempo. Lo trovai vicino ad un falò che sonnecchiava beatamente, mentre Duncan discuteva con Alistair. Il Custode gli riepilogò velocemente come era andata la missione e gli consegnò i trattati.
  “Ottimo” commentò Duncan. “Alistair, porta le reclute al tempio, così che possiamo cominciare il rituale al più presto. Io andrò a preparare il necessario.”
  Prima, però, che tutto fosse pronto, ci volle del tempo e tutti noi, radunati nella stessa struttura dove avevo incontrato Alistair per la prima volta, iniziammo ad innervosirci.
  “Più sento parlare di questo rituale e meno mi piace…” si lamentava Ser Jory, camminando avanti e indietro per la sala.
  “State piagnucolando di nuovo?” Chiese Daveth scocciato, seduto su una delle panche di pietra a tormentare l’impugnatura di una delle sue spade corte.
  “È solo che… questa faccenda… avrebbero dovuto dircelo prima. Non è giusto nei nostri confronti… Io ho una moglie che mi aspetta ad Altura Perenne.”
  Confesso che la cosa aveva dato da pensare anche a me, effettivamente. Tornati dalla missione, Duncan, infatti, ci aveva confessato che quest'ultima parte delll’Unione poteva risultarci fatale, motivo per cui il rituale era tanto avvolto nel mistero. Tra l’altro, ormai, i ripensamenti erano fuori questione, sia per Daveth che era stato coscritto, sia per Ser Jory che era venuto volontario, sia, naturalmente, per me. La diserzione equivaleva alla morte, su questo Duncan era stato glaciale ma chiaro.
  “Sareste venuto se vi avessero rivelato queste cose?” Insistette il giovane ladro di Denerim
  “Io… beh… è solo che non c’è mai stato un nemico che non abbia potuto ingaggiare con la mia lama…”
  “Sono Custodi Grigi, fanno di tutto per fermare il Flagello!” Esclamò Daveth alzandosi in piedi.
Ser Jory non sembrava affatto convinto, ma anzi, iniziò a scaldarsi anche lui.
  “Incluso sacrificare le nostre vite?!”
  Daveth fece una risatina e si avvicinò al cavaliere. Anche se questo lo superava di parecchi centimetri, gli si piazzò proprio davanti e lo fissò dritto negli occhi.
  “Sacrificherei molto di più se sapessi che fermerebbe il flagello. Non sareste disposto a dare la vita per la vostra bella mogliettina?”
  “Io…”
  “Forse morite, forse moriremo tutti” lo incalzò Daveth imperterrito. “Se nessuno ferma i prole oscure, moriremo di sicuro.”
  Rimasi piuttosto impressionato dalla dimostrazione di carattere di Daveth. Un uomo di umili origini, un ladruncolo insomma, che da lezioni di spirito di sacrificio e coraggio ad un cavaliere veterano. Ero troppo stupito per aggiungere altro. In ogni caso, la nostra conversazione venne interrotta da Duncan che fece il suo ingresso nel tempio proprio in quel momento.
  “È tutto pronto. Possiamo iniziare. Alistair…” chiamò lui. “Vuoi per favore pronunciare le parole?”
  Il Custode, rimasto in disparte fino ad ora, si fece avanti, mentre noi altri ci riunivamo in cerchio con Duncan.
  “Unitevi a noi, fratelli e sorelle…” intonò lui con lo sguardo basso. “Unitevi a noi nell’oscurità dove resistiamo vigili. Unitivi a noi poiché compiamo il dovere che non può essere rinnegato. E semmai doveste morire, sappiate che il vostro sacrificio non sarà dimenticato. E che un giorno, noi ci uniremo a voi.”
  Quando Alistair ebbe terminato, il silenzio calò su di noi, mentre tutti meditavamo su quelle parole. Con un sospiro, Duncan si avvicinò all’altare dietro di lui, sul quale era stato posto un calice d’argento. Con una certa reverenza, lo prese tra le mani e disse: “Queste parole sono state pronunciate e tramandate fino a noi a partire dai primi Custodi Grigi, i quali per primi bevvero il sangue dei prole oscura e ne sconfissero la corruzione.”
  Su tutti noi si dipinse la medesima espressione di disgusto e terrore. Tutto questo aveva un suono terribilmente sbagliato e, nonostante avessi intuito in cosa questo rituale consistesse già nelle selve, una parte di me non era riuscita a credere che fosse davvero possibile. Sentirselo dire in faccia, vederlo di persona… mi colse più di sorpresa di quel che pensavo.
  “Daveth…” proclamò Duncan con voce solenne. “Fatti avanti.”
  L’uomo fece un singolo passo avanti e prese tra le mani il calice che gli veniva offerto. “Da questo momento in avanti, tu sei un Custode Grigio.”
  Con un sospiro se lo portò alle labbra e, dopo un momento di esitazione, lo inclinò, trangugiandone diversi sorsi. Porse il calice nuovamente a Duncan e per un momento non accadde nulla; poi l’espressione sul suo viso si contrasse con un gemito, subito si portò le mani alla gola, provando a gridare, ma senza riuscirci. Cadde in ginocchio con un tonfo sordo, contorcendosi per gli spasmi e graffiandosi la gola con le unghie. Presto, iniziò a scorticarsi da solo sotto i nostri occhi, mentre un dolore insostenibile lo divorava. Con un’ultima incontrollata contrazione muscolare, levò il capo al cielo, e tutti quanti lo osservammo in silenzio mentre il suo cadavere si accasciava atterra con un rivolo di sangue che gli colava dal lato della bocca.
  “Mi dispiace, Daveth…” disse Duncan abbassando lo sguardo. Poi si voltò verso il cavaliere. “Ser Jory, fatti avanti…”
  Subito questo impallidì, arretrando di un passo.
  “No… io… non posso… ho una moglie…” farfugliò portando la mano all’impugnatura della spada. Ma Duncan si avvicinò, gli occhi severi, duri, glaciali che lo scrutavano con severità.
  “Non si può tornare indietro…” disse con voce inflessibile e priva di pietà. La sua figura avanzò ancora di qualche passo, implacabile, mentre il cavaliere estraeva la spada, seppur con poca convinzione.
  “No, io… non voglio morire… Non c’è onore in questo…”
  Duncan impugnò la propria daga senza rispondere e senza accennare a fermarsi. Ser Jory tentò un fendente debole e piuttosto impacciato, che Duncan non ebbe la minima difficoltà ad evitare e, un attimo dopo, la lama del Custode si era piantata nel fianco del cavaliere senza che nessuno di noi se ne rendesse neppure conto. Sgranando gli occhi per la sorpresa, il cavaliere crollò atterra senza più emettere un fiato.
  Io, sconvolto e sconcertato, rimasi immobile ad osservare la scena con la bocca aperta e gli occhi sbarrati… Ser Jory era morto! Quasi non riuscivo a credere che l’uomo silenzioso e spietato che avevo davanti fosse lo stesso che mi aveva salvato da Lord Howe e le sue truppe. La mia mano si avvicinò all’elsa della spada, ma… senza la minima convinzione o reale intenzione di usarla. Subito Alistair mi afferrò il braccio. Quando gli rivolsi lo sguardo, mi fece cenno di no con il capo, ma nei sui occhi percepii lo stesso disagio, la stessa paura che provavo io. Non era stato l’atto a turbarmi così tanto, quanto la freddezza con cui era stato compiuto.
  “Mi dispiace, Ser Jory…” disse infine. “Ma l’Unione non è ancora completata.” E mi si avvicinò reggendo il calice dal quale, a dispetto del breve combattimento (o omicidio?), non era caduta neppure una singola goccia di sangue. Accettai dubbioso la coppa e, guardando prima Duncan e poi Alistair in cerca di conferme, bevvi in un unico sorso il liquido rimanente. “Da questo momento in avanti, tu sei un Custode Grigio.”
  Non chiedetemi di ricordare quali sensazione provai, non saprei come descriverle nè vorrei farlo, so solo che all’improvviso il calice mi sfuggì dalle mani, mentre il mio corpo veniva attanagliato da un grande dolore, uno come mai più ebbi modo di sentire. Poi furono solo gli incubi.

NOTA DELL'AUTORE:
Allora, finalmente anche questo capitolo è pronto. Non avete idea di quanto tempo mi abbia preso. C'era una marea di cose che non mi piacevano e che ho dovuto continuamente modificare prima di pubblicarlo. Sono soddisfatto? Beh, ritengo di aver scritto capitoli migliori di questo, ma in fin dei conti immagino che vada abbastanza bene. Comunque, due cose ho voluto far risaltare rispetto alle altre: i due compagni temporanei e la freddezza di Duncan.
Daveth e Jory sono due personaggi molto curati nel gioco, per quanto tu non possa avere a che fare con loro se non per poco tempo. E' impressionante come avessi sviluppato sentimenti di simpatia o antipatia per entrambi in così poco tempo, contando che si trattava di personaggi assolutamente secondari. Insomma, questa cura per i dettagli è una delle caratteristiche migliori del gioco ed uno dei fattori che riescono a rendere incredibilmente profonda ed immersiva l'intera esperienza.

Bene, a breve dovrebbe arrivare la battaglia di Ostagar. Vi dico già che ho modificato diverse cose per rendere il tutto più realistico... e anche perché non si può essere certo fedeli al 1000% all'opera originale, non siete d'accordo anche voi? No? Beh, peccato, la storia è mia e faccio quello che mi pare xD
  
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