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Autore: StregattaLunatica    10/09/2014    3 recensioni
Hawke ha distrutto il circolo dei maghi. Meredith ed Orsino sono morti, ed i cittadini di Kirkwall hanno messo colei che li ha salvati sul trono.
Ma cos'è successo dopo gli eventi di quella notte?
Hawke si è ritirata in se stessa, è cambiata.
Ed un peso che si porta da anni sul cuore è in procinto di esplodere...
Genere: Drammatico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sorpresa
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache del Thedas'
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Lo spadone ruotò sopra il suo capo prima di recidere di netto la testa del manichino. In uno sbuffo della paglia uscì dal collo di pezza spargendosi a terra. La donna aveva il fiatone, aveva passato tutto il giorno ad allenarsi per temprare ulteriormente il fisico, ma sopratutto cercare distrazione. Ma in un moto di nervosismo aveva brandito lo spadone menomando dei manichini innocenti.
Lasciò andare l'arma con un gesto secco, essa rimbalzò a terra con un cacofonico suono metallico.
La campionessa indossava una fascia che le stringeva e riparava in seno, brache semplici e scarpe d'uguale fattura. Eccetto lei ed il suo Mabari, il campo d'allenamento era completamente vuoto. L'ora era tarda,  ed aveva chiesto d'esser lasciata sola.
Non riusciva a non pensare a Fenris, perchè se n'era andato? Lei non l'avrebbe mai trattenuto contro la sua volontà, ma avrebbe voluto che almeno la salutasse prima di andarsene...
Sospirò, andando a posarsi con la schiena contro il colonnato, sollevando il capo per guardare il cielo.
Il segugio uggiolò, percependo il suo stato d'animo. Le si andò a posare con il capo sulla gamba, allungando il muso per poterle sfiorare una mano.
Thalìa fece scivolare la schiena lungo la colonna, sino a sedersi a terra. Guardò il segugio, prima di abbracciarlo per fagli le coccole.
«Sto bene, non preoccuparti.» gli disse con voce pacata, facendogli i grattini dietro alle orecchie. «Forza, facciamo quattro passi.»

«Che cosa!?» esclamò ad alta voce, attirando l'attenzione della cameriera poco distante. Si ricompose, sistemandosi il cappuccio sul capo e chinandosi più verso il tavolo. «Se n'è andata anche lei?» ripetè in un soffio, mentre Varric posava il proprio boccale.
«Si. Isabela è riuscita a recuperare una nave, e Fenris s'è imbarcato con lei.» la campionessa era tentata di chiedergli se sapeva dove se ne fossero andati, ma aveva forse importanza? 
Thalìa scosse il capo, sospirando. «Non mi hanno...nemmeno salutata. Dopo tutto quello che abbiamo passato assieme.» alzò lo sguardo verso il nano «Almeno tu sei riuscito a salutarli?» domandò con un filo di voce mentre l'altro scuoteva il capo. «No. Sono partiti e basta. Sai com'è fatta Isabela, e penso che nemmeno Fenris sia il tipo da adii.»
Thalìa dovette dargliene atto, facendo un mezzo sorriso per nulla convinto. «E tu?» domandò infine scivolando sullo schienale della sedia, mentre l'amico la guardava senza capire. «Tu quando te ne andrai?» Il nano abbassò lo sguardo, rigirandosi il boccale di birra fra le mani. E lei capì che anche la sua partenza non era molto lontana. Un moto di nervosismo colse il suo animo, mentre l'amarezza tornavano a farsi largo in lei, straziando le sue carni per poter fuoriuscire ed avere libero sfogo. 
«Va bene, ho capito. Nessuno...vuol star vicino alla donna con le mani sporche di sangue. All'ombra di Meredith, vero?» disse con acidità nella voce, mentre arricciava le labbra e le narici si dilatavano. Le sopracciglia si corrugarono ed il suo volto divenne una maschera di nauseabondo disgusto. «Ma no Hawke è solo che...» lei si alzò di scatto, rimettendo in malo modo la sedia al suo posto. «Non c'è nessun problema Varric. Davvero. Tu avrai sicuramente i tuoi...affari da svolgere, così come io ho i miei. Ma per quanto tu e gli altri possiate fare gli schizzinosi con me; ricordati che le vostre mani sono sporche di sangue quanto le mie. Le frecce che hai scagliato con Bianca, così come i pugnali di Isabela, e tutte le nostre armi, grondano del sangue dei maghi della Forca.» mise la mano destra nel borsello. Estrasse qualche moneta, per poi gettarla sul tavolo. Gli diede le spalle, indirizzandosi verso la porta. «Talos!» il cane accorse al richiamo della padrona, seguendola.
La donna si fermò sulla soglia, posò la mano sullo stipite della porta, per poi voltare appena il capo verso Varric, che la guardava allibito. «”Ed Hawke se ne andò, voltando le spalle ai suoi più cari amici, che tanto l'avevano delusa.” Puoi concludere così il tuo prossimo racconto, che ne dici?» gli disse aspramente, per poi andarsene via.

Qualche giorno dopo, Thalìa aveva da poco congedato servi e postulanti, chiedendo d'esser lasciata sola nella sala del trono. 
Ma il Capitano delle Guardie aveva necessità di conferire con lei. Perciò, ignorando volutamente i suoi ordini, si diresse verso la sala, che anni prima era stata teatro della sanguinosa battaglia fra Thalìa e l'Arishock.
Aveline si fermò dinanzi le grandi porte, sollevando il braccio destro per poter bussare un paio di volte. Attese qualche istante, aspettandosi di sentire la voce dell'amica che dava il secco ordine di allontanarsi. Eppure, dall'interno non venne il benchè minimo rumore. Si accigliò, e mandando a quel paese le convenzioni sociali, spalancò la porta. La sala del trono era parzialmente illuminata dai raggi di sole morente che trapelavano dalla finestra, aiutati dai candelabri e dalle torce appese alle pareti. Il silenzio regnava sovrano, e non le ci volle più di qualche istante prima di rendersi conto che...era completamente vuota. S'accigliò, dirigendosi di corsa verso le stanze private di Thalìa. Spalancò la porta con la mano sinistra, la destra che stringeva la spada, temendo di trovarla nei guai, per quanto fosse poco credibile.
 Thalìa dava le spalle alla porta, intenta a lasciare qualcosa sopra al tavolo posto sotto alla finestra della camera. Una lettera sigillata.
Aveva un mantello scuro, dietro alla schiena s'era fissata lo spadone a due mani e su una spalla portava una grossa sacca da viaggio.
Talos scodinzolava accanto a lei, e quando vide la porta spalancarsi trotterellò di corsa verso la donna di capelli rossi, abbaiando.
Quando Thalìa si voltò, Aveline potè notare che era in armatura completa, l'elmo tenuto sotto il braccio. Ma non era l'armatura della Campionessa che le era stata regalata anni prima dagli altri nobili. Era un armatura anonima, di ottima fattura ma che la faceva sembrare una persona qualsiasi.
«Cosa c'è scritto?» le chiese l'amica, scostando la mano dalla spada. Thalìa le andò incontro, soffermandosi a poca distanza da lei. «Fra le altre baggianate per tener buoni i nobili?Che me ne vado. E che voglio che sia tu, a dare una mano.» Aveline assottigliò lo sguardo, quasi non capendo. «Vuoi dire...»
«Si, vorrei che gestissi tu la città. Sei imparziale, severa e terribilmente cocciuta. Io non ho più niente da fare qui. So che non è il...tradizionale sistema d'elezione. Non voglio darti l'onere del Visconte vero e proprio. So quanto detesti certe cose ma non voglio lasciarla in mano agli altri nobili. La distruggerebbero in men che non si dica.» fece per oltrepassarla, ma Aveline l'afferrò per la spalla, trattenendola. «Non puoi andartene così! Dopo tutto quello che è successo, dopo tutto quello che abbiamo fatto...la città si fida di te!»
«Si fida di noi! Non ho più nulla da fare qui. Qui non è rimasto altro che cenere, rabbia ed odio. Ed io non ho intenzione di rimanere un secondo di più!» il capitano delle guardie studiò l'amica. Conosceva quello sguardo intenso. Non avrebbe accettato un rifiuto da parte sua, a rischio di doverla sbattere contro il muro. Non ne avrebbe intralciato la strada. 
Aveline abbassò la mano, limitandosi ad annuire. «Dove hai intenzione di andare?»
«Il Creatore guiderà i miei passi.» si studiarono in silenzio, ed Aveline si abbassò per carezzare il segugio. «Ho sistemato tutte le questioni più gravi ed urgenti in questi giorni. A parte lo sbigottimento iniziale non dovresti avere problemi.» Talos fece le feste alla donna corpulenta, strusciandosi contro le sue gambe mentre questa tornava ad alzarsi. «Già, sperando di non dover incorrere in chissà quante insurrezioni...» 
«Buona fortuna Aveline.» tagli corto Thalìa, ponendosi l'elmo sul capo. Allungò poi ambedue le mani, stringendo le spalle dell'amica.
L'altra ricambiò la stretta. Un singolo cenno del capo ed uno sguardo.
Thalìa uscì assieme al segugio, chiudendo la porta dietro di loro senza fare rumore.

«Come? Tutto qui? Nessuna uscita di scena in grande stile? Se n'è semplicemente...andata.» Varric rise guardando l'espressione delusa sul volto del Toro di Ferro. «Già. Non ho più saputo nulla di lei. In realtà, all'inizio non l'ho nemmeno cercata. Non dopo il nostro...tragico addio.»
«Non puoi veramente biasimarla.» ribattè Cullen, andando a sedersi con gli altri.«Infine forse ha calcato troppo la mano, come Meredith, ma aveva le sue buone ragioni.» Varric sospirò, alzando ambedue le mani in segno di resa. «Sono stato in mezzo a questi battibecchi sui maghi troppo a lungo, preferirei tirarmene fuori per un po'!»
«Continuo a chiedermi se la Campionessa ed il Comandante si siano incontrate...» aggiunse sovrappensiero Cassandra ravvivando il fuoco, per poi scambiarsi uno sguardo con Leliana, che aveva ascoltato la storia in disparte e senza aprir bocca. Anche gli altri voltarono lo sguardo verso il bardo, ben sapendo che lei era stata compagna di viaggio del Custode Grigio durante il Flagello nel Ferelden, e che aveva incrociato brevemente la Campionessa un paio di volte.
La donna dal limpido sguardo azzurro fece qualche passo avanti, incrociando le braccia sotto al seno e sospirando. «Se si fossero incontrate, non so quanto sarebbero andate d'accordo. Il Comandante non era così fiscale con i maghi. Non aveva nulla contro di loro, anzi. Andava molto d'accordo con l'eretica che ci seguiva, erano...”amiche”. Sempre che Morrigan conoscesse veramente il significato di questa parola. Un tempo era una donna davvero molto ambiziosa. Almeno finchè...» sospirò, scuotendo appena il capo, per poi riprendere. «Ma era anche una fedele credente del Creatore e di Andraste. Infondo, potrebbero parlare la stessa lingua.» Varric studiò la donna, carezzandosi fugacemente la barba incolta sul mento. «Perchè non ci racconti qualcosa del Comandante? Si chiama Reyna, giusto? Reyna Cousland?» Leliana sorrise, scuotendo appena il capo «Non ora. L'inquisitore tornerà a momenti. Ma anche io talvolta mi chiedo di Reyna e Thalìa...» Il nano sorrise, quel suo sorriso sornione che gli si dipingeva sul volto come quando gli chiedevano di raccontare qualcosa. Il sorriso di chi sa giù tutto quanto. «Beh...non ci rimarrà che attendere, e scoprirlo.»
  
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