3.
Al negozio Tiri
Vispi Weasley
Avrei voluto che tremasse
solo al pensiero di esser madre
e come fanno gli altri l’avrei sposata prima o poi,
perché non debba credere al sospetto di averla amata senza darle
affetto.
“Fred, caro, ti senti bene? Sei piuttosto
silenzioso questa sera.” Molly Weasley guardava preoccupata il volto teso di
Fred.
“Sì, mamma. Sto bene” gli rispose con voce
atona. George continuava a lanciargli delle occhiate furtive. Non aveva avuto
modo di parlare da solo con Fred di quanto accaduto quel pomeriggio perciò non
era al corrente di quello che era successo con Hermione.
Quella sera, a cena erano solo in quattro:
Molly, Arthur e i gemelli. Ginny era uscita con Harry per una cenetta
romantica.
“Fred,
mi dai una mano a sparecchiare?” la richiesta di Molly non arrivò del tutto
inaspettata alle orecchie di Fred. Sapeva che la madre non lo avrebbe mai
lasciato andare via senza prima aver indagato a fondo sul suo muso lungo.
“Certo,
mamma” Fred non si prese nemmeno la briga di protestare e questo lasciò un po’
tutti alquanto perplessi.
“George,
vieni nel capanno. Devo farti vedere un oggetto babbano davvero interessante
che tu e Fred potreste proporre al negozio.” Arthur era già sulla porta e stava
indossando il lungo mantello scuro. George guardò per un attimo Fred. Fred,
come se avesse letto nella mente del gemello, gli fece un lieve cenno d’assenso.
Non aveva di certo paura del terzo grado che Molly gli avrebbe sicuramente
fatto così George uscì con il padre mentre lui iniziava a sparecchiare.
Molly
resistette solo due minuti. “Fred, se hai qualche problema lo sai che con me
puoi parlarne.”
“Mamma,
è tutto apposto. Davvero.” Il ragazzo cercò di rivolgerle un sorriso
rassicurante.
“Con
Jessica come va? George mi ha detto che oggi sei andato a casa sua per farle
una sorpresa.”
Ah,
ecco cosa si era inventato George per coprire la sua assenza! Era una scusa
plausibile, dopotutto. Era stato bravo, doveva ammetterlo. Ogni tanto anche la
sua copia-stupida aveva delle idee geniali.
“Sì,
ho voluto farle una sorpresa perché domani sono cinque mesi dal giorno in cui
ci siamo conosciuti” buttò lì, padrone della bugia.
Molly
lo guardò per un attimo sbalordita. “Non lo sapevo, Freddie. Che belle cose!
Devi stare davvero bene con lei se le prepari una sorpresa per un evento del
genere!”
Fred
era furbo e si accorse che sua madre in realtà non pensava davvero quello che
gli aveva detto. Tutti sapevano che Molly non approvava molto la relazione di
Fred con Jessica perché riteneva che lei non
fosse la ragazza giusta per lui. E Molly, in questioni di cuore, non aveva
mai sbagliato e questo, purtroppo, Fred lo sapeva.
“Sì,
io e Jessica andiamo d’accordo.” Non era una totale bugia, dopotutto. Era vero
che in cinque mesi che si frequentavano non avevano litigato mai nemmeno una
volta, ma era altrettanto vero che la loro relazione avrebbe potuto continuare
a quel modo per anni e forse per sempre senza mai arrivare ad una svolta
significativa. Fred non avrebbe mai chiesto a Jessica di sposarlo e lei non ci
avrebbe mai nemmeno pensato. Odiava i legami
eterni come gli aveva detto un giorno in cui, per sbaglio, Fred aveva
menzionato il matrimonio di Ron e Hermione.
“Sono
contenta, Fred. Nonostante tu sappia cosa io pensi di quella ragazza, se
ritieni che per te sia quella giusta, non posso che accettarlo.”
Fred
ridacchiò appena di fronte alla resa di Molly. “Quella giusta” borbottò poco
dopo.
Molly,
alla quale ovviamente non sfuggiva nulla, prese l’occasione per intervenire
nuovamente. “Tu non pensi che sia quella giusta?” chiese con far indagatorio e
speranzoso.
“Penso
che non sempre siamo destinati a trovare la persona giusta.”
“Non
è quello che ti ho insegnato, Freddie. Dovete sempre combattere per il vostro
amore.” Molly aveva in mano il mestolo di legno e lo brandiva in segno di
ammonimento verso il figlio.
“Mamma,
combatto una battaglia persa ormai. Lascia perdere.” Il sorriso che solcò il
volto di Fred era così mesto che mise davvero in allarme Molly. La donna,
abbandonò il mestolo sul tavolo e andò ad abbracciare il figlio dall’altra
parte della cucina.
“Ehi,
mamma!” protestò il ragazzo. Lei per tutta risposta lo tenne stretto ancora un
po’ a sé e poi lo scrollò appena per le spalle. “Fred, te l’ho già detto. A me
puoi dirlo. Di chi ti sei innamorato?”
Fred
non aveva intenzione di cedere e non lo avrebbe mai fatto. “Mamma, è troppo
tardi ormai. Credimi. Ma stai tranquilla. Se con Jessica davvero non dovesse funzionare,
non diventerò gay, se è questo che ti preoccupa, d’accordo?”
Molly
gli diede un leggero buffetto sulla guancia e scosse la testa, rassegnata. Fred
era testardo come tutti i suoi figli perciò se diceva che non gliel’avrebbe
detto, voleva proprio dire che… non gliel’avrebbe detto.
George
e Arthur rientrarono in cucina. “Ehi, mi sono forse perso qualche avvenimento
strappalacrime?” George guardò incuriosito sua madre che ancora teneva Fred per
le spalle.
“Sì,
Georgie. Ho appena detto a mamma che sono gay.”
Poco
mancò che ad Arthur venisse un infarto. “Arthur, sta scherzando!” Molly aveva
guardato con aria di rimprovero il figlio prima di andare a rassicurare il
marito.
“Oh,
mamma. Ma ero stato così credibile!!” si lamentò. “Potevi lasciare che ci
credesse anche solo per un po’.” Fred sembrava aver recuperato il suo solito
fare scherzoso. George si tranquillizzò. Forse,
pensò, parlare con la mamma gli ha fatto
bene.
Perché George sapeva perfettamente che, per certe cose, solo una
mamma poteva dare consigli. A lui era capitato circa due settimane
prima quando
aveva chiesto ad Angelina di sposarlo. Ne aveva parlato parecchio con
Fred ma
il gemello gli aveva semplicemente detto di dirglielo così, come
capitava.
George invece aveva sentito l’inspiegabile bisogno di fare
qualcosa di più così
aveva chiesto consiglio alla madre. Certo doveva ammettere che Molly,
quando le aveva rivelato che voleva chiedere la mano di Angelina, era
come
impazzita dalla gioia. Ma, a parte il fatto che aveva saltellato in
giro per la
Tana per tutto il giorno come se fosse stata una quindicenne al suo
primo
appuntamento, doveva ammettere che il consiglio della madre su come
fare la
proposta era stato davvero esilarante. Angelina si era emozionata a tal
punto
da mettersi persino a piangere prima di accettare la proposta.
Sì, i consigli
della mamma erano sempre i migliori.
“Ehi,
Georgie andiamo o vuoi restare a dormire qui come ai vecchi tempi?” Fred lo
riportò tra loro distogliendolo dai pensieri del matrimonio.
“Che
bella idea, Fred! Potreste davvero restare se vi va?” Molly sembrava entusiasta
e speranzosa.
“Ma
no, mamma. Io scherzavo” aggiunse in fretta.
“E
perché no.” George aveva sfoderato un sorriso felice. “Dai, Freddie. Restiamo
qui per stanotte e domani andiamo direttamente al lavoro. Sarà fantastico far
prendere un colpo a Ginny quando tornerà.”
Fred,
a quell’ultima considerazione del gemello, ghignò. “Ok, allora ci sto. Mamma,
papà, possiamo restare?”
“Oh,
ma certo, tesori miei!” e Molly li strinse entrambi in un abbraccio
stritola-costole mentre Arthur sfoderava un sorriso degno di Gilderoy Allock.
“Bene,
andiamo a sistemare la camera allora” disse Fred.
“E
a preparare una bella sorpresa per il ritorno di Ginny” concluse George con un
sorriso malandrino.
“Geeeeooorge!”
l’urlo della signora Weasley si perse su per le scale della Tana mentre i due
gemelli correvano dritti filati verso la loro vecchia camera.
Molte
risate più tardi -dopo che i gemelli avevano fatto rizzare i capelli in testa a
Ginny facendole uno stupido scherzo quando, all’alba dell’una di notte, la
sorella si era decisa a rientrare a casa- e dopo un lunghissimo sclero che
Ginny non aveva risparmiato loro, i gemelli erano tornati a letto nella loro
vecchia stanza.
“Freddie,
sei sveglio?”
Fred
mugugnò, segno che, poteva esserci come poteva non esserci. George però lo
prese come un consenso per continuare a parlare.
“Non
è bello essere qui stasera?”
Un
altro mugugno.
“Fred?”
chiamò George. Questa volta il gemello non rispose. George provò ancora. “Fred,
c’è un gufo alla finestra.”
Fred
si girò indispettito verso il gemello con lo sguardo annebbiato dal sonno. “Ma
che stai dicendo, George? Te lo starai immaginando. Dai, dormiamo che è tardi.”
E senza aggiungere altro si coprì la testa con il lenzuolo.
George
sbuffò. Possibile che una volta che diceva una cosa seria, nemmeno Fred gli
credeva? C’era davvero un gufo là fuori! George spalancò la finestra, lasciò che il
gufo depositasse la lettera sulla scrivania per poi riprendere il volo prima di
prendere la lettera e rimettersi a letto.
Quando
George lesse il mittente sgranò gli occhi allucinato. Era una lettera di
Hermione e, ovviamente, era indirizzata a Fred.
Caro Fred,
mi dispiace per quello che è successo oggi pomeriggio. Ho
sbagliato a dirti la verità. Probabilmente sarebbe stato meglio per entrambi se
ti avessi mentito in merito a quel giorno a Hogwarts. Ormai te l’ho detto e non
posso più rimangiarmi una cosa simile, specie perché è tutto dannatamente vero. Vorrei però
dirti una cosa importante perciò ho pensato che domani potrei passare in
negozio e parlarti un momento. Spero che per te non sia un problema. Non
aspetto risposta. Verrò comunque, che tu lo voglia o no.
A domani.
Con affetto,
tua cognata Hermione
George
prese in seria considerazione l’idea di svegliare Fred e fargli leggere la
lettera di Hermione ma alla fine decise che non era il caso. Mentre
progettavano e mettevano in atto lo scherzo per Ginny, lo aveva visto così
sereno e tranquillo che non ebbe cuore di turbarlo come sapeva che quella
lettera avrebbe sicuramente fatto. Decise che non avrebbe detto nulla. Tanto
Hermione il giorno dopo si sarebbe presentata in negozio comunque. Quella
ragazza era davvero testarda, proprio come lui, proprio come Fred.
Il
negozio dei Tiri Vispi Weasley aprì alle 9 in punto come ogni mattina. Fred e
George quel giorno indossavano un completo blu notte molto elegante, dal taglio
ricercato ed eccentrico abbinato con una camicia gialla e una cravatta grigia. Per
tutta la mattinata ebbero un gran daffare e non ebbero il tempo di parlare se
non per consultarsi su questioni legate ai loro prodotti. George era
irrequieto: ogni volta che il campanello sulla porta suonava, indicando così l’entrata
nel negozio di un nuovo cliente, sobbalzava e spiava se si trattava di
Hermione. All’ennesimo squillo George sporse la testa oltre una pila di Torroni
Sanguinolenti che stava portando verso l’espositore e vide la persona che stava
aspettando. Hermione era finalmente arrivata.
La
ragazza rimase un attimo sulla soglia, poi, quando lo scorse, gli fece un cenno
di saluto e gli si avvicinò. “Ciao, George. C’è per caso Fred in giro? Dovrei
parlargli.”
“Di
quanto è successo ieri?”
Hermione
lo guardò un attimo incerta. Doveva immaginarselo che Fred avrebbe raccontato
tutto a George. Dopotutto tra loro non c’erano segreti.
“Ho
letto io la tua lettera, Hermione. Ieri abbiamo dormito alla Tana e Fred era
già nel mondo dei sogni quando è arrivato il tuo gufo. Era un bel po’ tardi in
effetti. Così, siccome hai scritto che saresti venuta comunque, ho pensato di
non dirgli nulla. Gli parlerai tu direttamente. Era solo per avvisarti.”
Hermione
era rimasta basita. Contava sul fatto che Fred la stesse aspettando ma in questo
modo… le cose si facevano più complicate.
“Comunque
Fred è in magazzino. Vuoi che ti accompagni io o vai da sola?” George le sembrò
un po’ strano. Pareva non apprezzare molto il fatto che lei fosse lì.
“Vado
io. Non mi tratterrò molto.”
Hermione
superò velocemente George e arrivò nel magazzino, situato nel retrobottega.
Spiò dentro la porta aperta e vide Fred intento a sistemare della roba negli
scatoloni. Guardò meglio e vide le famose penne a sfera il cui funzionamento
magico l’aveva tanto stupita il giorno prima. Non riuscì a trattenere un
sorriso.
“Ehi,
Granger!” Fred, sentendosi come osservato, si era voltato e l’aveva vista sulla
porta. Hermione sobbalzò.
“C-Ciao”
lo salutò titubante.
“Ciao,
che sorpresa! Che ci fai qui?” Il ragazzo in effetti era davvero rimasto a
bocca aperta. Non si aspettava di certo una simile visita. Hermione soppesò per
un attimo la domanda. Se Fred non sapeva nulla della lettera poteva dirgli che
era passata per un semplice saluto, per caso.
“Sono
passata a salutare. Ero in giro e così…”
“Ah
sì? Beh, devo ammetterlo. Pensavo che dopo ieri pomeriggio non ci saremmo visti
per un bel po’ di tempo. Invece mi sono sbagliato” Fred le sorrise allegro.
Hermione
si sentì per un attimo una stupida. Perché doveva mentire a Fred? Non ne aveva
motivo. Lui era Fred, dopotutto. “Fred, in realtà non sono passata per caso. Io
ti avevo scritto ma George mi ha detto di aver preso in custodia la missiva
perciò…”
“Allora
c’era davvero un gufo, ieri notte!” disse pensoso. “E pensare che io avevo
creduto ad uno stupido scherzo di George.”
“Nessuno
scherzo. Ti ho scritto dicendoti che sarei passata.” Hermione abbassò per un
attimo lo sguardo e quando lo rialzò Fred se ne stava ancora lì di fronte a lei
con le braccia conserte e uno sguardo interrogativo.
“Devo
dirti una cosa, Fred.”
“Vuoi
sederti qui?” le indicò uno scatolone capovolto lì vicino. “O preferisci andare
da Florian per un gelato?”
“Qui
andrà benissimo. Non voglio farti perdere troppo tempo.” Hermione si sedette.
Fred
sorrise. “Si vede Granger che sei abituata alla disciplina del Ministero. Io e
George ci prendiamo una pausa quando vogliamo e nessuno ci dice nulla. Non
abbiamo regole.”
“Voi
non siete mai stati alle regole, anche quando c’erano” gli ricordò lei non
riuscendo a nascondere un sorriso malinconico.
“Giusto.
Ma per cosa sono fatte le regole se non per essere infrante?” Hermione scosse
la testa rassegnata. Fred non sarebbe mai cambiato. Non sarebbe mai cresciuto
del tutto. "Comunque dimmi. Sono tutto orecchie.” Fred la guardava attentamente,
seduto di fronte a lei con i gomiti sulle ginocchia e le mani sotto il mento.
Sembrava non ricordare nulla di quanto era successo il pomeriggio precedente. Lui
aveva veramente voltato pagina dopo quanto le aveva rivelato? Gli era davvero
bastato essere sincero e dichiarare i suoi sentimenti per andare avanti con la
sua vita? Hermione stentava a crederci tuttavia Fred non mostrava il minimo
senso di imbarazzo per quello che era accaduto. Lei, invece, si tormentava le
mani e faticava a tenere lo sguardo fisso su qualcosa. Continuava a guardare da
ogni parte pur di non incrociare lo sguardo del ragazzo.
“È
una cosa che non ho ancora detto a nessuno, Fred. Quindi…”
“Suvvia,
Granger. Di me ti puoi fidare. Cos’è, ti hanno forse promossa? Diventerai vice
Ministro della Magia entro fine anno? Se così fosse ricordati di promuovere
qualche legge in favore di noi liberi professionisti.” Fred le fece
l’occhiolino e lo accompagnò con un sorriso accattivante.
“Fred,
io non diventerò vice Ministro a fine anno… diventerò madre a fine anno.” Hermione si era decisa finalmente a guardare
Fred negli occhi e, per un attimo, se ne pentì. Negli occhi del ragazzo scorse
un lampo di tristezza e incredulità così profondo che quasi si sentì mancare.
Perché aveva deciso di rivelare proprio a lui, prima che a chiunque altro, il
suo segreto? Forse aveva appena commesso l’errore più grosso di tutta la sua
vita. Passarono i minuti ma lo strano silenzio che era calato su di loro
sembrava non voler finire mai.
“Per
Merlino, Fred! Di qualcosa!” Hermione sbottò in modo isterico.
“Tu
sì che sai come zittirmi, Granger” si azzardò a sussurrare Fred. “Non so cosa
dirti. Cioè a parte farti gli auguri e le congratulazioni.”
“Fred,
dannazione! Io voglio che tu mi dica che andrà tutto bene. Che non devo aver
paura! Che Ron sarà felice.” Fred la guardò sorpreso sentendo nelle sue parole
rabbia e frustrazione. “Ma certo che andrà tutto bene. Ron sarà felice, tutti
saranno felici. Nessuno può essere tanto stupido da non esserlo per una notizia
del genere!” Eppure a quelle ultime parole, Fred si sentì incredibilmente
stupido.
“Tutti
tranne te.”
“Io?
Mi stai forse dando dello stupido, Granger?” Ironia e sarcasmo. Ecco come Fred
combatteva gli eventi inaspettati e le notizie decisamente assurde come quella
di Hermione che, in fin dei conti, tanto assurda non era. “Cosa centro io con
questa storia?”
“Oh,
smettila di fingere. Lo so che non te l’aspettavi. Beh, nemmeno io e Ron
l’avevamo programmato se proprio ci tieni a saperlo.”
Fred
la guardò stranito. “Calmati, Granger. Io non ti sto accusando di nulla. Io non
voglio sapere nulla della tua vita privata con mio fratello…”
“Ma
tu non puoi essere indifferente a tutto questo!” protestò Hermione. La ragazza
ora sapeva esattamente cosa voleva da Fred. Se all’inizio non ne era sicura,
ora lo sapeva per certo. Stava cercando l’unica cosa che solo lui poteva dargli
e che probabilmente non le avrebbe mai dato. Non voleva la sua compassione,
voleva solo il suo perdono. Un perdono perché portava in grembo un figlio che
non sarebbe mai stato suo.
“Io
non sono indifferente a questa notizia, Granger. Io…
io…” Fred continuava a
fissarla stranito e fu allora che Hermione, infischiandosene di
qualunque
precauzione, gli gettò le braccia al collo e si lasciò
invadere da un pianto
liberatorio. Fred, come se fosse stata la cosa più naturale del
mondo, prese ad
accarezzarle i capelli con gesti affettuosi e dolci e lasciò che
lei piangesse,
lì fra le sue braccia. Fred non aveva mai pensato a diventare
padre. Si
riteneva ancora troppo giovane e ribelle per mettere la testa apposto e
fare
famiglia ma, una piccola parte del suo cuore, sapeva già che
l’unica persona
che poteva davvero vedere come madre dei suoi figli era lei, lei che
ora
stava lì fra le sue braccia e piangeva perché era incinta
di un altro, di suo
marito. Ma le cose forse erano giuste così. Se fosse stato lui
l’uomo di
Hermione, probabilmente prima l’avrebbe fatta spaventare
mettendola incinta e poi l’avrebbe sposata. È vero che
sarebbe sicuramente stata la
ragazza giusta ma lui avrebbe fatto le cose a rovescio, non con ordine.
Ciò che
invece, per una volta, Ron era riuscito a fare per Hermione.
Perché lei si
meritava il meglio. Ron aveva posposto i suoi desideri a quelli della
moglie.
Prima si erano sposati e ora lei era incinta.
Continuò
ad accarezzarle i capelli finché si accorse che il respiro della ragazza era
diventato più regolare allora cercò di alzarle il volto.
“Non
voglio che tu mi veda così, Fred.”
“Non
è la prima volta che ti vedo piangere, Granger” le fece notare.
“Ma
non per un motivo così.”
“Non
importa il motivo.” Gli occhi di Hermione erano gonfi di lacrime, arrossati e
quasi ridotti a due fessure.
“Granger,
perché piangi?” La domanda di Fred arrivò così disarmante alle sue orecchie che
Hermione si sentì rabbrividire.
“Devo
proprio dirtelo?” chiese titubante
“Sai
com’è, non vorrei fraintendere. E poi se vuoi che io ti consoli, devo pur
sapere perché piangi.”
“Io
non voglio essere consolata. Voglio solo essere perdonata. Capisci?” Hermione,
di fronte a quell’ammissione si sentì come nuda sotto lo sguardo attento di
Fred. Per la prima volta, da quando aveva cominciato ad uscire con Ron, il
pensiero di aver sbagliato a fare la scelta più importante della sua vita, la
investì come una Firebolt in corsa.
“Io
non ti devo perdonare, Granger. Non mi hai fatto nulla.” Aveva cominciato ad
accarezzarle piano una guancia ed Hermione, sotto il tocco delle dita di Fred,
si sentiva la pelle bollente.
“Invece
ho fatto un errore. Io non ti ho mai perdonato per avermi lasciata e poi,
potrei aver fatto la scelta sbagliata.” Fred le prese il viso fra le mani e la
costrinse a guardarlo negli occhi prima che lei riabbassasse lo sguardo, piena
di vergogna. Si stava forse vergognando per aver sposato Ron? Ron che l’amava
con tutta l’anima? Lei non poteva davvero essere così meschina di fronte a
tanto amore.
“Granger,
non hai fatto la scelta sbagliata. Tu e Ron siete davvero perfetti. Io… io non…
insomma, ho fatto le mie scelte. Ho scelto di abbandonare Hogwarts e te. Ho anteposto
la mia carriera alla famiglia che avrei potuto avere. Ron invece ha saputo pensare prima a te e poi a
sé stesso. Lui ti ama. Ciò non toglie che ti ami anche io” aggiunse con un
mesto sorriso. “Ma questo, dopo la notizia che mi hai dato, lo so per certo,
non cambierà le cose. Tu sarai madre, e io… beh, mi accontenterò di essere lo
zio un po’ pazzo di quella che sarà la bambina più bella del mondo.”
“Come
farai a sapere che sarà una bambina?” chiese Hermione con un pizzico di
curiosità. Fred era sempre stato in grado di stuzzicare il suo interesse, anche
nei momenti meno opportuni.
“Lo
so e basta.” Sorrise e senza aggiungere altro la abbracciò.
Hermione
si strinse con forza a lui e lasciò che le parole che le aveva detto le penetrassero
nella pelle, in profondità, fino a raggiungerle il cuore. Era vero, era tutto
vero. Hermione si convinse che, nonostante Fred l’amasse, le cose
ormai non potevano più cambiare ma questo non le avrebbe impedito di continuare
a vivere. Anzi, avrebbe amato di più. Avrebbe amato Ron, suo marito, con tutta l’amorevolezza
di una moglie; avrebbe amato il suo bambino -o bambina come le aveva suggerito
Fred- con la dolcezza di una neomamma e poi, in fondo al suo cuore, avrebbe
amato anche Fred, come un cognato, come un amore che non avrebbe mai
dimenticato perché, si disse, cognati si
diventa, non si sceglie.
Angolo
Mirty_92:
Concluso
anche questo esperimento. Doloroso, ecco come è stato. Non so se sono riuscita
a trasmettere qualcosa con questa FF ma spero anche solo di avervi fatto un po’
emozionare. Certo, devo ancora crescere per quanto riguarda l’esposizione dei
sentimenti dei personaggi e per molto altro ancora ma un po’ alla volta tutto
si può fare.
A
presto,
Mirty