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Autore: Mirty_92    18/09/2014    3 recensioni
Hermione deve fare i conti con una vecchia relazione che pensava di aver definitivamente archiviato. Il tempo è passato e ha cambiato la sua situazione (ora è una donna sposata) ma forse non il suo cuore. Fred rientrerà prepotentemente nella sua vita con la spavalderia che gli è caratteristica ma con una punta di maturità in più che li farà crescere entrambi rendendoli consapevoli del loro neonato legame di parentela. Da tutto ciò il titolo di questa FF: Cognati si diventa, non si sceglie.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, Hermione, Granger, Ron, Weasley | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Ron/Hermione
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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3.    Al negozio Tiri Vispi Weasley

 

 

 

Avrei voluto che tremasse

solo al pensiero di esser madre

e come fanno gli altri l’avrei sposata prima o poi,

perché non debba credere al sospetto di averla amata senza darle affetto.

 

“Fred, caro, ti senti bene? Sei piuttosto silenzioso questa sera.” Molly Weasley guardava preoccupata il volto teso di Fred.

“Sì, mamma. Sto bene” gli rispose con voce atona. George continuava a lanciargli delle occhiate furtive. Non aveva avuto modo di parlare da solo con Fred di quanto accaduto quel pomeriggio perciò non era al corrente di quello che era successo con Hermione. Molly, dal canto suo, guardava Fred apertamente. Da quando lui e George erano arrivati alla Tana per la cena, aveva subito notato che Fred aveva qualcosa che lo turbava.
Quella sera, a cena erano solo in quattro: Molly, Arthur e i gemelli. Ginny era uscita con Harry per una cenetta romantica. Mangiarono chiacchierando di un po’ di tutto: del lavoro al Ministero di Arthur; degli affari del negozio che, come sempre, andavano a gonfie vele; di George che si sarebbe sposato; di Fred che invece non sembrava intenzionato a farlo; di George che non aveva ancora stabilito una data; di Fred che forse non l’avrebbe mai stabilita… insomma, parlarono di tutto ciò di cui una famiglia può parlare durante una cena.

“Fred, mi dai una mano a sparecchiare?” la richiesta di Molly non arrivò del tutto inaspettata alle orecchie di Fred. Sapeva che la madre non lo avrebbe mai lasciato andare via senza prima aver indagato a fondo sul suo muso lungo.

“Certo, mamma” Fred non si prese nemmeno la briga di protestare e questo lasciò un po’ tutti alquanto perplessi.

“George, vieni nel capanno. Devo farti vedere un oggetto babbano davvero interessante che tu e Fred potreste proporre al negozio.” Arthur era già sulla porta e stava indossando il lungo mantello scuro. George guardò per un attimo Fred. Fred, come se avesse letto nella mente del gemello, gli fece un lieve cenno d’assenso. Non aveva di certo paura del terzo grado che Molly gli avrebbe sicuramente fatto così George uscì con il padre mentre lui iniziava a sparecchiare.

Molly resistette solo due minuti. “Fred, se hai qualche problema lo sai che con me puoi parlarne.”

“Mamma, è tutto apposto. Davvero.” Il ragazzo cercò di rivolgerle un sorriso rassicurante.

“Con Jessica come va? George mi ha detto che oggi sei andato a casa sua per farle una sorpresa.”

Ah, ecco cosa si era inventato George per coprire la sua assenza! Era una scusa plausibile, dopotutto. Era stato bravo, doveva ammetterlo. Ogni tanto anche la sua copia-stupida aveva delle idee geniali.

“Sì, ho voluto farle una sorpresa perché domani sono cinque mesi dal giorno in cui ci siamo conosciuti” buttò lì, padrone della bugia.

Molly lo guardò per un attimo sbalordita. “Non lo sapevo, Freddie. Che belle cose! Devi stare davvero bene con lei se le prepari una sorpresa per un evento del genere!”
Fred era furbo e si accorse che sua madre in realtà non pensava davvero quello che gli aveva detto. Tutti sapevano che Molly non approvava molto la relazione di Fred con Jessica perché riteneva che lei non fosse la ragazza giusta per lui. E Molly, in questioni di cuore, non aveva mai sbagliato e questo, purtroppo, Fred lo sapeva.

“Sì, io e Jessica andiamo d’accordo.” Non era una totale bugia, dopotutto. Era vero che in cinque mesi che si frequentavano non avevano litigato mai nemmeno una volta, ma era altrettanto vero che la loro relazione avrebbe potuto continuare a quel modo per anni e forse per sempre senza mai arrivare ad una svolta significativa. Fred non avrebbe mai chiesto a Jessica di sposarlo e lei non ci avrebbe mai nemmeno pensato. Odiava i legami eterni come gli aveva detto un giorno in cui, per sbaglio, Fred aveva menzionato il matrimonio di Ron e Hermione.

“Sono contenta, Fred. Nonostante tu sappia cosa io pensi di quella ragazza, se ritieni che per te sia quella giusta, non posso che accettarlo.”

Fred ridacchiò appena di fronte alla resa di Molly. “Quella giusta” borbottò poco dopo.

Molly, alla quale ovviamente non sfuggiva nulla, prese l’occasione per intervenire nuovamente. “Tu non pensi che sia quella giusta?” chiese con far indagatorio e speranzoso.

“Penso che non sempre siamo destinati a trovare la persona giusta.”

“Non è quello che ti ho insegnato, Freddie. Dovete sempre combattere per il vostro amore.” Molly aveva in mano il mestolo di legno e lo brandiva in segno di ammonimento verso il figlio.

“Mamma, combatto una battaglia persa ormai. Lascia perdere.” Il sorriso che solcò il volto di Fred era così mesto che mise davvero in allarme Molly. La donna, abbandonò il mestolo sul tavolo e andò ad abbracciare il figlio dall’altra parte della cucina.

“Ehi, mamma!” protestò il ragazzo. Lei per tutta risposta lo tenne stretto ancora un po’ a sé e poi lo scrollò appena per le spalle. “Fred, te l’ho già detto. A me puoi dirlo. Di chi ti sei innamorato?”

Fred non aveva intenzione di cedere e non lo avrebbe mai fatto. “Mamma, è troppo tardi ormai. Credimi. Ma stai tranquilla. Se con Jessica davvero non dovesse funzionare, non diventerò gay, se è questo che ti preoccupa, d’accordo?”
Molly gli diede un leggero buffetto sulla guancia e scosse la testa, rassegnata. Fred era testardo come tutti i suoi figli perciò se diceva che non gliel’avrebbe detto, voleva proprio dire che… non gliel’avrebbe detto.
George e Arthur rientrarono in cucina. “Ehi, mi sono forse perso qualche avvenimento strappalacrime?” George guardò incuriosito sua madre che ancora teneva Fred per le spalle.

“Sì, Georgie. Ho appena detto a mamma che sono gay.”

Poco mancò che ad Arthur venisse un infarto. “Arthur, sta scherzando!” Molly aveva guardato con aria di rimprovero il figlio prima di andare a rassicurare il marito.

“Oh, mamma. Ma ero stato così credibile!!” si lamentò. “Potevi lasciare che ci credesse anche solo per un po’.” Fred sembrava aver recuperato il suo solito fare scherzoso. George si tranquillizzò. Forse, pensò, parlare con la mamma gli ha fatto bene. Perché George sapeva perfettamente che, per certe cose, solo una mamma poteva dare consigli. A lui era capitato circa due settimane prima quando aveva chiesto ad Angelina di sposarlo. Ne aveva parlato parecchio con Fred ma il gemello gli aveva semplicemente detto di dirglielo così, come capitava. George invece aveva sentito l’inspiegabile bisogno di fare qualcosa di più così aveva chiesto consiglio alla madre. Certo doveva ammettere che Molly, quando le aveva rivelato che voleva chiedere la mano di Angelina, era come impazzita dalla gioia. Ma, a parte il fatto che aveva saltellato in giro per la Tana per tutto il giorno come se fosse stata una quindicenne al suo primo appuntamento, doveva ammettere che il consiglio della madre su come fare la proposta era stato davvero esilarante. Angelina si era emozionata a tal punto da mettersi persino a piangere prima di accettare la proposta. Sì, i consigli della mamma erano sempre i migliori.

“Ehi, Georgie andiamo o vuoi restare a dormire qui come ai vecchi tempi?” Fred lo riportò tra loro distogliendolo dai pensieri del matrimonio.

“Che bella idea, Fred! Potreste davvero restare se vi va?” Molly sembrava entusiasta e speranzosa.

“Ma no, mamma. Io scherzavo” aggiunse in fretta.

“E perché no.” George aveva sfoderato un sorriso felice. “Dai, Freddie. Restiamo qui per stanotte e domani andiamo direttamente al lavoro. Sarà fantastico far prendere un colpo a Ginny quando tornerà.”

Fred, a quell’ultima considerazione del gemello, ghignò. “Ok, allora ci sto. Mamma, papà, possiamo restare?”

“Oh, ma certo, tesori miei!” e Molly li strinse entrambi in un abbraccio stritola-costole mentre Arthur sfoderava un sorriso degno di Gilderoy Allock.

“Bene, andiamo a sistemare la camera allora” disse Fred.

“E a preparare una bella sorpresa per il ritorno di Ginny” concluse George con un sorriso malandrino.

“Geeeeooorge!” l’urlo della signora Weasley si perse su per le scale della Tana mentre i due gemelli correvano dritti filati verso la loro vecchia camera.

 

Molte risate più tardi -dopo che i gemelli avevano fatto rizzare i capelli in testa a Ginny facendole uno stupido scherzo quando, all’alba dell’una di notte, la sorella si era decisa a rientrare a casa- e dopo un lunghissimo sclero che Ginny non aveva risparmiato loro, i gemelli erano tornati a letto nella loro vecchia stanza.

“Freddie, sei sveglio?”

Fred mugugnò, segno che, poteva esserci come poteva non esserci. George però lo prese come un consenso per continuare a parlare.

“Non è bello essere qui stasera?”

Un altro mugugno.

“Fred?” chiamò George. Questa volta il gemello non rispose. George provò ancora. “Fred, c’è un gufo alla finestra.”

Fred si girò indispettito verso il gemello con lo sguardo annebbiato dal sonno. “Ma che stai dicendo, George? Te lo starai immaginando. Dai, dormiamo che è tardi.” E senza aggiungere altro si coprì la testa con il lenzuolo.
George sbuffò. Possibile che una volta che diceva una cosa seria, nemmeno Fred gli credeva? C’era davvero un gufo là fuori!  George spalancò la finestra, lasciò che il gufo depositasse la lettera sulla scrivania per poi riprendere il volo prima di prendere la lettera e rimettersi a letto.
Quando George lesse il mittente sgranò gli occhi allucinato. Era una lettera di Hermione e, ovviamente, era indirizzata a Fred.

 

Caro Fred,

mi dispiace per quello che è successo oggi pomeriggio. Ho sbagliato a dirti la verità. Probabilmente sarebbe stato meglio per entrambi se ti avessi mentito in merito a quel giorno a Hogwarts. Ormai te l’ho detto e non posso più rimangiarmi una cosa simile, specie perché è tutto dannatamente vero. Vorrei però dirti una cosa importante perciò ho pensato che domani potrei passare in negozio e parlarti un momento. Spero che per te non sia un problema. Non aspetto risposta. Verrò comunque, che tu lo voglia o no.

A domani.

Con affetto,

tua cognata Hermione

 

George prese in seria considerazione l’idea di svegliare Fred e fargli leggere la lettera di Hermione ma alla fine decise che non era il caso. Mentre progettavano e mettevano in atto lo scherzo per Ginny, lo aveva visto così sereno e tranquillo che non ebbe cuore di turbarlo come sapeva che quella lettera avrebbe sicuramente fatto. Decise che non avrebbe detto nulla. Tanto Hermione il giorno dopo si sarebbe presentata in negozio comunque. Quella ragazza era davvero testarda, proprio come lui, proprio come Fred.

 

Il negozio dei Tiri Vispi Weasley aprì alle 9 in punto come ogni mattina. Fred e George quel giorno indossavano un completo blu notte molto elegante, dal taglio ricercato ed eccentrico abbinato con una camicia gialla e una cravatta grigia. Per tutta la mattinata ebbero un gran daffare e non ebbero il tempo di parlare se non per consultarsi su questioni legate ai loro prodotti. George era irrequieto: ogni volta che il campanello sulla porta suonava, indicando così l’entrata nel negozio di un nuovo cliente, sobbalzava e spiava se si trattava di Hermione. All’ennesimo squillo George sporse la testa oltre una pila di Torroni Sanguinolenti che stava portando verso l’espositore e vide la persona che stava aspettando. Hermione era finalmente arrivata.
La ragazza rimase un attimo sulla soglia, poi, quando lo scorse, gli fece un cenno di saluto e gli si avvicinò. “Ciao, George. C’è per caso Fred in giro? Dovrei parlargli.”

“Di quanto è successo ieri?”

Hermione lo guardò un attimo incerta. Doveva immaginarselo che Fred avrebbe raccontato tutto a George. Dopotutto tra loro non c’erano segreti.

“Ho letto io la tua lettera, Hermione. Ieri abbiamo dormito alla Tana e Fred era già nel mondo dei sogni quando è arrivato il tuo gufo. Era un bel po’ tardi in effetti. Così, siccome hai scritto che saresti venuta comunque, ho pensato di non dirgli nulla. Gli parlerai tu direttamente. Era solo per avvisarti.”

Hermione era rimasta basita. Contava sul fatto che Fred la stesse aspettando ma in questo modo… le cose si facevano più complicate.

“Comunque Fred è in magazzino. Vuoi che ti accompagni io o vai da sola?” George le sembrò un po’ strano. Pareva non apprezzare molto il fatto che lei fosse lì.

“Vado io. Non mi tratterrò molto.”

Hermione superò velocemente George e arrivò nel magazzino, situato nel retrobottega. Spiò dentro la porta aperta e vide Fred intento a sistemare della roba negli scatoloni. Guardò meglio e vide le famose penne a sfera il cui funzionamento magico l’aveva tanto stupita il giorno prima. Non riuscì a trattenere un sorriso.

“Ehi, Granger!” Fred, sentendosi come osservato, si era voltato e l’aveva vista sulla porta. Hermione sobbalzò.

“C-Ciao” lo salutò titubante.

“Ciao, che sorpresa! Che ci fai qui?” Il ragazzo in effetti era davvero rimasto a bocca aperta. Non si aspettava di certo una simile visita. Hermione soppesò per un attimo la domanda. Se Fred non sapeva nulla della lettera poteva dirgli che era passata per un semplice saluto, per caso.

“Sono passata a salutare. Ero in giro e così…”

“Ah sì? Beh, devo ammetterlo. Pensavo che dopo ieri pomeriggio non ci saremmo visti per un bel po’ di tempo. Invece mi sono sbagliato” Fred le sorrise allegro.

Hermione si sentì per un attimo una stupida. Perché doveva mentire a Fred? Non ne aveva motivo. Lui era Fred, dopotutto. “Fred, in realtà non sono passata per caso. Io ti avevo scritto ma George mi ha detto di aver preso in custodia la missiva perciò…”

“Allora c’era davvero un gufo, ieri notte!” disse pensoso. “E pensare che io avevo creduto ad uno stupido scherzo di George.”

“Nessuno scherzo. Ti ho scritto dicendoti che sarei passata.” Hermione abbassò per un attimo lo sguardo e quando lo rialzò Fred se ne stava ancora lì di fronte a lei con le braccia conserte e uno sguardo interrogativo.

“Devo dirti una cosa, Fred.”

“Vuoi sederti qui?” le indicò uno scatolone capovolto lì vicino. “O preferisci andare da Florian per un gelato?”

“Qui andrà benissimo. Non voglio farti perdere troppo tempo.” Hermione si sedette.

Fred sorrise. “Si vede Granger che sei abituata alla disciplina del Ministero. Io e George ci prendiamo una pausa quando vogliamo e nessuno ci dice nulla. Non abbiamo regole.”

“Voi non siete mai stati alle regole, anche quando c’erano” gli ricordò lei non riuscendo a nascondere un sorriso malinconico.

“Giusto. Ma per cosa sono fatte le regole se non per essere infrante?” Hermione scosse la testa rassegnata. Fred non sarebbe mai cambiato. Non sarebbe mai cresciuto del tutto. "Comunque dimmi. Sono tutto orecchie.” Fred la guardava attentamente, seduto di fronte a lei con i gomiti sulle ginocchia e le mani sotto il mento. Sembrava non ricordare nulla di quanto era successo il pomeriggio precedente. Lui aveva veramente voltato pagina dopo quanto le aveva rivelato? Gli era davvero bastato essere sincero e dichiarare i suoi sentimenti per andare avanti con la sua vita? Hermione stentava a crederci tuttavia Fred non mostrava il minimo senso di imbarazzo per quello che era accaduto. Lei, invece, si tormentava le mani e faticava a tenere lo sguardo fisso su qualcosa. Continuava a guardare da ogni parte pur di non incrociare lo sguardo del ragazzo.

“È una cosa che non ho ancora detto a nessuno, Fred. Quindi…”

“Suvvia, Granger. Di me ti puoi fidare. Cos’è, ti hanno forse promossa? Diventerai vice Ministro della Magia entro fine anno? Se così fosse ricordati di promuovere qualche legge in favore di noi liberi professionisti.” Fred le fece l’occhiolino e lo accompagnò con un sorriso accattivante.

“Fred, io non diventerò vice Ministro a fine anno… diventerò madre a fine anno.” Hermione si era decisa finalmente a guardare Fred negli occhi e, per un attimo, se ne pentì. Negli occhi del ragazzo scorse un lampo di tristezza e incredulità così profondo che quasi si sentì mancare. Perché aveva deciso di rivelare proprio a lui, prima che a chiunque altro, il suo segreto? Forse aveva appena commesso l’errore più grosso di tutta la sua vita. Passarono i minuti ma lo strano silenzio che era calato su di loro sembrava non voler finire mai.

“Per Merlino, Fred! Di qualcosa!” Hermione sbottò in modo isterico.

“Tu sì che sai come zittirmi, Granger” si azzardò a sussurrare Fred. “Non so cosa dirti. Cioè a parte farti gli auguri e le congratulazioni.”

“Fred, dannazione! Io voglio che tu mi dica che andrà tutto bene. Che non devo aver paura! Che Ron sarà felice.” Fred la guardò sorpreso sentendo nelle sue parole rabbia e frustrazione. “Ma certo che andrà tutto bene. Ron sarà felice, tutti saranno felici. Nessuno può essere tanto stupido da non esserlo per una notizia del genere!” Eppure a quelle ultime parole, Fred si sentì incredibilmente stupido.

“Tutti tranne te.”

“Io? Mi stai forse dando dello stupido, Granger?” Ironia e sarcasmo. Ecco come Fred combatteva gli eventi inaspettati e le notizie decisamente assurde come quella di Hermione che, in fin dei conti, tanto assurda non era. “Cosa centro io con questa storia?”

“Oh, smettila di fingere. Lo so che non te l’aspettavi. Beh, nemmeno io e Ron l’avevamo programmato se proprio ci tieni a saperlo.”

Fred la guardò stranito. “Calmati, Granger. Io non ti sto accusando di nulla. Io non voglio sapere nulla della tua vita privata con mio fratello…”

“Ma tu non puoi essere indifferente a tutto questo!” protestò Hermione. La ragazza ora sapeva esattamente cosa voleva da Fred. Se all’inizio non ne era sicura, ora lo sapeva per certo. Stava cercando l’unica cosa che solo lui poteva dargli e che probabilmente non le avrebbe mai dato. Non voleva la sua compassione, voleva solo il suo perdono. Un perdono perché portava in grembo un figlio che non sarebbe mai stato suo.

“Io non sono indifferente a questa notizia, Granger. Io… io…” Fred continuava a fissarla stranito e fu allora che Hermione, infischiandosene di qualunque precauzione, gli gettò le braccia al collo e si lasciò invadere da un pianto liberatorio. Fred, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo, prese ad accarezzarle i capelli con gesti affettuosi e dolci e lasciò che lei piangesse, lì fra le sue braccia. Fred non aveva mai pensato a diventare padre. Si riteneva ancora troppo giovane e ribelle per mettere la testa apposto e fare famiglia ma, una piccola parte del suo cuore, sapeva già che l’unica persona che poteva davvero vedere come madre dei suoi figli era lei, lei che ora stava lì fra le sue braccia e piangeva perché era incinta di un altro, di suo marito. Ma le cose forse erano giuste così. Se fosse stato lui l’uomo di Hermione, probabilmente prima l’avrebbe fatta spaventare mettendola incinta e poi l’avrebbe sposata. È vero che sarebbe sicuramente stata la ragazza giusta ma lui avrebbe fatto le cose a rovescio, non con ordine. Ciò che invece, per una volta, Ron era riuscito a fare per Hermione. Perché lei si meritava il meglio. Ron aveva posposto i suoi desideri a quelli della moglie. Prima si erano sposati e ora lei era incinta.
Continuò ad accarezzarle i capelli finché si accorse che il respiro della ragazza era diventato più regolare allora cercò di alzarle il volto.

“Non voglio che tu mi veda così, Fred.”

“Non è la prima volta che ti vedo piangere, Granger” le fece notare.

“Ma non per un motivo così.”

“Non importa il motivo.” Gli occhi di Hermione erano gonfi di lacrime, arrossati e quasi ridotti a due fessure.

“Granger, perché piangi?” La domanda di Fred arrivò così disarmante alle sue orecchie che Hermione si sentì rabbrividire.

“Devo proprio dirtelo?” chiese titubante

“Sai com’è, non vorrei fraintendere. E poi se vuoi che io ti consoli, devo pur sapere perché piangi.”

“Io non voglio essere consolata. Voglio solo essere perdonata. Capisci?” Hermione, di fronte a quell’ammissione si sentì come nuda sotto lo sguardo attento di Fred. Per la prima volta, da quando aveva cominciato ad uscire con Ron, il pensiero di aver sbagliato a fare la scelta più importante della sua vita, la investì come una Firebolt in corsa.

“Io non ti devo perdonare, Granger. Non mi hai fatto nulla.” Aveva cominciato ad accarezzarle piano una guancia ed Hermione, sotto il tocco delle dita di Fred, si sentiva la pelle bollente.

“Invece ho fatto un errore. Io non ti ho mai perdonato per avermi lasciata e poi, potrei aver fatto la scelta sbagliata.” Fred le prese il viso fra le mani e la costrinse a guardarlo negli occhi prima che lei riabbassasse lo sguardo, piena di vergogna. Si stava forse vergognando per aver sposato Ron? Ron che l’amava con tutta l’anima? Lei non poteva davvero essere così meschina di fronte a tanto amore.

“Granger, non hai fatto la scelta sbagliata. Tu e Ron siete davvero perfetti. Io… io non… insomma, ho fatto le mie scelte. Ho scelto di abbandonare Hogwarts e te. Ho anteposto la mia carriera alla famiglia che avrei potuto avere. Ron invece ha saputo pensare prima a te e poi a sé stesso. Lui ti ama. Ciò non toglie che ti ami anche io” aggiunse con un mesto sorriso. “Ma questo, dopo la notizia che mi hai dato, lo so per certo, non cambierà le cose. Tu sarai madre, e io… beh, mi accontenterò di essere lo zio un po’ pazzo di quella che sarà la bambina più bella del mondo.”

“Come farai a sapere che sarà una bambina?” chiese Hermione con un pizzico di curiosità. Fred era sempre stato in grado di stuzzicare il suo interesse, anche nei momenti meno opportuni.

“Lo so e basta.” Sorrise e senza aggiungere altro la abbracciò.

Hermione si strinse con forza a lui e lasciò che le parole che le aveva detto le penetrassero nella pelle, in profondità, fino a raggiungerle il cuore. Era vero, era tutto vero. Hermione si convinse che, nonostante Fred l’amasse, le cose ormai non potevano più cambiare ma questo non le avrebbe impedito di continuare a vivere. Anzi, avrebbe amato di più. Avrebbe amato Ron, suo marito, con tutta l’amorevolezza di una moglie; avrebbe amato il suo bambino -o bambina come le aveva suggerito Fred- con la dolcezza di una neomamma e poi, in fondo al suo cuore, avrebbe amato anche Fred, come un cognato, come un amore che non avrebbe mai dimenticato perché, si disse, cognati si diventa, non si sceglie.

 

 

Angolo Mirty_92:

Ciaooo a tutti. Una lacrimuccia per la fine di questa mini-storia me la lasciate?
Concluso anche questo esperimento. Doloroso, ecco come è stato. Non so se sono riuscita a trasmettere qualcosa con questa FF ma spero anche solo di avervi fatto un po’ emozionare. Certo, devo ancora crescere per quanto riguarda l’esposizione dei sentimenti dei personaggi e per molto altro ancora ma un po’ alla volta tutto si può fare.
A presto,

Mirty

  
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