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Autore: Raya_Cap_Fee    04/10/2014    8 recensioni
Mi chiamo Sarah Jane Donough e nell’Agosto del 1980 sono morta in un incidente a soli vent’anni. Trovate che sia triste? Non datevene pena. Non sono andata verso la luce, sono stata trattenuta qui sulla terra nelle vesti invisibili della Morte. Beh, una delle tante Morti in realtà. Ho il compito di prelevare le anime da questo mondo e guidarle verso la luce. Ora è giunto il momento di passare la falce, simbolicamente parlando, al mio successore. Daniel Duroy. Finalmente potrò essere libera.
Mi chiamo Sarah Jane e sono la Morte.
Genere: Comico, Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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SARAH JANE’S POV

Il primo ragazzo che avevo baciato era stato Clive, a tredici anni, durante un pomeriggio a scuola. Non mi era piaciuto affatto sebbene al tempo nutrissi un certo interesse  per il ragazzetto biondino e un po’ troppo sopra le righe. Non lo avevo guardato più in faccia dopo quel bacio e lui ne era sembrato contento. Non ero la classica ragazzina tutta sorrisi e schiamazzi e per questo i ragazzi non amavano girarmi intorno.

La mia prima vera sbandata era stata con Scott al primo anno di un’università. L’avevo considerato un celebroleso fin dai tempi del liceo, in cui mi prendeva in giro per i miei capelli e la mia statura, ma l’alcol aveva fatto miracoli. Così mi ero risvegliata in un letto sconosciuto dopo una festa, con Scott nudo per terra e i ricordi confusi di una virtù perduta. Quando si era svegliato aveva biascicato qualche scusa per la sua stupidità nei miei confronti ed eravamo usciti insieme per qualche mese prima che lo mollassi.

 In sostanza nessun ragazzo era riuscito, nella mia vita, a farmi perdere la testa come aveva fatto Daniel Duroy. Da buona egoista come mi ero sempre considerata arrivare a sacrificare ciò che agognavo da trent’anni era una prova di quanto Daniel fosse entrato a far parte di me e della mia noiosissima non-vita. Se si escludeva Johnse ovviamente.

“Una pomiciata e già fai progetti per il matrimonio? Lo sapevo”

Sorrisi e gli diedi una leggera gomitata nelle costole “E’ la metropolitana che rilassa.”

“Solitamente alle quattro del mattino non c’è nulla da rilassarsi in una metropolitana di una città come San Francisco” ribattè Daniel cennando con il capo a un gruppo di ragazzi stravaccati sui sedili in fondo al vagone.

“Quanto sei pignolo” mormorai alzando brevemente gli occhi verso le luci al neon. Daniel ridacchiò e mi passò un braccio intorno alle spalle  stringendomi appena contro il suo fianco. “Non mi piace quando non ribatti ai miei complimenti” aggiunsi “Battibeccare è il nostro sport preferito”

“Conosco giusto un paio di sport che potremmo trovare altrettato divertenti”

“Ecco. Così assomigli più a StronDaniel”

Accennai una breve risata e il ragazzo mi seguì.
Ridere in quel modo mi stupì tanto che smisi nell’immediato. Così, in quel momento, sembravamo proprio una coppia di normali ragazzi. Senza responsabilità. Senza dolori. Senza imminenti destini catastrofici.

Sospirai appena e appoggiai la testa contro la spalla di Daniel inspirando il suo odore. La parola fine era vicina dall’essere scritta. Meglio goderne.
 
DANIEL’S POV
Con le dita avvertivo la consistenza morbida dei capelli di Sarah Jane, appoggiata alla mia spalla e in apparente stato depressivo. I suoi cambiamenti d’umore quasi mi spaventavano ma, d’altronde, potevo ben capire come l’attesa per la sua sorte non fosse delle più felici. L’unica cosa che mi riusciva era quella di starle accanto dopo quanto aveva fatto per me.
Era grazie a lei se ero ancora vivo ed era bene ricordarlo.

Appoggiai il mento contro la sua tempia e lei sembrò raggomitolarsi di più contro di me. Se ne sarebbe andata via presto e sarei rimasto di nuovo solo. Sarei ritornato il solito Daniel.
Allungai la mano libera a prendere quella libera di Sarah Jane e le strinsi le dita.
 


Quando raggiungemmo nuovamente la macchina la tenevo ancora per mano e il cielo si stava schiarendo.

“Ora guido io però” ruppi il silenzio e lei si voltò a guardarmi con un sopracciglio lievemente inarcato senza dire nulla poi si alzò sulla punta dei piedi per baciarmi. Rimasi per un momento spiazzato e lei si era già staccata “Quando mi hai baciato la prima volta, quella sera, ho capito che non avrei potuto ucciderti. Qualunque cosa accadrà non sono pentita di averti salvato la vita, Daniel” disse, le mani ai lati del mio viso e i grandi occhi grigi fissi nei miei.

“Quando andrai via rimarrò di nuovo solo” mormorai. L’avevo detto davvero ad alta voce?

Lei stirò le labbra in un sorriso e i suoi lineamenti sembrarono ammorbidirsi “Non sarà più come prima”. Sentii qualcosa grattarmi in fondo alla gola e distolsi lo sguardo.

“Ora andiamo. Devi sbrigare la questione dei miei genitori con Jamie” aggiunse lei.
 
Accadde nel mentre che ripercorrevamo la strada per tornare a casa di Jamie. Sarah Jane si irrigidì improvvisamente e si aggrappò ai lati del sedile lasciando la presa sulla mia mano.
“Cos’hai?” domandai, allarmato. Gli occhi grigi erano sbarrati e persi “Sarah Jane?” chiamai, accostando in modo brusco. Una macchina dietro suonò il clacson, spazientito dalla mia manovra azzardata, ma non me ne curai. La rigidità con cui Sarah Jane era seduta immobile mi spaventò.

Ricordava quella di un…morto.

“SJ?” la scossi appena per una spalla  ma lei non diede segno di accorgersene. Possibile che fosse accaduto? Che l’avessero presa in qualche modo? La scostai i capelli dal viso e la pelle della guancia, solitamente morbida e calda, era fredda e dura.

Andai in panico. Non volevo che finisse così, senza preavviso.
 
Feci per scuoterla nuovamente  ma lei si rilassò all’improvviso, inspirando forte e chinando il capo. Tremava.

“Sarah Jane…” mi chinai verso di lei e attraverso i suoi capelli colsi il luccichio dei suoi occhi.

“Sono qui. Ci stanno aspettando” sussurrò “Il momento è giunto”.

Sbattei le palpebre, stupito “No…”

“Prendi quella strada. Ci condurrà in periferia. Ti indicherò io il percorso” parlò ancora la ragazza con voce debole.

“Non voglio portarti da loro”

Sarah Jane alzò il capo e incrociò il mio sguardo “Non c’è altra soluzione, Daniel”.


 
SARAH JANE’S POV
Male. Faceva tanto male guardare Daniel. Mi sforzai di parlare per indicargli la strada che avevo visto senza guardarlo ma non ci riuscii. Il mio cuore più che la mia mente pretendeva di vivere così il tempo che ci rimaneva.

Avevo sentito la voce di Uriele nella mia testa e ciò voleva dire che erano pronti. La decisione era stata presa e a breve sarei stata a conoscenza del mio destino. Daniel continuava a voltarsi nella mia direzione come se avesse paura di vedermi scomparire così e la cosa, un po’, mi rincuorava. Io gli avevo detto di essere innamorata di lui ma Daniel non aveva mai dettodi esserlo a sua volta. Perciò, il modo in cui si comportava, preoccupato e apprensivo non faceva altro che farmi sentire peggio.

“Gira in quella traversa. C’è una vecchia autorimessa” mormorai e lui eseguì. Non appena l’auto si fermò davanti al cancello mezzo arrugginito e sgangherato trattenni per un attimo il respiro. In mezzo alle pile di rottami che avevo davanti ai miei occhi non potevano non spiccare le tre figure bianco vestite. Persino da quella distanza riuscii a scorgere, tra i tre, la figura di Gabriele. Ma c’era anche qualcun altro  stravaccato su una panchina. Si trattava sicuramente di Johnse.

“Sono loro, suppongo” esordì la voce di Daniel nell’abitacolo. Mi voltai a guardarlo e annuii.

“Voglio venire con te”

Una morsa mi strinse lo stomaco ma annuii nuovamente. Tanto non avrei permesso che gli fosse fatto niente. Prima che sentissi l’impulso di chiedergli di andarcene, scesi dalla macchina e mi incamminai verso i tre Angeli e Johnse.
Daniel mi affiancò quasi subito e, instintivamente, gli porsi la mia mano.

 
Il primo sguardo che incrociai fu quello che Uriele, dritto e con le mani dietro la schiena. Non trapelava nessuna emozione dal suo viso ma da quello di Gabriele, il mio Angelo Gabriele, sì. Capii di essere spacciata dal modo in cui i suoi occhi evitavano il contatto con i miei.

“Sarah Jane. Daniel”

La voce di Uriele esordì nell’ambiente squallido, sotto l’imminente sorgere del sole. Mi soffermai a guardare Johnse che si rimetteva in piedi.
Dopotutto non sarei stata mai sola.
Strinsi le dita di Daniel e, di fronte a Uriele, gli rivolsi un cenno del capo “Uriele. Gabriele” salutai sorvolando volutamente su Ezechiele. Tra tutti, sembrava il più entusiasta.

Johnse si stiraccHiò, incrociando le mani dietro la nuca e avanzò nella mia direzione scambiando un cenno del capo con Daniel. Io seguii i suoi movimenti fino a quando non mi affiancò. Ero contenta di sapere che aveva resistito ad Ezechiele. Allungai la mano libera e gli sfiorai un braccio “Johnse” salutai. Lui mi rivolse un breve sorriso e poi spostò lo sguardo su Uriele.

“Non c’è bisogno che vi spieghi il motivo per cui ci siamo ritrovati, suppongo. La decisione in merito alla vostra disobbedienza è stata presa” disse l’Angelo dai capelli rossi e l’aspetto da ragazzino. Ero quasi sicura che non provasse alcun particolare coinvolgimento emotivo.

Sembrava insensibile.

“Non potete punirla” disse Daniel, sorprendendomi “Non potete punirli” si corresse subito dopo. Era anche merito di Johnse. Soprattutto merito di Johnse se era ancora lì. Strinsi appena la mano di Daniel “E’ inutile, Daniel” gli sussurrai nel momento esatto in cui Ezechiele prese la parola “Possiamo sempre rimediare con lui, Uriele. Era il suo destino essere una Morte”.

“No” risposi secca, avanzando di un passo e lasciando Daniel. Incrociai gli occhi neri dell’Angelo e feci una smorfia. A quel punto udii la voce di Gabriele “Ti prego di non intervenire, Ezechiele. La decisione è stata presa e Daniel non ha più nulla a che fare con la questione. Il suo destino è cambiato”.

La sua voce. Dolce e pacata. Quante volte si era sentita confortata dall’abbraccio e dalla voce di Gabriele?

Uriele mosse un passo avanti e girò il capo verso l’altro Angelo, con una smorfia di disappunto sulle labbra rosee. L’Angelo di Johnse sembrava non essere particolarmente accetto tuttavia, Uriele si volse nuovamente verso di loro e guardò Daniel.

“Sono contento di vederti qui, Daniel. Almeno sappiamo che anche tu nutri dell’affetto per la nostra Sarah Jane”.

Quelle parole sembrarono stupire il ragazzo. Mi voltai appena e poi soffermai lo sguardo su Uriele “Cos’avete deciso?” domandai impaziente. Johnse dietro di me emise uno sbuffo “Non essere impaziente, Sarah Jane. Avremo tutto il tempo del mondo”.

 
Calò il silenzio per un breve attimo mentre il cielo di tingeva sempre più di rosa. Tutto il tempo del mondo. Non ero così stupida da non capire che non era una frase detta a caso.

“Nessuno di noi è particolarmente contento di condannarvi. E’ necessario che le cose abbiano un equilibrio e, in questo caso, va ripristinato con voi due” parlò Uriele con calma, passando lo sguardo su noi tre, di fronte a lui “Impendendo a qualcuno di compiere il suo destino avete cambiato il vostro. Se vi aspettava la libertà e il premio per il vostro servigio ora questo compito sarà per sempre.”

Per sempre era un concetto di tempo lungo e mi sentii male. Se non era la dannazione equivalente a bruciare all’inferno era comunque qualcosa di terribile.
Per me. E per Johnse.

Noi, così egoisti, così impazienti di toglierci di dosso quell’insopportabile tunica nera e del foglio maledetto.

Noi. Io e Johnse per Daniel.

Presi un grosso respiro e chinai il capo socchiudendo gli occhi.

“Vuol dire che saranno delle Morti per sempre?” domandò Daniel nel silenzio. Almeno, il mio tempo con Daniel non sarebbe finito.

“Esatto” fu Gabriele a parlare e dal suo tono capii quanto ne soffrisse. Lui che mi conosceva così bene “Ma….Voi due non vi vedrete più”.

Trasalii per quella decisione. Sollevai di scatto la testa e colsi con la coda dell’occhio l’espressione spaesata di Daniel.

“Questo è troppo” sibilai e Johnse intervenne “Perché? Ci togliete la libertà. Perché toglierle anche questo?”.

Uriele abbassò per un attimo gli occhi “Questo è giusto, Sarah Jane. Sai benissimo che non vi è alcun futuro per voi. Non in questa vita”.

Per un attimo colsi nei suoi occhi verdi qualcosa di simile alla comprensione. Strinsi i pugni e mi voltai verso Daniel per guardarlo. I suoi occhi sembravavo più chiari del solito “Va’” dissi. Separarmene il più in fretta era scelta la migliore.

“Io…io voglio aiutarti” mormorò lui.

Guardai gli Angeli.

“Verrai con noi. Ti porteremo altrove con Johnse” disse Uriele “Resterete insieme”. Ne fui sollevata. Johnse si mosse prima di me e si avvicinò a Daniel, porgendogli una mano “Addio, Daniel” disse. Il ragazzo ricambiò la stretta e, prima che potesse rispondergli, Johnse raggiunge il fianco di Uriele. Oh, Johnse.

Sospirai e diedi le spalle agli altri per guardare Daniel. Lui abbassò gli occhi su di me e io mi trattenni dall’aggrapparmi a lui. Alzai una mano e gli sfiorai una guancia “Tu mi hai aiutato, Daniel” sottolineai. Non volevo che avvertisse la desolazione che sentivo dentro di me e mi sforzai di accennare un sorriso “Ti ho dato la possibilità di un’altra vita. Ti prego di farne buon uso, davvero. Il prezzo che abbiamo pagato lo vale tutto” aggiunsi.

“Non andare”

“Salutami Henry e anche Ross e Tommy” feci un passo indietro e lui si chinò in avanti come per afferrarmi ma io gli sfuggii. Non l’avrei sopportato. Non avrei sopportato di sentire ancora le sue labbra sulle mie. Di sentire le sue braccia intorno al mio busto, il suo profumo pizzicarmi il naso. Non avrei sopportato sentire la sua pelle sotto le mie mani.

“Addio, Daniel”

“No!”

Gli volsi le spalle e corsi verso Johnse, aggrappandomi ad un suo braccio “Andiamo via. Subito” dissi con voce rotta. Il ragazzo al mio fianco afferrò la mano di Uriele.

“Sarah Jane!” gridò Daniel, arrabbiato.
Sentii i suoi passi e qualcosa sfiorarmi il fianco poi, nulla. Scappare. Scappare era la cosa migliore.
 
 
Angolo Autrice
Finalmente (ci vuole) sono riuscita a pubblicare questo capitolo! Ho avvertito un po’ un magone a dire al vero poiché questo è quasi la fine del viaggio intrapreso circa un anno fa (eh già) con Sarah Jane e Daniel. So che molti di voi (probabilmente) speravano in un lietofine e…bene…non c’è. Esattamente come la morte di Madison, tutto questo era deciso dall’inizio sebbene allora non fossero previsti personaggi come Uriele e Johnse. Tuttavia, c’è ANCORA UN CAPITOLO, perciò…sorridete ancora! Vorrei ringraziare le 53 persone che preferiscono, le 10 che ricordano e le 80 che seguono. Non smetterò mai di dirlo che siete stati il motore di tutto, ma adesso basta. Ci vediamo presto con il prossimo capitolo, ovvero l’epilogo. Un bacione.

Raya_Cap_Fee

 
 
 
   
 
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