Anime & Manga > D.Gray Man
Segui la storia  |       
Autore: Ya_mi    05/10/2014    2 recensioni
Dal capitolo 1:
-[...] Il fatto di non avere nessuno, di non avere radici mi rende diversa dagli altri. E questo è uno di quei posti dove la diversità viene odiata sopra ogni cosa.-
L’espressione in quegli occhi azzurri era forte, a dispetto della timidezza che aveva ostentato prima.
Lavi l’aveva ascoltata con attenzione e aveva sentito qualcosa scattare dentro di lui.
Quella ragazza non aveva origine, non sapeva da dove veniva. Era un’emarginata, era... diversa.
Come lui.
Dal capitolo 15:
Non avrebbero dovuto fargli effetto le piaghe sparse sul corpo di quella ragazza, né l’espressione triste sul suo viso. [...] Si stava dimostrando debole, aveva abbassato le sue difese e ora stava accadendo l’inevitabile.
Lui, che era il solo tra i più soli, lui che aveva fatto voto di una vita dedita alla pura conoscenza e all’assenza di ogni tipo di legame, proprio lui... stava facendo andare in malora tutto quanto per una ragazzina.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Rabi/Lavi
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Lavi: salve a tutti!
Angelica: siamo tornati? Siete contenti di rivederci?
Kanda: tsk, io no.
Angelica: ma tu non fai testo...!
Yami: fate i bravi, ragazzi! Non litigate in questo giorno così speciale!
Lavi: giorno speciale?
Yami: Lavi, mi sorprendi! Proprio tu hai dimenticato che giorno è oggi?
Lavi: ... oggi è il 5 ottobre...
Yami: già, è il 5 ottobre, il che significa che oggi è...
Lavi: ah, ma certo...!
Yami: bravo, ci sei arrivato! Allora, che giorno è?
Lavi: oggi è il compleanno di Ann!
Kanda: eh? Oggi sarebbe il compleanno di questa cosa inutile?
Angelica: cosa vorresti dire, scusa? E tu, Lavi, ti stavi dimenticando che oggi è il mio compleanno o sbaglio?
Yami: eh Lavi, ti stavi dimenticando o sbaglia?
Lavi: ... sbaglia...
Angelica: sì certo...
Kanda: ah ah, il coniglio è nei guai!
Yami: lasciamo stare, vorrei evitare spargimenti di sangue (almeno per ora!) Andiamo con le solite nominations (?) prima di lasciare i nostri lettori alla lettura del capitolo. Kanda-kun, a te l'onore!
Kanda: tsk, che seccatura! Allora, questa piattola maledetta che è l'autrice ringrazia Mako_Chan, Mitsuki no Kaze, Isil, MuSiCaNdArTs95 e NiyraV per aver recensito lo scorso capitolo, tutti coloro che hanno messo la storia tra le seguite o le preferite e tutti i lettori in generale che continuano a seguire questo schifo di storia. Provo pietà per voi, sul serio...
Yami: Yuu! Non insultare i miei lettori!
Kanda: tsk, sprecano il loro tempo leggendo questa schifezza, dimmi tu se non devo compartirli...!
Yami: io ci sputo sangue su "questa schifezza", è chiaro?
Angelica: oh? Miss Yami, è diventata tutta rossa...!
Lavi: venga a sedersi un momento, si calmi!
Yami: cari lettori, mentre io mi riprendo dal dispiacere (?)...
Angelica: e mentre io faccio i conti con il signor coniglio per la sua costanza nel ricordare le date...
Lavi: ehm...
Yami: ecco, e mentre lei fa i conti con il coniglio godetevi il nuovo capitolo. Ci rivediamo alla fine per un paio di noticine tecniche sul contenuto del capitolo. Buona lettura!

N. B. Le traduzioni delle frasi in tedesco inserite all'interno del testo sono disponibili in fondo sopra le note autore. (n.d.Yami)

CAPITOLO 21 – Vorrei che per te fosse sufficiente

Il treno correva attraverso la brulla campagna nordeuropea e il cielo andava oscurandosi nonostante fosse solo tardo pomeriggio.
Angelica sedeva accanto al finestrino e guardava fuori, assorta nei suoi pensieri.
Lavi, al suo fianco, poggiò il dossier della missione sul sedile e le lanciò un’occhiata.
 
-Non mi piace questa missione...-
mormorò la ragazza.
-Non preoccuparti, andrà tutto bene. Abbiamo affrontato cose peggiori di queste, no?-
-Lo so... però l’idea mi inquieta. E se non fosse Innocence? Se ci fosse davvero qualcosa?-
Lui rise.
-Tu hai letto troppi romanzi, Ann. Sapevo che l’altra sera non dovevamo leggere quei racconti dell’orrore...-
-E non prendermi in giro! Andare in una presunta casa infestata mi spaventa, e allora? Qualche problema?-
Lavi ridacchiò teneramente, mettendole un braccio intorno alle spalle per portarsela più vicina e schioccarle un piccolo bacio su una tempia.
-No, non c’è nessun problema. Ma stai tranquilla, d’accordo? Non hai niente da temere, ci sono io, quando arriveremo in città incontreremo anche Yuu...-
-Mh, che bello...-
commentò lei piatta, facendogli scappare una nuova risata.
-Credevo che steste iniziando ad andare d’accordo, voi due.-
-Oh sì, adesso per lo meno ci sopportiamo. Più o meno come io sopporto te, in effetti.-
A quel piccolo intervento ironico Lavi rispose con un falso broncio.
-Beh, grazie mille...-
Angelica sollevò il viso e ridacchiò per la sua espressione corrucciata.
-Ma ti pare.-
 
Approfittando della posizione favorevole il ragazzo chinò la testa per baciarla sulle labbra, provocandole un piccolo sospiro e facendola irrigidire. Doveva ancora abituarsi a quelle piccole attenzioni.
Il resto del viaggio lo trascorsero abbracciati, guardando fuori dal finestrino o osservando le loro dita che si rincorrevano e si intrecciavano.
Giunsero a destinazione nelle prime ore della sera.
Il sole era già tramontato da molto e gli edifici della città tedesca di Berlino erano illuminati dalla luce giallastra dei lampioni a gas.
I due giovani esorcisti scesero dal treno e si avviarono verso la Porta di Brandeburgo, il punto di ritrovo stabilito per l’incontro con Kanda, che si sarebbe unito loro in seguito alla missione che aveva appena terminato in Boemia.
Più puntuale che mai il ragazzo giapponese li attendeva già in piedi davanti alla figura imponente del monumento e quando li vide arrivare scoccò loro un’occhiata piena di impazienza.
 
-Finalmente! E’ almeno mezz’ora che vi aspetto!-
-Beh, scusa tanto se il nostro treno è arrivato solo in orario, la prossima volta minacceremo il capotreno perché salti tutte le fermate e ci faccia arrivare in anticipo come te!-
rispose Angelica a tono.
-Dai voi due, non iniziate a litigare!-
si lamentò Lavi.
-Siamo appena arrivati, come contate di arrivare alla fine della missione facendo così?-
Kanda si voltò scocciato ad osservare la strada.
-Andiamo, il luogo indicato nel file della missione è una casa sul viale appena oltre quest’arco. Prima iniziamo e prima finiamo.-
-Bene.-
approvò Lavi. Angelica si irrigidì.
-Ma... ci andiamo adesso? Non aspettiamo domattina?-
-In una casa infestata quando ci vuoi andare? A mezzogiorno?-
Il rosso le si avvicinò e spiegò con pazienza:
-Sappiamo che la più alta concentrazione di attività soprannaturale ha luogo dopo il calar del sole, dobbiamo approfittare di quei momenti per poter trovare l’Innocence, se c’è.-
Lei annuì esitante.
-Va bene...-
 
I tre esorcisti imboccarono in silenzio il viale illuminato “Unter den Linden”, osservando le ombre che la luce dei lampioni produceva scontrandosi contro le fronde dei grandi tigli che davano il nome a quella strada.
Riconobbero subito l’edificio che cercavano, era impossibile non notare quanto il suo aspetto stridesse in confronto a quello dei palazzi che lo circondavano:
si trattava di una casetta piuttosto bassa, tanto che le finestre del primo piano superavano di poco il livello delle finestre a pian terreno delle ville fra le quali era incastrata; in generale sembrava abbandonata e in rovina, il tetto era sfondato, i vetri delle finestre rotti e i muri diroccati e scrostati.
Tutto lasciava intuire che fosse disabitata e non era difficile associarla all’idea che potesse essere infestata.
I ragazzi si fermarono per qualche secondo a contemplare quella bizzarra visione e la loro curiosità attirò l’attenzione di una vecchietta che passava di lì proprio in quel momento.
 
-Sind sie interessiert an dem öde Haus?­*-
Lavi e Angelica si voltarono verso di lei e risposero cortesemente che erano lì per entrare nella casa. A quelle parole la donna inorridì.
-Sie wollen in dem Haus mit ein Mädchen gehen?**-
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo perplesso prima di confermare i dubbi della donna.
-Nein, das Mädchen kann nicht in dem Haus gehen, es ist zu gefährlich!***-
-Ohi, ma che problemi ha questa tizia?-
chiese Kanda burbero, che non capiva una parola di tedesco.
-Dice che non possiamo portare Ann nella casa perché sarebbe troppo pericoloso per lei...-
spiegò Lavi.
-Stronzate, l’unico motivo per cui per lei potrebbe essere più pericoloso che per noi è perché è un’incapace!-
Voltò loro le spalle e si diresse verso la casetta.
-Andiamo, non state a sentire quella vecchia.-
I suoi compagni si scusarono con la signora e seguirono il ragazzo giapponese, mentre la donna alle loro spalle mormorava lugubre:
-Sie wird das Mädchen fangen... die weiße Dame wird das Mädchen töten...****-
Angelica si irrigidì visibilmente e Lavi le mise un braccio intorno alla vita.
-Andrà tutto bene, Ann.-
-Ma... ha detto che...-
-No. Non ti succederà niente, te lo prometto.-
 
Le sue parole furono in parte coperte dal rombo di un tuono che rotolò nel cielo sopra le loro teste.
La pioggia iniziò a cadere talmente forte che quando i tre esorcisti si rifugiarono sotto il portico dell’ingresso erano già bagnati come pulcini.
 
-Ok, ci siamo.-
-Sì, andiamo.-
-Io lì dentro non ci vado.-
La voce tremante di Angelica fece voltare i due ragazzi.
-Eh? Ma che cavolo stai dicendo?-
-Ho detto che io qui non entro. Ho paura.-
Lavi sospirò e le si mise davanti.
-Ann, non fare la bambina. Non c’è niente di cui aver paura.-
-E’ una stupida casa disabitata, non ti mangia. Sul serio, sei più mammoletta della mammoletta...-
-Yuu, per favore.-
lo riprese il rosso.
-Non avere paura, Ann. Te l’ho detto, né io né Yuu permetteremo che ti succeda qualcosa...-
-Tsk, come se io fossi qui per fare da balia a questa fifona.-
Lavi lo ignorò e continuò a guardare Angelica con fare rassicurante.
-Va bene?-
Lei annuì poco convinta.
-Va... va bene.-
 
Senza attendere oltre Kanda diede uno strattone alla maniglia della porta, ma quando vide che quella non accennava a muoversi diede una spallata e la aprì a forza, praticamente scardinandola.
Il giovane entrò senza indugi, i suoi due compagni invece esitarono per qualche secondo.
Lavi attese che fosse scomparso oltre la linea d’ombra che delimitava la fitta oscurità che avvolgeva l’interno della casa per stringere Angelica in un abbraccio che voleva essere rassicurante.
 
-Andrà tutto bene... sono qui con te, non può capitarti niente di male.-
-Lo so... mi fido di te.-
 
Il ragazzo la baciò furtivamente sulle labbra prima di prenderla per mano e tirarla con sé dentro il luogo della loro missione.
Dato il buio pesto che dominava l’ambiente la fanciulla si irrigidì istintivamente appena ebbero fatto solo pochi passi all’interno e le sfuggì di bocca un gridolino di sorpresa quando sentì la porta alle sue spalle sbattere violentemente, negando loro l’unica possibile via di fuga.
All’improvviso le tenebre si dileguarono, rischiarate dalla luce giallastra di un lampadario coperto di cera le cui candele mezze consumate si erano inspiegabilmente accese da sole.
Gli esorcisti furono così in grado di vedere la stanza in cui si trovavano:
sembrava un piccolo ingresso, ciò che attirava di più l’attenzione era una scalinata che occupava quasi tutta la parete di fronte, lateralmente c’erano solo alcune porticine un po’ scrostate e rovinate dal tempo, chiuse.
Angelica impugnava convulsamente la bacchetta del suo nastro e appena le luci si erano accese si era letteralmente avvinghiata ad un braccio di Lavi.
 
-Ann, se mi tieni così rischio di cadere...!-
Lei fece per lasciarlo ma subito tornò a stringersi forte a lui, lanciando un urlo terrorizzato.
-Ho sentito un rumore!-
-Dove? AAAAAAAGH!-
-AAAAAH!!-
La ragazza ricominciò a strillare quando il rosso lo fece a sua volta, con l’unica differenza che il grido del ragazzo terminò in una sonora risata.
-Stavo solo scherzando!-
Lei lo fissò per un po’ prima di mollargli un ceffone, indignata.
-Stronzo!-
 
In tutto questo Kanda li aveva completamente ignorati, concentrato com’era a farsi un’idea di ciò che lo circondava.
All’improvviso estrasse Mugen dal fodero e si mise in posizione di guardia.
 
-Anch’io ho sentito qualcosa...-
-Oh, Yuu che fa questi scherzi? Che cosa strana...!-
Il giovane samurai, irritato dalle parole del rosso, si voltò di scatto per percuoterlo sulla testa con l’impugnatura della sua spada.
-Sono serio, pezzo di cretino!-
-Ow!-
Lavi si nascose dietro Angelica, tenendosi il punto della testa sul quale il compagno l’aveva colpito.
-Ann, Yuu mi ha picchiato!-
-Per una volta devo dire che ha fatto bene...-
-Ann!-
piagnucolò lui, incredulo.
-Sii serio, Lavi! Stiamo lavorando! Prima iniziamo e... prima ce ne andiamo.-
 
sospirò Angelica, guardandosi intorno timorosa.
Anche Kanda continuò a osservare i dintorni, guardingo e con la spada sollevata.
La sua attenzione fu attirata dalla scalinata davanti a loro e cercò di arrivare a vedere cosa vi fosse oltre.
 
-Direi di cominciare ad ispezionare la casa. Dividiamoci, voi state al piano di sotto mentre io...-
-Neanche per sogno!-
lo interruppe la ragazza, spalancando gli occhi.
-Nessuno rimarrà da solo, ci muoviamo tutti insieme!-
-Tsk, figurati, impiegheremmo solo più tempo.-
Lavi cercò di sostenere l’idea della compagna.
-Yuu, potrebbe aver ragione lei, se rimaniamo uniti ci difenderemmo meglio nel caso accadesse qualcosa...-
Il ragazzo giapponese li squadrò torvo, prima di sospirare.
-Tch, ecco cosa succede ad andare in missione con degli idioti come voi...! E va bene! Partiamo dal piano di sopra, poi scenderemo a pian terreno e nei sotterranei.-
 
disse, imboccando gli scalini senza degnarsi di aspettarli.
I suoi compagni lo seguirono in silenzio, Angelica sempre attaccata al braccio di Lavi.
La scala scricchiolò per tutto il tempo durante la loro breve ascesa e il rumore risuonò nell’ambiente silenzioso e vuoto creando un’eco inquietante.
Arrivati al piano superiore ciò che li attendeva si rivelò essere un corridoio vuoto, dalle pareti rivestite in legno la cui monotonia era interrotta solo dalla presenza di alcune porticine scrostate, chiuse.
Il soffitto era molto basso, tanto che sia Lavi che Kanda arrivavano a sfiorarlo con la testa e questo serviva solo ad aumentare la sensazione di claustrofobia e reclusione che quel posto emanava.
Presero a sinistra e ispezionarono con attenzione quel lato del corridoio.
                             
-Qui non c’è niente, dovremmo controllare le stanze...-
 
sentenziò Lavi.
Kanda appoggiò la mano sulla maniglia della porta più vicina e la girò con circospezione, aprendo lentamente lo sportello.
Un colpo improvviso e inaspettato allo stomaco lo spinse all’indietro, mandandolo a sbattere contro la parete opposta e facendo fare un salto di sorpresa anche ai suoi compagni.
Dalla stanzetta buia uscirono due akuma che si avventarono rispettivamente sul ragazzo giapponese, ancora accasciato a terra in seguito alla botta ricevuta, e su Lavi e Angelica.
Il giovane estrasse ed attivò tempestivamente la sua Innocence per parare l’assalto del suo nemico, che riuscì comunque a creare un contraccolpo tale da spingere via i due ragazzi.
Angelica urtò il muro con la schiena e con suo grande stupore quello sembrò reagire al suo peso, ruotando su se stesso e facendola finire nello spazio oltre l’apertura che si era creata.
La fanciulla avvertì il terreno venirle a mancare sotto i piedi e cadde lunga distesa su quella che sembrava una rampa pericolosamente inclinata.
Prima che riuscisse a trovare un appiglio si sentì trascinare giù dalla forza di gravità, mentre la parete da cui era arrivata si richiudeva intrappolandola e dividendola dai suoi compagni, che si trovavano ancora dall’altro lato.
Sdrucciolò lungo quella specie di scivolo per diversi secondi quando all’improvviso la pendenza terminò di botto e lei sbatté violentemente la testa contro qualcosa, perdendo i sensi.
Due piani sopra di lei i suoi compagni avevano avuto ragione dei loro nemici e Lavi stava colpendo con la mano la parete oltre la quale l’aveva vista sparire.
 
-Ann! Ann!-
Non ricevendo risposta e non riuscendo ad avere risultati con quel maledetto muro, il ragazzo tirò un pugno esasperato alla superficie di legno.
-Dannazione! Deve essere un passaggio segreto, ma non riesco a farlo scattare.-
Anche Kanda esaminò brevemente la parete facendoci scorrere sopra una mano.
-Dubito che riusciremo a riaprirlo, lascia perdere.-
-‘Lascia perdere’?! Ann è finita lì dietro, non la possiamo abbandonare!-
-Stai calmo! Non ho intenzione di abbandonare quella piattola, dobbiamo solo scoprire dove porta il passaggio!-
-Oh...-
Lavi fece un sospirone e cercò di calmarsi.
-Va bene, va bene...-
-Tsk, ma che vi prende oggi? Mi sembrate isterici, tutti e due.-
 
borbottò il ragazzo giapponese, passando oltre il suo compagno e cominciando ad ispezionare le stanze che davano su quel corridoio.
Il rosso rimase ad osservare ancora per qualche secondo il muro oltre il quale era sparita Angelica.
Doveva stare calmo, ancora non era detto che le fosse successo qualcosa.
La sua preoccupazione per certi versi lo spaventava, per un attimo la sua concentrazione e il sangue freddo che normalmente cercava di mantenere erano andati clamorosamente a farsi benedire, annebbiati da una sensazione opprimente di ansia che, seppur ridotta, non accennava ad andarsene.
Sapeva che non era la prima volta che si sentiva così, aveva provato qualcosa del genere durante l’attacco all’Ordine Oscuro da parte del Livello 4, quando credeva che avrebbe trovato la ragazza morta tra le macerie di un ascensore, ma rimaneva comunque un’emozione che non era abituato a provare.
Mosse qualche passo incerto in direzione di Kanda, che era appena uscito da una delle camere e si stava avviando in silenzio verso quella successiva, intenzionato ad aiutarlo nella ricerca per trovare Angelica prima possibile.
E per mettere un freno a quel turbamento che gli offuscava i pensieri e lo intimoriva per il modo con cui riusciva a deconcentrarlo e fargli perdere il controllo.
 
* * *
 
Cammina orgogliosa nel grande salone illuminato dalla luce bianca dei candelabri.
La gente si sposta per lasciarla passare e tutti gli uomini la osservano ammirati.
Sa di essere bellissima, nel suo abito di sete e merletti bianchi, i capelli morbidamente raccolti dietro la testa e il luminoso sorriso.
Poco importa che ci siano donne più giovani di lei, che commentano acide il fatto che non sia ancora sposata nonostante abbia da tempo passato i trent’anni, poco importa che buona parte del lato femminile dell’alta società berlinese non la possa vedere.
Perché lei è la contessa Angelika von Ziegler e nonostante non sia più una ragazzina sa di essere considerata da tutti una delle donne più belle di Berlino.
Dovunque vada sguardi ammirati la seguono, ma nessuno riesce mai ad attirare davvero la sua attenzione. La diverte vedere come tutti non possano fare a meno di osservarla, sperando fino alla fine che lei conceda l’onore della propria compagnia per un’amabile conversazione o per un ballo. La divertono ancora di più i loro occhi delusi quando capiscono che non ha alcuna intenzione di dedicare loro il suo tempo.
Stasera però c’è qualcosa di diverso. Nella massa indistinta dei suoi ammiratori uno di loro è riuscito a catturare il suo interesse.
E’ giovane, molto giovane, sicuramente più di lei. E bello. Bello come nessuno che le sia mai capitato di vedere.
I corti capelli castani gli incorniciano il viso affilato, i grandi occhi scuri non smettono di guardarla nemmeno quando il loro proprietario ha preso coscienza di essere osservato.
Angelika muove qualche passo in direzione dell’affascinante sconosciuto e sorride leziosa quando lui mostra l’intenzione di baciarle la mano.
Lo lascia fare, rispondendo al successivo inchino con una riverenza silenziosa.
Si presenta. Conte Barend von Sauer. Persino il suo nome la affascina e la attrae.
Rimane con lui tutta la sera e al momento di separarsi lui riesce a strapparle la promessa di un incontro.
La saluta con un lento bacio su una mano e il suo sguardo intenso la accompagna finché la sua carrozza non scompare in fondo alla via.


 
Passano i giorni. L’insistenza del conte von Sauer è evidente, nonostante tenti di celarla dietro i suoi modi da gentiluomo.
Angelika deve ammettere che tutto sommato queste attenzioni le fanno piacere, più di quanto le piacerebbe accettare.
Non passa molto tempo che i due iniziano a chiamarsi per nome, a darsi del tu, ad entrare in confidenza abbastanza perché lei gli permetta di aiutarla a salire sulla carrozza.
Non passa molto tempo che lui, forse spinto dall’impeto tipico della sua giovane età, si dichiara innamorato.
Ma Angelika sa di non potersi trattenere a Berlino ancora a lungo. La stagione è finita e deve ritirarsi nei possedimenti del padre.
Nonostante questo Barend esprime la sua ferrea volontà di seguirla dovunque andrà.
E lei allora decide di lasciarlo provare. Se sarà in grado di darle questa prova del suo amore lascerà che chieda a suo padre il permesso di sposarla.
Non può negare di essersi ormai innamorata a sua volta.
Barend mantiene la sua parola. Appena Angelika parte da Berlino la segue e la raggiunge a sud presso la residenza della sua famiglia.
A questo punto è deciso e Angelika sorride felice al pensiero di essere ad un passo dal matrimonio che ha sempre sognato.


 
Li guarda camminare fianco a fianco, sorridenti e felici come non sono mai stati.
Angelika li guarda e non sa che cosa pensare.
L’uomo che fino a due giorni fa dichiarava di non avere occhi che per lei ora passeggia insieme ad un’altra. E non è una donna qualsiasi.
Si somigliano così tanto Angelika e sua sorella Gabriele, solo pochi anni di differenza a separarle, ma per qualche motivo di fianco alla sorella minore Angelika sembra perdere ogni fascino, appare sbiadita, sfiorita e spogliata di tutta la sua bellezza.
E’ per questo che appena l’ha vista Barend ha preferito Gabriele e si è quasi dimenticato dell’amore che diceva di provare per la sorella maggiore.
Più di una volta Gabriele le ha chiesto se provi del risentimento nei suoi confronti e ogni volta Angelika ha negato, non mostrando la minima traccia di delusione e dimostrandosi anzi felice per i due fidanzati.
“Che sciocco!” continua a ripetere, ridendo. “Crede di avermi abbandonata! Non capisce che non è stato lui a lasciare me, ma io a gettar via lui, come fosse un giocattolo rotto!”
Nonostante questo le sue abitudini cambiano improvvisamente e nessuno può fare a meno di notare il mutamento.
Smette di mangiare in compagnia dei suoi famigliari e preferisce consumare i propri pasti da sola; comincia a girovagare nel bosco vicino da mattina a sera, scomparendo per tutta la durata della giornata.
Un giorno sente qualcuno dire che sta impazzendo. Forse è davvero così.


 
E’ partita. Ha preso con sé il cameriere e qualche domestica e se ne è andata.
Suo padre non ha capito il suo desiderio di allontanarsi dalla casa natia, ma l’ha comunque accontentata.
Sa che si troverà bene nella villetta di Berlino. E’ piccola, confortevole e vuota. Lì nessuno le darà problemi.
Nessuno la guarderà come se fosse fuori di testa.
E’ partita prima del matrimonio di Gabriele. Senz’altro ci rimarrà male quando saprà che sua sorella non presenzierà alle sue nozze.
Angelika sorride quando si rende conto che non gliene importa nulla.


 
E’ passato un anno da quel giorno. Angelika continua a vivere nella casa di Berlino, mentre la sorella e suo marito si sono trasferiti a Dresda, dove vivono felici e innamorati.
Le hanno espresso in diverse occasioni la loro volontà di andare a farle visita, ma lei ha sempre rifiutato. Non prova alcun interesse nel vederli.
Risponde alle loro lettere con fare insipido e privo di emozioni, prendendo semplicemente atto di ciò che le fanno sapere sulla loro vita da sposi.
Gabriele avrà presto un figlio, a quanto pare, ma è preoccupata per la salute del marito.
Da diverso tempo soffre di strani malesseri e mancamenti, la cui causa rimane sconosciuta nonostante abbiano chiesto consulto a diversi medici ed esperti.
Angelika reagisce alle lettere che parlano della malattia del cognato con inaspettato trasporto ed interessamento, cosa che non manca di insospettire la timorosa sorella.
Dopo qualche tempo il conte cede infine alle pressioni dei dottori e parte per Pisa, lasciando a Dresda la moglie che crede prossima al parto.
Solo parecchie settimane dopo Gabriele mette al mondo una bambina.
Alla lettera piena di gioia per la nascita della figlioletta ne segue una disperata: pochi giorni dopo il parto la bimba è sparita dalla sua culla senza lasciare traccia.
Ogni ricerca risulta vana e la bambina viene considerata perduta per sempre.


 
Suo padre è venuto a Berlino, la sua faccia stravolta palesa il fatto che non si tratta di una visita di piacere.
Appena giunto nella villetta si accorge che l’unico membro della servitù rimasto è l’anziano cameriere. Decide che penserà dopo a risolvere questo mistero. Prima ha faccende più importanti di cui occuparsi.
Per sua fortuna Angelika sembra serena quando la incontra. Lo abbraccia e si mostra felice della sua visita così improvvisa.
Il vecchio conte le si rivolge con gentilezza, ma non nasconde una certa ansia quando arriva alla ragione per la quale si è recato dalla figlia maggiore.
Pochi giorni fa ha ricevuto la notizia che il marito di Gabriele (che tutti credevano in viaggio per Pisa) è stato visto a Berlino, proprio nella casa di Angelika.
Mentre si apprestava a partire per raggiungere il luogo di persona ha mandato dei messaggeri a confermare l’informazione e ciò che hanno trovato è a dir poco spaventoso: il conte von Sauer riverso a terra rantolante e con il viso congestionato, apparentemente privo di sensi.
Tra le braccia un fagottino di coperte che una volta aperto rivela una bimba neonata, riconosciuta come la figlioletta perduta qualche tempo prima da Gabriele.
Appena la bambina viene menzionata Angelika batte le mani allegramente ed esclama:
“E’ arrivata? La bambolina è arrivata? Davvero è arrivata? E sepolta? Sepolta?”
Delira e ride tanto da far inorridire il conte, ora del tutto determinato a portarla via da quella casa.
Appena lo viene a sapere, però, il cameriere glielo sconsiglia:
appena si accenna ad un trasloco o uno spostamento la poverina dà in escandescenze, si infuria, non permette a nessuno di portarla via.
In un intervallo di lucidità Angelika implora il padre di lasciarla morire in quella casa; lui, commosso, alla fine acconsente.
Prima di andarsene cerca di chiarire l’enigma delle domestiche mancanti, ma la figlia non dice una parola.
Il conte lascia dunque la casa di Berlino, con l’intenzione di non tornare mai più e lasciare la sua povera figliola al suo inesorabile destino.

 

Angelika, appena il padre se ne va, ride.
Ride all’idea di tutto ciò che non gli ha detto. Ride al pensiero della faccia che avrebbe fatto se gli avesse raccontato ogni cosa.
Vorrebbe vedere anche l’espressione di Gabriele se venisse a sapere ciò che è accaduto tra lei e il suo adorato maritino.
Angelika ripensa alle notti passate con lui, quando è riuscita a farlo tornare da lei, a stringerlo tra le braccia e a riprendere ciò che di diritto le apparteneva.
Ormai non potrà averlo più nessuna, né sua sorella né nessun’altra.
E la bambina, quella dolce e piccola creatura dallo sguardo innocente e le guance rosee.
Tutti sono convinti che si tratti della figlia di Gabriele, la poverina che era stata perduta mesi orsono.
Nessuno sa che in realtà non è altro che il frutto dell’unione sua e del suo amato Barend. E nessuno lo saprà mai.
Continueranno a credere quello che vorranno credere, la verità rimarrà chiusa e celata in quella piccola casa dai muri ormai spogli e dalle finestre perennemente oscurate.
Ci sono solo lei e il vecchio cameriere. Niente più domestiche.
Angelika ripensa a quando ha sentito una di loro parlare del suo fidanzato, di quanto fossero innamorati e del loro imminente matrimonio.
Adesso non potrà più parlarne. Nessuna di loro potrà più parlare.
Le ha fatte tacere. Per sempre.
Come lei non ha avuto ciò che desidera e merita nessuna dovrà averlo.


 
Quanti anni sono passati da quel giorno?
Dieci? Cento? Ormai non lo sa più.
Solo di una cosa Angelika continua ad essere certa: nessuna donna potrà avere ciò che a lei è venuto a mancare.
Le vede camminare lungo il viale appena fuori dalla sua casetta.
Si credono belle nei loro abiti ricamati, tutte occhi e sorrisi. Sembrano felici a braccetto con i fidanzati, che le guardano come se non ci fosse nulla di più bello al mondo.
Tempo fa qualcuno guardava così anche lei. Finché non aveva trovato altro su cui posare i suoi occhi.
Non le sopporta, perché loro hanno tutto questo e a lei non è rimasto nulla?
Per questo ha preso la sua decisione, molto tempo fa. Non potrà mai riavere indietro ciò che le è stato tolto, ma portare via i sogni e la felicità di altri la soddisfa abbastanza da colmare in parte quel vuoto che si porta dentro da quella che le sembra un’eternità.
Le attira nella sua casa, quando sono sole. Indifese. Non tutte insieme, però.
Una alla volta, per godersi il momento.
Quanto la divertono le loro urla disperate, come le piace vederle rantolare per terra, i colori dei loro bei vestiti irriconoscibili a causa del sangue scuro che li macchia e li guasta.
Non sorridono più appena giungono nella sua casa, la loro serenità evapora nel momento in cui varcano quella soglia.
Angelika ricorda ognuna di loro. Ricorda la piccola e insulsa domestica che parlava del suo amato come se avesse visto un angelo disceso dal paradiso. Lei era stata la prima, il suo sangue non è mai venuto via dal pavimento della stanza una volta occupata dalla servitù. Ricorda le sue sciocche compagne che l’avevano seguita nel suo tragico destino, ricorda le loro urla sconvolte e i loro futili tentativi di sfuggire.
Ricorda tutte le giovani donne che è riuscita ad adescare e che una volta entrate nella villetta non ne sono più uscite.
Ecco cosa è diventata Angelika von Ziegler.
La donna più bella di Berlino si ostina nel ribadire il suo primato e chiunque osi tentare di metterla in ombra sarà eliminata.
Questo è ciò che fa apparentemente da sempre. Questo è ciò che farà per l’eternità.

 
* * *
 
Angelica riprese lentamente coscienza, rendendosi pigramente conto di trovarsi accasciata su una superficie dura e ruvida.
Sembrava un pavimento composto di assi di legno scheggiate e sconnesse.
Cercò di sollevarsi ma scoprì che la testa le doleva terribilmente e la sentiva talmente pesante che per qualche secondo dovette rimanere immobile.
Impiegò un po’ anche a ricordare cosa fosse successo, i suoi ricordi erano confusi, sicuramente a causa della clamorosa botta in testa che si era presa.
Le pareva di rammentare qualcosa su una missione, lei, Lavi e Kanda che entravano in una casa, un attacco di akuma, la parete che si apriva dietro di lei...
Era tutto molto confuso e annebbiato, ma bastava per dare alla ragazza la cognizione di cosa fosse accaduto e di dove si trovava.
Beh, più o meno...
Tentò di nuovo di sollevarsi e puntellandosi sui gomiti riuscì per lo meno a tirar su le spalle.
Aprì gli occhi ma non riuscì a vedere quasi nulla a causa della penombra che invadeva l’ambiente.
Le sembrava di vedere ancora sprazzi di quella specie di sogno che aveva avuto mentre era svenuta.
Che poi era davvero strano, non le risultava che fosse possibile sognare da svenuti.
Però era assolutamente certa di aver avuto come una specie di visione, una storia di cui non riusciva a ricordare i dettagli ma che le aveva messo addosso una profonda inquietudine.
La sua vista si adattò gradualmente all’oscurità e Angelica capì di trovarsi in una specie di angusta cantina, dalle pareti dello stesso legno scolorito di cui era fatto il pavimento.
Una folata gelida le sfiorò una guancia, attirando la sua attenzione.
La giovane alzò lo sguardo e se non fosse stata così confusa probabilmente avrebbe urlato per la sorpresa:
a poca distanza da lei, sospesa a qualche centimetro da terra, c’era una persona.
O meglio, quella che poteva somigliare all’ombra di una persona.
Era impalpabile come se fosse stata d’aria e il leggero alone luminoso che emetteva permetteva di distinguerne i tratti.
Si trattava di una donna avvolta in un sontuoso abito bianco, con la pelle talmente pallida da confondersi con la stoffa candida dei suoi indumenti.
Aveva i capelli raccolti, con qualche ciuffo scuro che le pendeva ordinatamente sulla fronte e ai lati delle orecchie.
Nonostante l’abbigliamento in generale fosse molto ricco e appariscente, ciò che attirava di più l’attenzione era il grosso gioiello verde che portava al collo; era come se emettesse luce propria e risplendeva timidamente nella profondità delle tenebre emettendo un bagliore rassicurante.
‘Sembra quasi Innocence...’
Angelica smise di osservare la pietra e si concentrò sugli occhi che a loro volta la stavano osservando.
Erano estremamente seri, quasi tristi, ma ardevano come se fossero dei tizzoni e la ragazza si sentì come trafitta da quello sguardo forte.
Lentamente, senza mai smettere di guardare la figura davanti a sé, la giovane riuscì a mettersi seduta.
Sapeva di aver già visto quella donna, i tratti delicati del suo bel viso le erano familiari e all’improvviso rammentò la visione che aveva avuto mentre era priva di sensi.
 
-Tu... tu sei Angelika... giusto?-
 
Non ottenne risposta, ma non aveva dubbi che si trattasse di lei.
O meglio, ciò che rimaneva di lei.
Nient’altro che un’anima che non era riuscita a trovare pace. Un fantasma.
E la cosa iniziava a spaventarla.
 
-Che cosa vuoi da me?-
 
Vide che la sagoma di Angelika si stava avvicinando e istintivamente la ragazza si fece indietro.
Non sapeva per quale motivo avesse avuto quella visione, ma sapeva di cosa era capace quella donna e l’idea di essere da sola con lei le faceva paura.
In teoria avrebbe dovuto essere al sicuro, lei non era fidanzata né prossima alle nozze, quindi Angelika non avrebbe avuto motivo per farle del male.
A meno che...
 
-Ann!-
La voce di Lavi giunse da un punto alla sua destra e la fanciulla si voltò sperando di vederlo spuntare dall’oscurità.
-Lavi!-
Finalmente il giovane apparve nel suo campo visivo e Angelica sorrise sollevata quando lo vide correre nella sua direzione e inginocchiarsi davanti a lei.
-Lavi...-
-Ann! Finalmente ti ho trovata! Stai bene?-
-Io... credo di sì...-
Lui le prese il viso tra le mani e la osservò.
-Sanguini da una tempia, fammi guardare bene!-
Iniziò a tamponarle la fronte con la manica mentre lei tratteneva i suoi lamenti di dolore.
-Cosa ti è successo? Ti ho vista cadere oltre quella parete e quando ho provato a chiamarti non hai mai risposto, ero preoccupato!-
-Eri.. eri preoccupato...?-
-Ohi.-
Kanda rese nota la sua presenza tossicchiando con fare stranamente ansioso, portando la mano all’impugnatura della sua spada.
-Quella vi sta fissando come se volesse farvi fuori...-
 
Indicò con il mento la sagoma di Angelika che ancora sovrastava i suoi due compagni e quando anche loro alzarono lo sguardo videro che l’espressione sul volto del fantasma si era modificata.
Sembrava furiosa.
Angelica ricambiò l’occhiata e capì che forse la sua ipotesi era giusta. Forse sapeva perché quell’anima in pena ce l’avesse con lei.
 
-Lavi... aiutami ad alzarmi...-
sussurrò senza rompere il contatto visivo con Angelika.
-Quella... quella chi...?-
-Aiutami e basta, ti spiego dopo.-
Lavi le prese le braccia e la aiutò a mettersi in piedi, rivolgendo poi di nuovo lo sguardo verso il fantasma che li osservava.
-E’ Innocence quella che porta al collo?-
-Credo di sì, probabilmente è l’Innocence la causa della sua presenza qui.-
-Mi sembra piuttosto arrabbiata...-
constatò il rosso, mettendo un braccio intorno alle spalle di Angelica, che lei respinse quasi subito.
-No, non toccarmi e non cercare di proteggermi, è questo che la manda in bestia.-
 
Si scostò da lui e mosse qualche timido passo in avanti.
Se le cose stavano come pensava lei quello spirito, guardando il comportamento suo e di Lavi, si era convinta che lei fosse una delle ragazze che tanto odiava, fidanzata e felice.
Onestamente nemmeno lei sapeva bene come interpretare il suo rapporto con il ragazzo dai capelli rossi, non era sicura che si potessero definire proprio fidanzati, ma il fantasma ovviamente questi dettagli non poteva saperli.
Man mano che si avvicinava lo sguardo di Angelika si faceva (così parve alla giovane) apparentemente curioso.
Quando fu abbastanza vicina la ragazza si rivolse allo spirito, seria.
 
-Mi dispiace. Mi dispiace tanto per quello che ti è successo. Nessuno merita di soffrire come hai sofferto tu, essere traditi dalla persona che si ama deve essere terribile.-
 
I due ragazzi la guardavano basiti mentre cercava di stabilire un contatto con il fantasma, non capendo di cosa stesse parlando.
Lavi, però, sentì un fastidioso nodo alla gola che per un attimo gli mozzò il respiro.
Angelica proseguì a conferire con lo spettro, che la osservava senza muoversi né emettere alcun suono.
 
-Ma non è sfogando la tua ira e il tuo dolore su degli innocenti che riuscirai a riavere il tuo amato. La soluzione non è negare agli altri ciò che non hai potuto avere tu. Ti prego... lascia che ti aiuti a trovare pace...-
 
La sua voce era tremante ma la giovane non vacillò mai e non mostrò incertezza, nemmeno quando allungò una mano verso Angelika, abbozzando un sorriso.
All’inizio parve che l’altra fosse propensa ad ascoltarla, la lasciò avvicinare senza fare nulla se non osservarla con i suoi occhi fiammeggianti.
Ma appena la ragazza sfiorò la pietra verde che portava al collo scattò all’improvviso, le afferrò la gola e la trascinò con sé, schiacciandola contro la parete al lato opposto della stanza.
Angelica cercò di prendere la mano che le toglieva l’aria, ma trovò che non poteva, appena le sue dita toccavano la pelle fredda e pallida dello spettro vi passavano semplicemente attraverso e non riusciva a toccare nessuna parte del corpo della sua aggreditrice, se non la collana che così evidentemente spiccava dai merletti del suo abito.
Vi si aggrappò, annaspando disperatamente in cerca di aria.
 
-Ann!-
 
Lavi ingrandì il suo martello e cominciò a menare colpi alla cieca contro lo spirito di Angelika, che gli rivolse uno sguardo infastidito ma non mollò la presa sulla gola della giovane, che iniziava ad avere problemi a respirare.
Il più reattivo fu Kanda, che si slanciò in avanti, afferrò Angelica per un braccio e la sottrasse dalla portata dello spettro praticamente scaraventandola a terra.
Nel cadere la ragazza si tirò dietro anche il gioiello verde che aveva stretto convulsamente fino a quel momento, strappando la catena dal collo del fantasma.
Il ragazzo dai capelli rossi corse verso di lei e la aiutò ad alzarsi.
 
-Ann! Stai bene?-
Prima che lei potesse rispondere la voce di Kanda tuonò sopra la sua.
-Deficiente di un coniglio! Ma che modo è di affrontare un nemico?! Non hai visto contro cosa stiamo combattendo?-
Angelica sollevò la mano che teneva la catena argentata da cui pendeva il grosso cristallo di Innocence verdastra.
-Credete che basti togliergliela per fermarla?-
 
Non dovettero attendere molto per avere risposta a quella domanda.
Angelika buttò la testa all’indietro e cominciò a gridare verso l’alto come se fosse in agonia.
Dopo pochi secondi la sua figura iniziò a sgretolarsi e pian piano svanì del tutto, portandosi dietro le sue urla raccapriccianti e la sua espressione sofferente.
I tre esorcisti osservarono la scena senza parole e anche quando la stanza ripiombò nel silenzio nessuno disse nulla per un bel po’.
 
-Nemmeno alla fine le è stata concessa un po’ di pace...-
commentò Angelica con un sospiro triste.
-Cosa vuoi dire? Tu sai qualcosa di quella tizia?-
chiese Lavi, perplesso.
-Sì, mentre ero svenuta ho fatto una specie di sogno e... ho visto quello che le è successo. Era fidanzata con un uomo che poi l’ha abbandonata, preferendo sua sorella a lei. Ne ha sofferto tanto da impazzire e da allora ha compiuto una serie di atrocità. Anche dopo la morte la sua anima è rimasta qui ad infestare questa casa e, aiutata dal potere dell’Innocence, credo, attirava le ragazze fidanzate o vicine al matrimonio per massacrarle e ucciderle.-
Il rosso annuì.
-Adesso capisco perché ti ha presa di mira, ha senso.-
-Perché? La racchia è fidanzata?-
li interruppe Kanda, guadagnandosi un’occhiataccia da parte della ragazza.
-Scusa, come?-
-Tu, sto parlando di te! Perché quella là avrebbe dovuto avercela con te? Non mi risulta che qualcuno abbia ancora avuto il coraggio di pigliarsi una come te!-
-Cosa vorresti dire?! E a chi hai dato della racchia?!-
Lavi si intromise tra i due litiganti per interrompere la discussione prima che degenerasse.
-Piantatela di bisticciare come vostro solito, pensiamo ad andarcene da qui, piuttosto.-
Prese Angelica per le braccia e la aiutò ad alzarsi, mentre lei continuava a protestare.
-Mi ha offesa, non hai niente da dire per difendermi?-
-E cosa dovrei dire? Lo sai com’è fatto, non servirebbe a niente. Piuttosto, riesci a stare in piedi da sola?-
La giovane gli si appoggiò alle spalle, bofonchiando qualcosa.
-Non farci caso, Ann, non ne vale la pena. Riesci a fare da sola sì o no?-
-Credo... credo di sì...-
 
Non si erano accorti che durante quel loro piccolo scambio di battute Kanda li aveva studiati per tutto il tempo e che un'idea si era fatta strada nella mente del ragazzo.
Quando si girarono verso di lui videro che li stava osservando e ne rimasero piuttosto perplessi.
 
-Cos’hai da guardare?-
chiese Angelica, acida.
-Oh no...-
Lavi afferrò il motivo dell’improvviso interesse (se così si poteva chiamare nel caso del ragazzo giapponese) del suo compagno nei loro confronti e cominciò a sudare freddo.
-Cosa?-
-Ann... credo che abbia capito...-
-Che abbia capito cosa...?-
La frase le morì in gola quando anche lei comprese a cosa si stesse riferendo il giovane.
-Oh no!-
-E invece mi sa proprio di sì...-
La ragazza si mise le mani tra i capelli, facendo una piccola smorfia di dolore quando le sue dita sfiorarono la ferita sulla tempia.
-Non posso crederci! E adesso?!-
-C-Calma, Ann, non ti agitare...!-
-E come faccio a non agitarmi?!-
 
In tutto questo Kanda non aveva mai smesso di osservarli, ma nessuna emozione sembrava essere emersa sul suo viso.
Li guardava con la solita inespressività, apparentemente disinteressato a ciò che stava succedendo davanti ai suoi occhi.
Poco importava che Angelica fosse in preda a quella che aveva tutta l’aria di essere una crisi isterica e che Lavi non sapesse come calmarla.
 
-Non doveva saperlo nessuno, doveva rimanere un segreto, e invece siamo già stati scoperti!-
-Ma no, magari no! Yuu, l’hai capito?-
La ragazza gli tirò uno scappellotto.
-Ti sembra un modo intelligente di affrontare la cosa? Se anche prima potevamo avere dei dubbi mi pare ovvio che ormai lo abbia capito!-
Il giovane giapponese fece spallucce.
-Cosa dovrei aver capito? Che la racchia sta con il coniglio?-
-Ecco, lo vedi? Lo ha capito! E’ tutta colpa tua!-
strillò Angelica.
-Colpa mia? Ann aspetta, parliamone un secondo...-
-Te lo sei lasciato sfuggire prima mentre raccontavo la storia del fantasma!-
-Beh, la situazione era già abbastanza sospetta di per sé, non pensi anche tu?-
Kanda interruppe il loro litigio con fare scocciato.
-Volete piantarla di far casino? Era ovvio che tra voi due idioti ci fosse qualcosa, rompete le scatole alla stessa maniera, siete proprio fatti l’uno per l’altra!-
I due ragazzi si scambiarono uno sguardo, poi Angelica si rivolse al loro compagno, esitante.
-Kanda... ti prego, promettimi che non dirai niente. E’ importante che nessuno...-
Lui per tutta risposta si girò di spalle e fece per imboccare le scale che portavano verso l’uscita.
-Figurati se me ne frega qualcosa di farmi gli affari vostri. Adesso andiamocene, non mi va di stare ancora qui con voi due, mi fate venire il nervoso.-
 
Cominciò a salire lasciandoli da soli nella semioscurità della cantina, sbuffando sonoramente e borbottando tra sé.
Angelica lo guardò andare via e smise di fissarlo solo quando sentì che Lavi le aveva cinto le spalle con un braccio.
 
-Possiamo fidarci della sua discrezione, ne sono sicuro. Non avrebbe alcun interesse nel tradirci. E poi a chi dovrebbe raccontarlo?-
Lei sospirò.
-Non lo so...-
Il ragazzo la strinse a sé e le sorrise.
-Forza, andiamo anche noi. E’ ora di tornare a casa.-
 
* * *
 
-Ahi! Lavi, mi fai male!-
-Se stessi ferma non ti farebbe così male!-
 
Angelica sbuffò e lasciò che il ragazzo le tamponasse la tempia con un fazzoletto.
Erano seduti nella comodità dello scompartimento a loro assegnato sul treno del ritorno, finalmente lontani dal freddo e dall’oscurità del luogo della loro ultima missione.
C’erano solo loro due; appena arrivati al treno Kanda aveva praticamente minacciato un inserviente perché trovasse il modo di farlo viaggiare alla larga di “quei due scocciatori”.
Non che potessero aspettarsi altro, Kanda era fatto a modo suo.
E poi entrambi erano contenti di avere un po’ di tempo da passare insieme.
Lavi finì di pulire dal sangue il viso della giovane e le schioccò un bacio sulla fronte.
 
-Ecco fatto.-
Lei arrossì violentemente.
-Gra-Grazie...-
Lui se la tirò vicina e lasciò che appoggiasse la testa sulla sua spalla.
-Sei stata davvero coraggiosa, sai?-
Angelica sollevò lo sguardo.
-Cosa? Ma se non ho fatto altro che urlare e appendermi al tuo braccio!-
-Intendo con il fantasma. Hai cercato di capirla e di risolvere la situazione senza combattere.-
-Peccato che non abbia funzionato...-
sospirò lei.
-Almeno ci hai provato, a noi non sarebbe mai venuto in mente.-
-Uhm...-
Passò qualche attimo di silenzio.
-Lavi?-
-Sì?-
-Davvero eri preoccupato per me?-
Il ragazzo chinò la testa di lato e la guardò storto.
-Cosa vuoi dire? Certo che ero preoccupato! Sei sparita all’improvviso, poteva esserti successo di tutto. E io ti avevo promesso che lo avrei impedito a tutti i costi...-
Lei non disse nulla, si limitò a stringersi a lui.
-Perché? Hai qualche dubbio?-
-E’ che... non so mai bene cosa pensare. Di solito so quando menti, ma... ci sono delle volte in cui non riesco a capire se tu stia facendo sul serio o meno...-
Sembrò accorgersi a scoppio ritardato di ciò che aveva appena detto e si staccò all’improvviso dal giovane distogliendo lo sguardo.
-Scusa, mi dispiace. Non avrei dovuto dirlo...-
Lavi scosse la testa.
-No, hai ragione.-
La prese tra le braccia e la riattirò a sé, togliendole quasi il fiato.
-Hai ragione. Io non ho niente da offrirti, nemmeno una certezza. Posso offrirti solo questo momento, e non ho nemmeno idea di quanto potrà durare. Forse pretendo troppo, ma... vorrei che questo per te fosse sufficiente...-
 
Con sua grande sorpresa Angelica gli prese timidamente il viso tra le mani e lo baciò.
Fu un bacio breve ma fu in grado di trasmettere al ragazzo un calore che in vita sua non ricordava di aver mai provato.
La giovane gli accarezzò le guance e gli sorrise.
 
-Fino a non molto tempo fa non credevo possibile nemmeno che potesse arrivare davvero, questo momento. Quindi sì, per me è sufficiente. Non mi importa se durerà un giorno o dieci anni, io voglio stare con te adesso. Mi basta avere questa certezza, non ho bisogno di sapere nient’altro.-
 
Lavi la guardava incredulo, mentre nello sguardo della ragazza non c’era alcuna esitazione.
Alla fine anche lui si sciolse in un sorriso e imitò il bacio che lei gli aveva dato poco prima, abbracciandola forte.
Quando si separarono le riservò uno sguardo dolce.
 
-Ci sono così tante cose che non sai di me...-
-Non mi interessa, mi accontento di quello che so.-
-Non hai proprio idea di chi sia colui di cui ti fidi così tanto.-
-Non voglio saperlo. Per me è abbastanza sapere che sei tu.-
Le accarezzò il lato del viso con il dorso della mano.
-Te l’hanno mai detto che sei meravigliosa?-
Lei distolse lo sguardo, arrossendo.
-No...-
-Lo sei.-
Il ragazzo le sollevò il mento e le posò un altro bacio sulle labbra.
-Sono stato uno stupido a non accorgermene prima...-
Si strinsero forte l’uno all’altra e sottovoce Lavi concluse brevemente:
-Ma lo sei davvero... meravigliosa.-

 
Traduzioni dal tedesco:
* Sind sie interessiert an dem öde Haus? = Siete interessati alla casa disabitata?
** Sie wollen in dem Haus mit ein Mädchen gehen? = Volete andare nella casa con una ragazza?
*** Nein, das Mädchen kann nicht in dem Haus gehen, es ist zu gefährlich! = No, la ragazza non può andare nella casa, è troppo pericoloso!
**** Sie wird das Mädchen fangen... die weiße Dame wird das Mädchen töten... = Lei prenderà la ragazza... la bianca signora ucciderà la ragazza...
 
Author
and characters corner:
Angelica: ... e non mi hai neanche fatto gli auguri!
Lavi: sì, Ann...
Angelica: sono sicura che te ne eri dimenticato, ecco!
Lavi: no, Ann...
Kanda: ah ah, ti vedo in difficoltà, baka usagi!
Lavi: Yuu, ti prego, non infierire...
Yami: hai voluto la fidanzata? Adesso ti tocca fare attenzione a queste piccole cose. 
Lavi: me ne ricorderò... *sospira*
Yami: allora, cosa ne dite del capitolo, cari lettori? Sono stata brava?
Kanda: non tirartela troppo e ammetti che non è tutta farina del tuo sacco!
Angelica: stava per dirlo, se tu non fossi la pentola di fagioli che sei e la facessi parlare!
Kanda: tsk!
Yami: è vero, devo ammettere che per scrivere parte di questo capitolo ho preso ispirazione altrove, nello specifico dal racconto "Das öde Haus" ("La casa disabitata") di E. T. A. Hoffmann. Se siete interessati a leggerlo si trova in tutte le edizioni dei "Racconti notturni" di Hoffmann, se no per chi conosce il tedesco è disponibile online in lingua originale sul sito del Projekt Gutemberg-DE. Se siete interessati ad avere più informazioni contattatemi senza problemi.
Dal racconto ho preso ispirazione per l'ambientazione in generale e per la storia di Angelika. Colgo l'occasione per dire che i nomi propri delle due sorelle, Angelika e Gabriele, non sono di mia invenzione (a differenza dei cognomi e dei nomi dei luoghi, che nel racconto di Hoffmann non sono specificati); il fatto che ci sia omonimia tra il fantasma e Angelica è del tutto casuale (anche se l'ho trovata una cosa davvero interessante, voi no?)

Kanda: veramente no...
Angelica: zitto tu...!
Yami: E vi prego, che nessuno venga a dirmi "ma Gabriele è un nome da maschio" (lo dico perché mi è successo!), Gabriele in tedesco è un nome femminile, alles klar?
Lavi: approposito, l'autrice si scusa per eventuali strafalcioni con il tedesco, nonostante abbia fatto molta attenzione questa lingua non è mai stata il suo forte nemmeno quando la studiava e qualche errorino potrebbe esserci. Siate clementi!
Angelica: con questo capitolo aggiorniamo anche il “VR & FH Red Rope” con ben DUE brani!
Kanda: tsk, ma perché dobbiamo sorbirci la musica orrenda che si ascolta questa scocciatrice di un’autrice?!
Yami: perché non è orrenda per niente!
Lavi: il primo brano è “Karma” degli Epica, che funge da tema musicale generale di tutto il libro secondo...
Angelica: il secondo brano invece è relativo in particolare a questo capitolo ed è una specie di tema personale per il personaggio di Angelika: “Gollum’s Song”, la versione di Peter Hollens.
Yami: e adesso una comunicazione di servizio: la sottoscritta qualche tempo fa ha iniziato l’università ed essendo quest’ultima piuttosto lontana, oltre ad essere aumentata la mole di impegno richiesto, il tempo libero a disposizione si è ridotto di molto. In poche parole non posso più garantire aggiornamenti puntuali nei prossimi mesi, soprattutto per quanto riguarda il capitolo 22, che visto il contenuto un po’ ostico mi crea parecchi problemi--
Angelica: miss Yami farà del suo meglio per non ritardare troppo ma vi chiediamo di avere pazienza in caso di ritardi.
Lavi: vi ringraziamo per aver letto anche questo capitolo e vi diamo appuntamento al prossimo!
Kanda: ma andate a sprecare il vostro tempo da un’altra parte invece che dare corda a questi idioti...!
Yami: sssh, non ascoltatelo! Grazie mille per la vostra costanza, se vorrete farmi sapere il vostro parere sulla storia ne sarò più che felice! A presto!
Lavi e Angelica: arrivederciii!
Kanda: tsk, scocciatori...!
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > D.Gray Man / Vai alla pagina dell'autore: Ya_mi