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Autore: _Carrotscupcake_    10/10/2014    0 recensioni
Sono John Watson e oggi risolvo casi con il mio migliore amico e marito Sherlock Holmes. Sherlock è un genio, un vero e proprio genio, l'ho visto risolvere i quesiti più assurdi in meno di un minuto, davanti ai miei occhi. Ho deciso di scrivere questo blog affinché tutti possano apprezzare la sua intelligenza quanto l'ho sempre apprezzata io, e amarlo, anche se sembra impossibile dato che al mondo non esiste una testa di cazzo più insopportabile di lui. Questa storia parla del nostro primo caso assieme e di come, lentamente, ha fatto sì che lo amassi, e aveva solo diciassette anni.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di postare il nuovo capitolo del mio blog, vorrei scusarmi per l'attesa. Io e Sherlock stiamo lavorando ad un caso molto delicato e importante che ci tiene molto impegnati, e non trovo tanto tempo per scrivere. Lui insiste perché io non parli di questo caso, visto che è segretissimo e ancora irrisolto, ma spero che un giorno potrò parlarvene. Spero anche che l'attesa non vi abbia fatto perdere l'interesse per l'affascinante storia di Sherlock Holmes. Con affetto a tutti i lettori, Dr. John Holmes Watson.

Dal blog di John Watson: Rivelazioni Nottu
rne.

<< No, non di nuovo quel divano. >> dissi io, una volta tornati a Baker Street, quando Sherlock si precipitò a rannicchiarsi su quel divano troppo piccolo per lui, nella solita posizione da semivegetale di quando aveva bisogno di pensare intensamente.
<< Ti ho concesso una sera, John. E non so nemmeno perché l’ho fatto. Ora zitto e lasciami pensare. >> disse lui, mettendosi le mani congiunte sopra alle labbra, e io capì che non ci sarebbe stato verso di trascinarlo nel letto, anche se ormai era già l’una di notte.
<< Buonanotte. >> gli dissi prima di salire nella mia camera da letto al piano di sopra. Non ottenni risposta, ma non me la presi più di tanto.
Sherlock passò i due giorni successivi sul divano a rifiutare ogni mio tentativo di dargli del cibo o di chiacchierare, per quanto ne sapevo non mangiò e non dormì e non si alzò per un secondo dal divano, nemmeno per sgranchirsi le gambe. Dal canto mio, nonostante fossi abbastanza preoccupato per lui, io non lo disturbai troppo, e approfittai del silenzio che aleggiava in casa per trovare la concentrazione perfetta per studiare, per due giorni Sherlock non mi disse nemmeno una parola, senza nemmeno curarsi di rispondere ai miei “Buongiorno” o “Ti faccio un panino?”
Domenica sera finii di studiare alle undici, e andai da Sherlock per dargli la solita e mai ricambiata buonanotte, ma quando mi avvicinai a lui mi accorsi che si era addormentato anche lui, mi venne subito da sorridere.
Frugai nella sua camera da letto, visto che non ce l’avrei fatta a portare lui lì alto com’era, e gli procurai un cuscino e una coperta. Tornai da  lui, gli alzai la testa con estrema lentezza per non svegliarlo e ci misi sotto il cuscino, poi lo coprii e mi fermai a guardarlo per un secondo.
<< Oh Sherlock, sei umano anche tu, eh? >> sussurrai con tenerezza. << E hai solo 17 anni, non puoi saperne tutto della vita.. >> aggiunsi, senza smettere di sorridere.
<< John..? >> disse lui con la voce impastata e confusa del sonno.
<< Buonanotte Sherlock. >> gli dissi, e mi affrettai a salire in camera mia, prima di svegliarlo del tutto.
Erano le 4:34 secondo la sveglia del mio comodino quando Sherlock letteralmente irruppe nella mia camera da letto, strappandomi violentemente ai miei sogni.
<< John, John…John ho capito! >> disse lui aprendo la porta della mia camera da letto senza bussare e senza contenere il suo tono di voce e lasciandomi così in uno stato completamente confusionale.
<< Sh..Sherlock? >> sussurrai io senza ancora essere stato capace di aprire completamente gli occhi, neppure al buio. << Che succede, stai bene? >> chiesi, gettando le mani alla cieca sul comodino per cercare l’interruttore della mia piccola lampada da lettura.
<< Benissimo, mai stato meglio. >> esclamò lui, ancora urlando.
<< Allora che cazzo mi hai svegliato affare? >> replicai io, dopo essere riuscito finalmente ad accendere la luce e essermi messo a sedere. Sherlock ignorò il mio tono feroce e continuò a sorridere con entusiasmo.
<< John, l’ho risolto, capisci? >> disse lui insistendo.
<< Tu, hai risolto cosa? >> chiesi, e cercai di non sembrare troppo curioso. Non volevo dargli corda e ammettere che quello che aveva da dirmi mi interessava, anche se mi aveva svegliato quasi alle cinque del mattino, di lunedì mattina.
<< Ho capito come possiamo indagare sull’uomo trovato ad Harley Street! >> spiegò lui, e a quel punto non fui capace di contenere il mio entusiasmo, ormai avevo perso la speranza per quel caso, ma non avrei mai dovuto dubitare di Sherlock Holmes, e lo perdonai persino per avermi svegliato urlando nel cuore della notte. Gli feci cenno di entrare definitivamente nella camera e spiegarmi tutto quello che aveva capito, e lui così fece: si mise a sedere sul mio letto, e sorrise, forse anche più di quanto non stesse già facendo prima.
<< Quell’uomo aveva un tatuaggio, dietro all’orecchio. >> disse lui. << Un triangolo senza punta e crepato alla base. Non ci avevo fatto caso all’inizio, non l’avevo riconosciuto perché la mia memoria aveva rimosso quest’informazione che ritenevo inutile. >>
<< Quale informazione? >> lo incoraggiai a continuare.
<< All’inizio di quest’anno scolastico in religione abbiamo fatto questo stupido progetto, e ognuno ha dovuto parlare di una sorta di setta religiosa a piacere. Una ragazza portò questa setta abbastanza sconosciuta. Una setta inglese, la cui sede principale si trova a Londra. Coloro che aderiscono a questa setta si chiamano gli illuminati di Fitzgerald e prendono il nome dal loro rappresentante. La ragazza spiegò che una volta entrati in questa setta è impossibile uscirne, e lo scopo principale è spogliarsi di tutti i desideri e le paure mondane per poi raggiungere il cielo. >> disse lui.
<< Aspetta, parli di una sorta di suicidio di massa? >> chiesi io, valutando attentamente la situazione.
<< La ragazza non parlò esplicitamente di questo. Ma non sarebbe una cosa tanto insolita in una setta, e poi quale altro modo conosci per raggiungere il cielo? >>
<< Ok, ma aspetta. Cosa centra tutto questo con il nostro uomo? >> domandai io.
<< Tutti i membri della setta, dal momento in cui si uniscono a questa si tatuano il suo simbolo dietro all’orecchio e il simbolo è… >>
<< Un triangolo crepato. >> realizzai improvvisamente dove voleva arrivare.
<< Esattamente. >> disse lui.
<< Allora, qual è il piano? >> domandai.
<< Il piano è molto semplice domani mi accompagnerai a scuola, se qualcuno te lo chiede dirai di essere Mycroft Holmes. >> iniziò lui.
<< Mycroft? Mycroft Holmes? Chi diavolo è? >> lo interruppi.
<< Mio fratello.. Allora una volta arrivati lì.. >> cercò di continuare.
<< Tuo fratello? Fratello.. tu hai un fratello? >> lo interruppi nuovamente.
<< Sì, l’ho appena detto.. Allora quando… >>
<< Perché non me lo avevi mai detto? >> chiesi, non lasciandolo finire.
<< Cosa? >> disse lui, infastidito.
<< Che hai un fratello. >>
<< Non era importante. >> commentò lui.
<< Importante? Importante? >> dissi io un po’ innervosito. << Tu sai tutto di me, hai persino conosciuto mio padre, io invece di te non so nulla! >>
<< Beh, vogliamo rimandare le confessioni sull’infanzia ad un’altra volta, John? Avrei un piano da spiegarti. >> esclamò lui, ma io avevo momentaneamente perso la curiosità sul caso ed ero determinato a saperne di più su Mycroft. Non so perché fosse così importante, forse mi ero appena reso conto che era folle andare a vivere con una persona che nemmeno conoscevo, o forse mi dava semplicemente fastidio la consapevolezza che Sherlock non sarebbe mai riuscito a considerarmi come un suo amico, mentre io già lo sentivo come tale. In realtà forse era semplicemente una questione di principio, poiché parlare di suo fratello sembrava innervosire il mio coinquilino così tanto, morivo di curiosità di saperne di più.
<< E quanti anni ha? >> chiesi insistente.
<< Chi? >>
<< Mycroft, chi sennò? >>
<< Oh, 24. E ora vuoi ascoltare il piano? >>
<< Andate d’accordo? >> lo ignorai.
<< No, per niente. E ora John basta con le domande e ascoltami. >> mi guardò dritto negli occhi. Non era arrabbiato, non lo era per niente, ma aveva uno sguardo così fermo e autoritario che non osai contraddirlo. Feci subito silenzio e annuii per fargli capire che stavo ascoltando.
<< Allora, tu entri a scuola e ti spacci per mio fratello. Ti scontri con la ragazza, iniziate a parlare, ci provi, e vi scambiate i numeri, insomma queste cose che si fanno quando.. >>
<< Aspetta. >> lo interruppi per l’ennesima volta. << Tu vuoi che ci provi con lei? >> dissi io un po’ contrariato.
<< Sì sì ovvio. E quando sarà abbastanza coinvolta le racconterai di una tragica storia passata, e così lei ti racconterà del suo ex che è un membro della setta in questione. >> disse lui.
<< Come fai a sapere che il suo ex è un membro degli Illuminati? >> chiesi io.
<< Ovvio, lei ha portato questa setta come ricerca, ma lei stessa ha detto che è segretissima, e per niente conosciuta, persino la professoressa di religione non sapeva di cosa stesse parlando. Per questo motivo deve essere entrata in contatto con qualche membro. Non può essere una persona che conosceva appena: se fai parte di una setta super segreta non vai a raccontare in giro “Ehi tutti, sapete faccio parte di una setta di suicidi!”. Poteva essere un familiare, ma non lo avrebbe mai esposto in questo modo, raccontare a tutti della setta può essere un pericolo per chi ne fa parte, nessuno mette i propri familiari in pericolo. Poteva essere un’amica, ma sarebbe stata una situazione simile ad un familiare, una con cui ha litigato, ma se avessero litigato probabilmente lei avrebbe detto a tutti il nome dell’amica che era un membro per vendicarsi. Resta un fidanzato, gli avrà parlato di unirsi alla setta e lei sicuramente avrà rifiutato, altrimenti non ne avrebbe parlato nell’ora di religione, e se lei ha rifiutato è improbabile che stiano ancora assieme. Quindi è un ex. >> concluse, e io sorrisi. << Sì lo so, grazie. >> aggiunse lui.
<< Sai cosa? >>
<< Che è straordinario. >> ridacchiò lui.
<< Ma io non l’ho detto. >> lo contradissi.
<< Lo pensavi. >>
<< No.. Io non.. Ok, lo pensavo, è stato straordinario. >> ammisi.
<< Allora seguirai il piano? >>
<< Perché non ci provi tu, con la ragazza? >> chiesi io.
<< Nah, io non le faccio queste cose. >> rispose.
<< E cosa ti fa credere che lui le faccia? >> dissi, ma Sherlock non rispose. Si limitò a guardarmi e a sorridere, mi guardò per un po’ e non smetteva di sorridere.
<< Sì d’accordo, va bene. Lo farò. >> esclamai alla fine, esasperato. << Ma smettila di fare questa faccia. >>
<< Quale faccia? >> disse lui e aveva ancora il sorriso stampato sulle labbra.
<< Quella faccia, la tua faccia. >>
<< Beh è la mia faccia… >> commentò lui, ancora sorridendo.
<< Oh vattene dalla mia stanza. >>
<< Ma dai! >> a quel puntò iniziò a ridere.
<< Vai via! >> gli diedi una spinta, ma non si mosse. << Voglio dormire. >> gli diedi una spinta più forte.
<< Ok, ok.. Ma non farmi male. >> disse lui alzandosi. Poi si diresse verso la porta e uscì, e io mi lasciai scappare un sorriso, stendendomi sul letto e chiedendomi se sarei riuscito ad addormentarmi.
Pochi secondi dopo però, Sherlock si riaffacciò sull’uscio della mia camera da letto.
<< Ah a proposito. >> disse. << Grazie della copertina. >>
Di tutta risposta gli tirai un cuscino in faccia, e lui scoppiò a ridere, così feci anche io, lasciandomi contagiare dalla sua risata.
<< Vaffanculo, Sherlock Holmes. >> dissi, mettendomi sotto le coperte e chiudendo gli occhi.
Poi sentii la porta che si chiudeva, e lo sentii scendere le scale, mentre stava ancora ridendo.
   
 
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