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Autore: ShadowsOfBrokenGirl    12/10/2014    2 recensioni
Non riuscivo a smettere di guardarli, mi trasmettevano calore, speranza. Erano il qualcosa che cercavo. Erano l’unica bussola che potesse guidarmi verso un porto di pace. Un’ancora in quella tremenda tempesta che stava avvenendo intorno a me. Dentro di me.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Chocola Meilleure, Houx, Pierre Tempête de Neige, Vanilla Mieux
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un’ancora nella tempesta
Houx
Un vuoto che sa d'insoddisfazione

Mi svegliai di soprassalto, come se fossi stato ridestato nel bel mezzo di un incubo. Quando riconobbi le pareti  e le tende drappeggiate della camera degli ospiti del mio palazzo, mi tranquillizzai. Sollevai il petto e avvertii un forte dolore alla schiena, oltre ad un bruciore lancinante al petto. Capii che tutto ciò che ricordavo non lo avevo solo sognato. Qualcuno posò una mano sulla mia spalla ed io mi voltai di scatto, bramando di sapere chi fosse. Con un po’ di delusione notai che non era Chocola, ma mio fratello Saule.
-Come ti senti?-mi chiese apprensivo.
-Beh sopravvivo. Ma per quanto ho dormito?-
-Non molto. Al massimo cinque ore -mi rispose, incrociando le braccia.
Notai allora la luce della luna, che filtrava attraverso le tende di lino illuminando la stanza. Pensai che dovevano essere all’incirca le due.
Avrei tanto voluto sapere se Chocola avesse vegliato al mio capezzale. Era una stupida prova d’amore che adesso mi sembrava indispensabile per poter comprendere se quello mi aveva detto Pierre fosse vero. Dopo qualche esitazione, dunque, interrogai mio fratello al riguardo e lui mi rispose frettolosamente, deciso a cambiare al più presto argomento :
-Non è potuta venire poiché era particolarmente debole e il dottore le ha detto che lo spavento provocatole dal tuo incidente l’aveva ulteriormente debilitata. Ha trascorso quindi tutto il pomeriggio e la sera a letto a riposarsi.-
-Se avesse davvero tenuto a me, sarebbe rimasta qui.- borbottai.   
Lui ignorò le mie parole e volle provare a chiarire le misteriose circostanze della mia aggressione e del mio ritrovamento.
-Ma lascia che ti ponga io una domanda : che ci facevi in quella radura? Chi ti ha fatto questo? E chi ti ha poi salvato?-
Gli spiegai della sfida lanciatami da Pierre e di quanto scioccamente fossi caduto nella sua trattola. Giunto lì avevo dovuto ammettere che le mie speranze di vincere su di lui erano nulle. “Mi ero dimenticato di quanto fosse potente e spietato” gli raccontai. “Voleva strapparmi il cuore.”
-Il cristallo del cuore?-chiese mio fratello, non riuscendo bene a comprendere la situazione.
-No, il mio cuore pulsante.-
Saule inorridì e trattenne a stento i conati, che quella notizia gli aveva provocato.
-Quell’uomo è impazzito! Per fortuna non è riuscito nel suo intento.-esclamò sollevato.
Minimizzare qualsiasi cosa era nella sua natura. Mio fratello non si era mai preoccupato più del dovuto di nulla. Una volta che era sopravvissuto ad un pericolo, la sua gioia era totale e non era in alcun modo offuscata dal terrore che quella minaccia potesse ripresentarsi. In altri momenti avevo apprezzato il suo ottimismo, ma adesso mi aveva infastidito.
Passò dunque alla domanda successiva, scordandosi di quello che lo aveva atterrito giusto qualche istante prima.
-C’è una cosa che riesco a spiegarmi. Quando ti ho trovato ho notato che la tua ferita era stata bendata. Chi è stato a salvarti? Una ninfa dei boschi?-
-Una ninfa, dici? E’ possibile.-risposi evasivo.
Lui tuttavia mi fissò negli occhi, deciso a scoprire la realtà e a non farsi ingannare dalle mie stupidaggini. Mi ripeté la domanda, manifestando il suo sconcerto riguardo al fatto che non volessi rivelargli il nome del mio salvatore. Strinsi i pugni e respirai profondamente, prima di sussurrare il nome di Vanilla.
Mio fratello sbarrò gli occhi e mi fissò incredulo. Aprì la bocca per parlare, ma si fermò a riflettere per qualche secondo.
-Perché lo avrebbe fatto, scusa?- mi chiese infine, palesando che la sua meditazione non lo aveva portato a nulla.
-Perché mi ama. O almeno così ha lasciato intendere.- dissi, pieno di orgoglio.
L’idea che quella creatura serafica e pura avesse deciso di donare il suo cuore a me, mi aveva beato e riempito di gioia. Negli istanti che avevano seguito le rivelazioni di Pierre mi ero sentito una nullità. Avevo sempre avvertito la pressione di non essere alla sua altezza fin da quando, da ragazzo, lo avevo visto sedurre Chocola. Quando poi avevo sposato la mia amata e avevo creduto di aver vinto su quel fronte, il mio complesso d’inferiorità non si era risolto. Lui continuava ad essere il Principe più affascinante, più temuto, il mago più potente. Ed io chi ero? Ero solo un soldato divenuto sovrano perché avevo avuto la fortuna di convolare a nozze con la pretendente al Trono.
Avevo allora partecipato a questa guerra, fiducioso che le mie gesta avrebbero cancellato questa immagine e mi avrebbero fatto apparire come un vero e proprio eroe. Pierre mi aveva, però, mostrato come fosse semplice per lui sconfiggermi e mi aveva dichiarato che neanche Chocola mi considerava degno del suo amore. Anche lei aveva preferito lui a me. Questo mi aveva ferito più della lama, che mi aveva tagliato la carne. Tuttavia sentire Vanilla che in modo dolce e timido mi professava il suo amore, mi aveva fatto rinascere dalle umiliazioni. Lei avrebbe potuto avere il tenebroso principe degli Orchi, ma aveva scelto me. Pieno di ammirazione e gratitudine, ero stato tentato di baciarla. Mentre stavo per farlo,però, mi ero ricordato che non la amavo. Che, nonostante tutto, io continuavo a desiderare Chocola. Nonostante sospettassi che lei non provasse lo stesso per me.
-Ma tu non la ricambi, no?-mi chiese Saule, distraendomi dalle mie riflessioni.
-No, credo di no.-
-Come sarebbe a dire credo? Tu sei sposato e ami tua moglie! Non lasciarti annebbiare da lei! Hai sofferto tanto prima di riuscire a conquistare Chocola e non puoi mandare ora tutto all’aria!-mi rimproverò.
-E se non ci fossi riuscito davvero?-
Fummo interrotti da un maggiordomo, che entrò nella stanza con aria raggiante. Si inchinò a me e si disse felice che le mie condizioni di salute fossero migliorate, poi chiese a Saule di poter aver un colloquio in privato con lui. Mio fratello, seppur sorpreso, lo seguì all’istante fuori alla porta. Li sentii parlottare sottovoce per qualche minuto, ma non riuscii ad afferrare cosa si stessero dicendo. Quando lui rientrò, lo fissai preoccupato e curioso di sapere cosa fosse accaduto.
-Ho una bella notizia per te! Ma prima che io te la riveli, devi dirmi cosa è successo. E’ da quando ti sei svegliato che sei strano.-
Mi chiesi se fosse il caso di rivelargli ciò che mi aveva detto Pierre a proposito della sua relazione con Chocola. Ormai a causa della mia lingua lunga gli avevo già fatto sospettare qualcosa. Inoltre eravamo sempre stati molto uniti e fin da piccoli eravamo stati capaci di capirci con un solo sguardo. E’ davvero impossibile nascondere qualcosa al proprio gemello : è come se due vite, che si sono sviluppate insieme, fossero sempre indissolubilmente legate.
-E va bene, ecco cosa è successo.-
 
Spalancai la porta e ciò che vidi mi sorprese. Considerando l’ora in cui avevo fatto incursione nella mia camera da letto, mi sarei aspettato di trovare mia moglie stesa sotto le coperte e intenta a riposare.
La scorsi invece in piedi di fronte al balcone aperto, applicata ad accarezzare il setoso tessuto della tenda e a fissare un punto lontano nell’oscurità del cielo.
Avendo udito i miei passi, si voltò e mi osservò. Il suo viso pallido e le sue occhiaie furono un chiaro segnale del suo turbamento, che non le aveva permesso di coricarsi. Camminai rapidamente verso di lei  manifestando un’aggressione e una risolutezza, che mai mi erano stati propri.
La fissai negli occhi e sussurrai pieno di rabbia : -Non è mio figlio,vero?-
Avevo infatti attribuito a questo le sue ansie, ai dubbi sulla paternità del figlio che portava in grembo.
-Certo che lo è! Cosa vuoi fare? Vuoi deresponsabilizzarti? E’ questo il modo di accogliere una notizia del genere? Con tale collera?- mi rimproverò sprezzante.
Avevo immaginato che avrebbe reagito così. Chocola non era mai stata il tipo che implorava perdono piangendo o strappandosi i capelli. Se veniva attaccata, si difendeva dalle accuse. Un comportamento poco maturo quello di non ammettere le proprie colpe, un residuo della sua infanzia. Avevo sempre sopportato di buon grado questo suo difetto : ero solito dunque arrendermi di fronte alla sua cocciutaggine. Questa volta però ero risoluto a spuntarla.
-E poi di chi altro potrebbe essere?-aggiunse, fingendosi innocente.
La fissai deluso. Non le necessitarono molti istanti per comprendere cosa stessi pensando.
“Pierre”sussurrò tra sé e sé.
-Questo è tuo figlio!-esclamò, appoggiando la mano sulla pancia e allontanandola all’istante, tremando.
-Io non mai giaciuto con Pierre. Non posso negare le lacrime, gli abbracci ed i baci che gli ho, mio malgrado, concesso. Ma non sono mai stata a letto con lui.- 
I suoi occhi sembravano sinceri. Io però non avevo intenzione di crederle.
-Sono una donna rispettabile! Non importa cosa ti abbia detto : vuole soltanto separarci! Confida in me. In tua moglie.-
Aveva un’aria offesa. Sembrava infastidita unicamente dal fatto che avessi messo in dubbio la sua moralità.
Le diedi le spalle, irritato dalle sue bugie.
-Mi oltraggi, se dubiti così di me! Te lo giuro!-
-Come mi hai giurato amore eterno? Come hai assicurato di desiderare solo me?- le sputai contro tutta la mia frustazione, dopo essermi voltato ed averla fissata dritto negli occhi. 
D’impeto mi sfilai dal dito l’anello, che lei mi aveva infilato il giorno del nostro matrimonio. Mi fermai ad ammirarlo per qualche istante. Avevo voluto introdurre io nella cerimonia quel rituale terrestre, con cui ero entrato in contatto durante il mio soggiorno lì e che mi aveva affascinato. Quella “fede” (così la chiamavano) era un simbolo tangibile dell’amore professato : ogni volta che il mio sguardo si posava per caso su di esso, ricordavo per chi batteva il mio cuore. In quel gioiello circolare erano racchiuse tutte le mie illusioni. Prima pure, ora corrose dal sospetto. Glielo poggiai sul palmo della mano e le lanciai uno sguardo di sfida. 
-Giuralo sulla persona a cui tieni di più, che ami di più. Sono curioso di sapere chi è.-le spiegai.
Lei sospirò tesa e sussurrò :-Sul mio unico amore, Houx. -
Alla fine mi sorrise e mi chiese se fossi finalmente soddisfatto.
L’anello tuttavia cominciò a corrodersi e l’oro, prima lucente, divenne nero come la pece. Mi guardò allibita e abbassò lo sguardo colpevole. Ero riuscito a smascherarla con il semplice incantesimo della “Os Veritatis”. Gettai contro il muro quell’odiosissimo gioiello, che si era trasformato da prezioso a stupidamente inutile. Strano come possa rapidamente cambiare il valore delle cose da un momento all’altro.
Mi sedetti sul materasso e coprii il viso con le mani. Stetti lì così per istanti lunghi come un’eternità. C’era una parte di me che credeva ancora che quelle di Pierre fossero menzogne. Che dava credito alle parole di Chocola. Quella parte  era stata definitivamente messa a tacere.
Nel silenzio della notte potevo sentire il mio cuore sgretolarsi. Tutto il mondo crollarmi addosso. Tutte le mie certezze, che per anni mi avevano cullato, dissolversi nel nulla. Rovistavo in un cumulo di macerie. Accecato. Disperato. La verità mi feriva. Mi faceva sanguinare.
Una mano mi accarezzò i capelli teneramente e asciugò una lacrima, che si era appoggiata sul mio zigomo. Alzai lo sguardo e vidi mia moglie seduta accanto a me, con gli occhi lucidi ed il pugno chiuso.
-Ti chiedo scusa. Quello che sto per dirti, avrei dovuto rivelartelo fin da subito. Tuttavia lo ammetto : non ne ho avuto il coraggio. Nonostante le apparenze, sono una vigliacca, sai?
Ti voglio bene. Davvero. L’affetto, che provo per te, è puro e profondo. Ma non ti amo. Io amo Pierre, è irrazionale e sbagliato, ma è così. -
Si sdraiò sul letto e chiuse gli occhi, lasciando che le parole sgorgassero dalle labbra semichiuse, come un fiume in piena.
-E’ stato quando ero una giovane ed inesperta pretendente, che il fuso dolce amaro dell’amore mi ha punto. Nonostante gli anni trascorsi la ferita non ha mai smesso di farmi male. Non posso sfuggire a quel dolore. Nessun altro è stato capace di farmi salire il cuore in gola e tremare come una foglia, come lui. Lo odio con tutta l’anima : detesto la sua arroganza, la sua agghiacciante malvagità, la freddezza trasmessa dagli occhi di ghiaccio. Tuttavia adoro il modo in cui mi guarda, come se fossi un tesoro ogni volta da lui riportato alla luce. Infatti quelle iridi blu riescono a trasmettere un calore inimmaginabile. Solo a me.
Non immagini quanto possa essere meraviglioso essere amati in modo esclusivo. Sentire che lui ucciderebbe chiunque a sangue freddo, ma che non mi torcerebbe mai un capello. Mi fa sentire come se fossi capace di tirare fuori il meglio da lui.-
Fece una pausa e poi continuò:
-Tuttavia ho capito che devo smetterla, basta sognare. Soprattutto quando si tratta di un’utopia che mi sta avvelenando l’esistenza. Lo avevo deciso già il giorno del nostro matrimonio, ma non sono riuscita a realizzare ciò che desideravo. E’ bastata la sola vicinanza di Pierre, per farmi vacillare. Questa volta però sono ferma nel mio proposito : glielo ho già comunicato e lui lo ha accettato.-
-Accettato?-le chiesi, poco convinto. Possibile che stesse parlando dello stesso uomo che aveva cercato di uccidermi qualche ora prima? Lei estrasse dalla sua tasca un fogliettino e mi chiese di leggerlo. Scorsi delle parole scritte in una calligrafia veloce, senza afferrarne il senso. Finsi di aver capito tutto e glielo restituii.
-Me lo ha consegnato qualche ora fa- si spiegò.
-Vi siete visti?-chiesi. La mia voce non esprimeva più rammarico, nervosismo, né delusione. Quando vieni messo di fronte alla verità, non c’è posto per la rabbia o per altri sentimenti negativi in te. C’è solo un vuoto che sa d’insoddisfazione.
-Sì. L’ho fatto venire per chiarire una volta per tutte la nostra situazione.-mi rispose.
Sollevò il busto e tornò a sedersi nella posizione di prima.
–Devo chiederti due enormi favori, Houx- aggiunse – Il primo è che tu mi perdoni.-
Ingoiò faticosamente e sospirò tristemente. Ero in attesa, curioso di sapere cosa volesse da me. 
 -Il secondo è che –disse con la voce rotta dal pianto- tu mi insegni ad amarti. Ti prego aiutami a trasformare il mio affetto in amore puro. Insieme potremo essere felici davvero. E’ l’unica chance, che ho, per esserlo.-
Interruppi la sua disperata richiesta, stringendola a me. Il suo viso, appoggiato al mio petto, venne invaso dalle lacrime. Le accarezzai i capelli, cercando di calmarla. Riflettei se valesse la pena di darle una seconda possibilità, se sarebbe mai stata capace di amarmi e se io avrei potuto sopportare di vivere con una donna che non corrispondeva i miei sentimenti.            
   -Non sarà mai più come prima, è bene che tu lo sappia. Non riuscirò mai più a vederti come la moglie innamorata e fedele di prima … -sussurrai a me stesso, più che a lei. 
-In realtà non lo sono mai stata, era solo una maschera … -
-E probabilmente non lo sarai mai. Tuttavia possiamo provare a ricominciare dall’inizio e vedere dove l’affetto ci porterà. Molti matrimoni felici erano completamente privi di passione, ma legati solo dal rispetto reciproco … - riflettei a voce alta.
-E ti basterà il mio rispetto?-
Pensai che non avrei potuto ricevere nulla di più da lei, né da nessun altra donna. Eccetto una. L’aggraziato ed elegante viso di Vanilla comparve di fronte ai miei occhi per qualche istante. Subito feci in modo che quella visione si dissolvesse nell’aria. Fissai Chocola e risposi alla sua domanda :
-Mi basta che tu sarai qui al mio fianco. E poi chissà cosa potrà accadere. Desidero tuttavia che tu non mi nasconda più nulla, soprattutto per quanto riguarda Pierre.-
Sorrise e mi mostrò l’anello, annerito dalle bugie, che aveva raccolto da terra.
-Lo farò. Te lo giuro su nostro figlio.-
Il metallo del gioiello riacquistò la sua brillantezza e tornò davanti ai miei occhi alla sua vecchia forma.
Me lo infilò all’anulare destro, come aveva fatto qualche anno prima.
Sorrisi contento. Qualche ora prima non avrei immaginato di poter sperare nuovamente nella felicità. Eppure stavo per diventare padre. Quella notizia illuminò la mia vita, la stessa che prima sembrava immersa nell’oscurità. La strinsi a me felice e rinvigorito da una nuova ventata di ottimismo.  

Scusate il ritardo, ma adesso che è cominciata l’Università è più difficile aggiornare. Comunque sono ancora qui! :D Spero che vi sia piaciuto questo capitolo!
  
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