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Autore: sof_chan    14/10/2014    0 recensioni
Riscrittura della mia vecchia storia "La bestia nel cuore"
Ho eliminato il precedente lavoro perché ritenuto completamente acerbo come modalità di scrittura.
"Vampiri...Bestie con sembianze umane. Uniti dal sangue e in vita per il sangue. Vampiri, capaci di amare come un essere umano"
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Yuki Cross, Zero Kiryu
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti
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Dentro me


"È come quando vuoi dormire

ma non dovresti farlo

e chiudi gli occhi ma

le gambe hanno un brivido,

un impulso, uno scatto

che ti fa svegliare.....”



I presagi dell'inverno coprono i miei passi come un'invisibile membrana.

Il sibilo del vento e il frusciare dell'erba, il silenzio del bosco e perfino il rumore del mio respiro, quasi contengano qualche suggestione, sono pesanti e distanti, e anche il suono dell'acqua, che in autunno mi era sembrato così gentile e piacevole, non consola più il mio cuore.

Corro. Un passo dopo l'altro per allontanarmi dalla disperazione.

Ma ogni metro conquistato é un ulteriore strappo a queste mie ali che implorano la libertà.

L'ho rivisto! Dio... Quanto tempo era passato.

Era là, proprio di fronte a me.

Unica luce di perdizione in questa realtà fatta di ombre e doveri.

Lui, il mio Zero.

Amico, alleato. Compagno leale pugnalato alle spalle.

Vivo!

Meravigliosamente vivo, e questo mi deve bastare.

Devo farmelo bastare!



Ma più m'avvicino alla dimora Kuran più il riflesso di quegli occhi ametista si appropria della mia testa. E più penso a lui più cresce dentro di me il senso di perdita. Non riesco a capire cosa lo generi e perché.

D'altronde, ho fatto la mia scelta.

È puro rimpianto, non c'è dubbio.

Come se stessi perdendo di vista ciò che è importante, realmente sacro e importante. Come se non facessi altro che perderlo in continuazione.

Scuoto la testa in silenzio. Non capisco nemmeno io se in segno di diniego o perché non so più cosa fare. Tanta è la mia confusione.

Il suolo umido per la neve caduta è freddo, eppure esala un buon profumo di terra, di casa. Alcuni uccellini autunnali si alzano rumorosamente in volo dai cespugli e spariscono nel cielo verso nord, al di là delle fitte chiome degli alberi del giardino della casata.

Verso la libertà...

Solo loro possono superarla.

Questa è la verità, la mia verità.

Io ho fatto una promessa, non lo lascerò più solo.

Chi sta da solo diventa fragile, fin'ora io non l'avevo mai capito.

Mi ha sempre protetta il mio nobile fratello. È se è la mia vicinanza ciò che è fondamentale per lui, bene... Io ci sarò!



Chiudo la porta alle mie spalle come per chiudere, lasciare fuori, tutte quelle emozioni che il solo aver avuto Zero vicino attanagliano il mio cuore.

Devo restare ancorata alla realtà, a qualunque cosa pur di non essere trascinata via dal peso dei ricordi riaffiorati.

Devo preservarmi.

Mi sforzo di pensare ad altro. Pensare a Kaname che, probabilmente, è già al corrente della mia breve fuga.

Lo ritrovo in camera mia, sul letto, ad aspettarmi con quel suo viso calmo e rassicurante, e quegli occhi così caldi e tristi, violentati da chissà quale angoscia.

Quella tonalità profonda dell'iride nasconde un sottile velo di inquietudine e sconfitta, quella trasparenza quasi priva di destinazione.

Spesso accade che, senza alcun motivo , Kaname mi guarda a lungo negli occhi, e in quei momenti provo sempre una gran tristezza.

Tutto questo mi tiene tacitamente legata a lui.

Ciò di cui ha bisogno non è il braccio di qualcuno, ma il mio abbraccio, il mio calore, non il calore di chiunque. Perlomeno questo è ciò che percepisco.

E allora perché mi sembra tutto così dannatamente difficile? Ho come la sensazione che il mondo si sia messo a girare al contrario, nel verso sbagliato. Qualunque cosa succede ormai il mio mondo non è più lo stesso, molte cose sono andate sottosopra e mi chiedo se ci sia il modo per farle tornare come prima.

Perdonami Zero...

Io non posso abbandonare quest'uomo.



Sono qua, di fronte a lui, ma non riesco ad esprimermi.

Faccio per parlare ma mi vengono in mente le parole sbagliate. Sbagliate o addirittura tutto il contrario di quello che intendo, o che devo dire.

Cerco di correggermi mentalmente, mi ingarbuglio e sbaglio di più. Come se mi dividessi in due persone e una corresse dietro l'altra. Ho questa sensazione. Due persone che si rincorrono intorno ad una spessa trave posta nel mezzo. Le parole giuste ce l'ha quella che scappa e l'altra che insegue non riesce mai a raggiungerla.

-Yuki... È così difficile per te? Perché mi hai disobbedito?- La sua voce è calma e delicata come sempre, nonostante tutto...

-Perdonami Oni-sama – Egoista, mi dico. Egoista nel chiedere perdono per aver desiderato ardentemente il calore e l'abbraccio di un altro.

Si avvicina e mi accarezza delicatamente le guance fredde ed io annego sempre più nella mia disperazione.

Perché? Perché non non riesco a desiderare queste mani, queste spalle, quest'uomo come dovrei?!

Possibile che quell'incontro così breve e fortuito abbia rimescolato in un modo irreversibile tutti quelli che fin'ora erano i miei pilastri?

Bugiarda!

Egoista e bugiarda. Tu sapevi già tutto Yuki!

La lucidità vacilla ed io mi ritrovo a dover affrontare un monologo interiore completamente sterile e inutile.



-Yuki, hai ancora il suo odore addosso. Non posso sopportarlo... Quale miglior punizione alla tua disobbedienza se non togliere ogni suo segno su di te!

Ed è così che mi abbraccia avidamente per poi baciarmi. Un bacio lungo e casto, dolce ma possessivo, lungo... Troppo lungo.

E come ogni volta ecco perdermi nel mondo di Kaname, sono trascinata dalle sue braccia, ripercorro con devozione la sua strada, quella giusta. Il mio posto è questo, mi dico, un posto che ha le fattezze della fine del mondo. La fine del mio mondo è racchiusa in queste labbra, l'eternità in questo bacio.

Perché è così che deve essere!

Eppure...

Lunghi fili sottili d'argento mossi dal vento, sguardo chiaro e profondo come il mare.

Il mio tormento continua!

"E' come quando vuoi mangiare

ma non dovresti farlo

e fissi il piatto di chi ti sta accanto

e attendi un invito

ad assaggiarne un po'”

Ritorno nella mia stanza calda e accogliente.

Sono agitata, delusa, stanca -troppo stanca-.

E incompleta, un essere indefinito che ha perso per sempre la cosa più cara al mondo.

La consapevolezza del mio bisogno di Zero pulsa avidamente nel mio cuore, si fa strada tra i rami soffocanti e le alte mure, per trovare sfogo.

Per raggiungermi, per riappropriarsi del suo posto dentro me.

Sento qualcosa rompersi.

Non è un rumore tangibile, reale, ma io lo percepisco distintamente poiché è dentro me.

Il dolore è insopportabile.

Io sono riuscita fin'ora a vivere, destreggiando la mia vita, in un equilibrio impeccabile.

Divisa in due, due perfetta metà che univano il mio cuore.

L'ho scoperto quel giorno, su quella terrazza del collegio, che mai e poi mai sarei riuscita a dimenticare l'amore di quel bacio.

Ma nonostante questo sono andata via, col mio nobile fratello.

Amavo entrambi...

Ma il riflesso di questi pezzetti rotti portano un unico volto, quello di Zero...



Ed io resto qua, in questa stanza calda ma vuota, accogliente ma triste, a contemplare i miei ricordi e i miei rimorsi, continuando a vivere nella mia ampolla di cristallo fatta di doveri e di parvenze.

Perdendo, poco a poco, me stessa...



"Così allo stesso modo

ti voglio ma non dovrei volerlo

e cerco di posare i miei pensieri

su qualcosa di diverso.



Ma sento allora i tuoi occhi

sulle mie guance calde

che mi chiedono di voltarmi verso loro,

e mi implorano di voltarmi ad incontrarli.

E se mi volto

non hai paura del mio sguardo?

Non hai vergogna del mio sguardo?

Vorrei dirti un sacco di cose, adesso."

   
 
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