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Autore: SusanTheGentle    20/10/2014    11 recensioni
Lui fece una mezza risata, ma senza allegria.
«Buffo pensare a me come a una persona normale»
«Ma tu sei una persona normale, Ben»

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Nell'inverno 2013, Claire Riccardi si trasferisce negli Stati Uniti d'America, più precisamente nello Utah, nella città di Ogden, decisa a dare una svolta alla sua vita. E proprio quello stesso inverno, in quella stessa città, Ben Barnes si sta preparando a girare il suo prossimo film. Il destino, o semplicemente il caso, fa sì che i due si conoscano. Ed è in questo scenario che i loro mondi si scontrano. Entrambi con una dolorosa storia sentimentale alle spalle, si trovano, si comprendono. Le loro vite così diverse si intrecciano e, inevitabilmente, l'amicizia lascia spazio a un sentimento più profondo.
Ma possono due persone tanto dissimili vivere una relazione in totale libertà? Possono, se le cicatrici bruciano ancora e hanno tanta paura di amare di nuovo?
La storia può sembrare sempre la stessa: la cameriera e l'attore. Forse, all'inizio può sembrare così, ma questa è una storia di sentimenti, di vita e d'amore. Soprattutto d'amore.
E' la storia di Ben e Claire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''A Place For Us''
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7. Avvicinarsi
 
Finché si tratta di questo, possiamo anche farlo…
 
 
 
Il lunedì era sempre il giorno peggiore della settimana, secondo Claire.
Dopo il weekend, riprendere a lavorare era sempre un po’ traumatico, soprattutto se avevi appena trascorso una serata come quella che aveva trascorso lei insieme a Ben.
Prima di addormentarsi, con Rhett che faceva le fusa in fondo al letto, aveva ripercorso con la mente ogni attimo del loro non-appuntamento.
C’era stato un attimo in cui aveva temuto di aver commesso un errore tornando indietro per dargli quel bacio: un bacio da nulla che aveva comunque lasciato Ben un poco stupito, pur trattandosi di un gesto semplice e sincero per ringraziarlo di averla fatta sognare un po’.
Si era sentita rassicurata solo nel momento in cui lui aveva sorriso.
Per istinto, lei aveva tentato di scusarsi di nuovo e Ben l’aveva minacciata dicendo che, se lo avesse fatto, non sarebbe mai più tornato al locale.
Si erano ridati la buonanotte e poi Claire era rientrata in casa, conscia del fatto che, l’indomani, quando lo avrebbe rivisto, gli sarebbe apparso sotto una nuova luce.
«Lui mi piace. Mi piace da morire» confessò a Lory la mattina dopo.
«Che novità! Lo sanno anche i muri» commentò la cugina, quando ebbe finito di farle il terzo grado sulla serata trascorsa. «Dopotutto, tu ti eri fatta un’idea di come Ben poteva essere, ma conoscerlo è tutta un’altra faccenda, lo capisco. Non essere spaventata da quello che provi, Claire»
Lei annuì, giocherellando con il manico della tazza.
Stavano facendo colazione, lei, Lory e Maddy. Joseph era già al locale.
«Claire…»
La ragazza alzò gli occhi.
Lory posò una mano su quella della cugina. «Ben non è Alessandro, hai capito?»
«Lo spero bene» commentò Claire con una smorfia.
Alex...la sua prima storia importante…e l’unica.
Dopo di lui, si era trincerata dietro una muraglia spessa e impenetrabile, impedendo a chiunque di oltrepassarla, soprattutto a un altro uomo.
Forse, il bacio che aveva dato a Ben era un bacio da nulla, ma per lei era un gran traguardo: non tanto perché era Ben (anche per quello, era chiaro), ma soprattutto perché era finalmente riuscita a lasciarsi andare dopo…non ricordava più nemmeno quanto.
«Ben è un uomo straordinario» affermò.
«Certo che lo è!» rincarò Lory. «Basta guardarlo una volta per non capire più niente!»
Claire rise. «Non intendevo solo in quel senso. No, sul serio, è fantastico, in tutto, non solo nell’aspetto. Ieri sera è stato veramente bello uscire con lui e io mi sono sentita…»
Cercò di spiegarlo ma non ci riuscì.
«Invitalo ancora» suggerì Lory con calma. «Anzi, fai che stavolta l’invito parta da te»
Claire esitò. «Non saprei dove portarlo. Non posso chiedergli di andare di nuovo a mangiare fuori e poi alla pista di pattinaggio»
«Perché no?»
«Perché no. Perché Ben è abituato ad altri tipi di serate e non vorrei rischiare di annoiarlo seriamente»
«Ma non si è annoiato. O sbaglio?»
«No, lui ha detto di no, ma io ho ancora qualche dubbio»
Claire si alzò da tavola, mettendo la tazza nel lavello, iniziando a far scorrere l’acqua.
«Cugina, ti devi buttare se vuoi far colpo su di lui»
«Io non voglio far colpo su Ben» disse Claire con calma. «Mi sembrava di avertelo già detto»
Lory la osservò perplessa. «E quello che hai detto prima, allora? Che lui è magnifico, e….»
«Sì, lo è, ma non ci sarà mai niente tra noi, Lory, non sono così stupida da illudermi. Ho già avuto la fortuna sfacciata di conoscerlo, non posso pretendere altro e non lo pretenderò. Non credo neppure di essere pronta per affrontare una nuova storia; inoltre, anche Ben esce da una brutta situazione sentimentale, me l’ha detto ieri sera»
Lory corrugò le sopracciglia. «Con chi stava?»
«Non lo so, non me l’ha detto. E io non gliel’ho chiesto, mi sembrava scortese. Mi è sembrato veramente infastidito quando abbiamo iniziato a parlarne. Quello che so è che Ben vuole un’amica, non una ragazza, e quell’amica sono io. Va bene così. Va più che bene, credimi»
Claire chiuse l’acqua e si asciugò le mani, lanciando un’occhiata all’orologio sulla parete.
«Che significa ‘vuole un’amica’?»
«Significa che è tardi e devo andare ad aiutare Joseph con i cup-cake. A dopo!»
Claire afferrò cappotto, cappello, sciarpa e borsa, dando un bacio sulla guancia a Lory e poi a Maddy, per poi fiondarsi come un uragano fuori di casa.
S’incamminò verso l’All the Perks, facendo scricchiolare sotto le scarpe le palline di sale da neve che avevano appena sparso sul marciapiede.
In quei giorni, aveva riflettuto tanto su quello che Ben aveva iniziato a rappresentare per lei. Era riuscita ad idealizzarlo oltre l’immaginario, capendo quanto davvero poteva piacerle.
Non era solo il suo viso, gli occhi e il sorriso, era…lui.
Non una parte che recitava ma lui: il modo in cui parlava e faceva battute, il modo in cui trattava lei e gli altri, sempre con gentilezza; il suo entusiasmo con cui raccontava del suo lavoro, la passione che ci metteva, l’energia spesa per quel qualcosa che per lui era la vita.
Lo adorava.
Adorava ascoltare quando le raccontava qualsiasi cosa lo riguardasse; adorava guardarlo nei momenti in cui era solo sé stesso.
Naturale.
Ben.
Già...era quello il problema.
Troppo reale.
Le emozioni che provava stavano cambiando, divenendo reali anch’esse, così intense da spaventarla.
Si diceva che era abbastanza intelligente e matura da non lasciarsi più confondere in quel modo dai sentimenti, eppure…
Eppure sembrava impossibile non ricaderci di nuovo.
Ma perché tanti problemi?
Per la paura di scottarsi ancora?
Sì, per quella.
Però, come aveva detto Lory, Ben non era Alex. Non doveva lasciarsi intimorire dall’idea che potesse accadere di nuovo quello che era accaduto con il suo ex. Quel periodo della sua vita era un capitolo chiuso, non doveva permettere alla paura di frenarla e negarsi cose che avrebbero potuto renderla felice.
Non doveva permetterlo ai ricordi del passato ma neanche al pensiero del futuro.
Sapeva che quella era solo una situazione temporanea e che, prima o poi, Ben se ne sarebbe andato per la sua strada e lei per la sua. Tuttavia, perché non concedere al tempo di fare il suo corso, lasciando che le cose andassero come dovevano andare?
A distrarla dai suoi pensieri, fu il suono di un clacson.
Claire si voltò incuriosita, lanciando un’occhiata all’auto scura che stava rallentando presso di lei.
L’autista abbassò il finestrino e le sorrise.
«Posso darti un passaggio?»
«Ben!» esclamò sorpresa, felice di vederlo come se fosse passata un’eternità dall’ultima volta.
«Ciao, bimba»
Riecco quel soprannome.
Anche la sera prima, dandole la buonanotte per la seconda volta, lui l’aveva chiamata così.
Le piaceva.
«Sei in anticipo»
«Le riprese cominciano un po’ prima, oggi» spiegò lui. «Dai, sali»
Claire si chinò un poco in avanti, accostandosi all’orlo del marciapiede. «Sei gentile, ma non c’è bisogno che mi accompagni: un isolato ancora e sono arrivata»
«Sì, lo so, era per non farti fare la strada al freddo»
Claire sorrise dolcemente. «Sei un tesoro… Perché non scendi tu? Così facciamo un pezzo di strada insieme»
«D’accordo. Aspetta, parcheggio»
Ben rialzò il finestrino e si portò un poco più avanti.
Claire lo raggiunse con una piccola corsa, osservando ogni suo movimento: spegnere l’auto, far scattare le sicure, infilare il cellulare nella tasca del giaccone.
Poteva essere così splendido già di primo mattino?
Ben, a sua volta, si scoprì a studiare la figura di lei:
era di nuovo la Claire che aveva conosciuto. Niente trucco, i capelli raccolti, i jeans e le scarpe da tennis.
Semplicissima.
«Ti dispiace se ci fermiamo un momento qui?» disse lei, indicando un piccolo negozio di alimentari poco più avanti. «Devo prendere un paio di cose per Joseph. Faccio prestissimo»
Il campanello trillò quando varcarono la soglia del tipico mini market americano.
Claire salutò un ragazzo che stava sistemando della merce sugli scaffali e poi l’uomo brizzolato dietro la cassa.
«Ciao…Claire, giusto?» chiese questi.
Lei annuì. «Sì, stavolta è giusto»
L’uomo si rivolse a Ben. «L’altro giorno l’ho chiamata Caroline. Che figura…»
Il signore estrasse un sacchetto di carta marrone da sotto il banco, controllandone il contenuto.
«Dovrebbe esserci tutto. Se manca qualcosa, di pure a Joseph di chiamarmi»
«D’accordo, grazie mille»
Il signore posò il sacchetto sul banco, mentre Claire tirava fuori il portafogli.
L’uomo guardò di nuovo Ben, che attendeva educatamente appena dietro di lei.
«E’ il tuo ragazzo?»
Automaticamente, Claire e Ben si voltarono uno verso l’altra, aprendo la bocca per dire entrambi qualcosa.
«N-….»
«Ah…no» balbettò lei.
Silenzio. Poi, una breve risata nervosa da parte di tutti.
«Oh, scusate! A vedervi così ho pensato…sembravate…va bè. Salutami tutti, Claire»
«Senz’altro. Arrivederci»
Di nuovo in strada, i due ragazzi camminarono fianco a fianco, lanciandosi occhiate furtive di tanto in tanto.
E Claire iniziò a pensare…
Forse, le persone che passavano loro accanto, avrebbero potuto avere la stessa impressione del padrone del minimarket: forse, li scambiavano per una coppia.
Una coppia.
Lei e Ben.
«Mio Dio, sono in imbarazzo» confessò, tirandosi la sciarpa sul naso.
«Per quello che ha detto quell’uomo?»
«Sì. Questi sono i momenti in cui vorrei sprofondare»
Lui trattenne una risata. «Lo credo bene…Caroline…»
Dopo l’occhiataccia che lei gli lanciò, Ben rise davvero, prendendosi una botta sul braccio.
«Piantala! Non prendermi in giro!»
«Il nome ti dona»
«Mi piace il mio, grazie»
«Potrei decidere di chiamarti Caroline, d’ora in poi»
«Non ci provare!»
«Perché? Sarà il tuo soprannome»
«Ti tolgo il saluto, giuro!»
Arrivarono all’All the Perks continuando a stuzzicarsi scherzosamente. Il locale era vuoto, fatta eccezione per Joseph, appena apparso dalla cucina con un vassoio colmo di dolcetti dall’aria decisamente deliziosa.
«La tua spesa, Jo. Dovrebbe esserci tutto» disse Claire, posando il sacchetto sul banco.
«Ah, grazie, bravissima. Portala di là per favore. Ciao, Ben, è sempre un piacere averti qui da noi»
«Il piacere è mio» rispose lui, occhieggiando i dolci che Joseph stava sistemando nella vetrinetta del bancone. «Hanno un aspetto fantastico»
«Accomodati pure e scegli quello che vuoi»
«Grazie» Ben si tolse la giacca, prendendo posto sul solito sgabello. «Credo che questa mattina opterò per la colazione dolce»
Intanto, Claire corse sul retro a posare cappotto e borsa.
Joseph si rivolse a lei quando ritornò. «Siamo in ritardo sulla tabella di marcia»
«Vado a farcire gli altri?» chiese lei, finendo di allacciarsi il grembiule dietro la schiena.
«No, vado io, tu finisci di sistemare questi e servi la colazione a Ben. Ti chiamo dopo e ho bisogno»
«Come vuoi»
Joseph si mosse verso la cucina, fermandosi di colpo e chiedendo: «Poi com’è andata la serata?»
«Bene!» risposero i due ragazzi in coro.
«Bravi!»
«Bravi?» fece Ben, mentre lei scuoteva il capo.
«Non farci caso…Allora, stamani niente colazione all’inglese?»
«No, oggi no. Posso avere un espresso e, per cominciare, quel cup-cake al cioccolato?»
«Certo! Anzi, guarda: visto che sei il primissimo cliente, devi sceglierne uno per l’assaggio speciale, è la regola»
«Assaggio speciale?»
«Esatto» spiegò lei, aprendo la vetrinetta e posandogli il dolce al cioccolato su un piattino. «E’ una fissa di Joseph: alla prima persona che entra qui la mattina, concede un assaggio gratis di un dolce a scelta»
«Allora mi presenterò sempre in anticipo» disse Ben, dando il primo morso. «Buonissimo»
«Anche se non l’ho fato io?» scherzò lei, spostandosi verso la macchina del caffè.
Lui ammiccò. «I tuoi sono i migliori»
Claire gli posò davanti la tazza di caffè e lo guardò mangiare. Era davvero troppo bello poter vedere Ben nel quotidiano, in atteggiamenti spontanei.
«Non sapevo fossi così goloso»
«E’ colpa tua»
«Mia?»
Ben deglutì, annuendo. «Cucini dolci in modo totalmente diverso da quelli che sono abituato a mangiare, Non so se dipenda da che tu sia italiana o che. In ogni caso, adoro tutto»
«Adori me o adori i miei dolci?»
Lui rise. «Touché. Entrambe, comunque»
Si guardarono per brevi istanti. Claire fu la prima, come sempre, a interrompere il contatto visivo.
«Di sicuro, buon sangue non mente» disse, finendo di sistemare i cup-cake. «Non per vantarmi, ma noi italiani siamo i migliori in fatto di cibo»
«Sono d’accordo: la vostra cucina è una delle più buone al mondo»
«Modestamente…»
Ben sospirò e scosse il capo. «Non va bene, mi vizi troppo. Non entrerò più nei costumi di scena»
«Esagerato! E poi non ti sto viziando, ti sto solo prendendo per la gola»
Ben le regalò un ampio sorriso. «Ti sta riuscendo bene»
«Ci sto lavorando…»
In quel momento, la porta si aprì ed entrarono un paio di persone. I clienti cominciavano ad affluire.
Arrivò anche Lory, ovviamente insieme a Maddy. La bambina volle subito sedersi in braccio a Ben, che la tenne sulle ginocchia per un po’. Maddy lo chiamava ’il principe Ben’, cosa che lo faceva sempre ridere.
«Lo assumiamo come baby-sitter?» sussurrò Lory all’orecchio della cugina.
Claire servì un altro paio di caffè e poi ritornò da lui, tutto intento ad osservare la decorazione sul suo secondo cup-cake.
«E’ perfetto, sembra stampato sopra. E’ persino un peccato mangiarlo»
«Lo so. Joseph è un mago del decoro»
«Anche tu sei brava»
«Non quanto lui. Io sto ancora imparando. Non è facile come sembra»
Ben posò il dolce sul banco, continuando a guardarlo. Claire lo imitò.
«Lo mangio o non lo mangio?»
«Se non vuoi mangiarlo, lo rimetto via»
«Non osare...»
Ben alzò di scatto gli occhi e lo stomaco di Claire fece un salto mortale all’indietro.
Sì, forse era infantile reagire e sentirsi in quel modo, ma non poteva farci niente. Quell’uomo mandava in corto ogni sua funzione vitale.
«Allora?» gli chiese poi. «Lo mangi o no?»
«Sì, lo mangio»
Claire rise quando lui diede un enorme morso al dolcetto, quasi ingozzandosi.
«Non soffocare, però!»
Ben tossì un paio di volte, facendo gesti con le mani come a dire che non c’era da preoccuparsi.
«Mi scusi, signorina?» fece una voce seccata.
Ben e Claire si volsero contemporaneamente in quella direzione: un individuo con i baffi, gli occhiali e una cravatta annodata tanto stretta da dargli l’aria di un impiccato, li stava fissando con uno sguardo da gufo dietro le spesse lenti.
«Se ha finito di amoreggiare col suo ragazzo, mi servirebbe per piacere?».
E due… pensò lei, mentre prendeva l’ordinazione.
Ancora qualche minuto e Ben si preparò per andarsene.
«Oggi torni?» gli chiese lei, quando il ragazzo afferrò la maniglia della porta.
«Certo che torno. Come sempre»
Claire si morse un labbro. «Sai, Ben, ogni tanto mi capita di pensare che, a volte, magari non ti va di venire ma lo fai ugualmente per farmi piacere» confessò, titubante. «Non so perché…»
Lui aggrottò le sopracciglia. «Mi fa piacere vederti, per questo vengo sempre qui. Altrimenti non lo farei»
«Sì, lo so. Scusa…»
«Claire, se pensi che io sia rimasto infastidito dal fatto che ci hanno scambiato per una coppia, ti stai sbagliando»
Lei aprì e richiuse la bocca. «Non lo penso»
«Sì, e si vede»
Claire strinse le labbra e sospirò. «Ok, lo penso»
Ben la guardò attentamente, studiando le profondità di quegli occhi scuri, iniziando a conoscerli, a capirli.
Le sorrise in modo dolcissimo. Alzò una mano e l’allungò verso la sua testa, portandola dietro, tirandole la coda una volta, sbuffando una mezza risata.
Una specie di tacito, tenero rimprovero.
«Ciao bimba, ci vediamo stasera»
Lei lo salutò con lo sguardo, senza aggiungere nient’altro.
 
 
***
 
 
«Ma che bella espressione hai oggi» disse Katherine a Ben, dopo che la regista ebbe dato lo stop.
Lui si strinse nel giaccone. Stavano girando in esterno e la temperatura era scesa all’improvviso.
«Ho la solita di sempre»
«Mmm…no. Hai qualcosa…non lo so, sembri diverso. Ti è successo qualcosa di bello?»
Inconsciamente, il pensiero di lui corse a Claire.
Sorrise tra sé.
«Ho avuto una bella serata ieri, e una bella mattina»
«Oh, capisco…» Katherine assunse la tipica espressione di chi la sa lunga. «Centra una ragazza»
«Kate…»
«Sì?»
«Non iniziare»
«A fare cosa?»
«A vedere cose che non esistono»
«Non lo faccio. Ho solo notato che avevi una bella espressione, più felice, e mi chiedevo perché: ora lo so. Dai, dimmi chi è»
«E’ solo un’amica» si affrettò a precisare Ben. Poi sorrise di nuovo. «Ti ricordi di quella ragazza del locale dove siamo andati a pranzo il primo giorno…»
«Claire» disse Katherine annuendo. «Sì, certo che mi ricordo. Mi è rimasta impressa, era così graziosa»
«Sì, è molto dolce»
Katherine osservò gli occhi di lui illuminarsi. Sorrise a sua volta, dandogli una pacca sul braccio.
«Bè, Barnes, se ti fa avere questa espressione, esci con lei più spesso»
«Non c’è nulla tra me e lei»
«Uscire con qualcuno non implica farci coppia»
«No, lo so» bofonchiò Ben, sistemandosi la visiera del berretto.
Già, non erano assolutamente una coppia, lui e Claire, per quanto – per ben due volte nella stessa mattinata – qualcuno avesse insinuato il contrario.
Kate aveva ragione: stare insieme a lei lo faceva stare bene, lo distraeva, e non era un male.
Era inutile negarlo: la serata trascorsa era stata un rompighiaccio nel loro rapporto. Una scheggia sulla punta dell’iceberg, una fenditura che aveva cambiato qualcosa.
Da quando era andato a dormire la notte prima, a quando si era svegliato, il suo pensiero era stato per lei, per quelle ben note ma inaspettate sensazioni che aveva iniziato a provare.
Dormi e non ci penare, si era detto. Domattina la rivedrai e sarà tutto ancora come prima.
Sbagliato.
Rivederla aveva allargato la fenditura.
Quel mattino, le sensazioni erano tornate. Sensazioni che, di solito non si provano per un’amica...
Doveva smettere di andare al locale, allora?
No, perché?
Il fatto che potessero pensare che lei fosse la sua ragazza, lo infastidiva?
Assolutamente no. Dopotutto, non era vero.
Sì, lui piaceva a Claire, lo sapeva – si notava largamente – e anche a lui lei piaceva molto, ma non era un piacersi che comportava l’inizio di una qualche relazione.
L’idea di scherzare con lei, di flirtare ogni tanto, gli dispiaceva?
No. Al momento, non gli dispiaceva per nulla.
Finché non si andava oltre una battuta andava più che bene. Perché avrebbe dovuto privarsi del piacere di vederla?
Forse, stava facendo lavorare troppo il cervello.
In fin dei conti, gli era già successo altre volte: incontrare ragazze carine e piacevoli, uscire con loro... Ma non per quello vi aveva intrapreso una relazione.
 
 
***
 
 
«Santo cielo, Claire, mi hai fatto prendere uno spavento!»
«Non mi sono fatta niente»
«Lo so, lo so, ma…tutto quel sangue!»
Lory e Claire si trovavano in cucina, dove la prima delle due ragazze stava disinfettando la mano della seconda.
«E se ti recidevi un’arteria?»
«Oh, Lory, non fare la tragica come al solito»
«Non far finta di non esserti spaventata» l’ ammonì Lory.
«Sì, hai ragione, scusa. E’ stato solo un…»
«Ehi!» esclamò all’improvviso una voce ben nota ad entrambe.
Claire e Lory si voltarono: stagliato sulla soglia della cucina, c’era Ben.
«Ciao!» lo salutarono in coro.
«Che ti è successo?» fece lui, avvicinandosi al ripiano da lavoro, attorno al quale erano sedute le cugine.
Claire gli regalò un sorriso, come sempre, apparentemente tranquilla, mentre lui osservava preoccupato il profondo taglio sulla sua mano sinistra.
«Un incidente di percorso» spiegò la ragazza.
Ben era davanti a lei ora, e Claire dovette alzare un pò di più il capo per poterlo guardare in viso.
«Joseph mi ha detto che ti sei fatta male»
«No, è tutto a posto»
«Sei sicura? Sembra un brutto taglio»
«Ecco! Vedi?» fece Lory, le mani sui fianchi. «Lo dice anche lui»
Claire spostò il fazzoletto per controllare se il sangue si fosse fermato.
«Tienilo premuto ancora un po’» le suggerì Lory, mentre riponeva il disinfettante dentro la cassetta del pronto soccorso. «Te la lascio qui: più tardi fasciamo e incerottiamo. Ben, resteresti un momento con lei? Io devo andare di corsa a prendere Maddy dalla nostra vicina»
«Certo» rispose lui, togliendosi il giaccone e sedendo vicino a Claire.
Lory s’infilò il cappotto e li salutò entrambi. Senza farsi vedere da Ben, fece un cenno d’incoraggiamento alla cugina, la quale, a sua volta, le rivolse un cenno negativo col capo. Lory sbuffò e lasciò il locale.
«Che c’è?» domandò Ben incuriosito, vedendola scuotere ancora la testa.
«Nulla. Non dovete preoccuparvi tutti, non è il primo taglio che mi provoco in cucina»
Claire controllò di nuovo se il sangue avesse cessato di fuoriuscire.
«Non si ferma ancora» notò, impaziente.
Ben pose le mani sulle sue, delicatamente. «Premi più forte, si fermerà prima»
Rimasero un momento a fissare le loro mani intrecciate, a percepire il calore della pelle al contatto.
Era quasi rilassante.
Peccato che lei iniziò a sentirsi strana, a sentire un ronzio nelle orecchie.
«Sei un po’ pallida» notò lui.
Claire deglutì. «Mi passa, ora»
Ma dopo un momento, vide buio. Chiazze nere pulsarono davanti ai suoi occhi, i suoni ovattati.
Non svenne ma ci andò vicino.
Percepì il calore di un corpo, due braccia che la stringevano.
«Ehi, bimba? Claire?!»
«Non mi sento bene…» mormorò lei, stringendo il maglione di Ben all’ altezza del petto, la testa sulla sua spalla.
Non seppe per quanto rimase così, ma dovettero essere stati lunghi minuti poiché, quando il fischio nelle orecchie iniziò a scemare, sentì le voci di Lory e Joseph che dicevano qualcosa a Ben.
«La porto a casa» udì lui dire.
Tentò di protestare ma non ci riuscì.
Dopo un altro minuto, quando la vista le si snebbiò, si alzò in piedi, un braccio di Ben attorno alla vita. Le gambe molli, si lasciò trascinare fino alla macchina di lui, sedendo sul sedile del passeggero, arrivando fino a casa nel più completo silenzio.
Il più lungo da quando si conoscevano.
«Alla fine ce l’hai fatta a darmi un passaggio» mormorò, abbozzando un sorriso quando lui spense il motore.
Ben fece un sospiro. «Se fai battute, significa che stai meglio»
Lei annuì.
«Meno male. Mi hai spaventato, lo sai?»
«Scusa»
Rimasero seduti a fissarsi per qualche secondo. In seguito, Ben si slacciò la cintura e scese, facendo il giro dell’auto, aprendole la portiera. La seguì in casa, rimanendole vicino nel caso si fosse sentita di nuovo poco bene.
Claire gettò il cappotto e la borsa sulla poltrona, abbandonandosi poi sul divano.
Lui le sedette accanto. «Dove tenete cerotti e garze? Lory, mi ha raccomandato di fasciarti la ferita»
«Il sangue si è fermato» osservò lei.
«Non importa». Ben attese.
«Vado a prenderli io»
«No, tu resti seduta qui. Dimmi dove sono»
Claire strinse le labbra. «In bagno, nell’armadietto sopra il lavandino. Ma Ben…»
Lui si alzò e s’incamminò verso l’anticamera.
«Ben, non sai dov’è il bagno!»
«Lo trovo!» disse la voce di lui, da qualche parte nella casa.
Ben Barnes che girava per casa sua…da non credersi…
Incredibilmente, lui ritornò abbastanza in fretta, con un sorriso soddisfatto, una scatola di cerotti e una fascetta di garza tra le mani.
«Visto? Non era impossibile. Dammi la mano»
Lei obbedì. «Mi fai da infermiere?»
«Tenterò» disse Ben, prendendole la mano e girandovi intorno la garza un paio di volte.
Claire lo guardò in silenzio.
Non poteva sentirsi scombussolare in quel modo solo per un semplice...sfregamento di pelle.
Il fatto era che aveva sempre adorato anche le sue mani e...
Accidenti…
«Dimmi se ti faccio male»
«No» deglutì lei, nervosa per la troppa vicinanza.
Lui era chino in avanti, tanto che le loro fronti potevano sforarsi. Un ciuffetto di capelli scuri gli ricadeva sugli occhi in un modo assolutamente…
Perché non riesco a vederti in modo diverso?
Perché non riesco a essere tua amica e basta?
Ben strappò la carta del cerotto, mettendolo sopra la garza per fermarla. «Così credi che possa andare?»
«Sì, benissimo. Grazie mille»
Claire appoggiò la schiena al divano, lui fece lo stesso.
«Togliti il giubbotto, in casa fa caldo» disse lei, notando che ancora lo indossava.
«Cosa? Oh…giusto»
Ben lo posò accanto a quello di lei, sulla poltrona. «Ti prendo  un po’ d’acqua?»
Lei titubò. «Sarebbe gentile»
«I bicchieri sono…?»
«Nello scolapiatti, sempre sopra il lavandino. Però, Ben, non…»
Di nuovo, non riuscì a fermarlo: lui andò e tornò dalla cucina più svelto di un gatto.
Claire bevve, rendendosi conto solo in quel momento di avere la gola secca.
«Stai meglio?»
«Mi sento ancora un po’ strana»
«Ti infastidisce la vista del sangue?»
«Dipende. Quando è tanto sì»
«Come ti sei ferita?»
«Distrazione. Succede»
«Stai più attenta, potevi farti male sul serio»
«Lo so, mi dispiace» Lo guardò negli occhi. «Grazie, Ben»
«Ma di cosa» fece lui, un poco in imbarazzo.
«Di essere qui» rispose lei, lasciandolo stupito.
Era incredibile come, con poche parole, Claire riuscisse a dire tutto.
Ben le fece una carezza veloce sul viso. «Hai ripreso colore»
«Lo sai che non sono mai svenuta in vita mia?» disse lei, cercando di migrare su qualche discorso che la distogliesse dal moto di sensazioni che quel semplice tocco le aveva provocato.
Di nuovo.
Doveva decisamente darci un taglio...o magari no.
«Mai?»
Claire scosse il capo.
«E se fossi svenuta?»
«Ci saresti stato tu a prendermi al volo, come tutte le altre volte»
«Sul ghiaccio non ti ho presa, però»
«Sarà per una prossima volta, allora»
Ben fece un sorriso, mettendole un braccio intorno alle spalle.
Automaticamente, come se quel nuovo contatto la chiamasse, Claire piegò il capo e lo posò sulla sua spalla.
Rimasero entrambi immobili, ma era troppo bello stare così, non era proprio il momento di chiedersi se era giusto o meno, perché in quel momento lo era.
E non c’era altro, quindi non era un problema.
«Toglimi una curiosità» disse lei. «Perché mi chiami sempre bimba?»
«Ti da fastidio?»
«No. Mi piace. Mi pace più di Caroline»
Ben rise e Claire percepì la risata vibrare contro di lei.
«Ti chiamo bimba perché sembri piccola»
Lei sbuffò. «Ma non lo sono»
«No, lo so»
Ma sembri così…fragile a volte, pensò lui.
«Posso chiudere un attimo gli occhi?» mormorò Claire. «Solo un attimo»
Ben ripiegò il capo verso il basso per poterla osservare: lei aveva le palpebre abbassate, il volto rilassato.
«Certo che puoi»
Claire alzò un poco la testa. «Tu rimani qui?»
La voce di lei fu un sussurro e, per la prima volta, fu Ben a percepire un leggero brivido.
Ma fu come se un campanello d’allarme suonasse improvvisamente nella sua testa.
Le si era avvicinato troppo.
Stare con lei non doveva essere abbracciarsi sul divano, o accostarsi tanto da poter piegare il viso un poco più avanti per riuscire a…
«In realtà dovrei andare» gli uscì detto, anche se se ne pentì un secondo dopo, quando vide la delusione apparire negli occhi scuri di lei.
Claire si scostò subito, mettendosi a sedere dritta.
«Scusa. D’accordo, vai pure. Mi dispiace di averti fatto perdere tempo»
Ben si alzò lentamente in piedi. «No, non è questo, solo che…ho un impegno e…me ne sarei andato comunque prima del solito»
Lei annuì. «Certo. Va bene»
Claire lo guardò, un vuoto dentro il petto, mentre lui recuperava il giubbotto, dentro la cui tasca il cellulare aveva preso a squillare.
Ben lo studiò per un istante.
«E’ il mio agente. Devo…»
«Sì». Claire scese dal divano e lo accompagnò alla porta.
«Ci vediamo» la salutò lui, quasi senza guardarla.
«Buona serata, Ben. Grazie ancora»
«Non devi ringraziarmi. Ora torna dentro, fa freddo»
«Sì. Ciao»
«Ciao»
Quando Claire richiuse la porta, il cellulare riprese a suonare.
Ben osservò di nuovo il display, sul quale lampeggiava il nome di Jack.
Aveva mentito a Claire: Tyler non aveva affatto chiamato. Non c’era nessun impegno.
Era scappato.
Stava scappando.
Da lei.
Forse da sé stesso e da quello che iniziava a provare per lei.

Ignorando il senso di colpa, risalì in macchina e rispose alla chiamata.
 
 
 
 
Carissimi e pazientissimi lettori, rieccoci con Ben&Claire!!!
Stavolta il capitolo è decisamente lungo rispetto ai precedenti. E, nonostante io sia lanciatissima con questa storia, non riesco a scrivere quanto vorrei. Lo stesso mi accade con Night&Day, della quale ho un sacco di cose da far succedere e non vedo l’ora di regalarvi il nuovo capitolo, ma...il lavoro mi porta via tanto di quel tempo…T____T Le mie giornate dovrebbero essere fatte di 48 ore!
 
Ringraziamenti:
 
Per le seguite:
AmeliaRose, ChibiRoby, Fra_STSF, Halfblood_Slytherin, HarryPotter11, jess chan, JLullaby, Nadie, nuria elena, Queen_Leslie, Shadowfax, soffsnix, SweetSmile _joy,  _likeacannonball, _LoveNeverDies_
 
Per le ricordate:
Fra_STSF, Halfbood_Slytherin,  Suomalainen
 
Per le preferite:
Fra_STSF, Medea91h, _likeacannonball
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:
_Fedra_, Fra_STSF, Nadie, Shadowfax, _joy
 
Vi lascio ai commenti, ricordandovi però che potete trovare gli aggiornamenti di TWC e Night&Day su entrambe le mie pagine facebbook: Susan TheGentle Clara e Chronicles of Queen
la seconda interesserà soprattutto gli appassionati di Narnia, poiché si tratta di un gruppo creato per chi segue le mie fanfic sulle Cronache. Comunque, se volete farci ugualmente un salto...;)
 
Un grazie di cuore a tutti e tanti baci!!!
Susan♥
   
 
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