Fanfic su attori > Leonardo DiCaprio
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Autore: Leobsession    21/10/2014    1 recensioni
"In quel periodo stavo male, di amici ne avevo ma mi sentivo continuamente sola, non capivo il perchè, tutto andava male, non mi capacitavo di quello che stava succedendo.
Poi arrivó lui, e
credetemi, fu il mio punto di forza, ma nello stesso tempo la mia distruzione."
Genere: Fluff, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il suono della campanella era come Natale per gli studenti, voleva dire -Menomale, non ce la facevo più-
Non ero solita uscire dalla classe durante la ricrezione, ed anche quel giorno mi sedetti sulla finestra, guardando lo spazio all'aperto riservato ai fumatori della nostra scuola, tra cui anche Vale.
Poco dopo venne anche Sara, sorseggiando il suo solito cappuccino. Ah, quanto doveva amarlo, ogni giorno faceva una corsa incredibile per giungere prima alle macchinette, in modo da non dover fare la fila. Ci riusciva sempre.
Io continuavo a guardare fuori. Era una bella giornata,fredda ma il sole di certo non mancava.
Una di quelle giornate da lunghe e larghe felpe.
Per noi però non lo era, nel modo più assoluto.
La mamma di Katherine era morta la stessa notte per un tumore al cervello scoperto troppo tardi. Noi non sapevamo che dirle, ma la chiamammo e le porgemmo le nostre più sentite condoglianze.
Era in lacrime, e mi ricordo di aver pensato in quel momento, che se mia mamma fosse morta forse non mi avrebbe fatto tutto quell'effetto. Poi mi rimangiai subito quelle parole, che neanche avevo detto, ma avevo pensato; non potevo saperlo.
Io continuavo a fissare fuori, Sara a sorseggiare il suo cappuccino.
D'un tratto si voltò di scatto e mi rivolse la parola
-Ti piace ancora?-
Capii immediatamente a chi si riferiva, e immediatamente gli dissi di no, nella maniera più assoluta. Insomma mi aveva tradita, sì e no, con tutte le ragazze di quella scuola, e dopo una settimana cercava ancora delle scuse per giustificarsi.
Raccontava stronzate sul mio conto. Tutta la scuola credeva ch'io fossi una poco di buono, ma Sara mi tranquillizzava. Diceva che era facile capire che non lo ero.
La campanella suonò di nuovo, ma questa volta stava a dire -Oh, no, aiuto-
La classe si riempì piano piano di 24 alunni, pronti ad affronatre ancora tre ore di materie classiche, forse motivati dal fatto che era Venerdì, e avrebbero avuto due giorni di vacanza.
Klaudio riprese il posto vicino a me, e continuò a raccontarmi le sue solite storie, che erano un buon rimedio contro la noia.
Io lo ascoltai, accennando in certi momenti, dei piccoli sorrisi.
La campanella suonò di nuovo, e questa volta era di nuovo -menomale-
Salutai tutti, infilai le mie cuffiette e mi incamminai verso casa.
D'un tratto sentii una mano prendermi per un braccio e bloccare la mia camminata. Era Vale, di nuovo.
Ricominciò con le sue banali giustificazioni, ma io neanche lo ascoltai.
Mi rimisi le cuffiette e proseguii a ritmo della musica che stavo ascoltando.
Era passata una settimana e già volevo buttara via i sei mesi passati con lui, e lui in sè e per sè.
Cercavo di farlo e stavo riuscendo nel mio intento.
Arrivai a casa e per la prima volta non ebbi paura ad aprire la porta: i miei non c'erano.
Pranzai e mi gettai sul divano, come fosse la mia unica salvezza, e forse lo era.
Dopo pochi minuti ad interrompere i miei momenti di relax fu il campanello. Ecco, il suono del campanello era diverso da quello della campanella scolastica, voleva dire -siamo tornati, ancora litigi- e ancora urla, e ancora brutte parole, e ancora bestemmie, e ancora alcool, e per me ancora tanto coraggio.
Mi alzai e andai ad aprire la porta. Neanche mi accertai che fossero loro, mi precipitai subito a salire le scale.
Ma subito dopo sentii una voce a me estranea dire -bhè, che modi sono questi?-
Sobbalzai, mi voltai, irrigidii e sgranai gli occhi. Davanti a me non c'erano i miei, ma un ragazzo. E io non sapevo chi fosse.
   
 
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