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Autore: MaryMatrix    18/10/2008    5 recensioni
In passato li abbiamo visti lottare per le loro vite.
In passato li abbiamo visti compiere azioni rocambolesche.
In passato li abbiamo visti sorridere. Combattere. Uccidere.
Adesso è il passato che li vuole.
Perché forse
le loro azioni
non sono state
quello che sembravano.
ANNA, la ragazza forte e orgogliosa.
GEREMIA, il bellissimo ragazzo che ha rischiato la vita per farla ricca
STUB, il killer che l'ha salvata.
E' il passato che li pretende.
E' il passato che li chiama.
E' il passato che li avrà.
Genere: Romantico, Azione, Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 15

O Fortuna

      ... and a bottle of rum!

 

Capitolo 15:
Once Upon a Time

(dedicato a Mary, perché sappia che per me lei è sempre la migliore)

PRIMA DI LEGGERE IL CAPITOLO ANDARE IN FONDO APPENA PRIMA DEI RINGRAZIAMENTI E LEGGERE GLI AVVERTIMENTI IN ROSSO

Antonella non era rientrata nelle prigioni.
Sveva si stava seriamente preoccupando: la sua mente non riusciva a pensare ad altro che al peggio. La vedeva morta durante le peggiori torture, morta e basta, velocemente, nella migliore delle ipotesi. E il terrore che dopo Antonella sarebbe toccato a loro la colse. Era il sole rosa dell'alba che le illuminava le lacrime, gocce di disperazione che le solcavano il viso.

Isabella ed Anne si erano addormentate infine e sembrava che non si sarebbero svegliate troppo presto.
Per un momento Sveva temette che Isabella sarebbe stata comunque condannata, quella mattina. Chissà, forse una bella impiccagione di gruppo.
Rabbrividì al pensiero: sapeva che per morire per mezzo dell'impiccagione occorrevano almeno 8 minuti... 8 minuti durante cui ogni singola costola doveva staccarsi dalla colonna vertebrale. 8 minuti di dolore assoluto. Ma forse lei sarebbe stata fortunata. A lei forse l'osso del collo si sarebbe rotto subito, nel momento in cui veniva azionata la forca.

- Tranquilla Sveva. - Allison era sveglia. Sembrava perfettamente rilassata. - Non ci uccideranno. - lo disse come se la sua non fosse stata una speranza ma una semplice constatazione della verità.

Sveva però la guardò impaurita, per niente convinta. - Come fai a dirlo con certezza? Antonella non è tornata. -.

Allison sorrise. - Non è noi che Lavinia vuole. Noi siamo solo l'esca che attirerà qui i tre pesci: Anna, Mary e Stub. E nella pesca l'esca resta in vita finché il pesce non abbocca. -.

Sveva si fermò a riflettere. - Allie... nella pesca c'è anche un pescatore... -.

- Lavinia e Rogers. - spiegò Allison. - Quello che ti sfugge è un altro elemento fondamentale della pesca. -.

- La canna. - esclamò Sveva automaticamente.

- Hai fatto centro tesoro. - Allison le fece il segno dell'ok. - La canna è quell'oggetto che è nelle mani del pescatore, ma ha in mano sua sia l'esca che il pesce. In gergo la canna è un doppiogiochista: può portare il pesce nelle mani del pescatore. In quel caso muoiono sia il pesce sia l'esca. Ma può anche non portare il pesce al pescatore: l'esca e il pesce si salvano ma la canna non ha chances. -.

La bionda-quasi-bianca cominciava a capire. - Stai cercando di dirmi che Antonella... -.

- Sì. - rispose Allison. - Probabilmente Lavinia le ha detto di portare qui Anna, Mary e Stub, ricattandola con una di noi esche. -.

Allison sembrava una vera esperta, Sveva la guardava ammirata: era stata brava a spiegarle la faccenda. Ciò però non toglieva il fatto che il rumore dei battiti del suo cuore proveniva dalla gola, e che questa non era una cosa normale.

- Cosa credi che faccia Antonella? -.

- Quello che di solito fanno tutti. - rispose Allison. - Il doppio gioco. -.

- Ma così lei... lei... -.

- Antonella si getterebbe nel fuoco per Stub. - rispose Allison, seriamente. - Non credo voglia bene a qualcuno tanto quanto ne vuole a lui. In ogni modo non devi preoccuparti per lei: quelli che fanno il nostro mestiere hanno sempre un piano B, e un asso nella manica. -.

E come a voler confermare le sue parole in quel momento si tirò su la manica sinistra della camicia. Sul braccio vi era, invisibile, una piccola cicatrice.

Sveva la guardò orripilata. - Che hai fatto? -.

Allison ampliò il suo sorriso. - Ho preparato il piano B. -.

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Anna era nella camera da letto e stava leggendo le lettere. Come Stub, nemmeno lei poteva credere al salvataggio.
Era inoltre emerso che era stata Lavinia ad avvertire Branzetti dell'arrivo di Mary e Nelly nel futuro.

Mary e Stub stavano mangiando: di solito l'oste non permetteva a nessuno di portare la colazione in camera, ma per Mary aveva fatto un'eccezione. Questa aveva inoltre notato che la taverna si era riempita e ne aveva attribuita la causa all'azione di liberatrice di massa di Allison, la sera prima.

- Dobbiamo andarcene. - decise infine.

- Dove? - domandò Anna.

- Sulla nave. - rispose Mary. - Dobbiamo prendere il largo e tornare quando avremo un piano. -.

- Cosa? - Stub la gelò con lo sguardo.

Ma lei non fece una piega: uno sguardo, per quanto terribile che fosse, non era sufficiente e fermare Mary Read. - Hai capito benissimo. Allison ieri sera ha svuotato le prigioni. I pirati sono qui nella zona del porto e Rogers ha già cominciato le ricerche se non è stupido. E non lo è. -.

- I nostri compagni... - provò ad obiettare Anna.

- Sono perfettamente al sicuro. - fu Stub a rispondere in modo concentrato. - Sono le esche e non li uccideranno. -.

- Vero. - confermò Mary. - E dovete tener conto che prima di condannarli a morte occorre svolgere un processo. Un processo non si fa in una notte. -.

A quelle parole Stub sembrò decisamente sollevato. Anna invece non lo era per niente. Era una tipa da cose veloci lei: avrebbero dovuto colpire in quel momento in cui il nemico era più debole., non temporeggiare. Provò ad esporre quella sua teoria ma Stub la interruppe.

- Il punto è - replicò Stub. - che in questo momento siamo noi i più deboli. Tutti i nostri uomini sono rinchiusi. Dentro. -.

- Appunto. - insistette Anna. - Dovrebbero cercare di colpire da dentro. Dall'interno. -.

Ma anche lei sapeva che era impossibile. Dovette infine rassegnarsi.
Mary pagò il conto e tornarono sullo William. Ad attenderli sul ponte c'era una sorpresa. Antonella.

Stub non se l'aspettava. Rimase come pietrificato. Antonella aveva uno sguardo duro negli occhi. Uno sguardo che diceva più di mille parole. O che perlomeno ne diceva una: "canna". Stub si avvicinò a lei con dei passi lunghi e svelti e la afferrò per un braccio. - Dobbiamo parlare, non ti sembra? -.
Lei annuì.
Anna fece per raggiungerli ma Mary la fermò, mettendole la spada davanti. Anna la guardò malissimo. - Che fai? -.

- Lascia che parlino. - Mary rinfoderò la spada. - Intanto vieni che ti mostro come si usa un timone. -.

E mentre le nostre due eroine erano sul ponte, Stub aveva trascinato Nell fino alla stanza di Mary e Anne. Chiuse la porta e si appoggiò sopra. - E così Lavinia ha scelto te come canna. -.

- Avevi qualche dubbio? -.

- Avevi qualche piano? -. 

Antonella scosse la testa. Non aveva nessun piano. Stub si fermò a guardarla, seduta sul letto a testa bassa. Era bella sua cugina. Era giovane. Era pur sempre una ragazza, per quanto facesse la dura. E Stub le voleva bene perché Antonella quando lui aveva avuto bisogno di aiuto c'era sempre stata. lo aveva sempre appoggiato. Avevano combinato tante sciocchezze insieme. Erano cresciuti insieme.
Si ricordò della tristezza che aveva provato quando Antonella gli aveva detto a 13 anni che avrebbe dovuto trasferirsi in Brasile. Si ricordò della prima lettera di Antonella, che sosteneva che le mail erano prive di personalità: gli parlava della sua nuova sistemazione e del nuovo amico che aveva trovato: Thomas. Che era sempre uguale.
E poi era cominciata la loro carriera... e così si ricordò anche che quella era la prima volta che Antonella faceva la canna.
Le si avvicinò e si chinò sulle ginocchia, come una rana. Prese le mani della cugina fra le sue. - Stai tranquilla Antonella. - cercò di rassicurarla. - Ci sono io con te adesso. -.

Antonella alzò lo sguardo per guardarlo negli occhi. - Non puoi pensare a tutti. Occupati di tua madre e di lei. - pronunciò con odio quell'ultima parola, alzandosi.

- Non devi avercela con lei. -.

- Ah no? E' colpa sua se adesso siamo in questa situazione! -.

- Questo non è vero! -.

- Sì, invece! Tutto questo non sarebbe mai successo se tu l'avessi uccisa quando ti era stato detto di farlo! -.

Si stavano scaldando. Poche volte era successo ai due cugini di litigare... però in quel periodo accadeva spesso.

- Io non potevo ucciderla! Tu non capisci! -.

- No hai ragione non capisco! Non posso capire perché adesso Thomas, tua madre e tuo fratello, tuo fratello!, siano chiusi in delle squallide prigioni!! Io so soltanto che in questo momento tutte le persone a cui voglio bene rischiano molto e che io sono una canna! Non chiedermi di capire perché tu permetta che accada tutto questo. -.

- Perché io la amo! - stavano urlando. - Non ne ho mai trovata una come lei! -.

- Tu mi parli di amore? - Antonella lo spinse piuttosto violentemente. - Tu hai il coraggio di parlare di amore? E l'amore per tua madre, per me, per tuo fratello, per la tua famiglia? Che mi dici di quello? Lo stai calpestando Stub! Dai a Lavinia quello che vuole e fatti ridare indietro tutti quelli a cui vogliamo bene e torniamo a vivere la vita di prima. Consegna Anna. -.

- Consegna me allora. - concluse Stub, abbassando il tono della voce. - Dai tu a Lavinia quello che vuole, prendimi e portami da lei. Sono qui Antonella e non opporrò resistenza. -.

- Non dire sciocchezze. - replicò Antonella, tornando lucida. - Sai che non ti consegnerei mai. -.

- Perché no? In fondo sono in prigione Thomas e tua zia. E' come hai detto tu. -.

- Sei ingiusto adesso. Non è la stessa cosa. Tu sei come il fratello che non ho mai avuto Stub. Non ti consegnerò. E soprattutto non risolverei nulla facendolo: non è te che Lavinia vuole e non è te che Rogers vuole. Ma resta comunque il fatto che scendere a dei compromessi non è una cosa stupida: ti ricordo che non abbiamo un piano. -.

L'espressione di Stub si contrasse come se si fosse appena reso conto di una cosa ovvia. - Per forza, sprechiamo il nostro tempo a litigare. - estrasse fuori un coltellaccio da un cassetto. - E comunque non è vero che non c'è un piano. Un piano c'è sempre. - e col coltello in mano andò contro Antonella.

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Nella prigione non c'era nulla di appuntito e Allie doveva assolutamente aprire quella cicatrice. In un ultimo disperato tentativo guardò le unghie di Sveva: appuntite e perfettamente curate. In effetti Sveva era una di quelle ragazze che alle unghie ci teneva particolarmente: per lei era manicure obbligatoria una volta a settimana. Il fatto era che ormai era passata ben più di una settimana dall'ultima manicure e le unghie ormai erano diventate molto lunghe e molto taglienti.

- Puoi darmi una mano? - domandò Allison.

- Certo. - rispose Sveva. - Che cosa devo fare? -.

- Darmi una mano. - ripeté la prima.

Sveva si rese conto che il senso di quella frase era letterale, quindi le porse la mano. Allison la prese: odiava tagliarsi le cicatrici da sola, tuttavia allineò le 5 dita di Sveva e con un colpo secco di quelle lunghe armi improprie la cicatrice cominciò a sanguinare.

Sveva rabbrividì, ritraendo la mano, sporca di sangue. - Perché l'hai fatto? -.

Allie non rispose e si tirò fuori dalla cicatrice quello che sembrava un piccolo microfono di 5 cm. Sveva strabuzzò gli occhi: poteva essere possibile?
Allison scoppiò a ridere sotto lo sguardo di lei. - Sì, è un microfono. L'agenzia ne cuce dentro almeno uno ad ognuno di noi. Servono per essere usati in casi come questi, in cui non hai altre armi a disposizione. - spiegò. - Il brutto è che non possono essere utilizzati più di una volta: il loro materiale e i loro circuiti sono piuttosto leggeri dal momento che devono cucirceli addosso. Senza contare che sarebbe piuttosto antigenico ricucirli dopo averli esposti all'aria aperta e alla polvere. -.

- Sono usa e getta. - constatò Sveva.

- Esatto. - confermò Allie. - E la parte divertente è quella del getta. - sorrise.

- Che vuoi dire? - Sveva si insospettì.

- Ti sarà chiaro non appena mi sarò messa in contatto con Thomas. -.

Dopodiché cominciò a sistemare quei circuiti in modo da mettersi in contatto con Thomas. - Tom... Tom... Tom, vuoi rispondermi una buona volta? Tom! -.

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Qualche minuto prima, nella cella dei ragazzi...

I pirati avevano dormito quella notte. Masky era crollato addormentato, troppo stanco per resistere. Tom credeva di avere la febbre... doveva tornare nel futuro, subito, per essere sicuro che non si trattasse di tetano. L'unico che era rimasto sveglio era Federico. Per qualche strano motivo non riusciva a dormire. Aveva vegliato su Tom tutta la notte, non era riuscito a chiudere un occhio. Si chiedeva dove fosse Sveva in quel momento e dove fosse Anna. Si tranquillizzava un po' nel sapere che probabilmente c'era Stub con lei in quel momento dovunque lei fosse.
Era un assassino ma era pur sempre un ragazzo in gamba, questo doveva ammetterlo.

Quanto a Federico voleva solamente tornare nel futuro... pensò che in quel momento che i suoi amici in quei giorni si vedevano ogni giorno per gli allenamenti di basket... la stagione si sarebbe aperta subito dopo le vacanze di Natale e lui aveva saltato molti allenamenti. Pensare alla sua squadra lo fece sentire incredibilmente a casa e giurò a se stesso che mai più di sarebbe lamentato di un allenamento troppo duro.

Geremia fu il primo a svegliarsi. - Federico! - si stupì di trovarlo sveglio. - Hai delle occhiaie terribili. -.

- Non ho dormito. -.

Il biondo annuì e sbadigliò, stiracchiandosi. - E adesso possiamo anche pensare ad un modo per uscire di qui. - notò che Thomas aveva i brividi.

- Che ha? -.

- Ha la febbre. - spiegò Federico. - Deve tornare nel futuro il prima possibile. Credo che si sia preso il tetano. -.

- Non credo. - replicò Geremia. - Il tetano colpisce i muscoli... poi causa una distorsione della faccia, il Riso Sardonico, se non ricordo male... in pratica... -.

- So cos'è il Riso Sardonico. - Federico si stava seccando. - Significa che la faccia assume un aspetto simile a quello della iena. Il fatto che abbia la febbre comunque non significa che non abbia problemi ai muscoli. -.

Thomas col tetano sarebbe stato un bel problema. Era l'unico che aveva praticità con le armi moderne e soprattutto con i fucili. Non ce l'avrebbero mai fatta senza di lui, lo sapevano bene entrambi.
Il sole che penetrava dalle sbarre andò a posare i suoi raggi proprio sul volto di Thomas che si svegliò, mugolando.

- Come ti senti? - domandò Federico.

Lui non ce la fece a rispondere. Tremava. Aveva freddo. Aveva un gran febbrone. - I...i... i miei... -.

"Non dire muscoli, non dire muscoli, non dire muscoli..." stava pensando Federico.

- ... muscoli... non ri... ri... esco a muovere i... i... mu-muscoli... -.

Geremia velocemente si tolse la sua maglia e la posò sul corpo di Thomas rimanendo a petto nudo e Federico fece lo stesso: non era molto come coperta ma forse riusciva a fare un po' più di caldo. - Stai tranquillo. - cercò di rassicurarlo Federico. - Non è nulla. Solo stanchezza probabilmente. Tu pensa solamente a dormire, a trovare un modo per uscire ci pensiamo noi. -.

- I-io... ho... il mo-modo. - Tom prese un coltellino svizzero che era riuscito a nascondere alle guardie nascondendoselo tra i capelli. Quindi senza pensarci troppo di tagliò il braccio. Uscì del sangue e insieme a quello uscì anche un microfono. E dal microfono si sentiva la voce di Allison che chiamava Tom.

Thomas però non ce la faceva a parlare e Geremia velocemente prese il microfono, che si utilizzava più o meno come un telefono. - Allison. -.

- Geremia? - la voce di Allison era incerta.

- Sì, sono io Allie. - confermò. - Si può sapere cosa sono questi cosi? -.

- Non sono la tua tutor. Passami Tom. -.

- Tom ha la febbre alta. E gli fanno male i muscoli. -.

- Dimmi che non è tetano. -.

- Come possiamo esserne sicuri? -.

- Ci mancava solamente questa. Lui lo sa? -.

- Con che cuore dovremo dirglielo? -.

- Intanto pensiamo ad uscire di qui. Voi come state? -.

- Qui tutto bene. Dormono tutti. -.

- Ieri sera hanno preso Antonella. - lo informò Allison. - Credo che l'abbiano mandata da Stub per portarlo qui con Anna, ma ancora nessuno si è visto. -.

- Anche loro hanno un microfono? -.

- Certo... anzi non mi stupirebbe se proprio in questo momento Antonella stia cercando di mettersi in comunicazione con noi. -.

- Beh... in un certo senso. - era la voce di Stub che aveva fatto irruzione nella conversazione.

- Questo pazzo mi ha fatto prendere un colpo! - protestò Antonella. - Mi si è praticamente slanciato addosso col coltellaccio per fare un piccolo taglio sul braccio. -.

- Non è questo l'importante. - replicò Stub. - Come state? -.

- Qui nella cella di noi donne tutto bene. - rispose Allie.

- Thomas ha la febbre. - Geremia informò Stub sugli aggiornamenti.

- Forse il tetano. - precisò Allie.

- Che cosa? - la voce di Antonella era incredula.

- Tu come stai Antonella? Tutto bene? - le domandò Geremia.

Antonella raccontò della conversazione che aveva avuto con Lavinia e Geremia l'ascoltò molto attentamente. Dovevano fare veloce a inventarsi un piano.

- Io ne ho uno. - disse Stub. - Attaccheremo stanotte. Antonella mi porterà da Lavinia. Antonella sicuramente sarà sbattuta in cella di nuovo. A quel punto, Allison, tu userai la funzione "getta" del microfono. Il microfono che adesso hai in mano Geremia si illuminerà di rosso. A quel punto lancialo sulla porta. Io farò altrettanto. E ci ritroveremo alla nave. -.

- Per me va bene. - accettò Allison. - Così salviamo anche la canna. -.

- Non credo di avere niente in contrario. - il piano sembrava piacere anche a Geremia. - E con Thomas come facciamo? Non riesce a muoversi. -.

- Dì a Fenis di portarlo, è forte. Una volta fuori di qui torneremo nel futuro, subito e lo faremo curare. - spiegò Allison. - Vero Stub? -.

- Vero. -.

Rimasero d'accordo in quel modo e tutti chiusero la conversazione. Non avevano più nulla da dirsi.
Stub si mise in tasca il microfono e guardò il braccio della cugina che ancora stava sanguinando. Prese un ago e cominciò l'opera di ricucitura. Antonella lo guardava mentre era concentrato.

- Stub... -.

- Sì? -.

- Mi dispiace per prima. - si scusò. - Non so che mi sia preso. -.

Stub scosse la testa. - Non è colpa tua. Non è colpa di nessuno Nelly. -.

- Sono stata insensibile. Ti ho detto delle cose orribili. -.

- Mi hai detto quello che pensavi. Se c'è qualcuno che deve chiedere scusa sono io. Chi sono io per criticare quello che pensi? -.

Stub ripose l'ago e si staccò un pezzo della manica della camicia per bendare il tutto. Antonella lo aiutò. - Grazie. -.

Lui sorrise scompigliandole i capelli. - Dai, adesso dobbiamo fare delle prove... stasera da Lavinia dovremo essere degli attori impeccabili. -.

E mentre all'interno della nave si facevano piani di evacuazione sul ponte Anna aveva appena imparato come usare un timone: Mary era molto soddisfatta. - Dai Anna adesso aiutami a issare le vele. -.

Dalla nave la vita al porto sembrava scorrere frenetica. Era come se il tempo si fosse fermato, stare su quella nave, fare la pirata, era per Anna come stare sul suo surf, sul suo mare, e al diavolo il resto. Si scordò di tutto, di Stub, del fatto che era nel passato, di suo cugino e della sua migliore amica rinchiusi in una prigione. Si scordò persino di Mary che le lanciava ordini e cominciò a camminare come rapita verso l'estrema poppa della nave, parte della nave che dava verso il mare.
Mary la raggiunse visibilmente contrariata da quella sua iniziativa, ma subito il suo cipiglio severo si placò non appena vide l'espressione rapita di Anna.
- E' meraviglioso, vero? - le domandò.

Anna annuì. - Sei davvero fortunata Mary. Vivi in una casa galleggiante, sei in una grande famiglia, sei completamente libera come il mare che è sotto di noi in questo momento. -.

- Già. - ammise Mary. - Sono una donna fortunata. E soprattutto libera. - fece una pausa. - Ma non è stato sempre così. -.

Anna la guardò curiosa. - No? -.

- No. - rispose lei. - Ma la mia è una storia lunga. -.

- Abbiamo molto tempo. - Anna si mise a sedere sul parapetto in legno del vecchio William e invitò Mary a fare altrettanto. La pirata si mise a seduta accanto a lei e cominciò la sua storia.

Una donna si aggirava preoccupata per una stanza, mentre si portava le mani al ventre. Guardava quella stanza e si sentiva rinchiudere: quella non era casa sua e il frutto del suo ventre non era del proprietario della casa. La mente della donna si fermò a immaginare suo marito... partito per un viaggio in mare non era ancora tornato, non si avevano sue notizie. Probabilmente era morto.
E lei era lì in casa dei genitori di suo marito col figlioletto che non aveva nemmeno un anno e con un'altra creatura che stava per nascere. Ma che non era del marito. Non sapeva di chi fosse. O se lo sapeva non ne fece mai parola con nessuno.
"Devo trovare una soluzione" pensava la donna. E una soluzione fu quella che le venne in mente in quel momento: decise che sarebbe andata via da quella casa, che sarebbe andata con degli amici in campagna.
Non perse tempo e si congedò ufficialmente dalla famiglia che però avrebbe dovuto continuare a mandare una somma per provvedere al piccolo.
Purtroppo però anche il figlioletto morì. E la bambina nacque. Era il 1690. Il luogo era Plymouth.
Per tre-quattro anni madre e figlia vissero in campagna, finché il denaro della donna non fu quasi del tutto esaurito.
La donna decise così di tornare a Londra in cerca di fortuna: era convinta infatti che la madre del defunto marito, sua suocera, avrebbe provveduto ben volentieri alle spese per mantenere il nipote.
"Se solo tu fossi un maschio..." pensava la donna quando guardava Mary.
Doveva almeno provarci. Doveva provare a spacciare Mary per un maschio agli occhi di tutti, in particolare della suocera.
E fu proprio sotto le mentite spoglie del figlio morto che la donna presentò Mary alla suocera; questa era un'esperta, ma nonostante questo cadde nell'inganno ordito dalla donna.
- Provvederò io a lui. - concluse l'anziana signora puntando il dito contro Mary. - Vivrà con me e non gli mancherà nulla, gli garantirò un'educazione di cui possa andare orgoglioso. -.
- No! - esclamò la donna. Vivendo insieme a Mary avrebbe capito subito l'inganno, quindi si inventò una scusa. Abbracciò Mary. - Non potete portarmelo via. E' mio figlio. Mi si spezzerebbe il cuore, sicuramente non vivrei. - provò a simulare anche qualche lacrima per rendere il tutto più credibile.
La suocera la fissò molto attentamente e poi guardò Mary. - Come vuoi. - concluse. - Ma io vi passerò una corona la settimana per il suo mantenimento.
E questi furono i patti.
Mary crebbe, ricevendo un'educazione da maschio, adottando gli usi da maschio... si può dire che di femminile nella sua infanzia Mary avesse ben poco. Quando raggiunse un'età ragionevole per poter avere del giudizio sua madre le raccontò il segreto della sua nascita e le spiegò il perché dovesse mantenere segreto il suo vero sesso.
Un brutto giorno la suocera della donna morì, pertanto Mary e sua madre non avevano più una corona alla settimana: le difficoltà aumentarono e la donna fu costretta a mandare la figlia a prestare servizio come valletto da una signora francese. Mary aveva 13 anni a quel tempo.
Non prestò servizio a lungo lì: la sua indole era coraggiosa e audace, il temperamento vagabondo...

- Mark!!! - chiamò la vecchia signora con fare imperativo. - Mark! Il tè! -.
Quel giorno la signora francese aveva delle ospiti e odiava aspettare che fosse servito del té: soprattutto odiava la lentezza e la svogliatezza con cui il suo valletto Mark adempiva agli ordini.
Il valletto in questione stava per entrare nella stanza con il servizio per 6 d'argento, entrando non poté evitare di sbuffare: che cosa ci faceva lui lì? Quello non era il suo posto. Posò il té senza dire una parola, in modo da non poter far dire da nessuno che non sapeva stare al suo posto.
Uscì dalla sala, sbattendo la porta.

- Possibile che sia questo quello che dovrò fare nel futuro? - di rivolse al domestico che stava sistemando la cucina.

Il domestico guardò quel ragazzino scotendo la testa. - Sei troppo svogliato Mark! - lo rimproverò. - Non sarà un grande lavoro però ci permette di vivere. -.

- E' noioso. Io non sono nato per obbedire agli ordini degli altri! -.

- E per cosa saresti nato Mark? -.

- Io... non lo so. - fu infine costretta ad ammettere Mary. - Ma sicuramente non per portare il té alle signore. Io non riesco a credere come tu abbia potuto rassegnarti a questa vita. -.

- Io ho una famiglia da mantenere. -.

Mary sospirò. Si sentiva incompresa. - Sentì mai la sensazione come se ti mancasse qualcosa? Qualcosa come l'avventura? Qualcosa che possa farti sentire davvero importante e che ti permetta di dimostrare davvero quello che vali? -.

- Tu puoi farlo Mark. Sei giovane ed è giusto che tu sogni. -.

Mary fu così costretta a continuare a lavorare come valletto finché le sue aspirazioni non presero una forma più determinata, finché un'idea non si insinuò nella sua mente...

- Cosa vuoi fare figlia mia? - sua madre era trasalita alla notizia.

- Avete compreso perfettamente madre. Mi sono arruolata su una nave da guerra. -.

- Mary come farai col tuo segreto? -.

- Come ho sempre fatto madre. Continuerò ad essere Mark... posso essere Mark ma non posso essere un valletto. -.

Irremovibile, Mary aveva preso la sua decisione. Prestò servizio sulla nave da guerra per qualche tempo e poi decise che era tempo per lei di ritirarsi. Aveva bisogno di aria nuova e quindi andò nelle Fiandre come cadetto in un reggimento di fanteria. Qui si distinse per valore e audacia nei combattimenti, ma questo non le fu sufficiente per ottenere un grado, che in genere a quell'epoca venivano venduti. Abbandonò dunque il servizio e passò alla cavalleria: e si comportò talmente bene nelle battaglie da guadagnarsi la stima di tutti gli ufficiali. Ma si innamorò di un suo camerata, un Fiammingo: Mary cominciò a trascurare le armi, ad affrontare pericoli che non le sarebbero toccati solo per stare vicino a lui, andava di pattuglia quando non era il suo turno. Si credette che Mark fosse impazzito, e lo stesso Fiammingo era dello stesso parere. Ma vivendo entrambi nella stessa tenda non fu difficile per Mary fargli scoprire il suo vero sesso facendo sembrare la cosa casuale.
Inutile dire che lui apprese la novella con non poco compiacimento, credendo che avrebbe avuto un'amante tutta per sé. Si sbagliava di grosso: Mary si mostrò riservata e modesta e resistette ad ogni suo attacco. Si insinuò a tal punto nell'animo dell'uomo che questo cambiò completamente idea: la voleva come sposa. E lei lo voleva come sposo.
La campagna finì e il reggimento si ritirò infine nei quartieri d'inverno: con il denaro che erano riusciti a mettere insieme comprarono degli abiti da donna per Mary e si sposarono pubblicamente. Il loro matrimonio suscitò molto scalpore e diversi ufficiali spinti dalla curiosità assisterono alla cerimonia e convennero di fare ciascuno un piccolo dono alla sposa per le necessità domestiche, dal momento che era stata loro commilitone.
Dopo il loro matrimonio l'unica cosa che volevano era ritirarsi dall'esercito e tentare la fortuna nel mondo: ottennero il congedo facilmente dal momento che la loro storia li aveva resi popolari, e aprirono una locanda a Breda, all'insegna dei Three Trade Horses...

Mary ammirava soddisfatta l'insegna della taverna-ristorante che lei e suo marito erano riusciti a mettere insieme. Suo marito era dietro di lei che le cingeva la vita e lei non si era mai sentita così felice in vita sua.

- Ti rendi conto di quello che abbiamo appena fatto? - domandò gioiosa all'uomo. - Questo che è davanti a noi è il nostro futuro. -.

L'uomo stava sorridendo. - Già... e chi l'avrebbe mai detto? Sono partito per una guerra e mi sono ritrovato con una bellissima moglie e addirittura un futuro. -.

Mary scoppiò a ridere. - E poi chissà... presto la nostra famiglia potrebbe ampliarsi. -.

- Mi stai dicendo che sei in dolce attesa? -.

- No. - rispose Mary. - Ti sto dicendo che forse un giorno potrò esserlo. - sospirò. - E' così strano. Per tutta la mia vita ho finto di esser un maschio, mi sono comportata da maschio, ho combattuto in tutti i sensi e adesso invece sono sposata, indosso abiti femminili e comincerò una vita tranquilla, quella di ogni donna. -.

- E sei felice di questo? -.

Mary sorrise. - Perché non dovrei? -.

Ma la felicità durò poco. Passato poco tempo il marito morì e Mary si trovò ad essere nuovamente come era sempre stata. Sola.
Lo scenario mondiale stava cambiando, la pace di Ryswick era stata firmata e gli ufficiali non affluivano più alla sua locanda...

Mary non si era ancora ripresa del tutto dalla morte del marito: le faceva male stare in quei luoghi dove aveva vissuto felice. Non sapeva cosa fare. Non sapeva dove andare. Non sapeva più chi era. Capiva che come Mary non avrebbe fatto molta strada.
Capì che Mary era morta insieme al marito.
Capì che era l'ora del ritorno di Mark.
Andò dunque in Olanda e si arruolò nuovamente in un reggimento di fanteria acquartierato in una città di frontiera. Ma poiché era tempo di pace non vi erano possibilità di avanzamento, dunque decise di congedarsi e di partire per le Indie Occidentali in cerca di maggior fortuna.
La nave su cui si era imbarcata fu però catturata da una nave di pirati inglesi che decisero di prendere Mark a bordo, essendo anche lui inglese. Per qualche tempo Mary visse come una pirata, finché non fu reso pubblico nelle Indie Occidentali il proclama del re con cui si concedeva il perdono a quei pirati che si fossero volontariamente arresi entro un certo giorno.

Da parte del Re
Proclama per la soppressione dei pirati

RE GIORGIO
Poiché abbiamo ricevuto notizia che diverse persone, sudditi della Gran Bretagna, a partire dal ventiquattresimo giorno di giugno dell'anno di Nostro Signore 1715, hanno commesso ripetuti atti di pirateria e di rapina in alto mare nelle Indie occidentali o nelle acque vicine alle nostre piantagioni, la qual cosa ha procurato e può ancora procurare gran danno ai mercanti della Gran Bretagna e ad altri trafficanti in quelle parti; e pur avendo raccolto il contingente militare che ritenevamo sufficiente per sopprimere le dette piraterie, tuttavia, per porre più efficacemente termine alle stesse, abbiamo ritenuto opportuno, per e con il parere del nostro consigliere segreto, emanare questo proclama reale, con il quale promettiamo e dichiariamo che, ove si trovino di questi pirati che il giorno 5 settembre dell'anno di Nostro Signore 1718, o prima di questa data, si arrendano a uno dei nostri primi segretari si Stato in Gran Bretagna o in Irlanda, o a un governatore o vicegovernatore di qualunque nostra piantagione oltremare, ogni tale pirata o pirati che si arrenda o si arrendano in questo modo riceverà il nostro grazioso perdono di e per quell'atto di pirateria da lui o da loro commesso prima del 5 gennaio prossimo venturo. Con questo proclama ingiungiamo severamente a tutti i nostri ammiragli, capitani e altri ufficiali in mare, e a tutti i nostri governatori e comandanti dei nostri forti, castelli o altri luoghi delle nostre piantagioni, e a tutti gli altri funzionari civili e militari, di catturare tutti quei pirati che rifiuteranno o non si cureranno di arrendersi in conformità. Con questo proclama dichiariamo inoltre che, nel caso che una o più persone, il 6 settembre 1718, o in data successiva, scopriranno o cattureranno o faranno sì che siano scoperti o catturati uno o più detti pirati che ricusino si arrendersi come sopra detto, in modo che possano essere giudicati e convinti del detto reato, tale persona o persone, che facciano tale scoperta o cattura, o procurino che sia fatta, avranno e riceveranno come ricompensa, per ogni comandante di nave o vascello pirata, la somma di cento sterline; per ogni primo ufficiale, ufficiale in seconda, nostromo, carpentiere e capo cannoniere, la somma di quaranta sterline; per ogni ufficiale subalterno, la somma di trenta sterline, e per ogni marinaio semplice la somma di venti sterline. E se una persona o più persone facente parte dell'equipaggio di qualunque nave o vascello pirata, il detto giorno 5 di settembre 1718 prima di questa data, catturerà o consegnerà o farà sì che sia catturato o consegnato, qualunque comandante o comandanti di dette navi o vascelli pirati, in modo che possa essere giudicato e convinto di detto reato, tale persona o persone riceverà in compenso di ciò la somma di duecento sterline per ogni detto comandante, somme che il Lord Tesoriere, o i Commissari del nostro Tesoro attualmente in carica, sono pregati e invitati a pagare in conformità.

Dato nella nostra Corte, a Hampton Court,
il quinto giorno di settembre 1717,
nel quarto anno del nostro regno.

DIO SALVI IL RE

La ciurma in cui si trovava Mary decise di beneficiare del proclama, così Mary si trovò nuovamente a vivere a terra, tranquillamente. Il denaro però ricominciò a scarseggiare: fortunatamente si venne a sapere che Woodes Rogers, già allora governatore dell'isola di Providence, stava preparando dei vascelli per corseggiare contro gli Spagnoli. Mary decise di darsi alla guerra di corsa, animata dal desiderio di far fortuna in un modo o nell'altro.
Queste navi avevano appena preso il mare che gli equipaggi di alcune, composti da vecchi pirati graziati, si ribellarono: la pirateria scorreva nel loro sangue. Mary era tra loro.
La nave su cui si trovava si imbatté presto in quella di Calico Jack Rackam che decise di prendere Mark a bordo. Conobbe subito Anne Bonny. Anne trovava Mark davvero un bel giovane e quindi decise di rivelargli il suo sesso. A quel punto Mary si sentì in dovere di rivelare anche lei la sua vera identità a Bonn, perché questa non si creasse delle vane aspettative. Da quel momento Mary ed Anne cominciarono ad essere amiche e a passare sempre più tempo insieme. Questo fece ingelosire non poco il povero Calico, ancora convinto che Mary fosse Mark: arrivò al punto di minacciare di uccidere entrambi. Loro volevano però chiarire il malinteso, pertanto Mary rivelò la sua vera identità a Calico, con la promessa di non parlarne con nessuno.
Però su una nave spesso si sa tutto di tutti e così il segreto di Mary diventò di dominio pubblico.
Lei però non aveva lasciato che questo intaccasse il suo buon nome: una volta il timoniere della nave provò a toccarla. Lei gli tirò uno schiaffo e chiese a Calico Jack di risolvere la controversia a terra, come sancito dal Codice. Calico non aveva l'autorità di opporsi al codice e quindi fu costretto a cedere alle richieste della donna. Il duello si svolse a terra e si dice che Mary usò un piccolo trucco per vincere: in pieno duello si scoprì il seno e il suo avversario perse la concentrazione dal combattimento quel po' che bastava per permettere alla donna di ucciderlo.
- Questo è quello che accadrà a chiunque di voi cani oserà toccarmi un'altra volta! - esclamò uccidendolo.
E quel giorno Mary diventò intoccabile.
Per tutti tranne che per un uomo: Noah. Lo trovarono su una nave abbordata da loro, un buon marinaio, quindi decisero di farlo unire all'equipaggio. Mark e Noah andarono subito d'accordo e diventarono ben presto amici. Mary si stava innamorando di lui... fece in modo che lui scoprisse la sua identità inavvertitamente. Dopodiché gli confessò la sua identità.
Che lei lo amava venne fuori del tutto il giorno in cui lui litigò con uno dei membri dell'equipaggio: sempre secondo il Codice si decise di risolvere anche quella lite a terra. Mary era inquieta per le sorti dell'amante: se da una parte non voleva che rifiutasse la sfida per non essere tacciato di codardia, dall'altra aveva paura per la sua sorte. Attaccò dunque lite con quello stesso pirata e fissò l'ora del duello due ore prima di quella convenuta con Noah. Duellando con sciabola e pistola uccise lo sfidante.

- E quindi eccomi qui. - concluse la sua storia Mary.

Anna era rimasta senza parole. Mary aveva avuto quella che si poteva definire una vita intensa in piena regola. Con un veloce conto mentale scoprì che la vita di Mary era durata 31 anni, dal 1690 al 1721... ne aveva fatte di cose in 31 anni... Inoltre adesso capiva perché tutti la rispettavano.

- E' stata davvero fantastica la tua vita. -.

- In un certo senso... - ammise Mary. - Dolorosa per altri. -.

- Mi dispiace per tuo marito. - Anna abbassò lo sguardo.

Mary sorrise amaramente. - Ormai è morto e non posso più farci nulla. Adesso è Noah mio marito di fatto. -.

Anna la guardò incuriosita. - Ti sei risposata? -.

- Fidanzata. - specificò Mary. - E per me quella promessa vale come un matrimonio in piena regola. -.

La ragazza dai capelli rossi sembrava capire perfettamente la situazione. - Dev'essere stata dura per te fingerti un maschio. -.

Mary fece spallucce. - Sono un maschio da quando avevo 3 anni, ormai ci ho fatto talmente l'abitudine che a volte mantengo atteggiamenti maschili. Avrai probabilmente notato che io e Anne siamo spesso diverse nell'atteggiamento. -.

Anna annuì. Era un po' difficile non notare la differenza fra le due pirate.

- Vuoi conoscere anche la storia di Anne? - le domandò Mary.

- Mi piacerebbe. - ammise Anna.

 

 

 

 

L'angolo della Matrix
Scusate per il ritardo è un periodo un po' no per me questo, ma passerà presto...

Per farmi perdonare del ritardo ho fatto questo capitolo un po' più lungo degli altri e spero che vi piaccia.

Allora per la lettura del capitolo credo che ci siano alcune cose da spiegare:

  1. Non so minimamente se in gergo davvero si usino i nomi come "esche", "pescatori" o "canna"... probabilmente no, ma nel caso lo fosse sappiate comunque che l'ho inventato.

  2. Le parti in corsivo raccontano la vita di Mary vera. Se volete approfondire posso darvi la bibliografia: Wikipedia, "Storia Generale dei Pirati" del Capitano Johnson, "Storie di Pirati" di Daniel Defoe, "Storia della Pirateria" di David Cordingly, più un documentario di SuperQuark di qualche anno fa. Le parti in grigio sono mie aggiunte personali inventate per dare più realismo al personaggio. Il proclama in verde è il testo vero del proclama originale (lo trovate sul libro di Defoe segnalato prima).

Penso di aver detto tutto. Passo adesso ai ringraziamenti!!

  • DamaArwen88: Rogers... come ti ho già detto su msn può darsi che nel prossimo capitolo infili un po' della sua storia... è un personaggio molto interessante. Quanto ad Antonella... come vedi anche se fa il doppio gioco è pienamente convinta della colpevolezza di Anna. Spero che la storia di Mary ti sia piaciuta ho cercato di renderla al meglio, ma non ne sono molto soddisfatta. Bacione!

  • myki: se non leggi la parte su Mary ti perdono, lo so che la sai perfettamente con tutte le volte che l'avrò raccontata xD. Sono felice che ti sia piaciuto lo scorso capitolo, soprattutto il risveglio di Anna: hai centrato in pieno la cosa che volevo evidenziare, il fatto che lei è una ragazza normale, in un mondo di killer e pirati (Marty mi porti in quel mondo??). Quanto a Sveva e Federico, vedi, io sono una che sorprende sempre... Bacione!

  • BabyzQueeny: sono contenta che ti sia piaciuto lo scorso capitolo e concordo con quello che volevi dire nella censura xD Spero che ti sia piaciuto anche questo capitolo!! Bacione!

  • Lallix: grazie per le segnalazioni provvederò quanto prima!!^^ Comunque sì... moriranno tutti entro quel Natale tranne Mary e Bonn che invece moriranno nell'aprile del 1721... sei mesi dopo lo svolgimento della nostra storia. Leggere le tue recensioni mi fa sempre molto piacere, il tuo entusiasmo è contagioso xD. Bacione!

Un grazie speciale anche a coloro che mi hanno aggiunta tra i preferiti!!!

A presto,

@matrix@

  
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