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Autore: TheGreyJon    26/10/2014    1 recensioni
"Unitevi a noi, fratelli e sorelle. Unitevi a noi nell’oscurità dove resistiamo vigili. Unitivi a noi poiché compiamo il dovere che non può essere rinnegato. E semmai doveste morire, sappiate che il vostro sacrificio non sarà dimenticato. E che un giorno, noi ci uniremo a voi..."
Genere: Avventura, Drammatico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta, Non-con
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CAPITOLO 9: Notte Buia, Senza Stelle
 
  La notte si avvicinava a grandi passi e Bann Tegan, Sir Perth, Murdock ed io ci ritirammo nella sacrestia per discutere le strategie. Murdock comandava la milizia e avrebbe tenuto il grosso dei suoi uomini nel cortile principale a difendere il villaggio. Erano state posizionate barricate ovunque in modo da fornire la giusta copertura ai miliziani. Inoltre, in accordo con l'idea di Morrigan, erano stati disposti dei bracieri in punti strategici, in modo da consentire agli arcieri di utilizzare frecce incendiarie.
  Sulla strada principale, davanti al mulino, Sir Perth e i suoi cavalieri avrebbero atteso il grosso dell'attacco con il nostro gruppo a sostenerlo. Ci saremmo disposti in modo da reggere al meglio la carica e avremmo usato alcuni tra i civili del villaggio per fare da staffetta tra i due gruppi di soldati.
  Dopo quasi un'ora di discussioni, finalmente il piano era stato delineato. "Credo che dovrebbe funzionare..." sospirò Bann Tegan chiaramente esausto.
  "Dovreste riposarvi un po'." Feci notare. Anche se durante la battaglia sarebbe rimasto all'interno della Cappella, preferivo che recuperasse un po' di energie.
  "Il Custode ha ragione." Concordò Sir Perth. "Mancano ancora alcune ore al tramonto. Ci servite in forze."
  Tegan sorrise e annuì stancamente. "Forse avete ragione. Ma riposate anche voi altri... Murdock, voi da quanto tempo non dormite?"
  "Da quando ogni volta che provo a chiudere i miei dannati occhi vedo quelle cose che divorano amici e parenti..." Rispose lui. "Ma immagino che un po' di riposo non guasterà..."
  Così ci congedammo. Mi diressi dal mio gruppo, radunato all'altare. Alistair accarezzava distrattamente il mio cane, con cui ormai aveva preso confidenza, mentre Sten affilava silenzioso la propria lama. Leliana era inginocchiata e mormorava preghiere al Creatore, al contrario di Morrigan, che invece sembrava ingannare il tempo giocando con una daga. Se la passava tra le mani continuamente, osservandola, poi ogni tanto chiudeva gli occhi e la lama brillava di luce.
  "Ascoltate..." dissi io. "Vi spiego cosa faremo questa notte."
  Esposi il piano nei dettagli, cercando di essere preciso e chiaro. Alistair seguiva i miei ragionamenti con attenzione, annuendo e approvando man mano che procedevo. Morrigan e Leliana erano più silenziose, ma alla fine anche loro annuirono. Sten rimase impassibile fino alla fine.
  "Allora..." dissi. "Che ne pensi, Sten?"
  "Questo villaggio è ben difendibile. Il piano è accettabile." Rispose senza scomporsi e senza smettere di affilare lo spadone.
  Sospirai. "Va bene... Direi che abbiamo qualche ora. Che ne dite di riposare un po'?"
  Detto questo, provammo tutti a dormire coricati sul pavimento, ma si trattava di un sonno privo di ristoro o piacere. Giacevamo al suolo con gli occhi chiusi e la mente sempre tormentata da molti pensieri, incapace di lasciarsi andare al riposo. Ogni volta che ci addormentavamo, ci risvegliavamo sempre poco dopo.
 
1
 
  Ormai erano venti minuti che fissavo l'alto soffitto senza dire una parola. Nella Cappella regnava il silenzio ed il buio, eppure in esso ormai percepivo le decine di persone che mi circondavano, immerse in sonni più o meno profondi, e non riuscivo a non chiedermi quanti di loro sarebbero morti quella notte. Alla fine mi alzai, raccolsi il cinturone con la spada e mi diressi all'esterno. Il sole sembrava essere calato già da qualche minuto, eppure c'era ancora del movimento per la piazza. Oltre ad alcuni miliziani troppo nervosi per dormire, notai degli anziani girovagare per il cortile senza meta apparente. Sembravano fantasmi, anime in pena destinate a viaggiare per il mondo senza uno scopo.
  Mi sedetti sui gradini d'ingresso della Chiesa e abbassai lo sguardo sulla mia spada. Ne ammirai ancora una volta le fini decorazioni su elsa e fodero. La estrassi e ne osservai rapito la perfezione della lama, di un acciaio chiarissimo, quasi bianco, leggero eppure incredibilmente solido. Era davvero un ottima arma. Era appartenuta ai Cousland per generazioni... ed era tutto ciò che restava di noi, era la nostra unica eredità.
  Con un sospiro piantai la punta al suolo, tenendo l'elsa tra le mani all'altezza del volto. Chiusi gli occhi.
  "Padre..." mormorai. "Non so se tu puoi sentirmi, ma... ovunque tu sia ora... ti prego, veglia su di me. Aiutami, dammi la forza. Non so come mi sono ritrovato qui, a portare avanti una missione suicida per la salvezza del mondo, ma... beh, ci sono. E sento di non potercela fare." Non saprei dire cosa mi spinse a quel gesto. Probabilmente era comprensibile trovare conforto nell'idea che qualcuno da qualche parte ci ascolta nei momenti difficili e di bisogno, o magari sentivo semplicemente la mancanza di quella vita che avevo perso, di quelle persone che mi avevano lasciato così solo in questo mondo spietato e brutale. "Aiutami... ti prego." Le ultime parole che mi sgusciarono fuori dalla bocca erano poco più che un bisbiglio nel vento.
  Levai gli occhi alla notte, così tetra e buia: nessuna stella illuminava la mia via, né la luna mi consolava, fredda ed indifferente alle mie paure, immersa in quel suo vago bagliore argentato.  
  Con un sospiro, rinfoderai la spada. Se mai mio padre mi aveva sentito, di certo non mi aveva risposto.
  "Neanche voi riuscite a dormire?" Mi voltai e vidi Alistair sulla soglia.
  Scossi il capo. "Troppi pensieri."
  L'amico mi si avvicinò. "È una sensazione familiare, non trovate?" Lo guardai senza capire. "Ad Ostagar, intendo. Mi sembra di provare le stesse emozioni..."
  Per me era lo stesso. C'era perfino la stessa... pace, la cosiddetta "calma prima della tempesta", tipica di ogni battaglia.
  "Avete paura?" Domandai.
  Alistair si strinse nelle spalle. "Cosa importa? Tanto tra breve non avrò tempo di pensare se ho paura oppure no. Sarò troppo impegnato a combattere per la mia vita. Una cosa è certa, però: al momento non riesco a non concentrarmi su ciò che accadrà tra pochi minuti."
  Lo capivo perfettamente. Forse avremmo potuto distrarci a vicenda. "Parlatemi di voi." Dissi. "Raccontatemi come siete diventato un Templare."
  Alistair mi guardò divertito. "Vi interessa davvero?"
  Questa volta fui io a stringermi nelle spalle. "Quando mi avete parlato di Arle Eamon avete accennato alla faccenda. Magari vi farà bene parlarne."
  Il mio compagno sospirò. "Che dire... Vi ho già spiegato che sono un bastardo reale, no? Beh, fu Eamon ad occuparsi di me. In nome del sangue che scorreva nelle mie vene, decise di crescermi come fossi figlio suo, anche se non aveva nessun obbligo nei miei confronti. Immagino che per me fosse un po' come un padre." Alistair abbassò lo sguardo con un sospiro. "Tuttavia l'Arlessa non era contenta. Lady Isolde era una donna devota e amava il marito, ma non sopportava le voci che iniziavano a circolare per il castello. Molti pensavano che fossi figlio di Eamon e non un semplice trovatello... e questo a lei non piaceva. Non so se ci credesse davvero anche lei oppure no, ma non riuscì mai ad accettarmi. Quando raggiunsi l'età di dieci anni, insistette affinché venissi spedito in un convento e studiassi per diventare Templare."
  "Non deve avervi fatto piacere..." commentai dispiaciuto.
  Alistair ridacchiò amaramente. "No... Ero furioso. Con Eamon più di tutti. Mi sentivo... rifiutato." Mi resi conto che la sua voce era rotta dall'emozione, mentre gli occhi iniziavano a brillare ed inumidirsi. "Avevo un amuleto. Era appartenuto a mia madre ed era l'unica cosa che mi restava di lei. Per la rabbia lo scagliai contro un muro del castello il giorno della partenza, rompendolo in mille pezzi." Due lacrime solitarie, una per guancia, rigarono il suo volto. "Che cosa stupida, stupida, stupida da fare/ Non l'ho più rivisto. Quando poi partii, Arle Eamon venne a trovarmi spesso, ma... io era sempre freddo con lui. Distaccato. Alla fine smise di venire."
  "Io... mi dispiace, Alistair." Provai a consolarlo goffamente stringendogli la spalla.
  Il ragazzo rimase con lo sguardo basso, a reprime i singhiozzi con tutte le sue forze. Poi levò lo sguardo al cielo, gli occhi ancora lucidi, ma asciutti. "Sì, beh... non pensiamoci più."
  Forse era il caso di cambiare argomento, pensai. "E com'é che siete diventato un Custode Grigio?"
  Intravidi un mezzo sorriso comparire sul volto di Alistair. "Beh... mi piaceva l'addestramento al monastero. Ero bravo. Ma a parte questo... ero estremamente infelice. I ragazzi più umili mi consideravano borioso e pieno di me, mentre i nobili non mi vedevano come loro pari. Ero isolato, capite? Ed io ero giovane, incazzato con il mondo... e avevo una certa testa calda. Mi cacciavo spesso nei guai e, beh, ammetto di non stravedere ancora adesso per la Chiesa, ma all'epoca ero davvero un piccolo dissidente. La Reverenda Madre di Denerim non faceva che punirmi e credo che non mi sopportasse. Alla fine, però... è arrivato Duncan. La sua forza, la sua... determinazione... Dannazione, non credo di aver mai conosciuto qualcuno come lui. Gli chiesi di reclutarmi, senza pensarci due volte. Non so cosa abbia visto in me, ma accettò, anche se la Reverenda Madre non era contenta. Pensate che quando Duncan fece ricorso al Diritto di Coscrizione, lei urlò, minacciò, e gridò... ma alla fine non ebbe scelta..."
  Annuii sorridendo, poi aprii la bocca per rispondere, ma al posto delle parole, udii solo il suono basso e grave di un corno: le sentinelle avevano dato l'allarme. Balzammo in piedi e ci guardammo negli occhi per meno di un secondo, prima di precipitarci all'interno. Camminavo con passo svelto, mentre mi allacciavo il cinturone in vita e mi facevo largo tra le panche della Chiesa. Questa, che fino ad attimo prima era stata silenziosa e tranquilla, ora era gremita da un via vai di gente intenta a prepararsi di gran fretta.
  "Il momento è giunto!" Dissi, raggiungendo il resto del mio gruppo sul fondo della Cappella. "Muoviamoci!"
  Io e Alistair indossammo rapidamente la cotta di maglia e la giubba di cuoio. Mentre mi stavo allacciando le ultime cinghie, vidi Morrigan raggiungermi. "Velor..." mi richiamò. "Estrai la tua spada."
  Le scoccai uno sguardo curioso, stringendo l'ultima fascia della mia giacca.
  "Presto!" Insistette lei.
  Con un sospiro l'accontentai, sguainando il mio acciaio. La ragazza lo fissò per alcuni secondi, per poi chiudere gli occhi. Improvvisamente fiamme smeraldine divamparono per tutta la lunghezza della lama. Imprecando, lasciai cadere Vendetta Grigia. "Ma che...?!"
  "Prima, non stavo solo giocando con un coltello. Stavo provando ad imparare un incantesimo che avevo letto una volta sul grimorio di mia madre... Consente di infiammare le armi."
  La fissai a bocca aperta. Poi raccolsi la mia spada, che ancora non aveva smesso di ardere. Non sembrava danneggiata in alcun modo. "Bene." Risposi. "Se ciò può aiutarci, ottimo lavoro!"
  Uscimmo di tutta fretta, accompagnati da un gran numero di uomini che si stavano radunando nel cortile. Lì Murdock era già impegnato ad abbaiare ordini e ad impartire indicazioni. Nel vederci passare, ci rivolse un gesto di saluto con la mano, che ricambiai con un cenno del capo. Subito iniziammo a correre lungo la stradina, inerpicandoci per la scogliera. Sorpassammo la tavernetta, per giungere poi allo spiazzo del mulino. Trovammo Sir Perth con cinque cavalieri e un nugolo di arcieri già disposti. "Sir Perth!" Lo salutai. "Siete pronti?"
  L'uomo annuì. "Naturalmente."
  "Bene, tutti in posizione!"
  Ci disponemmo in formazione davanti alla strada principale, formando una sorta di V assieme ai cavalieri. Morrigan e Leliana ci coprivano le spalle, dietro di noi di qualche passo.
  "La vostra amica non sembra armata..." notò Sir Perth, accennando alla strega delle selve con un gesto del capo.
  "È una maga. E prima che lo chiediate, no, non è un'eretica. Fa parte anche lei dei Custodi."
  Era una bugia, ma la ritenni necessaria. L'uomo parve crederci, poiché mi rispose con un gesto di assenso.
  Mentre su di noi calava il silenzio, stringemmo i ranghi, preparandoci ad uno scontro frontale, ma la strada davanti a noi rimaneva deserta e nebbiosa. Ci scambiammo sguardi incerti, respirando l'aria gelida della notte e chiedendoci quando i primi nemici sarebbero giunti. Ma ancora la strada appariva sgombra. Digrignai i denti e borbottai tra me e me: "Coraggio... Fatevi avanti..."
  Stringevo con forza l'impugnatura di Vendetta grigia, con la mascella serrata e gli occhi vigili. Poi, dalla nebbia davanti a noi emerse una figura che camminava con passo incerto. Non era lenta, ma barcollava vistosamente, quasi fosse stato un ubriaco. Indossava vesti logore e macchiate di sangue, strappate in diversi punti. Non riuscivo a vederlo in volto, data l'oscurità, ma dalla puzza intuii che il corpo doveva essere ormai in avanzato stato di decomposizione.
  Una freccia infuocata sibilò da dietro le nostre spalle, superandoci e piantandosi con precisione nella fronte della creatura. Questa si fermò di colpo, mentre una buona metà della faccia prendeva fuoco velocemente, troppo velocemente perché si trattasse di una reazione naturale: Morrigan aveva avuto ragione. Il non morto iniziò ad agitarsi come in preda ad una feroce agonia, quando da dietro di lui spuntarono altre quattro creature, che lo superarono con passo deciso. Ad esse, ne seguirono altre, e altre ancora. Infine, a decine vennero rigurgitate dal mantello di nebbia.
  Quando il primo mi raggiunse, mossi con rapidità la mia spada, che Morrigan aveva nuovamente incantato, e decapitai di netto il mostro. Questo cadde riverso ai miei piedi, ardendo all'improvviso come uno stoppino intriso d'olio. Alla mia destra e alla mia sinistra, una moltitudine di lame si mosse in scioltezza, abbattendo altre creature, mentre un fiume in piena di corpi in putrefazione si infrangeva su di noi come onde contro gli scogli. Tranciai di netto la gamba ad un cadavere, per poi abbatterne un altro subito dopo. Ed un altro. Ed un altro ancora. In breve, però, la pressione sulla nostra linea iniziò ad aumentare, fino a che un'ondata particolarmente violenta esplose sul nostro fronte. Fu una carica di quasi cinquanta morti viventi che ci correvano incontro incuranti dei dardi che li falciavano spietati.
  Ci furono addosso, graffiando e mordendo. Fummo costretti ad arretrare, allargando le maglie della nostra difesa. Questo fu un errore. Mi ritrovai subito circondato da tre di quei mostri. Mi si erano avvinghiati addosso con determinazione, uno mi morse la giubba, lacerandola. Sferrai al cadavere un pugno al costato, in modo da togliermelo di dosso. Allontanatolo, lo trafissi al petto, incendiandolo all'istante. Immediatamente, fui costretto ad evitare gli attacchi degli altri che cercavano di graffiarmi con artigli lunghi e affilati. Con un guizzo del polso, mozzai agilmente il braccio di uno dei due, per poi decapitarlo subito dopo. L'ultimo, però, mi saltò addosso, facendomi perdere l'equilibrio. Rovinai atterra, lasciandomi sfuggire Vendetta Grigia dalle dita. Immediatamente, cercai di raggiungere la daga infilata nella mia cintura con la mano sinistra, mentre con il braccio destro premuto contro la sua gola del mostro, tentavo di tenere le sue voraci fauci a distanza. In quel momento, Dogmeat emerse dalla nebbia con un balzo agile, calando sul mio nemico. Morse freneticamente le carni della creatura, aprendo grossi squarci sul corpo putrefatto. Io rotolai di fianco, cercando a tentoni la mia spada sul terreno. Le mie dita si strinsero attorno a qualcosa di duro e quando finalmente fui certo che si trattasse dell'elsa della mia lama, tornai in piedi, ma Dogmeat si era già dileguato nel combattimento, sfuggendo alla mia vista. Le creature erano ovunque sul campo. Non ebbi tempo per pensare a cosa fare. Impugnai saldamente la mia lama, che ancora ardeva di vivaci fiamme verdi, e mi misi in guardia. Intercettai facilmente il colpo di un non morto, afferrandogli il braccio a mezz'aria e sbilanciandolo subito dopo in avanti. Questo barcollò all'indietro ed io gli aprii uno squarcio all'altezza del ventre con un'esplosione di sangue. Budella marce e organi interni fuoriuscirono come pus da una ferita, mentre le carni del cadavere prendevano fuoco come vecchia pergamena. Con un calcio sprezzante, mi tolsi di torno il nemico. In quel momento, vidi Sten a pochi passi da me mulinare la sua spada con una furia impressionante. Era circondato da almeno una quindicina di nemici, i quali venivano mutilati a ruota libera in una pioggia di arti recisi e teste mozzate. Tuttavia il numero di avversari non faceva che crescere ed il Qunari sembrava in difficoltà. Alistair era con lui, che cercava di guardargli le spalle con lo scudo sollevato. A differenza del Qunari che stava scaricando tutta la sua furia combattiva sul nemico, il Custode era più sulla difensiva.
  Istintivamente accorsi nella loro direzione. Correndo verso di loro, mi occupai rapidamente di un paio di cadaveri che provarono a mettersi sulla mia strada, colpendoli senza difficoltà con la mia spada. Quando raggiunsi i miei compagni, i nemici li stavano letteralmente soverchiando. Sembrava quasi che il grosso dei mostri avesse deciso di concentrarsi esclusivamente su di loro. Calai la mia spada su quello più vicino a me, smembrandolo di un braccio, ma prima che potessi soccorrere i miei amici, altri due si avventarono su Sten. Questo mulinò la spada di lato, sventrandoli quasi contemporaneamente. Subito dopo, roteò la lama in avanti, aprendo in due uno dei mostri che lo stava caricando frontalmente... Tuttavia, non ebbe il tempo di evitare che un altro gli saltasse addosso, mordendolo. Il Qunari barcollò di lato con un grugnito e subito Alistair si ritrovò a sua volta in difficoltà. Provò a schermarsi con lo scudo, ma un nemico lo sorprese dal fianco. Tentai di farmi avanti per aiutarli, ma tre creature mi tenevano bloccato in combattimento. Ruggii furioso, facendo danzare la mia lama con tutte le mie energie, fino a quando questa non si piantò nel costato di una di quelle belve senza che riuscissi più ad estrarla. Temetti di essere finito. Quelle cose mi afferrarono, trascinandomi atterra. Mentre mi dibattevo disperatamente per liberarmi dalle loro spire, intravidi Sten in ginocchio che lottava a mani nude contro cinque cadaveri viventi, menando pugni con ferocia.
  Un'ombra volò sopra la mia testa con un balzo aggraziato. Subito pensai che fosse di nuovo Dogmeat, ma... non poteva essere: era troppo grande. Un attimo dopo, qualcosa afferrò con forza sovrumana i miei aggressori, trascinandoli lontano ed io potei vedere di cosa si trattava: con una grazia terribile quanto affascinante, un ragno di taglia mastodontica faceva strage di nemici con una furia ferale. Mi alzai in piedi e recuperai la mia spada, osservando la scena sbalordito.
  "Velor!" Leliana mi raggiunse ansimando. Era coperta di sangue e con la faretra completamente vuota; in mano teneva i suoi coltelli, incrostati di materia organica fino all'impugnatura. "State bene?!"
  Non risposi subito, guardandomi intorno. Improvvisamente, sembrava che la battaglia fosse finita... non c'erano più molti nemici... fatta eccezione per quelli che l'enorme creatura stava massacrando.
  Anche Sir Perth ci raggiunse. "Custode, abbiamo provato a raggiungervi, ma... eravate isolati, tagliati fuori. Era come se il grosso dei morti si stesse concentrando su di voi, mentre gli altri creavano un muro per non farci intervenire!"
  Forse quegli esseri possedevano una qualche sorta di primordiale intelligenza perversa. Ma com'era possibile?
  "Magia del sangue..." sibilai con disprezzo. "Qualcuno mi spiega cosa diavolo ci fa un ragno gigante sul campo di battaglia?"
  "Ma... è la vostra compagna..." spiegò Sir Perth. "Non sapevate fosse in grado di farlo?"
  Squartato un ultimo morto vivente, il ragno si illuminò di un bagliore arcano ed un attimo dopo una giovane ragazza apparve al suo posto. Morrigan si ergeva tra i cadaveri ammucchiati sul terreno con fare tronfio ed un sorriso soddisfatto sul volto.
  "Quando vi abbiamo visti così in difficoltà..." disse Leliana. "Abbiamo fatto di tutto per raggiungervi e Morrigan si è... beh, trasformata."
  Incredibile. Non avevo mai sentito di una magia del genere...
  In mezzo a quel massacro, vidi Sten, ansimante e appoggiato al suo spadone, e Alistair in ginocchio. "Beh..." commentò il Templare. "Ammetto che avete anche voi una certa utilità, Morrigan... A parte la cucina, intendo."
  La ragazza non lo degnò di uno sguardo e mi si avvicinò con fare ammiccante. "Potrai ringraziarmi più tardi, Custode..." Mi disse con un sorriso soddisfatto. Non potei che chinare il capo in segno di assenso: per questa volta, la vittoria le apparteneva di diritto.
 
2
 
  Sperare che avessimo tempo di riposare fu piuttosto ingenuo da parte nostra. Mentre osservavamo mesti i cadaveri che affollavano ogni angolo del terreno, accatastati l'uno sull'altro e ridotti a fantocci senza arti, un ragazzino ci raggiunse correndo e ansimando. Era lo stesso che avevamo incontrato al nostro arrivo a Redcliffe, offertosi come volontario per fare da staffetta. "Ci attaccano dal lago! Ci attaccano dal lago!" Gridava agitando le braccia freneticamente.
  Ansimando per la fatica e con le mani appoggiate sulle ginocchia, osservai Sir Perth avvicinarsi a me allarmato. "Dobbiamo andare subito!" Esclamò.
  "No." Risposi mentre mi raddrizzavo faticosamente. "Voi restate qui. Se è vero che queste creature, o chi le comanda, sono in grado di pensare, è meglio che voi restiate: non devono attaccarci alle spalle."
  Il cavaliere mi guardò incerto. "Siete sicuro? Mi sembrate provato."
  Scossi con decisione il capo. "Sono in grado di combattere. Restate qui."
  Con un cenno del capo, intimai ai miei compagni di seguirmi e ci affrettammo lungo il sentiero. Mentre scendevamo per la scarpata, potemmo osservare cosa stava accadendo in basso, nel centro del villaggio: dalla sponda del lago frontale rispetto alla Cappella, una vasta schiera di cadaveri stava emergendo barcollando, diretta verso la piazza. "Merda!" Imprecai. "Muoviamoci!"
  Raggiungemmo la milizia che lo scontro era già iniziato. Il piazzale, a dispetto delle barricate, era stato invaso da una miriade di cadaveri ambulanti, ma gli uomini erano riusciti a mantenere una formazione serrata, tenendo gli arcieri riparati alle loro spalle. Tuttavia, nella zona centrale dello schieramento, lo scontro si faceva sempre più intenso e confuso: fu lì che concentrammo la nostra carica. Correvamo gridando con impulso animalesco e più il nostro urlo di guerra era forte, più ci sembrava che la paura venisse anestetizzata. Imbracciando le armi saldamente, ci lanciammo nella mischia, con un vorticare di lame e spade.
 Con Sten alla mia destra ed Alistair alla mia sinistra, non ebbi difficoltà a fronteggiare tutti i morti che ci venivano incontro. Intercettavo prontamente ogni attacco, mozzando arti e teste, e contrattaccavo sempre con rapidità.
  La nostra carica sembrò alleggerire parecchio la pressione e l'orda nemica ci apparve per pochi istanti un po' meno folta. Decisi di farmi avanti per guadagnare più metri possibili, incalzando laddove lo scontro era più frenetico. Nella furia del combattimento, persi momentaneamente di vista i miei due mie compagni, ma mi ritrovai affiancato ad un individuo che mai mi sarei aspettato di ritrovare sul campo.
  "Dwyn!" Esclamai sorpreso nel vedere il nano roteare la sua ascia nanica tra i nemici. Indossava la sua corazza a scaglie, ora ricoperta di sangue, ed un elmetto dall'aria vissuta ed ammaccato sul lato sinistro. A coprirgli le spalle, c'erano due grossi energumeni. Erano uomini alti e abbronzati, dai capelli lunghi e la barba incolta: barbari Chasind, a giudicare dai marchi tribali sui loro volti. Erano le sue guardie del corpo, come ebbi modo di apprendere in seguito, due combattenti silenziosi e brutali che pagava per proteggerlo durante i viaggi d'affari. "Non credevo di vedervi qui!" Dissi sorridendo. Il nano non mi degnò di uno sguardo, incalzando un cadavere vivente davanti a lui. "Sì, beh..." rispose senza troppa convinzione. "Tutte quelle storie d'onore... Bah, mi hai fatto venire un attacco di nostalgia, Custode! E poi, Tegan mi dovrà un favore dopo questa notte!"
  "Dwyn... Non rischierte di diventare un uomo buono?" Lo pungolai io divertito.
  Il mercante, mi scoccò un'occhiata seccata. "Bah! Quando si combatte si combatte, non si parla!" E si rituffò nella mischia, anche se ormai la battaglia  sembrava volgere in nostro favore.
  Fu proprio mentre guadagnavamo terreno verso la sponda davanti a noi che scoppiò l'inferno. Improvvisamente dalle rive sul nostro fianco destro emersero con un velocità e violenza sorprendenti quasi il doppio dei mostri appena abbattuti. Corsero verso di noi come un fiume in piena e quando ci raggiunsero spezzarono completamente la nostra linea di difesa. Ancora una volta, mi ritrovai circondato ovunque da cadaveri che gridavano e strepitavano in ogni direzione. Cercando disperatamente di tenere d'occhio la situazione a 360 gradi, mi agitavo con la spada dritta davanti  me, cercando di restare sulla difensiva. Arretrai velocemente, spingendo qualunque alleato nelle mie vicinanze ad imitarmi: dovevamo ristabilire un fronte comune, altrimenti eravamo spacciati. Cercai Sten con lo sguardo... avevo bisogno di lui per riuscirci. Lo notai quasi subito svettare dall'alto dei suoi due metri, agitando lo spadone sulle file di nemici. Mi spostai rapidamente, evitando il più possibile lo scontro. Sfortunatamente era quasi impossibile. Due non morti mi si avvinghiarono addosso da dietro, mentre ero intento a respingere l'offensiva di uno che mi stava attaccando da davanti. Lottando ed agitandomi, tentai di restare in piedi mentre le loro fauci si stringevano sul mio corpo. Il primo morso, lo sentii appena, non potendo in alcun modo penetrare attraverso gli anelli di maglia, ma il secondo mi serrò proprio sul collo con uno schizzo di sangue. Gridando per il dolore, mi contorsi e mi agitai, tentando di liberarmi di loro. Con un ruggito dolorante, riuscii ad assestare ai miei assalitori una feroce gomitata in pieno volto, scrollandomeli di dosso. Subito mi voltai e infierii su di loro menando la mia spada sulle loro membra come fosse stata una mazza. Frantumai le ossa e macellai la carne urlando di rabbia e dolore. Infine crollai in ginocchio, premendomi una mano sulla ferita che pulsava come un tamburo. Sentivo il sangue colarmi dallo squarcio attraverso le dita ed imbrattarmi tutto il collo, mentre mi puntellavo sulla spada per rimettermi in piedi.
  Mi guardai attorno frastornato. Non capivo dove fossi, la battaglia era sempre più una bolgia confusa. Cercai Sten con lo sguardo, ma ovunque i miei occhi si posassero non riuscivano a scorgere i capelli argentati del Qunari danzare al ritmo dei suoi fendenti.
  In quel momento mi sentii scuotere per un braccio. Subito mi girai, levando la spada per colpire chiunque mi si fosse affiancato. Fui ad un passo dal piantare la punta di Vendetta Grigia tra la spalla e il collo di Alistair, quando i nostri occhi si incrociarono. Dopo un attimo di esitazione, trasformai la mia smorfia bellicosa in un mezzo sorriso, mentre abbassavo la spada.
  "Velor!!!" Gridò. "Cosa facciamo!?!"
  Lo guardai senza capire.
  "Cosa facciamo!?" Mi incalzò lui. Per qualche ragione, non capivo la domanda e continuavo a fissarlo come un idiota. Lo sguardo mi si abbassò per una frazione di secondo sulla lama della spada: non ardeva più. "Morrigan!" Esclamai. "Dobbiamo trovare Morrigan!" Ed iniziai a guardarmi attorno. Mi mossi sul campo di battaglia mentre lentamente la mia mente tornava lucida. Con Alistair a seguirmi, coprirci a vicenda non fu così difficile. Tuttavia Morrigan non si trovava. Fu una grossa fiammata che divampò nel mezzo del campo ad attirare la mia attenzione. La strega delle selve era completamente circondata. Con un ginocchio a terra, si teneva la mano destra sul fianco ferito e sanguinante, il volto contratto in un'espressione sofferente. L'altra era protesa in avanti e da essa divampavano fiamme vermiglie.
  Subito ci lanciammo verso di lei. "Alistair! Sorreggila!" Gridai, sopraggiungendo trafelato. Subito, il Custode raggiunse la maga, cingendole il fianco con un braccio e riparandola con lo scudo. Io coprivo loro le spalle, menando fendenti tra i nemici. "Portala via!"
  "Ma..." Balbettò Alistair mentre aiutava la ragazza a rimettersi in piedi. "La battaglia! Non dovremmo...?"
  "Sono ancora in grado di lanciare incantesimi." Abbaiò Morrigan a denti stretti.
  "Portala alla Cappella."
  "Custode! Posso fare la differenza qui!" Replicò, cercando di divincolarsi dalla presa di Alistair.
  "Alla Cappella, ho detto! Ora!"
  Alistair mi guardò incerto, ma poi annuì, avviandosi verso l'edificio, mentre Morrigan continuava a fissarmi con uno sguardo a metà tra il sorpreso e il risentito.
  La ragazza era ferita, ma non era così grave da non poter più combattere. Stando al nostro fianco e protetta da Alistair avrebbe potuto dare un contributo fondamentale alla battaglia... Ma non ero disposto a mettere così a repentaglio la sua vita. Era troppo preziosa per poterla perdere.
  Mentre indietreggiavo anche io, difendendomi dai numerosi attacchi che ero costretto a subire, finalmente Sten comparve alle mie spalle. Perdeva sangue da un grosso squarcio sulla fronte e il volto era ridotto ad una maschera livida e tumefatta, ma sembrava ancora in grado di combattere egregiamente.
  "Sten!" Esclamai. "Dobbiamo riuscire ad organizzare le nostre difese."
  Notai appena il cenno d'assenso nella furia dello scontro. "Concordo. Ti aiuterò. Cerca il sindaco e rimetti in riga questi uomini. Io farò lo stesso."
  Riprendemmo ad indietreggiare, ma con ordine... o quanto meno cercando di evitare una ritirata completa. Ad ogni uomo che ci passasse affianco, abbaiavamo ordini ed intimavamo di restarci appresso. Finalmente, incrociai Murdock. Il sindaco era ferito. Se ne stava in ginocchio, con uno squarcio aperto sulla schiena e lo sguardo vacuo. I suoi occhi, vitrei e spenti, guardavano ogni cosa davanti a lui, senza però vedere niente, mentre lui ansima con la bocca aperta.
  "Murdock!" Mi avvicinai all'uomo, con Sten a coprirmi. "In piedi, dovete aiutarci a radunare i soldati!" Ma egli sembrò percepirmi appena. Spostò lo sguardo su di me, confuso, come se non mi avesse mai visto. "Coraggio!" Insistetti, tirandolo in piedi di forza.
  L'uomo, stremato dallo scontro e probabilmente sotto shock, non rispose ai miei incitamenti. Gli assestai un paio di decisi ceffoni. "Dannazione, tornate in voi!"
  L'uomo sembrò riprendersi un po'. Annuì debolmente e raccolse la sua ascia da taglialegna da terra. "Sì..."
  In qualche modo, chiamammo a raccolta i pochi superstiti attorno a noi, organizzando l'ultima resistenza davanti all'ingresso della Cappella. La parola d'ordine era: "ranghi serrati". Ci stringemmo tra noi, coprendoci i fianchi a vicenda, e affrontammo l'orda a viso aperto. Eravamo tutti esausti e spaventati, ma queste creature non sembravano neppure conoscere il significato di stanchezza e paura. Incuranti della loro incolumità continuavano ad incalzarci e a spingere e a mordere in quello che ci appariva come un flusso senza fine. Quando ormai l'operazione di smembramento si era ridotta quasi ad un mero automatismo per i nostri corpi, privati di ogni singola energia, l'ultimo morto si accasciò atterra, mentre i raggi del sole baciavano un nuovo giorno. Mai vidi un'alba tanto bella in tutta la mia vita: la battaglia era vinta.
 
3
 
  Osservavo con gli occhi sgranati il campo di battaglia, disseminato ovunque di cadaveri. La scena era quella di un massacro e già i corvi avevano iniziato il loro necrofilo banchetto, nutrendosi dei caduti di entrambe le parti.
  I pochi superstiti della milizia, però, avevano già iniziato a raccogliere le salme dei loro cari e ad allestire le pire funebri.
  Seduto esausto su un gradino, mi tenevo una mano premuta sul collo, che pulsava terribilmente, mentre guardavo due degli uomini adagiati su pire di legna pronte per essere bruciate. Erano i  barbari al servizio di Dwyn.
  "Tieni, Custode, ti farà bene..." Il nano era comparso al mio fianco, offrendomi un otre di quello che doveva essere un qualche tipo di alcolico. La parte sinistra del volto era ricoperta di sangue, ormai rappreso, ma sembrava non aver riportato grandi ferite. "È nanico." Spiegò, continuando ad porgermi da bere. Con un sorriso, accettai l'offerta e mi portai l'otre alla bocca. Trangugiai avidamente diversi sorsi di una forte sostanza liquorosa e calda, che iniziò a bruciarmi in gola... facendomi sentire subito meglio.
  "Grazie, Dwyn... è stato uno scontro dannatamente duro." Risposi. Poi, indicando i due cadaveri con un cenno del capo, aggiunsi: "Mi dispiace per loro."
  Il nano sospirò, tenendo lo sguardo fisso sull'orizzonte, pensieroso. "Già, erano bravi ragazzi, quei due. Mi hanno guardato bene le spalle in questi anni... Ma immagino che si tratti di due buste paga in meno di cui occuparmi."
  Il tono del nano, però, tradiva una certa malinconia, testimoniando che non era l'avido bastardo attaccato al denaro che sosteneva di essere. "Bah!" Tagliò corto alla fine, riprendendosi l'otre. "Ricordati che devi parlare di me a Bann Tegan. Non sono passato in mezzo a questo massacro per niente!"
  Annuii. "Non mancherò, Dwyn, statene certo."
  
4
 
  "Caduti, oggi brindiamo a voi!" Bann Tegan, dall'alto della pedana dell'altare, levò il suo boccale.
  "A voi!" Rispondemmo tutti, radunati tra le navate della Cappella, bevendo sorsate generose dal nostro boccale. Tegan aveva insistito perché ci fosse una celebrazione per coloro che non erano riusciti a superare la notte. Il proprietario della tavernetta aveva addirittura messo a disposizione una delle sue botti di birra perché tutti potessimo festeggiare la vittoria.
  Subito, quando il Bann ebbe concluso di parlare, si sollevò un brusio dalla brava gente di Redcliffe che discuteva della battaglia appena trascorsa. Iniziai ad aggirarmi tra la folla, accompagnando ogni serie di due o tre passi con un sorso di birra dal mio boccale.
  Incrociai Morrigan e Alistair seduti in disparte. La maga aveva curato magicamente le proprie ferite e quelle del compagno, il quale sembrava ridere divertito per aver pronunciato qualche divertentissima battuta che Morrigan, invece, ignorava con silenzioso e composto disinteresse. "Suvvia, Morrigan! Fatevi una risata una volta ogni tanto! Non siate così frigida..." Insistette il Custode con allegria.
  "Frigida?!" Si indignò la ragazza. "FRIGIDA?! Sapete, ha quasi dell'incredibile che, per quanto Velor abbia un cane sempre con sé, tu rimanga comunque il più fesso del gruppo."
  "Ehi!" Rispose lui con voce lamentosa.
  "Immagino..." intervenni io con un sorriso divertito sulle labbra. "Che voi due abbiate già ripreso a divertirvi, eh?"
  Morrigan grugnì indifferente con una scrollata di spalle. "È lui che è un idiota."
  "Ah sì...? Scommetto che questo è lo sconcertante momento in cui scopriamo che non avete avuto mai un amico in vita vostra!" Ribatté il ragazzo con fare soddisfatto.
  "Sapete, Alistair..." La strega sorrise sarcastica. "Io posso essere più amichevole se lo desidero. Invece, voi... non potete diventare meno scemo a comando, purtroppo. Fate i vostri conti."
  "Bah!" Disse alzandosi. "Qualcuno mi ricorda perché la portiamo sempre in giro con noi? No? Va bene." E si avviò verso la navata centrale, lasciandosi alle spalle Morrigan e il suo cinismo. Questa sbuffò scocciata. "Vi siete goduto lo spettacolo?" Borbottò.
  "In effetti sì."
  "Beh, spero che sia stato di vostro gradimento, Custode. Ora, non avete una vittoria da festeggiare? Voglio dire, già che avete tanto insistito per combattere quest'inutile battaglia, almeno assaporatevi appieno questa birra annacquata."
  "Anche voi avete combattuto." Le feci notare. "Non volete festeggiare con noi?"
  Morrigan levò gli occhi al cielo. "Ho di meglio da fare che sentire le stupide barzellette di Alistair sul formaggio."
  "Come volete."
  Feci per andarmene, quando la ragazza aggiunse qualcosa: "Comunque grazie..."
  Mi voltai verso di lei con uno sguardo interrogativo. "Per cosa?"
  Infastidita per la domanda, Morrigan mi scoccò un'occhiata ostile. "Lo sapete per cosa. Mi avete salvata durante la battaglia."
  Scossi il capo. "E voi avete salvato me. Funziona così quando si combatte: ci si copre le spalle gli uni gli altri, tra compagni. Non si può stare a valutare chi è in debito con chi. Ci si limita a salvarsi la pellaccia a vicenda, nella speranza di tornare insieme a casa."
  La ragazza mi guardò a lungo, cercando di capire se credevo davvero in ciò che dicevo, oppure se fosse stata solo retorica. "In ogni caso, grazie."
  "Prego, allora. E grazie anche a voi."
  Una voce alle mie spalle, attirò la mia attenzione: "Velor!"
  Mi voltai verso Bann Tegan che mi si avvicinava con passo deciso. "Tegan! Passato una bella nottata?" Lo salutai divertito
  "Dobbiamo parlare." Affermò, avvicinandosi a me con circospezione.
  "Naturalmente." Risposi facendomi più serio.
  "No, no qui. Riposatevi qualche ora, poi raggiungetemi al mulino con i vostri compagni, presto avrò nuovamente bisogno di voi."
  "Molte bene."

NOTA DELL'AUTORE:
Ecco, la battaglia di Redcliffe! Lo so che mi ci vuole sempre un po' di tempo per pubblicare i capitoli, ma credetemi se vi dico che non ho davvero il tempo di velocizzare il tutto. Non siamo più in estate, questo è l'anno della maturità ed io non sono esattamente il migliore della classe, dunque il poco tempo libero devo dividerlo equamente tra attività fisica, sociale e "creativa". Comunque, ecco un paio di considerazioni sul capitolo odierno :)

Che dire, i nostri eroi se la sono vista brutta, non trovate anche voi? Intanto, ho modificato il concetto di non morto di Dragon Age in uno simile ad una via di mezzo tra D&D e Sine Requie, cercando di dare loro anche una parvenza di "credibilità scientifica".

Qui ognuno ha giocato un ruolo importante e abbiamo anche potuto assistere alla prima trasformazione di Morrigan, un deus ex machina che ancora non so se limitare o incentivare... dovrò rifletterci. Nel frattempo spero vivamente vi siate goduti le scene di sangue e gore con cui ho condito tutta la battaglia, in perfetto stile DA:O

Ringrazio vivamente Eri, una mia amica, che si è gentilmente offerta di collaborare con me per la realizzazione di alcune tavole per la mia ff. E' una ragazza molto talentuosa e vi suggerisco di dare un'occhiata alla sua pagina facebook, Erii Illustration ;)
 
 
  
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