“Draco hai intenzione di darti da fare?” il
faccione di Goyle barcollava davanti agli occhi assonnati del ragazzo
dai capelli biondi.
“Certo!”, in effetti era vero, dopo che aveva
spedito la lettera al padre aveva finalmente deciso sul da farsi.
Doveva fingere di attentare di continuo alla vita di Silente, per
rabbonirsi Tiger e Goyle e i vari sudditi del Signore Oscuro, magari
con metodi inutili e destinati in ogni modo a fallire, giusto per
dimostrare che ci metteva un minimo d’impegno. Ma in
verità aveva deciso di parlare di persona alla sua vittima,
doveva informarlo della situazione. Ma come incontrarlo? Non poteva
chiedere pubblicamente d’incontrarlo, avrebbe alzato troppi
sospetti. Doveva combinare un bel pasticcio per farsi sbattere in
presidenza? Si, forse quello era l’unico metodo.
“Ho già un’idea in testa e sono sicuro
che funzionerà!” un ghigno deformò i
lineamenti del ragazzo che, soddisfatto della sua idea, si
lasciò cadere su un divanetto di velluto davanti alle braci
della sala comune.
Il giorno seguente, durante la lezione della professoressa Mcgranitt,
fece scoppiare un piccolo incendio sotto il banco di Harry Potter, fece
un lavoro poco accurato, in modo da essere subito incolpato.
“Ma sei del tutto ammattito?” la professoressa
stava sbraitando ed era diventata tutta rossa in viso “dopo
questa ragazzata ti beccherai parecchie ore di punizione!”
“E che ne pensa di un piacevole incontro con il
Preside?”
“Volentieri!” l’animale nello stomaco del
ragazzo fece due salti mortali all’indietro “ma al
momento il nostro Preside non si trova a Hogwarts, se no ti avrei
spedito direttamente in presidenza, stanne certo Malfoy!” ma
ricadde a testa in giù creando un vuoto nella pancia del
ragazzo. Fuori dalla scuola? Mentre Lord Voldemort tentava in tutti i
modi di uccidere lui e Harry Potter? Sbalorditivo!
Scornato se ne andò nei sotterranei seguito a ruota da Pansy
Parkinson, che ormai non lo abbandonava più per un solo
istante, per assistere alla medesima lezione di Pozioni. Prese posto in
ultima fila e aprì la sua copia di Pozioni Avanzate,
sfogliò il volume fino alla pagina segnata sulla lavagna e
cominciò a far bollire della mistura di ortiche nel suo
calderone.
Davanti a lui si erano seduti Harry Potter e i suoi tre amici, neanche
si erano accorti di lui. Un punto a suo favore. Cercò di
ascoltare i loro discorsi, parlavano di un libro e di
un…principe?”
“Smettila Hermione, non può essere una
donna!” Potter cominciava a scaldarsi e girava freneticamente
le pagine della sua copia di Pozioni Avanzate.
“Ma Harry…”
“Niente ma, so riconoscere il modo di scrivere di una ragazza
e il Principe non scrive come una ragazza!”gettò
nel calderone una manciata di aglio e attese.
La Granger non rispose, si limitò a girare la testa e a
guardare altrove. Weasley faceva di tutto per impedire alla pozione di
diventare viola e la Elden se ne stava in silenzio mentre contemplava
le bolle azzurre che si erano formate sulla superficie del calderone.
“Come va con Lumacorno?” riprese la Granger.
“Continua a tartassarmi di inviti per il suo Lumaclub! Solo
che ho finito le scuse e mi sa che a Natale dovrò
presentarmi alla sua festa, non c’è
scampo!”
“Beh, non mi sembri così dispiaciuto!”
Malfoy rimase stupito dal tono di voce di Weasley. Hermione si
girò verso di lui come una vipera e disse:
“Cosa credi che sia divertente?” Weasley non
rispose, strano che litigassero in questo modo!
Dopo due settimane Draco riuscì finalmente a farsi spedire
in presidenza. Quando vide l’enorme gargoyle la voce gli
venne a mancare:
“Pallini Acidi!” in pochi secondi si
ritrovò davanti alla porta dell’ufficio del
Preside, si fece forza e bussò energicamente.
“Avanti!”, spinse la porta e entrò nella
stanza. Non era cambiata di molto dall’ultima volta che ci
era entrato un anno fa. Grazie al cielo non erano rimaste tracce dei
gattini della Umbridge e del suo profumo alla violetta selvatica.
Si fece avanti e si fermò davanti all’enorme
tavolo che lo separava dal Preside. Silente sembrava molto affaticato,
la barba bianca era stata tagliata e gli occhi sembravano opachi e
inespressivi.
“Allora Draco, la professoressa Mcgranitt ti ha mandato da me
perché, pare, che tu abbia incendiato il banco del signor
Potter, vero?”
“Si signore…ma…
“Non mi risulta che a te piaccia ficcarti in questo genere di
guai vero?”
“Si signore…io volevo parlare con lei!”
“E come mai non hai chiesto semplicemente di
vedermi?”
“Ecco, io…ha un minuto per ascoltare una
storia?” gli occhi del preside luccicarono, gli
indicò una sedia e rimase in silenzio.
Draco si sedette, ma se prima era terrorizzato all’idea di
parlare con l’uomo che avrebbe dovuto uccidere adesso uno
strano coraggio si era impadronito della sue viscere e, senza nemmeno
accorgersene, gli uscì dalla bocca un fiume di parole
incatenate tra loro da verbi e congiunzioni in perfetto ordine. Sentiva
che man mano i suoi timori gli uscivano dal corpo e si diffondevano
nell’aria dell’ufficio, lasciandolo più
libero e più leggero. Raccontò al Preside del suo
cambiamento, del compito che Lord Voldemort gli aveva affidato e del
discorso che aveva sentito tra Piton e suo padre.
Il Preside non lo interruppe nemmeno una volta, probabilmente capiva il
disagio che stava provando il ragazzo e ne ebbe rispetto fino a quando
l’ultima parola uscì dalla bocca di Draco.
Quando il ragazzo dai capelli d’argento finì
alzò gli occhi verso lo sguardo del Preside e per un istante
credette di vederlo luccicare. Lo vide alzarsi e puntarsi la bacchetta
alla tempia, e con un gemito di dolore estrasse un capelli argenteo
dalla sua testa, un ricordo, lo gettò in una ciotola e si
risedette al suo posto.
“Draco…sono molto felice che tu abbia deciso di
raccontarmi queste cose, hai avuto molto coraggio, hai deciso di
avvertirmi nonostante sapessi che facendolo avresti messo in pericolo
la tua vita e quella dei tuoi cari!” gli allungò
una striscia di liquirizia “in ogni caso volevo dirti che
già conoscevo le intenzioni di Voldemort che riguardavano la
mia imminente uccisione.” quando Draco sentì quel
nome a momenti non si strozzò con la liquirizia.
“Quindi, quello che le ho detto non la
aiuterà?” si sentì uno stupido,certo,
come faceva Silente a non conoscere i piani del Signore Oscuro!
“No, anzi, mi hai aiutato molto! Adesso conosco i suoi nuovi
metodi, mandare avanti un ragazzino!” c’era una
nota di disprezzo nella sua voce. “Solo che, credi di avermi
detto proprio tutto?” il ragazzo sbiancò. Era
vero, non gli aveva parlato dei suoi dubbi riguardanti Harry Potter.
“E’ vero, ho una domanda da farle!”
“Dimmi pure!” rispose trionfante.
Draco prese il coraggio a due mani, si rizzò sulla sedia e
chiese:
“Sono o non sono il fratello di Harry Potter?” il
preside sospirò guardò il ragazzo e vide che
aveva le lacrime agli occhi.
“Si…tu e Harry siete fratelli!”
“Ma com’è possibile?”
gridò Draco i preda a un attacco d’ira.
“Vedi Draco, quando una donna ama due uomini con la stessa
identica intensità può accadere che abbia due
figli da uomini diversi, nello stesso anno. È un caso
rasissimo, accade una volta ogni mille anni e a volte non accade mai.
So che questa per te è una dura realtà,ma devi
accettarla, se vuoi sopravvivere!”
Draco annuì con la testa.
“In ogni caso, ora che ti senti pronto a abbandonare la
strada verso Lord Voldemort, mi sembra giusto che tu debba
fare alcune cose per me!”
“Quello che vuole!” rispose Draco mentre reprimeva
le lacrime.
“Ti sembrerà una proposta strana, ma devi
proseguire nel compito che ti ha affidato Lord Voldemort come se nulla
fosse!”
“Devo quindi tentare di…
“Di uccidermi esatto, e vedi di trovare dei metodi
convincenti se no i tuoi amici potrebbero insospettirsi, inoltre, devi
continuare una fitta corrispondenza con tuo padre, devi fargli sapere
che ti stai dando da fare e che hai già dei primi risultati,
chiaro?”
“Chiarissimo!”
“Per adesso credo che possa bastare, ricorda non dare segni
di un cambiamento radicale…”Draco venne congedato
da un gesto di Silente.
“Ah! Quasi dimenticavo, ti devo chiedere un altro favore, non
dovrai fare parola a Harry di quello che ci siamo detti oggi! Posso
fidarmi!”
“Certo!” Draco uscì dalla stanza ancora
sconvolto dalla parole del Preside.
Si sentiva più leggero che mai, adesso si sentiva sicuro
delle sue azioni e, soprattutto, non si sentiva più solo,
aveva Silente alle sue spalle e, strano ma vero, aveva trovato u
probabile alleato nel suo peggior nemico!