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Autore: suni    20/10/2008    8 recensioni
“Cosa…ci fai qui, Sas’ke?” balbetta, incredulo.
L’altro si imbroncia lievemente, bizzoso.
“Sono tornato da Iwa. Non era previsto che ci restassi per sempre, sai, anche se sospetto che quando mi hanno proposto per l’incarico i consiglieri di Tsunade hime lo sperassero,” commenta ironico.
Naruto scrolla ancora la testa, senza riuscire a mettere insieme pensieri logici. Spalanca le braccia e inspira a vuoto.
“Sì, beh…cosa ci fai qui, davanti a casa mia?” riesce a chiedere, con un certo sforzo.

Raccolta di momenti della vita di Naruto e Sasuke in un ipotetico futuro post-Shippuuden. Tra dipendenze reciproche, problemi di vista e improbabili ANBU.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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- Questa storia fa parte della serie 'Konoha, mattina' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Konoha, sera

Ed eccoci con la terza parte. Non ho molto da dire in merito, se non che spero la lettura sia piacevole e interessante. Se vorrete farmi avere una conferma nell’uno o nell’altro senso, positiva o negativa, ne sarò lieta.

Se no, divertitevi e basta.

A presto.

suni

 

 

 

 

Konoha, sera

 

“Ancora auguri, Neji,” esclama Naruto di slancio, sollevando il bicchierino in direzione dello Hyuuga. Lo sposo sorride con insolita allegria, gli occhi bianchi scintillanti di una gioia che la sua compostezza non può celare.

“Grazie, Naruto,” risponde, ricambiando il brindisi.

Il rinfresco è ancora nel pieno svolgimento, gli invitati sostano a gruppetti, chiacchierando animatamente e scambiandosi di tanto in tanto, in un andirivieni ridanciano e animato. Tenten, radiosa nell’abito da sposa, è una macchia candida intorno a cui ruotano le ragazze, con risolini e strilli di entusiasmo.

“E’ stata una festa strepitosa,” continua Naruto gettando una distratta occhiata intorno, che Sakura intercetta con una smorfia scherzosa a cui lui risponde con una linguaccia. “E il menu era fantastico!” continua scherzoso, con aria discola.

Neji gli allunga il suo elegante sorriso, divertito.

“Sapevo che avresti apprezzato,” commenta ironico, mentre Kiba passando gli allunga una pacca sulla spalla. Quindi si guarda intorno discretamente, poi torna a osservare l’espressione di gioia leggermente forzata del jinchuuriki. “Sas’ke-san è già andato a casa?” chiede vago.

Neji è uno dei pochi a Konoha, tranne gli amici più stretti, a non serbare particolare diffidenza verso il traditore del villaggio. Forse perché la sua storia non è del tutto dissimile. Conosce gli svantaggi dell’essere un genio, la rabbia e la sete di rivalsa del sentirsi vittima di un’ingiustizia universale.

Naruto sussulta leggermente, poi lo imita, voltando lo sguardo.

“No, è…qui da qualche parte, credo,” risponde, senza riuscire a individuare la sagoma aristocratica dell’Uchiha in questione. “Sarà rintanato in un angolo con quell’orso del sensei. Un bel duo di eremiti,” commenta, con un risata paziente.

“Immagi…”

“Scusate, scusate!”

È Shikamaru che, la voce alta e per una volta energica, attira l’attenzione degli astanti con un bicchiere levato. Ha l’aria di aver bevuto un po’ più sakè del necessario, gli occhi lucidi e l’espressione un po’ vacua.

“Scusate, voglio fare un annuncio,” continua, mentre pian piano si fa il silenzio. “Prima di tutto, mi congratulo ancora una volta con gli sposi. Neji, Tenten… auguri da tutti noi.” I compagni alzano i bicchieri, Ino già applaude leggermente il migliore amico.

“E poi,” continua Shikamaru, schiarendosi la voce. “Volevo sapeste che mi sono messo davvero nei guai, stavolta. A fine mese Temari verrà a vivere a Konoha, insieme a me. Che seccatura,” annuncia, senza che la sua espressione scontenta risulti minimamente convincente. Scaturisce una risata scrosciante dal capannello di amici che lo circondano, quindi un breve applauso.

“Grande Nara!” strepita Lee, gonfio d’entusiasmo.

Naruto applaude a sua volta, ridendo della faccia appesa sfoggiata dall’intelligentissimo shinobi. Ma la sua allegria non è spontanea come al solito e l’euforia lo abbandona rapidamente, com’è arrivata, mentre questo e quell’altro amico si avvicinano a Shikamaru, con intesa, per scambiare qualche parola.

A venticinque anni, Naruto comincia a vedere i suoi amici sistemati. Kiba e Hinata si sono sposati da sei mesi, oggi è stato il turno degli Hyuuga, presto Shikamaru convivrà con l’affascinante sorella del Kazekage. Qualche giorno fa Sai è passato da lui, insolitamente farneticante e tutto preso dalla scelta dei mobili con cui arredare il suo nido d’amore con Ino. È stato decisamente strano – si tratta di Sai, non di una persona che ti aspetteresti sentir parlare di tavoli e di quante ante dovrebbe avere un armadio – ma mentre parlavano di colori delle tende e di cosa il suo indecifrabile amico vorrebbe vedere appeso alle pareti, ripromettendosi ad ogni nuova ipotesi di consultarsi con la compagna, Naruto si è reso conto di essere gonfio di malinconia.

Non farà mai niente di tutto  questo, lui. Casa sua sarà sempre soltanto casa sua, continuerà a spostare il pigiama da un posto all’altro di sera in sera, in funzione del dormire da Sasuke o meno, passando a prendere i vestiti per cambiarsi quando si ferma dal compagno e dimenticandosi di volta in volta magliette, mutande, documenti. Nessuno, com’è stato per tutta la vita, dividerà davvero la vita quotidiana con lui.

“Naruto.”

La voce bassa e profonda di Sasuke lo riscuote, come se l’avesse evocato. Sposta lo sguardo di lato, sul genio che fa ondeggiare pigramente il bicchiere in mano. Caso strano, anche Kakashi è ricomparso in sala e sta chiacchierando indolente con Kurenai.

“Vi scambiavate gli sharingan?” chiede Naruto ironico, ridacchiando sotto i baffi. “Giocavate a biglie coi bulbi oculari?”

Sasuke gli scocca un’occhiatina superiore, scuotendo leggermente la testa.

“Avevamo conversazioni troppo elevate per il tuo quoziente intellettivo, dobe,” risponde, con la consueta gentilezza. “Allora, Nara si sistema con quella della Sabbia,” aggiunge, senza interesse.

“Temari,” lo corregge Naruto meccanicamente, annuendo. Sasuke fa spallucce: evidentemente ai suoi occhi la definizione quella della Sabbia era perfettamente adatta e calzante. “E Sai con Ino,” continua, vago.

“Se non fosse così odioso mi dispiacerebbe quasi per lui,” commenta Sasuke noncurante. “La Yamanaka è una palla al piede.”

Naruto lo guarda storto, scrollando la testa. Effettivamente, all’epoca, Ino era piuttosto stressante con Sasuke. Come tutte quante, più o meno.

“Sei il solito musone, teme,” commenta dispettoso. “Non ha più dieci anni, sai?”

“Nemmeno tu, ma sei rimasto scemo come allora,” ribatte l’altro, con fare superiore. Allunga una mano a sfiorare la sua spalla, in un gesto che potrebbe tranquillamente sembrare amichevole ad occhi esterni. “Vado a casa. Tu stai ancora qui?”

Naruto esita, stringe la presa sul bicchiere.

“Una mezz’ora, sì,” risponde, fissando Sakura che chiacchiera fittamente con Lee.

Gli occhi di Sasuke saettano intorno per un istante, prudenti.

“Passi più tardi?” continua, la voce sempre più bassa.

Naruto si stringe nelle spalle, incerto.

“Non so. Mi devo alzare all’alba, domani,” osserva pensoso. “Comunque ho le chiavi, semmai ti sveglio,” conclude, con un sogghigno minaccioso.

Sasuke annuisce, fa un cenno e gli volta le spalle, per raggiungere gli altri membri del team sette e salutarli.

“Naruto,” fa poi, fermandosi a un paio di metri da lui. Il jinchuuriki si gira a guardarlo, anche se Sasuke gli dà la schiena. “Tutto a posto?”

Lui socchiude le labbra, preso in contropiede, mentre un sorriso disarmato gli arcua gli angoli della bocca. Non gli basta sghignazzare come se niente fosse per ingannare gli occhi di Sasuke, che nonostante tutto sanno ancora sondare a fondo, soprattutto quando si tratta di lui.

“Sì,” risponde di slancio.

Non è vero, e sa che neanche Sasuke prende per buona quella risposta. Però il genio annuisce, riprendendo ad allontanarsi.

Lo guarda scivolare in mezzo agli ospiti che per la maggioranza lo ignorano – una volta Sasuke era seguito dallo sguardo ammirato di tutti, ora quasi nessuno osa apertamente mostrare interesse nei suoi confronti - con la sua andatura sinuosa, le spalle larghe e il portamento altero. Sakura lo blocca con un cenno, facendoglisi vicina e cominciando a parlare sommessamente, e Sasuke volta il capo verso di lei, ascoltandola in silenzio con un’ombra di sorriso sulle labbra. Naruto li guarda, Sakura con i suoi verdissimi occhi da fata e la pelle diafana, Sasuke che la sovrasta di tutta la testa, annuendo lentamente.

Sarebbero stati belli, insieme. Almeno loro si sarebbero sposati, sarebbero stati una vera famiglia e avrebbero avuto dei bambini, il clan Uchiha sarebbe rinato. Lei lo avrebbe sommerso di attenzioni e Sasuke sarebbe stato troppo preso dalle responsabilità e dai figli per avere il tempo di continuare a essere infelice.

“Yo, Naruto,” lo chiama Shikamaru, affiancandolo. “Sei taciturno, stasera. Lavorare negli ANBU ti stanca così tanto?” domanda, con tono familiare. “Lo capisco, eh. Dev’essere una sfacchinata davvero seccante.”

Lui forza un sorriso, annuendo con finto imbarazzo.

“Sono un po’ stanco, già,” ammette ridacchiando. “Ma non credere che basti così poco a stendermi, eh? Altrimenti che Hokage sarei…” scherza, tronfio.

Shikamaru sorride, cacciando una mano in tasca.

“Tsunade hime parla di ritirarsi, ultimamente,” osserva assorto. “Sarà presto il tuo momento, Naruto. Non ti invidio nemmeno un po’.”

Lui ride, stavolta sinceramente. Non gli è davvero difficile immaginare che per l’amico gli impegni e le responsabilità di un capovillaggio sarebbero un peso insopportabile.

Ma non riesce a sentirsi coinvolto dalla conversazione, nemmeno quando Ino, Choji e Sai li raggiungono. Ride meccanicamente e commenta qualche sciocchezza delle sue, per non dare nell’occhio, ma i pensieri maturati durante le ultime ore lo martellano, serrandogli lo stomaco e lasciandolo apatico, demoralizzato. Se si trattasse di un combattimento o di una missione recupererebbe la consueta determinazione, ma la sfera dell’intimo è decisamente più complessa, e nella sua vita in particolare.

Se ne va poco dopo, salutando con qualche urlo scoppiettante che ha il potere di imbarazzare mortalmente Neji e far sghignazzare chiunque altro, Tenten compresa, mentre Sakura gli allunga un leggero cazzotto. Kakashi è l’unico che lo congeda con un’occhiata penetrante, quasi interrogativa.

Konoha, fuori, è silenziosa e tranquilla nella luce fioca delle lanterne. Naruto esita e tentenna, incerto sulla direzione da prendere, poi si lascia portare dai piedi verso il quartiere sempre deserto degli Uchiha. Quando vi giunge si ferma, osservando defilato la dimora del compagno.

Le luci sono spente, tutto è immobile e muto. La grande casa con lo stemma del clan sembra dormire a sua volta, annegata nella quiete che la circonda. Naruto si trattiene per un paio di minuti, ma non ha voglia di entrare. Per la prima volta da quando si ricorda non ha voglia di vedere Sasuke, di parlargli o di toccarlo, perché servirebbe solo ad aumentare la confusione e il malessere. Stringe amaramente le labbra e si volta, prendendo ad allontanarsi.

“Naruto,” sente chiamare, sussultando ed alzando lo sguardo verso il tetto: c’è Sasuke, appollaiato là sopra, che lo guarda con la fronte leggermente corrugata. “Guarda che la porta è dall’altra parte,” annuncia con sufficienza.

Lui mette insieme una risatina sciocca, grattandosi i capelli biondi.

“Sì, ma poi ho pensato che devo davvero alzarmi presto e che fosse meglio rientrare,” blatera, gesticolando.

Sasuke lo guarda impassibile, senza rispondere. Poi si sporge con un gesto minimo e salta giù, atterrando silenziosamente a qualche metro da lui.

“Ormai sei qui,” osserva pragmatico. “Entra e dormi.”

Naruto reprime la smorfia di disappunto prima che gli si formi sulle labbra, annuendo distrattamente. Segue Sasuke verso la porta, prima che questi si blocchi con uno sbuffo.

“Non ho preso le chiavi,” osserva, con rimprovero.

“Meno male che sono io l’idiota,” sogghigna Naruto, porgendogli le proprie.

“Taci, dobe,” replica l’altro maestoso, spalancando la porta. “Taci e vattene a dormire,” continua, avanzando senza nemmeno aspettarlo. “E quando ti andrà di dirmi cos’hai magari avrò ancora voglia di perdere tempo a starti a sentire,” aggiunge, iniziando a salire le scale.

“Non ho niente!” sbotta Naruto con enfasi, punto sul vivo. Sasuke si volta a guardarlo dall’alto, accigliato.

“Non trattarmi come un imbecille, sai che non lo sopporto,” intima bellicoso.

“Tu non sopporti niente,” osserva il jinchuuriki irritato, sentendo un’agitazione che non ha ragioni definite crescergli nello stomaco.

Sasuke sbuffa, tornando a voltargli le spalle.

“Ci ho ripensato, non mi va di darti retta,” annuncia freddamente.

Naruto deglutisce, stringendo i pugni prima di parlare.

“Voglio vivere con te.”

Le parole gli sono sgorgate quasi da sole, senza difficoltà, risuonando nel silenzio successivo. Non solleva lo sguardo, non può, rimane solo fermo con i pugni stretti e il respiro bloccato nei polmoni.

“Scusami?”

C’è sbigottimento nella voce di Sasuke, ma ormai è fatta.

“Voglio che viviamo insieme,” ripete lui, fissando il pavimento. “Sai, come le persone che stanno insieme e a un certo punto…”

“Sì, ho capito il concetto,” lo interrompe Sasuke, spazientito. Lui lo sente riscendere le scale e passargli accanto, infilandosi poi in cucina per accendere la luce. Lo segue a testa bassa, rimanendo fermo sulla soglia.

“Guardami, Naruto. Guardami.”

Solleva la testa controvoglia: Sasuke è in piedi dall’altro lato del tavolo, piegato ad appoggiare le mani su di esso e sporto in avanti, verso di lui.

“Vorresti…stai dicendo che vuoi venire a vivere qui,” afferma lentamente, atono. L’espressione del suo volto, come capita spesso, è insondabile.

“Non necessariame…non per forza qui,” ribatte Naruto, parendogli già di sentire fisicamente la disapprovazione delle mura stessa della casa del clan per quella relazione indecorosa. “Possiamo andare da un’altra parte. Non sei costretto a vivere qui in eterno, Sas’ke!” sbotta nervoso.

“Questa è la casa della mia famiglia,” risponde l’altro, aggressivo. Naruto scuote la testa, corrucciato.

“Questa è casa tua. Non c’è nessun altro, qui,” osserva rigido. “Questo dannato quartiere è completamente deserto, ci sei soltanto tu. Ti sembra una cosa normale?”

Sasuke allarga le palpebre, indispettito.

“Una cosa normale? Perché, invece io sono normale?” osserva malevolo, con voce tagliente. “Dimmi di un giorno normale della mia vita. Dimmelo, dai, o sommo Hokage.”

Naruto si acciglia ulteriormente.

“Non c’entra niente. Non stavo parlando di…”

“Naruto, ma ci hai visti?” lo interrompe l’altro, iroso. “Siamo due uomini, lo sai, sì, o sei completamente idiota? Ti sei accorto di chi sono io? Sono Uchiha Sasuke, ricordi? Quello che ha tradito il villaggio, quello di cui nessuno si fida. Perché mai…” sbuffa, infastidito. “Va tutto bene così. Non c’è niente da cambiare.”

“Va bene per te,” ribatte lui, facendo un passo avanti con animosità. “Come al solito, Sas’ke, l’unica cosa che conta sei tu, il tuo rispettabile cognome e queste scemenze!”

E poi si sente afferrare al collo d’improvviso e spingere indietro.

“Razza di idiota,” ringhia Sasuke, strattonandolo con violenza. “Il mio cognome, ma cosa stai dicendo? Io sono un traditore, la gente per strada mi indica, cosa vuoi che me ne freghi ancora di queste cazzate?” lo investe, aggressivo. “Naruto, tu credi davvero di poter diventare Hokage se stai con me? Ma allora sei veramente un totale idiota!” conclude in un sibilo sprezzante, spingendolo via. 

“Questo non c’entra niente con l’essere Hokage!” sbotta Naruto di slancio. “Sono cose completamente diverse!”

Sasuke sospira con sprezzo, scrollando la testa.

“Cresci, Naruto, cresci. Apri gli occhi,” osserva sarcastico. “Non lo vorranno mai, un Hokage così. Ti guarderanno con disgusto e ti rimanderanno a casa a calci. Penseranno che non bisogna aver fiducia nemmeno in te, che ti lasci circuire da un bastardo come il sottoscritt...”

“No, invece!” bercia lui, infiammandosi e dando un colpo al muro. “Mi farò rispettare anche per questo, come ho fatto fino ad ora! Ero soltanto un mostro, il compagno di squadra imbecille del genio di casa Uchiha, e guarda! Sono il jonin più forte della Foglia, ho salvato il villaggio una miriade di volte, è questo che serve per essere Hokage, Sas’ke!”

Sasuke fissa il muro, immobile e cupo, mentre lui riprende fiato.

“Tutti quelli che lo sanno non…”

“Tutti quelli che lo sanno sono i tuoi amici,” lo interrompe Sasuke seccamente. “ma il villaggio non sono loro. Io e te non abbiamo mai visto le cose nello stesso modo, Naruto, è inutile che adesso stiamo qui a raccontarcela.”

“Dimostrerò loro che posso essere comunque un grande Hokage, dovessi metterci vent’anni!” ribatté lui con fervore, serrando poi le labbra.

“Oh, bell’idea. Lanciati in un’altra delle tue guerre sante senza senso. Riprenderò Sas’ke, quattro anni a rompere le scatole a chiunque ti stesse intorno,” fa l’Uchiha, con spregio. “Questa volta io ne voglio stare fuori.”

Naruto china lo sguardo, amareggiato e stanco.

“E’ questo il punto. È per te che non ne vale la pena, non per me,” mormora dolente.

Sasuke osserva a terra per qualche istante, poi alza gli occhi neri nel vuoto, di fronte a sé.

“E’ vero,” risponde fermo. “Per me non vale la pena di mettere tutto sottosopra a questo scopo.”

Non c’è altro da dire; Naruto si domanda perché mai abbia sollevato l’argomento, visto che sapeva benissimo dall’inizio quali sarebbero state le conclusioni. Ma forse è che non poteva più tenerselo dentro, semplicemente.

“Ho capito, Sas’ke,” dice piano, annuendo.

“Possiamo dormirci su?” sospira l’altro, leggermente nervoso, avvicinandosi alla porta, e a lui.

Naruto scuote negativamente la testa, tardando a parlare perché non ci riesce.

“No? Come no? Non devi alzarti all’alba?” commenta Sasuke, condiscendente.

Lui annuisce, stringendo le labbra per impedire che tremino.

“No, intendevo…” emette, faticosamente. “Non dormire qui, almeno io.”

L’altro aggrotta la fronte, infastidito.

“Va bene. Tienimi il muso,” commenta freddo. “Ci vediamo domani.”

Fa un solo passo, mentre Naruto stringe le palpebre sugli occhi.

“Non ti tengo il muso, quello sei tu semmai,” commenta il jinchuuriki, con una tristezza che non è da lui. “Non cambia niente se ci dormo su, è comunque tutto sbagliato. Sas’ke, finiamola qui.”

Pensa, incoerentemente, che si ricorderà a lungo l’espressione sconcertata e completamente smarrita di Sasuke in questo momento. I suoi occhi un po’ sgranati, luminosi di un panico che nemmeno la sua padronanza di sé può nascondere, le labbra socchiuse da cui non sta passando aria.

“Finiamo cosa?”

E lui non risponde, abbassando soltanto la testa.

“Cosa, ma…perché? Non…” Il genio sospira, rigido. “Va bene, come vuoi,” afferma, la voce sorda.

“No, non è come voglio,” lo contraddice Naruto, pacato. “Ma tu vuoi passare la vita a giocare all’eroe maledetto e incompreso e invece io voglio qualcos’altro.”

“Certo,” commenta l’altro senza nemmeno ascoltarlo più, allontanandosi verso il piano superiore. “Ah, Naruto, Tsunade Hime mi ha offerto una missione a Iwa, come ambasciatore nella Terra. Ho intenzione di accettare, quindi ti dico da ora che starò via parecchio. Sai, per evitare che poi ti metta a cercarmi in tutte le nazioni,” termina sprezzante, voltandogli le spalle e sparendo per le scale.

Naruto rimane per qualche secondo immobile, come inebetito. Sbatte le palpebre più volte, guardandosi intorno confusamente. Deglutisce a fatica, muove un passo tremante alla cieca e ingoia aria, con lo stomaco serrato. A distanza di pochi secondi la mancanza gli sembra già insopportabile, intossicante. Stringe le palpebre perché le lacrime premono per scappare, raggiunge la porta alla cieca e all’ultimo si volta, buttando la sua copia delle chiavi su un gradino, prima di uscire e inspirare profondamente l’aria fredda della sera, che non gli dà comunque alcun sollievo.

E pensa, mentre gli occhi gli si fanno umidi e il respiro si spezza in gola, che domani sarà di nuovo un giorno senza Sasuke.

Come tutti quelli a venire.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

____________________________

 

 

 

ryanforever: grazie mille! Mi fa molto piacere che anche la parte due sia stata di tuo gradimento. La vena fanciullesca…beh, i “miei” personaggi non la perdono mai. Forse perché in me è ancora spropositatamente sviluppata e tendo ad affibbiarla anche a loro. ^__^ E poi sono Sasuke e Naruto, saranno sempre un po’ baka…hihi. Alla prossima.

nemesi06: siiic. Anche io ci sono rimasta malissimo per quella scena della vista. Cioè, Sasuke è un cretino e se le cerca, però dai, un solo essere umano non può avere così tante sfighe… bah. Detto questo e proclamata la mia indignazione ti lascio, nella speranza che anche questa parte ti possa essere piaciuta. E grazie dell’apprezzamento.

VavvyMalfoy91: Poesia?...mah. ^__^ più che altro è un dato di fatto. Sono molto lusingata che ti piaccia il mio stile. Speriamo che duri… Alla prossima.

krikka86: Allora: stando alle mie scarsissime conoscenze in giapponese il nome Sasuke è pronunciato Saske. O comunque è così che lo dicono in Naruto. Poi, non so se sia una mia psicosi o un dato reale, ma io ci sento comunque un’intonazione da parola troncata nella seconda “s”, come se ci fosse un apostrofo, un accento brusco (sì, passo il mio tempo libero a far caso a come esattamente i doppiatori pronunciano le parole. Oh, ognuno ha le sue turbe…^__^). E quindi nei dialoghi, per rendere l'effetto del parlato, ci metto un apostrofo: Sas’ke. Poi, ora potrei ringraziarti per avermi ringraziata per averti ringraziata, ma rischiamo di non finirla mai più…hehe. Quindi dico solo che spero che anche questa ti possa piacere (e se ti avanzano consigli non lesinare). A presto.

 

   
 
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