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Autore: Rori98    02/11/2014    2 recensioni
"A quel tempo stavo con Kris, ero innamorata e pensavo potesse durare per sempre. Non volevo farlo soffrire; non lo avrei mai tradito. Solo quando vidi quei due occhi azzurri tutti i miei sentimenti per Kris sembrarono scomparire. Cosi decisi di lasciarlo, senza troppe scuse, usando solamente la verità: gli dissi che provavo qualcosa per Nathan e che non volevo prenderlo in giro. [...] Si avviò verso l'uscita, posò le chiavi del mio appartamento, quelle che gli avevo dato un anno prima, sul mobile all'entrata e aprì la porta. Mentre stava uscendo, si girò, mi guardò e sorrise, dicendomi che non avrebbe funzionato con Nathan e che lui mi avrebbe aspettato, anche per sempre. "
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dove eravamo rimasti:
“Io mi sono innamorato di te, Stana.”

[...]“Ma quindi come è andata a finire?”
“Io sono scappata.”


 

4. Come sugli alberi, le foglie.
 

“Come sei scappata?” Ellen aveva la bocca aperta e gli occhi spalancati, con un'espressione davvero buffa che fece ridere Stana.
“Perché ridi?” la bocca si era leggermente chiusa, ma gli occhi si erano spalancati ancora di più. L’attrice fece uno strano gesto con la mano, che la presentatrice prese come una richiesta di aspettare un attimo.
“La tua faccia era davvero buffa. Sembrava che ti fosse morto il gatto o che avessi appena scoperto che Babbo Natale non esiste!” e dicendo ciò, scoppiò nuovamente a ridere.
Quando si calmò, la sua voce iniziò a raccontare lentamente ciò che era successo dopo.

Era scappata. Lo aveva lasciato lì, a casa sua, da solo. Aveva preso i vestiti e lo aveva salutato velocemente, pronunciando una serie di no sussurrati di tanto in tanto.
E ora si trovava fuori, al freddo, con un vento gelido che le sfiorava il viso facendola rabbrividire.
Cazzo, pure il tempo ci si mette.
Si strinse nelle spalle, sentendo il caldo tessuto della felpa dell'uomo riscaldarle la pelle. Il suo odore era impresso in quelli indumento, così tirò su anche il cappuccio per sentire quel profumo penetrarle ancora di più nelle ossa.
Nonostante casa sua fosse abbastanza distante, decise di non prendere un taxi, né la metro né null’atro. Aveva voglia di farsi due passi e di schiarirsi le idee.
Mi sono innamorato di te. Mi sono innamorato di te. Mi-so-no-in-na-mo-ra-to-di-te. Ripeteva quella frase e pensava a quei due bellissimi zaffiri puntanti su di lei mentre la pronunciava. Amore, gridavano amore. E lei era stata capace di zittirli in un solo attimo.
Stava maledettamente bene con Nate. Era dolce, bello, simpatico, generoso, gentile. Era perfetto e si era innamorato di lei. Quando le aveva confessato i suoi sentimenti, avrebbe voluto stringerlo, abbracciarlo, baciarlo ed eliminare quegli inutili vestiti per sentire la sua bellissima pelle a contatto con la propria. Avrebbe voluto fare tutto ciò, ma non poteva. Aveva appena mollato Kris e non poteva già rotolarsi nelle lenzuola con un altro uomo. Non poteva già esserne innamorata.
Non puoi o non ne hai il coraggio?  
Scosse la testa.
Stana, Stana. Cosa ti sta succedendo? L'attrice faticava a riconoscersi. Aveva un lato razionale e un lato sentimentale abbastanza equi, ma in tutta la sua vita il primo aveva dominato sul secondo, anche se di poco. Da quando c'era Nate, invece, si era lasciata andare e la lancetta si era spostata leggermente verso il lato opposto della bilancia. Non le importava della sua privacy: usciva in pieno giorno, si ubriacava e si faceva vedere con lui perfino in spiaggia, dove rotolavano sulla sabbia come due innamorati. E durante tutto il tempo che stavano insieme, non si preoccupava minimamente dei paparazzi che avrebbero potuto seguirla o di quelli che avrebbero potuto fare lo stesso con lui. Certo, non erano famosissimi, lei ancor meno, ma neanche del tutto ignorati. Si appuntò mentalmente che, se questa cosa con Nathan fosse continuata, avrebbero dovuto discutere della loro privacy, privandosi quasi sicuramente di tutte le uscite che avevano fatto nei mesi precedenti. Soprattutto, poi, se Castle avesse avuto successo.
Ma non era sicura che sarebbe continuata, soprattutto dopo essersela data a gambe in quel modo. In fondo però, non avrebbe potuto fare molto altro. Lui la destabilizzava, la rendeva fragile e insicura, la faceva dubitare della sua capacità di razionalizzazione, la bloccava con un solo sguardo e la faceva tremare col minimo contatto. Era cotta come una ragazzina al liceo e questo la spaventava, perché non aveva mai provato sentimenti simili prima. Lei era sempre stata la parte forte, sicura e razionale nelle sue precedenti relazioni e adesso invece si ritrovava a essere un burattino nelle mani di un uomo. Ma ciò che la terrorizzava realmente era che la cosa le piaceva molto e prima o poi avrebbe ceduto ai suoi sguardi e sarebbe caduta nella sua rete.
Stava camminando da mezz’ora. L'aria fresca di fine settembre le solleticava il collo, facendo danzare i suoi capelli e costringendola a rifugiarsi ancora di più dentro quella felpa che sapeva di lui. Le foglie sugli alberi erano ancora verdi, ma alcune erano già cadute a terra. Una delle prime arancioni vorticava nel cielo e non poté non immedesimarsi in quell'essere. Si sentiva priva di nutrimento, staccata dalle sue certezze, ritrovatasi a vagare concentricamente nel vuoto, in mezzo al nulla più assoluto. Quando se n'era andata da casa Fillion, si era sentita fiera di non essere caduta ai suoi piedi, proprio come quella prima foglia che aveva avuto il coraggio di staccarsi dal suo appiglio. Eppure, appena si era ritrovata lontana qualche metro, la confusione e il pentimento si erano impadroniti di lei. Non sapeva dove andare, cosa fare, cosa pensare, e stava volando a vuoto, in mezzo alla tristezza e al senso di colpa per non aver avuto il coraggio di restare lì e affrontare i suoi veri sentimenti. Perché lei sapeva benissimo che era innamorata fino al midollo di Nathan Fillion, semplicemente non voleva ammetterlo. E così, in un attimo, ciò che aveva pensato fosse stato coraggio, si era trasformato in codardia.
Scrollò il capo e prese a camminare più velocemente.
 
Cinque minuti dopo arrivò a casa e si liberò di tutti gli indumenti inutili, restando solo con i boxer e la felpa di colui che a quest'ora avrebbe potuto essere il suo uomo.
Persa nei suoi pensieri, fu risvegliata solo dalla vibrazione del cellulare.

"Forse era troppo presto, ma non potevo aspettare oltre. Scusami."
Cosa poteva rispondere ad un messaggio così?
Optò per la verità, sperando che una nuova occasione si potesse presentare più avanti, quando anche lei sarebbe stata pronta ad affrontare i suoi sentimenti.
"Sono io che dovrei scusarmi. Mi sento una stupida a non aver saputo affrontare i miei sentimenti invece che scappare. Spero un giorno tu possa darmi un'altra possibilità.

Xoxo
S."

La risposta arrivò dopo un minuto. Il tono era malinconico, eppure pieno di speranza e amore.Per Stana fu un pugno al cuore. Lui non poteva fare così, non poteva dire quelle cose dopo che lei gli aveva chiesto del tempo.
​"Io ti aspetterò per sempre." 

Aveva posato il cellulare ed era andata in bagno. Aveva aperto l'acqua della doccia e aveva iniziato a spogliarsi, facendo attenzione a non bagnare la felpa. Poi si era buttata sotto il getto. Era immobile sotto quella cascata d’acqua e sperava che tutte quelle minuscole goccioline la aiutassero a farsi scivolare via tutti i pensieri, senza però ottenere alcun risultato: Nathan era ancora nella sua mente. Quando uscì, si avvolse nel suo accappatoio blu e raccolse i boxer, li lavò e li asciugò col phon. Voleva indossare tutte le sue cose, così si rimise su le sue mutande e la sua felpa e tornò in cucina. Appoggiato sul bancone, lo schermo del cellulare lampeggiava: un nuovo messaggio. Nath.
"Ti lascio i tuoi spazi. Ci vediamo la prossima settimana sul set.”
Il set. Chissà come si sarebbero comportati.
Spense il cellulare, la luce sopra il tavolo e andò a letto, sperando che il mal di testa che l’era ritornato, sparisse di nuovo.

Dall'altra parte della città l'uomo vagava in intimo per casa, cercando un modo per dimenticarsi almeno per un minuto del casino che aveva fatto e riuscire a dormire.
Gli stava chiedendo del tempo e lui glielo avrebbe dato, al costo di passare i successivi anni a corteggiarla e a masturbarsi sulle sue foto. Non riusciva nemmeno a immaginare di eccitarsi per una qualsiasi altra donna, figurarsi amarne un’altra. Voleva solo lei, lei e nessun'altra.
Mise il bollitore sul gas e tirò fuori da una credenza la scatola con le bustine del the e della camomilla. Ne prese una blu, con i fiorellini bianchi che indicavano che l'infuso era quel dorato liquido rilassante che normalmente veniva chiamato camomilla e che invece lui chiamava ambrosia. Sorrise nel ricordare il motivo di quel soprannome, ma decise di non pensarci. Già troppe cose in quella casa le ricordavano lei. Guardando verso il basso, notò – appunto - la caffettiera ancora dentro il lavello e decise di lavarla e riporla nell'armadio, per cercare di lasciare meno ricordi possibili di quella straordinaria donna davanti ai suoi occhi. Il bollitore prese a fischiare e l'uomo lo tolse dal fuoco, versando l'acqua calda in una tazza e immergendoci la bustina. Poi prese a sorseggiare la bevanda.
Quando ebbe quasi finito di bere, il pensiero delle ultime ore si era leggermente affievolito e il sonno aveva iniziato a bussare alla sua porta. Decise cosi di andare in camera a stendersi e provare a recuperare le ore perse la notte precedente. Non mise in conto, però, che il letto avesse ancora il suo profumo e il pensiero del suo corpo nudo riapparse nella sua mente. Chiuse gli occhi e inalò forte rivivendo gli ultimi momenti con lei. E in un attimo si rese conto che non poteva mollare senza aver provato nemmeno a conquistarla. La dichiarazione che le aveva fatto era proprio squallida! Era normale che fosse scappata!
Il sonno lo aveva abbandonato di nuovo, così si rivesti e andò in cucina, dove bevve l'ultimo goccio di quella bevanda miracolosa. Poi uscì di casa, diretto solo Dio sapeva dove.
 
Nathan non era riuscito a mantenere la promessa che aveva fatto a Stana e ora si trovava lì, alle sei di sera, davanti al suo appartamento, con un mazzo di 12 rose rosse. Le mani gli tremavano e indugiò parecchio prima di suonare il campanello. Ormai non poteva più tirarsi indietro: l'avrebbe costretta a concedere un'opportunità a loro due anche con la forza.
Quando la donna era andata ad aprire la porta, di certo non si era aspettata di trovarsi l'uomo di cui era innamorata con un mazzo di - quante? - 10-12 rose rosse. Il primo istinto fu di sbattergli la porta in faccia per non aver rispettato il loro accordo, per non essere riuscito a resistere nemmeno un giorno senza vederla. La sorpresa era stata così inaspettata però, che non aveva potuto far altro che rimanere impiantata sul pianerottolo di casa.
"Nate... che ci fai qui? Non avevamo detto di non vederci per qualche giorno?”.
"Sì, Stana, lo so cosa avevo promesso. E giuro che tra dieci minuti me ne andrò e non ci vedremo fino a lunedì prossimo, ma concedimi i prossimi 590 secondi per dirti quello che ti ho confessato ieri nel modo in cui avrei dovuto farlo fin dall'inizio. Ti amo Stana. E mentirei se dicessi che mi sono innamorato di te il primo istante in cui ti ho visto, ma mentirei anche se dicessi che è successo giorno dopo giorno. Mi sono innamorato del tuo corpo il primo giorno che ti ho visto. La prima impressione è stata "Mio Dio che culo e che gambe.". E so che non è romantico, ma non sono qua per fare il romantico, ma per dirti la verità. Quindi eccoti la verità: hai un culo e delle gambe da favola. - una lacrima intanto era sfuggita dagli occhi della donna, mentre una bellissima risata riscaldava il cuore dell'uomo. "Poi, pian piano, mi sono innamorato del tuo viso. Tutte le volte che ho riguardato il video del tuo provino o le volte che ero vicino a te per girare il pilot, mi sono fermato ad ammirare il tuo volto. Gli occhi verde-nocciola, la bocca perfetta, gli zigomi arrossati, i capelli morbidi come la seta. E mi sono innamorato un altro po', lentamente eppure molto più intensamente. Il giorno del concerto, invece, mi ha folgorato la tua dolcezza, la tua gentilezza, la tua simpatia e la tua eleganza. Il tuo essere spontanea e vera in un mondo di falsità.
È stato però quando mi sono reso conto che le cose che più mi piacevano di te erano i tuoi difetti che ho realmente capito che ero perso di te. Il tuo profumo mi accompagnava fino tra le braccia di Morfeo e preferivo lavarmi la mattina per sentirlo il più a lungo possibile. Eri presente in tutti i miei sogni. E ciò che mi attirava era proprio la tua riservatezza. Mi piaceva riuscire a strapparti un pezzetto di te e farlo mio, custodirlo come se fosse un diamante e prendermene cura come un bambino. Mi piaceva ascoltare la tua voce e asciugarti le lacrime. Mi piaceva la tua debolezza, mai mostrata agli altri eppure sempre presente quando eri con me. Mi piaceva stringerti e cullarti quando piangevi e adoravo rivedere i video in cui ridevi, perché per me era la cosa migliore del mondo. Mi ero innamorato di te e non me ne fregava un cazzo se tu stavi con Kris, perché mi bastava vederti sorridere per rendere perfetta una giornata.
E so che adesso, dopo questa smielata e patetica dichiarazione, stai morendo di paura, ma non ho intenzione di farti scappare. Ho intenzione di conquistarti, che ci voglia un giorno o un intero secolo. Quindi queste 12 rose sono per te, una per ognuna delle cose che mi ha fatto cadere ai tuoi piedi. La prima rosa per il tuo fondoschiena - e Stana rise di nuovo -, la seconda per le tue gambe, la terza per i tuoi occhi, la quarta per la tua bocca, la quinta per le tue gote, la sesta per i tuoi capelli; la settima per il tuo carattere, l'ottava per i tuoi difetti, la nona per le tue lacrime, la decima per le tue risate, l'undicesima per il tuo cervello e l'ultima per il tuo cuore.”.
Stana tremava. Le lacrime le rigavano il viso e un bellissimo sorriso era stampato sulla sua bocca. Con le mani torturava il bordo della felpa, lasciando intravedere i boxer ogni qualvolta la alzava leggermente.
Nathan intanto si era avvicinato e i loro respiri si scontravano a mezz’aria.
"In questo momento sei la cosa più bella che ci sia."
Un nuovo brivido le percorse la schiena. La paura era sempre dentro di lei, eppure un nuovo sentimento premeva sulla bocca dello stomaco. Che fosse amore? Non avrebbe saputo dirlo e in quel momento non le importava nemmeno. Per una volta decise di ascoltare il cuore e si alzò sulle punte, allungandosi verso il viso dell'uomo che le stava davanti. Un attimo dopo le loro labbra si incontrarono e iniziarono una dolce danza, delicata e leggera. La lingua di lei gli accarezzava il labbro superiore, mentre la mano di lui le avvolgeva la vita e la tirava a sé, facendo scontrare i loro corpi. Si staccarono solo per riprendere fiato, per poi rituffarsi uno sulle labbra dell’altro.
Non c'era passione nei loro baci, solo un'immensa voglia di appartenersi.

 
 


 


Più di un mese di ritardo.
Mi scuso (come sempre) ma è stato un mese orribile, che preferei dimenticare, e la storia era l'ultimo dei miei pensieri sinceramente.
Non so davvero cosa aggiungere.
Spero di sapere cosa ne pensate di questo capitolo, se no ci sentiamo al prossimo.
Saluto e ringrazio chi ha iniziato a seguirmi da poco. Siete tutti magnifici.
Baci,
Rò.
  
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