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Autore: Myddr    02/11/2014    3 recensioni
Come sarebbe andata se Loki avesse subito capito come sbrogliare il filo del destino?
Cosa sarebbe successo se si fosse dimostrato meno arrendevole nei confronti di Hela?
Come sarebbe finita se, dopo tutto, Thor avesse ascoltato suo fratello?
"Oh, non crucciatevi... ha guadagnato un futuro migliore."
Genere: Fantasy, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: AU, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Rating: giallo
Coppie: no



"Cercherò di uscire con un capitolo ogni due o tre settimane!" >_>
È passato un mese. Promessa disattesa, ma ho la scusa pronta: ho iniziato a scrivere sul serio per un webzine, motivo per cui la sera è spesso impegnata nella stesura degli articoli e di altro tempo libero durante il giorno ne ho poco. Soprattutto visto che ho preso a fare da correttore di bozze a una tizia che... vabbè, non sto qua a tediarvi anche con questo.
Quando lo ho pensato, il capitolo doveva andare in modo un po' diverso, ma la scrittura è anche emotiva e tre settimane cambiano le cose. Sono comunque soddisfatta.




Loki&Thor: fratelli di sangue
Capitolo 3: Debiti

 

«... come di certo ricorderai, mio signore, a ricompensa dell'assedio da me condotto agli avamposti di Odino sulle rive del fiume Gopul, mi promettesti il regno di Harokin...» proseguì pedante il guerriero. Loki, mollemente seduto sul trono, sospirò e piegò le labbra in una smorfia. Appoggiò le mani sui braccioli, le strinse fino a far sbiancare le nocche e cercò la calma dentro di sé. Si alzò e dardeggiò all'uomo uno sguardo aspro. Decise di porre fine alle udienze.
«Sono stanco di tutte queste richieste, riprenderemo la questione domani.»
«Mio signore, devo protestare! Ho atteso gran parte della giornata...» il guerriero accennò a seguirlo.
«Allora un pugno di ore in più non farà alcuna differenza.» bofonchiò il Laufeyson scrollando il capo.
«Mio signore, non mi muoverò di qui finché...»
«Bene! Ma aspetterai in ginocchio!» ringhiò il Mistificatore voltandosi verso il supplicante e la sala. Sbatté a terra l'estremità della lancia, il colpo rimbombò cupo nella sala del trono addobbata di verde, oro e nero. Dopo un istante di esitazione, tutti i presenti caddero in ginocchio, abbassando il capo per sottomettersi alla volontà del sovrano. Loki li fissò un lungo istante, lo sguardo si fece pallido e distante. Se ne andò senza un'altra parola, scivolando in una porta aperta alle spalle del trono.
Il Dio degli Inganni attraversò alcuni corridoi, scendendo verso i piani inferiori della fortezza che accoglieva la famiglia reale di Asgard. Ovunque si voltasse, le persone ammiccavano alle sue spalle, inchinandosi a forza al suo passaggio. I pochi che gli tributavano vero rispetto si limitavano ad accennargli col capo, condividendo una complicità che, forse, ritenevano ancora malsana o pericolosa.
Infine giunse alle prigioni. L'umidità trasudava dai muri di pietra, rigagnoli d'acqua scorrevano lungo la roccia rossastra, impregnando l'ambiente di un pesante odore di muffa. Vedendolo arrivare, le guardie a presidio dell'ingresso si impettirono, ma evitarono con cura di guardarlo. Loki prese dal gancio un mazzo di chiavi e proseguì per un breve tratto di corridoio. Infilò la chiave nella toppa di una cella, ma il suo sguardo fu attratto dalla porta borchiata sul fondo della galleria. Non poteva vedere attraverso il legno, ma sapeva che là dentro era stato imprigionato il più grosso dei suoi problemi, il più pericoloso dei suoi crucci e dei suoi segreti. Scacciò i pensieri, ruotò la chiave.
Entrato nella cella, il Mistificatore trovò il prigioniero tranquillo come immaginava. Heimdall, il Custode del Ponte Arcobaleno, era seduto sulla paglia, quieto e immoto. Quando vide Loki, il viso lasciò trasparire a fatica la sua inquietudine.
«Salute a te, nuovo sovrano di Asgard.» salutò Heimdall con tono incolore. La pelle nera come la notte più buia gli donava un'aria cupa e gli occhi, dorati e luminosi, sembravano penetrare l'animo delle persone con la stessa abilità con cui superavano il velo che divideva i Nove Regni.
«Salute, Custode.» rispose il Laufeyson, restando fermo al centro dell'angusto spazio.
«Non sono più il Custode.»
«Questo è vero.» il Dio degli Inganni stirò le labbra.
«Farai meglio ad affrettarti a cercarne uno nuovo.» consigliò serio. Loki non replicò alle sue parole, limitandosi a un pallido sorriso.
«Amora ti reclama.» annunciò il Mistificatore. Heimadall fissò gli occhi su di lui e strinse le labbra «È una povera sciocca innamorata di te da tempo immemore ormai, e lei è l'unica a non rendersi conto dei suoi sentimenti. Quanto accaduto fra voi dopo la battaglia contro Surtur e la morte di Scurge...»
«Passato.» tagliò corto il Custode «Finché non ho riavuto in consegna il presidio del Bifrost le cose erano diverse, ma quando Odino me lo ha reso, non avrei potuto restare accanto ad Amora e assolvere al mio dovere.» strinse i denti per la vergogna. Non era mai stato suo compito prender parte alle diatribe della famiglia reale, quando Loki aveva sovvertito il potere aveva consegnato le armi, senza prendere le parti di Odino. Il suo dovere era stato osservare il Ponte Arcobaleno, lo aveva fatto fino all'ultimo istante, fino al momento in cui il Mistificatore, accompagnato da un manipolo di guardie, era giunto per ordinargli la resa «Quello che desidero è soltanto tornare al mio posto.» proseguì, vedendo il sovrano non intenzionato a riprendere parola «Ho consacrato la mia vita alla custodia del Bifrost, posso concordare o dissentire con la tua presa di potere, ma il mio dovere è vegliare su Asgard osservando il Ponte e quanto accade nei Nove Regni. Nient'altro.» Heimdall sentì in bocca il sapore amaro di quella che gli sembrò una supplica. Appoggiò le mani sulle ginocchia, chiuse gli occhi. Stava supplicando Loki Laufeyson? Stava sacrificando di nuovo l'amore per il dovere?
«Non comprendo.» dichiarò il Mistificatore con un sorriso irridente «Il dovere impedisce forse di assecondare un desiderio? Se così fosse, nessuno farebbe più quello che deve.»
«Certi doveri hanno prezzi più alti di altri.» sibilò il Custode. Loki scoppiò a ridere.
«Oh, ma certo... tutta questione di convinzioni, risoluzioni.» commentò beffardo «Ovvio che certi doveri hanno prezzi più alti... se vogliamo sia così. Poveri sciocchi, fra te e Amora non so chi sia dotato di maggiore arguzia.»
«Non insultarmi, Dio degli Inganni.»
«Insultarti?» rise ancora «Gli unici che insultano loro stessi siete tu e Amora.» ribatté il sovrano. Comprese di avere fra le mani la chiave per pagare il prezzo promesso all'Incantatrice e al contempo riottenere un guardiano del Ponte Arcobaleno. Non discuteva la lealtà di Heimdall al dovere, era uno dei pochi in grado di soppesare i fatti e non guardare solo alle apparenze. Forse, quasi di certo anzi, presto o tardi avrebbe compreso i suoi motivi. O forse no, in ogni caso non avrebbe fatto nulla per metterlo in pericolo «Rivuoi il tuo compito di Custode? Asseconda Amora e il tuo desiderio, e ti renderò il tuo dovere... e il tuo onore.» Heimdall sbuffò, Loki gli sorrise di rimando. Il guerriero scrollò il capo e abbassò gli occhi sugli stivali, combattuto «Se temi che io voglia distruggere il regno, sappi che lo avrei già fatto, se lo avessi davvero desiderato. Ma non lo desidero, non lo ho fatto prima e non lo farò in futuro.» il Custode rialzò gli occhi sul sovrano, imponendosi di non esprimere il proprio dubbio. Sì, forse Loki avrebbe distrutto Asgard quella volta, se lo avesse voluto. Cosa però avrebbe impedito al fato di travolgere tutti se Loki avesse continuato a regnare? Heimdall aveva il sentore che qualcosa di grave sarebbe accaduto, una sensazione vaga che non si sapeva spiegare e che, forse, era solo il risultato dei tumulti di quei giorni. Poteva scegliere di non fare nulla, aspettare e, se in futuro ci fossero state altre guerre, scegliere per quale fazione parteggiare. Oppure poteva tornare a votarsi a ciò che sapeva fare meglio, ciò per cui si era addestrato per tutta la vita.
«Dunque per riprendere la guardia sul Bifrost dovrò accettare e corrispondere l'amore di Amora? E se io non la amassi più?» chiese a bassa voce, osservando una macchia di muffa sulla parete della cella.
«Non è questa la situazione, perché discuterne?» il tono del Laufeyson si fece irritato.
«Tornerò al Ponte.» accordò infine. Gli occhi del Mistificatore brillarono di soddisfazione.
 



Heimdall. Parliamo di Heimdall.
Nel fumetto è fratello di Sif e ha una connotazione molto più guerresca rispetto ai film, in cui il suo ruolo si riduce più o meno a quello di solo guardiano del Bifrost. La mia scelta è stata quella di mantenerlo più fedele al film e alla mia idea, piuttosto che all'originale, e questo è evidente in particolare nell'aspetto che gli ho dato. Tutto questo non tanto per avere via facile nel pianificare la storia, in fondo se le cose non fossero andate bene per Loki avevo sempre la possibilità di ucciderlo. No, la decisione la ho presa per riflettere quello che io credo sia il ruolo più concreto del "Custode del Bifrost": vegliare il Ponte, senza prendere parte alle diatribe della corona. Certo, Heimdall è più buono che cattivo, ma è del tutto fedele al suo ruolo, questo lo si evince sia dai fumetti che dal film, dunque la sua mira primaria è continuare a fare il suo dovere. Dovessi dirla alla D&D, ha un allineamento Legale Neutrale: onore, dovere, correttezza.
Efficace al fine della caratterizzazione, risulta perciò sostituire Lorelei con Amora, che è stata amata da Heimdall e che Heimdall ha deciso di lasciare per continuare a custodire il Bifrost. Questo dà la dimensione dell'importanza che il Ponte riveste per lui... e spiega come mai nello scorso capitolo non sono restata fedele alla graphic novel di Ribic&Rodi, ma ho usato Amora al posto di sua sorella.

   
 
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