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Autore: cherubina    02/11/2014    3 recensioni
Non è facile essere un capofamiglia, soprattutto, se si tratta di una delle famiglie più importanti degli Stati Uniti e si è giovani e ribelli. E se ci sono anche innumerevoli ostacoli da affrontare...
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anthony Brown, Candice White Andrew (Candy), Un po' tutti, William Albert Andrew
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Candy camminava a tre metri da terra: sarebbe diventata la signorina Andrew.

"Signorina Candice White Andrew!"

Le faceva strano ripetere, a voce alta, quel nome ridondante ma l'euforia di crogiolarsi, finalmente, in una sicurezza mai conosciuta e la calorosa sensazione di sentirsi parte di una famiglia addolcivano tutto, rendendolo quasi normale.

Avrebbe avuto un nome, un'identità. Era dai tempi trascorsi nella Casa di Pony, un pezzo della sua infanzia, che non si sentiva così felice e protetta.

Niente più angherie, soprusi ed umiliazioni da parte dei Legan. Nessuno l'avrebbe più costretta a sottomettersi a pari età, dispotici e arroganti come Iriza e Neal, pronti a sminuirla ad ogni suo respiro.

Archie, Stear ed Anthony l'avevano accolta nella loro famiglia come se fosse stata, da sempre, una di loro e si erano fatti in quattro per perorare la causa dell'adozione con il fantomatico zio William.

Sarebbe stata per sempre grata ai suoi tre prodi cavalieri per quell'atto di coraggio e di affetto verso di lei.

E poi avrebbe vissuto assieme ad Anthony. Questo solo pensiero le bastava a sopperire ai nasi storti che avevano accolto il suo ingresso, forzato, nella blasonata famiglia degli Andrew.

E pazienza se la zia Elroy non la vedeva di buon occhio! Forse, con il tempo, la rigida e retrograda donna si sarebbe ricreduta.

In compagnia di Clean, il suo fidato procione dalla pelliccia grigia e dalla coda bianca e nera, e di questi pensieri; Candy si era dedicata alla perlustrazione degli spazi esterni di villa Andrew.

Erano posti familiari, già pieni di ricordi. Aveva speso tanto tempo in quel terreno boscoso: da sola, con Anthony, cercando di ritrovare il sorriso dopo una giornata storta...

Quasi inconsciamente Candy si era addentrata fino al luogo a lei più caro: uno dei giardini. Non un giardino a caso ma un meraviglioso roseto che, in quelle prime giornate d'autunno risplendeva dei boccioli delle rose tardive.

Era sicura di trovare Anthony lì. Non volendolo disturbare fece segno con un dito a Clean perché non si facesse notare e si limitò a poggiarsi ad una panchina verniciata di bianco e a contemplare il lavoro del ragazzo.

Anthony aveva appena terminato di travasare una rosa dal vaso e quando si rialzò, con il viso colorito e le mani ancora sporche di terriccio, si accorse di non essere da solo.

La presenza di Candy non lo infastidiva affatto.

"Da quanto tempo è qui Miss Candice White Andrew?"

Le gote di Candy avvamparono nel sentirsi chiamare a quel modo: un conto era fantasticarvi sopra e un altro era la voce di Anthony che rendeva tutto reale.

"Spero che abbia una rosa da dare in dono ad una graziosa donzella, signorino Anthony Brown!"

Stette al gioco avvicinandosi al ragazzo tanto che le loro mani si sfiorarono. Era bellissima con il suo vestito alla moda, che la zia Elroy le aveva fatto trovare in un fornito armadio, con i riccioli biondi che, elastici, le ricadevano sulle spalle e con quella semplicità innata che traspariva dai suoi limpidi occhi verdi.

Così bella che Anthony dovette distogliere lo sguardo.

"Purtroppo le Dolce Candy sbocciano in maggio e sono già sfiorite in questo periodo. Però..."

Anthony si avvicinò ad un cespuglio dagli steli rossastri e dal fogliame verde lucente e recise un piccolo bocciolo appuntito giallo.

"Può accontentarsi di questo? Schiudendosi i petali diventeranno color albicocca e, sfiorendo, i petali, ancora turgidi, cadranno uno ad uno..."

Candy lo ascoltava rapita: il fatto che un ragazzo fosse così sensibile da fare dei fiori la sua passione la sorprendeva sempre.

Quasi che le avesse letto nel pensiero, Anthony cambiò tono.

"Candy?"

"Si?"

"Credi che sia stupido o strano che io dedichi tanto tempo ai fiori? Sai molti non mi capiscono e, talvolta, ho la sensazione che anche Archie o Stear fraintendano questa mia strana passione..."

"Io penso soltanto che viviamo in un'epoca in cui siamo così assuefatti all'arroganza e all'egoismo che quando incontriamo la gentilezza e la sensibilità non sappiamo riconoscerla!"

Aveva risposto d'acchito Candy portando il bocciolo appena colto al naso per sentirne il profumo delicato.

"Tu non pensi che io sia diverso rispetto agli altri ragazzi?"

Insistette Anthony.

"Rispetto a Neal ed Iriza certamente. E tu Anthony, perché hai tutte queste perplessità? In fondo coltivare le rose è un modo per continuare a far vivere la tua mamma..."

Candy aveva preso in braccio Clean e si era seduta sull'erba. Anthony non aveva esitato ad imitarla.

"Si, è vero. Ma sai, a volte, mi piacerebbe essere un classico ragazzo americano e non il rampollo degli Andrew. Mi piacerebbe andare in una scuola vera e non avere insegnanti privati che vengono ad impartire lezioni come aggrada alla zia Elroy, vorrei vedere più spesso mio padre, venire strigliato e magari litigare con lui...Vorrei essere un po' più ribelle ed evadere da questa prigione dorata in cui la zia o chi per lei non potrà confinarmi in eterno. Ti sembro un ingrato?"

La mano di Candy aveva formicolato e poi si era spinta fino a fare una carezza ad Anthony. Un gesto che aveva sorpreso entrambi ma lei non si era tirata indietro.

"No, mi sembri solo un adolescente che vuole il suo spazio e a cui manca disperatamente suo padre!"

L'analisi di Candy, semplice e schietta, lo aveva impressionato tuttavia Anthony non fece in tempo a replicare nulla.

Un fruscio tra i cespugli e poi Iriza si era piantata innanzi ai due ragazzi con un ghigno perfido.

"E da quando in qua un'orfanella può dare consigli sulla famiglia?"

"Iriza da quanto tempo eri nascosta lì dietro? E, soprattutto, perché ci stavi spiando?"

La Legan aveva agitato la testa altezzosa.

"Come se tu fossi un soggetto interessante, signorina orfanella! Mi trovavo di passaggio per andare a far visita alla zia Elroy, l'unica con un po' di buon senso in questa famiglia, quando ho sentito il tuo lagnoso discorso, cara Candy, e non ho potuto tenere a freno la lingua!"

"Quella è una cosa che, purtroppo, non ti riesce troppo bene!"

Il commento acido di Anthony la indispettì.

"Mio amato cugino la compagnia di Candy finirà per traviarti! Peggio per te!"

Anthony era stanco di sentire tutta la tiritera che, ne era certo, Iriza gli avrebbe propinato. Inoltre gli stava venendo un forte mal di testa.

Si portò una mano alla fronte e chiuse gli occhi prima di intimare deciso:

"Non ne posso più Iriza, per favore vattene!"

Iriza aveva fatto ondeggiare i riccioli rossicci e aveva girato i tacchi.

"Con molto piacere: non ho tempo da perdere con voi due!"

Quando la ragazza si allontanò, Candy guardò con un po' di preoccupazione Anthony.

Lo aveva visto ricorrere all'espediente del "terribile mal di testa" più di una volta per sottrarsi alle ramanzine della zia Elroy e anche allora, dapprima ,aveva pensato si trattasse di un pretesto per togliersi Iriza dai piedi.

Ora, però, iniziava a credere che quel malore avesse un fondo di verità: Anthony se ne era rimasto appoggiato al tronco di un albero per qualche minuto senza parlare.

"Sei sicuro di sentirti bene?"

Alla domanda di Candy si riscosse e rispose con un rassicurante sorriso.

"Certo!"

Poi udì, in lontananza, la campana della chiesa di Lakewood battere le cinque.

"È ora di merenda. Su rientriamo: Dorothy avrà preparato per noi delle squisite focaccine!"


*****

Ringrazio chi ha commentato, chi ha inserito la storia tra le preferite (grazie per la fiducia!) e le seguite...

A presto

  
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