Capitolo
Quarto
Con
le coperte fin sopra il naso e le mani ben nascoste sotto di queste, Ron
Weasley, attendendo il trionfale ingresso di sua madre in camera, stava
brevemente facendo un sommario di tutto ciò che non avrebbe mai più fatto in
vita sua:
a)
Fidarsi
di
George Weasley;
b)
Leggere
l’oroscopo;
c)
Fingere
anche un semplice mal di testa per poltrire a letto anziché andare a fare
shopping di scarpe con Hermione;
d)
Dimenticarsi
del compleanno di Hermione;
e)
Doveva
esserci qualcos’altro, ma non gli sovveniva al momento. Aveva a che fare con le
ciliegie, comunque.
Ebbe
appena il tempo di scorgere il volto di sua madre preoccupato con i capelli
completamente in disordine e la veste tesa sul corpo grasso; poi venne
stritolato in un caldo ed eccessivamente affettuoso abbraccio
materno.
«Oh,
Ronnie! Il mio bambino! Sono scappata appena ho saputo!»
Infatti,
nel piano originario di Ron, lei non
avrebbe mai saputo.
Non
poteva credere che George fosse stato carogna fino al punto di avvertire la
madre.
Forse
era stata Hermione.
Cercò
di cogliere lo sguardo della sua ragazza oltre la stretta di sua madre; se ne
stava a braccia conserte con un’espressione profondamente offesa e l’aria di chi
pensa: “questa te la meriti”.
«Perché non mi hai avvertito subito?»
chiese sua madre cessando di abbracciarlo e accomodandosi sul bordo del letto,
proprio dove poco prima era seduta Hermione.
«Io…ecco…»
«Diciamo
che è stata una bella improvvisata» s’intromise Hermione, il volto tagliato da
un sorriso maligno.
«Oh,
caro, non fosse stato per Ginny, non l’avrei saputo…»
«Ginny?»
chiese il ragazzo perplesso.
«Ginny.
È stata avvisata da Harry».
«Harry?»
ripeté quello.
«Sì,
certo, Harry ha incontrato Hermione prima che venisse da
te-»
«Ah!»
«Che
scherzi fa il destino, vero Ron?» domandò la ragazza, aprendo teatralmente le
braccia.
Ron
si sentì un cretino.
O
meglio, più cretino del solito.
Sua
madre lo guardava con aria affranta passando lentamente le mani sulle sue
coperte.
«Dimmi
caro, come ti senti adesso?»
«Mmmf,»
bofonchiò Ron, sentendosi scuoiato vivo dallo sguardo di
Hermione.
«Hai
la febbre molto alta?»
«Credo
che la temperatura stia diminuendo» ammise con sincerità, perché iniziava a
sentirsi un poco meglio.
«Hai
mal di testa?»
«Un
po’».
«Vertigini?»
«Anche».
«Ti
fa male la gola?»
«Direi
di no».
«La
pancia?»
«No».
La
donna prese un sospiro. «Oh, queste brutte macchie rosse che hai addosso! Ti
fanno sembrare il vecchio vestito da cerimonia di zia
Muriel!»
«Con
tanto di accessori», non si trattenne dall’aggiungere Hermione, che si beccò uno
sguardo perplesso e vagamente irritato dalla signora
Weasley.
«Hai
mangiato qualcosa?» chiese invece al figlio.
«Non
ho fame» si affrettò a rispondere Ron.
«Devi
mangiare qualcosa, è assolutamente necessario!»
«Ma
non ho fame!» replicò il ragazzo.
«Non
importa» concluse la madre alzandosi, «Vado a prepararti del brodo in
cucina».
Così
dicendo, rivolgendogli un altro sguardo carico di materna tenerezza, si alzò e
sparì fuori dalla stanza in direzione della cucina.
Ron,
rimasto solo con Hermione, deglutì.
«Allora?»
chiese lei alla fine, dopo qualche minuto di silenzio.
«Cosa?»
fece il tonto lui.
«Vedo
che già stai meglio, ripresa insolita per una tanto violenta malattia» commentò
la ragazza facendo qualche passo verso il letto.
«Non
so dove tu voglia arrivare» replicò il ragazzo, non riuscendo però a sostenere
il suo sguardo indagatore.
«Allora
ti sei fatto fare la manicure da zia Muriel?»
Ron
sbuffò, fissando il soffitto con tanta disperazione che sembrava sperasse di
vedervi comparire per iscritto qualche idea per tirarlo fuori da quella
situazione.
«Scommetto
che è qualcosa che hai sperimentato con George» lo accusò. «Ma mi chiedo perché
dobbiate far preoccupare mezzo mondo in tale maniera».
«Vedi
Hermione, non è proprio così, in effetti…»
Non
continuò a parlare, sentendo chiaramente dei passi pesanti
avvicinarsi.
«Non
è proprio così, cosa?» intervenne George, facendo l’occhiolino al fratello ed
entrando nella stanza. «Ho visto che abbiamo ricevuto visite inaspettate
stamattina» con il pollice indicò qualcosa alle sue spalle e Ron comprese si
riferisse alla madre. «Buongiorno di nuovo, Hermione».
Hermione
non rispose al saluto e, piuttosto, lo guardò mordicchiandosi il
labbro.
«George»
esordì invece con tono tagliente. «Tu sai perché le unghie di Ron hanno preso
una tonalità di rosso molto vicina a quella dei rossetti di Madama
Rosmerta?»
Il
ragazzo fece un passo indietro alle accuse di Hermione, poi rivolse uno sguardo
di scusa al fratello, grattandosi i capelli poco sopra l’orecchio mancante.
«Ops» disse portandosi una mano alle labbra. «Speravo non accadesse, ma era un
rischio che si doveva pur correre».
«Cosa
stai farneticando?» lo accusò Ron puntandogli contro un dito. Poi vedendolo così
femminilmente dipinto e sentendo lo sguardo della sua ragazza e del fratello
puntato sulla sua mano, la nascose nuovamente sotto le
coperte.
«Adesso
mi spiegate di cosa parlate?» rantolò Hermione portando le mani ai fianchi e
guardando prima Ron, poi George con aria furente.
Quest’ultimo
fece spallucce. «Tanto ormai ti ha scoperto» disse al fratello
minore.
«Vedi
stamattina Ron ha provato un mio nuovo esperimento che simula una malattia
virale, con febbre e macchie varie per una mezza giornata, un giorno al massimo.
Solo che… diciamo che non era ancora pienamente testato».
Rivolse
a Ron uno sguardo falsamente colpevole «Scusami se non ti ho detto tutta la
verità, ma avevo bisogno di una cavia».
«Maledetto…
stronzo!» muggì Ron a mezza voce, temendo di essere sentito da sua madre. «Ma
perché non li provi addosso a te i tuoi esperimenti?!»
«Beh,
era necessario che restassi lucido per poter valutare oggettivamente la cosa e
tentare di risolvere il problema. Se fossi stato io stesso la cavia non avrebbe
avuto uguale effetto» un ghigno gli comparve in volto. «E poi, ammettiamolo,
così è stato davvero più divertente!»
Sia
Hermione sia Ron gli rivolsero uno sguardo omicida. George non se ne curò;
fischiettando andò ad aprire l’ultimo cassetto del comò e tirò fuori una piccola
forbice per unghie. «Sinceramente questo è l’unico effetto collaterale, speravo
di averlo superato. Al primo esperimento ti diventavano i piedi pelosi. Dammi un
pezzetto di una delle tue unghie, così potrò farti un antidoto, e si spera,
correggere il difetto nelle pillole» tagliò a Ron una parte dell’unghia del
pollice, il ragazzo si affrettò a nascondere subito la mano. «Così finalmente
potrò mettere le pillole virali sul mercato! Adesso devo solo trovare loro un
nome abbastanza interessante».
Hermione
era rimasta in silenzio negli ultimi minuti, limitandosi a gettare a turno
occhiate disgustate e piene di disapprovazione ai due
fratelli.
«C’è
una cosa che ancora non capisco», disse infine masticando le parole «Perché
cavolo Ron si è prestato a questa buffonata e perché sono stata chiamata con
tanta urgenza dal lavoro?»
«Beh»
George mostrò a entrambi il pezzettino di unghia fra il pollice e l’indice. «Io
devo preparare l’antidoto. Continuate pure fra di voi» uscì dalla stanza facendo
un cenno d’incoraggiamento a Ron.
«Mi
vuoi spiegare?» ripeté Hermione.
Ron
affondò la testa nel cuscino, sperando di poter scomparire. Giacché ciò non
avvenne, decise di gettare la spugna e dire alla ragazza tutta la
verità.
«Vedi
Hermione… era troppo brutto che io mi fossi dimenticato così senza motivo del
tuo compleanno, quindi-»
«Aspetta!»
lo bloccò Hermione alzando un poco la voce «Hai fatto tutta questa farsa per
poterti trovare una giustificazione per esserti dimenticato del mio compleanno?»
scosse la testa scioccata. «Ma non era più semplice e intelligente venire come
un cagnolino bastonato a chiedermi scusa come hai fatto le altre
volte?»
«Oh,
Hermione!» sbottò infine, disperato. Egli stesso in quel momento si sentiva
incredibilmente stupido e aveva serie difficoltà a trovare le parole per una
spiegazione sensata. «Che vuoi che ti dica… George, le sue chiacchiere, e poi,
tutta questa storia! Insomma, Hermione, tu sei Vergine!» esplose infine, proprio
mentre la signora Weasley, avvicinatasi in silenzio alla stanza, compariva sulla
porta con un piatto di brodo su di un vassoio.
«Ma
che dici, Ron!» lo contraddisse lei, arrossendo fino alla cima dei
capelli.
Molly
Weasley rimase ferma sull’uscio, le guance lievemente imporporate e un grosso
sorriso stampato in volto.
A
guardarla bene aveva anche gli occhi lucidi.
Si
schiarì appena la gola ed entrò in camera «Ti ho portato il brodo» annunciò,
posando il vassoio sul comodino. «Prendilo finché è caldo, ti
raccomando».
Gli
fece una carezza. «Adesso devo tornare a casa a preparare il pranzo per tuo
padre. Hermione, carissima» si rivolse alla ragazza con una dolcezza inusitata.
«Resti tu a prenderti cura del mio ragazzo, no?»
«Cer…
certamente, Signora Weasley» balbettò Hermione.
La
signora Weasley fece per uscire. Poi, una volta davanti alla porta si voltò
verso i due ragazzi.
«So
che non sono affari miei, cari, ma prima ecco…» iniziò con voce incerta. «Non ho
potuto fare a meno di sentire. Cara» disse rivolgendosi a Hermione con aria
commossa. «Sappi che sono pienamente d’accordo con la tua scelta e i tuoi
principi morali. Non è facile trovare ragazze con la testa sulle spalle di
questi tempi. Sono orgogliosa di te…»
«Veramente
io-» tentò di accennare Hermione.
«Io
stessa» continuò quella come se non l’avesse neanche sentita. «Ai miei tempi non
sono riuscita a essere così salda. Ma Arthur era così bello, ed eravamo tanto
giovani…» arrossì e alzò gli occhi al cielo come se stesse sognando qualcosa di
particolarmente affascinante. Ron aveva l’espressione di qualcuno prossimo a
vomitare. «Ma sono così orgogliosa della tua solidità. Sono davvero felice che
mio figlio abbia trovato una donna come te!» tirò fuori un fazzoletto con il
quale si asciugò alcune lacrime spuntate agli angoli degli occhi, si soffiò il
naso e andò via.
Quando
fu certo che si fosse smaterializzata, Ron specificò: «Io parlavo del segno
zodiacale».
«Sì,
Ron» sospirò Hermione «lo avevo capito. Anche se non ho capito cosa c’entri con
tutto questo il fatto che io sia del segno della Vergine».
Il
ragazzo scosse appena la testa. «Bah, ti dicevo, tutta quella storia di quel
tizio, Bunny SuperStars e il fatto che i Vergine siano
intelligenti-»
«È
un’idiozia che non voglio sentire, questa» lo bloccò velocemente lei, senza
nemmeno guardarlo.
Restarono
un minuto in silenzio.
«Mi
dispiace tanto» borbottò infine Ron.
«Che
tua madre sia convinta che io sia una vergine di ferro?»
Ron
avrebbe sorriso se la voce di Hermione non fosse stata così velenosa. «No. Della
storia del compleanno. Di tutto quello che è successo
oggi…»
La
ragazza non rispose. Aveva lo sguardo fisso davanti a sé e l’aria abbastanza
seccata. «Sei davvero una frana».
«È
vero. Ho pensato che ci saresti rimasta troppo male a sapere che mi ero
dimenticato del tuo compleanno così, solo perché mi era passato per testa, e che
di certo avresti preferito sapere che c’era un motivo vero dietro tutto
questo».
Tacque.
Hermione si era voltata verso di lui e aveva rotto quella sua posizione statica
di glaciale freddezza, così come, alle sue parole, si era incrinata visibilmente
la maschera di rabbia presente nel suo volto. I suoi occhi avevano brillato per
qualche secondo.
«Ti
sei quasi avvelenato perché non volevi ci restassi male perché ti eri dimenticato del mio
compleanno?» domandò tutto di un fiato.
Ron
si sentì rinascere nel notare che la sua voce si era fatta più
dolce.
«Sì».
La
ragazza scoppiò in una breve risata. Scosse la testa ripetutamente. «Oddio, sei
davvero uno stupido!» sbottò infine con aria divertita.
Si
avvicinò e si sedette nuovamente sul suo letto.
«Lo
sai già che sono stupido» ammise Ron, guardandole gli occhi adesso rasserenati,
e la bocca piegata in una sorta di sorriso arrendevole.
«Sì.
Anche che sei incredibilmente infantile. E assurdamente
imbranato».
Ron
tirò fuori le mani da sotto le coperte. Le sue unghie erano ancora
“rosso-baldracca”.
«Spero
che George trovi in fretta un antidoto. Non ho proprio voglia di andare in giro
con i guanti a settembre».
«Ti
starebbe bene» ammise Hermione.
C’era
un qualcosa di stanco sul suo viso. Non era più arrabbiata, ma quasi si poteva
dire rassegnata a lui e ai suoi continui disastri. E, in fondo, vagamente
divertita e felice di esserlo.
«Allora
mi perdoni?»
Ron
si rese conto di stare abbastanza bene da potersi sedere sul letto senza essere
preso da vertigine. Si spinse seduto a pochi centimetri dal suo volto, e inclinò
la testa per poterla baciare. Lei gli pose lesta un dito sulle labbra per
fermarlo in modo giocoso.
«Beh…
non avevi detto di aver preso un regalo per me?»
Ron
sorrise sotto il suo tocco e le baciò lievemente il dito.
Per
quanto diversa, la sua Hermione, era pur sempre una
ragazza.
Note
finali:
Così finisce questa breve storia, che, per quanto non la ritenga di certo fra le
migliori –sento che manca qualcosa, ma, se mi fossi dilungata appena di più,
temo avremmo avuto una sorta di “Pane Burro e Marmellata, capitolo secondo” e
non sarebbe stata una buona idea- spero abbia fatto passare a chi l’ha letta una
piacevole mezz’ora.
Mi
permetto di fare una piccola notazione sul personaggio di George in questa
storia: da tempo avrei voluto scrivere un piccolo tributo sui due gemelli, ma
senza scadere nel lacrimoso. In questa storia mi sono impegnata a immaginare
come George, con il suo solito charme, possa essere sopravvissuto nella sua
quotidianità nel suo lavoro senza il fratello; è vero, Ron lo aiuta, ma non può
occupare il posto di Fred, il suo contributo ai “Tiri Vispi Weasley”, può darlo
solo quale Ron. Quindi, non tanto come sperimentatore, ma come cavia. Come ha
bene notato la mia cara Beta- reader, Fred è più volte presente nella storia con
il vezzo di George di grattarsi l’orecchio mancante; è il personaggio
terribilmente spiritoso di sempre, ma gli manca in maniera evidente
qualcosa.
Due
parole anche su Hermione: qualcuno potrà giustamente appurare che, a differenza
della ragazzina combattiva e pedante che abbiamo visto per sette libri, questa
sia troppo docile e facilmente incline al perdono. Vero; ma si cresce e, in
generale, dopo i vent’anni, si riconosce il vero valore delle cose e si capisce
che l’amore è fatto anche di compromessi e, soprattutto, di tolleranza nei
confronti delle pecche della persona amata. Hermione accetta Ron, e lo perdona
perché, come sempre, sbaglia mosso da buoni propositi. Lo perdona perché tutto
ciò è terribilmente da Ron.
Ringrazio
chi ha recensito il terzo capitolo.
hermione_06:
Come vedi Hermione non ci pensa proprio a lasciare Ron, anzi si rende conto di
quanto l’affetto, in fondo, superi tutte le altre cose. George è forse quello
che ne esce meglio di tutti, ma, prendila così, non ha voluto giocare questo
brutto tiro al fratello per cattiveria, semplicemente per testare i suoi frutti
di ricercatore! Grazie mille per la recensione, spero questo capitolo finale ti
sia piaciuto.
cosmopolitan:
beh, quando arriva Molly Weasley si profilano certamente complicazioni, perché è
una donna apprensiva e soffocante come poche –no, non amo molto il suo
personaggio. Come vedi ha dato anche lei la sua parte alla storia… spero che
questo capitolo ti sia piaciuto, grazie mille per la
recensione.
Molly
McGonagall:
Ciao, grazie mille! Devo ammettere che inizialmente ci sono rimasta un po’ male
anche io, visto che, negli anni passati, ho sempre avuto un discreto numero di
buone recensioni –nel senso di
recensioni ben strutturate e non limitate al “beeeeeella, continua!” Ma va bene
così, sono contenta che comunque ci siano, anche se poche, persone che hanno
apprezzato e hanno lasciato commenti ben scritti e interessanti così come il
tuo. Non conta la quantità, ma la qualità! Ti ringrazio molto per le belle
parole e per i complimenti, e sì, hai ragione, ho una beta davvero brava! Spero
che tu abbia gradito anche questo capitolo, ti ringrazio
tantissimo!
Un
abbraccio a tutti coloro che hanno letto questa storia.
Thilwen