Uno strano ma inquietante Dissennatore
«Quindi tutto a posto con la tua ragazza?»
Kaito sospirò: «Sì, tranquilli. E comunque
non è la mia ragazza.»
Fred e George si tirarono gomitate: «Ceeerto, e noi non siamo i fratelli Weasley, solo due Mollicci
nelle vicinanze di Gazza...»
Sheridan ridacchiò, guardando fuori dal
finestrino. Entro pochi minuti sarebbero ritornati ad Hogwarts. Osservò con la
coda dell’occhio Kaito sbadigliare profondamente. Poverino, in due settimane
aveva dovuto subirsi ben due jet lag, non lo
invidiava proprio...
La ragazza si sbatté una mano sulla fronte:
«Ah, già, Kaito! Volevo chiederti una cosa!»
«Dimmi tutto.»
La ragazza gli porse un giornale: «I miei
hanno portato questo dal loro ultimo viaggio. Queste foto mi hanno incuriosito,
ma non capisco di che parla l’articolo. Puoi tradurmelo, per favore?»
Il ragazzo prese il foglio che l’amica gli
porgeva e dovette immediatamente fare ricorso alla sua faccia da poker.
Sheridan continuò: «Sembrerebbe dalle foto
la pubblicità di qualche spettacolo, ma era nelle prime pagine... di solito non
dovrebbe esserci la cronaca?»
Il cervello di Kaito ingranò la quinta.
Doveva mentire? Inventarsi lì per lì una balla colossale?
«È un articolo su un ladro molto famoso in
Giappone. Posso tradurre il suo nome in inglese come “Il ladro ragazzino”.»
Fred sbirciò la foto: «Un ladro ragazzino
molto appariscente. Non so come funzioni da voi, ma qui i ladri si vestono di
nero, no? O almeno, così dice papà sui ladri Babbani…»
Kaito sorrise: «In effetti non ha paura di
farsi notare. Anzi, molti dei suoi furti si basano su questo principio.»
«E il disegnino qua in basso?»
«Da quel che so, è la sua firma.»
Sheridan gli mandò un’occhiataccia: «E
perché te l’ho vista disegnare spesso durante le lezioni di Rüf?»
Kaito alzò le spalle: «In Giappone è una
moda. E per tenermi sveglio durante Storia della Magia faccio un po’ di tutto.»
La ragazza sembrò sufficientemente
soddisfatta della spiegazione e cambiò argomento. Intimamente, Kaito tirò un
profondo sospiro di sollievo. Non poteva sfruttare con loro il sottile
cambiamento di pronuncia fra il suo nome e la parola “ladro” in giapponese.
Alle loro orecchie sarebbe suonato sempre come “Kaito” e avrebbero potuto fare
due più due. Per fortuna a casa sua il giochino invece reggeva.
«Piuttosto, parlando di cose serie… hai
dormito, mentre eri a casa?»
Kaito fece una smorfia: «Dormito… sì,
quello sì.»
I gemelli lo guardarono di storto: «Ma? Perché con quel tono c’è un ma in arrivo.»
Il ragazzo sospirò: «Non riesco a smettere
di fare assurdi sogni ricorrenti.»
Sheridan cercò di essere incoraggiante:
«Dai, forse dopo un po’ di vacanze perlomeno non urlerai più nel sonno…»
«TASUKETE,
HI WA ORE WO MOETE IRU!»
Colin balzò a sedere sul letto con aria
decisamente irritata: «Ora. Basta.»
Stephen guardò il compagno preoccupato:
«Ehm… Colin?»
Il ragazzo si alzò con espressione
assassina: «Non è possibile che ogni
santa notte quello là urli! Io
voglio dormire!!!»
Thomas lo vide alzarsi e chinarsi sotto il
letto: «Cosa vuoi fare?»
Colin ridacchiò nervosamente: «Sogna di
andare a fuoco, eh? E allora…»
«
TASUKETE, HI WA ORE WO … AH!!! MA CHE CAVOLO…»
Kaito si ritrovò improvvisamente sveglio e
grondante d’acqua: «Colin! Che cosa…»
Il ragazzo lo guardò per un po’
soddisfatto, ancora con il secchio in mano: «Semplicemente ho spento il tuo
incendio! Così non brucerai più, no?»
Il ragazzo lo guardò perplesso per qualche
secondo, poi scoppiò a ridere. Rise così tanto da rimanere senza fiato.
Thomas diede una gomitata a Colin: «Sicuro
che in quel secchio ci fosse solo acqua e non anche Burrobirra?»
Kaito scosse la testa mentre riprendeva
fiato: «No, semplicemente vi adoro per come riuscite sempre ad aiutarmi, anche
quando cercate di punirmi. Dai, vado ad asciugarmi e torno a dormire. Credo proprio
che una doccia fredda del genere mi ci voleva.»
La cura d’urto di Colin funzionò, forse per
lo shock, forse per aver esorcizzato le sue paure con una bella risata, come
con un Molliccio. Kaito faceva ancora sempre gli stessi sogni, ma per lo meno
non urlava più, per la gioia delle orecchie dei suoi compagni di stanza. Il
ragazzo ne fu molto felice: non aveva ancora risolto esattamente i suoi
problemi, ma per lo meno non aveva più i sensi di colpa per l’insonnia dei suoi
compagni. Per il resto, continuava segretamente a sperare nelle lezioni anti-Dissennatore che gli aveva promesso Lupin. Dopotutto era da
quando quegli esseri giravano intorno alla scuola che i suoi problemi erano
cominciati. Forse, se avesse capito come combatterli si sarebbe calmato anche
il suo inconscio…
Finalmente, alla fine della seconda lezione
di Difesa contro le Arti Oscure dopo la sosta natalizia, l’insegnante gli
chiese di fermarsi ancora un attimo.
Kaito lo guardò entusiasta: «Allora,
cominciamo queste lezioni?»
Lupin annuì: «Sì, mi sono già messo
d’accordo anche con Harry. Ci vedremo giovedì sera alle otto, nella classe di
Storia della Magia. Certo, sempre se trovo quello che mi serve per permettervi
di esercitarvi…»
«È perfetto, professore!»
L’insegnante lo guardò serio, ancora più
accentuato da quell’aria decisamente malaticcia che lo contraddistingueva di
tanto in tanto: «Non sarà una cosa semplice, Kaito, soprattutto per te. Se dopo
aver provato non te la sentirai di continuare non ci saranno problemi.»
«Non mi conosce ancora abbastanza bene,
professore. Non sono uno che si arrende al primo imprevisto.»
Lupin sorrise tristemente mentre guardava
il ragazzo allontanarsi dall’aula: «È proprio questo che mi preoccupa…»
Messisi d’accordo per andare insieme
all’appuntamento, alle otto di giovedì sera Harry e Kaito uscirono dalla Torre
dei Grifondoro e si diressero verso la classe di Storia della Magia. Era buia e
vuota quando arrivarono, ma accesero le lanterne con la bacchetta magica e dopo
soli cinque minuti apparve il professor Lupin con una grossa cassa da
imballaggio, che posò sulla scrivania del professor Rüf.
Harry
chiese: «Che cos'è?»
Lupin si tolse il mantello: «Una creatura
che tu conosci già, mentre per Kaito è nuova. Vedete, qua dentro c’è un
Molliccio.»
Kaito sussultò: «I cosi che diventano le
nostre paure? Di nuovo?»
Lupin lo guardò incuriosito: «Ne hai già
incontrato uno? Eppure non ve l’ho mostrato durante le nostre lezioni…»
«Ho avuto un incontro ravvicinato con uno
di quei cosi nell’armadio nella Sala Insegnanti.»
Lupin ridacchiò: «Non lo sapevo. Allora
ecco chi ha trovato quello che abbiamo usato nelle nostre lezioni! Questo
invece l'ho trovato nascosto nello schedario di Mastro Gazza, dopo un lungo
setacciamento iniziato martedì scorso. È la cosa più simile a un Dissennatore
che abbiamo, almeno quando si avvicinerà ad Harry, e quindi potremo esercitarci
con lui. Quando non lo usiamo posso tenerlo nel mio ufficio, sotto la scrivania
c'è un armadietto che gli piacerà.»
Harry rispose: «D'accordo.»
Kaito annuì: «Sempre meglio che trovarcene
davanti uno vero anche per le prime lezioni… che si fa, allora?»
Il professor Lupin estrasse la bacchetta,
subito imitato dai suoi allievi: «Quanta impazienza! Allora... l'incantesimo
che cercherò di insegnarvi è magia molto avanzata, molto al di sopra del
Fattucchiere Ordinario. Si chiama Incanto
Patronus.»
Harry
chiese nervosamente: «Come funziona?»
Come se fossero in una qualsiasi lezione,
Lupin iniziò a spiegare: «Be', quando funziona correttamente, evoca un Patronus, che è una specie di Anti-Dissennatore.
Un guardiano che fa da schermo fra voi e il Dissennatore. Il Patronus è una forza positiva, una proiezione delle cose di
cui si alimenta il Dissennatore: la speranza, la felicità, il desiderio di
sopravvivere. Ma non può provare la disperazione come i veri esseri umani,
quindi i Dissennatori non sono in grado di fargli del male. Devo però
avvertirvi, ragazzi, che l'incantesimo potrebbe essere troppo avanzato per voi.
Molti maghi qualificati incontrano serie difficoltà.»
Harry
chiese curioso: «Che aspetto ha un Patronus?»
«Ciascuno
è unico per il mago che lo evoca.»
Kaito iniziò a preoccuparsi un pochino: e
se fosse apparso qualcosa che lo avesse ricondotto inequivocabilmente alla sua
seconda identità?
Harry
continuò: «E come si fa a evocarlo?»
«Con
un incantesimo che funziona soltanto se ti concentri con tutte le tue forze su
un solo ricordo molto felice.»
Kaito
ripeté, pensieroso: «Un ricordo felice…»
Cosa poteva fare al caso suo?
Dopo un po’ di riflessioni, scelse di
ripensare al primo furto nei panni di Kid.
Lupin, dopo un paio di minuti, chiese: «Ci
siete? Ce l’avete ben vivido nella mente?»
Kaito, ad occhi chiusi, annuì. Sì, gli
sembrava davvero di sentire svolazzare il mantello alle sue spalle, riprovava
esattamente la stessa sensazione d’intima soddisfazione nei suoi gesti, in ogni
singolo trucco portato a buon fine… e poi, quel volo in deltaplano…
«Ci sono.»
Harry aggiunse: «Va bene.»
Lupin si schiarì la voce: «L'incantesimo è
questo: Expecto Patronum!»
Harry
sottovoce ripeté quelle parole diverse volte: «Expecto
Patronum, Expecto Patronum.»
Dopo un momento di esitazione, Kaito chiuse
gli occhi, in silenzio, cercando di rendere il più vivido possibile quel
ricordo, quell’emozione.
Lupin li osservò con attenzione: «Vi state
concentrando bene sul vostro ricordo felice?»
Harry
rispose senza esitazione: « Oh... sì... Expecto
patrono... no, Patronum... mi
scusi... Expecto Patronum,
Expecto Patronum...»
Kaito stava usando una tecnica diversa. Non
ripeteva nessun mantra, ma cercava di isolarsi, in modo da poter ripercorrere,
momento per momento, quell’esperienza felice. E poi, quando nei suoi ricordi si
stava buttando da quel tetto, con la pietra ben stretta nel pugno…
«Expecto Patronum!»
Il ragazzo aprì gli occhi di scatto. Dalla
sua bacchetta era uscito qualcosa d’argenteo e indefinito. Al suo fianco anche
Harry stava fissando con stupore la sua nebbiolina.
«Avete visto? È successo qualcosa!»
Kaito mosse dubbioso la sua bacchetta:
«Sarà, ma a meno che non possa intossicarli con il fumo come le api, non vedo
come questa cosa mi possa aiutare contro un vero Dissennatore…»
Lupin sorrise: «Molto bene. E tu non
preoccuparti, Kaito, già quello qualcosa può fare. Ora... siete pronti a
provarci con un Dissennatore?»
Kaito alzò le spalle, poco convinto, mentre
Harry rispose risoluto: «Sì.»
Il ragazzo con la cicatrice strinse forte
la bacchetta e si spostò al centro della classe deserta, con aria concentrata.
Kaito fece qualche passo indietro per lasciargli spazio.
Dopo
qualche secondo, Lupin afferrò il coperchio della cassa e lo tolse.
Un Dissennatore si levò lentamente, il viso
incappucciato rivolto verso Harry, una mano spettrale e coperta di croste che
tratteneva il mantello. Le lanterne tutto intorno guizzarono e si spensero. Il
Dissennatore uscì dalla cassa e prese ad avanzare in silenzio verso Harry,
traendo respiri rotti e profondi. Kaito osservò la scena con il fiato mozzo, ma
senza provare i soliti malori. Forse era perché il Molliccio era concentrato su
Harry e non su di lui.
Harry gridò:
«Expecto Patronum!
Expecto Patronum!
Expecto...»
In
un attimo il ragazzo crollò a terra.
Kaito
si precipitò verso di lui cercando di aiutarlo a riprendere i sensi: «Harry!»
Prontamente Lupin rinchiuse nuovamente il
Molliccio e riaccese le luci. Poco dopo anche Harry riaprì gli occhi.
Il ragazzo borbottò, alzandosi a sedere:
«Mi dispiace.»
Lupin gli chiese: «Stai bene?»
Harry rispose affermativamente, ma Kaito lo
guardò dubbioso mentre si appoggiava a un banco per rialzarsi. No, quel ragazzo
sembrava star tutto fuorché bene.
Lupin gli porse una Cioccorana:
«Ecco... mangiala prima di riprovare. Non mi aspettavo che ce la facessi la
prima volta. In effetti mi sarei stupito se ti fosse riuscito.»
Harry mormorò, staccando la testa della
rana con un morso: «Sta peggiorando. Questa volta l'ho sentita più forte... e
lui... Voldemort...»
Lupin
era più pallido del solito.
«Harry,
se vuoi che smettiamo ti capisco benissimo...»
Harry esclamò deciso, ficcandosi in bocca
il resto della Cioccorana: «Continuiamo! Devo farlo!
E se i Dissennatori si presentano alla partita contro i Corvonero?
Non posso permettermi di cadere di nuovo. Se perdiamo quell'incontro perderemo
la Coppa del Quidditch!»
Kaito sospirò: «Guarda, non so se farti i
complimenti per la determinazione o insultarti per l’idiozia…»
Lupin annuì: «Allora va bene... forse vuoi
scegliere un altro ricordo, un ricordo felice, voglio dire, su cui
concentrarti... quello a quanto pare non era abbastanza intenso... mentre ci
pensi su, facciamo provare Kaito, che ne dici?»
Harry annuì e lasciò il posto al
prestigiatore in mezzo all’aula.
Lupin si accostò al baule: «Pronto, Kaito?»
Il ragazzo prese un respiro profondo,
cercando di fare come poco prima e di rivivere il ricordo del suo primo furto:
«Vada.»
Lupin spalancò il coperchio nuovamente, ma
quello che ne uscì lasciò di stucco tutti.
Harry esclamò: «Un… Dissennatore fatto di pesci?»
Il professore osservò la scena concentrato:
«A quanto pare Kaito ha condensato due sue paure in una sola immagine…»
Il prestigiatore deglutì. Per quanto il suo
Dissennatore taroccato fosse fatto di pesci neri, gli effetti su di lui erano
tremendamente simili a quello di uno originale. Cercando con tutte le sue forze
di mantenere i suoi pensieri sul suo primo furto e non sulla morte di suo
padre, dopo molti secondi di esitazione Kaito esclamò con tutta la voce che
aveva in corpo: «EXPECTO… PATR…»
Prima che potesse completare l’incantesimo,
la bacchetta gli scivolò dalle mani ricoperte di sudore freddo e il ragazzo
cadde in ginocchio, con lo sguardo sbarrato, mentre tutti i pesci lo
circondarono in una morsa scura e stretta… sempre più stretta… mentre nelle
orecchie gli rimbombava il brusio degli spettatori che iniziavano ad applaudire
nuovamente per l’inizio dello spettacolo di Toichi Kuroba…
«Kaito!»
Il prestigiatore impiegò un po’ a rendersi
conto di essere di nuovo nell’aula di Storia della Magia. Sospirò.
«Non ci sono riuscito neanch’io, eh?»
Harry scosse la testa: «No.»
Kaito si rimise in piedi barcollando: «Ho urlato
anche stavolta? Non mi pare di aver rivissuto di nuovo tutta la solita scena…»
Lupin porse anche a lui una Cioccorana: «No, questa volta no. Probabilmente anche
perché non era un Dissennatore vero…»
Il ragazzo ridacchiò: «Già, a quanto pare
il mio era contraffatto…»
«Non siamo qui per giudicare le nostre
paure, ma per affrontarle. A te fa effetto come un Dissennatore vero, giusto?»
Il ragazzo annuì, lasciando di nuovo il
posto a Harry.
Lupin si riavvicinò alla cassa: «Tu intanto
pensa a un altro ricordo, ancora più felice. Pronto, Harry?»
Harry brandì di nuovo la bacchetta con
forza, riprendendo il posto al centro della classe: «Pronto.»
Lupin sollevò il coperchio: «Vai!»
La stanza diventò di nuovo gelida e buia.
Il Dissennatore avanzò rantolando; una mano in putrefazione si tese verso
Harry...
«Expecto
Patronum! Expecto Patronum! Expecto Pat...»
«E
di nuovo… Harry!»
Kaito
corse verso l’amico, ma Lupin fu più veloce. Con pochi colpi di bacchetta
ricacciò indietro il Molliccio e riaccese le luci.
«Harry!
Harry... svegliati...»
Kaito fece una smorfia: «Senza offesa, ma
queste lezioni stanno diventando monotone… se continua così le finiremo la
scorta di Cioccorane.»
Lupin continuò a schiaffeggiare Harry:
«Quello non ha importanza. Sono più preoccupato per la vostra salute.»
Finalmente il ragazzo aprì gli occhi.
Confuso, mormorò piangendo: «Ho sentito mio padre. È la prima volta che lo
sento... ha cercato di affrontare Voldemort per dare a mia madre il tempo di
fuggire...»
Mentre Harry cercava malamente di non farsi
vedere mentre si asciugava le lacrime, Lupin gli chiese, con voce incrinata:
«Hai sentito James?»
«Si... perché... lei non conosceva mio
padre, vero?»
«Io... sì, in realtà eravamo amici a
Hogwarts. Ascolta, Harry... forse per questa sera dovremmo lasciar perdere.
Questo incantesimo è troppo avanzato... non dovevo nemmeno proporti di
provarci...»
Harry si rialzò deciso: «No! Proverò
un'altra volta! Non penso a cose abbastanza felici, ecco cos'è... aspetti...»
Kaito lo fermò: «No, ora aspetti tu. Se permetti,
questo è il mio turno. Avanti, professore.»
Lupin sospirò: «Hai il tuo ricordo felice?»
Il prestigiatore, ad occhi chiusi annuì. Il
primo trucco di prestigio che gli era riuscito. Quale gioia più grande per un
prestigiatore?
Lupin spalancò di nuovo la cassa e di nuovo
il Dissennatore dal mantello di pesci andò verso di lui per avvolgerlo.
«EXPECTO
PATRONUM!»
Quello che uscì dalla bocca di Kaito fu più
un ruggito che un grido, mentre cercava di rivivere con più intensità possibile
la piacevole sensazione di soddisfazione che lo aveva pervaso più di tredici
anni prima, quando era riuscito a far sparire quella piccola pallina, che a
malapena stava nel palmo della sua mano di bambino. Ed ecco, la nebbiolina
argentea di prima uscì dalla bacchetta e si frappose fra lui e la creatura, che
però non voleva saperne di allontanarsi da lui. Rimaneva lì, immobile, mentre
Kaito si convinceva che quello che stava uscendo dalla sua bacchetta non era un
Patronus, ma la sua stessa forza vitale, perché
sentiva le gambe diventargli sempre più molli… mentre si ricordava che ad
applaudirlo per quel suo primo, piccolo successo c’era suo padre… il padre dal
cui ricordo della morte stava cercando disperatamente di scappare…
Quando riprese i sensi, le prime parole di
Kaito furono: «Sono scemo.»
Harry lo guardò perplesso: «Perché?»
«Perché non ho pensato che nel ricordo
felice che avevo scelto c’era anche papà… e ovviamente ho fatto l’associazione
mentale con la sua morte…»
Lupin gli porse l’ennesima Cioccorana: «Incidenti che possono capitare. Però sei stato
bravo, qualcosa è uscito, sei sulla strada giusta. Dovresti cercare un ricordo
della stessa intensità, ma possibilmente che non riguardi tuo padre…»
Kaito annuì: «Penso di aver capito. E forse
so anche quale.»
«Bene. Harry, sei sicuro di voler tentare
un’altra volta?»
«Certo.»
Lupin aveva l'aria di agire contro ogni
buonsenso: «Pronto? Ti sei concentrato? D'accordo... vai!»
Alzò il coperchio della cassa per la terza
volta, e il Dissennatore ne uscì; la stanza divenne fredda e buia...
«EXPECTO
PATRONUM! EXPECTO PATRONUM! EXPECTO PATRONUM!»
Harry fece una smorfia di concentrazione,
come se stesse lottando contro la sua stessa mente; poi, finalmente, il
Dissennatore si fermò, bloccato da una grande ombra argentea esplosa dalla
punta della bacchetta di Harry, che si alzò fluttuando tra il ragazzo e la
creatura. Harry barcollava e sembrava sul punto di cedere da un secondo
all’altro, ma resisteva strenuamente, fino a che Lupin fece un balzo in avanti.
«Riddikulus!»
Qualcosa si spezzò sonoramente, e il Patronus nebuloso di Harry sparì assieme al Dissennatore;
Harry si lasciò cadere su una sedia, esausto come se avesse appena corso per un
miglio, le gambe tremanti. Kaito gli si avvicinò, mentre il professor Lupin a
colpi di bacchetta costringeva il Molliccio a rientrare nella cassa; era
tornato di nuovo un globo argenteo.
Il prestigiatore lo guardò un po’
preoccupato: «Stai bene?»
Harry annuì: «S-sì… credo… stavolta credo
di aver trovato il ricordo giusto…»
Il ragazzo sorrise: «Sei stato bravissimo.»
Lupin
si avvicinò: «Eccellente! Eccellente, Harry! Davvero un buon inizio!»
«Posso
provare ancora? Solo una volta?»
Il professore scosse la testa: «Per stasera
basta, sei troppo stanco. Hai fatto già molto, credimi.»
Kaito si fece avanti: «E io? Posso
riprovarci?»
Lupin lo guardò serio: «Una volta sola,
Kaito. Anche per te è molto pesante un allenamento del genere.»
«Va bene.»
Mentre l’uomo si riavvicinò al baule, Kaito
si diresse nella stanza un’ultima volta, ad occhi chiusi. Nella sua mente si
rivide bambino, davanti al vecchio campanile, mentre si avvicinava a un’altra
bambina dagli occhi tristi…
«Vai!»
Il solito, strano, inquietante Dissennatore
gli andò incontro. Kaito cercò di riportare alla mente in modo ancora più vivido
il ricordo di quando aveva conosciuto Aoko, ma gli venne più spontanea un’altra
memoria, più recente, più vivida, più gioiosa…
«Expecto Patronum.»
Questa volta non aveva urlato, l’aveva
detto con calma e sicurezza, tenendo ben salda la bacchetta. Sì, questa volta
era sicuro, quando Aoko poche settimane prima lo aveva riconosciuto dopo l’Oblivion malriuscito era stata una grande gioia, ed era
sufficientemente recente per poterla rivivere nel modo migliore.
Il Dissennatore arretrò, apparentemente
spaventato dalla nebbia argentea, che però stava cominciando ad aggregarsi in
una forma più omogenea…
Kaito esultò ad alta voce: «Vattene,
schifoso, non ho più paura di te!»
Ce la stava facendo, non si sentiva neanche
più tanto debole, ora che…
Improvvisamente il Dissennatore sembrò
sciogliersi su se stesso, sotto lo sguardo stupito del ragazzo: «Eh? Cos’è, ho
fatto un Patronus troppo potente?»
Fu un attimo. Il Molliccio si ricompose
immediatamente sotto forma di un banco di pesci argentati che lo avvolse e lo
strinse in una morsa sempre più stretta. Il suo piccolo Patronus
scomparve, ormai divenuto inutile, mentre la gioia di Kaito svampò in un
istante, sostituita da una morsa di paura che gli serrava la gola e i polmoni,
impedendogli di respirare…
«Che… che…»
Lupin cercò di farsi avanti: «Pensa a
qualcosa di divertente, Kaito. Pensa a come rendere quei pesci divertenti!
Quello che sconfigge un Molliccio sono le risate! E poi gli urli Riddikulus!»
Ma il ragazzo era troppo stanco e sorpreso
per poter reagire. L’insegnante si fece avanti e rimise il Molliccio al suo
posto.
Harry si avvicinò all’amico: «Cos’è
successo?»
Lupin sorrise comprensivo: «L’avevo detto
che Kaito aveva condensato insieme due paure… quando si è esaltato per aver
evocato il Patronus, il Molliccio ha capito che
doveva cambiare tattica per spaventarlo.»
Il prestigiatore, ancora con i capelli
dritti in testa, deglutì a vuoto un paio di volte: «E ci è riuscito in pieno.
Mi ha preso completamente di sorpresa!»
«Non importa, sei stato bravissimo. Per una
sola sera basta così. Ecco...»
E porse a Harry e Kaito una grossa
tavoletta del migliore cioccolato di Mielandia.
«Mangiatelo tutto, o Madama Chips mi farà a
pezzi. Ci vediamo la prossima settimana alla stessa ora?»
Entrambi risposero in coro: «Ok.»
Dopo aver dato un morso al cioccolato,
Kaito si avviò verso la porta, ma vide Harry fermarsi.
«Professor Lupin, se conosceva mio padre,
allora deve aver conosciuto anche Sirius Black».
Lupin si voltò in fretta e Kaito capì di
trovarsi in mezzo a una conversazione privata, per cui uscì dalla porta e
aspettò lì fuori l’amico, continuando ad addentare la sua tavoletta. Quando
Harry uscì dalla stanza, non gli chiese nulla e tornarono nella Torre così, in
silenzio. Erano entrambi esausti, mentalmente e fisicamente. Ma almeno forse
così Kaito non avrebbe avuto incubi per quella notte.
Ciao a tutti!
So che vi ho fatto aspettare
tantissimo, ma problemi universitari, impegni di vario tipo e problemi di
salute mi hanno impedito di mettermi alla tastiera.
Ringrazio cicci12, darkroxas92,
mergana e lunabay e
l’ultimo arrivato larosa.
Prossimo capitolo? Nelle mie
intenzioni dovrebbe essere uno dei più importanti e allo stesso tempo uno dei
più divertenti di tutta la storia, e credetemi, vi ho detto più che a
sufficienza!
Ultima nota di servizio: sono
perfettamente a conoscenza dei nuovi sviluppi della trama di Kaito Kid (sia anime che manga),
ma valuterò se inserirli a seconda di come evolverà la trama. Insomma, sono due
anni che lavoro a questa storia, non cambio tutto solo perché Gosho dopo vent’anni si è svegliato!
Al prossimo capitolo, sperando
di riuscire a pubblicare con più frequenza!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata92