6 Aprile
1863
Credevo che nulla
sarebbe più riuscito a stupirmi e a rendermi felice più di quando ho scoperto
di poter parlare con Christine sotto la falsa identità dell’Angelo. Eppure mi
sono dovuto ricredere.
Oggi ho avuto il mio
consueto incontro con la bambina, e ho cominciato ad
insegnarle a cantare. Nulla di strano fino a quando mi sono accorto, grazie ad
un particolare esercizio, del suo straordinario talento. Christine è ancora più
dotata di quanto io stesso avevo stimato. La sua voce,
per quanto ancora immatura, da bambina, ha una straordinaria estensione
vocalica, per non parlare del timbro: davvero celestiale.
Con gioia sempre
maggiore ho proseguito con la lezione e ora che mi sono da poco congedato da
lei mi sento invadere da una nuova euforia. Era da tanto, tanto tempo che non
mi sentivo in questo modo. Per l’esattezza, appunto, da quando non è iniziato
il mio strano rapporto con questa giovane creatura, che ha così poco da
spartire con un demone infernale come me. Se solo lei potesse conoscermi
davvero….
Ad ogni modo, ho deciso
che continuerò a darle lezioni, anche negli anni a venire. Non è da escludere
che, una volta cresciuta, ella non possa entrare a far parte del coro dell’Operà, se non addirittura…. Bè,
questo dipenderà da numerosi fattori. Ancora non so quanti e quali progressi
riuscirà a fare. Ha talento, su questo non v’è dubbio, ma sarò in grado di
insegnarle quanto c’è da sapere? Non ho mai pensato di insegnare qualcosa a
qualcuno, e la paura di non essere all’altezza mi logora da alcuni giorni
ormai.
So di avere una voce
bellissima, la sola cosa di me a cui qualcuno potrebbe mai attribuire un tale
aggettivo. È anche grazie alla mia voce che mi sono guadagnato la fiducia di
Christine durante i nostri primi incontri. Cantando con lei, per lei, ella si è
completamente convinta del fatto che sono l’Angelo che tanto attendeva. Ma io
non ho avuto nessuno che mi insegnasse ciò che so. Non ho un modello da
utilizzare per prendermi cura della voce della bambina. Conosco le basi, ma
l’amore per la musica è tutto ciò che posso realmente insegnarle.
Non devo, però perdermi
d’animo, perché lei è tutto quello che ho. Non devo assolutamente lasciare che
comprenda le mie debolezze, altrimenti verrebbe a dubitare di quella che crede
essere la mia natura. Non posso, non voglio perderla.
Sentire l’entusiasmo
nella sua voce quando entra nella piccola cappella e mi chiama, cercando la mia
guida, mi reca una gioia troppo grande perché io possa rinunciarvi. Non so
neppure io come mai mi sento tanto affezionato a lei. Cosa sono?
Un padre? No.
Un fratello maggiore? Forse.
Qualunque cosa senta di
essere per lei, so che mi permette di darle conforto, alleviare le sue pene. Le
sue, ma anche le mie. Siamo entrambi due sopravvissuti alla vita e alle sue
crudeltà. Per questo riusciamo a comprenderci bene. Per questo sentiamo di
poter contare l’uno sull’altra.
Siamo simili,
terribilmente simili, anche se solamente io posso rendermene conto. In primo
luogo perché Christine, con i suoi dieci anni d’età, è troppo piccola per
comprendere tali similitudini. In secondo luogo, perché lei non mi conosce.
Purtroppo, per quanto io mi sforzi di essere me
stesso, non posso rischiare di tradire la mia copertura. Non posso. Quindi io
rimarrò sempre il solo a conoscere entrambi.
Perché, se io non posso
aprirle il mio cuore per ovvie ragioni, lei, invece, con il suo carattere dolce
e la sua innocenza, mi ha sempre svelato tutta se stessa in questi due anni.
Due anni! Non posso
credere che sia trascorso così tanto tempo. Le ore passano lente nella casa del
Lago, dove il sole non segna il trascorrere del giorno e della notte. Ma da
quando ho conosciuto Lei, mi sembra quasi di essere maggiormente cosciente
della vita.
Il tempo, quando sono
con lei, vola anche per uno spettro, per il quale il tempo non ha valore.
Contare il trascorrere
del tempo, significa essere consapevoli della vita.
Ed io, voglio tornare a
vivere.