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Autore: SusanTheGentle    24/11/2014    14 recensioni
Lui fece una mezza risata, ma senza allegria.
«Buffo pensare a me come a una persona normale»
«Ma tu sei una persona normale, Ben»

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Nell'inverno 2013, Claire Riccardi si trasferisce negli Stati Uniti d'America, più precisamente nello Utah, nella città di Ogden, decisa a dare una svolta alla sua vita. E proprio quello stesso inverno, in quella stessa città, Ben Barnes si sta preparando a girare il suo prossimo film. Il destino, o semplicemente il caso, fa sì che i due si conoscano. Ed è in questo scenario che i loro mondi si scontrano. Entrambi con una dolorosa storia sentimentale alle spalle, si trovano, si comprendono. Le loro vite così diverse si intrecciano e, inevitabilmente, l'amicizia lascia spazio a un sentimento più profondo.
Ma possono due persone tanto dissimili vivere una relazione in totale libertà? Possono, se le cicatrici bruciano ancora e hanno tanta paura di amare di nuovo?
La storia può sembrare sempre la stessa: la cameriera e l'attore. Forse, all'inizio può sembrare così, ma questa è una storia di sentimenti, di vita e d'amore. Soprattutto d'amore.
E' la storia di Ben e Claire.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie ''A Place For Us''
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10. Lezioni di musica
 
Il mondo si è capovolto, non c’è dubbio…
 
 
 
Da quando Ben le aveva cantato la canzone del suo nuovo film, e ancor di più Love Never Dies, Claire non era riuscita a pensare ad altro.
Tutte le volte che si distraeva e si perdeva nei suoi pensieri, le tornavano in mente la sua voce, il suo viso, la sua espressione, il modo in cui l’aveva guardata mentre pronunciava la porla ‘Love’.
Attenta a non immaginarti le cose, le ripeteva la vocina nella sua testa.
Ma sognare non costa niente e non fa male a nessuno…
Non c’era nulla da fare: quel ragazzo la stava facendo impazzire e lei non faceva nulla per impedirlo.
Non lo voleva nemmeno.
Stava bene come non era mai stata bene in vita sua.
A contribuire a questo stato di grazia, accaddero altre due cose: primo, finalmente tolse i punti; secondo, Ben si offrì di darle lezioni di chitarra.
«Lo faresti veramente?»
«Certo»
«Ma Ben, con tutto quello che devi fare non puoi prenderti anche questo disturbo»
«Non sei un disturbo, Claire»
«Ma io...grazie…insomma, mi piacerebbe tantissimo!»
Ben sorrise soddisfatto. «Allora è deciso»
«Però io non ho una chitarra» si giustificò lei.
«Non c’è problema, me ne posso procurare un’altra sul set»
Tutto questo era incredibile…
Lui, un attore, le insegnava a suonare uno strumento.
Il mondo si era decisamente capovolto da un paio di settimane a quella parte…
«Ma quando lo facciamo?»
«Io avrei un’idea se tua cugina è d’accordo…» Ben si voltò verso Lory, che ascoltava tutto facendo finta di non sentire niente. «Se te la rubo per un’ora al giorno, magari non tutti i giorni, hai qualcosa in contrario?»
«Chi io? Assolutamente no» sorrise Lory, continuando a pulire il bancone.
«Sì, sì, portala via» rincarò Joseph.
Ben e Claire si scambiarono un sorriso enorme.
«Quando vuoi iniziare?» domandò lui.
«Quando vuoi tu»
Non era tanto il quando, ma il dove ad impensierire Claire. Lì al locale non potevano, rischiavano di disturbare i clienti. Anche se alcuni di loro avevano apprezzato, poteva esserci sempre qualcuno che fosse del parere contrario (tipo quel vecchio gufo con gli occhiali e la cravatta, che arrivava ogni tanto a rompere le scatole)
«Facciamo a casa mia?»
«Sì, va bene» rispose Ben. «Oppure, pensavo, che potresti venire tu da me»
Claire fu veramente sul punto di chiedere ‘dove’, ma si trattenne.
Dove…Da me, dove?
’Da me’ inteso a casa sua, cretina!
Ben rise di fronte alla sua espressione: lei aveva la bocca leggermente aperta, gli occhi praticamente sgranati fissi su di lui come se fosse appena sceso da un’astronave.
«Claire, smettila di fare quella faccia tutte le volte che ti propongo qualcosa»
«Che faccia?»
«Questa». Lui le mise un dito sulla punta del naso.
Lei rise. «Scusa, ma ogni volta tu mi sconvolgi…»
Era la pura verità.
Oddio, sarebbe andata sul serio a casa di Ben…cioè, non a casa sua, ma nella camera dell’hotel in cui alloggiava.
Al solo pensiero, Claire sentì salire l’agitazione alle stelle. E quando ne varcò la soglia, un paio di giorni dopo, era un fascio completo di nervi.
Ma Ben la mise immediatamente a suo agio e lei si scordò di qualsiasi cosa, come sempre quando era con lui.
«Hai una vista magnifica, sei all’ultimo piano!» esclamò lei entusiasta, affacciandosi alla finestra del balcone.
«Ti piace?»
«Sì, è bellissimo!»
Osservò affascinata il paesaggio suggestivo ai suoi piedi: la città illuminata, il sole ormai sceso oltre le montagne.
Ben la invitò a sedergli accanto sul piccolo divanetto davanti al televisore.
Claire si guardò intorno mentre lui prendeva la sua chitarra. La sua attenzione cadde sul pc portatile appoggiato sul tavolino. Cercò di immaginare cosa facesse Ben al termine della sua giornata, quando tornava lì. Molto probabilmente ripassava il copione, si esercitava a suonare, scriveva qualche mail…
«Questa è per te, come da promessa» le disse lui, porgendole una chitarra nuova di zecca.
«Non dovevi disturbarti, grazie!»
«Te l’ho detto: niente disturbo. Non possiamo usarne una in due, ti pare?»
«No, è vero»
Claire si sistemò la chitarra sulle gambe, lui fece lo stesso.
«Ricordi qualcosa o dobbiamo ripartire da zero?» le chiese poi.
«Qualcosa ricordo» ammise lei, «ma una rispolverata non mi farebbe male, è passato tanto di quel tempo…»
Claire provò a sfiorare le corde con i polpastrelli. Aveva sempre preferito suonare senza plettro, sentire lo strumento sotto le mani. Sorrise, ricordando in un attimo la magnifica sensazione di quando lo aveva fatto la prima volta.
Trascorsero un’ora buona a suonare, Ben che canticchiava le note, la correggeva, le sistemava le dita sulle corde. Ogni qualvolta sentiva le sue mani sulle proprie, Claire percepiva lunghi brividi attraversarle la schiena. Ma dubitò che Ben se ne fosse accorto: lui si trasformò in un insegnate severissimo, entrando in pieno in quel ruolo. Prendeva veramente su serio tutto ciò che faceva e lei lo ammirava per questo.
Alla fine, lui diede un’occhiata all’ora. «Direi che per oggi è abbastanza»
«Di già?» chiese lei, un po’ delusa, emettendo poi un’esclamazione di sorpresa. «Le sette e mezza? E’ così tardi?»
«Già»
«Cavolo, il tempo è volato…»
«Puoi rimanere ancora un po’, se ti va» propose lui.
Il cuore di Claire accelerò appena.
La stava davvero invitando a rimanere lì?
Non è che lui aveva intenzioni…diverse, vero? Ben l’aveva portata lì per suonare insieme, non per…altro.
Il senso di agitazione aumentò.
«Non so..» ballettò.
Lui si accorse del suo disagio. «Potresti rimanere per cena» precisò allora.
La cena! Ma sicuro!
Quanto sei cretina, cosa andavi a pensare?
E prima che le venisse meno il coraggio, rispose con un deciso «Sì»
Ben sorrise soddisfatto. «Bene. Avevo paura mi dicessi di no»
«Perché avrei dovuto?»
Lui fece un sorriso sghembo. «Perché, magari, credevi volessi approfittarne»
«Ma no…io…»
Lui rise, puntandole un dito contro «Scusa, ma volevo vederti fare ancora quella faccia buffissima»
«Ma…» lei spalancò la bocca, scostandogli la mano. «Non si indica la gente! Quanto sei cretino!»
Per risposta, lui rise ancora di più.
Claire gli voltò le spalle e prese il cellulare.
«Cosa fai?»
«Chiamo la polizia e li avviso che mi stanno molestando»
«Cosa?»
«Chiamo Lory, scemo. L’avverto che tardo un pò»
Ben le passò accanto, tirandole una ciocca di capelli. Lei gli diede una piccola botta sul braccio.
«Cosa ordiniamo? McDonalds ti va bene?» chiese lui.
Claire annuì, mente, dall’altra parte del ricevitore, Lory diceva: «Pronto?»
«Ciao, sono io»
«Ciao, cuginetta, come va la lezione?»
«Bene, è andata bene. Senti, guarda che non torno per cena, resto qui da Ben»
«Ooohhh! Ti ha invitata a restare da lui?»
Claire si sforzò per non sorridere, non voleva che lui la notasse. «Sì! Sono nel panico più totale, ma sono troppo felice!» sibilò per non farsi udire.
«Allora ti aspetto alzata o proprio non ti aspetto?» chiese Lory.
«Ah…ma…non…cos’hai capito?!»
Ben trasalì, voltandosi a guardarla perplesso.
Claire non si era accorta di aver alzato la voce. Gli fece cenno con la mano di non preoccuparsi.
«Dai, cugina, confessa che intenzioni hai con il tuo bel fustacchione…»
«Non ti rispondo neanche». Claire riattaccò, il viso color aragosta acceso.
Se aveva fatto di tutto per non pensarci, adesso ci pensava.
Lory, ti strozzerò...
«Tutto ok?» domando di nuovo Ben.
«Cosa…sì! Sì, sì, bene. Lory ti saluta. Cos’hai ordinato?»
Mangiarono hamburger, bocconcini di pollo e patatine.
Ma, nonostante non fosse una cena a lume di candela, l’atmosfera che andò a crearsi fu fin troppo intima.
Ben sapeva che invitarla a restare voleva dire esporsi troppo. Quell’invito aveva tutta l’aria di un vero appuntamento.
Erano soli. Completamente soli.
«Peccato, manca il dolce» disse lui quando terminarono di mangiare, stiracchiandosi.
Erano di nuovo seduti sul divano.
«Se sapevo di fermarmi, avrei preparato qualcosa» disse lei, posando l’involucro delle patatine ormai vuoto sopra il tavolino.
Ben ammiccò. «Sarà per la prossima volta»
«Assolutamente sì! E’ il minimo che possa fare per sdebitarmi di tutto quello che hai fatto per me»
«Non devi sentirti in obbligo, Claire»
Lei scosse il capo. «Non è un obbligo, è un piacere: mi hai dato lezioni di musica nonostante tu abbia mille impegni, e mi hai anche offerto la cena. Vorrei ricambiare, ci terrei davvero»
«Affare fatto, allora» disse lui, porgendole la mano come per stipulare un patto.
Claire la prese e la strinse.
«Lo sai, mi era mancato suonare» ammise poi. «E tu sei stato un insegnate perfetto! Sei un musicista mancato, Ben»
Lui sorrise lusingato. «Lo prendo come un complimento»
«Lo è»
«Credo che tu sia portata per la musica»
Claire sorrise amaramente. «Anche mio padre me lo diceva sempre»
Ben si schiarì la voce. «Senti, è un po’ che te lo volevo chiedere…»
Lei attese.
«Tu parli sempre di tua madre e delle tue sorelle, ma mai di tuo padre e mi domandavo perché»
Il lieve sorriso di Claire si spense del tutto. «Mio padre non c’è più»
Ben le prese la mano, istintivamente, stringendola forte. «Oddio, scusami»
Lei tornò a sorridere, scuotendo il capo. «Non importa, non preoccuparti. Non hai chiesto nulla di male, non lo sapevi»
«Claire, io…»
«Sto bene» lo rassicurò, prendendogli la mano con entrambe le proprie, regalandogli un sorriso bellissimo. «Non mi da fastidio parlare di lui. Mi fa più male parlare del mio ex, se devo essere sincera. Di mio padre ho solo bei ricordi, mi ha insegnato tutto quello che so; mi ha insegnato di più lui che tutti gli insegnanti che ho avuto. Eccetto te, s’intende»
Ben sorrise piano, tornando serio un attimo dopo.
La sofferenza che scorse negli occhi di lei, celata dietro un altro sorriso, gli fece venire voglia di consolarla, di abbracciarla.
«E’ passato molto tempo?»
«Sette anni»
«Com’è successo?»
«Era malato» rispose lei, evasiva.
Ben non chiese altro. Lei non aggiunse nulla. Dopotutto, forse non era pronta a parlarne con lui.
«Mi dispiace»
Lei gli passò una mano sul braccio. «Grazie»
Ben le sistemò una ciocca di capelli dietro l’orecchio. «Quante cose ancora non so di te?»
«Tante» lei sorrise. «Ad esempio, non sai che detesto i ragni, i peperoni e che ho un tuo poster appeso in camera»
Ben rise e l’abbracciò sul serio. «Sei fantastica»
«Anche tu»
Lui l’allontanò da sé, specchiandosi in quegli occhi pieni di vita.
Avrebbe voluto dirle che, se mai un giorno si fosse sentita di confidarsi ancora, lui sarebbe stato lì, per lei, pronto ad ascoltarla.
Ma non lo fece. Si rese conto che, alle orecchie di Claire, quelle parole sarebbero suonate strane, troppo impegnative, e loro non erano nella posizione di prendersi impegni.
«A quanto pare, i divani sono il luogo delle confidenze» ironizzò lei.
«Già, così sembra» Ben la fissò per un attimo. «Posso farti un’altra domanda?»
«Certo»
«L’altra volta, tu mi hai chiesto di non dirti bugie, ma nemmeno io voglio che tu finga quando sei con me»
Claire lo fissò senza capire. «Che intendi dire?»
«Che non devi sempre sorridere per nascondere quello che provi»
«Non ho mai finto con te»
Lui capì che era sincera.
«Mi fa piacere saperlo»
Le sfiorò di nuovo la mano invitandola a prendere la sua, a stringere la presa.
Quei gesti sorgevano spontanei, ed era solo dopo che li avevano fatti che si rendevano conto che non avrebbero dovuto compierli.
Si guardarono per un attimo.
Gli occhi scuri di Ben, fissi nei suoi, le mandarono il cuore a mille. Doveva continuare a parlare per scuotersi da quella sensazione.
«Ora tocca a te» disse allora Claire.
Ben fece un’espressione perplessa. «Come?»
«Io ti ho raccontato un po’ di cose su di me: della mia delusione d’amore, di mio padre…ma adesso è il tuo turno»
«Che cosa vuoi che ti racconti? Sai già tutto di me»
«Non è vero, non so tutto»
Lui fece una smorfia. «Non eri la mia fan numero uno?»
«Sì, però io conosco Ben Barnes, e ora vorrei conoscere Ben»
Quella frase lo lasciò piacevolmente sorpreso.
«Lo sai» riprese lei, «i primi giorni ero completamente stranita. Quando mi comparivi davanti, non mi sembrava vero di poterti parlare. Ma adesso, quando sto con te riesco a vedere oltre il tuo volto»
Lui la fissò un istante. «E che cosa hai visto?»
Claire mosse la mano su quella di lui. Temeraria nel suo imbarazzo, intrecciò piano le dita a quelle di Ben.
«Ho visto un ragazzo dolce, gentile, divertente ma estremamente riservato»
Lui non disse nulla, si limitò a guardarla, a studiare il suo viso, intuendo che stava per parlare di nuovo.
«A volte penso a quello che mi hai detto la prima volta che siamo usciti» proseguì Claire. «Ci rifletto e trovo veramente impossibile che ci sia stato qualcuno che abbia potuto pensare di ferirti»
Lui capì a cosa si riferiva.
«Forse dovrei raccontarti la mia trascorsa, 'grande' storia d’amore» disse lui, con tono ironico.
«Oh, no, Ben, non era un modo per insistere» si affrettò a dire Claire. 
«No, va bene» fece lui, muovendosi un poco. «Lei si chiamava Rachel, faceva la modella per una rivista per la quale anch’io ho posato, una volta. Ci siamo conosciuti sul set fotografico»
«Era molto bella, immagino»
«Sì, lo era, ma era tutto tranne la persona che avevo pensato che fosse. Era capricciosa, incoerente, egocentrica e bugiarda. Un paio di miei amici continuavano a dirmi di troncare, ma io non volevo.  Avevano ragione loro. Ho cercato di far funzionare quella storia in tutti i modi, perché ero davvero innamorato di lei, finché l’ho detestata»
Claire vide l’espressione di Ben divenire così cupa da metterla in soggezione. 
«In quel periodo stavo girando un film, dovetti stare via molto, e lei mi fece una scenata colossale: disse che non m’importava di lei, che non avrebbe accettato di essere seconda a nessuno, neanche al mio lavoro. Ci lasciammo male, ma stavamo ancora insieme, almeno per quel che riguardava me. Quando tornai a Los Angeles, lei mi disse che era incinta, ma che il bambino non era mio»
Claire trattenne il fiato, sentendosi sprofondare.
«Ed era…»
«Era vero. Non era mio, era impossibile, non ci vedevamo da troppo tempo»
Ben si passò una mano tra i capelli, ridendo sarcastico, rabbioso.
Gli sembrava ancora di sentirla, la voce irritante di Rachel…vederla mentre si truccava come nulla fosse, pronta per un party, gettargli un’occhiata attraverso la superficie dello specchio…
‘Non preoccuparti Barnes, il problema non è tuo’...
«Nel periodo che passammo lontani, lei si considerò sciolta e andò a letto con un altro. Io non contavo più nulla, ero fuori dalla sua vita. La cosa fu reciproca. Da quel giorno, non ho più voluto saperne di lei»
Claire rimase immobile, muta ad assimilare l’atrocità di quel racconto.
La mano sempre stretta in quella di lui, gli si accostò maggiormente, sfiorandogli il braccio con l’altra.
«Ben…»
Lui si voltò a guardarla. La sua espressione, sebbene preoccupata e ferita, gli scaldò il cuore.
«Siamo due sfigati in amore, vero?»
Lei fece un mezzo sorriso, che si spense subito. «Non so cosa dire»
«Non dire niente. Non roviniamo la serata»
«Soffri ancora molto?»
Lui scosse il capo. «No. La detesto»
«Sei sicuro?»
«Certo che sono sicuro»
«Se tu fossi ancora innamorato, potrei capirti»
«Davvero?»
«Se per te è stata una storia importante…»
«Lo era, una volta» la interruppe lui. «Ora non è più niente»
L’espressione di lei si fece amara. «Non è possibile»
«Perché?»
«Perché ti rimarrà sempre dentro, è inevitabile»
«Ma non avrà mai più il valore che credevi di poterle dare» ribatté Ben. «Dopo che una persona ti tradisce, per quanto tu le abbia voluto bene, vedi tutto da una diversa prospettiva. Tutto. Ogni momento passato con lei. E diventa nulla»
Claire spostò la mano dal braccio al suo viso, facendogli una carezza appena accennata, incerta.
Fu una sensazione bellissima per entrambi.
«Non vale la pena di soffrire per gente simile, Ben, credimi»
Lui sorrise dolcemente. Liberò la mano da quella di lei, passandole un braccio attorno al fianco, attirandola a sé per sfiorarle la fronte con le labbra.
Claire s’irrigidì appena, sciogliendosi un istante dopo sotto quel dolce calore.
«Sono felice che tu sia qui, stasera» mormorò lui.
La voce di Ben si abbassò improvvisamente di tono, provocandole un brivido.
Si guardarono, vicini.
«Lo sono anch’io» rispose lei, in un soffio.
Ben appoggiò la mano sul suo collo, sforandole il mento, sollevandole il viso. «Sono passati due anni. Avevo deciso di lasciar perdere le donne per un po’»
Claire deglutì a vuoto. «E…?»
«Niente…»
Ben continuava a far scorrere la mano sul suo viso, lentamente, sfiorandole i capelli, desiderando improvvisamente affondarvi le dita, giocarci.
«Hai mai provato la sensazione di voler fare qualcosa ma di non sapere se è giusta?»
«Un sacco di volte»
«Già…». Le passò un dito sulla punta del naso. Gli piaceva farlo. Gli piaceva il modo in cui lei chiudeva gli occhi, il modo in cui tratteneva appena il respiro.
Vide gli occhi di Claire illuminarsi quando li riaprì, lo sguardo confuso.
Lui socchiuse le palpebre, lei fece lo stesso.
Il cuore di Claire prese a battere all’impazzata.
Ben l’avrebbe baciata?
Le premesse c’erano tutte.
Ma lei era pronta per questo?
Lui si mosse quasi impercettibilmente e lei, lentamente, prese le dovute distanze.
No, non era pronta.
«Ben, io…credo di dover andare, ora» balbettò, la gola secca.
Lui si fermò, la fissò, scorgendo la sua espressione impaurita. Allora abbassò la mano che ancora teneva sul suo volto, scese di nuovo sul collo, sulla spalla, sul braccio, e poi la lasciò andare.
«Certo»
«E’ davvero tardi…»
«Certo» ripeté lui, alzandosi piano.
Claire sollevò il capo per guardarlo.
Era arrabbiato? Deluso? Entrambi? Oppure…
Inspirò ed espirò profondamente. «Ben…»
«Andiamo, ti accompagno a casa»

 
 
 


Ed eccomi ritornata con Ben&Claire!
Voglio commenti a go go per questo capitolo, perché – strano ma vero – sono decisamente soddisfatta di come è uscito! :D
A proposito: cosa ne pensate di Ben in versione musicista? Io, personalmente, trovo che sia mostruosamente affascinante quando canta!!! *_________*
 
 Ringraziamenti:
 
Per le seguite:
AmeliaRose, Cecimolli, ChibiRoby, Fra_STSF, Halfblood_Slytherin, HarryPotter11, jess chan, JLullaby, Nadie, nuria elena, Queen_Leslie, Shadowfax, soffsnix, SweetSmile WikiJoe, _joy, _likeacannonball_, _LoveNeverDies_
 

Per le ricordate: Fra_STSF, Halfbood_Slytherin, Suomalainen
 
Per le preferite: (siete aumentati un pochino!!!)
battle wound, Fra_STSF, Medea91h, Stefania1409 _likeacannonball
 
Per le recensioni dello scorso capitolo:
AmeliaRose, Cecimolli, _Fedra_, Fra_STSF, NadieShadowfax, _joy
 
Vi ricordo che trovate gli aggiornamenti di Two Worlds Collide, insieme a quelli di Night&Day (fandom Narnia) su entrambe le mie pagine facebbook: Susan TheGentle Clara e Chronicles of Queen.
Buona settimana a tutti, e grazie di cuore che seguite questa fanfic!!!
Baci giganti,
Susan♥
   
 
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