Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: SoltantoUnaFenice    08/12/2014    3 recensioni
Non tutto ciò che è accaduto ne "Il giorno dell'incertezza" ha trovato soluzione: una serie di storie, ognuna dedicata ad un personaggio, per chiudere un po' di discorsi rimasti in sospeso.
Nota: anche se inizialmente avevo pensato questa storia come una serie di drabble autoconclusive, alla fine il tutto è in ordine cronologico e parzialmente collegato, così ho deciso di non classificarla come "raccolta".
Genere: Angst, Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cye Mouri, Kento Rei Faun, Rowen Hashiba, Ryo Sanada, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Aveva il fiatone, ma era riuscito a fare una serie completa di cinquanta flessioni. Niente a che vedere con i ritmi a cui era abituato prima che una pallottola lo passasse da parte a parte, ma Shu era abbastanza soddisfatto. In fondo non erano ancora passati due mesi da quando era successo, e sapeva che un recupero come il suo sarebbe stato praticamente impossibile per chiunque altro.
Anche i suoi stessi nakama avrebbero avuto bisogno di più tempo: benchè Shu evitasse di farne mostra, lui era più forte degli altri.
Alla sua corporatura massiccia si aggiungeva la forza di Kongo, che era l'unica delle cinque yoroi ad essere costantemente in contatto con il proprio elemento.
Quando il battito del cuore fu di nuovo ad un ritmo normale, si stese sulla schiena, deciso a provare qualche esercizio per gli addominali. L'ultimo tentativo era stato un disastro, ma erano almeno un paio di settimane che non provava, e si sentiva decisamente meglio della volta precedente.
Piegò le gambe per un appoggio più stabile, e provò qualche movimento non troppo brusco. Sembrava che andasse abbastanza bene, così cercò di sollevarsi a sedere senza il sostegno delle braccia. La fitta di dolore arrivò così improvvisa che ricadde giù a terra in un istante. Si ritrovò raggomitolato su un fianco, gli occhi strizzati e le mani premute sull'addome.
Doveva anche aver gridato, perché quando riaprì gli occhi vide sua madre sulla soglia, che lo fissava con sguardo severo.
“Shu!”
“Sto bene...” Borbottò, consapevole di risultare piuttosto ridicolo. Anche il suo ultimo nipotino di due anni si sarebbe accorto che stava mentendo.
“C'è davvero bisogno di sforzarsi così? Non puoi semplicemente aspettare di guarire?”
Shu si mise a sedere, cercando di riprendersi in fretta.
“Non lo so, mamma. Non è che io voglia fare a tutti i costi lo spaccone, ma...”
“Vorresti essere già a posto. - Si avvicinò, posandogli una mano sulla spalla. - La pazienza non è mai stata una tua virtù, purtroppo.”
“E' che essere così mi fa sentire... vulnerabile.”
“Non puoi vivere costantemente con un'arma in pugno. Hai anche tu il diritto di fermarti, quando ne hai bisogno.”
Shu avrebbe voluto dirle che – quando si trattava di Youia o altre bestie del genere – non esistevano diritti. Al limite doveri, ma non era un argomento che potesse far piacere a sua madre.
Si alzò in piedi, lasciandole un leggero bacio sulla tempia.
“Vado a fare un bagno, per oggi ho sudato a sufficienza.”
Lei lo osservò uscire un po' frettolosamente, chiedendosi fosse giusto lasciar cadere il discorso.

 

Shu si chiuse alle spalle la porta del bagno, poi aprì l'acqua per cominciare a riempire la vasca.
Si svestì con un paio di gesti distratti, ma quando passò davanti allo specchio non potè fare a meno di fermarsi. Anche volendo, era piuttosto difficile non notare il grosso segno che spiccava ora poco sotto le costole, spostato un po' verso sinistra. Era scuro e sporgente, e la pelle attorno era arrossata e tesa. Col tempo si sarebbe lentamente schiarito, ma sarebbe sempre rimasto ben visibile: un piccolo nodo indurito, uguale al suo gemello, che spiccava sulla schiena.
Non aveva molte cicatrici: curiosamente, le più visibili se le era fatte da bambino, giocando con i suoi fratelli. Delle battaglie affrontate in quegli anni conservava pochissimi segni, un po' per la protezione fornita dall'armatura, un po' perché spesso era intervenuta Kourin.
Questa volta, diversamente dal solito, Seiji non si era fatto avanti per cercare di migliorare la situazione, e Shu non aveva chiesto nulla. Sapeva che tutte le armatura erano instabili, dopo tutto quello che era successo con Izumi e soprattutto dopo che avevano richiamato nuovamente la Kikoutei, e non aveva voglia di attirare nuovamente l'attenzione sulla sua ferita.
Aveva sentito su di sé lo sguardo di disapprovazione e preoccupazione di Shin ogni volta che si era lasciato sfuggire un lamento o che si era fermato a metà di un movimento, colpito da una fitta improvvisa, e preferiva far finta di nulla.
Da quando si erano separati si erano sentiti tutti piuttosto spesso.
Persino Seiji sembrava aver vinto almeno in parte la propria repulsione per la comunicazione via telefono – naturalmente telefono fisso, con i cellulari probabilmente non sarebbe mai sceso a patti - e lo aveva chiamato diverse volte. Si era informato sulla sua guarigione, ed ogni volta Shu aveva avuto la sensazione che gli stesse nascondendo qualcosa.
Decise che ne avrebbe parlato con gli altri: con Shin, che aveva quella capacità di capirli tutti anche solo con uno sguardo, o con Touma, che sul loro enigmatico nakama sembrava sempre sapere qualcosa di più.
Si accorse di essersi bloccato a riflettere quando vide che la vasca era quasi piena e la stanza si era saturata di vapore.
Si immerse, poggiando la testa all'indietro e lasciando che il caldo cancellasse la tensione dei muscoli.
In tutti quegli anni erano successe tante cose, eppure si rese conto che questa storia l'aveva cambiato molto di più di tutte le altre volte.
Il fatto che ultimamente si fosse ritrovato piuttosto spesso a riflettere fino ad assentarsi da tutto ne era la riprova.
In passato, ogni volta che erano arrivati a rischiare il tutto per tutto, che erano arrivati ad un passo dalla sconfitta, era stato rimesso in piedi da una rabbia ed una voglia di rivalsa che gli avevano permesso di ricominciare di nuovo senza paura e senza stanchezza.
Ora quei sentimenti gli apparivano quasi immaturi e pericolosi.
Era davvero strano: aveva sentito mille appelli alla prudenza ed alla ragionevolezza dai suoi nakama, in tutti quegli anni, ma era come se gli fossero passati da un'orecchia all'altra senza attraversare il cervello.
Ora invece gli sembrava di capire davvero cosa significassero, come se all'improvviso la sua mente li avesse finalmente tradotti in qualcosa di comprensibile.
Era proprio vero che non si impara davvero una lezione fino a che non la si sperimenta sulla propria pelle.
Non avrebbe saputo dire cosa fosse successo stavolta – non era certo la prima volta che rischiava così tanto – tale da riuscire a cambiarlo in questo modo, eppure Shu si sentiva finalmente in grado di mantenere le promesse fatte.
Che fosse arrivato il momento di mettere la testa a posto?
Chiuse gli occhi, lasciandosi sfuggire un profondo sospiro. Per la prima volta, invece di sentirsi una specie di leone in gabbia, trovò questa idea rassicurante.

 

  
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