Decima parte…
Lucius avrebbe voluto tenere stretto a sé suo figlio
fino al calar della notte, si beava del calore di quell'abbraccio che gli
scivolava addosso, ma il suo corpo ancora debole continuava a mandargli dei
chiari segnali di resa alla fatica. La vista gli si annebbiava di tanto in tanto
e doveva strizzare forte gli occhi per recuperare un minimo di nitidezza nello
sguardo, le braccia gli dolevano in prossimità dei lividi ancora evidenti e il
petto gli bruciava lungo la ferita infertagli dall’incantesimo, come se un ferro
rovente vi si fosse appena posato sopra, per non parlare dell’intenso formicolio
che gli indeboliva le gambe, quasi non le sentiva più. Draco lo sentì vacillare
fra le sue braccia e subito gli afferrò le spalle spostando la presa sotto le
ascelle per sostenerlo meglio aiutandolo a restare in piedi.
Aveva il volto
così pallido, non aveva mai visto suo padre così debilitato e soprattutto
indifeso. Così gli sembrò più di ogni altra cosa, completamente indifeso, ogni
traccia di altezzosità e orgogliosa fierezza erano scomparse dai suoi occhi
stanchi e sensibilmente arrossati. Lo aiutò a raggiungere il letto, sebbene
all’inizio l’uomo si fosse silenziosamente impuntato di voler fare da solo, e si
sedette di fronte a lui senza privarlo del suo tocco ancora presente in una
leggera stretta sul braccio sinistro in prossimità del marchio oscuro sbiadito,
ma tuttora inciso visibilmente sulla pelle chiara. Quasi senza rendersene conto
Draco scostò la mano, Lucius lo notò e il suo sguardo si fece triste e cupo.
Tutto era iniziato con quel marchio, la rovina della sua famiglia e la completa
perdita di fiducia che Draco ancora riponeva in lui in quanto padre.
Il petto
fasciato dell’ex- mangiamorte si sollevava piano e lento ad ogni respiro, quasi
fosse oppresso da un macigno. Forse se si fosse sdraiato avrebbe respirato
meglio o, per lo meno, avrebbe disteso le membra, il giovane biondo tentò di
spingerlo sul letto, ma l'uomo gli lanciò un'occhiataccia che stava per - non –
sono – un – dannatissimo – poppante – riesco – ancora – a – stare – seduto.
Draco sorrise impercettibilmente e ricambiò lo sguardo con le labbra ancora
ricurve.
I lunghi, lisci e biondi capelli, quasi bianchi, scendevano liberi
sulle spalle dell'uomo sfiorandogli le costole. Avevano riconquistato la loro
lucentezza e morbidezza al tatto. Draco poteva sentirne il naturale profumo
stuzzicargli il naso, lo aveva annusato con sollievo mentre lo abbracciava. Era
una di quelle cose che ricordava meglio di suo padre, nei meandri più reconditi
della sua mente era convinto di averci giocato da piccolo, lasciandovi scivolare
le piccole dita.
“Come stai?” chiese con voce gentile il ragazzo biondo
scrutando attentamente la sua espressione.
“Molto meglio adesso, grazie”
rispose Lucius cercando con le mani quelle del figlio per racchiuderle in un
abbraccio.
Quei gesti così semplici, così spontanei che un padre e un figlio
condividevano erano per lui qualcosa di nuovo ed estremamente appagante, che non
avrebbe più avuto timore o vergogna di compiere, non ora che Draco era di nuovo
con lui.
Mille e mille cose ancora avrebbe voluto dirgli, ma sentiva la
lingua come incollata al palato non appena cercava di esprimersi a parole.
Eppure sapeva bene di non poter delegare tutto all’intensità o alla profondità
di uno sguardo per quanto sincero potesse essere. Sapeva di dover dire qualcosa
per gettarsi finalmente il passato alla spalle, o almeno provarci, ma cosa?
Doveva chiedergli perdono per tutto il male che gli aveva inflitto incurante dei
suoi desideri e della sua volontà di non seguire le sue orme verso l’oscuro
cammino che lui stesso aveva intrapreso?
Doveva raccontargli la sua versione
della storia su come aveva trovato Harry e del perché avesse deciso di salvarlo
invece di ucciderlo come aveva desiderato per tanto, troppo tempo? Più guardava
quegli occhi grigio acceso e più si sentiva privato di qualsiasi
iniziativa.
“Non voglio che tu dica nulla, almeno, non adesso” disse Draco
frugando e trovando nell’espressione perplessa e combattuta del padre l’enorme
incertezza su come e da dove iniziare ad esorcizzare il passato e il dolore
racchiuso in esso.
Lucius lo guardò stupito, forse questo voleva dire che suo
figlio non era intenzionato a perdonarlo, forse quel barlume d’affetto che gli
aveva mostrato era dovuto solamente alla paura di perderlo per sempre. Una volta
scampato il pericolo Draco gli avrebbe chiesto di andarsene, di uscire dalla sua
vita? Non era un’eventualità tanto remota, considerò dentro di sé.
Non
ricordava quel che gli era accaduto la notte prima nel dettaglio, ma nella sua
testa aleggiavano le parole dure e brusche che il ragazzo gli aveva scagliato
contro quando lo aveva visto in casa sua, come uno spettro proveniente dal
passato tornato a dargli il tormento.
“Però vorrei che tu leggessi
questa...per me” parlò il giovane mago porgendo al padre un foglio di pergamena
accuratamente piegato su se stesso.
L’uomo la riconobbe prendendola fra le
mani, era la lettera che aveva affidato a Harry quando si erano separati.
Pensava che Draco l’avrebbe bruciata nel camino una volta appreso che era lui il
mittente invece, a quanto pareva, l’aveva tenuta con sé e l’aveva letta forse
più volte a giudicare dalle fitte pieghe che il foglio presentava su ambo i
lati.
Annuì e, spiegando per intero il foglio, cominciò a leggere le parole
che aveva tracciato lasciandosi guidare dall’istinto e da un sentimento che
credeva di aver perduto se non mai conosciuto veramente, l’amore di un padre per
suo figlio. Draco non staccò gli occhi da lui per tutto il tempo, cogliendo
anche la più piccola inflessione nella voce dell’uomo.
Quando ebbe terminato
Lucius indugiò silenziosamente su alcune frasi, quelle che più delle altre
sentiva più sincere e sgorgategli direttamente dal cuore:
“Non pretendo il tuo perdono
Draco,
vorrei solo poterti guardare negli occhi
senza sentirmi un
mostro.
Se non riesci a pensare a me come tuo padre,
vorrei che almeno
provassi a vedermi come un uomo, che ha commesso tanti sbagli, ma
che sta
cercando di rimettere insieme i frammenti della sua vita
recuperando tutto
quello che ancora può dargli un senso, tu.”
Era ciò che desiderava più di ogni altra cosa e per
la quale avrebbe lottato sino all’ultimo respiro. Voleva che Draco gli desse la
possibilità di conoscerlo, per troppo tempo si era convinto di conoscere bene la
natura di suo figlio, mentre invece si era solamente illuso che non fosse niente
di diverso dalla sua, così come avrebbe dovuto essere, così come gli era stato
insegnato, così come voleva che fosse.
Aveva trascorso gli anni dell'infanzia
e dell'adolescenza nel persistente tentativo di plasmare quel ragazzo facendone
un clone di se stesso affinché portasse avanti le sue idee nella crociata che
aveva deciso di intraprendere con Voldemort per purificare il mondo magico da
coloro che erano indegni di farne parte.
Quanto si era sbagliato, adesso lo
capiva perfettamente senza più alcun dubbio.
Voleva la possibilità di
riscoprire suo figlio, con occhi nuovi e finalmente privi di un oscuro
paraocchi.
Malfoy Senior sollevò il capo chino sulla pergamena fitta di segni
neri e affidò le sue speranze a poche, semplici parole: “Mi permetterai di
tentare Draco?” chiese incontrando il suo giovane sguardo color ghiaccio.
Il
serpeverde ricambiò con spontaneità quello sguardo speranzoso e rispose: “Non
dovrai solo tentare, mi aspetto e spero che tu ci riesca”.
Un sommesso
bussare alla porta distolse i due dall’ennesimo scambio di occhiate
profonde.
Blaise fece capolino con un’espressione leggermente imbarazzata e
colpevole dopo essere stato invitato ad entrare dalla voce squillante di
Draco.
“Scusate, ma dovevo cambiare la fasciatura già un’ora fa” disse il
moro aspettando una risposta senza però varcare la soglia.
Lucius si voltò
verso Zabini donandogli uno sguardo riconoscente per tutto quel che aveva fatto
per lui nelle ultime ore, poi guardò Draco, i suoi occhi sembravano chiedere
– Sarai ancora qui al mio ritorno, non svanirai come un sogno? -.
Il
biondo annuì rassicurandolo silenziosamente: “Blaise ha ragione, è importante
seguire alla lettera le indicazioni del medimago anche se il peggio sembra
essere passato” affermò trovando negli occhi color indaco dell’altro serpeverde
un pieno accordo.
L’ex – mangiamorte fece per alzarsi, ma prima rilasciò la
pergamena fra le mani del figlio sfiorandole ancora una volta.
Blaise si
avvicinò al letto e porgendo un braccio all'uomo lo aiutò ad alzarsi, poi lo
accompagnò nell’altra stanza lasciando Draco da solo.
Il biondo si
rigirò la crepitante carta della lettera fra le dita, poi la ripiegò e la ripose
dov’era stata fino a poco prima, nella tasca dei pantaloni. Mentre scendeva da
basso in cucina si accorse di sorridere ripensando ai momenti che aveva
condiviso con suo padre. Già, suo padre, pronunciare di nuovo quella parola gli
aveva scaldato il cuore invece che suscitargli odio e rancore.
Harry aveva
ragione, non avrebbe avuto senso negargli la possibilità di riscattarsi, avrebbe
solo procurato altro dolore ad entrambi.
Avrebbe atteso con impazienza che
suo padre si impegnasse a conquistarlo, chissà che fra loro potesse instaurarsi
un rapporto nuovo, fondato sulla sincerità e non sulla menzogna, sulla
spontaneità invece che su una rigida etichetta di comportamento, doverosa per
chi apparteneva ad un nobile rango come il loro e, soprattutto sull’affetto
reciproco che avrebbero pian piano riscoperto e nutrito. Draco lo sperava con
tutte le sue forze. Cosa avrebbe fatto se Harry non fosse tornato da lui, se non
gli avesse chiesto di abbassare la bacchetta che aveva puntato contro suo padre
sebbene fosse in fin di vita, se non avesse fermato la sua rabbia con poche,
semplici parole, o perfino col silenzio del suo intenso sguardo verde?
-
Merlino lo amo così tanto – pensò dentro di sé godendosi quel piacevole
formicolio che stuzzicava il suo stomaco quando ripeteva nella sua mente quelle
due parole. Harry sapeva trovare quel che di buono c'era in lui con una facilità
impressionante, amava perfino quel che lui stesso non sopportava di sé, nessuno
mai in altre cento vite avrebbe potuto renderlo così felice, appagato e
protetto.
Si fermò sugli ultimi gradini e diresse lo sguardo al di là del
salotto verso la penisola della cucina. Vide Harry sgranocchiare assorto un
toast imburrato e cosparso di una patina dorata mentre sfogliava distrattamente
il giornale. Aveva un’espressione fintamente concentrata per ogni pagina che
analizzava velocemente, avrebbe scartato tutti gli articoli di cronaca
liquidandoli con un’occhiata sbrigativa per soffermarsi più a lungo solo sulle
pagine dedicate al quidditch. Lo aveva osservato da lontano abbastanza a lungo
per ricordarselo perfettamente ed era divertito dal fatto che quell'abitudine
non era svanita nel tempo.
Il sorriso sulle sue labbra fiorì del tutto
allargandosi anche alle iridi argentee puntate ancora sulla chioma corvina del
compagno e sul suo profilo bagnato dai luminosi raggi solari.
Si avvicinò
lentamente a lui e, aggirando gli sgabelli vuoti, lo raggiunse alle spalle
cingendolo con le braccia.
“Buon giorno amore” gli sussurrò sulla guancia
prima di schioccargli un bacio a stampo sulla pelle fresca.
Harry lasciò
perdere il quotidiano e il toast consumato per metà per accarezzargli le braccia
incrociate sul suo petto.
“Buon giorno a te” rispose inclinando il viso
contro quello del compagno per catturargli le labbra a portata di bacio, succhiò
con velata bramosia le labbra del compagno prima di lasciarlo andare e sorrise
del sommesso mormorio che l'altro si lasciò sfuggire.
“Mmh, miele agli agrumi
delizioso” disse Draco leccandosi il labbro inferiore con fare
pensieroso.
“Blaise ne è molto geloso, se dovesse scoprire che ne hai
sgraffignato un vasetto per colazione andrebbe su tutte le furie” commentò il
biondo con fare saputo. Sapeva bene quanto fosse parsimonioso l’amico con quel
che considerava un concentrato di nettare degli dei e come ne centellinasse le
dosi. A lui sembrava un tantino esagerato ma, dopotutto ciascuno ha quelli che
si possono definire chiodi fissi, lui stesso non poteva negare di averne
qualcuno.
“Allora resterà un piccolo segreto fra me e te” disse il grifone
allungando una mano sulla nuca dell’altro per reclamare ancora un bacio che
stavolta si spinse più a fondo dopo un breve sfiorarsi di labbra. Draco affondò
lentamente la lingua strusciandola contro quella del moro poi, con una leggera
suzione sul labbro inferiore interruppe il bacio. Quello sì che era un bacio del
buongiorno, pensò il biondo sfiorando con i polpastrelli il collo del moro
tuttora curvato all'indietro come lo era stato durante il bacio. Il biondo
scostò piano i capelli nerissimi dalla fronte del compagno e posò le labbra
sulla piccola saetta che ancora decorava la sua pelle ambrata. Per un attimo
tutto il resto sembrò svanire nel nulla, Draco si sentiva come su una specie di
nuvola sospesa a mezz'aria, solo lui e Harry, gli accadeva spesso di sentirsi
così quando si lasciava annegare nel verde liquido dei suoi occhi. Poi il moro
parve riscuotersi e abbassò appena lo sguardo.
Si leccò distrattamente le
labbra richiamando a sé il dolce sapore del compagno: “Comunque col burro è
davvero ottimo e in effetti dovresti mangiare qualcosa, c’è ancora del caffè se
ne vuoi” riprese di seguito afferrando il barattolo di vetro vacante per metà
giusto accanto al giornale spiegato sul ripiano.
Il compagno gli rivolse una
faccia schifata che fece ridere sommessamente l'altro.
“Merlino Harry volevi
metterci anche lo zucchero per superare la soglia limite del dolciastro?” disse
il biondo, lasciando intuire all'altro che, decisamente il burro associato al
miele per lui era davvero troppo, fosse stato anche solo una impercettibile
patina biancastra.
“Mmh, non mi pare che tu non abbia gradito mentre
assaggiavi quel sapore estremamente dolciastro direttamente dalla mia lingua”
ribatté il grifone fissandolo con aria spudorata, calcando il tono sulla parola
dolciastro con una venatura di disappunto, lo stesso che aveva esternato il
compagno poco prima.
Draco si ritrovò con le guance, solitamente pallide come
porcellana, tramutate in due tizzoni rossastri, poi si riscosse e, chinandosi
sul volto del compagno bisbigliò: “Allora deve essere il tuo sapore a rendere
tutto più appetitoso”. Harry fece per sollecitare un bacio, ma il serpeverde si
sollevò allontanando le sue labbra.
Il moro aprì comunque il vasetto di
miele e, mentre stava per prendere una fetta di pane da porgere al biondo, si
bloccò come in un ferma immagine quando sentì una mano del compagno sulla
propria. Senza dire nulla Draco racchiuse delicatamente l’indice e il medio del
moro fra le sue dita e li intinse nella sostanza ambrata contenuta nel barattolo
lasciando poi che colasse liberamente dalla punta delle dita imbrattate
direttamente sulla sua lingua che fece sporgere dalle labbra
semiaperte.
Harry si ammutolì, osservando ogni gesto del biondo, spostatosi
nel frattempo accanto a lui affinché potesse chiaramente vederlo mentre portava
le sue dita imbrattate di miele alle sue labbra socchiuse per poi catturarle
interamente fino alla prima falange.
Gli occhi spalancati del moro
osservarono compiaciuti il compagno mentre succhiava più volte le dita fino a
ripulirle completamente dal dolce nettare. Draco avvolse la lingua ancora una
volta con una sorta di miagolio soddisfatto attorno alle dita lasciandole poi
uscire leggermente lucide di saliva.
“Decisamente mi piace molto da solo e,
in effetti sono piuttosto affamato, me ne spalmi un po’?” chiese con un ghigno
sornione stampato sul viso indicando con lo sguardo il toast intonso che Harry
aveva ancora in mano.
Se lui era affamato, lo sguardo di Harry lo era molto
di più mentre lo fissava, prometteva scintille altroché e Draco gongolò dentro
di sé, avrebbe fatto le fusa se fosse stato un gatto. Liberò la mano del moro
dalla sua e si allontanò verso le antine retrostanti. Il grifone lasciò la mano
a mezz'aria fissando le dita ancora lievemente umide di saliva, sentiva una
soffice e fresca sensazione sulla pelle là dove il compagno le aveva
succhiate.
Draco si voltò per recuperare una tazza dalla credenza alla sua
destra e, quando l’ebbe riempita per metà, sentì ancora gli occhi verdi del moro
fissi su di lui in uno sguardo così intenso da fargli quasi sentire il suo tocco
sulla pelle.
Fortunatamente aveva posato la tazza sul ripiano della cucina
poco prima che Harry si fiondasse su di lui con uno scatto fulmineo volto a
coglierlo di sorpresa, altrimenti avrebbe rovesciato tutto il caffè inondando le
pagine del giornale e tutto quel che stava attorno.
Sentì le mani del
compagno stringergli possessivamente la vita e le sue labbra reclamare con forza
le proprie per violarle subito dopo con la foga della sua lingua che non gli
diede un attimo di tregua, carezzando, inseguendo, abbracciando la propria sino
a rubargli il fiato.
Harry sciolse i primi due bottoni e svelto intrufolò le
mani al di là del tessuto ruvido dei jeans sfiorandogli la pelle tesa del
ventre, stuzzicando distrattamente l’ombelico con l’indice per poi salire a
tormentargli un capezzolo sfregandolo fra l’indice e il pollice finché non si
indurì.
“Harry…fe…fermati” ansimò Malfoy mentre il moro lo addossava contro
il bordo del ripiano insinuando una gamba fra le sue, incastrando perfettamente
i loro corpi l’uno contro l’altro.
“Sei stato tu a provocarmi perverso
degustatore di miele” ribatté Harry scivolando con le labbra lungo tutta la
curva esposta del collo mordicchiando qua e là.
Draco si lasciò sfuggire un
gemito estasiato quando accolse istintivamente la prima spinta del compagno
contro di lui, sentì il suo sesso indurirsi completamente tendendo la stoffa dei
jeans nell'esatto momento in cui il membro del compagno vi si spinse
contro.
Fin troppo presto sarebbero diventati insopportabilmente stretti,
quindi doveva persuadere il moro grifone a fermarsi per tempo.
“A…amore, mio
padre si è appena ripreso da una pessima nottata e un infarto temo gli sarebbe
fatale” disse fra il serio e il divertito il biondo assecondando, suo malgrado,
un altro affondo deciso del compagno.
Suo padre che li sorprendeva mentre
facevano sesso in cucina sarebbe stato davvero memorabile, una sorta di
iniziazione della normalità che avrebbero condiviso vivendo sotto lo stesso
tetto e, vista da fuori, avrebbe scatenato delle risa furibonde su questo non
c’era alcun dubbio.
“Stai cercando di far leva sul mio buon cuore rosso –
oro?” chiese il salvatore del mondo magico ricoprendo le labbra della serpe con
un altro bacio appassionato leccandogli le labbra con la punta della lingua
lungo tutto il profilo.
“Beh, sei un grifondoro, anzi, il grifondoro è nel
tuo Dna, non puoi farne a meno” affermò Draco cingendogli il collo con le
braccia e posando la fronte contro la sua.
“Mmh, eppure il Cappello Parlante
voleva spedirmi a serpeverde” bisbigliò l’altro ghignando malizioso
strusciandosi deliberatamente addosso al biondo che sospirò
rumorosamente.
“Ah, cosa avremmo potuto fare io e te insieme” disse Malfoy
con gli occhi luccicanti di un gioioso rammarico.
“Ci saremmo azzuffati
comunque non illuderti, un re delle serpi era più che sufficiente nei
sotterranei” ribatté il moro cercando coi denti la morbida pelle dell’incavo del
collo leggermente più sensibile.
“Oh sì Potter, ce l’hai fra le braccia,
l’unico e autentico” fece Draco con un sorriso fiero a curvargli le labbra
sottili.
“Non immagini nemmeno cosa vorrei farti in questo preciso istante”
bisbigliò Potter lambendo l’orecchio del biondo col suo respiro racchiudendo
infine il lobo fra i denti per un lieve morso che strappò un sussulto al
compagno.
“Credi di riuscire a tenerlo a mente fino a stanotte? Sento del
movimento su di sopra, Blaise starà per scendere, forse insieme a mio padre”
ricambiò Malfoy guardando quelle profonde pozze verdi e sentendosene
completamente inghiottito.
“Farò del mio meglio, tu tieniti pronto” disse il
moro allentando l’abbraccio suo malgrado.
“Cosa pensi che direbbe Lucius
Malfoy se dovessi rivelargli che Harry Potter ha chiesto la mia mano?” domandò
poi Draco spiazzando completamente il compagno che strabuzzò gli occhi
fissandolo stupito.
“Pensi che dovremmo parlargliele, di già, non è un po’
presto?” disse il grifone lisciando con le dita i sottili capelli biondi
dell’altro solleticandogli la nuca coi polpastrelli.
“Che c’è Harry, hai
paura del tuo futuro suocero?” chiese scherzosamente il serpeverde
ammiccando.
“Ehi sono un grifondoro cosa credi, impavido e coraggioso”
replicò il moro gonfiando il petto con fare tronfio che fece sorridere il
compagno fra le sue braccia.
“Credo che una cosa come quella potrebbe dare la
spinta giusta al nostro rapporto” confessò Draco tornando serio. I suoi genitori
avrebbero potuto riavvicinarsi condividendo una gioia comune, chissà. E poi lui
voleva sposare Harry al più presto, aveva aspettato abbastanza!
“Forse hai
ragione solo, possiamo parlargliene insieme?” chiese Harry mimando un buffo
broncio che fece ridere di nuovo il compagno.
“Certo, lo faremo insieme”
confermò Draco prendendo la mano del moro ornata della sottile fascia argentea
uguale alla sua e baciandola.
In quel momento Lucius Malfoy e Blaise Zabini
entrarono nella stanza. Il giovane serpeverde sorreggeva l’uomo con un braccio
saldamente ancorato attorno alla vita accompagnandolo verso il ripiano della
cucina.
Harry slegò il biondo dalle sue braccia e trasfigurò uno degli
sgabelli in una comoda poltrona che potesse ospitare suo padre.
“Vuoi
mangiare qualcosa?” chiese Draco guardandolo apertamente negli occhi.
Lucius
si sedette aiutato da Blaise e fissò il volto pallido e raggiante di suo
figlio.
“Harry stava deliziandosi con del miele agli agrumi davvero niente
male” aggiunse il biondo scatenando un’occhiataccia di Zabini che sfrecciò
veloce verso il grifone che, a sua volta, fulminò con lo sguardo il suo
compagno traditore, quello sguardo verde sembrava volergli dire – stasera faremo
i conti e per andare sul sicuro insonorizzerò la nostra camera, non avrai
scampo! -.
Draco sogghignò soddisfatto, che fosse proprio quello il suo
scopo? Harry iniziava a pensare che fosse possibile.
“Potter come hai osato
spalmare quel miele su una volgarissima fetta di pane tostato!” esclamò Blaise
con gli occhi che brillavano di sdegno.
“Beh avevo fame e…” cercò di
giustificarsi il grifone senza però avere la possibilità di terminare la frase
dato che il serpeverde tornò all’attacco.
“Aveva fame lui, sono certo che hai
frugato nella dispensa e hai preso il primo barattolo che ti è capitato fra le
mani, beh potevi ingozzarti con del bacon e delle uova, senza prosciugare il mio
vasetto di miele!” berciò il moro dalle iridi color del mare strappandogli il
vasetto da sotto il naso per riporlo al sicuro nella credenza.
Lucius fissò i
due ragazzi dai capelli corvini, l'uno di fronte all'altro e un sorriso fece
capolino fra le sue labbra. Sentiva uno strano calore pervadere la stanza e non
era quello degli estivi raggi solari che bagnavano le mura, era il calore che si
respira in una famiglia.
In quel momento avrebbe voluto disperatamente che
Narcissa gli fosse accanto, chissà cosa avrebbe detto quando lo avesse rivisto,
chissà se anche lei aveva letto la sua lettera.
“Padre...” la voce di Draco
gli arrivò lontana e impiegò qualche attimo prima di rivolgergli
attenzione.
“Devi mangiare qualcosa, più tardi se sei d'accordo volevo
chiamare la mamma via camino, per dirgli che sei qui, che stai bene” disse il
biondo esitando sul finire della frase. Non sapeva se suo padre fosse già pronto
per incontrare sua madre, ma forse era più preoccupato di quel che avrebbe
potuto provare la donna rivedendolo dopo così tanto tempo.
Lucius addolcì lo
sguardo e annuendo acconsentì.
“Tu resterai con me Draco?” solo questo gli
chiese, Draco si era aspettato un rifiuto, un' esitante indecisione, invece suo
padre voleva solo che lui gli restasse accanto.
“Sì resterò con te” affermò
ed era la verità, non avrebbe voluto rinunciare all'incontro fra i suoi
genitori.
Conosceva abbastanza bene sua madre per pensare che, dopo un breve
momento di smarrimento, o perfino di residuo rancore, avrebbe desiderato
rivedere suo marito.
Draco vide suo padre e Harry scambiarsi un'occhiata che
nascondeva mille parole, non avevano ancora avuto modo di parlare loro due, ma
era sicuro che in quel momento non ne sentissero l'immediato bisogno, dopotutto
avevano trascorso insieme parecchio tempo, racchiusi in una spietata solitudine
ricolma di incertezze per il futuro di entrambi. Eppure una parte di sé era
curiosa di vederli l'uno di fronte all'altro, di sentire le loro voci alternarsi
non più venate d'odio o di sfida. Non c'era fretta, avevano tutto il tempo
adesso, suo padre era al sicuro, Harry avrebbe fatto tutto quel che era in suo
potere per scoprire chi desiderava la sua morte e lui lo avrebbe aiutato. Draco
si stupì di quanto desiderasse ricostruire la sua famiglia e di quanto
disperatamente volesse che Harry ne facesse parte.
“A che pensi?” chiese
bisbigliando il suo compagno intrecciando le dita con le sue premendogli il
petto contro la schiena.
Draco si voltò lentamente fra le sue braccia,
sollevò le loro dita intrecciate per sfiorargli una guancia col dorso della mano
e rispose: “Che finalmente staremo bene, insieme, avrai una famiglia
Harry”.
“Non potrei desiderare di più” rispose il grifondoro baciando la mano
del biondo ancora posata sul suo viso.
Il resto della giornata trascorse tranquilla, Blaise
uscì di casa nel pomeriggio per sbrigare delle commissioni e Lucius fu persuaso
da Harry e Draco a concedersi un po' di riposo, così i due si ritrovarono a
godere del silenzio che regnava indisturbato in casa.
La stanza di Draco a
quell'ora del giorno era interamente inondata dal sole e faceva decisamente
troppo caldo per pensare di rimanerci, così decisero di accoccolarsi sul divano
in salotto.
O meglio, fu Harry a rannicchiarsi contro il biondo che aveva
preso possesso del divano occupandolo per intero distendendo le lunghe e snelle
gambe.
“Posso rubarti un po' di spazio?” chiese il moro restando in piedi
accanto al divano abbassando lo sguardo sul suo biondo compagno che alzò il viso
per incontrare i suoi occhi.
“Esattamente, di quanto spazio hai bisogno?”
domandò questi incrociando le gambe e abbandonando le braccia sopra la
testa.
Harry colse pienamente il tono malizioso del serpeverde, appoggiò le
ginocchia sul cuscino accanto ai piedi del biondo e, insinuando cautamente le
mani ai lati del suo corpo disteso, si abbassò su di lui senza però toccarlo col
suo corpo.
Draco lo fissò, poi allungò le mani per incorniciargli il volto,
accarezzò ogni lineamento, ogni sporgenza di quel viso, poi lo tirò verso il
basso per avvicinarlo al proprio.
“Prenditi tutto lo spazio che vuoi”
sussurrò prima di lasciar scivolare le mani dietro la nuca del moro intrecciando
le dita fra i suoi capelli neri come la notte.
Harry lo guardò attentamente,
guardò le sue labbra così vicine, così perfette nelle loro delicate curve, le
voleva, le desiderava sulle proprie. Attese che Draco facesse la prima mossa, ma
il compagno si limitava a fissarlo negli occhi mentre le sue dita seguitavano ad
accarezzargli la nuca affondando di tanto in tanto nella folta chioma
arruffandola.
Non poté resistere a lungo, si chinò su di lui, lasciando
cadere morbidamente il suo corpo su quello del compagno e racchiuse quelle
labbra fra le proprie, assaporandole, gustando lentamente il loro sapore mentre
vi premeva contro le proprie finché le violò con la lingua immergendosi nel
calore vellutato della sua bocca.
Draco gli avviluppò le braccia attorno alla
schiena stringendoselo addosso, gli piaceva sentire il peso del suo corpo e
dischiuse le gambe per permettere al moro di insinuarvi le sue nel mezzo. Potter
si allungò completamente su di lui lasciando che i loro corpi annullassero anche
la più piccola distanza.
Rimasero lì, distesi ad assaporarsi con calma per
qualche minuto, poi Harry manifestò il suo desiderio di approfondire la loro
ritrovata intimità.
“Quanto credi che sia pesante il sonno di tuo padre?”
chiese solleticando la pelle morbida sotto l'orecchio del biondo che ridacchiò,
un po' per il solletico che gli provocava quel trattamento e un po' per quel che
il compagno aveva appena detto.
“Perché ho come l'impressione che essere
sorpreso da mio padre mentre facciamo sesso sia una tua fantasia perversa?”
ribatté Draco sentendo chiaramente la nascente durezza del membro del grifone
contro l'interno coscia.
Harry attenuò le sue attenzioni sul collo del
compagno, si sollevò sugli avambracci e lo guardò negli occhi grigi.
“Dovrò
starti lontano altrimenti non resisterò fino a stanotte” disse cercando di
alzarsi dal divano seppur malvolentieri.
Malfoy lo bloccò agganciandogli le
gambe attorno ai fianchi e il moro ricadde leggermente in avanti ritrovandosi le
labbra del compagno ad un soffio dalle sue.
“Posso sempre concederti un
piccolo anticipo” ronzò sornione Malfoy, come un felino che sente di avere già
la sua preda fra le zampe.
“Paciock mi ha assicurato che la pozione Concilia
Sonno che gli ha prescritto garantisce almeno un'ora piena di sonno profondo
alleviando qualsiasi dolore o fastidio provocato dalle ferite” affermò di
seguito suscitando nel moro un ghigno colmo d'aspettativa.
“Detto così sembra
che tu abbia pianificato ogni dettaglio da brava e subdola serpe” replicò
Harry.
“Ma io ti piaccio anche per questo” disse Draco increspando le
labbra.
D'un tratto, mentre annuiva, Harry vide il suo volto candido
incupirsi e i suoi occhi argentei inquietarsi e si chiese se avesse detto
qualcosa di sbagliato senza rendersene conto.
“Voglio che stia bene Harry”
disse come temendo che il compagno potesse dubitare delle sue intenzioni.
Il
moro lo fissò, poi racchiuse teneramente il suo volto con una mano.
“Draco so
benissimo che, se solo avessi qualche dubbio sul suo benessere, in questo
momento saresti accanto a lui vegliando il suo riposo come hai fatto la notte
scorsa, non ho pensato nemmeno per un attimo che tu non possa avere a cuore la
sua salute e la sua incolumità”.
“Grazie, scusa è che non voglio
sembrarti...” sospirò il biondo ma l'altro lo interruppe posandogli l'indice
sulle labbra.
“Non devi sentirti in colpa, Draco tu non sei affatto una
persona insensibile dal cuore di pietra quindi non pensarci nemmeno un minuto, e
poi sono io che ho stuzzicato la tua latente lussuria” affermò il
grifondoro.
“Mi hai appena concesso il via libera per qualsiasi azione
spudoratamente lasciva che vagabondi nella mia mente?” bisbigliò Malfoy con la
voce leggermente arrochita.
“Assolutamente sì” ribatté Potter baciandolo
dolcemente.
Draco sospirò, rassicurato dalle parole del compagno ed insinuò
le mani sotto la stoffa leggera dei suoi pantaloni scuri cercando con le dita la
curva tesa della sua nascente erezione. Harry nascose il volto nell'incavo del
suo collo per soffocare un sospiro rumoroso quando percepì la sua mano su di
lui.
Con l'altra mano posata sul suo fianco Draco esortò il moro a scivolare
un po' più in basso col bacino così da poter muovere agilmente il polso su di
lui.
Mentre accarezzava la scivolosa pelle calda del suo sesso il biondo
serpeverde cercò le sue labbra soffocando in lunghi ed accurati baci i gemiti
che il grifone si lasciava sfuggire quando intensificava la pressione del palmo
su di lui.
Dopo un po' sentì i fianchi di Harry spingere contro gli affondi
della sua mano e finalmente il liquido caldo del suo piacere gli inondarono il
palmo ancora avviluppato attorno al suo membro.
“Oh dio Draco” ansimò Potter
strofinando la punta del naso contro la sua gola.
Il biondo estrasse la mano
imbrattata dall'indumento intimo del moro e la fissò, Harry inclinò il capo e,
senza aspettare nemmeno un attimo, racchiuse fra le labbra due dita del biondo
ripulendole dal suo stesso sapore, Draco lo guardò rapito, poi ripulì le dita
rimanenti chiudendo gli occhi e mugolando compiaciuto. Un colpo di bacchetta
smacchiò infine la stoffa dei jeans del biondo dai minuscoli schizzi sfuggiti al
suo palmo.
Rivestitosi Harry si sollevò sulle ginocchia restando fra le gambe
divaricate del compagno e allungò una mano sul suo inguine rigonfio del tutto
insoddisfatto.
Il biondo inarcò il corpo verso il suo tocco per chiedergli
tacitamente di più e Potter si accovacciò indietreggiando leggermente verso
l'altro capo del divano accosciandosi sui polpacci ripiegati sotto il
sedere.
Afferrò con entrambe le mani i jeans dopo aver aperto ogni bottone e,
aiutato dal compagno che sollevò i fianchi, li abbassò a sufficienza per
scoprire il suo membro teso.
“Harry, sbrigati, ti prego” sussurrò Draco, non
solo spinto dall'urgenza di essere soddisfatto, ma anche preoccupato che suo
padre o Blaise potesse realmente sorprenderli sul più bello.
Finalmente il
biondo sentì il compagno liberare il suo membro dalla costrizione della stoffa
nera dei boxer e attese che la sua mano gli si avvolgesse attorno, ma Harry
aveva altro in mente, Draco vide la sua chioma corvina scendere lenta fra le sue
gambe e poco dopo sentì il calore ben più intenso della sua bocca racchiuderlo e
stringerlo.
Il gemito di piacere che avrebbe buttato fuori sarebbe stato
tutt'altro che contenuto così il biondo morse con forza la stoffa chiara del
cuscino abbandonato accanto alla sua testa.
Nessuno dei due si accorse
dell'imminente arrivo dell'altro occupante della casa pochi minuti dopo se non
quando i suoi passi raggiunsero il pianerottolo accompagnato dal lieve tintinnio
delle chiavi.
Blaise, come Draco, aveva ormai fatto sua l'abitudine di
rincasare alla babbana, le comunicazioni via camino le usavano per le emergenze
e così la materializzazione, d'altronde avevano deciso loro di vivere nella
Londra babbana quindi alcune semplici precauzioni erano d'obbligo se non
volevano far insospettire i vicini.
Draco, seppur perso nel delirante oblio
della dolce tortura perpetrata dalle labbra del compagno, sentì distintamente la
presenza di Blaise dietro l'uscio di casa. Accidenti a lui, perché era di
ritorno così presto!
“Harry...oddio...smetti” ansimò stringendo fra le dita
qualche bruna ciocca, ma Harry non sembrava affatto di quell'avviso, seguitò a
succhiarlo accelerando il ritmo e, mentre con una mano accarezzava la lunghezza
del suo membro, con l'altra scese a stimolare i testicoli gonfi sfregandoli nel
palmo. Le sue labbra si soffermarono solamente sulla punta
ipersensibile.
Draco si arrese, al diavolo, che Blaise li trovasse pure, non
poteva fuggire volontariamente da quell'angolo di paradiso che gli stava
spalancando le porte.
Per fortuna sembrava che Zabini fosse stato trattenuto
dalle chiacchiere zelanti della signora Smith, il sommesso parlottare dietro la
porta lo lasciava chiaramente intuire, il biondo pregò che quella vecchia
pettegola lo impegnasse ancora qualche momento.
Incitò Harry spingendosi
nella sua bocca accentuando le sue ultime, decise suzioni ed infine si abbandonò
alla violenta sferzata di piacere che lo attraversò da capo a piedi.
Esausto
Draco si buttò un braccio sul viso mantenendo gli occhi chiusi e respirando a
bocca aperta per riprendere fiato. A mala pena si accorse che Harry lo rivestì
dei suoi indumenti e che stava cercando di accomodarsi sul divano in modo da
sembrare semplicemente sprofondato nell'ozio agli occhi di Blaise.
“Santo
Salazar quella donna farebbe concorrenza alla Skeeter” sbuffò Zabini entrando in
casa, i due occupanti del divano lo sentirono buttare il mazzo di chiavi sul
ripiano dell'ingresso per poi avanzare nella cucina.
Harry aveva
un'espressione estremamente soddisfatta sulla faccia che non aveva assolutamente
nulla di grifondoro, Draco gli diede una giocosa gomitata fra le costole
arricciando le labbra, esortandolo ad allontanarsi definitivamente dalle
sue parti basse e cercò a sua volta di darsi un contegno.
Blaise si avvicinò
al divano e li fissò, restò in silenzio scrutandoli attentamente, il suo sguardo
blu rimbalzò dall'uno all'altro poi sbottò cogliendo entrambi di
sorpresa.
“Non posso crederci” esclamò con fare indignato incrociando le
braccia sul petto.
Sia Draco che Harry tentarono di mostrarsi stupiti e
soprattutto non colpevoli, ma fallirono miseramente.
“Avete appena fatto
sesso sul divano!” proseguì Blaise parlando come se quell'atto in sé fosse un
capo d'accusa pendente su entrambi.
Potter si arruffò mestamente i capelli in
un implicito segno di colpevolezza invece Draco non riuscì ad impedire che le
sue gote avvampassero selvaggiamente.
“Per il grande Merlino! Draco tuo padre
è al piano di sopra!” parlò nuovamente Zabini spalancando gli occhi blu
oceano.
“Lo so Blaise, ma...” iniziò il biondo.
“Abbiamo fatto più in
fretta che potevamo e non siamo stati troppo rumor...” tentò di concludere il
grifondoro ma Blaise lo interruppe con un imperioso gesto della
mano.
“Potter, per Morgana e le sue sottane, non voglio sapere che avete
fatto anche se posso tranquillamente immaginarlo da quel piccolo sbuffo
biancastro che ti è rimasto all'angolo delle labbra!” affermò schifato il moro
serpeverde. Il grifone si sfregò in fretta il dorso della mano destra sulla
bocca mentre Zabini lo contemplava con uno sguardo tristemente
rassegnato.
Draco non poté trattenere una risata che premeva vogliosa sulle
sue labbra per risuonare chiara cristallina e Harry non riuscì a non esserne
contagiato scuotendo la testa bruna.
“Blaise ti offendi se ti dico che in
questo momento sembri tanto un'imitazione di Molly Weasley?” disse Malfoy
causando nell'amico un improvviso attacco di tosse nervosa.
Nessuno degli
occupanti della stanza si accorse che un paio di occhi grigi assonnati ma allo
stesso tempo estremamente vigili li stavano fissando facendo capolino dalla cima
degli ultimi gradini con uno sprazzo gioioso che li illuminava come due
cristalli di ghiaccio sferzati dalla luce del sole.
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