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Autore: SullyAnne    17/12/2014    5 recensioni
Erano ormai passati poco più di due anni da quando Nemesis era stato finalmente sconfitto, mettendo la parola "fine" ad una serie di sfortunati eventi che avevano avuto come epicentro il Beyblade.
Ne erano usciti vittoriosi, ma i segni delle battaglie, da poco concluse, erano ancora evidenti, impressi per sempre nelle anime di quei blader che avevano combattuto fianco a fianco in quella lotta disperata. Le ferite iniziavano a rimarginarsi, ma la cicatrici sarebbero rimaste, come monito per le generazioni future. Nessuno s'aspettava che un'altra minaccia aspettava solo il momento propizio per agire.
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Storia ad OC: Posti esauriti!
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ginka Hagane, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo Secondo:
Vecchie Conoscenze


Era passata ormai una settimana o poco più, ma il misterioso Virus che andava a colpire i bey non aveva ancora esaurito la propria forza.
Diversamente, sembrava più potente di giorno in giorno, mentre la sua estensione sul territorio giapponese si ingrandiva sempre più. I blader che ancora riuscivano a padroneggiare il proprio bey erano meno di un centinaio in tutto.
Anche la WBBA iniziava ad accusare il colpo...


In via del tutto straordinaria, sul portone del negozio del signor Amano, si leggeva il cartellino "CLOSED" appeso alla maniglia interna della porta. 
Tuttavia, al piano inferiore, un gruppo di ragazzi discutevano delle proprie teorie a proposito del misterioso fenomeno, cercando notizie sui giornali e siti specializzati in rete.
Erano chiusi lì dentro da ore, nelle speranza di trovare qualcosa che potesse far capire l'origine del Virus, ma i risultati erano sempre stati negativi.

Un giornale attraversò in volo la stanza per poi colpire il muro davanti a sé. 
-Basta, basta! Non ne posso più. Tutti dicono le stesse cose; non ricaviamo nulla a stare chiusi qua. Per conto mio, si dovrebbe uscire ed indagare.-
Anis si stiracchiò la schiena, facendola scricchiolare, ed incrociò le gambe sul bancone sotto di sé; cosa che fece pulsare pericolosamente una vena sulla fronte di Madoka. 
-Sedersi come tutte le persone normali su dei posti normali? Eh, Anis?-
Di rimando la ragazza si limitò a guardarla storto, per poi chiudere gli occhi ed accomodarsi meglio.
-No signora! Se mi sedessi per terra, sembrerei ancora più bassa ed una cosa che voglio evitare. E poi c'è una vista completamente diversa da qua!-
Detto ciò si portò una mano sopra il sopracciglio candido, come a voler scrutare un orizzonte lontano, facendo ridere i presenti ed alleggerendo la tensione che in quei giorni aleggiava su tutti loro.
 La meccanica sospirò ancora una volta, scuotendo la testa incredula e  tendendo per sé una possibile replica. Anis non le era mai piaciuta, era inutile negarlo. 

-Non ti stupire, quelle due fanno sempre così e per il momento nessuna ha tentato di fare fuori l'altra. Positivo, no?-
Sorrise il proprietario di Pegasus, tirando una gomitata a Chris, che guardava stupito le due giovani ragazze. Anche se era passato diverso tempo da quando aveva lasciato la professione da mercenario, alcune sue vecchie abitudini continuavano a farsi vedere, prima fra tutte quella di osservare bene le persone. 
Se in passato era stata una carta vincente, nel presente era un passatempo curioso, senza un preciso scopo. Madoka in quei due anni aveva imparato a conoscerla ed a considerarla sua amica, mentre Anis... 
Quella ragazza per quanto lui l'osservasse mostrava sempre un lato diverso di sé, contraddittorio talvolta. Era curioso, ma non osava mostrare questo suo interesse a lei. Aveva ben presto intuito che quella ragazza aveva un orgoglio più grande di lei, ma ancor più grande era la paura ignota che si scorgeva sul fondo dei suoi occhi rosati. 
Si era presto accorto di provare un'istintiva simpatia verso di lei, diversa dall'amicizia che lo legava a Madoka. I suoi ragionamenti sul conto della giovane si persero quando un segnale acustico attirò la sua attenzione. 
-È arrivata una mail... l'ha mandata il padre di Ginka.- Li informò la meccanica.
-Mio padre?-
La giovane annuì, aggiungendo che erano tutti convocati nel suo ufficio, nella sede della WBBA. 

Era una stupida. 
Se prima aveva avuto dei dubbi a riguardo, ora ne aveva la certezza. Strinse le labbra sul filtro della sigaretta, la seconda nel giro di pochi minuti, maledicendosi per essersi fatta coinvolgere. La WBBA non era un posto adatto ad Anis; non poteva escludere che sapessero già di lei, sebbene avesse fatto di tutto per non attirare l'attenzione su di sé. 
Chiuse gli occhi cercando di trovare una scusa. "Scusate, ma devo badare al gatto" o "Ho una visita medica molto importante. Spiacente ma proprio non posso proprio accompagnarvi". Poco importava che il gatto fosse immaginario e la sua salute di ferro. 
Persa com'era fra le possibili scuse, non si accorse che erano ormai arrivati all'entrata dell'edificio e gli improbabili impegni fino ad allora progettati svanirono nel nulla. Strinse i denti, spezzando il sottile filtro della sigaretta che rotolò ai sui piedi consumata per metà. 
Ferma davanti all'entrata, alzò lo sguardo dove l'imponente logo dell'azienda sembrava volerla inghiottire. Istintivamente fece un passo indietro, deglutendo a vuoto.
-Tutto bene? Sei pallida...- 
Sussultò quando, nel voltarsi, si trovò le iridi di Chris a pochi centimetri da suo volto. Quel ragazzo la metteva in soggezione; ne aveva sentito parlare quando lei ancora viveva in America e lui non era ancora entrato a far parte dei Blader Leggendari. Già allora si era sparsa la voce d'un mercenario che non aveva fallito nessun incarico assegnato. Una volta entrato a far parte del gruppo di Ginka e compagnia, la sua storia assieme a quella degli altri ragazzi aveva fatto il giro del mondo. Nell'apprenderla Anis si era sentita in un certo senso vicina a lui, anche se mai l'avrebbe ammesso.
Annuì senza troppo convinzione, ma decisa a non lasciar trasparire nulla di quello che realmente la tormentava.
Dietro di lei, il ragazzo sorrise appena. 

Il palazzo si presentò a loro come un immenso labirinto di scale e corridoi. Senza l'aiuto di Ginka ed Urara, rigorosamente stretta al braccio del giovane, avrebbero finito con il perdersi al primo passo. 

Il presidente Hagane stava girato di spalle davanti alla grande finestra panoramica. Aspettava il figlio e la sua compagnia. Lo sguardo vagò su alcuni bambini intenti a giocare a bey. Nei loro occhioni pieni di aspettative leggeva chiaramente la delusione quando questi toccavano il suolo e, dopo pochi giri traballanti, cadevano a terra senza nemmeno aver sfiorato un possibile ostacolo. Si rendeva conto che quel Virus, da qualsiasi cosa dipendesse, andava fermato ad ogni costo ed al più presto.
L'economia della WBBA, dopo le vicende di Nemesis, aveva avuto una brusca frenata. Si erano rimessi in piedi a fatica, ma questa nuova minaccia stava andando a colpire le rinnovate speranze dei giovani blader e la loro situazione finanziaria, già precaria, stava iniziando a crollare nuovamente. 
Se la faccenda non si fosse risolta in fretta, ben presto la società avrebbe dovuto chiudere i battenti o vendere ad uno tanti disposti a rilevarla. 
Sentì bussare alla porta e dopo pochi istanti la zazzera rossa del figlio fece la sua comparsa. 

L'ufficio del Presidente si presentava in maniera piuttosto sobria, considerato che ospitava una delle figure più importanti nel mondo del beyblade, ma era tutto sommato in linea con la personalità semplice dell'uomo. 
Si voltò ed un sorriso stanco iniziò a disegnarsi sulle sue labbra, ma si spense quando gli occhi nocciola si posarono sulla figura minuta della ragazza albina arrivata insieme al figlio. Non l'aveva mai vista di persona ed onestamente contro di lei non aveva nulla, ma la fama del padre l'aveva preceduta. 

Se solitamente malediceva la sua altezza più che ridotta, in quel momento Anis non poté fare a meno di bearsi di quel particolare. Piccola com'era non le fu difficile nascondersi fra il gruppo, posizionandosi in un angolo. 
Aveva appena tirato un sospiro di sollievo, quando notò gli occhi gelidi del Presidente si posarono su di lei. 
Il cuore le martellò in petto, mentre il gelo le attraversava le ossa. Un sudore freddo le ricoprì le mani, mentre un leggero tremore la percorse da capo a piedi. Mille pensieri e mille scuse le affollarono la mente, ma dalla sue labbra uscirono solo parole senza suono. Non sentì la presa gentile di un segretaria né vide la sorpresa negli occhi dei suoi compagni. Solamente una grande paura.
Ancora una volta si vedeva emarginata per colpa del sangue che le scorreva nelle vene.

Gli sguardi attoniti dei giovani accompagnarono Anis fuori dalla porta, senza riuscire a riuscire a capacitarsi di quanto accaduto. 
Solo Ginka provò a protestare, ma fu subito interrotto dal padre.
-Non contestare, Ginka. Te non hai idea di chi sia veramente quella ragazza. Il mio gesto è più che giustificato.-
-Ma...-
Non riuscì a finire la frase; l'eloquente sguardo del padre bastò a far cadere qualsiasi replica. 
-Abbiamo individuato l'origine del Virus.- proseguì, ignorando le proteste del figlio, per poi posare le iridi nocciola sulla giovane Urara. -Te devi essere la figlia degli Stones. Dovresti essere orgogliosa dei tuoi genitori; sono stati loro ad individuare l'origine.- Sorrise cordiale e le guance della ragazza quasi non si distinguevano dalla frangia scarlatta, tanto erano arrossite. La caramella che ancora teneva in bocca per poco non le andò di traverso.
Si gongolò, ma non tanto per il complimento ricevuto, a malapena l'aveva sentito, quanto più perché a farlo era stato il suo futuro suocero. Distratta com'era dal complimento poco ci mancò che s'inciampasse nei suoi stessi piedi. Ad afferrala prontamente fu Ginka e per il cuore della ragazza fu davvero troppo; le gambe le cedettero e lei si sedette a terra borbottando qualcosa di non comprensibile. 
Senza badarci troppo, il Presidente Hagane riprese il suo discorso. 
-Il Virus, per qualche ragione ancora sconosciuta, ha dilagato in Giappone, ma la sua provenienza è americana. Abbiamo le nostre ipotesi e se sono corrette, dovrete vedervela con una vecchia conoscenza. Non basteranno le vostre sole forze a maggior ragione con i bey danneggiati.- 
-E la causa?-
-Non abbiamo ancora avuto i risultati sperati.-
Si prese un attimo di tempo prima di continuare il discorso, immaginando che quanto aveva da dire avrebbe avuto l'effetto d'una bomba. 
-Abbiamo deciso di riunire i blader con bey ancora in forze e per farlo abbiamo deciso d'organizzare un torneo qua in Giappone. L'annuncio sarà diffuso in mondovisione nella speranza che si radunino più blader possibili.- 
Come previsto la notizia ebbe l'effetto d'una scarica elettrica sui blader. Dopo un attimo di silenzio, per pochi secondi dimenticarono i bey malconci, il Virus e quant'altro, concentrandosi sull'imminente torneo. 
-Quando? Me lo potevi almeno dire papà!- il sorriso a trentadue denti e quella luce tipica dei blader che gli brillava negli occhi. 
Ryusei lo osservò per un po', divertito dalla reazione del figlio che a malapena riusciva a stare fermo, indeciso se dirgli o meno che né lui né tanto meno il Blader dell'Inverno avrebbero partecipato al torneo. 

Pochi giorni dopo...
Aveva sedici anni Cherry, ma le esperienze passate l'avevano già temprata: dopotutto un padre violento e dedito all'alcool ed una fuga dall'America al Giappone fanno crescere in fretta. 
Cherry era una ragazza alta, con un seno prosperoso messo in evidenza dalla profonda scollatura della maglia nera. Era divertente vedere come i ragazzi la fissavano al suo passaggio. Dei jeans scuri le fasciavano le lunghe gambe ed una giacca, sempre in jeans, rosso scuro le copriva le spalle. Quest'ultima recitava una scritta, "My Shadow", all'altezza del seno. Teneva molto a quella giacca, in quanto regalo della madre a cui era molto affezionata. 

Quell'incontro, iniziato un paio di minuti prima, la stava già facendo addormentare d'in piedi tanto era noioso. Ad un cenno della ragazza, il bey colpì con violenza l'avversario che uscì dallo stadio schiantandosi contro un muro lì vicino. 
Farsi un nome altisonante come Shinigami* comportava dei vantaggi, ma anche delle grandi rotture di scatole. Primi fra tutti, i bulli che contavano di batterla per vantarsi a gran voce di aver sconfitto Cherry Walker. 
Inutile dire che ciò non era ancora avvenuto. 
Sebbene il bey non fosse nel pieno delle forze, l'energia che ancora possedeva era di gran lunga maggiore rispetto a quella dei suoi avversari e tanto bastava a renderla una delle blader più forti del quartiere. Senza degnare d'uno sguardo l'avversario sconfitto, passò in rassegna i restanti ragazzi e, sbuffando irritata, se ne andò indignata e più annoiata di prima. 
Amava il beyblade, ma purtroppo erano pochi quelli che riuscivano a tenerle testa e lei finiva per annoiarsi. Spesso non ricorreva nemmeno all'uso delle mosse speciali; bastava un colpo di Darker Ankaa e l'avversario volava via dallo stadio. Spesso i poveri malcapitati raccoglievano i frammenti di quello che, una volta, era il bey. 

Passeggiò tranquilla per un po', mentre i capelli candidi ondeggiavano sulle sue spalle, arruffati come di consueto. Gli occhi cangianti, dal nero intenso sfumavano nell'oro fino a raggiungere un intenso arancione, erano tenuti in ombra dal cappello con visiera bianco e nero.
Una locandina attirò la sua attenzione: le lettere cubitali d'un brillante rosso vivo informavano il lettore d'un imminente torneo di beyblade, che si sarebbe tenuto proprio in Giappone entro pochi giorni. 
Un ghignò le si disegnò sul volto, mentre con una mano accarezzò distratta il bey: attendeva con ansia un evento del genere. Non si sarebbe dovuta preoccupare dei danni che la sua forza causava né si doveva trattenere contro gli avversari. Avrebbe dato fondo a tutta la sua bravura, per una volta. 
Lesse rapida i luoghi in cui si svolgevano le selezioni e vi si diresse senza alcuno indugio
 

In America...
Di Lauren si potevano dire tante cose, ma secondo Damian il tutto si poteva riassumere con una parola: odiosa. Semplicemente insopportabile.
Lui amava incutere terrore nei suoi avversari; dovevano scappare a gambe levate non appena lui entrava in scena e nella maggioranza dei casi così succedeva. C'erano poi quelli che ostentavano la loro misera forza, finendo inevitabilmente con dei bey che difficilmente sarebbero tornati a competere. Lo stesso si poteva dire dei loro proprietari. 
Lauren invece era diversa; non aveva impiegato molto tempo a capirlo. Lei non  non tremava in sua presenza né tanto meno si dileguava; al contrario ostentava la sua forza che, doveva ammetterlo anche se gli costava fatica, era tutto fuorché misera. Avevano avuto modo di combattere diverse volte, ma nessuno era mai riuscito a prevalere veramente sull'altro. 
Non fu sorpreso di vederla nel piccolo stadio esterno al BeyPark, dopotutto il proprietario era stato categorico; se voleva ancora frequentare il plesso era tenuta ad usare solamente il l'arena posta dietro l'edificio. E come dargli torto? 
L'ultimo scontro disputato fra Lauren e Damian era costato al povero gestore una ristrutturazione fuori programma. 

Era arrivata al BeyPark piuttosto presto, ma come sospettava gli stadi erano già quasi completamente pieni. Sospirò mentre una brezza leggera le scompigliava i capelli castani, mentre il tenue Sole del mattino ne faceva risaltare le screziature arancioni. 
Dopotutto appena il giorno prima il Presidente Hagane aveva annunciato che già dall'indomani si sarebbero aperte le selezioni per un torneo di beyblade. Anche se la competizione si sarebbe tenuta in territorio giapponese, aveva sottolineato, erano ben accetti anche blader stranieri.
 E così i BeyPark si erano riempiti di blader più o meno abili, pronti a mettersi in mostra nelle selezioni. Rassegnata all'idea di doversi scontrare con contendenti tutt'altro che abili, si avvicinò al primo stadio libero pronta a dare fondo alle proprie energie ed a dare sfoggio delle sue abilità. 
-La copiona già di prima mattina. Che onore!-
Girò gli occhi al cielo, maledicendo se stessa ed il giorno in cui aveva deciso di frequentare proprio quel BeyPark. 
Damian Hart le si parò davanti, con un sorriso tutt'altro che rassicurante dipinto sul volto. La maggior parte dei ragazzi presenti si dileguò in pochi secondi, mentre i pochi rimasti si guardarono fra loro indecisi se imitare i loro compagni o sfidare la sorte. Ovviamente Lauren non faceva parte né della prima categoria né della seconda: lei sarebbe rimasta a sfidare quel piccoletto, senza ombra di dubbio. 
-Grazie Hart, hai fatto evaporare metà di quegli inetti.-
-Parteciperai al torneo?-
-E lo chiedi? Mi sembra ovvio e lo stesso vale per te.- 
Lui ghignò di rimando, lasciando intendere ciò che era ovvio. Si guardò poi attorno stringendosi nelle spalle. 
-Non vedo partecipanti validi, te sei la sola che potrebbe intrattenermi per un po', ma non voglio esaurire il divertimento subito. Ci vediamo al torneo, Lola.-
Detto ciò sparì, così com'era arrivato, facendo irritare parecchio la quindicenne. 
"Maledetto nano!" 



*Shinigami: Dio della Morte.



Angolo autrice: 
Io chiedo perdono. Davvero.  TT^TT
Sono perennemente in ritardo su tutto, dalle recensioni alle pubblicazioni. Vorrei poter promettere che tali mancanze non si ripeteranno, ma non credo sia possibile. 
L'estate mi è volata davvero fra le dita! Fra il diciottesimo da organizzare ed il lavoro mi sono trovata a Settembre senza nemmeno accorgermene... Ora è iniziata la scuola ed i suoi orari assurdi mi tengono impegnata per la maggior parte del tempo. 
Ad ogni modo sono più che motivata a finire questa benedetta storia a cui, per quanto mi faccia dannare, sono affezionata.  Non vi garantisco una pubblicazione regolare, tutt'altro, ma siate fiduciosi: i capitoli, anche se a rilento, arriveranno. :) 
Ringrazio coloro che seguono la storia, che mi danno il loro parere ed anche coloro che leggono soltanto. 
GRAZIE! 
Vostra sempre in ritardo
Lady






  
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