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Autore: Holly Rosebane    17/12/2014    8 recensioni
«Ritroveremo la tua ispirazione. E sai che quando mi punto, devo riuscirci» concluse. Scossi la testa, stancamente.
«Non questa volta, riccio. Ti stai imbarcando in qualcosa di troppo grande per te».
«Yasmin, non ho altra scelta. Il mio tempo qui è limitato, e non so con esattezza quanto avrò a disposizione» disse, sedendosi sul tavolo, poggiando i gomiti sulle cosce e fissando il pavimento. «Se non ti sbrighi a scrivere la conclusione del libro e a rimandarmi nel mio mondo… morirò».

~
Pensai di avere le allucinazioni, di essere ancora nel più assurdo dei miei parti onirici.
E invece no.
Perché Harry Styles, il personaggio della storia che stavo scrivendo, era appena uscito fuori dal computer.
Letteralmente.
E mi fissava sorpreso dall’altra parte della stanza.
Iniziai a sentire le vertigini.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IX.
Umano

 




 
Le persone sono come le vetrate colorate. Scintillano e brillano come il sole, ma quando cala l’oscurità rivelano la loro bellezza solo se c’è una luce all’interno”.
ELIZABETH KÜBLER-ROSS
 
 
 
 
 
Alcune settimane dopo, sia Zayn che io ci eravamo ormai completamente abituati alla chiassosa presenza di Harry Styles in casa. Alla sua rassegna mattutina di Mtv Rock, ai suoi furti in libreria e alla sua predilezione per le mele, che mangiava in ogni momento della giornata. E, quando non poteva reperirle, si assicurava di avere sempre pronta una scorta di succo in credenza.
Il romanzo faceva progressi enormi, tanto da portarmi ad una buona prossimità dalla fine. Scrivevo ogni giorno, riscoprendo il piacere di farlo e di dare profumo e colore alla vita dei miei personaggi. Harry ebbe sempre meno bisogno di darmi consigli o farmi notare delle mancanze sulle quali avrei dovuto lavorare. Stavo ingranando la marcia e non avrei potuto sentirmi meglio. Anche gli amici di mio fratello avevano cominciato ad apprezzare estremamente il “cugino del Maine”, soprattutto Louis. Quei due erano sempre insieme a fare pazzie o a combinare eventi di dubbia sanità morale e intellettuale, a volte sparivano per giornate intere. Eppure, quell’amicizia non dispiaceva né a Zayn né a me, anzi. La band faceva passi da gigante, anche perché Harry era piuttosto bravo a scrivere testi, ed erano già arrivati a quota cinque, abbastanza per produrre un EP. Ma, per il momento, si accontentavano tutti di cercare posti in serate e locali dove esibirsi.
L’unico grande problema di tutto questo idilliaco periodo, fu Niall. La sua gelosia nei confronti di Styles aveva oltrepassato i massimi storici, tanto da spingerci spesso a discussioni inutili su quanto lo stessi trascurando a discapito di mio cugino. Si lamentava del fatto che non uscissi spesso la sera, che non gli dessi la stessa importanza di prima. Il che, mi parve abbastanza surreale da proporgli un periodo di pausa, se proprio doveva vederla in quel modo. Potevo capire il senso maschile di competizione, era perfettamente naturale. Ma che lui mi accusasse di colpe che non avevo, era intollerabile. Tanto più che anche Zayn provava a farglielo notare, di volta in volta. Ma la gelosia era come un verde velo che gli appannava la vista, costringendolo a vedere solo parzialmente la realtà delle cose. E spesso, non era nemmeno la parte obiettiva. Ad ogni modo, al solo nominare “il periodo di pausa”, i suoi ribollenti spiriti subivano una doccia ghiacciata, che li costringeva a dominarsi per un paio di giorni almeno. Il che mi consentiva di provargli quanto identica fosse la nostra situazione rispetto a quando il riccio era arrivato.
Un mattino, nel bel mezzo della lezione di scienze, ero talmente presa dalla considerazione di tutte queste problematiche, che non mi presi nemmeno la briga di ascoltare la docente. Sproloquiava dei processi di riproduzione cellulare, una barba inaudita, che non mi sarebbe mai servita nella vita e non avrebbe suscitato il mio interesse nemmeno se avesse avuto la biografia di Johnny Depp come chiave di lettura. Hana, seduta accanto a me, disegnava manga giapponesi sul suo quaderno, colorandoli con i pantoni. Rimasi incantata nell’osservare con quanta cura definisse ciascun tratto, passando con sapienza il pennarello per ottenere una colorazione omogenea e gradevole. Niente da fare, ce l’aveva proprio nel sangue.
Rivolsi lo sguardo fuori dalla finestra e per poco non cacciai un urlo. Perché il volto di Harry Styles mi fissava sorridente dall’altra parte del vetro. Lo guardai stupita, prima d’incenerirlo con un’occhiataccia e bisbigliare “vattene” gesticolando come un’ossessa. Hana si accorse dei miei movimenti inconsulti e sollevò il capo dal proprio quaderno. E proprio in quel momento comparve anche Louis, accanto al riccio. La mia amica pensò bene di salutarli con un paio di occhiate ammaliatrici da geisha e lanciandogli dei baci volanti sulle dita. Che quei due idioti fecero finta di acchiappare al volo, saltando da una parte all’altra, suscitando le risatine sommesse di mezza classe.
«Malik e Watanabe!» Esclamò la docente, con una tale stizza e foga da farci sussultare sulla sedia ed esclamare “sissignora!”, involontariamente.
«State disturbando la lezione, se avete urgenza di ballare, esternatela fuori da questa classe!» Abbaiò, con rabbia.
«Ma professoressa, non è colpa nostra! Ci sono due pazzi, qui fuori…» cincischiai, mentre la donna si alzava per controllare.
«State bene attente a quel che dite», minacciò, ticchettando fino al nostro banco e sporgendosi verso la finestra. Peccato che, proprio un attimo prima che potessero essere in visuale, i due ragazzi non avessero avuto il perfetto tempismo di nascondersi sotto il davanzale, appiattendosi contro il muretto. Ottenendo come risultato che la Reynolds si sporgesse a destra e sinistra, senza veder nulla.
«Qui fuori non c’è proprio nessuno» constatò, con acredine.
«Che figli di puttana…» bisbigliai, al limite dell’incredulità.
«Cosa hai detto, signorina?!» Mi chiese, furente, avendo captato ovviamente solo la parte peggiore del mio sfogo involontario.
«Nulla, signora Reynolds, esprimevo il mio disappunto per l’arguzia maschile spesa sempre nei momenti più importuni» spiegai, ostentando uno sfoggio di cultura per evitare il peggio. Che fu, però, inutile.
«Ah, davvero? Beh, allora puoi benissimo accomodarti fuori ad esprimere tutto quello che ti pare, e a non farti più vedere qui dentro per il resto della lezione!» Disse, praticamente urlandomi in volto. «E vale anche per te!» Aggiunse, puntando il suo ossuto indice accusatorio da arpia contro Hana, che stava facendo di tutto pur di non scoppiare a ridere. Annuii, cercando di reggere il colpo con quanta più dignità potessi, trascinandomi via la compagna di banco prima che fosse troppo tardi. E appena mi richiusi la porta dell’aula alle spalle, la ragazza scoppiò in una risata così fragorosa che dovemmo scappare a rifugiarci in bagno, temendo un ulteriore atto di rappresaglia della docente.
«Ma sei pazza, ridere così proprio fuori dalla classe?» La rimbeccai, senza reprimere un sorriso, mentre lei si premeva lo stomaco con una mano, piegandosi in avanti e continuando a divertirsi un mondo.
«Non potevo farne a meno!» Scandì, fra un accesso e l’altro. «Quei due… sono dei fottuti geni!»
«Rettifica… sono fottuti e basta» commentai, già pregustando la ramanzina in pieno stile Malik che Harry si sarebbe beccato non appena avessi messo piede in casa. In tutta la mia lunga carriera scolastica di medie impeccabili, premi per la frequenza alle lezioni e crediti di corsi extra… farmi buttare fuori dall’aula. Che inaspettata piega del destino. Ragionai su quanto potesse cambiare una vita in poche settimane, mentre Hana riprendeva fiato, asciugandosi le lacrime che i suoi occhi avevano espulso per il troppo ridere.
 
 
«E dai, è stato un colpo da maestri! Uno scherzo perfetto, il capolavoro artistico per eccellenza!»
«Nemmeno per sogno, Harry! La docente era arrabbiatissima ed io non ho mai ricevuto alcun tipo di punizione per la mia condotta ineccepibile! Anni ed anni di carriera…» mi lagnai, mentre spintonavo il riccio in un accesso di disperazione, ricevendo una grassa risata come risposta.
«Capirai che gran pena!» Esclamò Harry, senza togliersi quel sorrisino di supponenza dalle labbra. «Vuoi forse farmi credere che non ti sia divertita neanche un po’?» Mi chiese, sollevando le sopracciglia così in alto che non lo credetti umanamente possibile. Avvicinò così tanto il suo volto al mio, fissandomi negli occhi, da non lasciarmi possibilità di distogliere lo sguardo dalle sue chiare e profonde iridi.
«Beh…» farfugliai, mentre prendevo coscienza di quanto poco spazio ci fosse fra i nostri corpi. Potevo sentire il suo odore di muschio e libri antichi solleticarmi le narici, la possente presenza del suo torace ad un soffio dal mio busto, le dita delle mani che si sfioravano appena. Poi, il suo sguardo scivolò silenziosamente dagli occhi alle mie labbra, riservando loro un’occhiata di puro desiderio. Ciò fece eseguire un triplo carpiato al mio cuore, mantenendolo in costante atteggiamento di corsa, incapace di fermarsi, già pronto per la maratona.
«Forse… forse hai…» bisbigliai, mentre già vedevo il suo capo inclinarsi pericolosamente, il suo respiro mescolarsi al mio. «Ragione…» aggiunsi, rompendo l’incantesimo e ritraendomi rapidamente, posandogli una mano sul petto per allontanarlo da me con gentilezza. Emise una risata sarcastica, chiudendo gli occhi e scuotendo piano la testa, mordendosi il labbro inferiore.
«Sei proprio incorruttibile, Yasmin. C’eravamo quasi» commentò, indietreggiando piano e voltandosi, passandosi le mani fra i riccioli e tirandoli gentilmente indietro, in un gesto di stizza.
«Non posso, Harry» gli dissi, crollando a sedere sul divano, cercando di controllare il battito impazzito che mi rimbalzava contro lo sterno. «Non… possiamo», mi corressi. Lo vidi voltarsi e chinarsi pericolosamente verso di me, inchiodandomi allo schienale, appoggiando le palme con rabbia sul morbido tessuto foderato. In quel momento vidi tutta la natura demoniaca che era capace di sfoderare in situazioni particolari, la magniloquenza del suo sguardo ferito e autoritario, la forza e il magnetismo che spiravano da ogni suo gesto. In quel momento vidi il vero e proprio angelo caduto, non più l’umano che cercava di essere.
«Perché no?» Mi soffiò in volto, in un respiro che sapeva di menta e pericolose promesse mai dette, demone tentatore. «Lo so che anche tu lo vuoi, Yasmin».
«Il che è essenzialmente inutile. Visto che…» e m’interruppi, mentre lui mi guardava come se la sua vita dipendesse dalle mie parole. Il che era, ironicamente, vero. Ma non in quel momento.
«Che?» Incalzò, senza interrompere il contatto visivo.
«Te ne andrai, Harry! Finirò la storia e poi sparirai! Tornerai nel mondo a cui appartieni e io non ti rivedrò mai più! Capisci quanto inutile possa essere, per me, arrendermi adesso? Cosa farò quando tu sarai sparito fra le pagine del mio romanzo? Come potrò tirarti di nuovo fuori di lì? Non capisci che è una via senza uscita?» Esclamai, a briglia sciolta. Lui si ritrasse come se gli avessi conficcato un paletto di frassino nel cuore, allontanandosi e coprendosi il volto con le mani. Ciò che gli avevo detto era vero, ogni singola parola. Lo pensavo sul serio. Umanamente parlando, lui era oltre il desiderabile. Non solo fisicamente.
Avevo sviluppato una certa abitudine ad ogni sua più piccola azione e modo di fare. Mi stavo affezionando alle piccole cose, agli incontri fortuiti all’alba, quando mi alzavo per prendere un bicchier d’acqua e lo ritrovavo sul divano a leggere. A quando, una notte, avevamo spalancato l’anta del frigorifero per metterci a ballare insieme in cucina, sulle note di una vecchia canzone anni ottanta che lui stava ascoltando, una cuffia per uno, le dita intrecciate, i sorrisi dipinti sulle labbra. Agli scherzi, alle battute, ai suoi tocchi rapidi e mai casuali. Alla sua voce, ai vecchi fogli di canzoni spiegazzati pieni di asterischi, cancellature e righe scure. Alla sua sicurezza, alla spavalderia, al suo modo di essere dolce.
Era tutto. A trecentosessanta gradi.
Non era più il mio ragazzo di carta. Era diventato una presenza fissa nella mia vita, che avrei voluto tenere con me per sempre. Ma sapevo che presto o tardi se ne sarebbe andato. E ciò mi provocò un forte senso di privazione, che mi lasciò l’amaro in bocca.
«E se io volessi restare qui? Se non volessi tornare nel libro, se decidessi di rimanere accanto a te?»
«Moriresti, Harry. Non puoi sopravvivere in un mondo che non è tuo».
«Ma il mio corpo migliora di giorno in giorno! Provo anche sentimenti veri, non sono solo copie sbiadite! Sto diventando umano, Yasmin. Posso sentirlo!» Esclamava, mostrandomi le palme delle mani ed esponendomi le ramificazioni azzurrognole delle vene al di sotto della sua epidermide, per dare forza alle sue affermazioni. Scossi la testa, sorridendo amaramente.
«Stai meglio perché la storia sta per essere completata. Non c’è via di uscita, non è qui che dovresti stare e ne risentirai presto se non mi sbrigo a mettere un punto alla tua storia», spiegai, pescando il coraggio chissà da dove, mentre gli occhi mi si riempivano silenziosamente e pericolosamente di lacrime. Mi lanciò l’occhiata più triste e sconsolata del mondo, di autentico dolore, smarrimento. Abbandono.
«Cosa accadrebbe se io credessi di amarti?»
E a quel punto cedetti. Corsi di sopra, scoppiando in lacrime. 





Nota: okay, le cose stanno per complicarsi. Da qui in poi, la profondità della storia si amplierà, nel senso che cominceranno ad esserci parecchi eventi in ballo. Forse perchè saranno gli ultimi... ma non disperatevi, ho ancora altro in serbo per voi. Intanto, ringrazio moltissimo i miei vecchi sostenitori e anche quelli nuovi, che mi fanno sempre sentire tutto il loro calore e anche chi ha sempre il coraggio di arrivare a leggere fino a qui, ogni volta che posto un nuovo capitolo.
Poi, volevo lasciarvi il link della mia nuova breve long (perdonate il giro di parole), 
Doppelgänger, (per chi volesse darle un'occhiata) e il mio profilo Wattpad, dove con calma pubblicherò tutte le fanfictions che sono presenti anche qui. E' tardissimo e io devo proprio scappare, spero che la storia non vi stia deludendo e che invece stia suscitando il vostro interesse, almeno al pari di due anni fa. Mi farebbe sempre piacere avere le vostre opinioni, per cui non esitate: non sempre mordo!


• Doppelgänger
 


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