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Autore: Ryuke    22/12/2014    0 recensioni
Simon Drake è il tipico ragazzo della porta accanto. Il ragazzo secco e alto che si confonde tra la folla. No, sbagliato.
Simon Drake ERA tutto questo. Ma un'imminente catastrofe di proporzioni mondiali stravolgerà la sua vita, portandogli via la sua unica ragione di vita: Julie.
"Quando trovi quella persona che ti mette in comunicazione con il mondo, diventi una persona migliore. Ma quando questa persona ti viene portata via, allora cosa diventi?"
Un romantico ed emozionante viaggio alla scoperta della forza dell'amore che vuole a tutti i costi superare ogni ostacolo.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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PRIME PAGINE

26 Febbraio 2015, Washington DC

Beh, eccoci qua. Niente, un amico, Tom per la precisione, uno che studia psicologia, è molto bravo a capire le persone si, proprio tanto comunque quello che stavo dicendo è che Tom mi ha consigliato di cominciare a scrivere qualcosa. Mi ha consigliato di buttare giù due righe al giorno per liberarmi di una parte dello stress che mi tormenta. Insomma, credo che si sentissero così le persone che vivevano prima delle guerre mondiali no? Te lo senti, è l’istinto di sopravvivenza, te lo senti nel sangue che qualcosa di molto brutto sta per succedere, è abbastanza pesante come sensazione no? Panico paura fuga, il nostro cervello è programmato geneticamente per pararci il culo senza farci perdere tempo a pensare al dafarsi1. E’ ovvio che in alcuni è più spiccato e in altri meno, ma credo che l’evidenza dei fatti non possa essere trascurata. Eppure lei ha deciso cosi. Tra tre giorni parte e io non posso farci niente. Ha sempre avuto questa spiccata passione per aiutare gli altri, è sempre stata generosa e amorevole con il prossimo. E devo ammettere che questa cosa un po’ mi rende geloso. Si lo so, sono una persona brutta. Ma lei…lei è la persona più bella che esista, e faccio fatica ad accettare che non possa essere soltanto mia. Io la amo con tutto me stesso, ma a July questo non basterà mai. Lei mi ama, lo so che mi ama, certo che mi ama, voglio dire la sua voce, il suo sorriso e il modo in cui mi guarda, sono perso si ma certe cose non si possono fingere. Non così bene. Diversamente perché farlo? Non sono ricco, non ho una grossa eredità che mi aspetta e non sono neanche tanto intelligente. Il mio naso riescono a vederlo anche quelli che stanno nell’Oregon da qui. Non sono il prototipo del ragazzo perfetto. Eppure lei me lo dice spesso, che sono perfetto. No, non lo sono. Perché dirlo se non lo pensa? Lo pensa eccome ma allora perché parte? Perché deva andare a ficcarsi in mezzo alle bombe e alle pallottole? Perché deve andare a rischiare la sua vita? Il suo futuro? Il MIO FUTURO. Lei è l’unica cosa che davvero conti nella mia vita. Cosa farò quando se ne sarà andata? Cosa farò se non dovesse tornare.

“Parti con me” si dai, “parti con me” mi ha detto.

Sono un maledetto codardo. E poi ho il coraggio di dire che la seguirei anche all’inferno. “Parti con me”. Come glie lo dico che alla fine non mi hanno voluto?

“Saresti d’intralcio”. Lei è laureata in medicina, è una che ci sa fare. Loro hanno bisogno di lei. Ma non di me.  “Siamo già a posto, magari con la prossima spedizione eh?”

Eccerto. Maledizione, se solo mi fossi deciso prima. Non importa, ormai è andata. Ora lei partirà.

Al confine tra Siria e Iraq. “Ti chiamerò col satellitare tutti i giorni”. “Mi mancherai”. Non mi aveva mai baciato così.

Ho…tanta voglia di prendere a pugni il muro. Non lo faccio solo perché non posso rompermi le mani senza averla accarezzata un’ultima volta prima che vada.

 

 

 

 

1 Marzo 2015, Washington DC

E’ andata. Stamattina alle cinque l’ho accompagnata all’aeroporto. Il loro aereo sarà atterrato più o meno adesso, alle otto di sera. Alloggeranno una notte in hotel li in Turchia e domani partiranno in autobus e attraverseranno tutta la Syria fino ad Abu Kamal, al confine con l’Iraq. Altre sedici ore di viaggio in autobus. Un massacro solo il viaggio, ma era l’unico modo. Alcune forze ribelli avevano reso impossibile l’atterraggio di qualunque aereo sul suolo siriano.
Ho paura. In quei milleduecento chilometri potrebbe succedere qualunque cosa. Ma non voglio pensare al peggio. Lei tornerà. Tra sei mesi tornerà da me. Lei me lo ha promesso. MI ha lasciato il suo anello con una promessa.
“Quando torni mi sposi”
“Ti sposo?”
“Si, mi sposi”
“E se non ti amassi?”
“Mi sposerai lo stesso”
“Perché?”
“Perché io amo te”.

Così ha detto. Perché. Io. Amo. Te.

“Allora resta” le ho detto. Le ho detto “resta”. Lei mi ha baciato. Stiamo insieme da quando avevamo diciannove anni. Alla fine dell’anno io ne compirò ventotto. Ma quello di ieri sera è stato il bacio più bello di tutta la mia vita. E poi le nostre bocche hanno smesso di parlare, e l’hanno fatto per noi i nostri corpi. Abbiamo fatto l’amore.
Un amore magico, meraviglioso, di baci e carezze, di lacrime e sorrisi. Un amore nostalgico, giovane, fresco, puro. Immortale. Il linguaggio di coloro che per davvero si amano. Ho potuto baciare tutto il suo splendido e candido corpo, la pelle chiara e pura. Così liscia e morbida, perfetta come seta. Ho baciato i suoi seni perfetti e sinuosi e il suo sesso umido e caldo. Lei ha baciato il mio corpo ruvido e spinoso, ha passato le sue mani piccole e delicate tra i miei capelli disordinati, ha accolto il mio sesso dentro di se. L’ho lasciata guidare, stringendola a me, ho lasciato che fosse lei a guidare quella danza poetica per poterne godere ogni singolo istante. Arrivammo all’apice della nostra danza con le orecchie riempite di una musica straordinariamente impetuosa, che caricava sempre di più fino a raggiungere il suo culmine nel bacio morbido che mi diede sul collo. Non ci fu bisogno di altre parole quella sera. Lei scivolò nel letto, di fianco a me. Si strinse a me e mi baciò le guance per tutta la notte. Nessuno dei due chiuse occhio.

La stretta che mi ha devastato il cuore mentre la vedevo scomparire tra la folla, è stata direttamente proporzionale al piacere e all’amore che me l’aveva invaso qualche ora prima.

 

 

 

4 Marzo 2015, Washington DC

Negli ultimi giorni ho avuto poco tempo di mettermi a scrivere, Tom non me ne vorrà. Ho cominciato a lavorare come barista in una caffetteria a un paio di isolati da qui. Cerco di prendermi turni più lunghi che posso, il lavoro mi distrae dai miei pensieri.
Julie l’ho sentita solo due volte dopo la sua partenza. Ha detto che sta bene, anche se è rimasta un po’ turbata. Ha detto che le cose sono peggio di quel che pensava. Mentre attraversavano la Syria sono stati scortati da alcuni soldati americani perché c’erano stati diversi kamikaze che si erano fatti saltare in aria proprio in quei giorni. Però il viaggio è andato bene. Ha detto che ci sono tanti bambini orfani, tanti mutilati, tanta gente che soffre la fame. Ha detto che sono al sicuro li, che ci sono dei soldati a presidiare il campo. Mi ha chiesto di stare tranquillo. Mi ha ricordato la nostra promessa. Un paio di chiamate di breve durata. Giusto qualche secondo per sentire la sua voce. Sapere che è viva per me è sufficiente. Resisti amore mio, devi resistere.

 

 

 

10 Marzo 2015, Washington DC

In casa c’è parecchia confusione. Con la scusa che non verrà nessuno a trovarmi, rimando sempre a “domani” il rimettere a posto le cose. Così in pochi giorni ho trasformato questa casa in un letamaio pur standoci solo 3-4 ore al giorno. In tutto quel casino non ritrovavo il diario. Alla fine, ho scoperto che era finito nel letto, l’ultima volta devo essermi addormentato mentre scrivevo e al mattino l’ho dimenticato.
Quando non lavoro, vado a passeggiare al parco. Era una delle attività preferite mie e di Julie. Lo facevamo sempre quando c’era il sole. Uscivamo a passeggiare, facevamo per ore intere lo stesso identico giro senza stancarci mai. Senza smettere di trovare interessantissimi argomenti di cui parlare. Senza mutare mai il nostro sguardo amorevole.
Mi manca ogni secondo in cui non c’è.

Duecentotrentatreoresediciminutiquarantasettesecondi.2

Non dormo per davvero dal giorno prima della notizia che sarebbe partita. Mi sono appisolato una decina di minuti in qualche caso, preso dalla stanchezza. Ma non c’è verso di prender sonno.
Non dormirò di nuovo fin quando non la potrò stringere al mio petto e baciare sulla fronte.
Man mano che andiamo avanti le telefonate si fanno sempre più rade.
“C’è tanto da fare”
“Lo so”
“Mi stai aspettando?”
“Certo”
“Se non tornassi…io”
“E’ successo qualcosa?”
“Oggi è entrato un tizio armato, ha puntato la pistola contro nonmiricordoilnome e gli ha detto che se non lo curava lo ammazzava”
“Cristo santo…che è successo poi? Tu stai bene?”
“Si..i soldati gli hanno sparato prima che potesse muoversi. Ma ho paura”
“Lo so”
“Se dovesse succedermi qualcosa…io voglio che…”
Stava piangendo. A singhiozzi.
“Se qualcuno mai si permetterà di torcerti un capello io verrò li e gli darò la caccia fino a quando non potrò ucciderlo con queste mie mani”
Sapevo che avrebbe riso.
“Ti amo” m’ha detto ridendo.
“Ti amo” le ho risposto. Poi ha chiuso.

Questo quattro giorni fa. Poi più niente. Ho davvero tanta paura. Ho paura che non torni. Oggi ho visto una trasmissione alla televisione mentre ero al bar. Alcuni giornalisti hanno parlato di un possibile teatro di scontro tra le forze americane ed alcuni terroristi islamici proprio in Syria. Il presidente ha detto di stare tranquilli, che l’America non ha intenzione di rientrare in guerra e ha smentito le notizie.

Ma io non le credo. Lei si è sempre dichiarata pacifista. Ma le nostre truppe sono rimaste dov’erano. A combattere. A morire. Quindi o è falsa, o non comanda un cazzo di niente.

UN. CAZZO. DI NIENTE.

 

 

FINE CAPITOLO

 

 

 

*  *  *

1. Non è un errore di battitura. Ho deliberatamente scelto di inserire delle parole che rafforzino il senso discorsivo del testo. Insomma, credo che faciliti la trasmissione dello stato d’animo di Simon. Gradirei i vostri feedback e le vostre impressioni a riguardo

2. Il tempo trascorso tra le 6 del mattino del 10 marzo alle 23.16 del 10 marzo (rispettivamente l’orario della partenza dell’aereo di Julie e l’orario in cui Simon scrive questa pagina di diario)

 

Angolo dell’autore

Ebbene, questo è il secondo capitolo. Introduco una nuova informazione riguardo il mio stile di scrittura: ho intenzione di realizzare capitoli brevi e poco prolissi, almeno all’inizio, per concentrarmi più sulle emozioni del personaggio che sulle sue azioni, che almeno per adesso sono di secondaria importanza. Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto. E’ un capitolo descrittivo dell’amore di questi due giovani, è IL capitolo che da un senso all’impostazione “genere romantico”. Spero che sia di vostro gradimento. Nel prossimo capitolo ci sarà una svolta, quindi mi raccomando non ve lo perdete :D

   
 
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