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Autore: yukikofairy    23/12/2014    3 recensioni
E se, invece di una sola persona, un gruppo di amici si ritrovasse improvvisamente nella terra di mezzo?!
E se avessero solo qualche fugace ricordo dei libri e dei film sul mondo in cui sono capitati?!
Dalla storia:
Il vecchio con un bastone è a pochi passi da noi e ci scruta, serio. Nello sfondo tredici nani, vestiti come a carnevale e armati fino ai denti, ci stanno fissando in un modo che non mi piace. Non mi piace affatto.
[...]
Mentre aspetto che dica qualcosa lo osservo di sott’occhio. Mi ricorda incredibilmente uno di quei dipinti classici, antichi dove sono ritratte persone belle da far male, ma vuote.
«Chi sei?» chiedo, cercando di mantenere la mente un po' lucida.
Lui sorride senza nessun segno di allegria, avvicinandosi con passi di una lentezza esasperante verso di me.
«Sono certo che ti allieterà sapere che stai parlando con il re, umana»

STORIA MOMENTANEAMENTE INTERROTTA.
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bard, Fili, Nuovo personaggio, Thorin Scudodiquercia, Thranduil
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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POV Alaska: 


Un tiepido raggio di sole mi riscalda il viso. 

Sospiro alzando le braccia per stiracchiarmi, soddisfatta da quel piacevole calore. 

Un momento. 

Perché c'è il sole? 

Il salotto della casa che abbiamo affittato per qualche giorno, dove sono sicura di essermi addormentata la sera precedente, la mattina resta sempre in penombra. Il sole arriva solo nel pomeriggio. 

Perché poi il divano, di solito comodissimo, è così duro? E cos'è questo formicolio al braccio? 

Apro piano un occhio, guardinga. 

Cielo?

Erba? 

Un insetto che mi cammina sul braccio?

Mi alzo di scatto, mentre inizio ad urlare. 

Tolgo la bestiaccia dal braccio con una manata, per poi cominciare a girare intorno, cercando di scrollarmi di dosso qualche altro eventuale animaletto. 

Capitemi. 

Non è colpa mia se ho la fobia degli insetti, dei ragni, delle api... 

Effettivamente di tutti gli animali minuscoli e schifosi. 

Una botta in testa, non troppo forte, mi fa lievemente piegare il capo.

«Scema ce la fai a stare zitta per un secondo?» smetto subito di urlare, riconoscendo la voce «sto cercando di concentrarmi» 

Mi volto di scatto, trovandomi davanti una persona molto più alta di me.

«Davvvv» faccio un salto, buttandomi praticamente addosso al povero malcapitato. 

Lui mi stringe, per non perdere l'equilibrio ed evitare di cascare entrambi come sacchi di patate. 

«Dove siamo?» chiede una terza voce, poco distante da noi. 

Mi stacco dall’abbraccio di David, spostando lo sguardo in basso.

Sedute per terra, Esmeralda si tiene la testa fra le mani, guardandoci di traverso, mentre Lilian osserva l’ambiente circostante, chiaramente terrorizzata. 

«E che vuoi che ne sappia» risponde il ragazzo ad Esme, scoccandole un’occhiataccia «mi sono svegliato qui, qualche secondo prima di voi»

Ci mettiamo ad osservare il luogo intorno a noi, sconcertati. 

L'unica cosa che riusciamo a vedere è una sconfinata radura,con una foresta in lontananza. Il cielo è chiazzato qua e là da alcune nuvole, mentre il sole rende leggermente più mite l'aria. 

«Ok ragioniamo» incrocio le braccia, cercando di pensare in maniera razionale «Ci sono due possibilità: o stiamo sognando, effettivamente probabile, oppure ci hanno rapito e portato qui»

Mi arriva un altro colpo in testa, questa volta leggermente più forte.

«Ahia» urlo irritata, mentre David mi guarda imperturbabile «Ora abbiamo la certezza che non stiamo sognando, altrimenti ti saresti svegliata» commenta alzando le spalle.

Lo adoro, ma a volte lo prenderei a schiaffi. 

«Allora siamo stati rapiti!» Lily si alza in piedi, guardandosi continuamente intorno «c'è un'altra probabilità che il rapitore torni a prenderci. Dobbiamo allontanarci» come al suo solito, sta iniziando a farsi prendere dal panico.

Anche se, devo ammettere, è difficile restare calmi in una situazione del genere. 

Nessuno le risponde, mentre cominciamo a camminare piano, come se ci aspettassimo di vedere spuntare fuori qualcosa, o qualcuno, da un momento all’altro.

«Ehi mi avete sentito? Se il rapitore...» non riesce a finire la frase che Esme le mette una mano davanti alla bocca, zittendola. 

«Smettila di fare l’idiota. È altamente improbabile che qualcuno ci abbia rapito per portarci qui e lasciarci soli» 

La biondina sbuffa togliendosi la mano dell’amica davanti alla bocca, ma non controbatte.
Sa che, effettivamente, non ha tutti i torti in fondo.

«Quindi che facciamo?» chiedo stringendo il braccio a David, che è quello più vicino a me. 

«Penso che l'unica soluzione sia camminare. Prima o poi troveremo una strada o qualche abitazione e chiederemo aiuto»

Ok ha ragione. Ma odio dargli ragione, anche perché generalmente sono io quella che trova sempre una soluzione. Quindi mi limito a seguirlo in silenzio. 

Ci incamminiamo tutti e quattro, visibilmente tesi.

Mi stringo nelle braccia, infreddolita. Indosso una gonna gialla a vita alta e sopra un top nero, sbracciato. In casa stavo bene, con il caminetto acceso, ma qui si gela. Senza contare che ai piedi ho degli stivaletti neri con il tacco. Decisamente, visto il luogo, non la cosa più comoda del mondo. 

Però infondo posso ritenermi fortunata. Ieri sera siamo tutti letteralmente collassati sul divano, evitando così di addormentarci scalzi.

Lily indossa un paio di leggins colorati, comodi, e sopra una maglietta a maniche corte dei Led Zeppelin. 

Esmeralda porta una camicia di Jeans, mentre le gambe sono fasciate da dei pantaloni a strisce verticali bianchi e neri. 

David invece ha una t-shirt azzurra e i suoi vecchi jeans preferiti.

E così, morendo tutti di freddo, camminiamo… e camminiamo… e poi camminiamo ancora. 

Praticamente non facciamo altro tutto il giorno. 

Passiamo la radura, la foresta, per finire poi in un’altra radura. Nessun segno di vita. 

Ho i piedi a pezzi e non faccio altro che lamentarmi. Giustamente.

Vorrei vedere loro a stare così tanto in piedi con i tacchi.

Ormai è pomeriggio inoltrato e io sto per mettermi a sedere in terra, stremata, quando Esme lancia un urlo. 

«C'è una casa laggiù»

Subito tutti e tre seguiamo il suo sguardo. 
Ha ragione! 

C'è un’abitazione in legno e mattoncini, in lontananza. Il tetto è coperto da una pianta, probabilmente è edera. La casa è circondata da un’alta siepe.

Prendo a camminare con rinnovato vigore, mentre sento il cuore scoppiare di gioia e di sollievo. 

Dopo pochi passi però uno strano rumore ci fa voltare. 

Un orso, anzi è più corretto dire un’immenso, enorme orso nero, si sta dirigendo verso di noi ad una velocità incredibile. 

Senza badare minimamente al dolore ai piedi inizio a correre come una pazza, urlando. Gli altri mi seguono subito. 

Passiamo oltre il cancello e ci buttiamo, letteralmente, addosso alla porta. Iniziamo a bussare, urlando in continuazione un «c'è nessuno?» 

Dall'altra parte, però, solo silenzio. Ci voltiamo impauriti. L'orso ha ormai passato la siepe e adesso è a pochi metri di distanza. 

«Prova ad aprire» urlo a David, che è il più vicino all’entrata, spingendolo. 

Prima però che lui possa fare niente, Esmeralda è già passata all’azione. Alza l’asse che teneva chiusa la porta e la apre violentemente.

Entriamo spintonandoci l'un l'altro, chiudendo il portone qualche secondo prima che l'orso ci si butti contro. 

Respirando pesantemente, ascoltiamo con il cuore in gola l'animale allontanarsi.

«Che cazzo era quell’affare» la voce aggressiva di Esme mi giunge subito dopo un forte singhiozzo, sicuramente di Lily. 

«Direi un orso che potrebbe entrare nel guinness dei primati» risponde Dav, con la voce ancora affannata dalla corsa. 

Dopo qualche minuto, servito per far tornare normali i battiti dei nostri cuori, ci mettiamo ad esplorare la casa. 

O meglio, loro si mettono ad esplorarla. 

Io non riesco quasi più a camminare dal male ai piedi. Così mi limito a togliermi le scarpe e a sedermi su una sedia enorme. 

Effettivamente, ora che lo noto, tutto è spropositato in questo posto. 

«Ma che sta succedendo?» il mio migliore amico indica praticamente ogni cosa, il volto stupefatto. 

Lily sta guardando, con una mano davanti alla bocca, un animale… un montone, credo. Non ne sono sicura. Esatto in questa casa, o forse sarebbe più appropriato chiamarla stalla, ci sono anche gli animali. 

Un topolino bianco corre sul pavimento, passandomi davanti. Urlo di riflesso, alzando subito i piedi. 

Esmeralda scuote i lunghi capelli neri, visibilmente esasperata da questa situazione.

E’ molto probabile che stia per parlare, ma viene interrotta da forti rumori che provengono da fuori. 

«Che facciamo?» esclamo, visibilmente in preda al panico. 

«Nascondiamoci» Esme mi prende per un braccio e, insieme agli altri due, ci mettiamo dietro a un cumulo di  paglia.

«Ho dimenticato le scarpe» sto per alzarmi ma Dav, che è alla mia sinistra, mi strattona giù, tappandomi la bocca con la mano. 

Faccio per protestare quando qualcuno entra nella casa. 

Schizzano dentro un sacco di persone e richiudono il portone, un secondo prima che l’orso riesca ad entrare. 

Sento la bocca aprirsi, ma sono talmente sconvolta da non farci troppo caso. Davanti a noi si stagliano un gruppo di.. persone affette da nanismo immagino, e un uomo alto. Sono vestiti in maniera assurda e hanno spade, asce, archi.

«Cosa cazzo..» sussurro, pentendomi subito dopo. La mia voce è stata solo un sussurro, ma l’uomo, vestito con una tunica grigia ed un cappello a punta, si volta verso di noi.

Subito abbassiamo la testa, ma non serve a niente. Ormai ci ha notati.

«Chi è là? Fatevi vedere» 

La voce è incredibilmente vicina. 

Dopo esserci scambiati un’occhiata terrorizzata, capiamo che non c’è via di fuga e che, probabilmente, stiamo per essere trucidati da dei matti. 

Così ci alziamo piano. 

Il vecchio con un bastone è a pochi passi da noi e ci scruta, serio. 
Nello sfondo tredici nani, vestiti come a carnevale e armati fino ai denti, ci stanno fissando in un modo che non mi piace. Non mi piace affatto.

 

 

Angolo autrice:
 

Salve miei cari!

Ho deciso di cominciare un’altra storia, nonostante ne abbia pubblicata un’altra da poco. Sono pazza lo so. 
I
l fatto è che questa mi diverte scriverla e ho già tutto in testa, compreso il finale. L’altra invece è come se facessi fatica ad andare avanti, essendoci molti nuovi fattori in mezzo, quindi non so nemmeno se continuarla.. vedremo un po’.

Questa volta il Pov è di Alaska, ma nel corso dei capitoli seguiremo i pensieri di tutti. Spero di avervi incuriosito almeno un po’ (nonostante la storia non brilli per originalità, lo ammetto)

Un’ultima cosa: nonostante ci saranno molti attimi leggeri, ci saranno anche diversi momenti abbastanza drammatici. Sto già preparando i fazzoletti.

Baci, yukiko.

  
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