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Autore: Fast    03/01/2015    15 recensioni
Sai di cosa hai bisogno, Kagome? Di pane caldo, miele e una spruzzata di cannella! Ti rimette al mondo!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Incinta.

 

Riguardo, nel caso avessi frainteso le istruzioni, la confezione.

 

Macchè...

 

Mi appoggio al lavandino dietro di me, guardando il test di gravidanza, irrimediabilmente positivo, come se fosse un oggetto alieno, o una bomba atomica, non lo so nemmeno io.

 

Le gambe sono un po' molli, dolenti quasi, lo stomaco è strinto in una morsa e nelle orecchie sento un fischio sinistro.

 

Calma, Kagome, calma.

 

Mi decido a voltarmi per guardare il mio riflesso nello specchio.

Capelli un po' più spenti del solito, viso più pallido ed espressione terrorizzata. Fantastico.

Ecco spiegati i capogiri degli ultimi tempi, la nausea costante, l'acidità di stomaco e la taglia dei jeans lievitata.

 

-tu ed i dolci kagome, diventerai una balena!- diceva Inuyasha, mio migliore amico da più di cinque anni, mentre mi vedeva trangugiare senza pietà la quarta fetta di pane e nutella della giornata.

 

-sarà lo stress- diceva Sango, mia migliore amica dall'asilo, cercando di trovare una causa ai capogiri e alla stanchezza costante.

 

-vedi di diminuire le dosi, tesoro. Mia madre ha speso una fortuna per il tuo vestito, e non è certamente da signore ingrassare in questo modo assurdo- diceva Koga, mio fidanzato ed unico amore dal primo anno di università, mentre mi guardava in evidente difficoltà mentre cercavo di tirare su la zip del costosissimo ( e orrendissimissimo) abito di sartoria che mia suocera si era premurata di fornirmi per la festa in onore del quarantesimo anno di matrimonio che lei ed il marito avrebbero festeggiato il prossimo mese.

 

Golosità, stress, metabolismo lento.

 

Col cavolo.

 

Porto la mano sinistra sul ventre, sussultando impercettibilmente. Dentro di me sta crescendo una nuova vita.

 

E pensare che ho deciso di fare il test quasi per sfida, dopo soltanto una settimana di ritardo.

 

E chi l'avrebbe mai detto...

 

Sorrido.

 

Non è stata sicuramente una gravidanza cercata, ma ne sono felice comunque, e felice sarà certamente anche Koga.

 

Sorrido ancora, pensando alla reazione che avrà quando gli dirò del bambino.

 

Io e Koga abbiamo trent'anni, e stiamo insieme da quando ne avevamo diciannove. Ci siamo conosciuti il primo anno di università, mentre io frequentavo lettere e lui legge, per seguire le orme del padre, famosissimo avvocato di Tokyo, una volta conseguita la laurea.

È successo per caso, al bar della facoltà, dove io ero andata a prendere Sango, anche lei studentessa amante dei meccanismi della legge. Mentre cercavo di farmi strada tra la folla di studenti con la tazza fumante di cappuccino tra le mani, ecco che entra nel mio campo visivo quello che non esitai a definire un Apollo del secolo corrente.

Alto, viso dolce, chiari occhi celesti dalla luce birichina che spuntavano da sotto una massa di riccioli neri come l'ebano.

Rimasi talmente abbagliata da quella visione che gli finii addosso a peso morto, tazza fumante di cappucino inclusa.

Pronta a sentirmi mandare a farmi benedire, non vidi la mano che mi porse.

-guarda che non ti mangio mica, sai-.

Quando mi decisi ad alzare gli occhi, vidi che mi sorrideva allegro, incurante della chiazza marrocina che si allargava a vista d'occhio sulla sua maglietta.

-oddio, non so come scusarmi... per sdebitarmi ti pagherò le spese della lavanderia, stai tranquillo!-

Vidi il suo sorriso allargarsi.

-l'unico modo che hai per sdebitarti è concedermi un appuntamento sai, bella ragazza dagli occhi blu?-

-bella ragazza dagli occhi blu?- bisbigliai. -Certo, non so il tuo nome, quindi per adesso sei la bella ragazza dagli occhi blu- mi spiegò divertito mentre mi faceva strada verso un tavolo libero.

-certo, che scema, ti sono caduta addosso e non mi sono neanche presentata. Io sono Kagome Higurashi, piacere- spiegai imbarazzata agitandomi sulla sedia mentre mi toccavo nervosamente i capelli.

Lo osservai accavallare le gambe ed appoggiare i gomiti sul tavolo, lo stesso accattivante sorriso sulle labbra. -ed io, Kagome, anche se credo ti chiamerò comunque spesso bella ragazza dagli occhi blu, sono Koga Yoro. Aspettami qui, vado a prenderti un altro cappuccino. È grazie a quello se ho avuto la fortuna d'incontrarti, no?-.

 

A quell'incontro ne seguirono altri, e in brevissimo tempo mi innamorai di lui come una pera cotta, scoprendo che anche Koga ricambiava i miei sentimenti.

Poco dopo la laurea poi, ebbi la fortuna di trovare quasi immediatamente lavoro come editor in una casa editrice molto importante in Giappone, mentre Koga lavorava già a pieno ritmo da più di un anno come tirocinante nello studio di famiglia. Complici gli stipendi piuttosto elevati e in particolar modo l'amore bruciante che ci univa, decidemmo di ristrutturare la casa in centro che era di proprietà della mia famiglia per iniziare a convivere.

 

Io e Koga ci amiamo, e questo bambino sarà accolto sicuramente come il coronamento di un sogno lungo undici anni.

 

Prendo la pochette dei trucchi nella borsa e mi dò una sistemata per correre ad annunciare l'evento.

 

Oddio, che emozione. Mi ci viene da piangere. Sto per diventare mamma.

 

Apro la porta del bagno e rientro in ufficio canticchiando.

 

-francamente, non capisco cos'hai da canticchiare quando hai ancora da correggere ottocento, e sottolineo ottocento, pagine di quello sbarbatello da strapazzo convinto di comunicare con l'aldilà. Kami, se non fosse che queste stronzate vanno alla grande, gli avrei dato fuoco da un pezzo-.

 

Con un sorriso a trentadue denti, faccio una piroetta su me stessa per poi guardare l'uomo che, con la sua solita voce scocciata, ha appena pronunciato quella frase.

 

Incrocio subito quegli occhi color del sole che da tempo sono per me fonte inesauribile di amicizia vera.

 

-Inuyasha, nonchè capo, nonchè adorabile amico, nonchè vecchio brontolone, sappi che oggi nulla, neanche una catastrofe naturale, neanche uno scritto pseudo filosofico dalla sintassi scimmiesca, potrebbe farmi smettere di toccare il cielo con un dito-

 

Lo osservo inarcare un sopracciglio ed appoggiarsi allo stipite della porta del suo ufficio, mentre mi guarda dall'alto del suo metro e novanta come se avessi detto di avere le prove di un complotto mondiale ad opera dei puffi.

 

Conosco Inuyasha da cinque anni, quando appena laureata spedii il mio curriculum alla Shinchosha&Taisho, una delle più celebri ed importanti case editrici del Giappone. Quando mi chiamarono per il colloquio, conobbi Inuyasha, amministratore delegato dell'azienda ereditata dal padre, della quale è a capo insieme al fratello Sesshomaru.

Dopo un mese di prova, durante il quale mi fece sgobbare neanche fossi stata una schiava, si convinse ad assumermi, convinto delle mie capacità.

È iniziata così la nostra conoscenza, discutendo di lavoro, passando poi alla vita privata.

Sotto la scorza dura, capii che si nascondeva un Inuyasha decisamente diverso: ironico, brontolone, amante del buon cinema e delle escursioni in montagna, nonchè cuoco eccellente.

È grazie a lui se ho appreso l'arte della buona cucina, conquistando la madre di Koga che aveva sempre malvisto il mio affidarmi a surgelati e prodotti precotti.

Ho iniziato fin da subito a provare per Inuyasha un affetto smisurato, facendolo entrare a pieno titolo nell'Olimpo degli amici veri. Io, lui, Sango e Miroku formiamo ormai da cinque anni un affiatato gruppo, ma per Inuyasha nutro un affetto tutto speciale che cresce di giorno in giorno, merito anche di Koga che non ha mai cercato di ostacolare la nostra bellissima amicizia, mostrandosi un compagno rispettoso, dandomi, se possibile, ulteriore prova del suo amore.

 

-Di' un po', non è che tutte quelle fette di pane e nutella hanno iniziato a darti al cervello?- borbotta Inuyasha, facendomi tornare con la mente al presente.

 

Sospiro sognante, avvicinandomi per assestargli un pugno affettuoso sul braccio.

 

-macchè nutella.. ho una notizia bomba, ma per adesso...- faccio una pausa ad effetto -non posso dirti nulla. Ho bisogno però che tu mi lasci uscire immediatamente, e anche che tu tenga il cellulare sotto mano, visto che potrebbe arrivarti una mia chiamata da un momento all'altro, ok? E non fare quella faccia da cane bastonato! Ti prometto che domani lavorerò un'ora in più e che finirò tutte le ottocento pagine del pazzo schizzato, va bene?- lo imploro vedendo che fuma come una teiera.

 

-non so che cosa tu possa avere da fare di così importante, ma se insisti così... puoi andare- si arrende alla fine.

 

-sì, sì, sì!!! Grazie Inu, se l'amico migliore che possa avere!!- esulto abbracciandolo di slancio per poi correre a prendere il cappotto.

 

-a dopo capo, e vedi di non agitarti tanto, che poi ti sale la bile!-

-tsk-.

 

 






 

Parcheggio la macchina vicino al bar che si trova sotto l'ufficio di Koga. Quando l'ho chiamato per dirgli di liberarsi per un caffè, mi è sembrato un po' scocciato.

 

Certo, potevo aspettare, ma non ce la facevo ad attendere fino a stasera.

 

Mentre cammino sul marciapiede, lo vedo. È seduto al tavolino del bar, sotto un raggio di sole primaverile che gli cade proprio sulla testa, i primi bottoni della camicia slacciati, una tazza di caffè davanti.

 

Sorrido ed allungo il passo. -Koga!!-.

Alza il viso, che negli anni si è fatto davvero più maturo, e mi sorride.

Raggiungo finalmente il tavolo.

 

-Tesoro- lo saluto baciandolo

-Kagome... ciao amore...cosa c'è di così urgente? Sono impegnatissimo col lavoro, e...-

-scusami Koga, ma non potevo davvero aspettare- lo interrompo.

-io...oddio, non so come dirtelo...- inizio a parlare, aggrovigliandomi le mani

-cosa c'è Kagome? Stai male? Hai bisogno di... -

-sono incinta- dico tutto d'un fiato a testa bassa. Koga non risponde, non fiata.

Alzo gli occhi timidamente, e quello che vedo mi fa gelare il sangue nelle vene.

Ha lo sguardo fisso su di me, ed è freddo.

-Koga...ti prego, di' qualcosa...- sussurro.

-qualcosa?- sbotta, la voce dura come il marmo – tu vuoi che dica qualcosa. Bene cara, ecco il mio qualcosa: liberatene-.

Alzo la testa di scatto -Che cosa?-

-non lo voglio. Un figlio... cazzo, Kagome, non se ne parla!-

-M...ma io credevo che saresti stato felice...-

-Felice?!- urla -Come cazzo hai potuto pensare che potevo esserne felice?!Ho trent'anni, e una carriera importante davanti a me!-

Mentre mi vomita in faccia tutto questo, mi sento sprofondare.

Inconsapevolmente, porto una mano sul ventre ancora piatto, consapevole in quello stesso istante di volere quel bambino ad ogni costo, senza se e senza ma.

-ma io lo voglio, Koga....- bisbiglio

Lui scatta in piedi, gli occhi rabbiosi – TU? E non hai pensato a quello che voglio IO?-.

Nonostante il giramento di testa, mi alzo in piedi anch'io, e lo guardo negli occhi. -Koga, io voglio questo bambino. Non ci voglio rinunciare, e non ci posso rinunciare!! Se temi che sia un ostacolo alla tua carriera, non preoccuparti...lascerò il lavoro, e mi occuperò di lui!- tento di spiegargli mentre sono sull'orlo delle lacrime.

Lo osservo mentre, rabbioso, sposta la sedia con così tanta forza da farla cadere.

-ODIO i mocciosi. Forse tra un po', e soltanto per dare un erede alla mia famiglia, ma adesso NO! Cazzo Kagome, come puoi tenere di più a un affare che non si vede nemmeno? Vuoi buttare all'aria undici anni di vita insieme per un evento tanto insignificante?- mi urla in faccia, attirando l'attenzione di alcuni clienti, mentre io tremo capendo il significato di quelle parole.

-Koga...stai dicendo che saresti pronto a lasciarmi se non mi liberassi del bambino?- balbetto, mentre la decisione che gli leggo negli occhi non lascia dubbi sulla risposta.

-sei sempre stata una ragazza intelligente, kagome, quindi capisci da sola qual'è la decisione migliore da prendere-.

Parole dure come macigni, che non mi lasciano scampo.

Come una bambola rotta, cerco di rimettermi seduta, la testa bassa, e le lacrime che premono come spilli per uscire.

Da sotto la frangia dei capelli, lo vedo predere la giacca dalla sedia.

-Credo di essere stato chiaro Kagome. Non voglio questo bambino, e non ci può essere futuro per noi, con lui nel mezzo. Prenditi pure del tempo per pensarci, medita sulla questione, e poi fammi sapere. Io ovviamente me ne andrò da casa per lasciarti libera di pensare e di prendere la tua decisione. Pensaci, Kagome-

Lo osservo andare via lentamente, come se non avesse nessuna fretta, come se il m io stato d'animo, il mio dolore, tutto, non lo toccasse minimamente.

 

-Signorina, sta bene? Le ho portato un bicchiere d'acqua-

Mi giro e vedo la cameriera del bar, una signora di una certa età col viso sorridente, porgermi un bicchiere colmo d'acqua, che accetto senza neanche dirle grazie.

 

-ne ho conosciuti, sa, di tipi del generre. Gentaglia perdavvero-

 

Annuisco, per nulla toccata dalle sue parole, e spero, rabbrividendo, che Koga si renda conto del male che mi ha fatto e che cambi idea al più presto. Ma adesso mi sento così stanca e distrutta, che l'unica voglia che ho adesso è quella di chiamare l'unica persona che può essermi di aiuto in questo momento.

 

Prendo il telefono dalla borsa, le dita sanno già quali tasti premere.

 

Uno, due, tre squilli...

 

"se mi stai chiamando per dirmi di concederti qualche ora anche domani, ti sbagli di grosso signorina" mi risponde Inuyasha dall'altro capo del telefono, la voce burbera come al solito.

 

Un singhiozzo.

 

"Inuyasha..." bisbiglio

"vieni a prendermi per favore..."

"Kagome dove sei?" ha cambiato tono, adesso è preoccupato, in allarme.

"al bar sotto l'ufficio di Koga...arriva subito, ti prego..."

 

 

 

 

 

 

Non sono passati neanche quindici minuti, che vedo la macchina sportiva nera di Inuyasha arrivare a tutta velocità per essere parcheggiata sul marciapiede.

Lo vedo scendere alla svelta, i lunghi capelli d'argento sciolti sulle spalle, le sue dolcissime orecchie bianche in movimento.

Non appena il suo sguardo si incrocia col mio, le lacrime iniziano a scendere violente.

Mi alzo, rapidissima, per rifugiarmi nel suo abbraccio.

 

Stringo forte la sua camicia immacolata, piangendo senza ritegno, mentre le sue braccia mi stringono con forza.

 

-Hey...- bisbiglia al mio orecchio – le condizioni in cui sei hanno per caso a che vedere con la notizia bomba che mi dovevi dire?-

 

Annuisco, non smettendo mai di piangere.

 

-Inuyasha...io aspetto un bambino...e koga non lo vuole...mi ha lasciata- cerco di spiegare, il cuore straziato, lo stomaco in sobbuglio, il mal di testa per il troppo piangere.

 

Lo sento aumentare la stretta delle braccia.

 

-ti prego Inuyasha, portami a casa tua, ti prego...- bisbiglio tra le lacrime.

 

Non dice niente. Con delicatezza, mi prende in braccio e mi adagia sul sedile della sua auto.

 

-tranquilla...ci sono io adesso...- sussurra al mio orecchio mentre si china per posarmi addosso la sua giacca improvvisando così una coperta

 

Prende posizione al sedile del guidatore, e partiamo.

 

E non so, sarà la stanchezza, o il buon profumo di Inuyasha, il calore della sua giacca, ma mi calmo e quasi subito chiudo gli occhi e mi addormento.

 

 

O bene, eccoci qua!! storia nata grazie alla laringite che non mi fa dormire la notte... sarà lunga nove capitoli, quelli della gravidanza della nostra piccola per intenderci, più uno finale, salvo imprevisti, o cambiamenti di programma!! ;)

Per quanto riguarda il nome della casa editrice di Inuyasha, la Shinchosha, esiste davvero, ed la casa editrice delle meravigliose opere di Murakami Haruki!!!

Alla prossima gente, e... Buon Anno!!!

  
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