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Autore: La Sibilla    09/01/2015    4 recensioni
Dopo il midseason finale siamo rimasti tutti molto scioccati per la morte di Oliver.. la mia storia ha inizio quando questa sconvolgente notizia arriva al team.
Non sappiamo come andrà a finire ma possiamo immaginarlo.
Ci chiediamo come reagiranno tutte le persone che lo amano.
Cosa succederà ad Oliver? Si salverà? Quando tornerà a casa?
Venite a scoprirlo insieme a me.
Genere: Malinconico, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Care amiche e amici che avete seguito questo mio racconto, voglio ringraziarvi per la vostra assidua presenza!
Siamo arrivati all’ultimo capitolo di questa storia.
Spero vi sia piaciuta.
Buona lettura
A presto!
 
 
Era una codarda.
Alla fine era scappata.
Felicity era scesa giù per la scala anti incendio ad un velocità da far invidia al più abile dei ninja, poi aveva rincorso un taxi e si era fatta riportare subito a casa.
Non ce la faceva.
Non aveva abbastanza coraggio per affrontare Oliver.
Cosa avrebbe potuto dirgli? Sarebbe dovuta correre fra le sue braccia? Avrebbe dovuto prenderlo a pugni?
Non sapeva bene nemmeno lei come avrebbe reagito trovandosi faccia a faccia con lui.
Dopo la prima mail ricevuta dal signor Alfred aveva incominciato a pensare a quando sarebbe tornato.
Poi i giorni passavano e lei aveva iniziato a credere che l’avrebbe chiamata anche solo per dirle: sto bene, presto torno da te. Invece nulla.
Quello strano ometto aveva continuato a tenerla aggiornata sui progressi di Oliver, era sempre stato molto gentile, ma lei non riusciva a comprendere perché anche solo per dieci secondi, LUI non avesse preso un maledetto telefono per dirle: ciao Felicity, sono vivo.
Oliver Queen le DOVEVA delle scuse e un milione di spiegazioni!
Ma lei non era pronta per vederlo. Per questo era fuggita da casa di Diggle.
Dopo un paio di mesi dalla sua scomparsa aveva ritenuto la fonte delle notizie sulla sopravvivenza di Oliver attendibile e quindi non si era sentita di tenere per se quella bella notizia, l’aveva condivisa con tutti.
I sospiri di sollievo e le lacrime di gioia erano stati liberatori.
Ma mentre gli altri parevano accettare il fatto che Oliver fosse da qualche parte per una riabilitazione e non chiamasse personalmente, lei non ci riusciva.
Persino Thea un giorno le aveva detto:- “ Fel, se non chiama avrà delle buone ragioni, tu dovresti conoscerlo meglio di chiunque altro..abbi fiducia.. vedrai che presto tornerà da noi!”-
Il problema non era mai stata la fiducia.
Il problema era semplicemente che lei non poteva sopportare l’idea che lui avesse affrontato la morte senza conoscere i suoi sentimenti.
Il problema era che lei non aveva avuto modo di dirgli che lo amava.
Ecco qual’era il problema.
E ora che era tornato, lei non aveva avuto il coraggio di guardarlo negli occhi e dirglielo.
Era una codarda.
Aprì la finestra della sua camera soffermandosi ad osservare la danza delle luci nella notte.
Di nuovo le venne in mente il sorriso di Oliver.
Chiuse le tende e si tolse il vestito, poi accese la radio e si infilò sotto la doccia.
 
Oliver intanto aveva chiamato un taxi.
Continuava a controllare sul display del cellulare che Felicity non si muovesse da casa.
Se fosse stato necessario l’avrebbe seguita fino in capo al mondo, ma sospettava che lei , dopotutto, non credesse possibile che lui la seguisse.
Del resto come poteva darle torto se pensava queste cose?
Avrebbe dovuto chiamarla da Gotham City.
Dopo quelle tremende allucinazioni aveva così paura di poter fare del male alle persone a lui care, che non ne aveva avuto il coraggio.
Prima voleva essere sicuro di non costituire un pericolo ne per lei ne per nessun altro, altrimenti sarebbe stato meglio che tutti pensassero che fosse morto davvero.
Dopo c’era stato il Tibet, dove non c’erano telefoni ma, avrebbe potuto chiedere a Bruce di chiamare dal suo aereo, però non lo aveva fatto.
Era un codardo.
La verità pura e semplice era quella: aveva paura che lei gli dicesse che ormai era troppo tardi.
Che lei era andata avanti con la sua vita e che se anche lui l’amava come aveva detto prima di partire, lei non poteva più ricambiare quell’amore.
Ecco qual’era il problema.
Il problema era che tutti i saggi insegnamenti dei monaci e tutti i suoi duri allenamenti, non gli avevano dato il coraggio di accettare un possibile rifiuto.
Non poteva accettarlo.
Non voleva accettarlo.
Lui voleva Felicity. A qualunque costo.
Il taxi arrivò a destinazione.
Oliver scese, pagò la corsa e si diresse verso la porta di casa di Felicity.
Stava per suonare il campanello ma ci ripensò.. se era scappata via, forse non gli avrebbe aperto la porta.
Andando sul retro si accorse che la finestra della stanza della ragazza era aperta., studiò attentamente i possibili appigli e si arrampicò.
Scostò leggermente le tende.
C’era una dolce musica soffusa le cui note riempivano il silenzio della casa.
La lampada vicino al letto era accesa e sul comodino erano appoggiati il cellulare e gli occhiali.
Avanzò lentamente all’interno della stanza andando ad inciampare sul vestito.
Lo raccolse da terra e vi affondò il viso per assaporare il profumo di Felicity, poi lo poggiò delicatamente sul letto.
Dalla camera adiacente proveniva il leggero mormorio dell’acqua.
Felicity stava facendo una doccia e canticchiava.
Il solo fatto di sapere che si trovasse a due metri di distanza da lui, lo mise in uno stato di agitazione mai provato prima di allora..soprattutto perché.. nonostante l’avesse immaginata infinite volte nuda fra le sue braccia, non aveva la più pallida idea di come avrebbe reagito alla vista del suo corpo senza vestiti.
La passione a lungo repressa iniziò a risvegliare in lui desideri che aveva tenuto segreti e ben chiusi nel cassettino del suo cuore.
Se fosse uscita in quel momento, probabilmente le sarebbe preso un infarto.
Accidenti! Che situazione imbarazzante!
Decise di tornare di fuori.
Le mandò un messaggio con il cellulare di Donna e aspettò pazientemente.
Felicity uscì dal bagno avvolta in un accappatoio rosa a pois bianchi.
Si asciugò energicamente.
Vedendo che il display del cellulare lampeggiava lo prese per controllare la segreteria.
-Hai un nuovo messaggio. Per ascoltare i messaggi digita 1 , altrimenti riaggancia.-
Bippppppp
-Felicity..-Oh mio Dio! Era Oliver!- io.. sono arrivato a casa di Diggle ma tu ..beh..non c’eri..quindi.. tua madre mi ha prestato il cellulare.. sto venendo a casa tua. A dopo.-
Bipppppp
Sta venendo a casa mia???!!
Le prese il panico.
Continuava a passeggiare per la stanza ripetendo “Oh mio dio”.
Davvero lasciava la festa per andare da LEI?
Accidenti a te Oliver Queen!
Cosa doveva fare?
Corse a guardarsi allo specchio.
Spazzolò i capelli, mise un velo di trucco, poi corse all’armadio da cui tirò fuori praticamente tutto.
Questo non va bene.. quello nemmeno.. questo neanche…
Argh! Sai che ti dico?
Quando arrivi mi trovi in vestaglia!
E fu che Felicity  Smoak perse la guerra con la biancheria e indossò semplicemente un paio di slip di pizzo e una vestaglia di seta.
Scese al piano inferiore e preparò una camomilla.
Si sedette sul divano a sorseggiare la bevanda calda e cominciò a domandarsi:
Sono abbastanza sexy?
Sono abbastanza bella da tentarlo?
Caspita! Ma cosa le era venuto in mente? Era meglio se andava a cambiarsi.
Stava per salire il primo gradino quando il campanello suonò.
Dlin Dlon
Dlin Dlon
Strinse la cintura, si pizzicò le guance. Ormai non c’era più tempo. Andò ad aprire.
Si guardarono per un istante dal sapore dell’eternità.
Poi lei gli allacciò le braccia al collo e lo baciò.
Un bacio ardente, profondo, passionale.
Una forza dirompente.
Un urgenza disperata di assaporare ogni sospiro , ogni piccolo gemito.
Oliver la prese in braccio e richiuse la porta dietro di loro.
Felicity si staccò dalla sua bocca solo una frazione di secondo, il tempo per dirgli: di sopra.
Lui la portò in camera sua.
Continuando a baciarla la fece sdraiare sul letto.
Lei iniziò a togliergli i vestiti.
-Felicity..-
-Oliver Queen! Stai zitto!- ordinò lei senza lasciargli finire il discorso.
Poi infilò una mano nei suoi capelli dietro la nuca stringendoli nel suo piccolo pugno.
Gli poggiò l’altra sulla spalla e si mise  seduta su di lui.
Lo guardò dritto negli occhi e gli disse:
- Tu non mi lascerai MAI PIU’! Io sarò la tua ombra! E soprattutto: non lascerai questo letto finchè non sarò IO a deciderlo! Hai capito?-
Oliver annui.
Lei sorrise, allentò la presa sui capelli e sussurrò dolcemente:-“ Ti Amo Oliver”-
Poi riprese a baciarlo.
E le parole divennero superflue.
   
 
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