Presi le
chiavi in borsa e le infilai nella toppa, aprii la porta ed entrai in casa
chiudendo piano la porta.
L’ambiente era silenzioso, fino a che non sentii tossire Harry dalla sua
stanza. Sorrisi, mi tolsi la giacca, che appoggiai sull’appendiabiti, e andai
nella sua camera da letto.
Era sdraiato, coperto completamente dal piumone con la camera quasi buia, mi
sedetti vicino a lui e gli scostai i capelli dalla fronte «Come stai, amore?»
gli chiesi toccandogli la fronte.
Mi sorrise e mi prese la mano, baciandomi il polso «Adesso sto molto meglio»
disse con voce nasale facendomi ridacchiare.
Mi alzai dal letto sotto il suo sguardo contrariato «Dove stai andando?» mi
chiese mettendosi seduto e tirando su con il naso «A prepararti un tè caldo»
risposi sorridendogli.
Incrociò le braccia al petto e fece il broncio «Ma io voglio che stai qui con
me, non voglio che mi prepari un tè» alzai gli occhi al cielo e mi avvicinai a
lui, lasciandogli un bacio sulla fronte «Torno subito».
Andai in cucina e cercai di essere il più veloce possibile, volevo passare con
Harry tutto il tempo che avevo a disposizione. Tornai in camera con una tazza
fumante, lui si sedette appoggiando la schiena alla testiera e prese il tè che
gli stavo porgendo.
«Che hai fatto oggi?» mi chiese guardandomi, gli occhi erano leggermente rossi
e lucidi a causa della febbre e non riuscii a trattenere un sorriso «Niente di
che, ho aiutato mamma con delle faccende e ho studiato» fece una strana smorfia
«Sicuramente più divertente di quello che ho fatto io» ridacchiai e gli lasciai
un bacio sulla fronte calda.
Eravamo sdraiati, lui con la testa sul mio seno ed io che gli accarezzavo
delicatamente i capelli. Potevo stare anche ore senza fare nulla di produttivo
con lui, ma comunque non mi sarei mai annoiata.
«Hey, ho un’idea!» disse all’improvviso spezzando il
silenzio «Sono tutta orecchi»
«Hai mai costruito una fortezza con cuscini e piumoni?» lo guardai confusa,
probabilmente la febbre lo faceva delirare «Scusa?» si alzò di scatto
mettendosi seduto «Ma si, da bambina! Non ci credo che non l’hai mai fatto».
Dopo dieci minuti avevamo costruito una casa fatta di piumoni e cuscini. Ce ne
stavamo seduti lì in mezzo a gambe incrociate e a guardarci negli occhi «Certo
che sei proprio un bambino» dissi accarezzandogli la guancia, il suo sorriso
andava da un orecchio all’altro «Siamo al riparo da tutto qui, lo facevo sempre
da piccolino, mi mettevo nella mia fortezza e lasciavo perdere tutto il resto»
«Beh, io di certo non sono al riparo dai tuoi germi» fece un finto broncio
incrociando le braccia al petto «Non è colpa mia! Se non vuoi stare con me puoi
andare» ridacchiai baciandogli il broncio che subito fu sostituito da un
bellissimo sorriso «Se mi ammalo, però, devi prenderti cura di me» annuì
contento «Mi prenderò sempre cura di te! Te lo prometto».
«Bene, ora che siamo qui sotto, cosa facciamo?» mi guardai intorno e mi chiesi
come era possibile che avessi assecondato Harry in questa stupidata, lui alzò
le spalle «Non lo so, mi basta che sei qui con me» sorrisi e gli strinsi la
mano.
Stare con Harry mi faceva sentire tremendamente bene, ero al mio posto, la
terra girava nella sua orbita e tutto era normale, quando mi chiesi di nuovo
cosa ci facessi sotto una casa costruita da coperte e cuscini mi risposi che
vedere Harry con quel sorriso era così bello che avrei persino preso il tè con
degli animaletti di peluche, se me lo avesse chiesto.
«Perché ti rifugiavi sotto il piumone, da bambino?» chiesi poi spinta dalla
curiosità, sapevo che Harry si apriva con difficoltà, mi aveva raccontato poche
cose della sua infanzia, ma ero così ansiosa di saperne di più. Volevo
conoscere tutto di Harry, dal dettaglio più grande a quello più piccolo, volevo
aiutarlo a superare tutti gli scheletri e tutte le delusioni che aveva subito
nel corso della sua vita.
Harry aveva questa facciata che lo proteggeva dagli agenti esterni, come se
dovesse in qualche modo fuggire dal resto del mondo, ma sapevo che con me
quella facciata si stava piano piano sgretolando. Non
avevo intenzione di forzare nulla, se non avesse voluto dirmi il motivo per il quale
si rifugiava sotto delle coperte allora non avrei insistito.
Mi stupii quando lo sentii prendere un respiro prima di parlare «Perché speravo
che prima o poi una fortezza fatta di cuscini e coperte mi avrebbe inghiottito,
speravo di poter rimanere lì per sempre. Mamma e papà non facevano altro che
litigare, Gemma si faceva i fatti suoi ed io ero da solo.
«Sai, Claire, avevo semplicemente bisogno di qualcuno che mi accarezzasse e mi
dicesse che andava tutto bene; ero solo un bambino e mia madre non lo capiva,
non capiva che io avevo bisogno del suo affetto. Poi mio padre se n’è andato e
tutto è peggiorato, quel rifugio era diventato la mia casa. Era doloroso
vedere che gli altri bambini erano
felici mentre io mi aggrappavo alla speranza che un giorno mio padre sarebbe
tornato e che mia madre mi avrebbe voluto bene come desideravo» mi si strinse
il cuore a sentire quelle parole. Harry era molto più ferito di quanto avessi
immaginato, ma io sarei sempre rimasta al suo fianco per ricucire e quelle
ferite che, forse, ora come ora erano ancora troppo profonde per essere
rimarginate.
«Mi dispiace, Harry. Sapevo che con i tuoi non avevi un gran rapporto, ma non
avrei mai immaginato tutto ciò» dissi sincera accarezzandogli una gamba. Lui
sorrise, un sorriso troppo lieve per far si che le fossette comparissero sulle
sue guance «Va tutto bene adesso, tu sei qui e sei con me sotto al mio rifugio.
Ce n’è voluto di tempo prima che ti trovassi, ma adesso sei con me».
Mi prese il volto fra le mani e mi baciò, un bacio che sapeva di amore e
gratitudine, anche se in realtà dovevo essere io grata ad Harry perché mi stava
aprendo il suo cuore, un cuore ferito.
«Adesso mi ammalerò, non ci sono più dubbi» dissi quando mi staccai da lui,
rise e mi baciò di nuovo «Beh, visto che ormai sei condannata, direi che posso
baciarti e fare l’amore con te, giusto?» disse riprendendo a baciarmi.
Si allungò sempre di più su di me fino a farmi finire con la schiena a terra
sul tappeto «Vuoi proprio che mi venga un bel febbrone non è vero?» ridacchiai sentendo
le mani calde di Harry solleticarmi la pancia «Mi prenderò cura di te, te l’ho
detto» prese a baciarmi il collo mentre le mani andavano ad insinuarsi sempre
più su sul mio corpo, fino ad arrivare al seno coperto dal reggiseno «Non credi
che la tua temperatura sia già abbastanza alta? Poi qui sotto fa caldo» si
fermò e mi guardò negli occhi «Cosa c’è,
non vuoi fare l’amore con me?» chiese con quegli occhi da cucciolo bastonato
che avrebbero fatto sciogliere anche il più temibile dei titani. Scossi la
testa e gli accarezzai i capelli «Ma che dici? Ho solo paura che tu possa
sentirti male» sorrise e mi lasciò un bacio sul naso «Sto benissimo, tranquilla».
Prese ad accarezzarmi di nuovo i fianchi mentre la sua bocca attaccava il mio
collo, sentii il suo cuore accelerato battere sotto la mia mano quando la
appoggiai al suo petto.
«Sei così bella» sussurrò al mio orecchio dopo avermi sfilato la maglietta.
Iniziò a lasciare una lunga scia di baci che partivano dalla mia mascella e
continuavano sul collo, sul seno, sulla pancia. «Dio Claire, ti prego non
lasciarmi mai» soffiò sulla mia pelle facendomi venire i brividi.
Strinsi un pugno sui suoi capelli quando con la bocca si avvicinò sempre di più
al punto più intimo del mio corpo e iniziava a slacciare i pantaloni «Ti
assicuro che non ho intenzione di farlo».
Presto la fortezza di piumoni e cuscini crollò a causa dei nostri movimenti
urgenti e repentini, ci trovammo sul tappeto della stanza nudi e coperti da
quell’ammasso di coperte che ci tenevano comunque al caldo e al riparo dal
resto del mondo, come se esistessimo solo noi e i nostri sospiri.
Ed in quel momento, così come ogni volta che stavo con Harry, per me era così;
c’eravamo solo noi e le nostre carezze, c’era Harry con i suoi occhi verdi e
lucidi che mi stringeva la mano e mi baciava ovunque la sua bocca riuscisse ad
arrivare.
C’era Harry con il suo corpo caldo e febbricitante che mi teneva sotto di lui e
mi faceva provare emozioni e sensazioni che mai avevo provato in vita mia, se
non con lui.
«Ti amo»
sussurrò lasciandomi un bacio sulla guancia, eravamo ancora sdraiati per terra.
Harry era bollente e probabilmente la febbre gli era salita di qualche grado,
ma era sempre bellissimo e non smetteva di sorridere un secondo «Ti amo anche
io, anche se tornerò a casa malata» scherzai spostandogli qualche riccio dalla
fronte.
Dopo qualche minuto decidemmo di alzarci e di rivestirci, Harry si rimise a
letto e mi pregò di rimanere ancora un po’, ma era già tardi e mio padre mi
avrebbe uccisa.
Quando tornai a casa, ovviamente, mi beccai una strigliata da mio padre il che
mi fece completamente passare l’appetito e andai direttamente a letto.
Mi svegliai il giorno dopo con un mal di testa atroce e la gola che faceva così
male che sembrava che mi avessero tagliato la testa. Maledissi la mia poca
forza di volontà per non aver resistito ai baci e alle carezze di Harry, sapevo
che mi sarei ammalata.
Presi il cellulare e gli mandai un messaggio
Grazie tante per avermi passato l’influenza,
come farò adesso? Tu sei a casa malato, chi si prenderà cura di me?
Tempo cinque minuti e il telefono vibrò
Sto bene, vengo a casa tua. Prepara
cuscini e piumone, amore.
Sorrisi e mi alzai dal letto per preparare tutto l’occorrente, forse non
era poi così male essere ammalati.
Ecco
l’altra shot che avevo scritto, che tra l’altro non
era ancora conclusa quindi l’ho conclusa adesso. Che dire, come al solito
questi due ci fanno vivere nel regno del fluff e probabilmente mi verrà il
diabete se continuo a scrivere di loro! Non ho ancora deciso cosa ne farò di
questa raccolta, se chiuderla qui o continuare, in ogni caso se continuerò vi
avviso già che gli aggiornamenti saranno sporadici dato che ora sono presissima
dalla sessione d’esami!
Spero che la shot vi sia piaciuta e, come sempre, vi
ricordo che una bella recensione è ben gradita!
Vi lascio tutti i miei contatti :)
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Un bacio
Sil