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Autore: Terre_del_Nord    22/11/2008    29 recensioni
Sirius Black e la sua Nobile Casata; gli Sherton e la Confraternita del Nord; l’Ascesa di Lord Voldemort e dei suoi Mangiamorte; gli Intrighi di Lestrange e Malfoy; le leggende di Potere e Sangue risalenti a Salazar Slytherin. E Hogwarts, i primi passi dei Malandrini e di chi, Amico o Nemico, condivise la loro Storia. UNA STORIA DI AMORE E DI GUERRA.
Anni 70. Il Mondo Magico, alle prese con Lord Voldemort, sempre più potente e feroce, farà da sfondo dark a storie d'amicizia per la vita, a un complicato rapporto tra un padre e i suoi figli, a vicende di fratelli divisi dalle scelte e dal sangue, a storie d'amore romantiche e avventurose. Gli eventi sono narrati in 1° persona da vari personaggi, canon e originali. "Nuovo Personaggio" indica la famiglia Sherton e altri OC.
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HABARCAT (Chap. 1/20) *** ORION (Chap. 21/24) *** HOGWARTS (Chap. 25/39) *** MIRZAM (Chap. 40/52) *** STORM IN HEAVEN (Chap. 53/62) *** CHAINS (Chap. 63/X) *** FEAR (Chap.97/) ***
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VINCITRICE 1° TURNO "Harry Potter Final Contest"
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Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, Mangiamorte, Nuovo personaggio, Regulus Black, Sirius Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'That Love is All There is' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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That Love is All There is

Terre_del_Nord

Slytherin's Blood

Habarcat - I.007 - I Compleanni di Casa Black

I.007


Sirius Black
12, Grimmauld Place, Londra - sab. 23 gennaio 1971

Per il 10° compleanno di Regulus si lavorò alacremente, per giorni, al 12 di Grimmauld Place: mia madre terrorizzò gli elfi, promettendo una decapitazione di massa se le cose non fossero state di suo gradimento, e poiché cambiava idea ogni mezzora, fu un’ardua impresa per loro mantenere la testa al proprio posto. Alla fine, però, casa nostra era davvero incantevole, ed io mi sentivo stranamente felice. Scendendo la scalinata vidi le orchidee annodate da nastri di seta verde/argento lungo i corrimani, le piante che decoravano ogni angolo, le luci fatate che svolazzavano nell’aria dando un’atmosfera strana per casa nostra, solitamente lugubre persino la mattina di Natale, e mi ritrovai a odorare, rapito, le rose di vario colore che allietavano tutti i punti strategici. La festa si sarebbe tenuta nel salone più grande, ma anche la Sala dell’Arazzo era stata addobbata e arricchita di fiori e luci: non sembrava più casa mia e, se non ci fossero stati i miei, mi sarebbe sembrata straordinariamente bella. Gli ospiti arrivarono alla spicciolata: i miei nonni paterni erano arrivati la sera prima e alloggiati nella camera degli ospiti, al secondo piano, i nonni materni si presentarono con zio Cygnus, zia Druella e Bellatrix. Zio Alphard apparve via camino e subito si imboscò con Crabble e Lestrange, elegantissimo, accompagnato da moglie e figli. Zia Lucretia e i parenti MacMillan arrivarono quasi per ultimi, in contemporanea. Mia madre era radiosa ma anche tesa, perciò decisi di apparire quando ero chiamato, e sparire se era la cosa migliore da fare: sembrava preoccupata per qualcosa, come se dalla buona riuscita di quella festa dipendesse la sua stessa vita, il che era assurdo perché era solo il compleanno di un bambino. Quando arrivarono gli Sherton rimasi piacevolmente meravigliato dal vedere la figura, peraltro abbastanza scocciata, di Mirzam: lo stato mentale di mia madre era peggiorato ulteriormente, presa tra l’entusiasmo per una presenza tanto attesa e la paura che qualcosa andasse storto. Lasciai da parte rapidamente queste considerazioni e feci la mia comparsa, ufficialmente per la gioia dei miei genitori, in realtà nella vana speranza di potermi accaparrare un po' dell’attenzione di Sherton o di suo figlio. Mio padre, non si sa per quale motivo già entusiasta di suo, ci sorrise orgoglioso quando vide me e mio fratello apparire senza bisogno di essere richiamati con urla o minacce, elegantemente e perfettamente vestiti, deliziosi nei gesti e nelle carinerie che facemmo agli ospiti, e galanti soprattutto con Deidra e sua figlia, Regulus per cancellare la sua bravata, io per consolidare il vantaggio acquisito una settimana prima.

    “I miei giovani Black!”.

Papà si mise tra mio fratello e me, poggiando raggiante le sue mani ingioiellate sulle nostre spalle, mentre salutava il suo migliore amico e la sua famiglia. Rivolsi loro il mio sorriso migliore ma mi resi subito conto che Meissa era completamente presa da Bellatrix, che la squadrava con un ghigno da belva, peggiorato ulteriormente quando vide mio fratello farsi avanti con aria contrita e in mano un mazzo di Aspodelus, i fiori del perdono. Per il resto della giornata, mentre l’attenzione di tutti era rivolta a mio fratello, cui furono regalati libri, dolci, giochi, denaro e alcuni oggetti particolari, come l’antico orologio da taschino di nonno Pollux, l’orrida collezione di boccette di zia Lucretia e la mia maestosa scatola di Dulcitus, mi godetti l’ottimo buffet e il succo di zucca, nel disinteresse generale, chiacchierando con zio Alphard, nonno Arcturus e ammirando Alshain, che ogni tanto mi rilanciava delle occhiate complici: ridacchiai tra me, osservandolo in quella folla di Black, sembrava un unicorno capitato in mezzo a un branco di ronzini. Mirzam, preso da una discussione divertente con Rodolphus Lestrange, di cui scoprii essere un buon amico, si teneva lontano dalle grinfie di mia madre, che non gli staccava gli occhi di dosso, e rifuggiva, chissà perché, la famiglia di zio Cygnus, evitando con particolare cura mia cugina Bellatrix.

    “Tua madre ti cerca, tesoro”.

Nonna Melania, stupenda nel suo abito turchese pieno d pizzi, mettendomi una mano ossuta sulla spalla, mi spinse attraverso la sala fino a mia madre che, seduta in poltrona, teneva banco tra le nostre ospiti più importanti, investendole con la sua falsa risata. Seduta dietro a sua madre, Meissa aveva un’espressione insofferente almeno quanto la mia, e sorrisi tra me e me, immaginandomela mentre sputava in faccia a Malfoy, quando mia madre mi riportò bruscamente alla realtà.

    “Sirius caro, invita la piccola Meissa a rivedere l’arazzo dei Black, temo si stia annoiando ad ascoltare noi vecchie comari...”.

Si rivolse a me con voce flautata, ridacchiando, ed io rischiai quasi di strozzarmi con la poca saliva che avevo in gola, imbarazzato e terrorizzato, quando Deidra fece cenno a sua figlia, dall’espressione interdetta almeno quanto la mia, di seguirmi nell’altra stanza.

    “Non fate i timidi, giocavate assieme anni fa, come dei veri demonietti, ricordi Deidra? Per me c’è un motivo se questa bellezza è venuta al mondo un mese dopo la nascita dell’erede dei Black!”.

Vidi Regulus sbuffare a quelle parole e non potei che trovarmi d’accordo con lui: come se non bastasse mia madre, nonna Irma ci mise del suo, facendo sì che Meissa le lanciasse uno sguardo carico d’odio, prendendo la mano che gli avevo porto non troppo convinta: appena mi passò accanto fui inebriato dal suo profumo di fiori; aveva una scamiciata verde scuro, vaporosa, sopra un abitino bianco di pizzo, con le maniche lunghe fino ai polsi e la gonna che arrivava a lambirgli le scarpe, cinta alla vita con una fascia di seta argentata, i capelli erano intrecciati, lasciando scoperto il viso dai tratti delicati. Al collo portava un ciondolo d’argento, due serpenti avvinghiati per le bocche, tra le quali era serrato uno smeraldo, sulle mani, oltre alle rune, spiccava una piccola fedina d’argento, antica, su cui era inciso lo stemma degli Sherton. Scivolammo fuori della stanza, sotto lo sguardo di tutti, i brusii compiaciuti di nonno Pollux e lo sguardo non troppo soddisfatto di suo padre: quando compresi quale fosse l’idea che serpeggiava tra gli ospiti, divenni porpora e m’impuntai non appena fuori dal salone. A peggiore il senso di soffocamento, Meissa mi guardava come fossi un pesce palla al punto che avrei desiderato solo correre in camera mia, a barricarmi dietro tonnellate di mobili. Ma sospirai e mi rifugiai nella galanteria, mio padre mi aveva insegnato perfettamente cosa ci si aspettava da un Black. E se avessi fatto disastri stavolta non mi avrebbe salvato nessuno dalla sua ira.

    “Hai sete? Kreacher ci porterà dell’altro succo di zucca, o qualsiasi altra cosa tu desideri”.

La guardai speranzoso, cercando di comportarmi come se fosse una situazione normale, non il peggiore test che mia madre potesse farmi di fronte a tutti. Meissa annuì e mi sorrise, io chiamai l’elfo e gli dissi di portarci del succo nel Salone dell’Arazzo, poi galantemente l'invitai nella stanza: quando entrai, mi accorsi con sgomento che non c’era nessun altro oltre a noi due, mia madre aveva organizzato la sua trappola per bene.

    “Come hai visto l’altro giorno, questo è l’Arazzo con tutti i componenti della famiglia Black, se vuoi te lo illustro”.

Indicai la parete di sinistra da cui si dispiegava in senso orario il nostro albero genealogico, poi mi ritrassi alle sue spalle, lasciandole la libertà di studiarlo come voleva, ma rimanendo comunque vicino se avesse voluto chiedermi informazioni: lei avanzò verso la parete, scorse lungo l’intera lunghezza, dandogli una rapida occhiata e, arrivata alla fine, si voltò con cipiglio aristocratico e autoritario. Mi preparai a recitare la storia che avevo propinato a vari altri ospiti nel corso degli ultimi mesi, sperando di non diventare rosso pomodoro sotto il suo sguardo altezzoso.

    “Le nostre famiglie…”.

Andai a indicare una delle zone più antiche, dove era ricordato un matrimonio che aveva legato gli Sherton ai Black nel XVI sec. Mi bloccai subito, non mi sembrava nè impressionata nè interessata, era anzi annoiata e inacidita per qualcosa. Mi diede di nuovo le spalle dirigendosi verso la finestra da cui suo padre, alcuni mesi prima, aveva osservato Londra sparire tra le nebbie, rientrando nella nostra vita dopo anni.

    “Guarda che lo so. Nel 1578 Iris Black sposò Reginald Sherton ed ebbero un figlio, Donovan Sherton, da cui deriva la mia famiglia, dal fratello di Iris, Castor Black, attraverso Phineas Nigellus Black, deriva doppiamente la tua. Recentemente ci siamo imparentati attraverso i MacMillan, tua nonna è la cugina di primo grado di mia nonna, Ryanna Meyer, tu e tuo fratello siete perciò miei cugini di terzo grado. Anche a Herrengton abbiamo questi arazzi, e l’altro giorno mi sono già annoiata a sufficienza a fingere di studiarlo. Perché tua madre ci ha spedito qua?”.

Sorrisi: non era arrogante con me, era infuriata con mia madre, proprio come me. Scoprire che arrossiva per rabbia, non per paura o vergogna, davanti alle macchinazioni di Walburga Black, me la fece sentire simile a me e l'ammirai: l’inizio era stato ruvido, la settimana prima, vedendola fare la smorfiosa con quel cretino di mio fratello, aveva perso molti punti ai miei occhi, ma ora mi accorgevo che avevamo qualcosa in comune, che potevamo essere amici, ne ero più che certo.

    “Li hai sentiti anche tu... io sono il primogenito di Orion Black e tu la preziosa figlia del suo migliore amico, e in questo momento, tutti i nostri parenti e tutte le persone che contano nel mondo magico sono di là a discutere del fatto che ci hanno visto andarcene via da soli, e staranno facendo duemila congetture su un nostro futuro glorioso”.
    “Starai scherzando! Mio padre non è uomo da fare o subire questi stupidi scherzi!”.

Mi guardava rossa in viso, con gli occhi che, se avessero potuto, mi avrebbero incenerito, saettando fiamme.Io volevo solo rassicurarla che la pensavo allo stesso modo, al contrario dei miei.

    “Il tuo magari no, ma puoi star certa che i miei adorano questi scherzi. E ti assicuro anche che per mia madre questi sono tutt’altro che scherzi”

Le offrii del succo, lei mi guardò perplessa, poi le apparve un ghigno sarcastico. Non bevve.

    “L’altro giorno l’avevo già intuito, ma ora so per certo che tu sei davvero come dice tuo padre!”

Arrossii mentre sorrideva strana: era un commento di mio padre che per una volta non aveva una valenza spregiativa o forse, anche per lei, il disprezzo di Orion Black era motivo di vanto? Provai a indagare, ma qualcosa mi diceva che forse avrei dovuto lasciar correre, non era saggio cercare di sapere cosa mio padre diceva di me agli estranei.

    “ Ovvero?”
    “Un ragazzino viziato e arrogante, che si crede di essere chissà chi. E ho visto benissimo da me cosa sei, nient'altro che un piantagrane, sei stato tu a mettere nei guai tuo fratello l'altro giorno!”.

Mi sembrò di avere addentato un limone: Salazar, allora l'avevo giudicata bene fin dal primo momento, quando avevo concluso che era graziosa, vero, ma tanto altezzosa da essere sospetta. E ora vedevo che era proprio così. Era identica ai miei, non era come suo padre.

    “Hai le idee confuse, Sherton se ti avveleni per i giochetti di mia madre e poi le dai ragione quando m considera un arrogante viziato!”
    “Parlo di tuo padre non di tua madre!”.
    “Allora, oltre che odiosa, sei pure tarda, se non capisci che quei due sono fatti della stessa pasta! La tua!”.

Non seppi se e cosa aveva da rispondermi, zio Alphard ci interruppe per dirci che dovevamo tornare nel salone: era il momento della torta. Mai interruzione fu più gradita, me ne andai di volata, lasciando da parte tutte le raccomandazioni dei miei e le norme e le etichette che apprendevo da anni. Per me, quella là, poteva anche andarsi a fare... un giro nel Tamigi! Per il resto del pomeriggio l’evitai come la peste, calorosamente ricambiato. Avrei dovuto passare l’estate con quell’arpia in miniatura? Merlino! Sarebbe stato come restare a Grimmauld Place! Fu allora che me ne resi conto: nulla mi garantiva che ora non sarebbe corsa a lamentarsi di me con Alshain, lui avrebbe ritirato l’invito e papà m avrebbe punito! Mentre mi angosciavo sempre di più, mio fratello trovò il modo di farle dimenticare la disavventura della settimana prima tanto che, fino a cena, rimasero a giocare a scacchi davanti al caminetto, mentre gli ospiti bisbigliavano del loro affiatamento e della mia aria da cane bastonato. Se non avessi rischiato la ghigliottina, avrei attuato un paio di micidiali vendette per rivalermi di tutti loro! Razza di cariatidi mummificate!

    “Sirius va a chiamare tuo padre e il signor Sherton, sta per essere servita la cena”.

Mi riscossi dai miei pensieri fumosi ed eseguii entusiasta gli ordini di mia madre, per mettere più distanza possibile tra me e l’orrida congrega: avevo ascoltato alcuni che dicevano che mi stavo facendo bello ed elegante, ma che avevo anche un pessimo carattere ed ora sentivo ribollirmi il sangue nelle vene. Mi avviai risoluto verso lo studio, al primo piano, a cui di solito non potevo neppure avvicinarmi: non mi ero accorto che Sherton e papà si erano ritirati in privato a fumare i loro sigari babbani, ma potevo comprenderli, era impossibile stare troppo a lungo in mezzo a quegli spaventapasseri senza avere crisi di rigetto.
Quando arrivai al pianerottolo mi fermai, si sentivano le loro voci oltre la porta, priva di protezioni muffliato e non sapevo cosa fare, restare ed essere accusato di spiare o entrare e disturbare. In entrambi i casi, mio padre aveva una buona occasione per punirmi, erano ormai settimane e settimane che non gliene davo più motivo. Attesi. La voce di Alshain si librava, ansiosa per qualcosa.

    “... per questo preferisce evitare chiunque: era un interesse serio il suo, ed io avevo accolto con gioia una prospettiva del genere, Salazar, poteva essere una soluzione perfetta! Così giorni fa, per assicurarmi che il padre non avesse già altri piani, sono andato a parlarci, non mi piace intromettermi, ma per Merlino! se non mi espongo per lui, per chi altro? Il padre, quando ha capito cosa volevo proporgli, mi ha guardato in lacrime, pieno di vergogna, e mi ha raccontato la verità, stava per prendermi un colpo all’istante e ancor peggio è andata quando ho dovuto riferirlo a Mirzam: è stato umiliante per entrambi, ammettere interesse per una ragazza che ... non farmelo nemmeno ripetere, per piacere!”.
    “Ti giuro che non avevo idea che fosse lei, Al, se avessi saputo! Ora penserai che volessi trascinare tuo figlio, il mio figlioccio in una situazione indecorosa! Ma te lo giuro…".
    “No, no, Orion, so bene che non avresti mai fatto volontariamente qualcosa che lo danneggiasse! non t accuso di niente, ci mancherebbe”.
    “Salazar, se non fossi stato così ottuso. E anche Walby! Eravamo convinti che fosse restio a esporsi per il carattere impetuoso della ragazza. In fondo però, fisicamente si assomigliano, sono sorelle…e…".
    “Ti ho già detto perché m opporrei all'altra, Orion, sono motivi seri che dovresti comprendere da te. E col padre ci siamo lasciati in amicizia, perciò chiudiamo qui questi discorsi, che col tempo potrebbero generare malintesi anche tra di noi”.
    “Hai ragione, la sorte di quelle ragazze infondo è problema del loro padre, non mio, io ho già i miei figli di cui occuparmi… Mi spiace solo che Mirzam abbia dovuto soffrire per quella snaturata!”.
    “Non crucciarti per lui, Orion, sarà presto solo un brutto ricordo, mio figlio ha il Quiddicht e tornerà presto sereno. Da te, però, voglio una cosa importante: devi promettermi che metterai un freno a tua moglie, non voglio che giochi ancora con i miei figli, per nessun motivo.“.
    “Lo sai che non posso impedire a mia moglie di macchinare, ma ti farò sapere qualsiasi cosa gli passi per la testa.”.
    “Vedrò di farmelo bastare, per ora…. Naturalmente, mi aiuterai anche a mandare a monte i suoi piani, se non sono di mio gradimento”.

Non sentii la risposta di mio padre: la porta si aprì di colpo e mi ritrovai di fronte a Sherton, sbalordito di vedermi, seguito da papà, poco contento d avermi trovato là dietro. Dovevo avere la faccia inebetita tipica di chi si è fatto beccare ad ascoltare tutto, senza capirci nulla.

    “Cosa ci fai qua? Piccolo ficcanaso! Lo sai che devi girare alla larga dal mio studio!”.
    “Io…. La mamma mi ha detto…per la cena…”.
    “Salazar! Non sa nemmeno spiccicare una parola di senso compiuto! Vedi perchè ti dico che mi fa sempre vergognare!?”.
    “Orion, sei tu la vecchia capra sorda! Tuo figlio ci ha portato un messaggio di tua moglie, aspettano noi per servire la cena! Andiamo Sirius, ho qualcosa per te…”.

Alshain mi sorrise e si sfilò dal panciotto un libercolo pieno di appunti scritti fitti fitti.

    “E' un prestito, me lo renderai a Herrengton; nel frattempo cerca di trarne beneficio!”.

Guardai la prima pagina, era una raccolta di incantesimi scritti da Alshain in persona: persi subito interesse per quanto avevo ascoltato, per Meissa, per mio fratello, là dentro c'erano cose meravigliose. Lo ringraziai: come al solito quell'uomo era riuscito a riportare il sole tra le ombre della mia vita.
Il resto della serata scivolò velocemente, tra brindisi, chiacchiere, risate, solo l’occhiataccia che si scambiarono i miei non prometteva nulla d buono. Quando la maggior parte degli ospiti tornò alle proprie dimore, e in casa rimasero solo i parenti più stretti, entrai nel Salone dell’Arazzo per salutarli, deciso a salire di sopra quanto prima: ero stanchissimo. Notai che Zio Cygnus aveva una faccia funerea e zia Druella sembrava sul punto di piangere, Bella stava alla finestra, con il solito cipiglio altezzoso, zio Alphard osservava il bicchiere di whisky, zia Lucretia andava avanti e indietro stringendosi le mani convulsamente, i nonni, gravi e arcigni non sorridevano più.

    “Prima che saliate di sopra, ragazzi, c’è una cosa importante che dobbiamo dirvi. Sedetevi.”.

Io e Reg ci guardammo e andammo a sederci sul divano, nostro padre si mise seduto, a capotavola, i gomiti sul legno antico, le dita delle mani intrecciate a sostenere il viso, gli occhi persi nell’arazzo. Era pallido, più vecchio di quanto non fosse.

    “Abbiamo aspettato, abbiamo pazientato, ma ora è il momento, o la vergogna ricadrebbe pesantemente su tutti noi. La decisione è presa. Andromeda non fa più parte della nostra famiglia, non è più figlia di Cygnus e Druella, non è più una Black. Per tutti noi non è mai neppure esistita”.
    "NO!".

Balzai in piedi, con le lacrime agli occhi, i pugni serrati sulla stoffa dei pantaloni, tremavo e guardavo supplice tutti loro, perché dicessero che non era vero. Reg mi guardò incredulo, nel silenzio generale, mia madre si avvicinò, e ci abbracciò, stringendoci forte al suo seno, ci avevano detto in passato cosa significasse quella formula, quando guardando l'arazzo avevo chiesto il significato di alcune macchie sul tessuto. E ora lo vivevo con i miei occhi. Nostro padre si alzò, si avvicinò alla parete, estrasse la bacchetta e fulmineo bruciò il viso di Andromeda, cancellandone anche il nome dall’arazzo.

    “Questo è il destino che attende chi tradisce il sangue dei Black: esilio e oblio”.

Poche, secche parole, pesanti come macigni: zia Druella non tratteneva più il lamento da bestia ferita. Nonna Irma la soccorse, uno dei pochi gesti di compassione che le vidi fare in tutta la mia vita.

    “Druella, Druella, respira, Salazar…. Kreacher portaci dell’acqua!”.
    “Tutte queste storie per una sporca traditrice del sangue!”.

Bella si voltò, gli occhi ardevano come fiamme, il ghigno le deformava i tratti del viso.

    “Come potete piangere per lei? Per una che giorno dopo giorno si fa disonorare da un sangue sporco, sputando sulle proprie origini! Per una che forse ha già nel ventre un bastardo mezzosangue, figlio della feccia! E' fuggita d casa, ha svergognato tutti noi e ancora, madre, tu piangi per lei?”.

Regulus si mise a frignare, nascondendo più a fondo il viso nel seno di nostra madre, le mani a tapparsi le orecchie, io guardavo Bella, con odio.

    "Stai zitta! sei solo una bugiarda! Smettila! Smettila!".

Non riuscivo a trattenermi più, volevo divincolarmi da mia madre, saltarle addosso e graffiarla, morderla, farla smettere di dire quelle bestemmie, ma l'unica cosa che riuscivo a fare era piangere e distruggermi nei singhiozzi.

    “Ora basta! Per Salazar, smettetela tutti e due! E tu, almeno tu, porta rispetto per il dolore d tua madre!”.

Zio Cygnus prese Bella per un braccio per trascinarla via e farla smettere, ma lei urlò più forte contro di me, deridendo il mio attaccamento per Meda. Ormai nessuno pensava più al compleanno di mio fratello, alla buona riuscita di quella giornata, io avevo lo stomaco chiuso, sapevo che, una volta solo, avrei pianto fino a vomitare l'anima. Tutte le domande avevano trovato le risposte: ora sapevo cosa turbava mia cugina, perché era scomparsa, perché la consideravano peggio che morta. Aveva tradito il nostro sangue, aveva sputato sulla nostra purezza, amando un sangue sporco: per alcuni, meritava la morte, per me.... non sapevo cosa pensare, per ora provavo solo dolore, perché non l'avrei più vista. Mai più. Mi rendevo conto dell’enormità di quello che era successo, e qualsiasi cosa avessi detto o fatto, la furia dei miei in quel momento mi avrebbe spazzato via, perciò mi chiusi nel mio dolore, sentendo però in me quella voce che da mesi faticavo a far tacere, una voce che gridava che era così che si doveva fare: rinunciare a tutto per il vero amore e la libertà. Attorno a me regnava il caos: zio Cygnus sbraitava ancora contro Bella, sfogando il dolore e la propria vergogna prendendosela con le parole irriguardose d sua figlia; zio Alphard e zia Lucretia erano attoniti, ma anche sollevati che non fosse capitata loro una disgrazia simile. I nonni piangevano. Zia Druella, pallida, sul punto di svenire era sostenuta da mia madre, che la accompagnò al divano, lì si accorse che eravamo ancora tra i piedi, così ci intimò di andarcene: avevamo assistito alla lezione, altro non dovevamo ascoltare.

    “Andate di sopra e riflettete sulla vergogna che si è riversata sulla nobile casata dei Black per colpa di quella snaturata! Ora da ciascuno di voi due, perchè è su di voi che poggia il futuro della nostra famiglia, ci si aspetta un segno forte: dovete dimostrare con la vostra vita che il nostro sangue non si è indebolito, che Noi siamo ancora “TOUJOURS PUR”, non dimenticatelo mai!”.

Salendo li sentii ancora discutere, nonno Pollux diceva a mio padre che per lo meno questa disgrazia era servita a dimostrare che io fossi a posto, visto che avevo appreso la notizia decisamente male, dimostrando tutto il mio disgusto per quella faccenda. Ero nauseato da tutti loro, era questo quindi il modo per ottenere il loro consenso, rinnegare l'unica persona della famiglia che m avesse amato mai... Mi facevano schifo, tutti, indistintamente. E quando sentii mia madre mi si gelò il sangue: quale devastante odio dimorava nel sangue dei Black? Mi rigirai nel letto per ore, insonne, piangendo e tremando d paura, con la voce di mia madre e dello zio che mi rimbombavano nelle orecchie.

    “Cygnus, sei un Black, non si torna indietro! Mi sono esposta in prima persona, per l’onore della tua casa, ma non è servito a nulla, anzi, per quella maledetta ho messo a rischio persino i miei piani! Se qualcosa andasse storto, se perdessi quanto m spetta a causa di questa storia, ricordati che tua figlia me la pagherà e tu non ti intrometterai! E' chiaro?”.
    “Puoi fare quello che vuoi, Walby, davvero, puoi anche ammazzarla come un elfo qualsiasi se ti diverte, io ho solo due figlie ormai, il resto per me vale meno della feccia!”.


***

Sirius Black
Zennor, Cornwall - dom. 21 febbraio 1971

Quando Kreacher entrò ad aprire le tende gli avrei volentieri tirato un pugno sul naso: stavo sognando di essere un famoso cercatore di Quidditch, che sollevava la coppa attorniato da una folla rumorosa e festante, una folla che mi chiamava solo Sirius, non Sirius Black. Stiracchiandomi tra le lenzuola di seta, guardai fuori: dopo settimane finalmente da qualche giorno non nevicava più, c’era anzi un bel sole alto nel cielo, a indicare una giornata rigida ma luminosa. Era il giorno della festa per il mio compleanno, avrei compiuto 11 anni l’indomani. Già da un paio di giorni eravamo a Zennor, la residenza estiva dei Black, nel Cornwall, dove erano stati invitati letteralmente tutti, per un ricevimento che, a detta di mia madre, sarebbe stato sulla bocca del mondo magico per almeno 20 anni, il tempo necessario a regalare a mia volta ai Black un erede. Inutile dire che la sola idea di tutto ciò mi mise addosso un senso di profonda disperazione. Non era solo colpa sua: nonostante il calendario dicesse che dovevo essere felice, non sapevo cosa provavo, preso com’ero tra pensieri tutt’altro che piacevoli. Dopo quanto era accaduto al compleanno di mio fratello, era stato un mese per me difficile, dovevo fingere di non essere triste, dovevo fingere di disprezzare mia cugina, e questo non era vero, anzi mi mancava sempre di più. Inoltre mi chiedevo come sarei sopravvissuto a due mesi in Scozia con Meissa Sherton: la odiavo per aver trasformato la prospettiva di una vacanza in un motivo d’ansia. Dopo quel giorno, l’avevo vista ad Amesbury, due settimane prima e la situazione era peggiorata ulteriormente. Quando arrivammo, apparve sulla scalinata simile a una principessina, con il vestito color rubino, senza maniche, sopra una tunica di pizzo, e i capelli legati in una treccia. Era odiosa, ma solo un idiota non poteva accorgersi di quanto fosse bella, così maledii me stesso per la mia debolezza, dovevo odiarla, quella piccola arpia, non farmi abbindolare da lei, come mio fratello.
Quel giorno, forse su invito di sua madre, Meissa era stata gentile anche con me, non solo con mio fratello, così alla fine mi ero fidato e li avevo seguiti nella stanza accanto a giocare, sperando di superare indenne la giornata e di far ricredere Meissa nei miei confronti: magari era solo prevenuta a causa di mio padre. Giocammo a biglie e provammo a fare piccole magie da principiante, trascorrendo serenamente quel pomeriggio almeno fino a quando, per far colpo, finii col provare una cosa letta nel libercolo di Alshain e colorai di blu la coda di Klothes, la sua gatta soriana, senza riuscire a riportare le cose come stavano. Mentre io maledicevo la mia incapacità di tenermi lontano dai guai e Reg cercava di trattenersi dal ridere, avendo dimostrato quanto fossi solo un pallone gonfiato, Mey perse il suo autocontrollo, mi urlò contro, disperata per il felino.
Deidra e mia madre, accorse per le urla, cercarono d rimediare, invano, finché la signora Sherton decise di cambiare la tonalità di grigio a tutto il pelo della gatta, sotto gli occhi disperati d Mey e la mia totale umiliazione: sarei stato per tutti, per sempre, un reietto avvelenatore di gatti da compagnia! Vedendomi afflitto, Deidra cercò di consolarmi, ricordandomi che situazioni del genere erano capitate a tutti ed io dimostravo di avere già l’inventiva tipica di un grande mago, mi mancava solo l'esperienza. Avrei voluto crederle, ma se anche fossi diventato un mago portentoso, la verità era che mai sarei stato nelle grazie dell’unica persona di cui m interessasse qualcosa! La realizzazione di quel pensiero mi spaventò, non potevo avere pensieri simili, non per quell’odiosa ragazzina, non per qualcuno che tra l’altro piaceva anche a mio fratello! Per il resto della giornata tra noi ragazzi l’aria fu elettrica: Mey voleva insultarmi, ma non poteva nulla, vista la posizione assunta da sua madre nei miei confronti, così si limitava a lanciarmi occhiate di fuoco, Regulus era preso tra il giubilo per la lezione che avevo rimediato, l’ilarità per il colore del gatto e la necessità d fingersi partecipe del dolore d Mey per approfittare fino in fondo del regalo che gli avevo fatto. Io ero schifato dall’assoluta sfacciataggine con cui aveva approfittato dei miei guai, e preoccupato per i pensieri che si stavano facendo largo nella mia testa. Tornati a casa, parlando con mio padre, appena tornato da un incontro con Lestrange, mia madre aveva descritto Meissa come futura fidanzatina di mio fratello: lo vidi compiaciuto nel sentire che tra il suo figlio più piccolo e la figlia del suo migliore amico c’era una certa alchimia, che se opportunamente favorita, poteva dare non poche soddisfazioni alla nostra famiglia. Mio fratello ascoltava compiaciuto tutto questo accanto a me, nascosti all’ombra del secondo pianerottolo, e per un attimo io pensai di considerare finita la mia vita. Rimisi a fuoco questo pensiero e mi ritrovai a rabbrividire. Cosa mi stava succedendo? Ero ossessionato da Mey, che odiavo, ma non potevo immaginare tanto vicina a me eppure irraggiungibile, perché di Reg; pressato dalla voglia di farla pagare a mio fratello, che mi guardava di sottecchi gongolante, e disperato al pensiero dell’incubo che sarebbe stata l'estate in Scozia. Finii col passare le giornate chiuso in camera mia, fingendo di studiare e lasciando in realtà vagare la mente in pensieri folli: m’immaginavo impegnato a fuggire in luoghi lontani affrontando avventure straordinarie …. ma alla fine, nella mente ,avevo sempre il viso di Meissa Sherton.
E quel giorno l’avrei dovuta incontrare di nuovo.

***

Meissa Sherton
Zennor, Cornwall - dom. 21 febbraio 1971

Odiavo Amesbury. Contavo i giorni che mi separavano dal ritorno a quella che era la mia unica, vera casa: saremmo ripartiti a metà marzo, per festeggiare il mio compleanno a Herrengton, dove m aspettavano i miei spazi infiniti, le nuvole del nord, i miei ippogrifi e le mille avventure che riuscivo a crearmi con facilità. Il Wiltshire si era rivelato una prigione piena di gente che non sopportavo; il malumore di mio padre inoltre peggiorava, sempre più spesso capitava che, leggendo la Gazzetta del Profeta davanti al caminetto, si alzasse di colpo e gettasse arrabbiato il giornale nel fuoco, borbottando, in gaelico, termini poco edificanti riferiti a un certo ”bastardo mezzosangue”. Poi filava d sopra, senza guardarci in faccia e rimanendo scontroso sempre più a lungo. La cosa peggiore però era che nelle ultime settimane avevamo frequentato spesso Walburga Black, una megera capace solo di impicciarsi dei nostri affari: sembrava avesse lasciato in pace mio fratello per concentrarsi su di me, e tenendo conto d quanto aveva detto suo figlio… Già, il suo detestabile figlio, Sirius: non mi ero mai sbagliata tanto su una persona, era altezzoso, antipatico, mi faceva i dispetti e combinava sempre guai, si era pavoneggiato davanti al suo stupido arazzo spiegandomi che sua madre aveva già pianificato le nostre vite, come se la volontà di noi Sherton non contasse nulla! E per finire, aveva anche mutilato la mia gatta! Mentre sprecavo gli ultimi mesi di libertà prima della partenza per la scuola, ero nella mia camera, a fantasticare: compiuti gli anni, mi aspettava una vita nuova, avrei sperimentato capacità che ancora non conoscevo, avrei provato la magia di mio padre, lui diceva che le mie potenzialità erano enormi, esaltate ulteriormente dall’essere nata il primo giorno d primavera. Kreya entrò, discreta ed efficiente, aprì l’armadio e tirò fuori un vestitino blu notte, regalo londinese di mio padre, mi aiutò a indossarlo, m pettinò e legò i capelli in una treccia, poi inchinandosi con i grandi occhi adoranti mi disse che ero attesa di sotto, in partenza per Zennor. Merlino! La festa di compleanno dell’odioso! Ero convinta che sarebbe stato il giorno seguente, ma dovevano avermi “ingannato”, perché negli ultimi giorni mi ero comportata in un modo che mio padre aveva definito“bizzarro”: avevo chiesto di poter evitare i Black, ma, secondo la mamma, mio padre c teneva molto che facessi amicizia con i figli di Orion. Ribattei che avevo fatto amicizia con Regulus, ma non sopportavo l’altro, talmente detestabile che avrei preferito non fosse invitato nemmeno a Herrengton per i riti del solstizio: i miei si erano scambiati uno sguardo strano, poi m avevano detto che entrambi i Black sarebbero rimasti in Scozia da noi per ben due mesi. Ed io lì, dopo lo smarrimento iniziale, avevo perso la testa, ribellandomi all’idea di avere quei due rammolliti in casa nostra per tutta l’estate, l’ultima che potevo passare in pace con la mia famiglia: mio padre a quel punto m aveva spedita in camera mia, in punizione, a scontare quegli sciocchi capricci da ragazzina viziata, decretando inoltre che avrei dovuto accompagnare mia madre durante i viaggi strani che faceva sempre più spesso negli ultimi tempi. Anche quella era una disgrazia dovuta a Sirius Black. E quel giorno l’avrei dovuto rivedere, Salazar! Pensai di fingere un malore, ma mia madre non m avrebbe permesso né perdonato un ammutinamento del genere. Così alla fine mi decisi a scendere, cercando di farmi forza.
Ci smaterializzammo, mia madre e Mirzam per conto proprio, io attraverso l’abbraccio di mio padre: arrivammo ai piedi di una magnifica scalinata, dietro d noi, a chiudere lo sfondo per 2/3, c’era un fitto bosco, da cui si snodava un viale alberato che arrivava fino alla corte ai nostri piedi, dinanzi a noi si apriva un meraviglioso portale di pietra, scolpito secondo motivi romanici, la cui porta reggeva un battente di bronzo con lo stemma dei Black. L’elfo domestico ci accolse, ci accompagnò attraverso un imponente atrio su cui s apriva una maestosa scalinata d marmo, quindi entrammo nel gigantesco salone: c investirono musica, risate, voci, odori di cibo, d persone, d profumi ricercati. La vista della signora Black mise fine alla speranza che fosse solo un brutto incubo: erano tutti lì, ancor più numerosi che alla festa di Regulus. Se la festa a Grimmauld Place era stata magnifica, quella di Zennor era letteralmente fastosa: compiere 11 anni era un traguardo importante tra i maghi, era l’ingresso in società, d lì a breve si era smistati a Hogwarts, dando un primo segno del ruolo che si sarebbe assunto nel mondo magico. C’erano tutti i loro parenti, e molte famiglie amiche, c’era un’aria anche più gioiosa dell’altra volta: ci avvicinammo per fare gli auguri a Sirius, dopodiché mia madre si avviò verso Walburga, con me al seguito, mio padre e Mirzam rimasero con Orion e Sirius. Io m guardavo attorno leggermente sperduta: Walburga stava seduta sul divano assieme a mia madre, aveva un abito lungo e nero, i capelli legati in una crocchia, il viso bello e altero pervaso dal solito senso di superiorità verso tutto e tutti, con la sua voce profonda e nasale si stava complimentando con la mamma facendo apprezzamenti sul suo aspetto, su come stava crescendo bene Wezen. Per me tutto questo, però, era solo un brusio confuso, rapita com’ero dalla figura di Sirius. Quel giorno indossava un completo verde scuro: era alto per la sua età, visto da lontano si poteva pensare che avesse già 13 anni, aveva i capelli lunghi e scuri, lievemente mossi, il viso dai lineamenti perfetti, gli occhi, color grigio cenere, sorridenti e vivaci, il naso dal profilo armonioso, e le labbra ben tornite e rosse. Appena aveva avvertito la mia presenza, mi aveva puntato gli occhi addosso, come un predatore fa con la sua preda. Regulus era la versione più piccola del fratello, senza ancora raggiungerne né la bellezza né la grazia: stava in piedi accanto al caminetto, insieme al figlio di Nott, intento a smontare un vecchio caleidoscopio di suo padre e sembrava non essersi neppure accorto del mio arrivo; meglio così, pensai, se continuava a passare tutto il tempo con me, sua madre sarebbe stata capace d designarmi già come la sua fidanzata ufficiale. Sospirai e dopo aver salutato con tutta la falsa gentilezza che possedevo le odiose megere presenti, m sedetti vicino a mia madre, lontana da attacchi, che non fossero le attenzioni odiose di Walurga. Bellatrix, presa dai suoi pensieri che sembravano tutt’altro che piacevoli, non m rivolse nemmeno un’occhiataccia: sorrisi tra me, forse in fondo c’era qualcosa di buono da festeggiare. Col passare delle ore, mentre la maggior parte dei ragazzini presenti era uscita nel parco a giocare, io rimanevo in casa, dando prova della mia affabilità e gentilezza, tutto pur di non dover affrontare quella peste di Sir, ma sapevo che non sarei riuscita a rimandare lo scontro in eterno.

    “Mi scusi Signora Sherton, Mey può venire a giocare in giardino con noi?”.

Eccolo: la voce alle mie spalle mi fece trasalire, soave, gentile, spudoratamente falsa, perfetta per ingannare gli adulti che lo trovavano un ragazzino delizioso, nonostante avesse dimostrato ampiamente la propria malafede. Che intenzioni aveva stavolta? perchè voleva attirarmi fuori? E, Salazar, quanto odiavo i ghigni ammiccanti di sua nonna e di qualche altra befana sua parente!

    “Vai pure Mey, è un peccato stare chiusi in casa con una giornata così bella”.

Dopo le nevicate abbondanti, negli ultimi giorni c’era stato sempre un bel sole, perciò Orion aveva voluto festeggiare il compleanno del suo primogenito nella loro casa nel Cornwall, dispiegando sulla tenuta un incantesimo che garantiva una temperatura primaverile. Uscii, come un condannato che va al patibolo, risoluta però a vendere cara la pelle: per lo meno dovevo provarci. Dal salone delle feste, una terrazza immetteva nel parco, racchiuso tra il bosco che avevo notato all’arrivo e la costa a picco sull'oceano, a garantire l’inaccessibilità della tenuta: mi resi subito conto che, così abbarbicato su una scogliera, il maniero assomigliava alla mia adorata Herrengton. Il terreno saliva lievemente, fino a formare una collina da cui s poteva ammirare il paesaggio, sovrastata nella parte estrema da un albero solitario; guardandomi attorno, raggiunsi la panchina sotto un platano, in una posizione riparata da cui fossi ben visibile agli adulti, rimasti in casa, ma defilata rispetto a dove giocavano i ragazzini, non volevo farmi notare da loro, erano insulsi piantagrane, come avevo sperimentato in quei due mesi di orrende visite agli amici di mio padre. Dalla mia posizione potevo ammirare il mare e le bianche vele che si muovevano leggiadre al largo: anche i babbani, quel giorno, approfittavano della bella giornata. Mi sedetti e chiusi gli occhi, beandomi del calore del sole sul viso, forse l’inverno era davvero finito, ed io, con la primavera, avrei ripreso a vivere.

    “Va tutto bene? Sei tanto silenziosa oggi!”.

Sobbalzai, non mi ero accorta che Sirius mi aveva seguito: mi stava sorridendo tranquillo, sembrava innocuo, avrei osato dire timido, forse voleva farsi perdonare per Klothes. Era il caso di dargli un’opportunità? Non mi fidavo di lui, ma se avessimo trovato il modo d firmare una tregua prima della mia partenza per la Scozia, forse l’estate non sarebbe stata l’inferno che si prospettava: feci buon viso, speranzosa. Quando però si sedette, e a sorpresa mi cinse le spalle con un braccio avvicinandomi a sé, facendo sfoggio del suo fascino infantile, occhi ridenti, voce canzonatoria e buon profumo, mi resi conto che aveva in mente un’altra delle sue diavolerie.

    “Cosa Merlino credi di fare, Black? Toglimi subito questa zampaccia di dosso!”.

Mi trattenni dal dargli uno schiaffo e cercai di reprimere l’inflessione allarmata nella voce. Ero allibita dalla sua sfacciataggine: speravo d'aver sfoderato il mio miglior cipiglio, bastava quello a mettere in fuga i rompiscatole come lui, l’avevo sperimentato con quel deficiente di Avery quando aveva provato a fregarmi la bacchetta giocattolo che mi avevano regalato i miei a Natale, era bastata un’occhiataccia, forse perché l’avevo già fatto cadere a terra il giorno del compleanno d Regulus, quando m aveva dato una spallata per tuffarsi sul buffet.

    “Salazar, Sherton, perché devi essere sempre così ostile con me?!”.

Ritrasse il braccio, sembrava triste e amareggiato, si mise a strappare ciuffi di erba dalla siepe dietro d noi, gli occhi persi chissà dove. Era incredibile, sapevo bene che era lui il pazzo, eppure mentre faceva quella faccia da cucciolo bastonato , sentivo io la necessità di giustificarmi… cosa Merlino voleva insinuare? Io non ero ostile con lui, era lui che si comportava…. Dovevo e volevo controbattere, e invece sospirai, piano, un “Salazar, sarei io quella ostile!” che forse nemmeno sentì. Dopodiché cambiò tutto. Cogliendomi alla sprovvista, Sirius si voltò di colpo e, attirandomi a sé, mi diede un bacio che per puro caso riuscii a deviare su una guancia, girandomi d scatto. Cercai di schiaffeggiarlo ma lo mancai, saltai in piedi, strofinandomi energicamente la pelle del viso col dorso della mano. Divenni rossa di vergogna al pensiero che qualcuno da casa avesse visto la scena: Merlino! Quelle vecchie megere avrebbero fatto i salti d gioia e applaudito. Che schifo!

    “Tu sei un pazzo, Black, davvero … sei completamente pazzo! E se vuoi saperlo, quello che hai fatto mi dà il ribrezzo ! E tu mi fai anche più schifo!!”.

Strinse i suoi occhi, sembravano fuoco e ghiaccio che si fondevano, mentre mi guardavano, il ghigno ormai noto a dargli l’aria pestifera da divinità dei boschi.

    “Hai ragione, devo essere pazzo a baciare te, una che non griderebbe se fosse stato mio fratello a farlo. In quel caso non t saresti nemmeno schifata, vero principessina?”.


Seduto, mi guardava divertito di sotto in su, mentre diventavo porpora. Non era vero! Merlino! Se anche fosse stato Reg, mi avrebbe fatto schifo lo stesso! Non mi era mai passato nemmeno lontanamente per la testa che Regulus potesse baciarmi! A dire il vero credevo che nessuno avesse il coraggio d farmi un affronto simile! Sirius era malato, quella era l’unica possibilità ed io…

    ”Hai perso la voce, Sherton? Chi tace acconsente, lo sai? O cerchi l’offesa suprema? Ma sai, per quanto tu possa sforzarti, non riusciresti mai a essermi più odiosa di così…”.

Sirius si alzò, canzonatorio, e questa volta lo centrai in pieno, lasciandogli l’impronta delle mie cinque dita sulla sua guancia sinistra; dopo lo shock del momento, cercò di prendermi per la treccia, ma io scappai via, verso casa, senza sapere dove nascondermi, sperando solo di trovare un bagno per lavarmi la faccia ed eclissarmi fino all’ora di cena. Merlino! Non riuscivo a credere che stesse succedendo a me: correvo, l’aria sembrava farsi spessa, palpabile, avevo difficoltà a respirarla, come se fossi salita tra le nuvole e di colpo fossi stata gettata a terra; ero talmente agitata da non riuscire a controllarmi, trovai un’entrata secondaria, m'intrufolai nella cucina degli elfi, chiesi e ottenni l’indicazione per un bagno e m ci barricai dentro. Poi furono solo oggetti che cadevano dalle mensole, acqua che usciva colorata dai rubinetti, ancora chiusi, tappeti che svolazzavo fino a posarsi sui ripiani più alti dei mobili che avevo intorno. Rimasi relegata in bagno per un tempo indefinito, fuori di me, in una specie di limbo. Poi sentii bussare alla porta, aprii e m ritrovai d fronte mio padre.

    “Che succede qui? Non credo sia stata Walby a far mettere le saponette lassù! Giusto?”.

Mi sorrise indicando un paio d saponette alla lavanda che occhieggiavano tra i cristalli lavorati a motivi floreali del maestoso lampadario. Entrò, s sedette alla consolle accanto a me, m posò una mano sulla testa, accarezzandomi, e con dolcezza m impose d guardarlo in faccia, ma io non volevo, avevo pianto. Mi tuffai tra le sue braccia, respirando il suo profumo a pieni polmoni e riprendendo a piangere in silenzio.


    “Cos’è successo Meissa? Cosa sono queste lacrime?”.
    “Nulla… è … ho litigato con Black, è … Sirius è odioso… e cattivo!”.
    “Capisco. E questo che vedo qua dentro cosa sarebbe? l’effetto della tua rabbia o del tuo dispiacere?”.

Mi sollevò appena un pò e mi sorrise. Mi guardai attorno: no, quella non era una stanza che aveva subito l’attacco di una strega arrabbiata, tutt’al più quello di una strega confusa. Molto confusa. Mi rifugiai di nuovo sul suo petto.

    “Non volevo…. Io… si è messo a girare tutto, ma… non l’ho fatto apposta!!”.
    “Capisco. Forse neanche Sirius voleva… ma ne parleremo a casa, con calma, ora sistemo qui, ti metto in ordine e usciamo, Orion deve fare un discorso, oggi è doppia festa”.

Tirai su col naso, mentre restavo affondata col viso sul suo petto, lui m massaggiava piano la schiena, ridandomi calore fino a che i singhiozzi repressi finirono e io ebbi il coraggio di guardarlo in faccia. Mio padre estrasse la bacchetta e con un paio di colpi riordinò la stanza, poi la rivolse a me, riannodò con cura la mia treccia, fece sparire dal mio viso le lacrime e gli occhi pesti di pianto, risistemò i miei vestiti, infine mi accarezzò il viso con la sua mano che mi dava sempre il coraggio di affrontare qualsiasi cosa. Lo guardai, era la persona più meravigliosa che esistesse.

    “Cosa si festeggia?”.

Mi aveva incuriosito, e la sua espressione carica d promesse alla fine m aveva in parte rallegrato.

    “Vedrai… è un evento importante, molto importante … forse ti farà persino sognare un pò. Ne hai davvero bisogno, piccola mia.”


Rientrai nel salone con lui, gli ospiti non si erano accorti della mia scomparsa, solo mia madre lanciò uno sguardo a mio padre, e lui gli rispose con un sorriso rassicurante, Sirius si avvicinò, io m’irrigidii e lo fulminai piena d’odio, ma Black guardò papà, supplice, divenne rosso in viso e mi disse alcune parole d scusa.

    “Mi sono comportato in maniera pessima, scusami, ti giuro sul mio onore che non succederà mai più”.

Mi tese la mano, avrei voluto insultarlo, non poteva giurare su un onore che non aveva, e schiaffeggiarlo di nuovo, magari, ma lo sguardo eloquente d mio padre m fece capire che dovevo accettare le scuse e non fare scenate lì. Acconsentii e mi rassegnai a sedermi accanto a lui, mentre Orion faceva cenno d volere l’attenzione d tutti noi: mi guardai attorno, il livello di eccitazione dei Black era superiore alla norma, c’erano pressoché tutti, parenti più o meno stretti, molte famiglie amiche. Il misterioso evento era fondamentale per i Black.


    “Sono veramente lieto di ospitare qui, in questo giorno già rilevante perché segna l’ingresso nella società magica di mio figlio Sirius, tutti quanti voi, amici e parenti, perché oggi ho anche l’onore di annunciare, io, a tutti voi, ufficialmente, il fidanzamento della nostra adorata Bellatrix, figlia di Cygnus Black e Druella Rosier….”

Guardai preoccupata all’indirizzo di mio fratello, nulla faceva presumere che c’entrasse qualcosa, non si erano visti altri Black oltre i figli e la moglie di Orion, a casa nostra, e ricordavo i discorsi dei miei genitori, poco entusiasti di Bella. Da allora non se n’era parlato più. Mirzam stava serio e compito accanto a nostro padre, guardando privo d emozioni palesi verso Cygnus e Bella. Quella megera non sarebbe stata una Sherton, no, mio padre e mio fratello non m avrebbero mai fatto un torto simile!

    “… con il nobile Rodolphus Lestrange. Un brindisi a questa felice unione, unione, ricordo, di due anime, certo, ma anche di due tra le più antiche e nobili e pure famiglie Slytherins che da sempre condividono valori, aspettative e progetti. Un brindisi a questa meravigliosa coppia!”.

Tutti applaudirono, io ripresi colore, mio fratello fece calorosi complimenti a un Rodolphus particolarmente emozionato, erano amici da una vita e benché non l’avessi visto che rare volte, sapevo che mio fratello lo frequentava spesso. Cygnus Black e Roland Lestrange si sedettero a firmare il contratto, redatto insieme, in privato, nei giorni precedenti, davanti a tutti noi, poi si strinsero la mano e tutti applaudirono, fioccarono baci e abbracci, complimenti e auguri: tutti erano radiosi e soddisfatti, soprattutto quando finalmente Rodolphus ebbe il “diritto” di baciare la sua fidanzata, a dire il vero non molto entusiasta né particolarmente felice. Passarono tra gli ospiti, parlarono per la prima volta come coppia con pressoché tutti noi, mio padre e mia madre fecero loro i complimenti, Rodolphus era raggiante, mentre Bella continuava a guardarsi attorno come assente, attratta solamente da mio fratello cui lanciava occhiatacce piene, sembrava, di risentimento. Il resto della serata scorse rapidamente: dopo il brindisi per Bella e Rod ci fu il banchetto finale, al termine del quale ce ne andammo subito perché mia madre era stanca. Evitai Sirius, snobbai suo fratello e, alla fine, salutai freddamente persino Orion, lasciandolo perplesso. A casa, stanca, mi ritirai subito in camera, evitando di parlare con mio padre dei Black: questa volta non me l’ero cavata con poco, non era stato solo un gioco, né un incantesimo finito male, o una disattenzione. Non potevo smettere di pensare a Sirius e al bacio che solo per caso era finito sulla mia guancia. In pigiama scesi dal letto, mi misi alla finestra finché non m si gelarono i piedi: era da lì, da quella finestra, che l’avevo visto la prima volta, lui era nel parco, era arrivato al platano e si era messo a guardare la casa, aveva alzato gli occhi verso la mia finestra ed io, dopo aver notato i suoi occhi stupendi alla luce delle torce, avevo abbassato in tutta fretta la tenda della mia stanza, col cuore che mi batteva stranamente più rapido.

    E oggi Sirius Black ha osato toccarmi e mi ha baciato!

    “Sei solo parte di un incubo, Black, presto tornerò alla mia vita, sarò felice e dimenticherò … tu tornerai nell’oblio che meriti, lontano da me e dai miei pensieri”.

Sospirai sollevata e mi ributtai sul letto, ma mi assalì presto una nuova ansia: potevo evitarlo facilmente per due mesi a Herrengton, era il mio regno, sapevo sparire persino agli occhi d mio padre quando volevo, ma dopo l’estate saremmo andati a Hogwarts e lì… quella scuola già m angosciava per tante cose, lo smistamento, Malfoy… Come sarei sfuggita alla pazzia di Sirius se fossi entrata anch’io a Serpeverde? Come avrei evitato per sette lunghi anni i suoi stupidi scherzi? E come potevo evitare che sua madre, con le sue macchinazioni, m rovinasse la vita per sempre?

***

Sirius Black
Zennor, Cornwall - dom. 21 febbraio 1971

    “Sirius, hai idea di dove sia finita mia figlia?”.

Stavo ritornando indietro, ancora confuso, con ancora le cinque dita d Meissa stampate in faccia, rosso come un papavero, furioso per come m aveva trattato, senza rendermi conto di come me la fossi cercata, quando a peggiorare le cose, sentii la voce d Sherton che m apostrofava senza tanti preamboli.

    “Io…ecco…. Lei…”.
    “A guardarti si direbbe che abbiate bisticciato di nuovo. Sai dirmi dove s’è nascosta?”.

Mi guardava divertito, ero ammutolito, m vergognavo come un ladro: compresi che non potevo dire la verità, nemmeno io sapevo perché mi ero comportato a quel modo, ma era evidente che non era il tipo di azioni d cui andare fieri e di certo non era il tipo d situazione su cui Alshain si sarebbe fatto una sonora risata. Anzi, se volevo uscire del tutto dalle sue grazie, il modo migliore era fare e pubblicizzare proprio il genere d bravate d cui mi ero reso protagonista quel giorno.

    “L’ho vista sparire là dietro, credo sia passata per le cucine… Signore….. io…Mi dispiace, sono stato un cretino, io.…. le ho tirato la treccia, e…”.
    “Non entro mai nelle beghe d voi ragazzi, Sirius, ma se accetti un consiglio, se hai qualcosa in sospeso con mia figlia, è meglio che la risolvi in fretta, il 1° di marzo torniamo a Herrengton, non hai molto tempo per chiarirti con lei. E usa prudenza, perché l’ho allevata come i suoi fratelli, sa difendersi molto bene! Ma a quanto vedo questo l’hai già sperimentato da te”.

Mi aveva afferrato il viso e stava ammirando il segno della mano ancora pulsante sulla mia faccia: non disse altro, se ne andò in silenzio, senza rimproveri nè domande, lasciandomi lì da solo, come uno stupido. Ed ora ero in camera mia, a ripensare a quel pomeriggio così ricco d eventi: avevo ricevuto molti regali, libri, giochi, dolci, vestiti, denaro e oggetti magici di origine più o meno discutibile, i miei m avevano trattato come fossi un figlio d cui essere orgogliosi, poi tutti si erano occupati del fidanzamento di Bella con quel cascamorto di Lestrange. Sicuramente erano una coppia di pazzi sanguinari ben assortita, almeno prendendo per buoni i discorsi recepiti sottovoce su Rodolphus da parte d qualche invitato. Mi stesi nel mio baldacchino, con in mano l’anello dei Black che m aveva regalato mio padre, lo rigiravo tra le dita, osservando lo stemma, ma vagavo in un brodo caotico d pensieri, che tornavano sempre a Meissa. Solo, lì, nel buio della mia stanza, m resi conto: Salazar, cosa diavolo avevo fatto? Dovevo chiederle scusa, scusa davvero, ero stato un villano, non m ero mai reso pienamente conto dell’enormità delle bravate che ero riuscito a combinare in quei due mesi. E la cosa straordinaria era che me l’ero sempre cavata senza punizioni d alcun tipo.  Avrei colto l’ultima possibilità prima della partenza degli Sherton, per mettere fine a quella disputa che avevo creato dal niente, non importava se mi avrebbe insultato, io non potevo lasciar andare Alshain con l’idea che fossi un vigliacco, meschino e bugiardo, e Meissa con la certezza che fossi, come m aveva definito, un arrogante viziato? Inoltre m tormentava da giorni una realtà, mi chiedevo perché non m avesse mai tradito: se s fosse lamentata d me con i suoi o con i miei genitori, a quest’ora mio padre m avrebbe impiccato in mansarda per gli alluci, anzi, per qualche altra estremità ben più dolorosa, era poco ma sicuro!. Perché non l’aveva fatto? Alshain aveva detto che l’avevano abituata a difendersi da sola dai fratelli, questo significava che magari avrebbe provato a vendicarsi da sola, non avrebbe agito come i fratelli Black, presso i quali la delazione era una pratica diffusa, anche se spesso controproducente, soprattutto se la utilizzavo io. Il giorno dopo, di ritorno a Grimmauld Place, nostro padre ci comunicò che eravamo invitati ad Amesbury per il sabato seguente e che gli Sherton sarebbero poi ripartiti in anticipo per la Scozia: m sentii sollevato, convinto che di lì a giugno sarei riuscito a chiudere nel cassetto gli strani pensieri che mi turbavano dalla notte di Yule. D’altra parte, avevo meno d una settimana per tentare d ricomporre i pezzi, e nessuna idea su come fare per farmi perdonare, risultando convincente. Regulus non prese bene l’idea che gli Sherton sarebbero partiti prima, tornò a incupirsi e provare scarso entusiasmo per tutto quello che facevamo: durante quelle uscite si era divertito e si era affezionata a Meissa, cosa davvero inusuale perché mio fratello difficilmente si appassionava a qualcosa o si legava a qualcuno che non fosse nostra madre. Sapevo che, come me, ormai viveva nell’attesa del viaggio nelle Highlands, e pur invidiandolo, per com’era riuscito a fare amicizia con Mey, provai pena per lui, perché io sarei presto fuggito a Hogwarts, mentre lui avrebbe dovuto affrontare i fantasmi della nostra famiglia ancora per un altro anno, tutto solo con nostra madre, nella nostra tetra casa.”.


*continua*



NdA:
Ringrazio quanti hanno letto, hanno aggiunto a preferiti/seguiti/ecc, hanno recensito e/o hanno proposto/votato questa FF per il concorso sui migliori personaggi originali indetto da Erika di EFP (maggio 2010).

Valeria



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