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Autore: Hollister    17/01/2015    4 recensioni
Sequel di “Sangue di Divergente”.
La lotta contro i Divergenti continua.
Lexis è rimasta da sola, ad affrontare tutte le sue paure e la guerra.
Le speranze di vincere sono pochissime, soprattutto dopo la scomparsa di Eric.
Ce la farà Lex a sopportare tutte le avversità, a ritrovare Eric e sconfiggere finalmente gli Eruditi, creando un mondo di pace e serenità?
-
I guess I never found the right time did I to
tell you I'm sorry I gave up
but until you're broken
you don't know what you're made of.
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Eric, Four/Quattro (Tobias), Max, Nuovo personaggio, Tori
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Violenza
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Cattura.
Capitolo due.





La notte era terribilmente silenziosa.
Ero stesa sul letto, a fissare il soffitto e tutte le sue sfaccettature. Avevo una piccola stanza singola, con un bagno non molto attrezzato e un letto scomodo. Era una delle migliori al Rifugio, un piccolo edificio ancora in piedi per miracolo.
I Ribelli l’avevano occupato subito dopo seppero della sparatoria nella sala riunioni.
 
È lì che Eric morì.
 
Una lacrima scese dalla mia guancia, mentre mi mettevo a sedere sul bordo del letto.
I suoi capelli, i suoi occhi, la sua mascella che si contraeva quand’era arrabbiato.
Avevo perso tutto.
Senza di lui era come stare senza ossigeno. Stavo affogando.
Mi alzai, e strisciando i piedi, raggiunsi il bagno.
Appena entrai, un conato di vomito mi costrinse a piegarmi sul water per rimettere tutto ciò che avevo ingoiato la sera prima e forse, anche la colazione.
Appena finii, ero senza forze. La ferita sul fianco si stava rimarginando, non c’era più dolore, se non quello interiore.
Tutto ciò che volevo era che Eric fosse al mio fianco, a sostenermi, a dirmi che andrà tutto bene.
E invece ero sola.
Quattro mi aveva abbracciato come si fa con una sorella, mi aveva coccolato tra le sue braccia fino a quando i singhiozzi non erano finiti.
Mi alzai dal pavimento con uno sforzo, e aprii l’acqua della doccia.
Dovevo assolutamente lavarmi via tutti i brutti pensieri, in modo letterale.
L’acqua era fredda, ma poco m’importò.
Entrai dentro, una scossa di brividi s’impossessò del mio corpo. Mi guardai, ero leggermente ingrassata: la pancia era un po’ gonfia, ma non ci feci caso.
Dopo dieci minuti buoni, uscii dalla doccia e cominciai ad asciugarmi.
 
I capelli erano cresciuti, arrivavano fino al petto, bianchi come la neve. I miei occhi erano spenti, due occhiaie violacee li contornavano come cornici, ero davvero in uno stato pietoso.
Mi vestii di nuovo, con i miei abiti da Intrepida, ed uscii dalla mia stanza.
Erano appena le cinque del mattino, l’edificio era silenzioso; nessuno si era ancora alzato dal letto.
Raggiunsi la ‘mensa’ e mi sedetti ad un tavolo.
Dovevo pensare a qualcosa per raggiungere i Candidi e chiedere loro un’alleanza.
Da soli non ce l’avremmo mai fatta contro l’esercito di Jeanine.
 
Una mano si posò sulla mia spalla, facendomi sussultare.
Mi voltai, incontrando gli occhi stanchi di Tori.
Mi fissò, con un sorriso, e si sedette davanti a me.
 
“Buongiorno”, fece lei. “Come stai?”.
Cercai di ricambiare il sorriso, ma subito dopo sospirai. “Bene, e tu?”.
“Non c’è male, non riesco a dormire”.
“Senti Tori”, cominciai, guardando in basso. “Dobbiamo assolutamente contattare i Candidi”.
“Le comunicazioni sono controllate dagli Eruditi, non possiamo”.
“Allora ci andrò io stessa”.
 
La donna strabuzzò gli occhi, guardandomi incredula.
“E’ troppo pericoloso Lex! Ti uccideranno!”.
Scossi la testa. “Tori, qualcuno dovrà pur rischiare. Senza un alleato abbiamo già perso in partenza!”.
 
Mi guardò ancora per un attimo, poi sospirò. “Prima dobbiamo avvertire gli altri. Poi si deciderà con calma”.
“Non capisci!”, esclamai, rimanendo tranquilla. “Non abbiamo tempo”.
Tori mi guardò un’altra volta, arrendevole alle mie parole.
“Non voglio che tu muoia… sei troppo importante per tutti noi, come un pilastro. Se perdiamo te, perdiamo contro tutti”.
Le sue parole mi colpirono nel profondo, una fitta interiore mi fece stare male.
“Non morirò, te lo prometto. Partirò stanotte, e raggiungerò i Candidi”.
La donna annuì, ma la sua espressione era fin troppo preoccupata.
“Non andrai da sola”, disse una voce dietro di me.
 
Mi voltai, Quentin mi fissava convinto, con le braccia al petto.
Mi alzai con uno scatto, prendendolo per le spalle.
 
“Tu non verrai!”, esclamai, infuriata.
I suoi occhi azzurri sostennero i miei, coperti da un velo di rabbia.
“E perché?”, domandò.
“Perché hai una persona da proteggere, e non sono io, ma Amelie. Quindi resterai qui, al sicuro con lei. Non voglio che le succeda nulla di male”.
Mi guardò, incredulo, poi abbassò lo sguardo. “Quando”.
“Stanotte”.
 
-
 
Uscii dall’edificio, dirigendomi verso le strade di Chicago.
La Fazione dei Candidi era lontana di almeno trenta chilometri, e avevo massimo cinque ore di tempo per raggiungerlo e salvarmi la pelle.
Le ronde passavano ogni mezz’ora, quindi avevo tempo di riposarmi un po’ durante il tragitto.
Sapevo già che non mi sarei fermata.
 
Continuai a camminare velocemente, per poi iniziare a correre. A poco a poco, vedevo la città di Chicago diventare sempre più vicina.
Era tutto parecchio buio, a parte l’altissimo palazzo di vetro degli Eruditi, illuminato da tantissime luci. Sembrava davvero un posto sicuro.
 
Ma non per me.
 
Appena fui abbastanza vicina da vedere bene degli Intrepidi correre per le strade, mi nascosi dietro a degli edifici crollati.
Sentii delle urla, forse ordini, provenire da voci lontane. Guardai l’orologio: era quasi mezzanotte, ci mancavano appena dieci minuti.
Mi mossi agile fra le macerie, senza farmi vedere dalle luci di controllo.
Con la pistola in mano, procedetti velocemente per un tratto, poi rallentai la velocità.
Ero dietro ad un palazzetto abitato, la ronda vestita di nero correva nella strada proprio di fronte a me.
Controllavano superficialmente le strade, non erano un problema per me.
Dovevo muovermi con cautela lungo il tragitto, senza farmi troppo notare.
Appena la ronda di Intrepidi passò, mi appiattii al buio, contro ai muri di palazzi contro luce, e con uno scatto, attraversai la strada.
Ma un urlo, mi fece correre ancora di più.
 
“SPARATE!”.
 
Cosa? Sono  già stata scoperta?
 
Mi arrampicai sulle finestre di un palazzo, e riuscii a raggiungere il tetto, sotto i continui spari della ronda.
Non mi voltai nemmeno, per paura di incontrare i loro occhi.
Corsi sul tetto, e con un balzo raggiunsi un altro palazzo.
Mi fermai dietro ad un muro alto, e caricai la pistola. Ero pronta a sparare, ma non a morire.
Appena uscii allo scoperto, una pioggia di proiettili mi accolse.
 
Intanto, gli Intrepidi della ronda stavano salendo sul tetto. Ero in netto svantaggio.
Allora saltai su un altro tetto. Ma uno sparo mi colpii al braccio, facendomi cadere dal cornicione.
Sbattei forte la testa, e il buio mi avvolse.
 

**

Eccomi di nuovo qui, con il secondo capitolo!
Le cose si stanno muovendo, ma purtroppo qualche volta si è destinati a fallire.
Riuscirà Lexis a sfuggire di nuovo e a raggiungere i Candidi? Mh......

Non siate silenziose e come al solito, se avete delle storie, ditemi pure <3
Alla prossima!!
   
 
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