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Autore: Shade Owl    17/01/2015    1 recensioni
Sconfiggere il destino è un'ardua battaglia. Lo sa bene Nathan Clarke, il quale si è preso sulle spalle più di un fardello, il più recente dei quali lo ha trovato in un bosco durante la caccia. Ma lui ha qualcosa che molti sembrano considerare solo una mera illusione, e che secondo il suo giudizio può portare enormi cambiamenti nel futuro: ha una speranza.
E la speranza di un uomo da sola dovrà tenere testa a mille difficoltà, sostenendo la piccola Athena attraverso un mondo ostile a chi, come lei, sembra avere un solo cammino davanti: quello della morte.
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STORIA MOMENTANEAMENTE SOSPESA
Genere: Dark, Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Kibir uscì nella notte del mondo di superficie, calando il cappuccio del mantello fin quasi sugli occhi. Sopra di lui bruciavano le stelle di un cielo senza luna, scuro quasi quanto l’oscurità da cui era appena uscito.
Appena fu all’aria aperta si fermò per alcuni istanti, osservando la volta celeste che era sopra di lui in silenzio, i complicati di disegni che quei minuscoli punti luminosi tracciavano come se fossero stati messi appositamente lì da qualcuno. Forse una divinità annoiata si era divertita a creare quello spettacolo all’alba dei tempi, per avere qualcosa da fare alla nascita del mondo. Di certo, non era stata una divinità Drow a pensarci: non avrebbe avuto motivo per creare qualcosa che la sua razza non poteva ammirare se non raramente.
Gli umani tendevano a dare per scontato il loro cielo, ma da dove veniva lui il buio era buio e basta. Non c’erano stelle a rischiararlo, o una luna che la maggior parte delle volte portava un po’ di luce. Non c’era nemmeno il vento, o l’odore delle piante. Gli unici spostamenti d’aria avvenivano per i movimenti degli abitanti del sottosuolo, e gli odori erano quasi sempre quelli dell’umidità e della pietra. Persino i suoni erano diversi. Le differenze tra i due mondi non si contavano, ma il cielo e il buio della superficie erano in cima alla sua lista: lassù tutto era luce, talmente tanto che persino l’oscurità era luminosa.
Ora devo andare.
Si costrinse a riscuotersi dalla propria immobilità e si avviò lungo il sentiero, diretto verso il centro abitato più vicino. Con quello che era successo al villaggio confinante avrebbe dovuto viaggiare per giorni prima di raggiungere un qualsiasi villaggio, e non poteva permettersi di perdere tempo.
Strinse saldamente il bastone da viaggio, calandosi ancora meglio il cappuccio sulla fronte. Durante la notte nessuno si sarebbe accorto che non era un essere umano, quindi non avrebbe dovuto preoccuparsi… d’altra parte, durante il giorno non sarebbe stato semplice passare inosservato. Aveva dovuto procurarsi abiti più umili e rinunciare ai simboli della casata, a eccezione di un pendaglio nel suo zaino. In quel modo avrebbe potuto spacciarsi per un semplice viaggiatore o un reietto scacciato dai suoi simili per un qualche motivo. Avrebbe ragionato con calma sulla storia da fornire a chiunque gli avesse fatto domande, cosa peraltro rara: pochi amavano avvicinare un Drow, e ancora meno fargli delle domande. Gli umani di rado si comportavano in modo ostile nei confronti di quelli come lui, troppo preoccupati di finire mutilati o uccisi, e si limitavano a guardarlo con sospetto e timore ogni volta che saliva in superficie.
Raggiunse il sentiero senza incidenti e lo percorse fino al bivio che lo avrebbe condotto a Viniva o a Sorira, a seconda della direzione che intendeva prendere. Tornando indietro si sarebbe diretto verso le montagne. Accennò a imboccare il secondo percorso, quello per Sorira, quando un odore pungente gli colpì le narici, inducendolo a fermarsi. Cominciò ad annusare l’aria, guardandosi attorno, seguendo quell’aroma particolare che lo indusse ad alzare lo sguardo; individuò quasi subito un albero i cui rami erano stati rivestiti di stracci imbevuti in un qualcosa che dava loro quella strana fragranza. Mosse un altro passo e strinse gli occhi: nonostante la lieve brezza che spazzava il sentiero e muoveva i rami della pianta, quei brandelli di stoffa erano immobili, rigidi. Eppure erano certamente tessuto strappato e legato alla meglio, vedeva chiaramente le sfilacciature e i nodi.
Olio di Kalashar.
Non era un albero. Era una trappola. E non per lui.
- Dove sei, umana?- chiese.
Sentì un movimento alle sue spalle, ma non era un rumore. Era più di uno spostamento d’aria che si muoveva in direzione opposta  a quella della brezza. Con uno scatto repentino tese all’indietro il braccio, agguantando un polso armato di pugnale ben prima che potesse trafiggerlo.
La donna umana cercò di liberarsi con uno strattone che, tuttavia, non lo fece nemmeno barcollare, e rassegnata gli lanciò uno sguardo truce, a cui Kibir rispose nell’identica maniera.
- Un albero pieno di stracci imbevuti in olio di Kalashar.- disse Kibir - Il cui odore è inesistente per gli esseri umani come te. Non ero io quello che speravi di cogliere di sorpresa, dico bene?-
- Infatti.- replicò lei.
Fece scattare la gamba, colpendolo con un calcio dietro il ginocchio. Stavolta non riuscì a fermarla, e la gamba gli cedette trascinandolo a terra. Approfittando del momento l’umana si liberò dalla sua stretta e mosse la mano in una parabola che partiva dal basso, mirando alla sua gola. Senza scomporsi, Kibir alzò il braccio e lo incrociò al suo, fermando di nuovo l’arma senza farsi nulla; si rialzò mentre lei roteava su se stessa e sollevava una gamba per colpirlo al volto, ed evitò ancora l’attacco inarcando lievemente la schiena. Il suo stivale passò a più di mezzo palmo da lui, innocuo, ma appena prima che toccasse terra scattò ancora, stavolta verso l’alto. Lo fermò col palmo della mano, e la stessa sorte toccò alla gomitata e all’ennesimo affondo del pugnale che vennero dopo. A quel punto, Kibir passò al contrattacco.
Allungò il palmo, prendendola al mento con forza mentre le teneva il braccio in tensione. La testa della donna scattò indietro, poi le assestò un colpo di taglio alla gola, facendole emettere un rantolo, e infine usò il braccio imprigionato come leva per rovesciarla a terra sulla schiena, strappandole di mano il coltello.
- Ho affrontato numerosi umani con egual successo.- disse piatto - Non sarai tu a fermarmi.- scoccò uno sguardo all’albero - E la tua trappola è inutile. Nessuno passerà di qui.-
Incapace di parlare a causa del colpo alla gola, la donna si limitò ad ansimare e boccheggiare, guardandolo con rabbia.
 
Le luci erano state spente e le imposte chiuse da tempo quando finalmente Nyx rientrò nel dormitorio. Tutti gli altri erano già a letto da un pezzo, e nell’aria c’era il suono dei loro respiri. I suoi passi erano poco più di un fruscio smorzato, un alito di vento tra i soffi e i mormorii dei dormienti.
Athena si mantenne immobile, senza tuttavia irrigidirsi, sdraiata sull’amaca come se stesse effettivamente dormendo, l’orecchio teso in sostituzione della vista: più si avvicinava e più chiaramente la sentiva. Non solo il suono dei piedi nudi contro il pavimento, ma anche il suo respiro, meno profondo e regolare di quello degli altri…
Attese che fosse a meno di un metro da lei, poi scattò, rovesciandosi in un turbinio di gambe e braccia. Le si abbarbicò addosso come una piovra, passandole attorno al collo il braccio destro e agganciandole le gambe con la sua. Le serrò le braccia lungo il busto in una morsa di ferro e la fece sbilanciare in avanti. Caddero a terra con un tonfo, e a Nyx sfuggì un gemito a stento trattenuto quando colpì il suolo col mento. Subito Athena le passò le braccia sotto le ascelle e le cinse la collottola, tirando mentre spingeva sui suoi glutei coi talloni, costringendola a inarcarsi e bloccandola.
Presa!
- Non è contro le regole rientrare a quest’ora?- le soffiò all’orecchio.
- Athena?- borbottò a denti stretti Nyx, impedita persino nel parlare a causa della posizione - Ma dico, sei… impazzita?-
- No, sono furiosa, va bene?- sbottò - Cosa stai macchinando? Cosa vuoi da me?-
- Beh… intanto…- ringhiò lei, rilassando le spalle.
A sorpresa riuscì a sgusciare via dalla sua morsa, scivolando di nuovo a terra. Senza più presa, Athena cadde all’indietro e sentì la Drow sfilarsi da sotto i suoi piedi, poi muovendosi in silenzio le fu sopra. Il suo gomito le schiacciò la gola, anche se non abbastanza da soffocarla, e con l’altra mano le inchiodò il braccio a terra.
- … questo!- sbottò, terminando la frase. Anche se non la vedeva, Athena comprese che era furiosa - Ora, dammi un buon motivo per non strangolarti seduta stante, idiota di una kivvin!-
Athena tentò debolmente di liberarsi, ma qualsiasi posizione avesse assunto era talmente solida che non riuscì a smuoverla neanche un po'.
- Lasciami!- grugnì.
- Certo, come tu hai lasciato me!- rispose lei - Facciamo una bella cosa, allora… se riesci a togliermi di dosso parliamo. Se non ce la fai ti spedisco dritta dritta da Loth. Hai due minuti, a partire da adesso!-
- Ho parlato con Nazdr!- sbottò Athena - Mi ha detto chi sei! Mi ha detto cosa vuoi!-
- Ah, ma davvero?-
Sentì la pressione alla gola svanire, poi Nyx la afferrò per la maglia e la tirò in piedi, trascinandola verso il fondo della stanza, zigzagando per schivare le amache. Poi una porta sia aprì e si richiuse, e Nyx la lasciò andare; una candela si accese nel buio, illuminando un ripostiglio pieno di scope, cuscini e coperte.
- Ora possiamo parlare.- disse la Drow - E anche se ho la pelle nera e non si vede, sappi che mi si sta allargando un livido qui.- e biascicò qualcosa in Drowish mentre si massaggiava il mento, inviperita.
Athena attese in silenzio che finisse di insultarla (non capiva le parole, ma il tono era quello), sistemandosi meglio il cappello in testa, che si era un po’ mosso durante la colluttazione.
- Insomma hai parlato col vecchio Nazdr, eh?- chiese - E cos’avrà detto, stavolta? Ho rubato dei rifornimenti per andarmene in giro da sola una settimana? Ho pisciato sulla cena della Matriarca?-
Athena aggrottò la fronte.
- La tua difesa è che Nazdr si inventa delle falsità per infamarti?-
- No, non inventa niente.- sogghignò Nyx - Ma avevo dei buoni motivi. Allora, cosa ti avrebbe raccontato?-
- Mi ha detto cosa vuoi da me!- rispose Athena, furiosa - Vuoi sfruttarmi per diventare parte della Casata!-
- Beh, tu stai sfruttando me per diventare un Architetto…- replicò subito l’altra, scrollando le spalle - Cosa c’è di diverso?-
- Di diverso c’è che non ti ho cercata io. Tu sei venuta da me a offrirmi un aiuto…-
- E in cambio voglio qualcosa. Ti sembra così strano?-
- No. Ma non permetto a nessuno di usarmi per un qualche capriccio politico!-
- E calmati!- sbuffò Nyx, scocciata - Sai una cosa? Sei un po’ troppo aggressiva, ragazza mia.- lanciò uno sguardo al cappello, sollevando un sopracciglio - Sarà mica per quello?-
Athena afferrò istintivamente il copricapo, perdendo tutta la rabbia che aveva dentro e impallidendo.
- Cosa?- chiese con voce acuta - Di… di che stai parlando?-
- Della cicatrice che tieni là sotto.- rispose - Te l’ho vista mentre ti lavavi. Sei una dei Prescelti di Loth? Credo che lassù vi chiamino… comesidice... Figli di… Ca…Caino?-
Athena non rispose, continuando a tenersi la testa senza nemmeno rendersene conto, fissando ad occhi sgranati Nyx e sentendo lo stupore invaderla a ondate: non aveva paura. Non era preoccupata. No, in volto le leggeva solo risentimento (di certo dovuto all’aggressione di poco prima), curiosità e lo sforzo che stava facendo per ricordare il termine giusto.
- Sì.- mormorò alla fine - Figlia di Caino… è così che mi chiamano in superficie.- ammise. Abbassò lentamente le braccia senza smettere di guardarla - Non hai… non hai paura?-
- Cosa? Perché?- chiese stupita Nyx.
Athena non rispose subito, studiandola ancora un po’: all’inizio, doveva ammetterlo, aveva pensato che l’assenza di panico dipendesse dal fatto che sapeva di esserle superiore in combattimento, ma non vedeva traccia di spavalderia o arroganza sul suo viso. Era solo sorpresa.
- Io… quelli come me non sono… molto apprezzati.- disse, distogliendo lo sguardo.
Si sedette a terra, e Nyx fece lo stesso. Con un sospiro, Athena continuò:
- Nathan Clarke è morto. Lo sai?-
Nyx annuì.
- L’ho sentito dire. La Ilharess lo ha comunicato oggi pomeriggio.-
- Beh… hanno accusato me.- spiegò - Mi ha trovata quando ero piccola e mi ha cresciuta. Poi, poche settimane fa, lo hanno ucciso e mi hanno messa in mezzo. Margareth finora è stata l’unica a credermi.-
- Perché avrebbero dovuto accusare proprio te, scusa?- chiese la Drow senza capire.
- Per questa, ovvio!- rise senza alcuna allegria lei, dandosi un colpetto sulla fronte - Sono una Figlia di Caino, quindi un’assassina… anche se non ho mai ucciso nessuno in vita mia.
Nyx si accigliò.
- Quindi è per questo che sei così diffidente e di fretta.-
- Già.- ammise - Sta succedendo qualcosa, in superficie. I veri assassini sono altri Figli di Caino, e qualunque obbiettivo abbiano ora vogliono uccidere me per eliminare ogni traccia. Hai capito, adesso?-
Nyx sospirò.
- Sì, chiaro.- rispose - Ma tu sei comunque troppo tesa, Athena. Non dovevi saltarmi addosso in quel modo. Non ti voglio fare alcun male. L’unica cosa che voglio da te è poterti seguire quando lascerai Llenxia.-
- Vuoi venire con me? Perché?-
- Perché è il modo migliore che mi è venuto in mente per diventare un membro del casato. Un Nika deve presentare una regolare domanda per diventare parte di un casato, e diventa Shebali dopo averlo fatto, rimanendo tale finché non viene accettato. Per tutto il tempo viene tenuto d’occhio, valutato, studiato, per capire se merita di far parte della famiglia. Io più di altri verrò esaminata: ho avuto la grande fortuna di nascere femmina, e se entrerò a far parte della casa Shi’nil potrò aspirare a posizioni importanti… per questo vorranno accertarsi che sia degna di un tale onore.-
- Ancora non capisco…-
- No? A me sembra ovvio!- ridacchiò lei - Aiutare un aspirante Sel Tresk’ri’s Beldroin a superare il suo percorso iniziatico mi potrebbe fruttare parecchio… il tuo appoggio, una volta divenuta tale, potrebbe essere determinante.-
- Ma viaggiare con me è pericoloso!- le ricordò Athena - Mi danno la caccia!-
- A maggior ragione voglio venire!- esclamò entusiasta Nyx - Proteggerti mi darà ancora più credito agli occhi della Ilharess!-
- E pisciarle nella minestra quanto credito ti da?-
- Nessuno, ma se l’avesse saputo mi avrebbero appesa per i pollici nelle segrete e scuoiata viva a suon di frustate.- ammise Nyx - Sai, ero un po’ incavolata e mi sono intrufolata nelle cucine del palazzo per farle una sorpresina, ma mi hanno scoperta e riconsegnata a Nazdr. E lui non ha detto niente a Kibir, per fortuna.-
Athena sospirò, sconfitta: qualsiasi cosa avesse detto, di certo Nyx non avrebbe cambiato idea.
- Quindi vuoi davvero venire?- chiese.
La Drow annuì.
- Sì.- rispose - E voglio anche un’altra cosa da te.-
A quelle parole, lei si accigliò.
- Ancora?-
- Sì… ma tranquilla, non è un favore per me. A dire il vero, è un favore che io faccio a te. Gratuitamente.-
Allungò la mano e prese tra le dita la tesa del suo cappello. Istintivamente Athena ne afferrò i bordi, spaventata, e lo trattenne al suo posto, il cuore che batteva a mille alla sola idea di separarsene anche per un solo istante.
Tuttavia, il sorriso di Nyx si fece un po’ più ampio e la guardò negli occhi con pazienza, continuando a tirare finché la sua presa non si allentò, anche se con molta esitazione. Lentamente le sfilò il cappello, lasciando liberi i suoi capelli e mettendo in mostra lo sfregio sulla sua fronte.
- Ecco.- disse, posando il copricapo sulle sue gambe - Tutto a posto. Non è successo niente, no? Qui nessuno ti farà del male.-
Athena prese il cappello, ma non se lo mise. Si toccò la fronte con la mano libera, sentendo le creste della cicatrice grattarle i polpastrelli, e chiuse gli occhi reprimendo un piccolo brivido.
- Nessuno?- chiese.
- Nessuno.- rispose lei - Quelli come te sono trattati in modo diverso, da noi.-
Athena la guardò, e Nyx sorrise di nuovo.
- Si tratta solo di avere fiducia.- disse - E per te è ora di cominciare.-

Eeeeehmmmm... sì, lo so. Manco da più di un mese. Mi dispiace. Sono in un periodo di stasi e scrivere è diventato difficile, sfortunatamente. Sto andando molto a rilento, ma almeno ho finito questo, e spero di poter presto riprendere ritmi migliori. Per adesso saluto e ringrazio, come sempre, Ely79, Alice Spades, Shiho93, Kira16, NemoTheNameless, FabTaurus, Lune91, Iryael, KURAMA DI SAGITTER, King_Peter, Jasmine1996, Terry5, Wendy90, Iryael e Ciccy, che mi hanno seguito finora. Abbiate pazienza, con me, spero di riuscire a farmi di nuovo vivo a breve!

   
 
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