Stavano
perdendo.
Kalista era abile nel mandare a segno le sue lance dirette sia sui
minion, sia su Lucian e, allo stesso tempo, riusciva facilmente a
evitare i contrattacchi grazie alla rapidità dei suoi balzi.
Aiutata dalla falce di Thresh, che rimaneva temibile nonostante i suoi
poteri fossero ridotti al di fuori delle Isole Ombra e attenuati
ulteriormente dalle leggi della Lega così come quelli di
molti altri Campioni, riusciva a vincere facilmente ogni duello
infliggendo sempre danni più ingenti di quanto non facessero
gli avversari. Nami si impegnava con tutta se stessa cercando al
contempo di ferire i nemici e curare Lucian grazie al potere unico che
possedeva nel manipolare l’elemento dell’acqua, ma
ogni suo sforzo sembrava non essere abbastanza.
Il suo AD Carry, per qualche motivo, non riusciva ad essere efficace,
sembrava deconcentrato, distratto e continuava a commettere errori
stupidi o ad agire in ritardo. Non avrebbero mai vinto in quel modo.
La tensione era alle stelle ed entrambi la percepivano chiaramente:
dovevano proteggere la torre, impedire che cadesse dando ampio
vantaggio alla Squadra Rossa, ma Lucian cominciava a perdere la
pazienza. Lei ebbe paura che stesse per commettere qualche azione
avventata: «Dobbiamo tornare in base, non possiamo continuare
così!»
Il suo compagno sembrò contrariato, specialmente quando
Thresh e Kalista risero per prendersi gioco di loro e dovette
trattenere la rabbia digrignando i denti, ma con un cenno secco
concordò con il Support. Per fortuna era un valido guerriero
e sapeva valutare la situazione con freddezza, mettendo da parte
l’orgoglio. I due, quindi, lasciarono i loro minion a
fronteggiare da soli i non-morti e tornarono in fretta a recuperare le
energie nella loro base. Le ferite guarirono velocemente, ma non
sarebbero riusciti a passare in vantaggio senza un buon piano. Pensando
a cosa potessero fare, Lucian si avviò subito verso la
Corsia, ma qualcosa lo trattene. Questa volta era stata Nami ad averlo
afferrato per il polso e adesso sul suo viso era dipinta
un’espressione arrabbiata del tutto inusuale per la creatura
marina, tanto da farlo rimanere interdetto.
«Cosa stai facendo?! Vuoi forse perdere?!»
Stava per subire una ramanzina dal suo Support? Questo pensiero lo
lasciò a metà fra il perplesso e
l’indignato, ma Nami sembrava sorpresa come lui per il suo
stesso comportamento. Il suo tono tornò calmo e comprensivo
quando riprese a parlare.
«Non ti ho mai visto così… E’
successo qualcosa? Non ti stai impegnando al cento per cento e non
capisco perché… Non puoi farti vedere in queste
condizioni da Thresh!»
Lucian sapeva che i colleghi fossero informati dei suoi trascorsi con
il non-morto, gli stessi interessati si scambiavano spesso eloquenti
frasi di sfida quando si incontravano, non era un segreto. Tuttavia,
sentirsi sbattere in faccia il proprio passato da qualcuno che non lo
conosceva affatto gli procurò un dolore sordo e lo fece
infuriare. Che diavolo ne sapeva lei?!
«Quello che mi succede riguarda solo me. Smettiamola di
perdere tempo».
Si liberò dalla presa femminile che non oppose resistenza e
tornò sui suoi passi. Nami non replicò niente e
la sua espressione afflitta non poteva essere in alcun modo notata
dall’altro, per nulla intenzionato a voltarsi.
Quando riacquisirono le loro posizioni, la torre sembrava rimasta in
piedi per miracolo: bastavano ancora pochi attacchi e sarebbe crollata
sancendo definitivamente la loro sconfitta.
Lucian, ripensando alle parole di Nami, si decise che aveva ragione:
non poteva permettere a Thresh di mantenere quel suo solito ghigno
soddisfatto, non senza tentare il tutto per tutto.
Con uno scatto repentino si portò in mezzo ai minion alleati
e da una pistola partì un raggio che andò a
colpire facilmente Kalista, colta di sorpresa. Subito dopo, un doppio
proiettile di luce si liberò dalle sue armi, andando
anch’esso a segno.
L’azione sarebbe stata vantaggiosa se Lucian non avesse
lasciato troppo indietro il suo Support, che non possedeva la sua
stessa rapidità, e adesso non si ritrovasse senza difese in
balia dei due non-morti.
La lancia fantasma lo colpì al petto, seguita a ruota da una
seconda: Kalista non era rimasta a subire passivamente e adesso era
giunto il momento del contrattacco. Le sue armi erano particolari:
provocavano dolore ma non causavano ferite, almeno fino a quando non
scomparivano o non decideva di…estrarle. E fu proprio quello
che successe: serrando il pugno le lance guidate da una forza
invisibile uscirono dal petto dell’uomo per poi scomparire,
lasciando uno squarcio sanguinolento là dove erano state
infilzate. Un rivolo rosso vivo scese dalle labbra del ferito, che
venne subito investito in pieno da un fascio di energia spiritica. In
quel mentre Nami giunse in suo soccorso: una scia di gocce cristalline
si liberò dallo scettro, rimbalzò su di lui per
poi scagliarsi contro Kalista. I poteri della donna-pesce erano
strabilianti: la sua acqua sembrava incorporea quando colpiva gli
alleati, una sensazione fresca li avvolgeva e rigenerava senza tuttavia
bagnarli, mentre diventava ustionante quando si riversava sui nemici.
Il suo intervento permise a Lucian di riprendersi in parte dal dolore e
distrasse Kalista per un istante, ma anche Thresh aveva deciso di
entrare in azione. La falce calò su Lucian senza che lui
potesse schivarla e gli si agganciò al fianco causandogli un
taglio profondo e un dolore acuto. L’essere non perse tempo e
lo trascinò verso di sé con uno strattone,
liberandolo subito dopo dalla lama affilata solo per scagliargliela di
nuovo contro: questa volta una sferzata alle caviglie gli
causò la perdita dell’equilibrio e lo fece cadere
sull’erba dell’Arena. Thresh lanciò la
lanterna verso Kalista e lei, afferrandola, venne attirata al fianco
del suo Support, pronta ad accanirsi sul bersaglio finito a terra.
Lucian si mise in ginocchio e sollevò le sue armi deciso a
vendere cara la pelle, quando un’enorme bolla
d’acqua avvolse Kalista e la costrinse a rimanere con il
braccio piegato e la lancia sospesa a mezz’aria,
impossibilitata a scagliare il colpo mortale. Lucian sapeva che era il
momento di reagire: si alzò in piedi e cominciò a
sparare quanti più colpi potesse contro la nemica
immobilizzata, cercando allo stesso tempo di allontanarsi dai due
avversari. Nami gli aveva salvato la vita per l’ennesima
volta e non avrebbe gettato alle ortiche quell’occasione. Ad
un tratto la bolla esplose e ne affiorò una Kalista
più inferocita che mai.
«SMETTERAI DI METTERMI I BASTONI TRA LE RUOTE, DANNATO
PESCE!»
Thresh aveva già preso di mira il suo bersaglio
per la seconda volta, ma Lucian schivò la falce con un salto
e si lanciò verso la non-morta che, piena di collera, si
stava già avventando su Nami, tuttavia non riuscì
a raggiungerla. Una forza sconosciuta sembrò schiacciarlo a
terra per impedirgli di muoversi: l’Evocatore che controllava
Thresh aveva deciso di usare sull’avversario
l’incantesimo Sfinimento, che rallentava i movimenti e
rendeva più deboli gli attacchi, vedendo il suo Tiratore in
una posizione troppo vulnerabile. Kalista stava già
afferrando la sirena per il collo con le sue dita artigliate e la
teneva sospesa a qualche centimetro da terra, vomitandole addosso i
peggiori improperi che le venissero in mente. La compagna non poteva
liberarsi: la forza dei non-morti era superiore a quella dai vivi,
sarebbe morta soffocata se lui non avesse fatto qualcosa per salvarla.
L’uomo impiegò tutta la sua determinazione per
opporsi a quell’anomala forza di gravità e
riuscì infine a sollevare una pistola per sparare verso
Kalista. Il proiettile non era potente ma centrò il braccio
teso dello spettro il quale, per il dolore, lasciò la presa
sulla preda che stramazzò a terra, ansimante ma viva, anche
se il pericolo non era ancora scongiurato del tutto.
Lucian doveva raggiungerla e portarla in salvo finché non si
fosse ripresa o gli sforzi fatti fino a quel momento sarebbero stati
vani. Quando l’effetto di Sfinimento svanì, era
già pronto per correre da lei, ma si ritrovò
d’un tratto rinchiuso in una prigione a forma di pentagono le
cui pareti erano trasparenti come lastre di vetro e impalpabili come
l’aria. Sapeva bene di cosa si trattasse: Thresh aveva fatto
ricorso alla sua abilità più potente, la sua
Finale: se avesse cercato di attraversare quelle barriere, Lucian
avrebbe subito danni e sarebbe stato colpito da un effetto di
rallentamento simile a quello appena terminato. Non sarebbe riuscito in
nessun modo a raggiungere Nami, diventando allo stesso tempo una facile
preda per i nemici. Lanciò uno sguardo disperato al suo
Support che stava puntando i gomiti a terra per rialzarsi mentre
Kalista tornava a sollevare la lancia per calarla su di lei: non sapeva
cosa fare. Lo sguardo della sirena incrociò per un secondo
quello del suo Carry, decifrandone con facilità le
indecisioni. Come in risposta alla sua muta domanda scosse
violentemente la testa e sollevò il busto per far fronte al
colpo che stava per subire.
Lucian sfogò la frustrazione della sua impotenza in un
ruggito dei rabbia e si rivolse verso il suo carceriere,
l’unico bersaglio che potesse raggiungere senza oltrepassare
la barriera.
«Preparati, ti ammazzerò per la seconda
volta!»
Thresh sembrò divertito come al solito.
«Suvvia,
Lucian, non ti alterare! Sai bene che quando ero in vita facevo il
secondino… E’ difficile perdere le vecchie
abitudini!»
L’uomo non aveva intenzione di stare a sentire certe
provocazioni, per cui non perse tempo ad ascoltarle: lasciò
partire un proiettile che esplose assumendo la forma di una stella a
quattro punte quando entrò a contatto con Thresh e parte
della luce causata dall’esplosione rimase sorprendentemente
addosso all’essere sottoforma di riflessi iridescenti. Questo
effetto permise a Lucian di lanciarsi verso il suo bersaglio con
velocità superiore a quella abituale arrivandogli addosso in
un attimo e, con il manico della pistola, tentò di colpire
il volto ossuto imprimendo tutta la forza che aveva in corpo. Ma, con
stupore, non si verificò nessun urto e il suo assalto
andò completamente a vuoto: Thresh sembrava improvvisamente
svanito nel nulla.
Lucian capì subito cosa potesse essere successo e si
voltò verso Kalista. Lo spettro era rivolto verso di lui e
lo guardava con un sorriso malefico, ai suoi piedi Nami giaceva priva
di coscienza in una pozza di sangue. Non poté fare nulla:
Thresh decise di attivare nuovamente la Finale dell’alleata
per ricomparire senza preavviso di fronte a lui, lo caricò e
lo fece sbalzare via con una spallata per poi catturarlo di nuovo con
la sua falce in una morsa letale.
Ormai non aveva più scampo, le possibilità di
sopravvivenza con Nami fuori combattimento erano praticamente nulle.
L’incantesimo Guarigione scagliato dal suo Evocatore
servì solo a impedire al primo assalto di Kalista di essere
fatale, ma non lo avrebbe tenuto vivo a lungo.
«Ci vediamo,
salutami Senna!»
Thresh lo stava deridendo ancora e lui non aveva più la
possibilità di rispondere sullo stesso tono
dell’odiato mostro. Non avrebbe neppure raggiunto la moglie:
le morti nella Landa erano infinite e mai definitive
all’interno di quello strano gioco oltremodo sadico.
Non c’era nessuna gioia per lui, solo la consapevolezza di
non essere stato in grado di fronteggiare il suo avversario.
Kalista era pronta a lanciare il suo secondo attacco e lui tese di
fronte a sé le sue pistole: in ogni caso avrebbe lottato
sino alla fine, era l’unica soddisfazione che gli poteva
rimanere.
«ONDE DELL’OCEANO!»
Lo tsunami che travolse i due non-morti sommergendoli e scagliandoli
lontano era alto diversi metri, impetuoso e abbastanza ampio da essere
difficile da evitare, anche se fosse stato visto in tempo.
Lucian si trovò improvvisamente libero e si voltò
verso la direzione da cui proveniva.
Vide Nami che si era rialzata, aveva ripreso possesso del suo scettro e
che, nonostante le gravi condizioni in cui versava, era riuscita a
lanciare la sua abilità più potente salvandolo e
dandogli la possibilità di ribaltare la situazione. La luce
che brillava nei suoi occhi gli fece capire che stava facendo sul
serio: roteò lo scettro e un nuovo getto d’acqua
partì verso Kalista, rimbalzò sul suo AD Carry e
quindi su Thresh, sortendo il solito effetto di indebolire i nemici e
curare gli alleati. Poi anche Kalista venne schiacciata a terra
dall’incantesimo Sfinimento, questa volta azionato
dell’Evocatore di Nami. La sirena aveva messo tutta se stessa
in quello sforzo disperato di ribaltare la situazione in cui si
trovavano, Lucian capì che non c’era momento
migliore per contrattaccare e lo colse al volo, animato da nuova
speranza.
« FINISCE QUI!»
Una tempesta di proiettili di luce che sembrava non avere fine
investì in pieno Kalista senza lasciarle scampo: ogni suo
tentativo di fuga venne impedito da una nuova bolla di Nami che la
centrò in pieno, immobilizzandola. Quando lo spettro cadde a
terra sconfitto, la furia di Lucian si riversò sul suo
Support: non lo avrebbe lasciato scappare per nulla al mondo.
Thresh sembrava fuori di sé dalla collera: quella sciocca
bestia marina gli aveva rovinato tutti i piani, ma avrebbe trascinato
almeno lei con sé!
Nonostante fosse incalzato dai colpi di Lucian, lanciò la
falce contro il bersaglio più debole e provato: «Anche stavolta
qualcuno sarà costretto a sacrificarsi per te!».
La risata spettrale e folle stava già rimbombando nelle
orecchie di Lucian, quando si accorse delle macabre intenzioni
dell’avversario.
Assistere a quella scena lo paralizzò mentre riviveva nella
sua mente il giorno in cui la moglie era morta per salvarlo.
«SENNA!»
Lucian sembrava in preda al delirio: di fronte a lui l’unica
donna che avesse mai amato cadeva a terra esanime per
l’ennesima volta, con la falce di Thresh conficcata nel
petto, così come capitava sempre nei suoi incubi. Lui si
strappava la picca dal ventre incurante del dolore e andava a prendere
la sposa esanime tra le braccia, incapace di dire alcunché,
congelato, terrorizzato.
Ricordava bene come gli occhi di lei fossero umidi, anche se le labbra
sorridevano.
«Grazie per essere stato al mio fianco. Devi continuare a
vivere».
Gli aveva detto queste parole prima che le palpebre si chiudessero sui
lumi marroni e il suo ultimo respiro si condensasse in una nebbia che
dette forma alla proiezione traslucida della sua anima. Le labbra
femminili si erano mosse appena per scandire le parole “Ti
amo” e “Addio”, poi la lanterna di Thresh
l’aveva risucchiata, facendo sparire ogni traccia di lei. A
nulla erano servite le grida di disperazione e le lacrime causate da un
dolore spirituale ben superiore a quello fisico, ma in quel momento lui
non aveva neppure la forza per sollevare un’arma, come
avrebbe potuto continuare a vivere nelle condizioni in cui versava?
Come avrebbe anche solo potuto pensare di poter esistere privato della
sua parte migliore? L’avrebbe certamente raggiunta nel posto
in cui ella si trovava, quello era l’unico suo desiderio.
Ma in qualche modo non venne esaudito.
L’unica altra cosa che si ricordava di quella notte nefasta,
era solo l’oscurità fredda e profonda in cui era
sprofondato.
Adesso, però, lui era lì. Le sue forze erano allo
stremo, ma era ancora cosciente e in grado di combattere, sebbene
qualsiasi cosa volesse tentare sarebbe stata una lotta contro il tempo
e contro le sue capacità. Tuttavia non poteva lasciare che
Nami morisse così: non lo meritava. Riconosceva
perfettamente che, senza il suo sostegno, lui non sarebbe riuscito a
concludere nulla di positivo.
Aveva creduto in lui sino alla fine ed era certo che sarebbe perita
volentieri, consapevole di aver comunque fatto tutto ciò che
era nelle sue possibilità per proteggere il suo Tiratore.
Ora era il turno di Lucian di dimostrarle la sua riconoscenza. Grazie
all’Incantesimo dell’Evocatore Flash, si
teletrasportò di fronte al suo Support e, incrociati gli
avambracci di fronte a lui, si apprestò a parare il colpo.
La falce penetrò a fondo nella carne fino ad intaccare le
ossa che non vennero spezzate per miracolo e l’azione
sembrò andare a buon fine.
Sulle sue labbra comparve un sorriso soddisfatto quando si accorse
dell’espressione esterrefatta del suo acerrimo nemico: in
fondo anche lui sapeva bene quanto fosse raro che un AD Carry mettesse
a repentaglio la sua vita per salvare un Support. Lui, poi, non aveva
mai fatto nulla di simile finora.
Con uno strattone, estrasse un braccio dalla falce e
rinfoderò la pistola che teneva per lasciare libera la mano
e afferrare la lama in modo da liberarsi completamente.
Arrotolò la catena di ossa attorno all’arto che
non reggeva l’arma e la tirò verso di
sé, facendo sbilanciare l’ex-secondino, poi
puntò la pistola con incisa sopra la “S”
alla sua fronte.
In quel momento sentì un tocco sulla schiena e tre piccole
bolle d’acqua cominciarono a girare attorno a lui: avrebbero
potenziato i suoi attacchi e sapeva bene chi le aveva fatte apparire.
Si girò verso Nami e scorse nei grandi occhi ambrati tutta
la fiducia e la gratitudine che la paladina del popolo dei Marei
riponeva in lui. Lei annuì, così lui
tornò a concentrarsi sul suo avversario, la pistola
cominciò a brillare mentre canalizzava la potenza ancestrale
che scorreva in essa:
«Questa è
pietà».
La battaglia era finita e avevano vinto. Nell’anticamera
dell’arena tutti gli alleati si stavano complimentando con
Lucian, che era stato fondamentale nei momenti più delicati,
nonostante l’inizio incerto. Tuttavia solo Fizz, che aveva
notato qualche buona azione di Nami dei combattimenti in
gruppo, rivolse un paio di commenti positivi anche a lei.
L’ultimo Purificatore sapeva bene che ciò non era
giusto, che se non ci fosse stata lei probabilmente avrebbero perso.
Sapeva che sarebbe dovuto andare a dirle qualcosa, ma non riusciva a
trovare il momento giusto, per cui alla fine si rassegnò.
Quando andò nel suo camerino a cambiarsi non si sentiva per
niente in pace con se stesso. Dopo esserne uscito, trovò con
sorpresa la Marai a pochi metri di distanza ferma nell’atrio,
che parlava con il suo simile. Colse involontariamente solo pochi
stralci di conversazione.
«…Certo, verrò molto
volentieri!»
«Perfetto Miss, allora a più tardi»
l’anfibio dimostrò di aver appreso bene le usanze
umane, infatti si prodigò in un baciamano e in un solenne
inchino prima di dirigersi verso il portone che conduceva
all’esterno, dileguandosi dietro di esso.
Il rossore sulle guance di Nami voleva lasciare intendere che i due si
erano appena dati un appuntamento romantico? In quel caso, era stato
decisamente scortese soffermarsi ad ascoltare.
In quel mentre Nami si girò e, scorgendo Lucian, le sue gote
si imporporarono ancora di più.
«Non era mia intenzione origliare, io… Mi trovavo
qui per caso, credimi» Le scuse che cercò di
accampare l’uomo dalla pelle del colore dell’ebano
erano un po’ impacciate.
«Non ti preoccupare» Nami tagliò con un
colpo secco l’argomento «E’ stata una
bella partita, vero? Io… Volevo ringraziarti per avermi
slavata e poi anche scusarmi per quello che ti ho detto prima, mi sono
intromessa in affari che non mi riguardavano, mi
dispiace…»
L’espressione della sirena era sinceramente affranta e i suoi
occhioni tristi avrebbero mosso a compassione persino il Signore del
Vuoto.
Ma a Lucian tutto quel tormento non sembrò altro che
l’ennesima ingiustizia.
«Non devi scusarti, sono io a doverti ringraziare. Senza le
tue parole e il tuo sostegno non sarei riuscito a concludere nulla
oggi… Ti stavo cercando per dirti questo» prese
una pausa, intanto Nami lo guardava a bocca spalancata, senza credere
alle sue orecchie. Un uomo così taciturno e orgoglioso che
esprimeva gratitudine nei suoi confronti le sembrava più
un’allucinazione che la realtà. Lui riprese a
parlare, sembrava più serio: «Mi hai chiesto cosa
mi fosse successo. Oggi sarebbe stato il nostro anniversario. Mi sono
lasciato sopraffare dai ricordi e non mi sono impegnato al massimo,
spero di non farti assistere mai più ad uno spettacolo
così penoso» parlava con una fredda e inespressiva
calma, sebbene non avesse mai trattato con nessuno della sua vita
privata, non di persona, almeno.
Nami sembrò indecisa, divisa fra la curiosità di
sapere di più su quello strano umano e la paura che indagare
ancora sarebbe costato il suo silenzio definitivo.
«Prima… Mi hai chiamata
Senna…»
«Sì, era il nome di mia moglie. E’ morta
molto tempo fa» si limitò a constatare, ma il suo
pensiero rischiò di perdersi nuovamente in momenti e
sensazioni lontane dal presente, che si confondevano con i sogni
«Perdonami».
Ma Nami sembrava tutt’altro che offesa e i suoi occhi
cominciavano a diventare umidi.
«Mi… Mi dispiace…» lei si
strinse nelle braccia, come colpita da un’ondata di
sconforto «È così
doloroso… Si percepisce chiaramente quanto tu
l’abbia amata» sembrava sull’orlo del
pianto e tutta quella commozione e quelle parole toccarono sinceramente
il cuore di Lucian, ma non sapeva cosa dirle per calmarla. Stava
veramente così male per qualcuno che neppure conosceva?
Lei parve trovare da sola un modo per uscire dalla tristezza a cui
l’aveva condotta la sua empatia innata e afferrò
con dolcezza un braccio di Lucian con entrambe le mani.
«Non devi tormentarti. Avere un marito tanto affezionato non
è cosa da tutti i giorni e sono certa che lei sapesse quanto
fosse fortunata. Tu non hai niente da rimproverarti». Gli
sorrise anche se non sapeva quale sarebbe stata la reazione
dell’altro a un simile gesto di incoraggiamento, infatti lo
vide piuttosto spiazzato e temette che la situazione sarebbe
precipitata da un momento all’altro.
Lui rimase a guardarla inebetito per diversi secondi: sarebbe stato
difficile stabilire chi dei due fosse il pesce in quel momento. Senna
era rimasta al centro dei suoi pensieri per anni dopo la sua morte e
lei pensava che l’infinito dolore provato giorno dopo giorno
fosse un merito? Non solo, era come se con la sua voce cristallina lo
stesse assolvendo da ciò che considerava il suo peccato
più grande, quello di non essere riuscito a salvarla. Ovvio,
i due erano consapevoli dei pericoli in cui potevano incorrere nelle
loro missioni, ma lei si era sacrificata per lui, era morta al posto
suo.
Perché lui era sopravvissuto?
Forse solo per portare a compimento il loro vero giuramento, quello di
far scomparire ogni non-morto dalla faccia della terra.
O forse… Forse no?
Il sorriso che Senna gli aveva rivolto durante gli ultimi istanti di
vita riaffiorò fra i suoi ricordi.
Lei aveva lasciato questo mondo felice.
Questa rivelazione fu come un fulmine a ciel sereno che
rischiarò il caos dei suoi sentimenti.
Si era spenta combattendo, nel tentativo di vendicare i propri
genitori, salvando la vita del suo amato e senza rimorso alcuno.
Era questa la verità?
Avrebbe dovuto cessare di tormentarsi?
In fondo Nami sapeva veramente poco del suo passato, probabilmente
aveva appreso qualcosa dalle voci che circolavano e aveva azzardato una
frase d’incoraggiamento nata dalla compassione. Probabilmente
la stava facendo troppo facile, ma la sua voce era sincera e non
sembrava affatto che volesse farsi beffe di lui.
Guardò la sirena che ormai stava perdendo le speranze di
ottenere una risposta e si liberò dalla dolce presa. Subito
vide spegnersi le iridi ambrate e un’ombra calò
sul suo viso. Lei aprì la bocca, probabilmente per scusarsi
di nuovo per essersi intromessa in affari altrui, ma Lucian la
precedette: «Sono delle belle parole, ti
ringrazio».
L’uomo piegò il braccio per portarselo al petto e
strofinarlo con l’altra mano, ma il contatto che ottenne fu
deludente, ben diverso da quello appena rifiutato.
Lei sembrò rincuorata a metà: forse le aveva
parlato in quei termini solo per chiudere la conversazione. Prendendo
il coraggio a due mani si azzardò a chiedergli:
«Senti… Io e Fizz stasera andiamo alla Locanda
dell’Impiccato a festeggiare per la vittoria di oggi, vuoi
venire anche tu? Ci farebbe molto piacere».
Lucian sembrò sorpreso: «Pensavo che…
Non sarò di troppo?» Cercò di rimediare
allo strafalcione, ma ci riuscì male poiché aveva
praticamente ammesso di averli spiati.
Lei arrossì «Certo che no! Gli altri erano
impegnati, per questo eravamo solo noi due…»
Ma era veramente così? Lucian non era certo abituato a
frequentare locali o a cimentarsi in attività come la
socializzazione, soprattutto se c’era la poco allettante
aspettativa di fare il terzo incomodo, ma qualcosa gli fece venire
voglia di tentare: «Sai, sono curioso di sapere cosa bevono
quelli come voi…». Nami sembrò
decisamente soddisfatta dalla risposta «Lo scoprirai stasera!
Ci troviamo alle sette!» Detto questo si girò e
tornò sui suoi passi (o, meglio, sulle sue pinne) e
scomparve dietro il portone prima che Lucian potesse farle notare di
non avere ancora ufficialmente accettato l’invito.
Il Tiratore noto fra i Campioni della Lega come “il burbero
asociale” scosse la testa e rimase ancora a guardare la porta
chiusa per qualche secondo.
Era da tanto che non sorrideva così.
Alle prime luci dell’alba un anziano pescatore
trovò un uomo di colore dagli indumenti stracciati e
macchiati di sangue riverso sulla spiaggia di un paesino sperduto a
nord-ovest di Demacia, le onde continuavano a lambirgli le gambe con il
loro ritmo ripetitivo. Aveva tutta l’aria di essere morto e
accanto a lui giacevano due curiose pistole. Il vecchio, dopo aver
verificato che il cuore dello sconosciuto battesse ancora e che sul
corpo, come per miracolo, non ci fosse alcuna traccia delle ferite che
sospettava avesse, corse a chiamare aiuto.
Nelle orecchie sorde dell’uomo svenuto riecheggiava una sola
frase:
“Devi
continuare a vivere”
In lontananza, risuonava l’arcano canto di una sirena.
Salve gente!
Spero che vi sia piaciuta questa seconda parte! Il combattimento nelle
Landa mi ha impegnata molto e ho tentato di renderlo al meglio,
descrivendo le abilità dei personaggi nel modo migliore che
potessi, ma cercando di lasciare una naturalezza necessaria per un
combattimento verosimile. Insomma, non ho tenuto conto molto
di cooldown o cose tecniche per rendere il tutto più
naturale e i personaggi fanno anche mosse che non vengono contemplate
nel gioco perché sarebbe risultato tutto troppo meccanico e
monotono.
Vi starete chiedendo perché ho scelto Nami come perno un
po’ di tutta questa storia e non Leona, Sona, Soraka, Zyra,
ecc.
Ebbene, è presto detto.
Perché Nami è BELLISSIMA! MUAHAHAHAH!
Okok, in realtà è solo il mio main support e ce
la vedevo bene con Lucian, tutto qui.
Spero che questa mia versione del passato di Lucian sia stata di vostro
gradimento, comunque sarò felice se mi scriverete le vostre
impressioni!
Se vi è piaciuto, forse potrei scrivere
qualcos’altro su League of Legends per esercitarmi con la
scrittura, per cui potete suggerirmi qualche personaggio su cui
vorreste leggere qualcosa!
Grazie della lettura!
Cya!