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Autore: Danger_stay    19/01/2015    0 recensioni
Tratto dal Secondo Capitolo:
«Come hai fatto a parlarmi senza farti vedere? Ti prego dobbiamo parlare senza interruzioni, ho bisogno di risposte, e di tranquillità» disse lei abbassando lo sguardo. Harry le sorrise «Sei qui per questo, avere risposte e tranquillità, principessa della natura».
«Allora? Come hai fatto?» domandò ancora Maryanne. Prese uno dei tanti fiori dal prato del parco, lo tenne fra le mani, e cominciò a farlo girare.
«Per adesso non posso dirtelo. E so che questa non è una risposta, ma è quello che posso dirti. Io sono diverso, tu sei diversa.» Harry si distese sul prato, rivolgendo il suo dolce sguardo al cielo.
«Questo che vuol dire? Stai cercando un modo carino per dirmi di essere matta?» Fece girare ancora il fiore, era così colorato. Un rosso acceso, il colore preferito di Maryanne.
«No, anzi, credo che tua madre abbia sbagliato. Non dovevi essere rinchiusa in quella clinica. Ti ha fatto solo male, e non ti ha aiutato.» Guardò per un secondo Maryanne, poi tornò al cielo azzurro.
«Altra cosa che non ti avevo detto. Posso capire chi sei?» chiese Lei curiosa. Se non era pazza, lo sarebbe diventata a breve.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: Triangolo
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Flowers hide the truth


 

Il giorno dopo Maryanne restò a casa, niente psicologa, niente parco, niente ragazzo misterioso di nome Harry. Soltanto lei, e nessun altro. Aveva bisogno di tempo per pensare, a tutto. Non ce la faceva a tenere tutto dentro, ma nemmeno a dirlo a qualcuno. Aveva paura.

 

 

Lei aveva sentito che sua nonna stava male, e Harry anche. Le aveva detto di andare a casa, quindi lui sapeva qualcosa. E poi, come aveva fatto a dirglielo? Lui non era accanto a lei. Maryanne era piena di domande, a cui soltanto lui avrebbe potuto rispondere. Ma non aveva voglia di uscire, ne di vedere qualcuno. Il giorno seguente ci sarebbe stato il funerale di sua nonna, e sicuramente sarebbe stato insopportabile sentir dire da tutti “Tua nonna era una persona stupenda, Dio porta via sempre le persone migliori. Le mie condoglianze” e altre cose del genere. Ne aveva abbastanza ancor prima di cominciare.

 

Ma non le andava di pensare cosa sarebbe accaduto da lì a un giorno, quindi restò nella sua camera, ascoltando musica e disegnando. In quei momenti la pace era con lei, ma sapeva comunque che non era giusto ciò che stava facendo. Eppure, continuò a farlo, finché non arrivò la notte, che la portò dritta fra le braccia di morfeo.

 

 

 

*** *************** ***

 

 

 

 

«Maryanne, sono le nove. E' tardi.» Sua madre era proprio accanto al suo letto, su una vecchia poltrona scomoda. Lei aprì lentamente gli occhi, e le sorrise. Sembrava quasi un sorriso triste, ma come poteva esserlo? Un sorriso è un sorriso, e si sorride quando si è felici, non quando si è tristi. Questo prova quanto gli esseri umani cerchino sempre di nascondere i propri sentimenti. Ma per lei era così, non poteva nascondere nulla.

 

La madre uscì dalla sua stanza, e Maryanne si alzò per prepararsi. E, dopo la solita routine, indossò un abito bianco. Anche se doveva andare a un funerale, non avrebbe mai indossato il nero. Mai.

 

Si guardò un' ultima volta allo specchio, senza nemmeno truccarsi, e scese al piano di sotto, dove già alcune persone erano arrivate per le condoglianze. Sembrava tutto così noioso, sua nonna non avrebbe mai permesso che il suo stesso funerale fosse così. Ma non poteva certo accendere lo stereo e ballare, ovvio che no. Ma ebbe subito un' idea: andò a prendere dei fiori bianchi, li avrebbe portati con lei, e se ce l'avrebbe fatta, li avrebbe messi nella tomba di sua nonna. Lei amava i fiori, e come diceva sempre: La passione per i fiori la porterò con me nella tomba. E lei voleva che fosse così, ad ogni costo.

 

*** *************** ***

 

 

Ormai erano passate tre ore, e il funerale era finito. Maryanne aveva fatto ciò che voleva, e poi si andò a rinchiudere in bagno. A piangere, liberarsi, non ne poteva più. Voleva semplicemente chiudere il viale dei ricordi, i sentimenti, tutto. Non voleva avere più nulla. Vuoto. Questo almeno finché sua madre non andò ad aprire la porta. La consolò, e poi la portò a casa. Forse dormire l'avrebbe fatta sentire meglio, ma no, ci pensavano sempre i suoi sogni, che in qualche modo la consolavano meglio della madre. Voleva tanto non sentire il bisogno di aggrapparsi a qualcuno o qualcosa, ma purtroppo era schiava dei suoi stessi sogni.

 

 

Il mattino seguente si svegliò tranquilla, come se non fosse mai accaduto nulla. O, almeno, aveva provato a far finta di aver spento tutto in lei.

Fece colazione normalmente, e poi andò dritta dalla psicologa, come al solito.

 

 

«Vuoi parlare di tua nonna?» chiese gentilemente la dottoressa Anderson.

«Ultimamente non mi va di parlare di niente con nessuno. Avrei preferito non avere la voce, o non sentire. Così è peggio» ammise Maryanne con le lacrime agli occhi, ma non avrebbe pianto, non voleva.

«So che adesso vorresti soltanto spegnere tutto, e fare qualunque cosa tu voglia, ma non puoi. Sei un umano, e hai dei doveri. E, per qualche strano motivo, soffrire fa parte di quelli» disse la psicologa.  Maryanne, per la prima volta, ascoltò attentamente ciò che le disse la dottoressa.

«Mia madre le ha mai parlato di mio padre?» chiese, di punto in bianco, Maryanne.

«Come mai questa domanda? L'altra volta non volevi parlarne con me» disse la dottoressa, abbastanza preoccupata. Maryanne era sovrappensiero, per quella frase di sua nonna. Che voleva dire che suo padre era tornato? Non aveva senso, lui era andato via. E poi lei che ne sapeva? Aveva bisogno di aiuto, non di altre domande. Voleva risposte.

«Mi scusi, credo di dover andare adesso» disse Maryanne velocemente. E, con la stessa velocità, uscì dall' ufficio della sua psicologa.

 

Andò subito nel parco, allo stesso albero dell'ultima volta. Voleva, e doveva, incontrarlo. Doveva spiegarle molte cose, troppe, e non c'era tempo.

 

«Maryanne.» Ed eccola lì. Quella voce, quella tanto attesa.

«Come sai il mio nome? Io non te l'ho detto» disse Maryanne malinconica. Harry si sedette al suo fianco, sul prato.

«So molte cose su di te, forse più di quante ne conosca tu stessa» ammise lui sorridendo. Anche lui sembrava triste, ma Maryanne non gli volle domandare nulla.

«Come hai fatto a parlarmi senza farti vedere? Ti prego dobbiamo parlare senza interruzioni, ho bisogno di risposte, e di tranquillità» disse lei abbassando lo sguardo. Harry le sorrise «Sei qui per questo, avere risposte e tranquillità, principessa della natura».

«Allora? Come hai fatto?» domandò ancora Maryanne. Prese uno dei tanti fiori dal prato del parco, lo tenne fra le mani, e cominciò a farlo girare.

«Per adesso non posso dirtelo. E so che questa non è una risposta, ma è quello che posso dirti. Io sono diverso, tu sei diversa.» Harry si distese sul prato, rivolgendo il suo dolce sguardo al cielo.

«Questo che vuol dire? Stai cercando un modo carino per dirmi di essere matta?» Fece girare ancora il fiore, era così colorato. Un rosso acceso, il colore preferito di Maryanne.

«No, anzi, credo che tua madre abbia sbagliato. Non dovevi essere rinchiusa in quella clinica. Ti ha fatto solo male, e non ti ha aiutato.» Guardò per un secondo Maryanne, poi tornò al cielo azzurro.

«Altra cosa che non ti avevo detto. Posso capire chi sei?» chiese Lei curiosa. Se non era pazza, lo sarebbe diventata a breve.

«Sono un angelo» ammise tranquillamente. Maryanne lo guardò confusa. Non credeva ad Harry. Forse lui era più matto di lei.

«Gli angeli non ammetterebbero mai di essere angeli» rispose lei sospirando. Harry la guardò negli occhi.

«Bene, adesso ti spiego una cosa Principessa della natura. Io sono un angelo, come tua nonna. Come te. Pensi davvero che ti parlasse di fiori tutte le volte che la vedevi? Beh, sì anche. Ma lei ti spiegava cos'eri. Voleva prepararti, così ti parlava della vera te, e poi ti offuscava la mente con la storia dei fiori. Ti faceva dimenticare di te, mentre i fiori occupavano la tua mente. Ma, come adesso, parlandone ti vengono alla mente dei ricordi. Se chiudi gli occhi ti è più facile, bisogna concentrarsi. Se non credi a me, credi a lei.» Si distese di nuovo, lasciandola in confusione. Maryanne chiuse gli occhi, come detto da lui, e pensò a sua nonna. Si concentrò, ma nulla. Continuò a pensarci, se era vero doveva riuscirci. La fece diventare il suo pensiero fisso. In un attimo la sua mente venne avvolta da migliaia di immagini, momenti e ricordi. Impossibile. Di scatto aprì gli occhi, e si distese al fianco di Harry.

«Perché sei qui?» chiese nervosa.

«Beh, tua nonna era un angelo. E tu stavi per sviluppare i tuoi, diciamo, poteri. Lei sentì che le stava per accadere qualcosa, così un giorno mi chiamò, chiedendomi di diventarti amico. Voleva che io ti insegnassi a controllarti, a vivere. Non devi farti sovrastare da tua madre. Per questo quel giorno tornò qui a casa da te» disse malinconico. Maryanne si sentì subito abbattuta, eppure qualcosa in quelle parole la faceva vivere.

«Ha detto che mio padre è tornato.» Prese il fiore e lo mise sul prato, non aveva più voglia di giocare.

« Senti, qualunque cosa ti dicano, non fidarti di tuo padre. Mai. Non posso ancora parlartene, hai assunto troppe informazioni in una sola volta, ma non fidarti di lui. Vuole solo vederti morta, credimi.» Harry si alzò dal prato, e poi si riavviò i capelli ricci.

«Ma è mio padre. Senti, già non posso crederti del tutto su questa cosa degli angeli, ma sul fatto che mio padre abbia ucciso mia nonna no. Questo no» disse lei arrabbiata.

«Io non ti ho detto che lui l'ha uccisa. Lo hai pensato tu» disse Harry lentamente. Maryanne era confusa, che voleva dire?

«Il tuo istinto da angelo non ha perso tempo per attivarsi eh? Ora devo andare, se vuoi parlarmi basta venire qui. Ti aiuterò, l'ho promesso a tua nonna» disse Harry dolcemente, mentre la guardava dritto negli occhi. Maryanne stava per ipnotizzarsi da sola, ma poi, davanti a lei, non vide più nessuno.  Il ragazzo dalla voce stupenda era un angelo?

 

ANGOLO AUTRICE

 

Salve a tutte/i, ho deciso di pubblicare anche il secondo capitolo della storia. E già da questo capitolo si capisce su cosa si basa la storia, ovviamente. Spero vi sia piaciuto, e mi scuso per eventuali errori.

-Danger.

 

 

 

  
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