LA SETTA DELLE ROSE NERE
by Horror_Vacui
Prologo
Una profonda
oscurità lo avvolgeva.
Il picchiettio
delle gocce d’acqua, che s’infrangevano sulla
pietra fredda,
rappresentava il solo rumore che riuscisse a udire dopo il battito
accelerato del suo cuore.
Poteva avvertire l’odore della
morte,
mischiato al tanfo delle celle sudice e dell’acqua stagnante
da
chissà quanti secoli.
Il tempo cominciava
a perdere valore e i giorni si stavano trasformando in una lunga
notte senza fine, intervallati da qualche pasto misero e insapore che
persino i topi rifiutavano di mangiare.
Aveva smesso di
temere quei piccoli esserini che minacciavano di rosicchiargli i
piedi nudi quando si arrendeva al sonno.
Esseri oscuri molto
più pericolosi lo privavano ogni giorno della
felicità e della
voglia di vivere, anche se lui aveva deciso di lottare fino
all'ultimo respiro.
Gli serviva una mente fredda e lucida,
così gli
capitava di mordersi i polsi, prendere a pugni il muro dietro di
sé,
qualunque cosa gli permettesse di sentirsi vivo.
All’improvviso il lugubre silenzio fu rotto da un rumore.
L’aveva
sentito tante di quelle volte durante la sua breve esistenza da
riuscire ad identificarlo senza alcun dubbio: catene.
La porta in fondo al corridoio venne spalancata e, a quel rumore
assordante di catene, si unirono dei
penosi
lamenti. Non era raro ascoltare le grida di dolore dei nuovi
prigionieri, ma qualcosa allarmò i
suoi sensi.
La cella venne richiusa senza troppe cerimonie e l'incantesimo per
sigillarla era
già stato pronunciato, eppure gli auror non accennavano ad
andarsene.
Non avrebbe saputo
spiegarne il motivo, ma aveva il brutto presentimento che fossero
lì per lui.
Trattenne il
respiro, stringendosi il più possibile all'angolo dietro la
panca
che da mesi chiamava 'letto'.
La porta che gli precludeva l'accesso
al mondo era di metallo, forse acciaio, e aveva una piccola
finestrella in alto, da cui i carcerieri facevano entrare i
Dissennatori almeno una volta al giorno. Era convinto che fossero
già
andati a trovarlo e il dubbio che fosse passato molto più
tempo di
quel che credeva iniziò a farlo sudare freddo.
Gli auror si
mossero e i loro passi pesanti si fermarono proprio lì,
davanti alla
sua porta. Un alone azzurrino ne circondò
il telaio e poi una
luce accecante lo investì in pieno viso. Cercò di
ripararsi con le
mani da quel fascio luminoso, disorientato come un ratto in gabbia.
«Sveglia
Malfoy, il capo vuole vederti!» disse una voce gracchiante.
Un
secondo incantesimo venne pronunciato e lui si ritrovò i
polsi
stretti nella morsa bruciante delle catene magiche, poi due paia di
mani lo tirarono su e lo spinsero fuori.
Dopo
tre mesi di reclusione, Draco Malfoy metteva piede fuori da quella
prigione, senza conoscere il destino che lo attendeva alla fine di
quel sinistro corridoio.