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Autore: nuvole_e_popcorn    23/01/2015    1 recensioni
Sai, io vi invidio a voi finte bionde. Fate sembrare le vere bionde facili e oche, oche starnazzanti per la precisione. Mi piacerebbe tantissimo tirarvi il collo come si fa con le oche, con quelle vere. - Danielle Cradwford
In questa i personaggi sono in AU moderno, e non sono neanche proprio uguali (ad esempio la Ginevra moderna non ha le stesse caratteristiche fisiche della Gwen della serie tv) e ho introdotto un nuovo personaggio, con una storia riconducibile anche alla leggenda che spero vi piaccia!
Dal primo capitolo:
"Sai qual è il problema degli stronzi come te? Che hanno una faccia tosta che mi fa venire voglia di contemplare l'omicidio! Ma non ti preoccupare Dowson, farò in modo che sia una morte lenta e dolorosa, possibilmente un suicidio indotto, non potrebbero mai risalire a me," detto questo prese il bicchiere di limonata che un poveretto aveva in mano e glielo versò in faccia.
"Spero i tuoi occhi brucino come l'inferno, così ti ci abitui. Stronzo"
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lancillotto, Merlino, Principe Artù, Un po' tutti | Coppie: Gwen/Lancillotto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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"Sono a casa" non fu più di un sussurro alla casa buia e vuota. Danielle sospirò e appoggiò la propria giacca sulla poltrona, accedendo le luci. Sul mobile dell'ingresso c'era una foto: Danielle con la sua famiglia; lei, sua madre, suo padre e suo fratello Richie.  

Si ritrovò, quasi automaticamente, di fronte al telefono di casa. Schiacciò il bottone rosso e partì la segreteria telefonica: 

"Non ci sono nuovi messaggi" una piccola, solitaria lacrima le scese lungo il volto e Danielle la asciugò con forza, quasi facendosi male nello strofinare la manica sulla guancia. Si continuava a ripetere che era abituata a stare la sola, la verità è che non ci si abituava mai alla solitudine. Mai. 

Decise di avere bisogno di una doccia, decisamente. Aveva bisogno di lavare via tutto quello che non andava bene nelle sua vita, era quasi un rito, ormai. Aprì l'acqua calda e cominciò a spogliarsi, infilandosi quasi immediatamente sotto il getto caldo e tentando di dimenticare tutto quello che le era successo invano.  

La faccia di Jack Dowson fece immediatamente capolino nella sua mente, era sconcertante come una persona potesse essere così arrogante, prepotente e un mucchio di altri insulti vari, ma era, altrettanto sconcertante, che l'avesse inquadrata in meno di dieci secondi; sembrava quasi che quel mentecatto, bellimbusto, damerino fosse riuscito a inchiodarla con una sola frase, e la cosa non le piaceva per niente. 

In genere lei era talmente fuori dal comune che nessuno la capiva, e non in senso positivo. C'era un perché non stava più con la sua famiglia e molte persone le giravano a largo perché era sarcastica, aveva sempre una battutina acida sulla lingua e di certo non aveva paura a dire, senza filtri, esattamente ciò che le passasse per la testa. Poche persone, anzi nessuno, nel corso della sua vita l'avevano apprezzata per queste sue caratteristiche. Ma anche nessuno era mai riuscito a tenerle testa a quel modo. Ebbe un'orribile senso di deja vu, quando si costrinse a chiudere gli occhi e abbandonarsi solo alle sensazioni che l'acqua calda che le scorreva sulla schiena e giù per le spalle le provocava.  

"Vi sembra una cosa normale?" sentì se stessa dire a qualcuno "Con questa stupida guerra che avete iniziato per il vostro stupido ed enorme orgoglio state distruggendo tutto quello che avete creato!" 

Aprì gli occhi di botto e scosse la testa con forza, non di nuovo. Non dovevano ricominciare. Lo psichiatra le aveva assicurato che con le medicine sarebbero andati via. Uscì dalla doccia, e senza nemmeno coprirsi con l'asciugamano, aprì l'armadietto del bagno e ne tirò fuori un flaconcino arancione, lo aprì e fece cadere due pillole esagonali di un rosa pallido sulla propria mano, le inghiottì senza pensarci due volte. Quelle pillole erano l'unica cosa che la manteneva sana...non poteva sul serio pensare che stesero smettendo il proprio effetto. Non era una cosa concepibile. 

Quasi ad effetto placebo si sentì immediatamente meglio, tanto che cominciò a fischiettare mentre si asciugava e cambiava. Mentre lo faceva il suo sguardo si soffermò sulle cicatrici che aveva ad entrambi i polsi, le bruciature delle cinghie che l'avevano costretta a letto: in un'altra vita, pensò, avrei preferito la morte. Subito si prese la testa fra le mani scuotendosela violentemente. 

Qualcuno suonò alla sua porta e questo la riscosse, si guardò allo specchio, si diede un contegno e andò ad aprire. 

"Gwindeyon" disse quasi senza fiato. "Come sapevi dove abitavo?" 

"Ecco" rispose l'altra imbarazzata contorcendosi le mani "potrei aver estorto qualche informazione circa il tuo indirizzo al segretario dell'amministrativa" Danielle alzò gli occhi al cielo, ma sorrise: che una persona avesse fatto tutto ciò solo per parlarle la fece sentire contenta. 

"Dai entra" le fece, sorridendo e spostandosi per farla entrare. "Scusa il caos" aggiunse scrollandosi le spalle "ma vivendo da sola non ho mai il tempo di mettere davvero apposto sennon nel weekend" le fece cenno di sedersi pure sul divano mentre le prendeva due limonate dal frigo e si appollaiava sulla poltrona di fronte al divano.  

"Io... volevo ringraziarti sinceramente, per quello che hai fatto oggi intendo..." disse guardando il proprio bicchiere. 

"Figurati è stato niente" cercò di tranquillizzarla Danielle "ma scusa la curiosità cos'hai fatto a Jack per farti odiare tanto?" 

"E' una storia lunga ad essere sinceri... C'è stato un periodo in cui Jack, lui era più tranquillo, sempre arrogante, però più tranquillo, anche generoso alle volte, è stato quello il periodo in cui io lo conobbi. Ero un nessuno appena arrivata dalle medie e lui faceva parte del gruppo popolare della scuola, quindi ci ho fatto amicizia. Sembrava un tipo apposto e sicuramente gli piacevo, e ad essere sincera in un primo momento anche lui piaceva a me" bevve un sorso della sua limonata per poi riprendere "poi però dopo circa un paio di settimane che ci frequentavamo a scuola ho conosciuto Will... lui era il suo migliore amico, si conoscevano fin dalla culla e si volevano molto bene, erano quasi fratelli e Will era appena tornato da un viaggio in Francia dove era andato a trovare la nonna malata, per questo io ancora non l'avevo conosciuto... giuro l'avessi conosciuto prima non avrei mai illuso Jack..." . 

Le sembrava di conoscere già questa storia... di nuovo quel dannatissimo senso di deja vu si impossessò di lei, ma quando Gwindeyon riprese a raccontare lo spinse in una parte della sua mente e tornò  a prestarle attenzione.  

"Fatto sta che ci siamo innamorati, ma nel frattempo Jack si era innamorato di me... e non abbiamo avuto il coraggio di dirglielo... così quando ci ha scoperti mentre ci baciavamo in una gelateria in centro è stato il caos. Da allora lui e Will sono in guerra perenne e io ogni tanto mi ci ritrovo in mezzo... ma è il prezzo che ho dovuto pagare per stare con Will e lo pagherei di nuovo fra un millennio... e ancora dopo". 

 

La mattina dopo arrivò a scuola molto prima del solito, i corridoi erano quasi deserti. Non era riuscita a dormire bene: i sogni erano tornati e non aiutava il fatto che neanche altre due pillole non fossero riuscite a impedirne lo svolgersi. Si diresse verso il suo armadietto e cominciò a comporre la combinazione: 

"Io non lo farei fossi in te.." fece una voce alle sue spalla, ma era troppo tardi, la porta dell'armadietto si aprì e Danielle fece appena in tempo a schivare il guantone da boxe che a molla era partito pronta a colpirla. Il pugno però se lo prese in faccia la persona che aveva parlato, che cadde a terra. 

"Oioioi" 

"Oh Freakles" fece Danielle accucciandosi di fianco a lui e ispezionando la guancia colpita "Mi dispiace tanto... veramente dovrebbe dispiacere di più al tuo amico" ragionò. 

"E' tutto apposto... essere migliore amico con un arrogante tirapugni ha i suoi vantaggi in queste situazioni" rispose lui gentilmente tirandosi su e porgendole una mano. Sembrava una persona gentile, difficile credere che fosse il migliore amico di Jack Dowson. 

"Volevo solo ringraziarti" 

"Ringraziare me?" borbottò stupita Danielle "E di che cosa?" 

"Di essere tornata, ovviamente" le fece l'occhiolino e poi "Ci vediamo in giro" e se ne andò.  

"Oddio scusate!" disse mentre raccoglieva tutte le pergamene che aveva fatto cadere al valletto del re. 

"Figurati, avrei dovuto prestare maggiore attenzione a dove stessi andando" rispose quello gentilmente, sorridendole. Quando li ebbero raccolti tutti lui sorrise: 

"Ti ringrazio" 

"Oh non è stato nulla di che" 

"Ma non per aver raccolto le pergamene, Marie, per essere tornata"  

Danielle voleva sbattere la testa al muro! Lei non si chiamava Marie e sicuramente stava avendo di nuovo quelle allucinazioni da subconscio! 

"Allora! Ti è piaciuto il mio buongiorno, Cradwoford?" domandò la solita voce arrogante, lei si voltò e lo fulminò con lo sguardo. 

"Sloggia che non è aria, Dowson! Riparleremo un'altra volta del tuo originale buongiorno" disse sbattendo la porta dell'armadietto. Quando si voltò però Dowson era più vicino di quanto non si aspettasse. E si ritrovò sbattuta contro l'armadietto con le braccia del biondastro ai lato della testa. 

"Senti un po', ho tollerato il tuo comportamento e non ci sono state ancora serie conseguenze, ma non tirare troppo la corda che prima o poi si spezza" lei lo fissò in quegli occhi ora così scuri che quasi la spaventarono. 

 

"Vi state comportando come un bambino, o peggio ancora come un adolescente con problemi caratteriali!" sbottò portandosi le mani ai fianchi. Non si aspettava la reazione che ricevette. 

"Attenta a te, Marie, ho tollerato il tuo comportamento ribelle per troppo! Non puoi permetterti di rivolgerti a me a quel modo" 

 

"Dowson levati dalle scatole. Non è aria oggi!" il suo braccio, piegato si ritrovò sul suo collo e per un istante ebbe davvero paura del ragazzo che si trovava di fianco, aspettandosi una pressione che non arrivò mai. 

"Attenta Cradwford. Ti tengo d'occhio" e detto questo se ne andò lasciandola lì, ansimante sia per le allucinazioni che per la paura. Doveva rivedere il signor Mason, il suo psichiatrista le cose non erano per niente migliorate.  



Eccomi qua! Sono tornata con il nuovo capitolo! Volevo ringraziare Relie Diadamat che mi ha fatto notare alcuni problemi con la scrittura, spero che da questo capitolo (sempre che tu lo legga e spero di sì) le cose siano migliorate! Grazie mille e spero che la storia vi piaccia... se poi non vi piace ditelo apertamente almeno so di continuare un lavoro a vuoto solo per piacere personale! Spero il capitolo sia stato più delucidante! Ci sentiamo alla prossima! Ciao :-)

  
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