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Autore: Com Amely Mason    24/01/2015    0 recensioni
Una festa di Capodanno. Un mondo che appare inaspettato, non si sa se per allucinazioni alcoliche o per squarci temporali. Amici catapultati tra mostri e rovine incas, con un amore nascente che rischia di bruciare in una pira.
Ok, come intro non sembra valere molto, però mi sono impegnata e.e
Genere: Avventura, Demenziale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yuri
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Fiamma balzò in piedi, coprendo d’istinto Anna mentre sfilava e caricava in un unico fluido movimento l’arco che aveva sulle spalle. Claudia le era scivolata durante la caduta, ma era poco distante da loro, accanto alle due ragazze e a Marco. Più indietro Giovanni stava aiutando gli altri a rialzarsi. La bionda avanzò lentamente: il luogo in cui si trovavano sembrava il ponte di un tempio incas, di cui però si vedevano per ora solo altri due torrioni della stessa pietra su cui erano atterrati. Le liane e la vegetazione invadevano gli spazi tra le pietre ma non un verso d’animale selvatico o trillo d’uccello rompeva il silenzio dell’aria umida e lievemente afosa.
- Ma che cazzo…- sbottò Alejandro, per poi ammutolire di fronte alla grandezza del torrione dritto di fronte a loro. Era abbastanza mal sbozzato nelle pietre semplicemente posizionate le une sopra alle altre, ma aveva comunque l’aria minacciosa di chi non era stato messo lì per caso. Un’ arcata oscura lo attraversava, lasciando intravedere della luce dall’altra parte.
Fiamma si voltò: tutti si erano messi in piedi. - Cosa facciamo?- , chiese Luke, osservando interessato le pareti. - Spegniamo la canna e restiamo qui sdraiti. Tra un po’ l’effetto svanirà -, disse con un alzata di spalle Marco. Silvia, aggrappata al braccio di Giovanni sgranò gli occhi e Marina lo fulminò con lo sguardo. 
- Propongo di vedere dove porta il ponte! - buttò là Luke. - Perché no? -, lo appoggiò Fiamma. Gli occhi di tutti conversero su di lei. - Abbiamo di meglio da fare? Canna o non canna, vorrei sparare i miei razzi a Capodanno, quindi dovremmo uscire di qui, mi sbaglio?-. Qualcuno boffonchiò un assenso e i ragazzi travestiti da dei si avviarono. 
- Ehi ragazzi, guardate! Se schiocco le dita faccio le stelline! - gridò d’un tratto Marco entusiastico. - Guardate! Ta-ta.ta! - disse schicoccando le dita a zeta davanti a se e lasciando dietro di se degli sbrilluccichii piuttosto persistenti. - Sembro un dio, non trovate? -, dise sotto lo sguardo attonito degli altri, circondandosi di stellette. - ma…-, cominciò Fiamma, incrociando lo sguardo di Stella, che continuò - non è che abbiamo acquisito i poteri…- si accucciò e diede un piccolo pugno ad una pietra, che istantaneamente si crepò fino quasi a sbriciolarsi - dei nostri dèi!- esclamò sorpresa. 
- Seriamente?-  disse Claudia giocherellando con le proprie dita, tra cui apparvero minuscole stallattiti. - Oddio Ann guarda!-  disse incredula. Fece un giro su sé stessa e uno stormo di fiocchi di neve la avvolse, volteggiando poi fino a posarsi sul pavimento.Istantaneaente tutti cominciarono a provare qualsiasi potere potesse appartenere al proprio dio: qualcuno tentava di uccidere piante, qualcuno di lanciare fulmini e luminescenze…
Fiamma li osservava perplessa, grattandosi i capelli corti sulla nuca: fu forse per questo che percepì uno scricchiolio petroso, dapprima lento e leggero, poi rapido e ben udibile. Fece appena in tempo a tirare Anna, Claudia e Giovanni contro il parapetto del ponte che sotto di loro una grossa porzione della pavimentazione si inclinò verso il basso, facendo scivolare giù i ragazzi ancora al centro del ponte, verso un lungo ed intricato scivolo arboreo che si estendeva al di sotto. Un tremendo polverone si alzò nascondenolo alla vista, e quando si diradò, le pietre erano tornate perfettamente al loro posto come se nulla fosse successo. 
Qualcuno tossì, e Fiamma caricò l’arco: dall’altro lato del ponte ricomparirono Diego e Silvia. 
- Siamo riusciti ad aggrapparci non so nemmeno io a cosa -, rise imbarazzato il ragazzo, mentre Silvia si rifugiava in Giovanni. Fiamma la guardò con aria a metà tra il dispiaciuto e il “te l’avevo detto”: era pallida, e non sembrava particolarmente contenta dell’avventura. Anzi, sembrava palesemente terrorizzata. La bionda scrollò le spalle riponendo le frecce nella faretra e l’arco sulle spalle. - Beh, proviamo ad andare avanti? Con circospezione, e attenti a cosa sentiamo.-. Il gruppetto annuì. Offrì il braccio ad Anna, che la guardò di sottecchi prima di accettare. Fiamma si affiancò a Claudia e procedettero circospette. Oltre il torrione si estendeva un altro ponte, poi di nuovo un altro, prima che fossero costretti a svoltare a sinistra. Dinnanzi a loro si delineò una rupe scoscesa, in cui il ponte entrava trsmite un arcata.
Era impossibile definire a che altezza si trovassero e cosa ci fosse sotto, oltre  qualche punta di torrion che di tanto in tanto sbucava in lontananza, poiché una densa coltre di nuvole si estendeva come una coperta dovunque lo sguardo potesse arrivare. Quando furono a poca distanza dalla parete rocciosa, le spaccature e la vegetazione della roccia presero forma come a disegnare le decorazione della facciata di un palazzo. 
Improvvisamente tre fischi acuti, uno in fila all’altro, fecero tremare le pietre intorno al gruppo, che si voltò di scatto. Tre condor, le ali spalancate contro il sole, stavano calando ad artigli snudati verso di loro. I fischi percossero di nuovo l’aria, costringendo i ragazzi a coprirsi le mani con le orecchie, fino a quando, poco prima che le creature atterrassero, Diego si staccò dal gruppo alzando le mani coi palmi rivoti verso il cielo. I tatuaggi di Amon-Rah brillarono dorati, e le creature si fermarono a mezz’aria, stordite. Diego le fissò duramente per un istante, per poi far loro cenno di andare. Inaspettatamente, i grandi volatili ripresero silenziosamente quota, e il ragazzo si voltò col solito sorriso tranquillo. - Complimenti -, commentò Fiamma, lasciando che li precedesse altre l’arcata della rupe.

Gli occhi del gruppo impiegarono qualche istante ad abituarsi alla penombra della caverna, che, per quanto ampia, dopo poche decine di metri si piegava in un ansa buia. Sulle pareti non colonizzate dai rampicanti figure sproporzionate si rincorrevano decorate da disegni di piume e amuleti decorati d’oro sbiadito. Fiamma si avvicinò ad osservarle, il passo felpato e le orecchie tese: rappresentavano umani che sembravano chinarsi tutti in adorazione di una figura più grande. Si spostò seguendo la direzione dell’affresco, ed Anna la affiancò, rapita dalla figura su cui ora anche la bionda si concentrava. Le loro dita si sfiorarono, e le due si guardarono di sottecchi, avvampando. - È il Serprente Piumato -, disse Fiamma, mentre anche gli altri si avvicinavano. Le proporzioni erano doppie rispetto a quelle delle figure umane, e tutta la figura era colorata di un verde smeraldo di tale intensità da sembrare vivo, peloso,… 
-RAGNIIII!!!- , gridò improvvisamente Giovanni, seminando il panico. Fiamma balzò indietro, guardando i pavimento. Centinaia di zampette pelose passavano sopra e sotto i loro piedi, facendo sembrare il pavimento un lucido parquet in movimento. - Che schifo, che schifo, che schifo! -, gridò Giovanni isterico, mentre Claudia ne congelava con aria schifata la striscia sufficiente ad arrampicarsi su una roccia dove gli aracnidi non salivano. Fiamma si acquattò su un'altra sporgenza tirando accanto a sé Silvia mentre Diego faceva lo stesso con Anna. - Guardate, sembrano andare tutti da una parte, guardate le sfumature, stanno…-  cominciò il ragazzo col tatuaggio di Amon-Rah. - Scappando? -, concluse con voce tombale la ragazza di Giovanni.  Il gruppo alzò gli sguardi verso l’ansa della grotta. Un ombra che superava l’altezza della parete si disegnava sempre più definita, in avvicinamento. - Vanni! VANNI! Corri! -, gridarono d’un tratto Silvia e Fiamma, fissando il ragazzo in pigiama che, impietrito dal terrore, non si era ancora mosso dal centro della sala. -Perché non si muove?!- , chiese terrorizzata Silvia, artigliando l’avambraccio di Fiamma, che fissava muta l’amico.
 Giovanni aveva il terrore dei ragni, e lei lo sapeva. Si riscossse d’improvviso, afferrando una delle liane che pendevano dal soffitto della caverna. Aveva un solo tentativo, e la sua riuscita era alquanto improbabile. Legò la liana alla coda di una freccia e tese l’arco al massimo, pregando che non si spezzasse. La freccia sibilò in aria, andando ad affondare nel buio dall’altro lato della stanza. - Svelto, Diego, prestami il bastone del potere egizio!. Il ragazzo glielo lanciò con aria perplessa: l’ansa dello scettro poteva funzionare come una rudimentale carrucola. Fiamma la guardò aggrottando la fronte, proprio mentre una tanfata di un fetore non meglio definitao inondava la sala. L’ombra aveva appena superato l’ansa per accedere alla sala, e aveva decisamente zampe per i gusti della bionda. Doveva provare: fece un salto indietro tendendo poi le gambe in avanti: Anna si coprì la bocca con le mani, trattenendo il fiato. Il gancio scorreva rapido lungo la corda appena approntata, troppo rapida. Fiamma vide un luccichio d’occhi poco prima di cadere pesantemente sul pavimento, scivolando per alcuni metri. - Fiamma! -, gridarono insieme Claudia e Anna, sporgendosi dalla propria pietra verso il centro della sala. La bionda si rialzò con prontezza caricando rapida l’arco. Ciò che si trovò dinnanzi quando raggiunse Giovanni però le mozzò il fiato. L’amico era impietrito dalla raccapricciante visione: a prima vista sarebbe sembrato un ragno troppo cresciuto, se non fosse stato per il corpo lucido come quello di uno scarafaggio. Le zampe a falangi erano da aracnide, ma la cresta che gli circondava il capo grande come il cofano di una macchina ricordava un drago. Una coda serpentina frustava le pareti alle sue spalle, spargendo la saliva gocciolata su tutto il pavimento. Li fissava con aria famelica tramite le tre serie di occhietti rossi che ricoprivano la testa: Fiamma riusciva malapena a respirare, l’arco che le bruciava teso tra le dita. D’improvviso un oggetto a metà tra una palla di neve e di ghiaccio colpì rovinosamente il capo della bestia. - Ehi, coso puzzoso! Siamo qui! -, gridò con aria di sfida Claudia, distraendolo con prontezza. La bestia si voltò, e Fiamma prese a scuotere Giovanni, trascinandolo dall’altra parte della stanza. 
Anna e Claudia fuggirono ai lati mentre Diego con una mossa inaspettata gli saltò sul dorso, costringendo la bestia a rivoltarsi su se stessa. Una nuova serie di palle di ghiaccio colpì la testa e il fianco della bestia prima che potesse allungare le fauci verso Diego che scivolava a terra dall’altra parte. Fiamma scosse forte l’amico, che, pallido come un fantasma, riprese a respirare tremando. - Ra-…Ra-…- .-Non c’è tempo ora Van! Dobbiamo andare. Dobbiamo riprendere…- .-Silvia! -, gridò d’improvviso il ragazzo, impallidendo di nuovo. La ragazza stava raggomitolata contro l’altra parete, mentre il mostro avanzava verso di lei con lentezza letale, incurante degli sberleffi di Diego e delle ragazze. 
D’un tratto un tremito percorse il pavimento sotto i loro piedi fino a raggiungere le zampe e il corpo del mostro. Dei tralci simili alle liane sbucarono dal pavimento avvolgendolo strettamente e costringendolo a cadere a terra. Anna, pallida e con le iridi schiarite, muoveva le dita in piedi al centro della stanza. Quando richiuse il pugno, il mostro che stava tentando di rialzarsi crollò di nuovo a terra, stretto dei tralci. Fiamma la guardò a bocca aperta, ma prima che avesse il tempo di dire qualcosa, una pioggia della saliva della bestia cosparse la stanza e i tralci si spezzarono. Il mostro si rialzò e prese la rincorsa verso la ragazza che, impallidita, era tornata in sé. Fiamma non si diede il tempo di pensare: era questione di un istante. Scattò verso Anna e si buttò a terra scivolando sul fianco sinistro, mentre incoccava la freccia, scoccandola poco prima di arrivare addosso ad Anna e trascinarla via con sé. Lo sputo della bestia dove si trovavano pochi istanti prima schiumò contro la pietra, corrodendola. Prima che avessero il tempo di alzarsi però il movimento convulso di alcune delle zampe le lanciò contro l’altra parete. Fiamma fece appena in tempo a chiudere tra gli avambracci il viso e le spalle di Anna che andarono a schiantarsi di schiena contro la roccia. D’improvviso Giovanni apparve dinnanzi al mostro. Il suo viso si fece imperturbabile e le sue spalle si distesero. Claudia arrivò correndo dietro di lui assieme a Diego, ma il mostro non li degnò nemmeno dello sguardo di uno solo dei sui dodici occhi, concentrato sul ragazzone in pigiama. 
Giovanni inclinò lievemente la testa, e la bestia lo imitò. - Ora dovresti dormire. Tu devi dormire. -, disse con aria tranquilla. Nella stanza scese un silenzio tombale, mentre Claudia e Diego fissavano impietriti Vanni temendo che la sua salute mentale fosse svanita.
 Lentamente e senza smettere di fissarlo invece, la bestia si accucciò raccogliendo le zampe sotto di sé, e pochi istanti dopo era sprofondato in un sonno profondo. 
La polvere tornò a posarsi silenziosa, riportando la calma  nella caverna. Per alcuni minuti si sentì solo il respiro affannato dei ragazzi e il lieve russare della bestia. 
- Giovanni?-, si riscosse per prima Silvia. Fiamma scosse rintontita la testa, lasciando andare i muscoli delle spalle. Anna la guardò stupefatta. - Grazie…-, balbettò abbassando poi lo sguardo. - Figurati -, rispose la bionda, aiutandola ad azarsi. Quando le loro dita si sfiorarono di nuovo, un brivido le percorse la schiena. Una ferita sulla fronte gociolava fastidiosamente mentre raggiungevano gli altri che, ancora scioccati, guardavano Vanni. - Beh, ragazzo, bel lavoro! Degno del dio Morfeo. -, disse con spirito Claudia. - Hai visto che anche il tuo dio serve a qualcosa? -, scherzò Fiamma dandogli una pacca sulla spalla.
- Che si fa ora? -, chiese Diego recuperando il suo bastone da Amon-Rah e restituendo la freccia a Fiamma. - Guardate, là si è aperto un varco. Non credo ci fosse prima.-. Il gruppo si voltò seguendo la direzione indicata da Anna: un’ apertura larga e tozza portava ad una scalinata di pietra molto larga che scendeva ripida verso un altro corridoio, qualche decina di metri più in basso. 
- Beh, gli altri sono scivolati verso il basso, potremmo provare a scendere - propose la bionda, infilando l’arco nella faretra e tastando le pietre delle scale con gli stivali. 
- Andiamo -, assentirono gli altri.

La scala era ricoperta da una lieve patina di muschio, ed i ragazzi preferirono procedere in fila indiana ad alcuni gradini di distanza l’uno dall’altro, aggrappandosi al corrimano che accompagnava la discesa. Fiamma rimase per ultima, controllando circospetta il mostro addormentato. Dovevano essere finiti in un posto davvero strano per avere poteri così interessanti, per non parlare di ciò che li circondava, inaspettato. Quando il gruppo ebbe raggiunto metà scala, Fiamma sferrò un calcio alla parete dove aveva intravisto una crepa circolare. Un frammento di roccia si staccò compatto dal resto della parete, come stucco male attaccato, spesso un paio di dita. Fiamma lo tastò con aria soddisfatta, e lo posò sul canale che correva all’altezza del corrimano accanto alla scala. Vi balzò sopra con una botta di adrenalina, e diede una lieve spinta accucciandosi sulla lastra, che cominciò a scivolare come un folle snowboard lungo il canale di scolo. Fiamma si abbassò di più, e l’aria le fischiò nelle orecchie: la pendenza della scala contribuiva ad una discesa vertiginosa. Appena sentì la pietra sparire da sotto di sé si buttò all’indietro, facendo appena in tempo a cogliere Claudia che commentava: - Ma che diamine…!-.

La stanza in cui era arrivata era circolare ed immensamente alta e verde. Una luce smeraldina filtrava dall’alto, aleggiando tra le pareti infestate dalla vegetazione e le smodatamente alte colonne di pietra. Fiamma alzò lo sguardo mentre anche gli altri accedevano alla stanza, facendo rimbombare i propri passi nel silenzio. Una cupola squarciata sovrastava diversi metri più in alto il pavimento dodecagonale dell’ambiente. - Sembra un santuario -, commentò Anna, strusciando il piede a terra. - Guardate, sembra che le piastrelle siano decorate con un motivo particolare -. Diego passò la mano a terra spazzando via uno strato di polvere. - Sembrano teste di animali selvatici. -. -Guarda, queste sono uguali e queste no.- -Sembrano disposte a fare dei disegni. Guarda, così sembra una clessidra storta-, osservò Giovanni usando la polvere per tracciare i disegni sul pavimento.
- Non sono disegni, sono costellazioni.-, intuì di colpo Fiamma, congiungendo un'altra serie di disegni simili con un solco nella polvere. - Guardate. Questo è il Grande Carro. E quella di Vanni è Orione. -. - Questa sembra il Cane…-, annuì Diego. - E qui c’è Pisces -. Concluse Anna, al centro della stanza. Un corpo piombò fulmineo giù dalla cupola verso il centro della stanza, ma prima che potesse raggiungere la ragazza castana una freccia congelata lo aveva inchiodato alla parete. Claudia e Fiamma si guardarono stupefatte a bocca aperta: avevano usato i poteri delle proprie dee senza nemmeno pensarci. Andarono insieme a recuperare Anna, ritirandosi poi vicino alla scala.
Lievemente sopraelevato rispetto al pavimento, il gruppetto confabulava a bassa voce. La stanza era di nuovo immota, e lontava si udiva ora gorgogliare un ruscello. 
- Non vi sembra un puzzle ad incastro? - , disse d’improvviso Silvia. - Uno di quelli in cui si spostano le piastrine per comporre l’immagine. L’avete presente? -. Fiamma la guardò perplessa, ma annuì lentamente. - La stanza è dodecagonale, e se guardate Là in fondo i disegni sono in fila, non disposti come la costellazione del loro simbolo.- . La bionda osservò gli altri. 

Diego scese per primo, tentando di sollevare una pietra. Claudia lo fece spostare, cercando di spostarla tramite l’umidità compressa sotto di essa, ma senza risultati. - Maledette erbacce! -imprecò.
Anna si riscosse: forse quelle erbacce potevano aiutare invece. Ridiscese rapida gli scalini col vestito raccolto. - Aspettate, fatemi provare una cosa. Spostatevi da parte.-. I ragazzi obbedirono pieni di aspettativa. La castana chiuse gli occhi concentrandosi: le dita iniziarono a formicolarle e le liane nella stanza a dondolare senza che nemmeno un refolo di vento le avesse sfiorate. Anna arricciò il naso: doveva farle spingere da sotto. Lentamente le pietre cominciarono a muoversi ortogonalmente. Fiamma osservò il pavimento muoversi come le scaglie di un serprente affascinata: la castana aveva un potere inaspettato ma anche grande potenziale. Vide Diego con il disegno di Amon-Rah illuminato d’oro dirigere le pietre in diverse direzioni, assecondando il potere che proveniva dalla ragazza. D’un tratto Fiamma la scorse vacillare: lo sguardo era ancora assente, e Claudia e Vanni da una parte e Diego e Silvia dall’altra cercavano di controllare che gli angoli e i lati del dodecagono fossero approssimativamente posizionati. - Anna! Anna! Basta, puo bast…-. La bionda non fece in tempo a finire di parlare che la castana crollò su se stessa. Con una scivolata, la bionda fece in tempo a prenderla al volo.
- Cos’è successo? -, mormorò rintontita tornando in sé. - Il potere che la tua dea puo sfruttare è molto intenso ma evidentemente prende anche molta energia. Tieni -, rispose con un sorriso Fiamma, portandole alle labbra una borraccia d’acqua. - E questa da dove arriva? - domandò Claudia. - Da una delle liane che ho tranciato prima. Sono tipo semigrasse, e tranquilla l’ho assaggiata prima. Ne volete?-, disse passando poi la borraccia agli altri. 
Mentre tutti si dissetavano, la bionda abbassò di nuovo lo sguardo. Anna lo stava fissando con aria confusa e affascinata allo stesso tempo, ancora appoggiata con la testa sulle sue cosce. - Qualcosa non va’?- chiese con un nuovo sorriso la bionda. La castana avvampò - Nono, ecco io… beh grazie. È già la seconda volta che mi recuperi oggi. -, accennò un imbarazzato sorriso. - Piacere mio, non temere - rispose la bionda divertita, sfiorandole la punta del naso col suo prima di aiutarla a rialzarsi.
D’un tratto un assordante ronzio invase a stanza: sembrava come se un immenso alveare si trovasse oltre le pareti di solida roccia e stesse cercando di abbatterle, mentre queste inaspettatamente cominciavano a muoversi. I ragazzi fissarono la scena atterriti: intorno a loro i muri scivolavano l’uno dentro l’altro in modo alternato, di modo da lasciare un arcata e una colonna, un arcata e una colonna…
  
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