Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
Segui la storia  |       
Autore: heliodor    26/01/2015    1 recensioni
Dopo essere tornati ad Arendelle, Elsa, Anna e i loro amici si godono il meritato riposo. Ma dal profondo nord arriva una nuova minaccia.
Maia, la Regina dell'Inverno, è venuta a reclamare indietro il suo cuore. Al suo fianco un esercito di creature ghiacciate che invadono il fiordo.
Rimasta sola e senza alleati, Elsa dovrà intraprendere una lunga e pericolosa odissea per salvare i suoi cari e il regno.
Fino al confronto finale con Maia per decidere chi, tra le due, sarà l'unica Regina dell'Inverno...
Cursed è il terzo (e ultimo) episodio della serie The Winter Queen.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Winter Queen'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Kastelgaard arriva di corsa seguito da Bulda e Anna in groppa a Sven. ― Dov'è?
Brick indica la spaccatura nella roccia.
Kastelgaard si fionda nel passaggio.
― Lo ha fatto per proteggervi ― dice il troll.
Kastelgaard si ferma. ― E chi proteggerà lei?
Bulda si avvicina, ma Kastelgaard le fa cenno di fermarsi. ― Rimani con Anna ― dice alla troll. ― Da che parte vado oltre questo passaggio?
Brick sospira rassegnato. ― Prendi sempre la strada che sale.
― Tutto qui?
― Non avevo il tempo di disegnare una mappa dettagliata.
― D'accordo, d'accordo. Sempre in alto. È facile.
― Buona fortuna ― dice il troll. ― Ne avrai bisogno.
Kastelgaard sparisce oltre la fenditura.
***
I passi di Elsa risuonano netti sulla superficie lucida del pavimento. Colonne di ghiaccio sostengono un soffitto di roccia che si innalza per cinquanta metri. Statue di guerrieri sorvegliano mute il passaggio, osservando la regina con sguardi severi.
La sala si allarga in una spianata. Elsa cammina attraverso strade scavate nel ghiaccio sulle quali si affacciano case a uno o due piani. Tetti spioventi e finestre aperte e vuote assistono al suo passaggio. In una piazza circolare le statue di ghiaccio raffiguranti dei fanciulli sembrano giocare a rincorrersi. Adulti e anziani li sorvegliano da lontano. E poi statue raffiguranti viaggiatori, cani e cavalieri in sella ai loro destrieri.
Una donna dallo sguardo lucido è colta nell'atto di varcare la soglia di casa. Due giovani innamorati camminano mano nella mano lungo un viale alberato.
Dei passi risuonano. Elsa si ferma.
Davanti a lei, un golem la squadra minacciosa. ― La regina ti sta aspettando ― dice con voce cavernosa.
Elsa stringe le labbra. ― Portami da lei.
Il golem si sposta di lato. ― Da questa parte.
Il mostro la guida attraverso un passaggio scavato nella roccia. Due statue che raffigurano guerrieri armati di lancia e scudo sorvegliano l'entrata della nuova sala.
Elsa osserva meravigliata la grande volta che contiene l'anfiteatro naturale. La conca a forma di ciotola degrada verso il centro, dove un'enorme voragine si apre nel pavimento. Una sottile patina di ghiaccio ricopre ogni cosa, comprese le pareti che circondano la sala.
Al centro della voragine si innalza una piattaforma sostenuta da una ragnatela di ghiaccio ancorata ai bordi frastagliati del foro.
Un trono luccicante domina la piattaforma. Seduta su di esso, una donna dai capelli neri la osserva sorridente.
― Aspetta qui ― dice il golem.
Elsa si ferma sul bordo del cratere.
La donna si alza. ― Elsa ― dice con tono cordiale. ― È un piacere rivederti. Vieni, avvicinati.
― Preferirei restare qui ― risponde la regina di Arendelle.
― Dimenticavo i tuoi poteri. ― Maia tende una mano in avanti. Dal palmo aperto l'energia fluisce verso il bordo della voragine. Una passerella di ghiaccio appare a collegare il bordo con la piattaforma. ― Vieni qui, al mio fianco.
Elsa mette piede sulla passerella. A ogni passo il ghiaccio scricchiola sotto i suoi piedi. Quando arriva alla piattaforma, Maia le va incontro.
― Mia cara ― esclama sorridente. ― Spero tu abbia fatto buon viaggio. Hai portato un dono per me?
Elsa le mostra la gemma luccicante che stringe nella mano. ― È qui. Ciò che mi avevi chiesto.
Maia tende la mano. ― Dammelo.
Elsa esita.
― Avanti, che cosa aspetti? ― Maia la fissa impaziente.
― Prima libera il mio popolo e mia sorella.
Maia sospira. La mano corre al gioiello che pende al suo collo. Un leggero bagliore si accende e poi si spegne. ― Ora sono liberi.
Elsa la fissa in silenzio.
― Non mi credi? ― Maia ride. ― Se non ti fidi, guarda tu stessa. ― Maia agita una mano nell'aria. Davanti a Elsa si forma una lastra di ghiaccio che riflette la sua immagine. La figura della regina scompare, sostituita da uno scorcio di Arendelle. Si vedono i cittadini scambiarsi espressioni sorprese. ― Visto?
― Mia sorella. Mostrami lei.
Maia sospira. ― Ma certo ― dice con tono mellifluo.
Sulla lastra appare l'immagine di Anna. Accanto a lei, Bulda e Brick la fissano stupiti.
Anna sbatte le palpebre un paio di volte, si guarda attorno e salta giù dal carro.
L'immagine scompare.
― Convinta ora?
― Non era un'illusione, vero?
Maia reclina la testa all'indietro e si lascia sfuggire una risata. ― Non posso mostrare ciò che non esiste. Se non mi credi, torna dalla tua sorellina. Prima però dammi il cuore.
Elsa solleva la gemma. ― Perché ci tieni tanto?
Gli occhi di Maia luccicano. ― È mio. Tu me l'hai donato.
― Non era mia intenzione.
― Dicono tutti così ― risponde Maia. ― Non sei la prima e non sarai l'ultima, Elsa di Arendelle. Prima di te molte altre sono venute qui per donarmi il loro cuore. O sfidarmi.
― Non sono qui per combattere. Voglio solo che lasci in pace Arendelle e il mio popolo.
Maia sorride. ― Elsa, Elsa. Io ti capisco, sai? Non è facile vivere con questo peso.
Elsa distoglie lo sguardo.
― Ho ragione, vero? Cerchi di dare un'immagine forte, ma dentro di te sai di essere solo una bambina spaventata dai suoi stessi poteri. Un mostro.
Elsa la fissa con occhi sbarrati.
― Nessuno ti comprende davvero ― continua Maia con tono suadente. ― A parte me. Anche io ho dovuto combattere per il mio popolo. Ho fatto scelte difficili per il loro bene. Per proteggerli.
Elsa si acciglia.
― Hai visto il villaggio venendo qui? ― domanda Maia con tono gioviale.
Elsa annuisce.
― Non è stupendo? L'ho creato io.
― Tu hai...
― Li proteggevo, ma erano infelici. Non capivano che lo facevo per loro. ― Il suo sguardo si incupisce. ― Ingrati. Dopo tutto quello che ho fatto per loro.
― Maia...
― Ho dovuto farlo, Elsa. Ora sono al sicuro, per sempre.
Elsa chiude gli occhi. Quando li riapre, Maia la fissa mettendo in mostra i denti appuntiti.
― Il mio cuore, Elsa.
La regina soppesa la gemma nella mano.
Maia tende il braccio. ― Dammelo.
Elsa fa un passo indietro. ― Forse è stato un errore venire qui.
― Dammi il cuore, Elsa ― dice Maia minacciosa. ― È la tua ultima possibilità.
― Altrimenti?
Maia fissa Elsa con sguardo ostile. ― Farò del male a te. Farò del male ad Arendelle. E farò del male alla tua sorellina. Non voglio farlo, ma se mi costringi...
― Non sei obbligata.
― Invece sì ― dice Maia con voce stridula. ― Non posso essere debole. Devo essere la più forte o i miei nemici mi distruggeranno.
― Mostrare compassione non significa essere deboli.
Maia ride. ― E quanta ne hanno mostrata a te, Elsa di Arendelle? Quante volte quelli che ti odiavano, che ti perseguitavano, che erano invidiosi o gelosi dei tuoi poteri, ti hanno mostrato compassione?
― Meno di quanto avrei voluto ― dice Elsa con lo sguardo basso. ― Ma ci sono state persone ― aggiunge rialzando gli occhi. ― E ce ne sono ancora, che mi vogliono bene, che mi amano per quello che sono. È per loro se oggi sono qui.
― Commovente ― risponde Maia impassibile. ― Dammi il tuo cuore. Per il bene di quelle persone che ti amano e che ami.
― Il mio cuore appartiene a loro. ― Elsa solleva la gemma e la getta oltre il baratro.
***
Kristoff sbatte le palpebre due volte. Stretto tra le mani possenti del golem, può muovere solo i piedi. ― Ehi ― grida. ― Tu. Bestione. Che ne dici di mettermi giù?
Erik si ferma e lo guarda perplesso.
Olaf trotterella verso di lui. ― Che ti prende adesso?
Kristoff gira la testa verso il pupazzo. ― Olaf ― esclama. ― Scappa, è pericoloso.
― Sta tranquillo ― dice il pupazzo sorridendo. ― Lui è Erik. È buono. Non c'è nessun pericolo qui.
Nella penombra prende forma una creatura che sembra fatta di ghiaccio. Il corpo rotondo è circondato da otto protuberanze con due articolazioni ciascuna che si dipartono dalla metà inferiore. Il ragno scivola lungo le pareti di ghiaccio emettendo un leggero ticchettio con le zampe.
Erik e Kristoff lo osservano mentre si posiziona alle spalle del pupazzo di neve.
― Olaf ― esclama Kristoff. ― Dietro di te.
― Cosa?
― Il... il...
― Aspetta, aspetta, aspetta ― esclama il pupazzo. ― Non me lo dire, fammi indovinare. C'è qualcosa di orribile che sta per saltarmi alla schiena, vero? Ho indovinato? È un classico.
Il ragno salta sul pavimento e punta due zampe verso Olaf.
Erik lascia la presa su Kristoff, che cade e rotola su di un fianco, e si lancia verso il mostro.
Olaf si getta di lato un attimo prima che il golem lo investa e le zampe del ragno si chiudano su di lui. Erik afferra il ragno per una zampa e lo fa ruotare sopra la testa, quindi lo scaraventa contro il muro.
Kristoff prende Olaf. ― Che cosa ci facciamo qui?
― È una lunga storia ― risponde il pupazzo.
Kristoff solleva la testa di scatto.
Una dozzina di ragni di ghiaccio scivolano lungo le pareti della sala emettendo sinistri ticchettii con le loro zampe.
― Me la racconterai più tardi. ― Kristoff prende Olaf per la testa e corre verso un lato della sala.
Un ragno balza su Erik, ma il golem lo scaraventa sul pavimento. ― Ragni cattivi ― ruggisce prendendone uno per il corpo e scagliandolo lontano come un fuscello. Il mostro atterra sulla schiena e rimane immobile.
Gli occhi di Kristoff si muovono da un lato all'altro.
― Come ti dicevo ― inizia a dire Olaf.
Kristoff lo afferra e lo trascina lontano prima che uno dei ragni li afferri con le zampe.
― Ehi ― protesta Olaf. ― La vuoi sentire o no la storia?
― Un'altra volta.
Kristoff, con Olaf sotto il braccio, corre rasente il muro. Dietro di lui due ragni si lanciano sulle sue tracce, le zampe anteriori sollevate e pronte a colpire.
Erik ne prende uno e lo fa roteare sopra la testa prima di scagliarlo contro il secondo. L'impatto li scaglia entrambi contro il muro, dove giacciono immobili.
Kristoff si volta. ― Ce l'ha fatta ― esclama alla vista dei ragni disseminati sul pavimento.
― Oh, oh ― esclama Olaf guardando avanti.
Un ragno atterra a un passo di distanza, le zampe anteriori pronte a colpire.
Kristoff scivola sul pavimento ghiacciato verso la punta delle zampe.
Sopra di loro qualcosa brilla. Un oggetto grande quanto un pugno precipita dall'alto e colpisce il ragno sulla parte superiore del corpo. L'oggetto rimbalza e finisce contro il viso di Olaf, che viene strappato dalle mani di Kristoff.
Il ragno emette un tremolio, poi si accascia al suolo, immobile.
Kristoff lo guarda stupito. ― Anche questo è un classico.
Erik si avvicina al pupazzo di neve. ― Ti sei fatto male?
Olaf alza la testa, si massaggia il viso con la mano. ― Mi sembra tutto in ordine ― dice tastandosi il corpo. ― Ho ancora le gambe, le braccia, la bocca e il naso. ― Balza in piedi. ― Ho il naso ― esclama. ― Ho di nuovo uno splendido, meraviglioso naso.
Kristoff lo guarda incuriosito. ― Quella cosa è piovuta dall'alto ― dice guardando da vicino il volto di Olaf.
Il pupazzo si tasta la gemma che gli spunta in mezzo al viso. ― Sì. Non è meraviglioso?
― Somiglia a quella pietra che... ― inizia a dire Kristoff. ― No ― aggiunge scuotendo la testa incredulo. ― Non può essere. È un caso.
Un rumore di passi pesanti li fa voltare nella stessa direzione.
― Ne arrivano altri ― dice Kristoff. ― Erik. Conosci la strada per uscire?
― Erik sa ― dice il golem. Solleva Kristoff e Olaf e li appoggia sulle spalle. Quindi si dirige di corsa nella direzione opposta.
***
Maia fissa il baratro e scuote la testa. ― Pensi che questo basti? I miei ragni stanno già recuperando il tuo cuore.
Elsa si volta.
― Vai già via? Perché non ti trattieni qui per un po'?
― Mi aspettano ad Arendelle. Saranno spaventati e vorranno delle spiegazioni.
― Gliele darai più tardi ― dice Maia con voce suadente. ― Andiamo, Elsa. Sei o non sei la regina? Comportati da vera sovrana. Fatti rispettare dai tuoi sudditi.
― Ho delle responsabilità verso di loro.
― Ma sentila. ― Maia la raggiunge. ― Voglio confessarti una cosa. In secoli e secoli, sei la prima ad avermi sfidato così apertamente. Hai rubato una cosa che mi appartiene e sei venuta di persona a restituirmela. ― La prende per le spalle e la costringe a voltarsi.
Le due donne si fissano occhi negli occhi.
― So riconoscere il coraggio quando lo vedo ― dice Maia mostrando il suo sorriso affilato. ― E tu ne hai. E sei forte, più di quanto pensi. ― Si gira di scatto. ― E se ti restituissi i tuoi poteri? ― dice con voce rotta dall'eccitazione. ― Una come te mi farebbe comodo. Da sola non ho mai potuto oppormi alle forze che mi hanno costretta all'esilio, ma insieme. ― Si gira. ― Tu e io, Elsa. Il potere dei ghiacci sarebbe inarrestabile. Potremmo ricoprire il mondo con un inverno eterno, se lo volessimo. Nessuno oserebbe levare le armi contro di noi. Arendelle è solo un regno, ma con la nostra saggia guida diventerebbe un impero. Che ne dici, imperatrice Elsa? Non suona bene?
Elsa distoglie lo sguardo da quello di Maia. ― Se c'è una cosa che amo di Arendelle, è l'estate.
Maia si acciglia.
Elsa sorride, i suoi occhi fissano un punto al di là delle pareti di roccia e ghiaccio che formano la cupola, la cui cima si intravede appena. ― In quest'ultimo anno ho visto molte cose e imparato altrettanto. Ho scoperto che esistono altre persone come me. Che ci sono uomini e donne malvagi che mi invidiano e mi temono. Ma ci sono anche persone buone e sincere che mi amano per quello che sono. Non voglio deluderle. Non voglio più essere prigioniera dei miei stessi poteri. Voglio andare oltre, Maia. E poi c'è il mare. È così... grande. Non ero mai stata su di una nave. John mi ci ha portato qualche volta. È meraviglioso.
Maia reclina la testa all'indietro e ride. ― Mi ero sbagliata sul tuo conto, Elsa.
― Non sono come credevi.
― Non sei come speravo. ― Maia fa un gesto vago con la mano. ― Sei libera di andare dove vuoi. Non sei più utile ai miei scopi.
Un ragno di ghiaccio emerge dal baratro e si avvicina a Maia, che gli va incontro. ― Mi hai riportato ciò che mi appartiene?
Le zampe del ragno raschiano e ticchettano sulla superficie ghiacciata.
Maia si acciglia.
Elsa fa per andarsene, ma il ghiaccio le avvolge le caviglie.
― Non avere tanta fretta, Elsa di Arendelle ― dice Maia mostrando il sorriso affilato. ― Sembra che ci sia ancora una questione da risolvere tra te e me.
― Hai promesso di lasciarmi andare ― dice Elsa.
― Lo farò non appena le persone che ami tanto mi riporteranno ciò che è mio.
***
Kastelgaard si ferma davanti a un bivio. Due condotti circolari si diramano da quello alle sue spalle. Il pavimento di entrambi procede verso l'alto per poi sparire dietro una curva.
― Da che parte vado? ― dice perplesso.. ― Vediamo. All'ultima svolta ho preso quella a destra, quindi ora vado a sinistra. O a destra?
Dal condotto a sinistra giunge un rombo sommesso.
Kastelgaard si sporge nella stessa direzione. ― E ora che succede?
Il rombo si trasforma in una vibrazione che scuote le pareti di ghiacci della galleria. Kastelgaard, allarmato, fa un passo indietro. ― Non facciamo scherzi.
Da una curva spunta la sagoma gigantesca di un golem lanciato di corsa.
― Oh, no ― esclama Kastelgaard. Si volta di scatto e inizia a correre nella direzione opposta.
I passi pesanti fanno tremare la galleria.
Il golem è già dietro di lui.
― Che ne diresti di rallentare, bestione? ― grida Kristoff aggrappato alla spalla sinistra del mostro.
Sull'altra spalla, Olaf agita le braccia. ― È bellissimo. Più veloce, Erik. Più veloce.
― Vuoi stare zitto? ― Kristoff guarda avanti e sgrana gli occhi. ― John! ― esclama vedendo Kastelgaard che corre qualche passo più avanti. ― John, siamo noi.
Kastelgaard si volta per un istante inciampa e riprende a correre. ― Kristoff. È bello vedere che stai bene ― urla con voce affannata.
― Anche per me.
― Che ne diresti di fermare quel coso prima che mi riduca a una sottiletta? Sai, sono un po' fuori allenamento...
― Sentito, Erik? ― dice Kristoff al golem. ― Fermati subito.
Erik rallenta e si ferma.
Kastelgaard, esausto, si lascia cadere sul pavimento ghiacciato. Quando Kristoff si avvicina, alza la testa e gli sorride. ― I tuoi occhi sono normali. Elsa ce l'ha fatta.
Kristoff lo aiuta a rialzarsi. ― A fare cosa? E cosa ci fai qui?
― Te lo spiego strada facendo. Andiamo.
― Dove?
Kastelgaard si guarda attorno. ― In verità, credo di essermi perso.
― Erik sa la strada ― dice il golem battendo i piedi e facendo tremare la volta del cunicolo.
Kristoff scuote le spalle. ― Fa sempre così, non ci badare.
― Non sarà pericoloso?
― No ― risponde il montanaro. ― Forse ― aggiunge dopo un attimo di esitazione.

 
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio / Vai alla pagina dell'autore: heliodor