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Autore: BebaTaylor    28/01/2015    1 recensioni
Nick Carter ha tutto quello che desidera: successo, fama, soldi, una moglie bellissima che lo ama, quattro compagni di avventura che sono come fratelli e una migliore amica.
Ci sono solo due problemi, in questo quadretto: Skylar è la sua amante e lui non ha il coraggio di dire nulla a sua moglie Tamara. Ma un pugno sul naso e le parole di alcune fans gli faranno capire quello che deve fare: seguire il suo cuore. E lui lo farà, finendo per spezzare il cuore a una delle due donne della sua vita.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Carter, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Niente di quanto narrato in questa fanfiction è reale o ha la pretesa di esserlo. È frutto della mia fantasia e non vuole assolutamente offendere la persona in questione. I personaggi originali appartengono alla sottoscritta.

Love Like Stars

Oooh, it starts with a fire,
Brighter and brighter,
We light up the dark,
A million sparks.
Oooh, exploding desire,
Higher and higher,
We light up the dark,
We love like stars.
[Love Like Stars — Ben Montague —]

2.

Tamara fissò lo schermo del portatile, la pagina bianca - se non per le dieci righe scritte - la fissava di rimando, come se le chiedesse perché non stesse scrivendo, perché non stesse digitando, perché...
Tamara sospirò, posò il dito sul touchpad e spostò la freccetta bianca sulla X nell'angolo in alto a destra, fissò lo schermo, indecisa se chiudere quel documento e dedicarsi ad altro oppure se insistere e vedere se riusciva a continuare il suo terzo romanzo. Era ferma al capitolo dieci - all'inizio del capitolo dieci - da più di cinque settimane, e il suo editor continuava a farle pressioni affinché si sbrigasse ma lei non riusciva a scrivere, non le veniva in mente nulla. Ogni volta che apriva quel file si limitava a cambiare qualche parola, riscrivere una o due frasi... e si fermava lì, senza aggiungere nient'altro, senza andare avanti. E la cosa non le piaceva per nulla: non era l'ispirazione che le mancava — sapeva cosa scrivere — era un misto, una mancanza d'ispirazione su come scrivere quello che doveva scrivere e la voglia di farlo. Il problema era lì è più ci pensava, più si distraeva e perdeva la voglia e la concentrazione, più le mancavano più ci pensava... era caduta in un circolo vizioso. Sapeva che non poteva continuare così, che doveva trovare una soluzione, doveva sbloccarsi... perché scrivere era quello che amava fare.
Sentì dei passi fuori dallo studio e chiuse il file senza pensarci due volte, la porta si aprì e Nick entrò.
«Ehi, Tammy.» disse il ragazzo avvicinandosi a lei, «Cosa fai di bello?» domandò allegramente, arrivò alle spalle della ragazza e le baciò il collo lasciato scoperto dai capelli raccolti.
«Cerco l'ispirazione.» rispose lei e sorrise.
«In una nostra foto?» domandò Nick fissando lo schermo del portatile, «Bhe, se sono io che t'ispiro... è ancora meglio.» disse e baciò la guancia di Tamara mentre le massaggiava con lentezza le spalle.
Tamara chiuse gli occhi, godendosi il massaggio. «In realtà cercavo l'ispirazione per cercare l'ispirazione.» scherzò e sorrise. «Cosa fai oggi? Esci?» domandò dopo qualche secondo di silenzio, alzò il viso per guardare Nick.
Lui la fissò e per un momento Tamara temette che dicesse di sì e lei non voleva che uscisse, voleva che restasse a casa con lei; non era gelosa o almeno non lo era stata finché non aveva trovato quel biglietto nella tasca di Nick quasi cinque settimane prima. Non le davano fastidio le fans che scrivevano a Nick, quelle che lo fermavano per strada per fare una foto con lui, lei si fidava di suo marito, era sicura di lui, dei suoi sentimenti e, sopratutto, della sua fedeltà. Quindi non aveva motivo di preoccuparsi, si ripeté. Sorrise a Nick, in attesa di una sua risposta.
«Resto a casa.» rispose lui e le sorrise e lei si sentì ancora più fiduciosa.
“Sono stupide paranoie.” si disse Tamara. “Quel biglietto era solo un vaneggiamento di una qualche fan un po' matta e lui non mi ha detto nulla per non farmi preoccupare.” pensò. «Perfetto.» sorrise, «Così ti riposi prima di partire per il tour.» disse, era la fine di giugno e i Backstreet Boys avevano già fatto alcune date del “In a world like this Tour” in Asia e mancavano poche settimane prima che iniziasse il tour negli USA.
Nick le sorrise dolcemente prima di baciarla sulle labbra e Tamara chiuse gli occhi a quel contatto, godendosi le labbra morbide di Nick sulle sue, inspirò il profumo del ragazzo e aprì gli occhi sorridendo. «Andiamo da qualche parte o restiamo a casa a rilassarci?» domandò.
Nick si appoggiò alla scrivania, «Per me è uguale.» rispose e incrociò le braccia, «Possiamo andare in quel negozio che mi dicevi e prendiamo la sedia nuova.» disse e indicò la sedia girevole sulla quale era seduta Tamara, «Visto che questa si sta rompendo.»
«Ma non è vero!» protestò lei, «Non si sta rompendo.» esclamò e posò le mani sui braccioli.
Nick inarcò un sopracciglio e rise, «Ah, non si sta rompendo?» disse, «Ma se si sta staccando una ruota.» le ricordò.
Tamara sorrise, «Per ora sta ancora al suo posto.» disse.
Nick alzò le spalle e diede un lievissimo calcio alla ruota posteriore della sedia, quella si staccò e Tamara lanciò un piccolo strillo quando la sedia si sbilanciò all'indietro. Nick la fermò e rise, «Ora non è al suo posto.» disse chinandosi sopra lo schienale, «È rotta.» ridacchiò.
Tamara sospirò, «Bello scherzo.» borbottò incrociando le braccia al petto, «Non sei divertente» aggiunse; Nick rise di nuovo e le baciò la testa, sussurrandole che aveva ragione, che la sedia era rotta e andava cambiata. «E va bene...» sospirò lei, «Andiamo a comprare una nuova sedia.» sorrise, «Ma me la regali tu, okay?» disse e alzò la testa per guardare Nick che la fissava sorridendo. «Per me va bene.» fece lui, «L'importante è che cambi questa trappola mortale.»
Tamara alzò gli occhi al cielo e sorrise, si alzò in piedi e spense il portatile. «Vado a cambiarmi.» disse e baciò la guancia di Nick.
«Non metterci un'eternità.»
Tamara scosse la testa e salì al piano superiore e si sentì felice: Nick era il solito, era il "suo" Nick, quello che aveva conosciuto, quello di cui si era innamorata, quello che amava... "Va tutto bene." pensò mentre apriva un'antina della cabina armadio. Afferrò una maglia a righe bianche e azzurre, un paio di jeans blu chiaro e si cambiò nella cabina armadio, sistemando la maglia e i pantaloncini che usava in casa sul gancio appeso alla porta.
Dieci minuti dopo scese in salotto e trovò Nick su divano, «Io sono pronta.» disse.
Nick le sorrise e lanciò in aria le chiavi dell'auto, le riprese e le strinse nel pugno destro, «Allora andiamo.» sorrise, Tamara fece lo stesso e i due uscirono da casa.

***

I due rientrarono in casa nel primo pomeriggio, dopo aver ordinato una nuova sedia — Tamara l'aveva voluta blu scuro — e dopo aver fatto un giro, curiosando fra le vetrine e fermandosi per pranzare.
Tamara posò il sacchetto, contenente la maglietta gialla che si era comprata, sul divano e si sedette, posando la testa sullo schienale e chiudendo gli occhi.
«Stanca?»
Lei sorrise ad occhi chiusi, «No, Nick.» rispose, «Sto solo riposando gli occhi.» ridacchiò.
Sentì Nick sedersi accanto a lei e lo sentì respirare piano, spostò la mano destra e la posò su quella del marito, intrecciò le dita con quelle di lui e sorrise, con gli occhi ancora chiusi.
Nick l'attrasse a sé e lei si sistemò contro di lui, posando la testa contro la sua spalla; inspirò il profumo del ragazzo e sfiorò con la fronte il collo di lui.
«Mi ami?» domandò Tamara dopo un minuto di silenzio.
«Certo.» rispose lui, «Mi pare ovvio.» disse e baciò la testa di Tamara. «Ti amo.» sussurrò Nick.
Tamara si strinse a lui e sorrise, «Ti amo.» soffiò prima di alzare il viso e baciargli una guancia; anche Nick sorrise e la baciò con dolcezza sulle labbra, e Lauren si sentì felice, sicura, innamorata e amata. Non c'era nulla che non andasse, fra lei e Nick, ne era sicura.
Quel biglietto non voleva dire nulla, ne era certa.

***

Nick sospirò.
Amava Tamara, ne era certo. Quando era lontano da lei, quando era dall'altra parte del mondo per un concerto sentiva la sua mancanza in un modo che, molto spesso, lo lasciava senza fiato e con la voglia di prendere il primo aereo e tornare da lei. O chiamarla e chiederle di raggiungerlo.
Però amava anche Skylar.
E in quel momento, mentre Tamara dormiva al suo fianco, le mancava. La voleva lì, accanto a lui. Voleva stringerla, baciarla, fare l'amore con lei...
Nick scosse la testa dicendosi che non poteva pensare ad un'altra mentre sua moglie dormiva a meno di dieci centimetri da lui; inspirò un paio di volte e guardò Tamara, che dormiva su un fianco, dandogli la schiena, la coperta tirata fin sopra il naso e i capelli biondi sparsi sul cuscino. La guardò alla luce fioca della lampada e per un istante gli sembrò che l'immagine di Skylar si sovrapponesse a quella di Tamara. Sospirò e pensò che sarebbe impazzito se avesse continuato in quel modo — a pensare a Skylar mentre era con Tamara —, così si alzò, prese il cellulare dal comodino e andò al piano di sotto, nella stanza che usava come palestra, era la più lontana dalla camera da letto. Si sedette su una panca e digitò il numero di Skylar, erano quasi le due e mezza del mattino e sperava, desiderava che fosse ancora sveglia.
«Pronto?»
Nick sorrise nel sentire la voce assonata della ragazza, «Sono io.» mormorò, «Volevo sentirti.» disse, «Mi mancavi.»
«Anche tu.» mormorò lei, «Oggi non ti sei fatto sentire...»
Nick sospirò, «Lo so, scusa.» disse, «Sono stato impegnato...»
«Con tua moglie.» sbottò con malignità lei, «Cinque minuti per chiamarmi avresti potuto trovarli!»
Nick prese un respiro profondo, «Scusa.» mormorò, «È che...» sospirò nuovamente, «Scusami, ma non ho avuto un minuto di tempo.»
«Non volevo aggredirti.» mormorò Skylar con voce dolce, «Come stai? Domani riesci e venire?»
«Sto bene.» rispose lui e alzò gli occhi verso il soffitto, attento al minimo rumore, «Non so se riesco.» aggiunse, «Spero di sì.» disse, «Perché mi manchi tantissimo e ho bisogno di te.»
Skylar ridacchiò, «Oh, vorrei tanto essere insieme a te.» disse, «Spero che tu riesca a venire, sul serio.» aggiunse, «Mi sei mancato tantissimo...»
Nick sorrise, «Farò il possibile.» sussurrò e lo avrebbe fatto sul serio, ne era certo, sentì Skylar sbadigliare e sorrise ancora di più, quasi con tenerezza. «Ti lascio dormire.»
«Uhm... okay.» sbadigliò lei, «Ti amo.» mormorò, «Buona notte.»
«Anche io ti amo.» disse, «Buona notte.» esclamò e chiuse la chiamata, sospirò, di nuovo, e tornò in camera facendo attenzione a non far rumore per non svegliare Tamara. Una volta a letto si chinò sulla ragazza e le baciò la tempia, «Ti amo.» sussurrò.
Come succedeva ogni volta che sentiva Skylar si sentiva in colpa — però non avrebbe mai smesso di sentirla o di vederla —, inspirò a fondo mentre si sdraiava accanto alla moglie e la stringeva a sé, sentendo la stoffa morbida del pigiama sotto le dita e la pelle calda delle gambe nude di Tamara contro le sue, le baciò di nuovo la testa e le sussurrò nuovamente che l'amava.
Alla fine, nemmeno lui sapeva cosa fare.

***

Nick posteggiò l'auto nel garage sotteraneo e strinse il volante, con forza. Inspirò un paio di volte e sorrise, ancora pochi secondi e avrebbe rivisto Skylar. Sorrise alla sua immagine riflessa nello specchietto retrovisore e scese dall'auto.
Era uscito da casa, lasciando Tamara in salotto con il portatile che scriveva. Le aveva detto che usciva perché, altrimenti, se fosse rimasto lì, non avrebbe fatto altro che gironzolarle attorno, cercando di sbirciare quello che scriveva e chiedendole di fargli leggere quello che aveva scritto.
Tamara aveva annuito e aveva detto che andava bene , così lui era uscito.
Arrivò davanti alla porta di Skylar con il sorriso sulle labbra, bussò e la ragazza aprì la porta. «Sei qui.»
Nick non rispose e non diede il tempo alla giovane di aggiungere altro: entrò in casa, prese il viso di Skylar fra le mani e la baciò mentre chiudeva la porta con un calcio. La fece indietreggiare verso il divano senza staccare le labbra, mentre le sue mani cercavano di abbassare la cerniera della camicetta di Skylar. Quando ci riuscì, Nick buttò la camicetta per terra, sul pavimento, e accarezzò la schiena della ragazza, sentendosi quasi un animale mentre spogliava con frenesia Skylar ma, in fondo, non gli importava: voleva fare l'amore con lei e lo voleva fare subito.

Nick girò la forchetta nella vaschetta d'alluminio del ristorante italiano d'asporto. Se fosse rimasto a casa sicuramente Tamara avrebbe preparato qualcosa con le sue mani... infilò una polpetta in bocca, dicendosi che non era quello il momento di pensare alle doti culinarie di Tamara.
«A cosa pensi?» domandò Skylar, ancora nuda sotto il plaid leggero che aveva avvolto attorno al corpo.
«A nulla.» rispose Nick sorridendo e mentendo — non poteva dirle che pensava a sua moglie in quel momento —, mangiò ancora e guardò la tv, su cui scorrevano le immagini del TG che lui stava ignorando.
«Sai... stavo pensando...» fece Skylar dopo un po', «Perché non andiamo da qualche parte per un paio di giorni?»
Nick la fissò, «Cosa?» domandò, «Vuoi dire che ce ne andiamo via, insieme, per una mini vacanza?»
«Bhe... sì.» rispose lei e sorrise.
Nick sospirò, gli sarebbe piaciuto passare qualche giorno in compagnia di Skylar, ma... «Non posso.» disse, «Non saprei cosa inventarmi con Tammy.»
«Potresti inventarti qualche balla.» replicò lei, «Le dici che vai via per...» s'interruppe per pensare a cosa dire, «per la promozione dell'album.» disse e sorrise a Nick.
«Lei sa quando sono impegnato.» disse lui e fissò le due polpette nella vaschetta, le rigirò con la forchetta e sospirò, «Mi piacerebbe tanto, Skylar, ma non posso.» disse, alzò il viso e guardò la ragazza al suo fianco, «Scusa.»
«Potresti mentirle.» fece lei e Nick notò una punta di rabbia nella sua voce, «Le dici che è una cosa saltata fuori all'improvviso...»
Nick scosse di nuovo la testa, «No, Sky.» esclamò, «Tammy lo scoprirebbe.» disse, «Scusami.» mormorò e le baciò la fronte.
Gli sarebbe piaciuto tanto andare via con Skylar ma sapeva che non poteva, non poteva dire una bugia così grossa a Tamara, non senza che Brian, A.J, Kevin e Howie lo coprissero ma, dato che loro non sapevano nulla di Skylar, la cosa era fuori questione. Sapeva cosa avrebbero detto, sapeva esattamente cosa gli avrebbe urlato conto Brian — che non poteva fare una cosa del genere a Tamara — sapeva come avrebbero reagito: sarebbero corsi ad informare Tamara e allora tanti saluti a Skylar.
«Perché no?» fece lei, le labbra distorte in un broncio, «Le dici che vai che so... in Italia e invece ci andiamo noi due.»
Nick sospirò nuovamente e posò la vaschetta sul tavolino davanti al divano, «Se le dico che vado in Italia vorrebbe venire anche lei.»
«Bhe... ma mica ci vai veramente.» protestò Skylar, «Dai, Nick, per favore!» lo supplicò.
Nick inspirò a fondo, poi annuì. «Ci penserò, okay?» le disse e Skylar sorrise prima di buttarsi contro di lui e baciarlo. E lui l'aveva stretta, dimenticandosi di Tamara, dei Backstreet Boys, del tour... di tutto, pensava solo a Skylar fra le sue braccia.

***

Tamara finì di rileggere le dieci pagine che aveva scritto e sorrise. Era successo all'improvviso: si era seduta davanti allo schermo e aveva iniziato a scrivere, fermandosi solo per bere un sorso d'acqua ogni tanto o per andare in bagno.
Salvò il file, scese dello sgabello del bancone della cucina e si stiracchiò, sentendo i muscoli della schiena indolenziti. Prese del succo alla pesca dal frigo e lo verso in un bicchiere con il fondo celeste, prese un pacchetto di grissini dal mobile e tornò al portatile, si collegò ad internet e curiosò fra vari siti, senza soffermarsi su uno in particolare. Era felice, quel mattino. Il giorno prima lei e Nick avevano passato il pomeriggio e la sera a non fare nulla, erano rimasti sul divano e avevano fatto l'amore fino all'ora di cena, per poi continuare una volta a letto.
Tamara fissò la fede alla mano sinistra e sorrise. Ormai aveva dimenticato quel bigliettino, ormai aveva accantonato l'idea che Nick potesse tradirla — a quel pensiero le venne quasi da ridere — e fece un sospiro, sentendosi rilassata.
Amava Nick come non aveva mai amato nessun altro. Certo, c'era sempre quel "piccolissimo" problema, quel bambino che cercavano da qualche mese e che non era ancora arrivato. Da una parte lei e Nick erano d'accordo che quel momento non era del tutto perfetto: Nick sarebbe stato presto impegnato con il resto del gruppo con i concerti negli USA, sapeva che avrebbero voluto aggiungere date in Europa... così Nick si sarebbe perso buona parte della gravidanza e forse anche il parto — e nessuno dei due lo voleva.
Ma nonostante il periodo poco indicato, lei quel bambino lo voleva, lo desiderava con tutta se stessa, per completare la sua famiglia.

Quattro anni prima.
Tamara era in quel grande locale di Los Angeles pieno di persone famose, di cantanti, attori, meteore, di ex partecipanti dei vari talent-show in cerca di pubblicità e fortuna, e lei, in mezzo a quella folla, dove non conosceva quasi nessuno — tranne la sua manager che era da qualche parte in mezzo a tutta quella gente — si sentiva un po' spaesata. Non era famosa come alcune persone lì presenti, ed era stata invitata solo perché il suo primo libro aveva venduto parecchio, arrivando in cima alle classifiche dei libri più letti in poco tempo — il che era un semplice eufemismo: due giorni dopo l'uscita del libro il suo editor l'aveva chiamata per dirle che il libro stava sbancando.
Ed ora, in mezzo a quelle persone, si sentiva intimorita, così, con in mano un Bellini, vagava per la sala, alla ricerca di una faccia simpatica con cui scambiare due parole.
«Ciao.»
Tamara si girò e mancò poco che sputasse il Bellini in faccia al ragazzo che aveva parlato. «Nick?» starnazzò, apri e chiuse la bocca non sapendo cosa dire o cosa fare e si sentì completamente stupida, si stava comportando come una ragazzina di fronte a Nick Carter, una di quelle che si dimentica persino una cosa semplice e ovvia come il proprio nome. Effettivamente era di fronte a Nick Carter. Effettivamente si stava comportando come una ragazzina. Effettivamente in quel momento non era sicura di come si chiamasse. Non era neppure certa di essere sveglia, per quanto ne sapesse poteva essere svenuta e quello era solo un sogno o un'allucinazione.
Lui le sorrise, «Sei Tamara Andrews, la scrittrice, giusto?»
Tamara sorrise, «Io... sì, sono io.» rispose e guardò gli occhi azzurri di Nick, «Ciao.» pigolò e quasi sperò che si aprisse una voragine sotto di lei, una voragine che la inghiottisse e la facesse sparire da quella situazione surreale e imbarazzante — Nick Carter sapeva chi era e l'aveva salutata — dove lei non sapeva cosa fare.
«Mi piace il tuo libro.» le sorrise Nick e lei si sentì al settimo cielo, in un attimo sparirono le recensione entusiaste dei critici letterali, i commenti di chi aveva letto il suo libro perché... piaceva a Nick. Nick Carter, quello dei Backstreet Boys, quello di cui aveva avuto il poster in camera fino a qualche anno prima... lui. Quel lui che in quel momento era di fronte a lei, che la guardava sorridendo, non accorgendosi che era nell'imbarazzo più totale.
«Grazie.» mormorò lei e sentì le guance andare a fuoco. “Gli sembrerò una cretina” pensò e bevve un sorso di Bellini, «Sei molto... molto gentile.»
Nick sorrise ancora e a Tamara sembrò che qualcuno avesse acceso una lampada da mille watt perché il sorriso di Nick sembrò illuminare l'intera sala.
«Ci sediamo?» propose Nick allungando la mano destra verso di lei e Tamara la fissò e per un istante pensò che sarebbe svenuta da un momento all'altro.
Inspirò a fondo un paio di volte e poi sorrise, «Certo.» esclamò posando la sua mano su quella di Nick, che era calda e grande al confronto con la sua.

Mentre tornava a casa Tamara ripensò alla serata appena trascorsa, lei e Nick avevano parlato di un sacco di cose, e lui sembrava sinceramente interessato alla sua vita e la cosa le faceva un immenso piacere. Quando rientrò in casa, alle tre del mattino, trovò suo padre sveglio. «Non mi avrai aspettato sveglio tutta la notte?» domandò.
Suo padre scosse la testa, «No, mi ero alzato solo perché Buck,» indicò il labrador acciambellato sul pavimento, «ha fatto cadere il porta riviste.»
Tamara sorrise, «Oh, è il solito combina guai.» disse.
«Ti sei divertita?»
Lei sorrise, «Ho conosciuto Nick Carter.» disse, «Usciamo a cena fra due giorni.» aggiunse e andò in camera sua con un sorriso idiota — se ne rese conto mentre si guardava allo specchio del bagno. Nick Carter le aveva chiesto di uscire e lei non poteva chiedere di meglio.
Meno di un mese dopo, lei e Nick facevano coppia fissa, e lei lo aveva presentato alla sua famiglia. I suoi genitori erano stati contenti di conoscerlo, un po' meno sua sorella e suo fratello, già invidiosi del suo successo come scrittrice. Ma a lei non importava, aveva Nick ed era felice. Un anno e mezzo dopo la sua felicità si era moltiplicata all'infinito quando lei e Nick si erano sposati il Venti Gennaio 2011.

***

Tamara si alzò dal divano sul quale era sdraiata e sorrise a Nick, «Ehi.» disse avvicinandosi a lui si lasciò baciare sulle labbra e abbracciare.
«Hai scritto?» domandò lui e Tamara annuì in risposta, «Mi fai leggere qualcosa?» domandò sfoderando il suo migliore sguardo da cucciolo, «Per favore?»
Tamara sospirò e sorrise, «Forse.» disse, «Se fai il bravo.» mormorò e lo baciò di nuovo.
«Okay.» disse Nick, «Cosa devo fare?» domandò e Tamara rise mentre lo prendeva per mano e lo trascinava in cucina.
«Apparecchiare.» rispose, «Non adesso, visto che sono appena le quattro...» aggiunse, «Però, se vuoi, puoi preparare due coppe di gelato.» disse e sorrise ancora, felice. Un'ora, mentre dava una sistemata alla camera da letto, aveva trovato un biglietto sotto la lampada sul comodino di Nick. La scrittura era quella di lui, e le tre parole scritte l'avevano riempita di gioia. “Ti amo, sempre.” E lei si era sentita ancora più felice di quanto non fosse poco prima.
«Stai bene?» domandò Nick seguendola in salotto, «Sembri una sotto acido.»
Lei sorrise e annuì, «Sì.» disse, «Ho trovato il tuo bigliettino...» mormorò.
«Bigliettino?» fece Nick inarcando le sopracciglia, «Quale?»
Tamara rise, «Quello che avevi nascosto sul tuo comodino, sotto alla lampada.» disse, «Quel biglietto.»
Nick sorrise, «Oh... sì, quel biglietto.» ridacchiò, «Volevo... volevo farti una... sorpresa.» disse.
Tamara sorrise ancora di più e si strinse al ragazzo, non accorgendosi dell'espressione confusa dipinta sul suo viso. «Sono contenta che ti sia piaciuta.» mormorò Nick e le baciò i capelli, respirando il suo profumo.
Tamara sorrise contro la sua spalla. «Allora... il mio gelato?»
Nick rise e la baciò ancora, «Arriva subito.» disse lui, si alzò in piedi e andò in cucina mentre Tamara sorrideva, felice.

***

Skylar sbuffò e sospirò mentre guardava l'ennesima foto di Nick e Quella, in giro per Los Angeles a fare shopping. Quella se ne stava appesa al braccio di Nick con un sorriso stampato sulle labbra, e solo perché lei era sposata con lui. Pensò che non era giusto, doveva esserci lei al posto di Quella — ormai si era decisa a chiamarla in quel modo —, doveva essere lei la signora Carter, doveva essere lei quella che cucinava per lui, doveva essere lei quella che andava a dormire con Nick... dopotutto lei era stata la migliore amica di Nick per anni, mentre Quella era spuntata all'improvviso, con la sua pelle candida e la sua aria da perfettina-saccente-so tutto io.
Skylar ingoiò un paio di caramelle gommose pensando che non fosse giusto. «Quella stronza.» sputò guardando quella foto, poi fece un paio di respiri profondi. Doveva calmarsi.
Chiuse gli occhi e fece altri due respiri profondi, quando fissò lo schermo del pc e vide la foto, borbottò un insulto. Non era servito a nulla, era ancora nervosa. Sperava che infilando quel biglietto nei pantaloni di Nick, Tamara lo trovasse, facesse una scenata e lasciasse Nick. Invece...
Invece non era successo. Le possibilità erano poche: o Nick aveva trovato il biglietto, lo aveva letto e lo aveva nascosto da qualche parte, oppure lo avesse buttato nella spazzatura senza volerlo, magari insieme a qualche scontrino o la carta di una caramella. Oppure Quella aveva messo i jeans a lavare senza controllare le tasche e il biglietto si era trasformato in una poltiglia informe... oppure l'aveva trovato e aveva pensato a uno scherzo.
Skylar afferrò una penna e la lanciò dall'altra parte della stanza. Com'era possibile? Eppure era sicura che avrebbe funzionato. Era sicura che Nick sarebbe stato suo in fretta, dopo quel bigliettino... invece era passato un mese e mezzo e non era successo nulla. Nick stava ancora con sua moglie, la chiamava Tammy e lei non lo sopportava, quel diminutivo faceva sembrare tutto così... squallido. Faceva sembrare Nick così innamorato di Quella... ma lei sapeva che era impossibile, Nick era innamorato di lei e Skylar lo sapeva bene, lo sentiva e Nick glielo diceva sempre.
Skylar pensò che avrebbe dovuto aspettare, che in pochi mesi — il tour negli USA sarebbe finito il Diciotto Dicembre, con in mezzo altre date in Asia — e poi Nick sarebbe stato suo, glielo aveva promesso.
E Tamara avrebbe dovuto farsi da parte.



Salve! SOno contenta che la storia vi piaccia!
Sono di fretta perché sto scroccando la connessione wifi gratis del comune accanto al mio e mi si sta gelendo il sedere perché sono all'aperto visto che dentro il bar non prende molto bene.
Comunque... grazie ancora a chi legge, chi commente (vi risponderà appena possibile, giuro!), chi mette la storia in una delle liste... GRAZIE!
   
 
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