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Autore: Tecla_Leben    29/01/2015    2 recensioni
Tutti pensano che la vita ad Hogwarts sia tutta rose e fiori. Per chi, come me, non è mai stato amante della scuola Babbana, corrisponde più o meno alla definizione di "Paradiso". Però ecco la fregatura: Hogwarts, fino a prova contraria, non esiste. O forse sì?
Dal testo:
"L’eco di Hogwarts. Così avrebbe potuto chiamarsi un ipotetico giornalino scolastico. E, sempre ipoteticamente, io avrei potuto essere una sorta di inviato speciale per qualche inedita chicca. Già, perché l’ufficio della Sprite e la sua relativa posizione era cosa ignota ai più, perché mai menzionato in precedenza, e di conseguenza avrebbe potuto costituire un discreto scoop. Ma quella volta, quando ci andai con la prof che mi spingeva spiccia ogni volta che mi soffermavo davanti a un bivio, pensavo solo alla colossale sfiga che sembrava avermi preso di mira, ben decisa a non mollarmi neanche un secondo."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio, Ron Weasley, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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<< Potevi anche dirmelo, sai?! >> sbottai, senza riuscire a controllarmi.

<< E cosa vuoi che ne sapessi, eh? Ti informo che io sono bloccata qui dentro da tre anni, come avrei potuto dirtelo, se neanch’io lo sapevo? >> rispose Nina, mentre percorrevamo un corridoio del sotterraneo, l'una da un lato e l'altra dall'altro come perfette estranee.

Mi trattenni dal ribattere, bruciando di vergogna. La mia sortita nel mondo Babbano era stata non disastrosa… ma peggio.

A onor del vero, non era stato molto difficile trovare mia madre, visto che da quando si era sposata aveva sempre vissuto dove stavamo prima della mia partenza. Semmai era stato più difficile riconoscerla, perché nel preciso istante in cui la individuai, notai subito che in qualche modo sembrava “ringiovanita”, come dimostrava il suo volto (senza una ruga) o la zazzera riccioluta di quello che mi accorsi, non senza una certa emozione, essere mio padre (che al momento della sua dipartita non aveva più un capello in testa). Al che mi sorse un dubbio atroce.

La neve spruzzava di bianco la via, come un soffio di zucchero a velo su una fetta di pandoro, mentre i miei si infilavano in un bar a prendere qualcosa di caldo tirandosi dietro questa bambinetta che avrà avuto massimo sette anni. In quella bambinetta scoprii di riconoscere mia sorella maggiore, che all’età di diciannove anni scarsi era andata a vivere per i cavoli suoi in campagna lasciando me e mia madre in città come due povere idiote.

Mi infilai anch’io nel bar preso d’assalto da una discreta folla. Dietro al bancone era appeso un penoso calendario con tristi immagini invernali stampate sopra, che riportava l’anno ’93. A quella vista un’incudine mi cascò pesantemente sullo stomaco. Ecco spiegato il presunto ringiovanimento e la bambina. In qualche modo ero finita indietro nel tempo! Pensandoci a sangue freddo però, la cosa non era così strana, perché ovviamente mi trovavo ancora all’interno della storia che, al secondo anno di scuola di Harry, coincideva proprio con quell’anno. Ma lì per lì ne rimasi completamente sconcertata, più che altro per il fatto che avevo appena scoperto la prova schiacciante che Hogwarts era reale e non un parto della mia mente bacata. Tanto che quasi non mi accorsi che nel frattempo, i tre soggetti avevano ordinato, già scolato e pagato altrettante tazze di cioccolata calda, finendo per uscire di nuovo nella steppa. A malincuore lasciai il bel calduccio del bar e li seguii fino a un parchetto vicino, dove mio pa’ tirò fuori una macchina fotografica usa e getta e iniziò a scattare foto alla bambina che si era messa a giocare, danzando goffamente tra i fiocchi di neve. A un certo punto ha anche chiesto a un passante di fare loro una foto dove fossero tutti insieme: la bimba sulla sue spalle e sua moglie accanto. Io ero più indietro a loro di una decina di metri, seminascosta da una striminzita betulla, a osservarli con un misto di malinconia e curiosità. Così mentre il flash della macchinetta sbiadiva pian piano dalla mia vista, mi accinsi a seguire l’allegra famigliola, in direzione casa. Quando li vidi varcare il portone di casa rimasi a bazzicare nel quartiere finchè non fece sera, cosa che d’inverno accade piuttosto presto. Verso le nove, mi appartai in una via laterale e inforcai la scopa, una volta che l’ebbi ingrandita. Volevo approfittare delle tenebre per volare verso scuola non vista, ma prima di partire volevo dare un’ultima occhiata alla mia famiglia. Mi affacciai alla finestra della stanza che da piccola condividevo con mia sorella e sbirciai: mia sorella era già sotto le coperte, e ascoltava mia madre che le leggeva una storia presa da un libro con la copertina colorata. La finestra era socchiusa e così potevo sentire ogni singola parola del racconto, che nella fattispecie era la storia di Hansel e Gretel. Rimasi un po’ là fuori ascoltando la storia, fino al punto in cui Gretel caccia la strega nel forno. Allora decisi di aver fatto il pieno di questa scenetta familiare e mossi la scopa, proiettando la mia ombra sulla finestra. Ombra che doveva essersi proiettata a sua volta sul pavimento (le nuvole si erano diradate ed era spuntata la luna) e che doveva non essere sfuggita alla bambina, la quale a metà tra lo spavento e l’eccitazione si mise a gridare:

<< Arriva la strega! La strega cattiva! >>

Poi saltò fuori dal letto e corse alla finestra, e appena un istante prima che la spalancasse io me l’ero già filata, stagliandomi contro il cielo stellato.





Mi sedetti al tavolo dei Tassorosso, con un sospiro sconsolato. Dopo l'uscita del duello, che pur si era concluso disastrosamente per quel che mi riguarda, i miei compagni di Casa mi vedevano più o meno come una specie di eroina, e non c'era verso di passare qualche secondo di tranquillità senza che gente di cui a stento conoscessi il nome mi facesse i complimenti o mi desse sonore pacche di solidarietà sulla spalla. Perfino Diggory, con cui non avevo mai scambiato due parole né mi era mai capitato di starci a meno di tre metri di distanza, quella mattina mi aveva scompigliato affettuosamente i capelli, rischiando però di farmi strozzare con il pancake sul quale mi stavo avventando con voracità, e quindi di rispedirmi di nuovo in infermeria per direttissima.

Dopo colazione, la giornata filò abbastanza liscia, senza grandi preoccupazioni, e così i giorni seguenti. Le settimane iniziarono a susseguirsi piatte e monotone, tanto che a parte la natura delle materie non mi sembrava di stare in una situazione molto diversa da quella alla scuola Babbana. Arrivò gennaio, poi febbraio. La mattina del quattordici, entrando in sala grande, vedendo tutto quel rosa shocking nauseabondo fui seriamente tentata di fare dietro front e andarmi a rintanare al sicuro nella sala comune, regno incontrastato del giallo e nero e quindi molto più sopportabile all'occhio umano. In quel momento mi ricordai che i festoni rosa, che correvano da una vetrata all’altra, e i nani vestiti da puttini che scorrazzavano a destra e manca con manciate di petali da gettare al malcapitato di turno, erano tutti opera di Allock-piaga-umana, che aveva allestito tutto in occasione di San Valentino. Cercando di non badare a un Cupido che provava ostentatamente a lanciarmi addosso una cascata di petali disgustosamente rosa mi diressi di gran carriera al solito tavolo dei Tassorosso, proprio mentre la piaga umana in persona si alzava per un discorsetto volto a ringraziare i quarantasei studenti che gli avevano mandato un bigliettino.

Proprio mentre passavo accanto al tavolo dei Grifondoro sentii Ron lamentarsi (non a torto) con Hermione:

<< Ti prego, dimmi che non sei tra quei quarantasei! >>

Al che io feci retromarcia, presa da un’insolita spavalderia, mi avvicinai e posai le mani sulla sua spalla e quella di Harry, che gli sedeva accanto. Poi mi chinai in avanti e sussurrai:

<< Quarantasette, gliene ho mandata una anche io! Però scrivendogli quanto vorrei che gli venisse la sciolta… >>

ovviamente non era assolutamente vero, perchè giammai avrei sprecato inchiostro, carta e parte del mio tempo e pergamena per scrivere qualsiasi cosa a quell'impedito cronico, ma la battuta funzionò lo stesso. Harry e Ron scoppiarono a ridere senza ritegno, ed Hermione,dall’altro lato del tavolo, mi guardò offesa. Allora io feci finta di vederla solo in quel momento e dissi:

<< Ciao, Hermione! È un po’ che non ti vedevo in giro, che ti è successo? >>

Anche se lei farfugliò che si era presa un malanno, in realtà sapevo bene che le cause erano ben diverse da una comune influenza.

A chi pensava di darla a bere? Lo sapevo benissimo che la sua assenza era dovuta all'assunzione di Polisucco illegale! Perciò decisi di rincarare un po’ la dose, stuzzicandola con un sorrisetto saputo.

<< Beh, se dici che hai avuto l’influenza, allora deve essere proprio così! >> dissi in tono convinto, annuendo come un ciuco addestrato e marcando il tono sulle ultime parole, << non sei certo persona da avere peli sulla lingua! >>

A questo punto, i tre si zittirono di botto. Dentro di me, me la stavo spassando alla grande, ma non contenta decisi di rigirare ancora un po’ il coltello nella piaga.

<< Che c’è? Il.. gatto vi ha mangiato la lingua?>>

<< CIAO TEC DOBBIAMO SCAPPARE! >> urlò Harry d’un fiato, alzandosi di scatto.

<< Sì, Sì… SE NO FACCIAMO TARDI A LEZIONE! >> si precipitò ad aggiungere Ron, scavalcando la panca di legno.

Mentre mi sedevo al tavolo tra Ger e Lory stavo ancora sghignazzando di gusto.

<< Come mai così di buon umore di prima mattina? >> chiese lei stupita, mentre spalmava tutto un panetto di burro su una fetta di pane di mezzo centimetro quadrato.

<< Oh, sai com’è, ogni tanto anche io ho le mie giornate sì! >> mi limitai a risponderle, balzando a sedere.

<< Comunque, perchè tanto fermento, oggi? >>

Infatti la sala era percorsa da un cicaleccio fuori standard, in cui euforia era quasi tangibile.

<< È per quella cavolo di partita di Quidditch, dopodomani giochiamo contro i Grifondoro... >> rispose lei, senza entusiasmo.

<< Ah! Non ti sento particolarmente coinvolta, o sbaglio? >>

<< No, non sbagli. Non ci ho mai trovato nulla di interessante nel vedere quattordici idioti che si ammazzano su delle scope per delle palle incantate! >>

<< Ah, quindi Diggory non ti fa né caldo né freddo, dico bene? >>

<< Esatto. Troppo belloccio per i miei gusti. >>

<< Beh, faremo meglio a godercelo finché campa... >> mi scappò detto.

<< Come scusa? >>

<< N... niente! >>

Accidenti a me e alla mia linguaccia!

<< Beh, sarà meglio andare, >> disse Ger alzandosi da tavola, << anche se la Sprite è una persona a modo non credo sarà contenta se facciamo ritardo. Magari, con tutto il Quidditch che si respira, potrebbe essere una giornata.. un po' diversa dal solito!

E in effetti, fu davvero una giornata piacevole, anche senza bisogno di Quidditch. Finché, nel primo pomeriggio, non incrociai di nuovo il fantomatico trio diretto a lezione di incantesimi. Il corridoio era intasato di gente, e una vocetta al di là del mare di teste stava decantando una poesiola dal contenuto altamente discutibile.

Poveretto lo sfigato a cui è indirizzata! Ad ogni modo, per andare in classe devo passare di qua. Largo, signori!

Mi feci strada a suon di “Permesso!” e sgomitate, finché arrivai in testa alla folla e a momenti cascai in braccio ad Harry, lungo disteso per terra. Reprimendo eroicamente una risata, mi infilai la mano destra tra i capelli e la sinistra la puntai sul fianco, osservando quella patetica scenetta indecisa se intervenire o no. Alla fine lasciai che quel vigliacchetto di uno gnomo si levasse dai tre passi (inutile dire che aveva appena consegnato una poesia musicale) e, afferrando Harry per il braccio, lo aiutai a rialzarsi. Poi lo aiutai a raccogliere i suoi effetti, sparpagliati sul pavimento. Stavo per mettere mano a un certo diario dalla copertina scura quando questo mi sfuggì dalle dita.

<< Ehi! >> protestai, alzando lo sguardo. Malfoy mi torreggiava addosso con un'aria maligna, stringendo la copertina nera.

<< Molla l'osso, debosciato! >>

Mi alzai con l'espressione più minacciosa del mio repertorio, tendendo la mano aperta.

<< Cosa vuoi, Leben? Per caso sei diventata la sua guardia del corpo? >>

<< Proprio così! Adesso restituisci il maltolto o giuro che ti vengo a trovare di notte e ti tingo i capelli di rosa! >>

Ma la minaccia non sortì alcun effetto, se non quello di una risata collettiva da parte del ristretto gruppo di Serpeverde che stava alle spalle di Malfoy come una scorta di body-guard.

<< Chissà cosa ci ha scritto Potter? >>

Il ragazzo mi spinse via e io mi misi in disparte a malincuore, mettendomi le braccia dietro alla schiena con un'occhiata a Harry che voleva dire “ io ci ho provato ”. La scenetta che seguì, mi astengo a raccontarla nei dettagli dato che, cosa insolita, si ripeté uguale uguale a quella descritta nel libro. Dirò solo che Harry, sopprimendo momentaneamente ogni briciola di raziocinio, disarmò il biondino senza troppi complimenti, lasciandolo con un palmo di naso. A farla bene, Harry si era ripreso il diario di Riddle, spedendo Malfoy dall'altra parte del corridoio con un Rictusempra e beccandosi perciò un'ammonizione da parte di Percy, che era sbucato fuori dal nulla come evocato da forze oscure. Comunque, quando la folla si diradò, diretta alle varie lezioni, la ragazza Weasley passò davanti a me e Malfoy, che ancora tremante di collera per essere stato beffato dall’incantesimo di Harry decise di rigettare su di lei la sua rabbia repressa.

<< Sai una cosa, Weasley?Non credo proprio che a Potter sia piaciuto il tuo San Valentino! >>

<< Di che vai delirando, Malfoy?! >> gli chiesi io, inarcando un sopracciglio, stoppando Ginny con un’allungata di braccio.

<< Se proprio ci tieni a saperlo, quella poesia l’ho scritta io! >>

I ragazzi ( Harry, Ron, Hermione, Draco e la stessa Ginny ) mi guardarono con tanto d’occhi. Soprattutto Ginny sembrava alquanto sbigottita, ma io le feci l’occhiolino rimandando a più tardi le spiegazioni. In effetti anche io rimasi sorpresa da questa mia uscita, perchè Ginny mi era sempre stata sulle scatole e mai nella vita l'avrei coperta, sopratutto perchè mi aveva fregato il ragazzo essendo oltretutto più piccola di me.

<< Cavolate >> ribatté Malfoy << L’ho vista io mentre consegnava quella schifezza delirante a quel nano! >>

Mmmh, good point, Draco!

Io però continuai imperterrita a sostenere che quella poesia era tutta farina del mio sacco.

<< Se hai visto Ginny consegnargliela, è stato solo perché siamo amiche e io le ho chiesto di farmi questo favore, e lei è stata così gentile da assecondarmi. Tu piuttosto, sei geloso perché nessuna ti ha scritto nulla a parte che hai una faccia che starebbe benissimo in fondo a un water? >>

Malfoy rimase un secondo senza parole. In effetti come panzana era assolutamente credibile, tranne forse per il fatto che in realtà a me Ginny stava più sulle balle di Allock-piaga-umana. Però questo a scuola non lo sapeva nessuno. Poi Malfoy si riprese, e quasi ridendo, rispose:

<< IO? Geloso? E di chi, di Potter? Con quel bel sonetto, chi non vorrebbe essere nei suoi panni? >>

<< Dillo tu a me! >> risposi io tranquilla, cacciandomi i pollici sotto le ascelle, << Almeno lui ogni tanto riceve segni d’affetto. Tu invece, con quell’aria da bel tenebroso strafottente, sei il sogno erotico solo di Pansy Parkinson, a quel che ne so io. E con il brutto muso che ha, non mi sembra un gran bell’acquisto! Se ovviamente non stiamo a contare questi qui.. >> e indicai con gesto sbrigativo Tiger e Goyle << ...anche se non sono molto meglio, devo dire... >> .

Ron si lasciò sfuggire una risata malcelata fissando Malfoy con una mano chiusa a pugno davanti alla bocca. Penso proprio che lui, Malfoy, in quel momento si sarebbe mangiato volentieri il cappello, se solo ne avesse avuto uno a portata di mano.

Guardai Malfoy con un misto di soddisfazione e pietà, poi mi avvicinai a lui e gli bisbigliai, così da poter essere sentita solo da lui:

<< E adesso ascoltami bene, razza di bulletto ossigenato della malora. Vedi di levarti dai tre passi, o io potrei anche andare da una certa persona e spifferarle un paio di cosucce che non vorresti si sapessero in giro neanche tra un milione di anni! >>

Malfoy ridusse gli occhi a due fessure, due bellissimi cristalli grigi sotto le ciglia.

<< Non ho idea di cosa tu stia parlando, Leben! >>

See, e chi se la beve, questa!

<< Non dire balle alla Leben, Malfoy! Sappi che conosco più Hp facts di chiunque altro, non costringermi a darti una dimostrazione pratica! >>

Gli leggevo chiaramente che non avesse la più pallida idea di cosa fossero gli Hp facts, così pensai bene di dargli almeno una prova per dimostrargli che non stavo affatto scherzando.

<< Per esempio, so che qualcuno >> continuai, marcando il “qualcuno” << si diverte a punzecchiare qualcun altro >> di nuovo, sottolineando stavolta il “qualcun altro” << per il semplice motivo che questo qualcun altro è sempre in compagnia della scuffia di questo qualcuno! >>

A giudicare dalla sua faccia, non deve averci capito granché...

<< Oh, bello! So che ti piace la Granger e che è perchè sta sempre con Weasley che lui ti sta tanto sulle balle! Quindi, non provocarmi, o tuo padre potrebbe venirlo a sapere! Tutto chiaro? >>

Le ultime due frasi le avevo dette ad alta voce, rimirando soddisfatta la faccia epica che esibiva Malfoy in quel momento. Altro che cappello, si vedeva lontano un miglio che avrebbe voluto tantissimo mangiarmi la testa! I ragazzi intorno a noi si stavano disperdendo già da qualche minuto, perciò Malfoy non si fece problemi a giurarmi apertamente vendetta.

<< Leben, questa me la paghi cara! >>

<< Aggiungila alla lista, caruccio! Ci si becca in giro! >>

E così avevo ottenuto un risarcimento parziale della bella figuraccia che mi aveva visto protagonista dell'ultimo duello tra maghi.

Tiè, biondazzo funesto. Prendi e porta a casa!


Ci fu una pausa di un paio d'ore in cui il mio cervello tentò il tutto e per tutto per non finire in stand-by, mentre io cercavo disperatamente di prendere appunti di Difesa in maniera decorosa senza far ciondolare la testa ad ogni piè sospinto. Va beh che dall'incidente del duello ormai consideravo le sue lezioni al pari di quelle di matematica alla scuola Babbana, ma quel giorno, chissà perchè, decisi di cercare almeno di prendere qualche striminzito appunto. Ovviamente abbandonai l'impresa dopo neanche un quarto d'ora, più che altro perchè la lezione si era trasformata in una conferenza live delle migliori prodezze di Allock-piaga-umana. Così, sul finire della prima ora, quando ormai credevo che il mio encefalo fosse scappato dalla porta sul retro, pensai bene di improvvisare un diversivo.

Porco Dalek, devo uscire da quest'aula prima che sia troppo tardi, o potrei liquefarmi solo a sentire un'altra menata di quest'essere buono solo a consumare ossigeno...

Così alzai la mano, interrompendo Piaga-Umana nel bel mezzo della descrizione di un duello contro non so quale presunto Lupo Mannaro.

<< Scusi prof, posso andare in bagno? >>

Allock-piaga-umana si interruppe scandalizzato, manco gli avessi chiesto di tapparsi la bocca con una puzzola ( il che onestamente sarebbe stato meglio per tutti ), ma io con espressione innocente spiegai con la mia proverbiale diplomazia che me la stavo facendo addosso e che era questione di vita o di morte. Così lui mi diede il permesso, raccomandandomi con una risata (che, lo sentii chiaramente, fece sospirare alcune pischelle sognanti della mia casa, assieme a quelle di Corvonero) di fare in fretta o mi sarei persa la fine della storia.

Come se me ne fregasse qualcosa. Tanto non me la dai a bere, lo so che tu un Lupo Mannaro non l'hai mai visto manco in cartolina!

Pochi minuti dopo ero nel bagno delle ragazze, a inzupparmi la faccia nella speranza che l'acqua fredda fungesse da elettro-shock e contribuisse a svegliarmi almeno un po'. Finché, dall'altro corridoio, mi arrivò l'eco di voci non molto amichevoli. Incuriosita, uscii dal bagno e seguii quelle voci, finché mi trovai davanti a un corridoio cieco sul quale si affacciava un'unica aula vuota. Entrai, e vidi subito l'ormai familiare terzetto di Serpeverde, di spalle, che braccavano una quarta persona che non riuscivo a vedere.

<< Malfoy? Che succede qui dentro? >> sbottai, le mani puntate sui fianchi. Il terzetto si voltò in simultanea, rivelando una ragazzina in divisa da Corvonero del primo anno. Il cuore mancò un battito e io sgranai due occhi come uova al tegamino: la ragazzina aveva grandi occhi blu e capelli biondissimi, e nonostante la presa ferrea di Draco sul suo braccio magro non sembrava minimamente turbata, né da loro né tanto meno dalla mia comparsa.

<< Ancora tu? >> chiese Malfoy, mollando di punto in bianco Luna.

<< Vedi a volte la vita... >> risposi io con un'alzata di spalle.

<< Fatti gli affari tuoi, Leben! >> mi intimò Goyle con aria minacciosa.

<< Zitto tu, troglodita! Se non vuoi assaggiare di nuovo il tacco dei miei anfibi! >>

Ci furono alcuni secondi di silenzio, in cui l'unica che non pareva accorgersi della tensione che si era creata era proprio Luna, che si guardava attorno serafica.

<< Devo dirvelo esplicitamente di lasciarla in pace? O ci arrivate anche con i vostri cervellini limitati? >>

<< Che cos'hai detto? >> chiese Malfoy, avvicinandosi con aria ostile.

<< Cos'è, sei sordo adesso, oltre che scemo? >>

Avevo solo una vaga idea del fatto che io, dall'alto del mio metro e trenta di altezza fossi sola contro tre che a mio confronto erano dei giganti, ma già è noto il fatto che quando serve so difendermi bene. Così, appena Malfoy mi afferrò per la cravatta, non ci pensai due volte ed estrassi la bacchetta, spedendolo fulminea contro la lavagna, che si divelse con uno schianto e un suono di legno spezzato.

Il ragazzo stava per dire ai suoi di darmi contro, ma non gliene diedi il tempo. Con un guizzo istintivo, gridai “Levicorpus!” con la bacchetta puntata contro di lui e Draco fu sollevato a mezz'aria per la caviglia. A quel punto gli altri due stavano per reagire, quando una voce agghiacciante mi arrivò rabbiosa alle spalle.

<< LEBEN! Cosa stai facendo? >>

E ti pareva, pensai. La voce era senza dubbio quella di Piton, e mai nella mia permanenza ad Hogwarts l'avevo sentita infuriata a un livello simile. Ero pietrificata dal terrore di incrociare quegli occhi scuri e me ne stetti in silenzio, la testa incassata tra le spalle, aspettando il colpo.

<< Ti ho fatto una domanda! >> abbaiò il professore, afferrandomi per la spalla e costringendomi a voltarmi.

<< Signore, Malfoy stava importunando questa bambina, e io l'ho solo fermato. Tre contro una non mi sembra cosa da farsi, in più non ha esitato a darmi addosso senza che io avessi fatto altro se non chiedere cosa stesse facendo! >>

Piton restò un istante in silenzio. Con immenso stupore da parte di tutti, tranne Luna che sembrava completamente disinteressata dalla vicenda, Piton mollò la presa e assunse un'aria vagamente frastornata.

<< Tiralo giù, subito. >>

Io colsi al volo la velata minaccia di morte ed eseguii senza pormi domande.

<< Per questa volta, lascerò correre. Ma se dovesse capitare una seconda non esiterò a mandarti dal Preside, mi sono spiegato? Adesso filate tutti nelle vostre aule, prima che cambi idea! Muovetevi, tutti voi! >>

Io schizzai fuori dall'aula senza farmelo ripetere due volte, bruciando in dieci secondi netti la distanza che mi separava dalla classe di Difesa. Mentre mi richiudevo la porta alle spalle, ebbi una fugace visione del corridoio: i tre Serpeverde mi passarono davanti proprio in quel momento, lanciandomi un'occhiata incendiaria. Senza darci troppo peso, tornai di corsa al mio posto, tra Ger e un ragazzo di Corvonero che mi guardò con vaga curiosità per un breve istante.

<< Non puoi immaginare cosa mi sia appena capitato... >> sussurrai all'orecchio della mia compagna, mentre guardavo impassibile il prof che era nel bel mezzo della spiegazione. Ger emise un verso distratto, presa com'era dal racconto di Allock-Piaga-Umana. Se ne stava al suo posto con aria sognante, il mento appoggiato al palmo e il gomito al banco. Non so se mi spiego: sdegnava un bel tipo come Diggory dicendo che per lei sapeva troppo di belloccio, e poi si mangiava l'avvenente ma scemo professore di Difesa Contro le Arti Oscure con gli occhi! Mi lanciai un'occhiata intorno e vidi con un qual certo ribrezzo che tutte le altre ragazze pendevano letteralmente dalle labbra del professore farlocco, facendo sottovoce commenti ridicoli a questo o quell'aneddoto di tanto in tanto. Sembravano essere state ipnotizzate in massa, tranne me che avevo un'espressione più vicina a quella scettica e seccata di quei pochi ragazzi che ancora lo stavano a sentire. Ma possibile che fossi l'unica in quell'aula a cui gli ormoni non fossero impazziti?!



L'orologio a pendolo nella Sala Comune batté dodici rintocchi. Io aprii gli occhi, disturbata da quel ritmico scampanellio. Mi ero appollaiata su una delle poltrone a sacco davanti al grande camino, evidentemente appisolandomi nell'attesa. Mi alzai in piedi con un suono di vertebre stirate e sbadigliai rumorosamente, piegando la schiena all'indietro. La Sala Comune era fiocamente illuminata dalle braci nel focolare, e in quella strana atmosfera sonnacchiosa sembrava quasi respirasse come un vero e proprio essere vivente. Mi voltai verso il camino, alzando lo sguardo sulla mensola sovrastante. Il volto bonario di Tosca Tassorosso mi guardava sornione da sopra il calice alzato, le labbra sottili stirate in un vago sorriso sibillino. A un tratto sentii uno scricchiolio e dalla porta del nostro dormitorio entrarono Geraldine e Lory, vestite con pesanti pigiami di lana.

<< Spero che ci sia un buon motivo per questo, Tec! >> sbadigliò la ragazza bionda, avvicinandosi a una mensola dov'era posata una grande brocca di peltro.

<< Giudicherai tu se ne sarà valsa la pena... Piton è stato buono con me! >>

Come avevo previsto, Ger sputò per terra l'acqua che aveva appena finito di bere, nebulizzando la moquette color senape.

<< Ci stai prendendo in giro...! >> sentenziò, dopo avermi guardato sbalordita per diversi secondi. Io scossi la testa, schiantandomi di nuovo a sedere sulla poltrona a sacco. Mi lanciai in un rapido e sommesso riassunto dei fatti avvenuti in quei brevi minuti in cui mi ero assentata dalla lezione, e rimasi in attesa delle opinioni delle mie compagne.

<< Ma come mai quei tre ce l'avevano con quella bimbetta di Corvonero? >>

<< Non è questo il punto, anche se vorrei saperlo anch'io! >> risposi, riuscendo a stento a trattenere l'euforia << Piton, non l'ho mai visto così adirato in vita mia, eppure, quando gli ho spiegato cosa stava accadendo, mi si è come sgonfiato davanti! Ha cambiato completamente atteggiamento, non so come spie...! >>

Mi interruppi, la bocca spalancata e l'indice alzato.

<< Tec? >> chiese Lory dubbiosa, sporgendosi in avanti.

<< Piton ha letteralmente cambiato faccia quando gli ho spiegato cosa stava succedendo! >> ripetei, balzando nuovamente in piedi.

Se prima i motivi per cui Piton mi aveva graziato erano per me ignoti, adesso mi davo della deficiente da sola per non esserci arrivata prima. Ovviamente si era incavolato a bestia non solo perchè avevo alzato la bacchetta contro un compagno di scuola, ma anche e sopratutto perchè doveva aver riconosciuto il Levicorpus, incantesimo che, tra i Potterheads, era noto sopratutto per essere stato ideato dal leggendario Principe Mezzosangue, ossia Piton in persona. Ma quando avevo dato le mie buone ragioni, appunto, la sua espressione minacciosa si era liquefatta. Precisamente, venendo a sapere che ero accorsa in aiuto di una persona pressoché disarmata e indifesa. Unendo le due cose, mi apparve chiara e nitida la visione di un ragazzo dai capelli unticci appeso per la caviglia al nulla, con un altro ragazzo con gli occhiali e un'espressione strafottente sotto che si spanciava dalle risate vedendo l'altro contorcersi e inveire mentre le sue mutande finivano sotto gli occhi di tutta la scuola. E poi l'immagine di una ragazza dal portamento autoritario e lunghi capelli rossi che intimava a James Potter di lasciarlo andare.



Il giorno dopo, finita la colazione, lasciai le mie compagne alla volta della biblioteca. Volevo tirarmi un po’ avanti con i compiti, ingannando il tempo in attesa della partita di Quidditch del pomeriggio. Era la prima a cui assistevo ed ero elettrizzata alla sola idea.

Mentre mi dirigevo verso la biblioteca, incrociai un ragazzotto dall’andatura dondolante, camminare in senso opposto al mio con la testa china e un’espressione sconsolata.

Mi sembrava quasi di sentire il ronzio del suo cervello lambiccarsi con non so quali problemi.

<< Neville? Che hai? >> mi azzardai a chiedergli, fermandomi in mezzo al corridoio.

Lui si guardò attorno spaesato, come se non riuscisse a spiegarsi come era arrivato lì, e quando mi vide si fermò, mordendosi il labbro. Poi vidi che aveva il pugno chiuso su un numero cospicuo di lettere, mandate a Neville dai parenti. Questo me lo disse lui, mormorando come a un confessionale e fissandosi i piedi. Mi ricordai che quella mattina gli insegnanti avevano distribuito gli elenchi delle nuove materie, e feci subito due più due. Neville si sentiva sconfortato perché i vari componenti del suo parentado gli suggerivano le materie da scegliere per il terzo anno e lui non sapeva più dove battere la testa. Del resto, me lo spiegò lui stesso dopo qualche attimo di esitazione, lanciando occhiate furtive nella mia direzione.

Io ci pensai su un attimino, poi gli presi dalla mano le varie buste, e detti loro fuoco con una stoccata di bacchetta, mentre Neville emise un suono strozzato di avvilimento.

Mentre le buste si arricciavano tra le fiammelle mi avvicinai a Neville e gli diedi una pacca sulla spalla in tono amichevole.

<< Amico, se continuerai a permettere ai tuoi parenti di metterti continuamente sotto torchio, non ne uscirai vivo! Dammi retta, di sé stessi bisogna decidere da sé stessi! Perciò lascia perdere i consigli della nonna e fidati solo del tuo istinto! >>

Detto questo mi allungai sulle punte e gli buttai le braccia al collo. Neville non fece a tempo a rendersi conto della situazione che passarono, manco a farlo apposta, Tiger e Goyle.

<< Ah, ah, ah! Leben e Paciock due cuori e una capanna! >> ci canzonò Tiger additandoci.

<< Ah, ah, ah, Tiger e Goyle due deficienti ed un castello! >> gli risposi facendogli il verso, staccandomi da Neville (che ormai sembrava su un altro pianeta).

Mentre i due si allontanavano con la coda tra le gambe, io salutai precipitosamente Neville e andai sparata in biblioteca, a quell'ora deserta.

In realtà, non mi concentrai molto sui compiti, perché ero troppo presa a curiosare in quanti più volumi possibile, soprattutto nei tomi che trattavano di creature magiche.

Quando alla fine ne ebbi abbastanza, verso le undici e dieci, riposi i libri al loro posto nei vari scaffali e feci per uscire da un cunicolo in fondo alla biblioteca. Voltando l’angolo, andai a sbattere contro qualcosa che stava proprio in mezzo al passaggio. Il contraccolpo mi mandò a gambe all’aria, facendo cadere anche l’oggetto sconosciuto contro il quale avevo cozzato. Per di più, il volo mi aveva fatto perdere gli occhiali, che ritrovai qualche metro più a sinistra dopo parecchi minuti passati con la mano per terra a sondare disperatamente il pavimento. Perciò quando li inforcai di nuovo la visione agghiacciante che mi si stagliò davanti apparve chiara e nitida come attraverso un vetro immacolato.









Angolo di Tec:

Salve gente di Hogwarts, come ogni giovedì, eccomi qui!

Allora, due o tre appunti prima di infilarmi nell'armadio Svanitore ed eclissarmi fino alla prossima settimana. Primo, siccome come forse avrete notato, ho qualche problema a rendere pubblici i miei disegni, per il momento l'iniziativa è revocata. Il fatto è che voglio imparare bene a usare il programma, prima di pasticciare in cose di cui non capisco un'acca!

Secondo, credo che questo sia il capitolo più lungo che abbia mai messo insieme. Cioè, magari non ve ne potrebbe importare di meno, ma non ho potuto frammentarlo in parti più piccole o altrimenti sarebbero venuti fuori troppo brevi. Perciò mi spiace se la lettura vi sia venuta un po' difficile, prometto che al prossimo aggiornamento non sarà così chilometrico. E che altro? Beh, non molto, se non che finalmente alcune domande hanno risposta. Sì, il viaggio temporale è un po' cliché, ma secondo me ci stava assai e così ce l'ho schiaffato dentro. Per meglio dire, sono riuscita a fare in modo che Tecla lo scoprisse, anche se di per sé non è rilevante per un eventuale plot twist ( scusate il mio inglese inopportuno, ogni tanto mi sembra di essere a lezione di letteratura inglese ). comunque sia, dal prossimo capitolo Tec passerà finalmente all'azione!

Al solito, ringrazio le buone anime che ogni volta, puntuali come orologi tarati al millesimo di secondo, mi lasciano sempre qualche parolina d'apprezzamento, e a voi che pur non commentando, pian piano fate salire il numero di visualizzazioni. Dunque, dopo questa pergamena di ciance e deliri, posso anche salutarvi e sperare di rivedervi la settimana prossima.

See yah!

  
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