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Autore: VioletP_    02/02/2015    2 recensioni
Trixie è una ragazza di undici anni che vive nei primi anni della seconda guerra mondiale. Rimasta orfana dei genitori, decide di scappare di casa e di vendicare la famiglia. Incontrerà un soldato che la porterà nella Cattedrale, luogo dove i bambini rimasti orfani vanno a vivere. In quel luogo scoprirà come sono morti i suoi genitori e quelli degli altri bambini.
Note: per la prima parte del prologo ho preso ispirazione da una creepypasta.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Tootie, Trixie Tang, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 6: Indagini Notturne

 
Erano le nove e Jorgen passò anche nella loro stanza per controllare se fosse tutto regolare. Quando l’uomo uscì dalla stanza, le ragazze scattarono in piedi. Vicky tirò fuori una torcia elettrica che aveva rubato nel capannone degli attrezzi e l’accese.
Trixie infilò l’abito che aveva il giorno in cui era arrivata, ossia una camicia bianca e dei vecchi pantaloni grigi, ai piedi aveva delle scarpe.
Le quattro aprirono la porta e la testa di Veronica fece capolino dalla porta, guardò a destra e a sinistra, poi uscì, seguita dalle altre.
Vicky riferì a Trixie che c’era un corridoio particolare che Jorgen voleva assolutamente che gli studenti visitassero, i motivi erano sconosciuti, ma secondo Chester lì c’erano corpi di persone morte. Ovviamente tutti gli risero in faccia quando disse questa cosa: chi mai potrebbe tenere dei corpi morti? In una cattedrale, per giunta.
Le ragazze attraversarono il corridoio che portava alle stanze da letto e scesero delle scale, Vicky era in testa alla fila, durante il tragitto sentivano dei rumori, ma erano dovuti all’agitazione, in quanto la missione era di estrema pericolosità.
Arrivarono in un corridoio stretto e angusto che fece rabbrividire le ragazze: era come se in quel luogo ci fosse un’aria strana. Al di là di un grande portone nero c’era un odore strano che fece venire la nausea alla piccola Tootie, inoltre si sentivano dei rumori, come quelli di un coltellaccio che viene battuto sulla carne.
La parte inferiore del muro, quella accanto al portone aveva un buco abbastanza grande per far passare una persona bassa e di corporatura esile. Gli occhi caddero su Tootie, che si strinse nelle spalle e deglutì.
<< Io non entro, ve lo scordate. >> sussurrò per evitare che la persona al di là della porta la sentisse.
<< Tootie, sei l’unica che ci passa lì. E’ importante che tu attraversi e ci dica cosa vedi. >> disse Veronica, poggiandole una mano sulla spalla.
<< Mocciosetta, o ti ficchi dentro quel buco o ti ci ficco io a calci in culo! >> disse Vicky, alzando la voce. Veronica le tirò l’orecchio e la rossa si mise la mano davanti alla bocca. Trixie invece si mise alla stessa altezza della bambina e le poggiò una mano sulla spalla, poi iniziò a parlare.
<< Tootie, so che hai paura, anche io ne ho molta, ma vedi:  per noi è importante sapere chi si nasconde lì dietro e cosa sta facendo. Dovrai semplicemente essere come il vento. >> disse Trixie, carezzandole la fronte con il dorso della mano. Tootie sorrise e annuì.
<< Va bene, ma se morirò il mio spirito vi perseguiterà per sempre. >> disse  mimando una voce profonda simile a quella di uno spettro. Vicky incroci le braccia al petto e si poggiò contro il muro, sbuffando.
<< Dai, non abbiamo tutta la notte. Alle dieci Jorgen passa  per il controllo serale, se non ci becca ci prende a schiaffi. Sono già le nove e venti, vedi un po’ tu cosa fare. >> sbottò Vicky, alzando di nuovo il tono della voce e beccandosi un’altra tirata di orecchio da parte di Veronica.

Tootie si avvicinò al buco e si mise a quattro zampe, quindi iniziò a strisciare all’interno della cavità, sperando che non la vedesse nessuno. Si mise una mano sul naso: c’era  una puzza tremenda e un uomo che stava affettando chissà cosa su un tagliere, in mano aveva una mannaia. ‘Starà affettando della carne’
Pensò, sporgendosi un po’ di più per vedere meglio. L’uomo tolse il cappuccio da monaco che aveva indossato poco prima, rivelando dei capelli verdi molto corti. L’uomo si voltò, era Cosmo. La ragazzina rimase a bocca aperta. Cosa stava facendo Cosmo così segretamente? E Soprattutto perché invece di avere la solita espressione allegra era triste e aveva gli occhi rossi? La ragazzina decise di uscire totalmente dalla cavità per guardare meglio. Si nascose dietro una vecchia scatola con su scritto “Fragile” e restò ad osservare. Sul tagliere c’erano dei pezzi di carne e la mannaia era conficcata dentro il legno dell’oggetto. Cosmo prese uno sgabello e si mise a sedere, si mise le mani in volto ed iniziò a piangere. Qualcuno spalancò il portone e si avvicinò a Cosmo, aveva entrambe le mani sui fianchi e inconfondibili capelli rosa con un ciuffo: era Wanda.
<< Sapevo che ti avrei trovato qui. >> disse in tono secco. Cosmo alzò lo sguardo, il suo viso era rigato dalle lacrime.
<< Wanda, non voglio che ti accada nulla. >> disse lui, prendendole la mano. La ragazza lo respinse con non molta dolcezza e lo guardò con gli occhi ridotti a fessure.
<< Vai al diavolo, Cosmo! Se uniamo le forze non ci accadrà niente. >> disse lei.
<< Wanda, tu non capisci. Lui ha molti alleati, noi siamo in due. >> disse lui con una nota di panico nella voce.
<< Cosmo, vuoi capire che nemmeno noi siamo soli? La ragazza nuova, Trixie, sembra una tipa con la testa sulle spalle. Potrebbe aiutarci lei. >> disse Wanda.
<< Tu dici che quello strano sono io, ma tu che cerchi l’appoggio di una ragazza di undici anni per i TUOI scopri non è peggio che continuare ad assecondare le follie di Jorgen? >> rispose lui, alzando il tono della voce.
<< Cosmo, lei vuole vendetta. Poi io non l’ho obbligata e non le ho detto niente, tu invece sei praticamente sottomesso a lui, hai paura persino di pronunciare il tuo nome. >> disse lei, sedendosi su un altro sgabello.
<< Ho paura, Wanda. >> disse.
<< Paura? Di cosa? >> disse lei, non capendo bene il discorso dell’uomo.
<< Paura che ti uccida, paura che se scappiamo mandi qualcuno a cercarci, paura…be’, di perderti. Io ti amo, Wanda. Non voglio che ti accada qualcosa. >> scoppiò di nuovo a piangere. Tootie si mise in piedi per vedere meglio. Wanda gli prese il viso con le mani e gli asciugò una lacrima, poi avvicinò la bocca dell’uomo alla sua e lo baciò.
<< Ti amo anche io, Cosmo. >> disse, staccandosi da lui.

<< TOOTIE! OH CAZZO, NASCONDIAMOCI. >>
Qualcuno gridò il suo nome e la fece sobbalzare, Cosmo e Wanda si voltarono e la ragazzina iniziò a tremare per la paura. La ragazzina si infilò di nuovo nel buco, appena in tempo, dato che Jorgen spalancò il portone.
Fuori non c’era nessuno, le sue amiche erano sparite. Una lacrima le rigò la guancia sinistra, poi vedendo il portone ancora aperto decise di scappare, all’improvviso  sentì un cigolio e si ritrovò una mano sulla spalla e un’altra sulla bocca. Vicky chiuse la porta a chiave e la guardò.
<< Si può sapere perché non uscivi più? >> disse mettendo la chiave dello sgabuzzino in tasca.
<< Non ti ho sentita. Sei tu che hai gridato il mio nome? >> disse, abbracciando la sorella, che ricambiò con un abbraccio che non trasmetteva molto affetto.
<< Sì. Solo che poi abbiamo visto Jorgen e siamo scappate. Fortuna che ho la chiave dello sgabuzzino che ho rubato a Cosma. >> rispose lei.
<< Sapete che il matrimonio tra Cosmo e Wanda è in pericolo? >> disse rivolta al gruppo. Trixie sgranò gli occhi e disse.
<< Perché quei due stavano insieme? >>
<< No guarda, sono semplicemente amanti. >> disse Vicky, sbuffando.
<< Sì, si sono sposati qualche anno fa in questa cattedrale, o almeno così mi hanno detto. >> disse Veronica.
<< Ora andiamocene da qui prima che tutto muscoli torni e ci faccia il culo: sono le nove e cinquanta. >> disse Vicky aprendo la porta dello sgabuzzino che emise il suo solito cigolio.
Le ragazze tornarono in camera appena in tempo: erano le nove e cinquantanove. Si misero sotto le coperte e chiusero gli occhi. Stranamente il loro sonno non fu interrotto da Jorgen che apriva la porta e la richiudeva per controllare se tutto fosse ok, e questo era alquanto strano.
   
 
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